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Autore: heliodor    21/10/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Gromm
 
Il soffitto di pietra sfrecciò davanti a lei a velocità folle mentre veniva sollevata senza alcuno sforzo. Batté la testa contro la roccia e solo la pelle di pietra la salvò dal fracassarsi il cranio.
Il colpo fu lo stesso tremendo e le fece perdere i sensi per un attimo. Quando si riprese, era ancora sollevata per aria.
Il riverbero del ruggito sulle rocce circostanti era assordante e la confondeva. Sentiva una stretta poderosa cingerle la vita come se volesse stritolarla. Tastando con le mani trovò dita enormi, ognuna grande quanto un suo braccio, stringerle l’addome.
Cercò di inalare aria, ma non ci riuscì, sopraffatta dalla sorpresa e dalla forza che la stava schiacciando. Provò a liberarsi colpendo con i pugni la mano che la teneva sollevata per aria, ma ottenne solo di scatenare un ruggito ancora più violento.
Qualcosa le scivolò sul viso e sentì piccole zampe pelose che passeggiavano sui suoi capelli. Urlò di rabbia e di paura mentre veniva sballottata su e giù e poi avanti e indietro.
La presa si allentò all’improvviso ed ebbe la sensazione di volare. Durò poco perché un istante dopo l’impatto sulla pietra le tolse il fiato.
Tossì sangue mentre cercava di rialzarsi. Il terreno tremava sotto i colpi poderosi di qualcosa che si muoveva lì attorno a pochi passi da lei.
Con uno sforzo enorme si raddrizzò e mormorò la formula della vista speciale. Nel buio prese forma una figura enorme che torreggiava sopra di lei. Occhi brillavano in mezzo a un viso dai lineamenti animaleschi, il mento sporgente e il cranio massiccio. Le orecchie da cane e le corna dietro ciascuno di essi completavano il quadro.
La figura si muoveva sulle zampe posteriori e agitava nell’aria quelle anteriori. O forse camminava su due piedi e quelle che stava guardando erano gambe e braccia.
La testa le faceva male e aveva la sensazione di poter crollare a terra da un momento all’altro. Qualcosa di viscido e appiccicoso le colava dietro la nuca fin dietro la schiena.
Piccole creature si muovevano attorno a quella più grande.
Ragni, pensò. Sono arrivati anche qui. O forse ci sono sempre stati e sono io l’intrusa. È possibile, visto che sono qui solo da meno di un giorno e loro da…
Smettila, si disse scuotendo la testa.
La botta in testa doveva essere stata davvero tremenda se non riusciva a concentrarsi.
Si mise in piedi aggrappandosi alla roccia. Poteva fuggire gettandosi nel foro e sperare di atterrare sulla piattaforma, ma nello stato in cui si trovava non era certa di riuscirci.
Oppure poteva restare e vedere che cosa stesse succedendo.
La creatura gigantesca stava lottando contro i ragni? A ogni passo che faceva le zampe si muovevano verso di lei.
Ogni tanto uno dei corpi bulbosi si lanciava all’attacco e lei sentiva il solito tik tik tik che aveva udito nella sala quando c’era stato l’assalto a sorpresa di quelle bestiacce.
La creatura gigantesca si muoveva sollevando la gamba e cercando di schiacciare i ragni. Dopo qualche minuto, i pochi rimasti si ritirarono sparendo in piccoli fori lungo la parete.
Solo allora la creatura sembrò calmarsi. Per qualche minuto restò ferma, come in ascolto dei rumori che provenivano da chissà dove.
Joyce, intrappolata tra il mostro e il precipizio, non osava muoversi né sospirare, quando invece avrebbe voluto lamentarsi per il dolore che sentiva alla testa.
La creatura si voltò verso di lei ed emise un verso che era a metà strada tra una parola e un ruggito.
Gromm.
Gromm.
Gromm.
Joyce si accigliò.
Gromm, ripeté la creatura. Gromm. Gromm. Gromm.
Scosse la testa. “Stai cercando di dirmi qualcosa?”
Gromm.
Gromm.
Rimase attaccata al muro, in attesa. Forse la creatura non era del tutto selvaggia.
Giravano leggende su animali dotati di intelligenza. A parte gli orchi e gli uomini-drago, circolavano storie su cavalli, volpi e persino aquile dotate di intelletto. In un libro aveva letto di un erudito che aveva viaggiato fino ai confini estremi dei regni civilizzati del grande continente, scoprendo una razza di uomini e donne pelosi che vivevano sugli alberi e avevano lunghe code.
Quella creatura non somigliava affatto a un uomo. Aveva due gambe e due braccia attaccate a un corpo tozzo s sgraziato sormontato da una testa allungata con il mento sporgente. Le corna e le orecchie da cane facevano il resto.
Gromm, disse la creatura.
Fece un passo verso di lei e Joyce si ritrasse.
Ecco, è giunto il momento, si disse.
Evocò i dardi magici.
Gromm.
La creatura si ritrasse a sua volta, lo sguardo accigliato.
Gromm.
“Non sai dire altro?” chiese Joyce mostrandogli i dardi magici.
Gromm, rispose la creatura. Gromm, aggiunse un attimo dopo.
“Una volta ho ucciso un troll” disse ad alta voce. “Da sola. Quasi da sola.”
Troll, disse la creatura.
“Sì, un troll, bravo. Tu non sembri molto diverso.”
Troll, ripeté. Troll. Troll.
“Credo che tu abbia capito.”
Gromm, fece la creatura battendosi una mano sul petto. Gromm. Gromm.
Joyce lo fissò interdetta.
La creatura fece un passo avanti e batté il pugno sul terreno davanti a lei.
Troll. Troll. Troll.
“No, io non sono un troll” disse Joyce toccandosi il petto con la mano.
Troll. Troll. Troll.
“No, io…”
Un ragno si stagliò davanti all’apertura della grotta, le lunghe zampe pelose aggrappate alla roccia. La creatura si voltò di scatto e si lanciò verso il nuovo arrivato.
Il ragno alzò le zampe come a volersi difendere. La creatura le afferrò tra le mani e strinse. Joyce udì il rumore delle ossa che si spezzavano e trasalì.
La creatura tirò il ragno verso l’interno della grotta e lo scaraventò contro la parete.
Davanti all’uscita apparvero altri due ragni, uno dei quali era grande sei o sette volte gli altri. Era così alto che il corpo sferico poteva rivaleggiare con quello della creatura.
Joyce balzò in piedi ed evocò i dardi magici.
Il secondo ragno si avventò contro la creatura, che stava ancora facendo a pezzi il primo ragno. Le zampe si piantarono nella schiena del gigante.
“Gromm” ruggì la creatura.
Joyce lanciò i dardi contro il ragno gigante, colpendo il centro del corpo. Il ragno fece due passi indietro trascinandosi dietro la creatura.
È forte, pensò Joyce. E resistente.
Girò attorno al ragno gigante e alla creatura che lottavano avvinghiati ed evocò il raggio magico. Colpì il ragno sotto quella che sembrava la pancia, costringendolo a lasciare la creatura.
Questa ruotò di scatto e afferrò le zampe del ragno con entrambe le mani. Con un solo strattone le staccò dal corpo del mostro.
Il ragno indietreggiò cercando di sottrarsi alla furia della creatura, ma questa calò sul mostro con entrambi i pugni sollevati, schiacciandolo sotto una tempesta di colpi che fecero tremare il pavimento.
L’ultimo ragno riuscì a guadagnare l’uscita e allontanarsi.
La creatura continuò a colpire il ragno con pugni e calci per quasi un minuto prima di calmarsi. Respirando a fatica si piazzò davanti all’uscita.
Joyce si avvicinò con cautela. “Sei ferito.”
Gromm.
“Ti chiamerò Gromm” disse.
Gromm rispose battendosi le mani sul petto.
“Troll. Troll” disse indicando Joyce.
Annuì. “Come vuoi” disse rassegnata.
Joyce si sporse fuori. La grotta proseguiva in un condotto scavato nella roccia viva. Dovette usare la vista speciale per guardare nel buio.
Gli occhi di Gromm luccicavano mentre anche lui si guardava attorno.
Anche lui vede nel buio? Si chiese.
Gromm. Gromm.
“Fai un attimo silenzio.”
“Gromm.”
Gli fece cenno di stare zitto.
“Gromm.”
Joyce scosse la testa esasperata e si tese all’ascolto, prima in una direzione e poi nell’altra. Dal condotto a destra le giunse solo il silenzio. Da quello a sinistra l’eco di piccoli passi che battevano sulla roccia.
Tik tik tik.
“Vengono qui” disse rivolta a Gromm.
Gromm sollevò gli enormi pugni serrati.
“No” disse Joyce.
“Gromm?”
“Sono troppi. Non possiamo combattere.”
Gromm fece un ringhio.
Joyce indicò il condotto a destra. “Andiamo da quella parte.
“Gromm” disse il gigante puntando i piedi.
“Andiamo. Vuoi salvarti o no?”
“Gromm.”
Joyce fece per andare verso il condotto.
“Gromm.”
Si sentì afferrare per la vita e poi sollevare, ma in maniera delicata rispetto alla prima volta. Gromm la sollevò sopra la sua testa e poi la depositò sulla schiena, alla base del collo.
Joyce si aggrappò alla folta peluria e cinse il collo con le gambe, come faceva da bambina quando suo padre la portava sulle spalle.
“Gromm.”
“Non è molto comodo ma andrà bene, credo” disse serrando la presa attorno al collo del gigante.
“Gromm.”
Il condotto prese a sfrecciare veloce attorno a lei. Joyce annullò la vista speciale per recuperare le forze e lasciare agli occhi il tempo di adattarsi all’oscurità.
Ogni passo di Gromm risuonava nel condotto, dandole la certezza che venissero uditi a miglia di distanza.
E forse era davvero così.
Forse stavano attirando verso di loro migliaia di quei maledetti ragni e quando se li sarebbero ritrovati di fronte sarebbero stati troppi.
Stava per dire a Gromm di rallentare, anche se non aveva idea di come farsi capire, quando il gigante lanciò un grugnito e arrestò la sua corsa.
Successe così in fretta che Joyce dovette aggrapparsi alla testa di Gromm con entrambe le braccia per non venire scaraventata in avanti.
“Che succede? Hai visto qualcosa?”
“Gromm.”
“Certo, è tutto chiaro” disse rassegnata.
Gromm la sollevò e la mise a terra con delicatezza, quindi si lanciò in un condotto laterale.
Joyce lo seguì.
Dalle pareti si staccò qualcosa che le cadde addosso. D’istinto si gettò di lato. Le zampe di un ragno le passeggiarono sopra facendola sobbalzare.
Evocò la vista speciale e decine di quelle creature dai corpi pelosi apparvero attorno a lei, sciamando in tutte le direzioni.
Poco più avanti, Gromm ruggì così forte che le pareti del condotto sembrarono tremare.

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