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Autore: Crateide    21/10/2019    1 recensioni
Merida si stava per incamminare verso il palazzo, quando a un tratto un fuocherello azzurro sollevato a mezz’aria attirò la sua attenzione. Si arrestò, fissandolo con sconcerto. L’ultima volta che lo aveva rincorso, si era ritrovata in compagnia di una strega e di un bel po’ di guai.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Merida, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: Questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it.

Prompt: strega (giorno 21).

Numero parole: 1590.

 

 

 

 

Alla fine, la cosa che più temeva era accaduta.

All’inizio non ci aveva fatto molto caso. C’era sempre qualcosa che giustificava la sua goffaggine, come per esempio i suoi fratellini che le scorrazzavano intorno e le facevano lo sgambetto, e il suo continuo arrossire: febbre in arrivo, ne era certa.

Invece, dopo oltre ben tre settimane di congetture, ripensamenti, frasi del tipo: “non può accadere a me”, Merida doveva guardare in faccia la realtà.

Si era innamorata.

Kenneth era proprio bello e non solo. Era intelligente, simpatico, amava il tiro con l’arco e, soprattutto, non era un principe. Era un semplice cavaliere, arrivato alla corte di suo padre dopo un lungo peregrinare, in cerca di un riparo da un temporale. Re Fergus lo aveva preso in simpatia, così gli aveva proposto di restare. Kenneth, che ricambiava la simpatia del re, aveva accettato con grande entusiasmo.

Merida lo aveva avvicinato poche volte, perché il cuore le batteva sempre troppo forte in sua presenza. Avevano parlato di quanto selvagge potessero essere quelle terre e di quanto fosse bello tirare con l’arco. Avevano anche fatto una gara, che lei aveva perso perché si era distratta per guardare i muscoli di Kenneth tendersi per lo sforzo.

«Accidenti!» urlò una sera, mentre camminava avanti e indietro nella stalla, simile a un animale chiuso in gabbia. «Non può capitare a me, capisci Angus? Io non posso innamorarmi, altrimenti mia madre andrà fuori di testa e inizierà a parlare di fidanzamento, di matrimonio, di figli e... ah! Non ci posso nemmeno pensare!»

Merida si coprì il viso con le mani e arrestò il passo. Sollevò il capo e guardò le prime stelle accendersi nel cielo ancora un po’ amarantino.

«Anche se, forse, con Kenneth potrei tornare sulla mia decisione di non spostarmi mai... insomma, con lui sto bene e poi... credo che mi piaccia davvero», sussurrò piano.

Il problema, però, era: come fare per capire se anche lui provava lo stesso interesse nei suoi confronti?

Merida sospirò.

«Sai Angus, temo però di essere io a non piacergli. In fondo lui è così bello e intelligente, mentre io... non sono esattamente quella che può essere definita una “principessa”», e si guardò l’abito ormai irrimediabilmente sporco di fango.

Angus nitrì, come a volerle rispondere e Merida sorrise, carezzandogli il muso. Si sentiva triste tutto a un tratto, come se il mondo avesse perso all’improvviso colore.

Questo è ciò che si prova quando si soffre per amore? si chiese.

Merida si stava per incamminare verso il palazzo, quando a un tratto un fuocherello azzurro sollevato a mezz’aria attirò la sua attenzione. Si arrestò, fissandolo con sconcerto. L’ultima volta che lo aveva rincorso, si era ritrovata in compagnia di una strega e di un bel po’ di guai.

«No no, non se ne parla», disse e fece per andarsene, ma il fuoco fatuo le si parò davanti, sbarrandole la strada.

«Fammi passare!» urlò e cercò di aggirarlo, ma la fiammella divenne un incendio che le strappò un grido.

«Accidenti... va bene, ti seguo», disse infine, portandosi una mano sul petto, all’altezza del cuore.

Mentre camminava inseguendo il fuoco fatuo, fra il bosco sempre più buio e fitto, Merida si disse che non era affatto una buona idea.

Dopo una manciata di minuti, come temeva, si ritrovò alla porta di una capanna sgangherata a lei molto famigliare.

«Oh no, ti prego. Non lei.»

La porta si aprì da sola e la voce della strega la invitò a entrare.

«Vieni cara, non avrai da pentirtene.»

«Certo, come l’altra volta», bofonchiò Merida, mentre si abbassava per varcare la soglia.

La capanna era sommersa di cianfrusaglie e intagli di legno, che lei studiò con attenzione, certa che si sarebbero animati a breve come l’ultima volta.

«Io andrei via, non ho bisogno del tuo aiuto», disse e spostò la sua attenzione sulla strega dietro al calderone nero.

«Oh, sciocchezze cara! Vieni avanti, l’altra volta non ho avuto l’occasione di presentarmi a dovere. Tu non sai chi sono davvero», disse la vecchia, sorridendole.

Merida di bloccò. A separarle c’era solo il calderone fumante.

«Chi sei?» chiese, senza nascondere la propria titubanza.

La strega mescolò la brodaglia che aveva davanti.

«Io sono la tua strega madrina! E questa sera voglio aiutarti a conquistare il bel Kenneth!» rispose.

Merida fece un passo indietro e scosse con forza il capo.

«Oh no, grazie. Non ho bisogno di nuovo del tuo aiuto, non voglio che anche lui diventi un orso o chissà cos’altro», fece per voltarsi, ma la porta si richiuse con uno scatto secco.

Perfetto, pensò Merida, tornando a rivolgersi alla strega, che continuava a mescolare tranquilla.

«Allora cara, questo Kenneth è proprio bello, vero? Ti sto già confezionando la pozione per fare in modo che si innamori di te, ma bada: scatterà solo la scintilla, al resto dovrai pensarci tu. In fondo, l’amore è un fuoco che va tenuto vivo giorno dopo giorno e non sarà una pozione a farlo», disse l’anziana.

«Grazie... ehm... strega madrina... ma, davvero, non ho bisogno di altri guai che...»

«Ci siamo, è pronta!»

Merida urlò, mentre una sedia le si accostava con così tanta enfasi che lei non poté fare altro che caderci sopra. Fra un concerto di legno e altre cianfrusaglie che parevano esultare, la strega le si accostò e la costrinse a bere un bicchiere di quella pozione, senza che lei potesse fare nulla per impedirglielo.

Merida tossì forte. Aveva un sapore disgusto!

«Ma... cof cof... non era lui che doveva innamorarsi di me?» riuscì a chiedere.

«Sì, ma dovrai baciarlo, per questo la pozione devi berla tu», rispose la strega, che si allontanò zoppicando.

«Devo fare che cosa?»

«Baciarlo cara, suppongo che tu sappia più o meno come si fa. Vai ora, perché l’effetto durerà solo fino all’alba, dopo di che non potrò più aiutarti. In qualità di strega madrina posso farlo una volta sola per un problema alla volta.»

Merida chiuse gli occhi, per riprendersi da un conato che le era salito alla gola e quando li riaprì si ritrovò davanti l’entrata del proprio palazzo, senza avere la più pallida idea se ciò che aveva vissuto era stato reale o meno.

Decisamente reale, si disse, mentre un altro conato le spezzava il respiro.

Cosa fare adesso? Avrebbe dovuto baciare Kenneth e fare in modo che lui si innamorasse di lei grazie a una pozione? Merida non era di certo un’esperta in fatto di amore, ma di una cosa era sicura: non era così che dovevano andare le cose.

Sospirò pesantemente e rientrò a palazzo, triste e sconsolata. La pozione avrebbe funzionato solo fino all’alba, quindi non doveva fare altro che attendere il mattino successivo per non correre più rischi.

Spero di non risvegliarmi trasformata in chissà cosa, si disse e un brivido le scosse il corpo.

«Principessa, tutto bene?»

Merida arrestò il passo. Si volse di scatto e lì, nelle cucine vuote, si ritrovò faccia a faccia proprio con Kenneth, che la osservava con i suoi occhi azzurri come il cielo.

«Ehm... sì... io... fa freddo, no?» balbettò in risposta.

«Siamo a luglio a dire il vero, non credo faccia davvero così freddo», replicò lui con un sorriso divertito.

Merida rise, di una risata quasi isterica.

«C-certo, che stupida. Forse, mi sta venendo la febbre», disse e si sentì una vera idiota.

Kenneth le si accostò in un attimo, con aria preoccupata. I suoi capelli biondi profumavano di lavanda.

«Davvero? Forse è il caso che vi porti nella vostra stanza. Chiamerò il medico di corte, va bene?»

Merida fece un passo indietro, ma non riuscì ad allontanarsi di molto a causa del tavolo che glielo impedì. Sorrise e si ritrovò ad avvampare.

«Io... credo che andrò da sola... sto bene, davvero», balbettò di nuovo.

Kenneth le posò una mano sulla fronte.

«Siete tutta rossa, temo abbiate davvero la febbre», disse, allarmato.

«È che sei tu a farmi questo effetto!»

Merida trattenne il respiro. Lo aveva detto davvero? Guardò il cavaliere negli occhi e dalla sua espressione perplessa capì che, sì, lo aveva detto davvero.

Sono un’idiota, sono un’idiota, sono un’idiota!

Kenneth sorrise e per la prima volta parve in imbarazzo.

«Non credevo di piacervi... a dire il vero, non ci speravo affatto», sussurrò.

Merida spalancò la bocca, in un’espressione davvero poco principesca.

«Co-cosa? Cioè, tu... vuoi dirmi che tu... che io...»

Kenneth rise.

«Credo di essermi innamorato di voi la prima volta che vi ho vista», le disse, «siete diversa dalle altre principesse che ho incontrato. Siete forte, grintosa e siete uno spirito libero. Non ho incontrato nessuna come voi...»

Merida lo guardò negli occhi e quasi vi si smarrì. Lui le si accostò, sfiorandole appena i fianchi stretti.

«Non so se... io non sono esperta di...» balbettò lei, mentre vedeva il volto di Kenneth avvicinarsi pericolosamente al suo.

Chiuse gli occhi e lasciò che fossero i sentimenti a guidarla. Appena le loro labbra si sfiorarono, Merida di abbandonò a un bacio inesperto, che le fece comunque fremere il cuore. Le parve che il mondo intero si fosse fermato, finché un “puff” non la riportò alla realtà.

Merida riaprì gli occhi e di Kenneth non c’era più traccia.

«Kenneth?» chiamò, chiedendosi se non si fosse immaginata tutto.

«Crack! Crack!»

Merida abbassò lo sguardo ai suoi piedi e per poco non ebbe un mancamento. Fra i vestiti di Kenneth c’era un grosso rospo bitorzoluto con gli occhi azzurri a testimonianza che qualcosa in quella pozione che la strega le aveva fatto bere era andata storta.

«Accidenti, non di nuovo!»

Ora sì, si disse, che era ancora una volta nei guai.

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

Ciao a tutti,

questa è la prima volta che scrivo in questo fandom e spero che la OS vi sia piaciuta. Il prompt mi ha ispirato questa storia un po’ assurda (no, davvero, se ci trovate un senso fatemelo sapere!) e ho voluto sperimentare.

Spero che vi abbia almeno strappato un sorriso.

 

p.s.: per chi fosse masochista volesse, QUI sul mio blog trovate tutte le altre storie scritte fino a oggi per il writober.

 

 

Senza alcuna pretesa,

Elly

 

 

 

 

   
 
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