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Autore: HikariMoon    21/10/2019    1 recensioni
Temporaneamente al sicuro nel Regno di Smeraldo, manca solo il Guerriero Giallo per rendere ancora una volta completo il gruppo dei Maestri della Luce. Mentre Yuuki torna sulla Terra alla sua ricerca, e con un altro compito che sente di doversi assumere, Mai, Hideto, Kenzo e Dan hanno una diversa missione. Per avere un vantaggio sui propri nemici, varcheranno il portale per il futuro in cerca dei Brave. E un’unica domanda rimane fissa nella loro mente: cos’è diventato il futuro del Guerriero Giallo?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clackey/Clarky Ray, Dan Bashin, Moonlight Barone/Barone Chiaro di Luna, Yuuki Momose
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce'
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CAPITOLO 1

I passi si allontanarono. Un attimo di silenzio, e poi una porta si chiuse.

Magisa emise un sospiro di sollievo e si alzò dal letto il più silenziosamente possibile. Il materasso cigolò appena. Quella notte, non era l’unica che non riusciva a dormire.

Nelle scure ore di veglia, non aveva chiuso occhio da quando ognuno di loro si era ritirato nella propria stanza, aveva sentito più volte porte aprirsi e ovattati rumori di passi. Ogni volta raggiungevano la stessa porta, per poi tornare da dove erano venuti.

E la Maga non faticava a comprendere come dovessero sentirsi i Maestri della Luce. Era così facile credere che, con le primi luci del giorno, Dan sarebbe svanito con esse.

Si avvicinò alla porta e si fermò ad ascoltare. Si fermò soprattutto per trovare il coraggio di uscire. Temeva di sapere già quale sarebbe stato il responso di M.A.I.A.

Nell’aria si sentiva solo il ronzio dei sistemi ancora attivi, evenienza necessaria per una fuga inattesa.

Una porta si aprì di nuovo. Magisa ritrasse bruscamente la mano dalla maniglia.

Rumori di passi. Silenzio.

Una seconda porta si schiuse. Bisbigli.

“È ancora lì?”

“Sì.”

“Temevo di essere l’unica così paranoica.”

Un abbozzo di risata.

“Proviamo a dormire tutti e due, che dici?”

Di nuovo silenzio, passi, e le porte di Mai e Hideto tornarono a chiudersi.

Magisa prese un respiro e aprì la porta. Il corridoio davanti a lei era avvolto nelle tenebre, appena rischiarate dalle sottili file di luci vicino al pavimento. Un tenue chiarore bluastro che rendeva raggiungere la scala ancora più difficile.

Fece i primi passi e tutto sembrò, per quanto potesse esserlo, più facile. Ignorare la realtà non sarebbe servito a niente, non avrebbe cambiato nulla. E doveva sapere in quanto tempo gli effetti avrebbero cominciato a farsi vedere.

Posò il piede sul primo gradino.

La luce verde acido dello scanner di M.A.I.A. superò la sua testa per poi dissolversi. Sullo schermo si susseguirono stringhe con un ritmo più veloce di quanto Magisa riuscisse a seguirle. Il suo sguardo scivolò verso le vetrate, oltre le quali il sottobosco del Regno di Smeraldo sembrava assumere le forme più contorte. Era difficile vedere il chiarore della notte dal punto in cui si erano nascosti. Fuori era un mondo sconosciuto, minaccioso.

“Scan eseguito.”

La Maga trasalì e si obbligò a voltarsi verso l’AI. Sullo schermo erano apparsi di nuovo i suoi occhi di pixel e, nonostante la stanza fosse quasi totalmente avvolta nella penombra, riusciva a scorgere un vago rimprovero in essi.

“I parametri hanno subito un ulteriore peggioramento. La soglia critica-”

“Elimina ogni informazione dal database.” Magisa si posò pesantemente sullo schienale del divano.

“Maga Magisa-”

La granroriana chiuse gli occhi, sofferente, sforzandosi di far uscire quelle parole. “Ho detto elimina ogni cosa.”

M.A.I.A. non protestò oltre. Sul suo schermo gli occhi scomparvero e una nuova sequela di valori ne prese il posto, accompagnati da un indicatore che in pochi istanti raggiunse il cento per cento.

“Eliminazione completata. Ultima informazione contenuta risale a –”

“Grazie, M.A.I.A.”

Magisa si lasciò scivolare a terra, le gambe non più in grado di reggere il suo peso, il peso dei sensi di colpa. Il pavimento era freddo sotto le sue ginocchia. Posò la fronte contro lo schienale e sottili rivoli di lacrime le rigarono il volto.

“Riuscirò a risolverlo, Maestri della Luce. Ve lo prometto.”

Hideto era abituato alle nottate passate all’addiaccio. Nei suoi viaggi, sulla Terra e nel futuro, aveva dormito su sedie e radici, contro pareti di roccia e sedili di moto, con solo lo zaino come cuscino. Il suo corpo, volente o nolente, si era adattato ad addormentarsi ovunque e il prima possibile. Non si poteva mai sapere chi o cosa avrebbe potuto interromperlo.

Hideto quella mattina non riusciva a smettere di sorridere. E, ne era sicuro, anche Serjou avrebbe condiviso la sua ilarità se solo il granroriano non fosse stato così determinato a mostrarsi impassibile sempre e comunque. E a verificare lo stato della Limoviole con M.A.I.A.

Era quasi tentato di prendere in prestito la macchina fotografica di Mai, per immortalare la scena e usarla come futura merce di scambio. Quasi era però la parola chiave: ci teneva a diventare vecchio con tutti gli arti e gli organi più importanti ancora attaccati al corpo.

Mai era rannicchiata in un angolo, uno dei cuscini del divano stretto a sé e i capelli raccolti sulla nuca in modo più disordinato del solito. Il volto era congelato in una continua smorfia, nel vano tentativo di trattenere gli sbadigli.

Yuuki, seduto poco distante dalla ragazza, era stato il primo a servirsi del caffè che, quasi a ricordare i bei vecchi tempi, erano riusciti a preparare insieme al tè e a una raffazzonata colazione. Nessuno si era intromesso. Avevano imparato da lungo tempo, sempre nei bei vecchi tempi in cui in cui tutti e sei aveva convissuto nelle stesse quattro mura, che nessuno doveva osare mettersi tra il Guerriero Bianco e il suo caffè. Mai, quella volta, era stata costretta a eliminare la foto.

Kenzo, accanto al Guerriero Blu, sgranocchiava un biscotto, la testa che ciondolava a ogni boccone. La sera prima era riuscito a tenerli svegli con teorie su teorie sulla dimensione lasciata da Mai e Dan. Non era passato poi molto che iniziassero le loro ronde random per verificare che Dan fosse ancora nella sua stanza.

“Mi sarei aspettata di dormire meglio”, borbottò Mai strofinandosi gli occhi con il dorso della mano. “Avrò dormito mezz’ora al massimo senza svegliarmi di soprassalto!”

Yuuki si servì una seconda tazza, alzando un sopracciglio e voltandosi nella direzione del Guerriero Blu.

“Almeno tu eri in stanza da sola.”

“Come se tu non ti fossi alzato altrettante volte! Vero, Kenzo?”

L’unica risposta fu un debole russare.

Hideto colpì con la spalla il Guerriero Verde, che sussultò sgranando gli occhi. Il ragazzo si rizzò di scatto e si guardò attorno freneticamente, sistemandosi in fretta e furia gli occhi scivolati sulla punta del naso.

“Non sto dormendo! Ho seguito tutta la lezione! La formula che-”

Il Guerriero Blu scoppiò a ridere. “Rilassati, Kenzo. Siamo sulla Limoviole.”

Limoviole. Gran RoRo”, ripeté Kenzo sbattendo le palpebre. “Grazie ai cieli, nessun esame a sorpresa sugli onigiri.”

Mai, Hideto e Yuuki si scambiarono un’occhiata. E non riuscirono a trattenere le risate. Kenzo li ignorò, sorridendo assonnato e riprendendo a mangiare il suo biscotto.

“No, sul serio”, riprese Mai infilando in bocca un pezzo di dolce. L’ultimo della dispensa. “Ero davvero convinta che se avessi chiuso gli occhi, avrei scoperto che fosse tutto un sogno.”

Tutti i ragazzi annuirono solennemente. Poi la Guerriera Viola sospirò e stiracchiò la schiena con una smorfia.

“E speravo che ormai i dolori fossero passati. Ho i muscoli a pezzi.”

“Ci siamo lanciati da una finestra”, commentò Yuuki nascondendo un ghigno dietro la propria tazza.

Hideto, ridacchiando, versò il tè nella propria tazza per poi alzarla verso il centro del tavolino.

“Alle nostre vite assurde!”

Uno dopo l’altro fecero tintinnare le proprie tazze. “Kanpai!”

“Buongiorno a tutti!”

I quattro gelarono. Kenzo si voltò con la tazza posata contro le labbra, Mai e Yuuki con le loro ancora sollevate in aria. Hideto tossì, spargendo goccioline di tè tutto attorno. Dan si fermò a pochi passi dal divanetto, abbassando lentamente la mano, il sorriso che veniva sostituito da un’espressione confusa.

“Non volevo spaventarvi.”

Per un lungo e terribile istante, i quattro seduti incrociarono i propri sguardi, sorpresi, confusi. Terrorizzati. Tornarono a voltarsi verso Dan, sfoggiando sul volto il miglior sorriso che riuscirono a imbastire.

“Biscotto?”

Kenzo biascicò la domanda, allungando il braccio verso il Guerriero Rosso. Hideto gli assestò una gomitata sul fianco. Il Guerriero Verde trasalì, sbatté gli occhi e ingoiò il quarto di biscotto che aveva ancora tra le dita. E ne agguantò un altro tornando a porgerlo verso di lui.

“Bifcotto?”

Yuuki strinse la base del naso tra le dita.

“Volentieri.”

Dan afferrò l’offerta e si sistemò sull’altro divano libero. Gli altri si sforzarono di non guardarlo, mentre mangiava e si serviva una tazza di tè. Ma era davvero più forte di loro. Qualcosa dentro di loro aveva bisogno di quella continua conferma. La conferma che Dan non sarebbe svanito davanti a loro in un lampo di luce.

“Sono sporco sulla faccia?”

I quattro Maestri della Luce quasi sobbalzarono, solo Yuuki riuscì a mantenere un po’ di contegno. Mai, adocchiando nervosamente la tazza che aveva posato pochi minuti prima, allungò le dita per stringere una ciocca di capelli. E si ricordò di averli tutti raccolti sulla testa. Abbassò lentamente la mano.

“Hai dormito bene?” farfugliò, pentendosene subito.

Dan, però, sorrise e scrollò le spalle. “Credo bene. Non ho molti riferimenti, ma mi sento riposato. Non che abbia fatto granché finché ero nel cristallo!”

E ridacchiò. I Maestri della Luce non riuscirono proprio a unirsi alla sua risata. Hideto tornò a versarsi una seconda tazza di tè.

“Niente incubi? Strane sensazioni?”

Il Guerriero Rosso incrociò lo sguardo di Hideto, inghiottì e scosse la testa. “No, niente di particolare.”

E calò il silenzio. Mai, Hideto e Kenzo continuavano a scambiarsi veloci occhiate, sempre più nervose. Yuuki riprese a bere dalla sua tazza. Neppure sotto la minaccia dei nemici sarebbero stati in grado di fare così tanto silenzio.

Ed era opprimente.

E sempre più pesante.

Neppure Dan provò a intavolare un qualsiasi discorso.

Si riusciva a sentire il fruscio degli alberi e il lontano ronzio degli insetti.

E rumore di passi sulla scaletta metallica. Magisa emerse dal ponte inferiore e si fermò immediatamente, colta alla sprovvista dall’alquanto inatteso mutismo. Aileen apparve dietro di lei, sfregandosi gli occhi e finendo contro la schiena della Maga.

“Ouch!”

Strofinandosi il naso, superò Magisa e si diresse verso il divano.

“Perché siete tutti così mattinieri?” Le ultime sillabe si allungarono in uno sbadiglio, anche mentre occupavano uno degli spazi ancora liberi sui divani.

Magisa la seguì più lentamente, con un sorriso mesto e uno sguardo comprensivo sul volto, che si posò su ognuno dei Maestri della Luce.

“Sono felice siate già tutti qui,” furono le sue prime parole sedendosi a fianco di Aileen. “Decidere in fretta le nostre prossime mosse è di vitale importanza. La foresta non potrà proteggerci all’infinito.”

Yuuki appoggiò la propria tazza sul tavolo e si posò contro lo schienale del divano. Anche dagli altri la tensione sembrò scivolare lentamente via dal corpo.

“Penso che il nostro obbiettivo primario sia quello di provare a incontrare il Maestro della Luce che Aileen ha percepito.”

“E i Rush!” La granroriana proruppe con il boccone in bocca. Poi deglutì. “Dobbiamo anche decidere quale sarà la strategia che useremo.”

La titubanza svanì dagli occhi dei Maestri della Luce che si voltarono confusi verso le granroriane.

Rush?”

Anche Dan aveva aggrottato la fronte, quasi stesse cercando di capire se lui avesse dovuto avere quell’informazione. Le due granroriane li guardarono come se si stessero chiedendo quanto fossero ancora addormentati, o se stessero cercando di far loro uno scherzo. Infine, Magisa si sbatté un palmo sulla fronte e scoppiò a ridere.

“Ottant’anni fa non c’erano!”

Fu il turno di Aileen di sgranare gli occhi. “Oh, cavolo è vero!”

Mai nascose la bocca dietro una mano, faticando a trattenere un sorriso, e scosse la testa. Hideto si coprì il viso con le mani. Kenzo sbuffò.

“Scopriamo una cosa nuova ogni giorno!”

“Ehi! Sono decenni che viviamo con quelle carte,” replicò Aileen. “Non potete aspettarvi che ricordiamo ogni singolo dettaglio!”

Magisa si rimise in piedi, attirando l’attenzione su di sé.

“Breve riassunto. Fin da subito i sostenitori dell’Imperatore erano in possesso di carte mai viste prima a Gran RoRo. Le Charge, in grado di fornire un enorme potere attinto da un singolo simbolo, e le Rush il cui potere derivava dalle combo tra simboli diversi.”

La Maga passò tra i divani, cominciando a camminare avanti e indietro.

“A un certo punto un gruppo di ribelli è riuscito a rubare un carico di nuove carte. Erano tutte Charge. Da quel momento, i Governatori e i migliori tra i granroriani e le granroriane al loro servizio si sono specializzati nei Rush.”

La granroriana tornò a voltarsi verso di loro, le mani sui fianchi e un enorme sorriso sul volto. “Questo è il sunto.”

Un diverso tipo di silenzio riempì la Limoviole. Mai, Hideto, Yuuki e Kenzo si esibirono inconsciamente in quattro versioni diverse dell’espressione in egual misura rassegnata ed esasperata, con tanto di sopraccigli alzati e braccia incrociate.

Magisa allargò le braccia, sorridendo imbarazzata. Aileen sembrò farsi il più piccola possibile sul divano.

Il Guerriero Blu iniziò a tamburellare sul divano. “Ci mancava solo questo. Come se non fossero già avvantaggiati.”

“Ma come hanno fatto a creare delle carte? E senza il Nucleo Progenitore!” Kenzo quasi sussurrò, un tono affascinato, lo stesso dopo il quale tante volte gli amici lo avevano visto gettarsi a capofitto in una nuova ricerca. Ore e ore dedicate ad esplorare il nuovo concetto, la nuova teoria.

“So dell’esistenza di un antico incantesimo in grado di plasmare l’energia del Nucleo, la stessa che fluisce nei mondi, e darle la forma di carte. Ma avevo sempre creduto fosse andato perduto nelle ere.”

La risposta di Magisa non servì a soddisfare la curiosità di Kenzo, che si voltò con maggior interesse verso la Maga, gli occhi quasi luccicanti. Mancava un attimo alla sequela di domande che lui avrebbe potuto fare. Normalmente, nessuno dei Maestri della Luce avrebbe avuto qualcosa in contrario.

Ma era il tempo che loro non avevano.

“Dobbiamo recuperare i Brave.” Mai si impose, bloccando sul nascere le domande sulle labbra di Kenzo. “È il nostro asso nella manica.”

Il Guerriero Verde la guardò con gli occhi sgranati. “Vuoi andare nel futuro?”

“Mai, tu sei un genio!” Hideto si mostrò subito entusiasta della proposta. “Non avranno la minima idea di che cosa gli ha colpiti!”

Era una trovata inaspettata, ma era una trovata che aveva un suo perché, e anche Kenzo, dopo l’iniziale sorpresa, ne vedeva tutti i meriti. Carte che a Gran RoRo non esistevano e che nel futuro potevano ottenere senza troppi problemi. Per una volta, era un piano che poteva solo che funzionare.

“Sono d’accordo anche io!”

“E a proposito di carte,” Mai si alzò in piedi e affiancò Dan. “Queste sono tue.”

Tra le mani della ragazza c’erano Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono e Siegwurm-Nova, Drago-Supernova. Il Guerriero Rosso le prese lentamente, sotto gli sguardi esterrefatti degli altri Maestri della Luce.

“Mie?”

Mai si strofinò le braccia, distogliendo lo sguardo e facendo di tutto per non incrociare quello del ragazzo.

“Le avevi lasciate indietro prima di andare nel futuro. Io le ho recuperate in un secondo momento.”

“Sicura di non volerle tenere tu?”

A quella semplice domanda, Mai sospirò e annuì con decisione, incrociando solo allora i suoi occhi. Occhi che erano allo stesso tempo quelli di un tempo, familiari, ma anche completamente sconosciuti.

“È giusto che le abbia tu. L’ho sempre considerato un prestito.”

Dan fissò le carte, sfiorandone delicatamente la superficie. Sentiva qualcosa, un legame, una spinta verso quelle carte, la stessa per lui ancora inspiegabile familiarità che aveva provato per Gran RoRo. Per i Maestri della Luce, nonostante la tensione e l’incertezza che percepiva in loro in sua presenza. In un certo senso, la stessa difficoltà che provava lui. Ma come comportarsi con coloro che per il momento poteva chiamare amici solo per istinto? Con coloro di cui conosceva solo il nome e il loro ruolo a Gran RoRo?

Dan sentiva lo sguardo di Mai sulla sua testa, l’inquietudine dell’attesa della sua scelta.

Non ricordava quella carte, ma non poteva dire no a quel tenue filo che sapeva legarlo a esse.

“Ok.”

Kenzo agitò le braccia, riuscendo efficacemente ad attirare l’attenzione su di sé.

“Torniamo al discorso centrale. Non credo che andremo tutti nel futuro, quindi dobbiamo fare in modo che si possa prendere carte anche per quelli che restano.”

Hideto annuì sovrappensiero. “Mi sembra sensato. Allora-”

“Non è dove è rimasto il precedente Guerriero Giallo? Pensate che possa tornare lui?”

La domanda di Aileen, così innocua, zittì il Guerriero Blu e con lui anche gli altri due che erano andati nel futuro. Yuuki sospirò e si volto verso di loro.

“Quante possibilità ci sono che Clarky esca da quel varco con voi?”

Mai, di nuova seduta sul divano, Hideto e Kenzo si guardarono negli occhi. Poi, la ragazza si voltò il Guerriero Bianco con un sorriso triste.

“Poche, a meno di non farlo sentire in colpa. Ma non mi perdonerei mai di averlo fatto.”

Kenzo iniziò a mordersi l’unghia del pollice. Hideto afferrò la propria tazza. “Si merita di continuare a vivere la sua vita.”

Yuuki conosceva bene quanto successo nel futuro, gli avevano raccontato tante volte la decisione del Guerriero Giallo, i legami che aveva stretto lì. Non si era aspettato una risposta diversa, ma sapeva quanto fosse difficile, a volte, venire a patti con una certa realtà.

“Allora non possiamo ignorare la presenza dell’altro Maestro della Luce. Io andrò sulla Terra a cercarlo, voi andrete a recuperare i Brave nel futuro.”

Hideto incrociò il suo sguardo, ghignando. “Sicuro di non voler venire anche tu?”

“Qualcuno deve andare sulla Terra. Voi avete più motivi di rivedere i vostri amici. E se davvero pensate che Clarky possa non tornare, dobbiamo aumentare le possibilità che i Maestri della Luce siano riuniti.”

Magisa annuì, puntando il dito verso di lui. “Yuuki ha ragione. I Maestri della Luce devono essere sei, uniti. Solo così possiamo avere qualche speranza.”

Mai si rivolse alla più giovane granroriana. “Aileen, tu pensi di riuscire ad aprire due portali in così breve tempo?”

La granroriana alzò le spalle, afferrando un biscotto, e strizzò l’occhio.

“Dopo il portale per quella dimensione, aprire un varco per la Terra, qualunque sia la sua epoca, sarà il minore dei miei problemi.”

“Potremmo decidere un tempo massimo di permanenza,” propose Kenzo con entusiasmo. “Sincronizzare i timer sui nostri cellulari, così che tu sappia quando riaprirli.”

Senza troppe sorprese, Mai, Hideto e Kenzo espressero il desiderio di andare nel futuro. Il Guerriero Blu, conoscendo già a memoria le carte di Yuuki, come quelle di tutti gli altri Maestri della Luce del resto, diede un’occhiata al mazzo di Aileen. La granroriana glielo permise senza troppi problemi, con la sola condizione di ricordarsi che in quegli anni era stato complicato venire in possesso di carte a Gran RoRo. Hideto promise di non fare troppi commenti.

Magisa espanse la descrizione delle varianti che Charge e Rush potevano avere, assicurando che ci sarebbero stati posti in cui avrebbero potuto recuperarne alcune per loro.

Dan, per tutto il tempo, si tenne in disparte, contento di poter osservare quelli che un tempo erano i suoi amici comportarsi finalmente con spontaneità. Niente affiorò dalla sua mente, ma poteva almeno sperare che pian piano sarebbe potuto rientrare con naturalezza nelle loro interazioni.

Forse, fu per quello che venne colto alla sprovvista dal venire direttamente interpellato.

“E tu Dan? Vuoi venire anche tu nel futuro?”

Il Guerriero Rosso fissò a uno a uno i Maestri della Luce, quasi sorpresi di avergli fatto una simile offerta, ma nei cui occhi vedeva anche una tenue speranza. Lui non aveva idea se sarebbe stato sufficiente. Rivedere Gran RoRo non lo era stato, rivedere loro, gli amici di un tempo, non lo era stato, rivedere le sue carte non lo era stato. Ma il futuro era dove tutto era cambiato, dove si era sacrificato.

E lui voleva ricordare.

E voleva credere che tornare dove tutto era iniziato sarebbe stato sufficiente.

“Perché no? È l’ultimo posto in cui sono stato. Magari mi aiuterà a far riaffiorare i ricordi.”

Mai fu la prima ad alzarsi, seguita a ruota dagli altri. Avevano poco tempo per gli ultimi preparativi.

“Allora è deciso.”

E lei, come anche Kenzo e Hideto, sentiva ora irrefrenabile il desiderio di rivedere Clarky, di rivedere tutti gli amici che si erano lasciati alle spalle quattro anni prima, di rivedere almeno per qualche ora un mondo dove, a differenza della loro Terra e di Gran RoRo, almeno alcune cose erano andare per il verso giusto.

Il 30 settembre 2651 aveva segnato un evento epocale, modificando in modo indelebile la storia di umani e Mazoku.

Nel piccolo, aveva per sempre cambiando anche la vita di Clarky Ray. Anche se, dal suo punto di vista, era un’altra la data che l’aveva cambiata per sempre.

Ex-salvatore di Gran RoRo, ex-Guerriero Giallo, ex-Capitano attivo della Magnifica Sophia, era diventano con Barone il fondatore dell’organizzazione che avrebbe vegliato sulla pace creata da Dan, che super-partes avrebbe impedito quanto successo a Gran RoRo, quanto successo in quei secoli sulla Terra.

Avevano dato cinque anni della loro vita, difendendola con unghie e denti, battendosi anima e corpo per quella timida e confusa pace nata dal sacrificio di Dan. Si erano aspettati fossero sufficienti e si erano fatti da parte.

“Di questo passo, avremmo avuto meno problemi a restarne i presidenti.”

Clarky finì di abbottonarsi la manica della giacca, nascondendo il sorriso al Mazoku già vestito di tutto punto che lo aveva affiancato.

“Almeno ora non dobbiamo presiedere ogni seduta, solo quelle più importanti.”

“Non vedo ancora la differenza.”

Barone aprì la porta della sala riunione, la stessa che già tante volte avevano usato in passato e che ancora usavano quando i consigli dell’HUMAA, l’Alleanza tra Umani e Mazoku, non necessitavano di un ambiente più formale.

A lato del tavolo centrale, Kazan stava discutendo con alcuni dei rappresentanti del quadrante dell’Asia Orientale, umani e Mazoku in ugual misura, la cui sede centrale era situata proprio nel complesso un tempo baluardo dell’umanità.

La loro entrata non passò inosservata. I discorsi si interruppero e i presenti rivolsero loro cenni di saluto prima di andarsi a sedere al proprio posto. Solo Kazan e le due Presidentesse in carica, di cui stava per iniziare la seconda metà del loro mandato, l’umana Yoon Hae-ryung e la Mazoku Aarel, si avvicinarono ai due.

La donna aveva un’espressione grave, le labbra strette in una linea sottile, ma gli occhi erano vigili e determinati. Arrivata al loro fianco, chinò brevemente il capo. “Capitano Ray, Barone. Vi ringraziamo per essere qui con così poco preavviso.”

La Mazoku imitò la collega, l’espressione impassibile, nonostante il piumaggio che circondava il suo volto sembrasse fremere.

“Non potevamo fare altrimenti, dico bene?” Clarky sorrise per un solo fugace istante. “Cos’è successo?”

Kazan si diresse verso il tavolo, seguito a ruota dagli altri.

“C’è stato un nuovo attacco, manca ancora la rivendicazione ma il modus operandi è lo stesso.”

“Come anche le implicite richieste,” concluse bruscamente la Mazoku prendendo posto al centro della tavola, al fianco della collega umana.

Clarky e Barone si sedettero accanto a loro. Il Mazoku scorse velocemente il resoconto dell’accaduto, fermandosi un solo istante di più nel vedere che, ancora una volta, l’attacco era stato compiute in una delle aree che lui aveva attraversato, prima della battaglia finale contro Dan.

Poi, socchiuse gli occhi e intrecciò le mani davanti al viso. “La loro risposta non si farà attendere.”

Clarky si posò contro lo schienale, incrociando le braccia. “Si stanno facendo sempre più audaci, ogni giorno di più.”

“E il loro consenso sta aumentando,” aggiunse la Presidentessa Yoon. “Stanno facendo leva sull’impossibilità di ricucire in breve tempo le ferite di secoli, e lo stanno facendo bene.”

Aarel posò una delle mani sul tavolo e gli artigli quasi stridettero a contatto con la superficie lucida.

“Stanno approfittando della nostra situazione, un filo da cui aspettano solo che cadiamo.”

Un esile filo su cui si stavano giostrando da anni, costretti a vedere i loro sforzi resi vani o rallentati dai fanatici che invocavano alla supremazia di una sola delle due razze. Erano stati illusi a credere che i malumori potessero essere placati in così pochi anni.

Uno degli inservienti si avvicinò alle spalle delle due Presidentesse, attirando la loro attenzione.

“Siamo pronti, quando volete.”

Hae-ryung rizzò la schiena, posando le mani intrecciate sul tavolo. Aarel annuì solennemente. “Attivate le comunicazioni.”

Sullo schermo apparvero le immagini provenienti da tutto il mondo, i duo di umani e Mazoku di tutti i quadranti, convocati di fronte all’emergenza. L’ultimo schermo ad attivarsi fu quello proveniente dalla città indipendente di Nova Octo, fondata per concedere un centro nevralgico alla popolazione Mazoku, come Tokyo ancora lo rappresentava per gli umani. Su di esso apparvero le immagini della Regina Gilfam e dell’ambasciatore umano Zack.

La Presidentessa Yoon si schiarì la voce.

“Vi ringrazio di essere qui. Come saprete, questo vertice straordinario è stato necessario a causa del nuovo attacco di Cardinal Sign.”

“Ascendant non si farà attendere, non permetteranno che un simile affronto passi inosservato.”

Il significato delle parole di Aarel era implicito: altra distruzione, altre morti, altri feriti, altro caos.

A un suo cenno, i volti dei presidenti vennero sostituiti dalle immagini in rapida sequenza dell’ultimo attacco compiuto nei confronti della comunità Mazoku. Le case distrutte, i feriti, il logo di Cardinal Sign impresso sulle macerie, la frase Libertà per l’umanità su volantini mezzo anneriti.

Clarky e Barone incrociarono gli sguardi, leggendovi la stessa rabbia, la stessa impotenza. A otto anni dalla loro promessa, molti dei passi avanti che avevano fatto erano stati nullificati.

E ferite, che appena cominciavano a rimarginarsi, venivano aperte di nuovo.

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti! Ben più tardi di quanto avrei voluto, ma finalmente inizia questo nuovo episodio. Non è stato (e non lo è ancora) un anno facile per me, principalmente emotivamente e mentalmente, ma passo dopo passo sono riuscita a scrivere questo episodio (anche se devo ancora sistemare alcuni dei capitoli finali).

Come avrete potuto notare, ci sono alcuni aspetti del futuro che sono stati ispirati e incorporati da quel poco che si è visto nel primo episodio di Battle Spirits Saga Brave. Ovviamente, tale episodio e i successivi due non sono canon per questa mia storia, ma potrebbe capitare che alcuni elementi vengano riadattati e modificati da me. Ad esempio, il gruppo che si batte per la supremazia umana sui Mazoku si chiama anche qui Cardinal Sign, ma al 99% sarà alquanto diverso da quello di Saga Brave. E anche la situazione dei personaggi sarà diversa.

Chiarito ciò, mi auguro che il capitolo (e questo episodio) vi piaccia quanto è piaciuto a me scriverlo. Sentitevi liberi di fare qualunque domanda o commento, io cercherò di rispondere al meglio.

A presto,

HikariMoon

  
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