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Autore: ONLYKORINE    22/10/2019    3 recensioni
Marcello scrive a Eloise una lettera. Chissà poi cosa dovrà dirle...
Contest. "Scrivi una storia d'amore"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La nostra vita insieme
La nostra vita insieme
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Mia carissima Eloise,

ti chiederai il perché di questa mia lettera e, francamente, un po’ me lo domando anch’io. 

Potrei venire da te e parlarti. Una cosa semplicissima. Il fatto è che spesso mi viene più facile scrivere che parlare, sarà che ogni volta che ti guardo, ho la sensazione che il mio cervello si scolleghi e io non riesca mai a dire la cosa giusta. 

Mi ricordo perfettamente, sai, il momento in cui mi sono innamorato di te. 

Era un soleggiato giorno di marzo. Uno di quei pomeriggi in cui iniziano a sbocciare i fiori e tutto sembra brillare di colori nuovi. Era il giorno di San Giuseppe, per la precisione, e il parco cittadino era allestito per la fiera del Santo. Le giostre e le bancarelle davano a noi ragazzi motivi in più di aggregazione e io ero riuscito a vederti fuori dalla scuola.

Tu ridevi con la tua amica Angelica per qualcosa che aveva detto e io non riuscivo a staccare gli occhi da te: eri così bella, amore mio. Così bella che io non riuscivo a respirare. I miei amici mi prendevano in giro, pensavano mi fossi imbambolato, che fossi rimasto scioccato da cose mai viste. Ed era così. Ho raccontato di te a chiunque mi ascoltasse, dei tuoi lunghi capelli mori in cui desideravo affondare le mani. 

Tutti erano convinti che avessi preso una di quelle sbandate leggere che ti capitano quando vedi una ragazza ben vestita o con un trucco accurato.

E invece no. Da quel giorno io, non solo non ho smesso di pensare a te, ma ho iniziato a cercare un modo per farmi notare e, magari, riuscire a far breccia nel tuo cuore. Perché volevo che tu ti innamorassi di me. Ma avevo paura, paura che tu potessi rifiutarmi o che non provassi ciò che sentivo io.

Desideravo essere il tuo ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi la sera, esattamente come lo eri tu per me e volevo che, solo a vedermi, il tuo cuore si riempisse di emozione. Proprio come capitava a me. Come capita a me.

Non sai quanto tempo ci ho messo a decidere di chiederti di uscire. Tu eri così bella ed eri sempre circondata da tanti ragazzi che cercavano di attirare la tua attenzione e io non sapevo come fare. Sapevo di non essere come gli altri. Non ero sportivo, non avevo la bellezza degli altri, non possedevo quella simpatia che fa sì che le persone ti cerchino. Avevo paura di non essere alla tua altezza. Perché avresti dovuto scegliere me?

Perchè ti amavo. Perché ero convinto che nessuno ti avrebbe mai amato come ti amo io. Ti amavo e ti amo così tanto che solo guardarti mi rende felice. 

Potevo dirti che uscire con me sarebbe stato speciale e avresti ricordato quel momento per il resto della tua vita? No, non potevo. Non sarebbe stato abbastanza, secondo me. Dovevo assolutamente farti capire quanto fossi importante e quanto credevo in noi.

Sono felice di essere riuscito a superare la mia timidezza, anche se lo so che il biglietto che ti ho mandato non era proprio il massimo, ma mi tremavano le mani mentre lo scrivevo e il cuore mi batteva forte mentre ti guardavo leggerlo e più di una volta ebbi paura di morire prima ancora di sapere se avresti accettato il mio invito o no.

Inutile dirti che non sono morto, vero? Sono contento di aver avuto il coraggio di lasciare sul tuo banco quel foglio piegato, controllato a vista nel timore che potesse finire nelle mani sbagliate, e guardare il tuo viso trasformarsi e ridere mentre lo leggevi, mi faceva sentire in balia di emozioni che non avevo mai provato prima di quel momento.

Quando alla fine hai alzato i tuoi occhi su di me e mi hai visto, ho avuto paura che volessi dirmi di no, perché avresti scoperto chi ti aveva scritto veramente quel messaggio e ho trattenuto il respiro fino a quando non mi hai sorriso e annuito.

Ti amo da così tanto che tu neanche immagini. La nostra prima serata insieme è stata meravigliosa: la passeggiata in centro, la tua mano nella mia, la mia felpa sulle tue spalle, le tue labbra morbide, le tue mani calde, tu… tu così perfetta. Nel mio cuore il nostro primo appuntamento ha un posto speciale, come tutte le cose che riguardano te.

Che poi, stando insieme ho scoperto che non sei per niente perfetta, non nel senso della parola, ma so che sei perfetta per me. Insieme siamo perfetti. 

Ricordo ancora il nostro primo litigio e tu, tu te lo ricordi? Dicevi che avevo guardato le gambe di quella ragazza che si era avvicinata a me chiedendomi una sigaretta, mentre io non mi ricordavo neanche come fosse fatta. Avevi abbassato lo sguardo e io, stupido com’ero, avevo riso. 

Adesso mi dispiace, sai, averlo fatto. Sono stato proprio uno stupido. E tu sei scoppiata a piangere e io ho capito che in verità eri solo gelosa, gelosa di me, ti sono corso dietro e ti ho abbracciato forte perché avevo realizzato in quel momento che avrei potuto perderti. E mi ero rifiutato di lasciarti andare. 

Ho avuto paura Eloise, davvero. La prima volta che mi sono spaventato per qualcosa di cui avevo colpa solo io. E solo io potevo rimediare. Ti ho convinto ancora che valesse la pena stare con uno stupido innamorato come me. E tu sei rimasta con me.

Ho avuto ancora paura di perderti dopo quella, ma so di aver fatto il possibile per far sì che non succedesse. Perché non potrei mai perdonarmelo.

La prima volta che abbiamo fatto l’amore è stata stupenda e io riservo un ricordo speciale per quell’occasione. Sai che quando per radio ascolto la canzone di quel cantante che ti piace tanto, quello che ha accompagnato le nostre prime carezze e i nostri gemiti, io sorrido come un idiota? Probabilmente riderai di questo o forse non ci hai mai pensato, ma sono convinto che io e te non siamo nati per nient’altro se non amarci.

Ci siamo amati così tanto in questa vita, Eloise, che tante volte ho paura che non ne sia passata una sola, ma due o tre.

Ricordo ancora il nostro matrimonio, quando al braccio di tuo padre hai camminato verso di me, raggiante in quel vestito candido e sorridendomi come se in chiesa ci fossi solo io. E io ho balbettato quando ho recitato il rito e tu mi hai appoggiato la mano sulla gamba, dandomi la forza per continuare a leggere. Quanto abbiamo riso della mia imbranataggine nel corso degli anni? Tante, tante volte. Ma tutte le volte, mi baciavi e mi dicevi che ero il tuo imbranato e che non mi avresti scambiato per nessun altro.

Neanch’io ti cambierei, Eloise. Nessuna è come te. Neanche se la cercassi potrei trovare un’altra come te. 

Non che sia stata sempre rose e fiori, eh? Ti ricordi quando Tommaso, a otto mesi, non dormiva di notte? Quando metteva i denti e piangeva come un disperato? Quante camminate con lui in braccio ci siamo fatti in quelle notti? Al mattino non ci riconoscevamo più, eppure io non ho mai smesso di pensare che fossi sempre più bella. 

O quando abbiamo iniziato ad allontanarci, te lo ricordi? La monotonia di una famiglia, la routine di ogni giornata e la banalità delle cose ci hanno messo a dura prova. Come quando Toby ha iniziato a fare la pipì sul divano e tu avevi istinti omicidi. 

Quando non abbiamo fatto l’amore per tre mesi e poi ci siamo amati in garage su quello scomodissimo banco da lavoro. Tu ridevi e ti brillavano gli occhi come quando avevi sedici anni ed eri la più bella della classe.

Abbiamo passato anche quei brutti momenti, perché siamo sempre rimasti insieme, ad aiutarci, uniti contro il mondo. 

Anche perché ricordi la gioia e l’orgoglio di quando Sabina ha esclamato per la prima volta ‘mamma’ e ‘papà’? Ti ricordi come è stato emozionante? Quando Tommaso portava a casa i bei voti in matematica o quando Sabina vinceva le medaglie per essere arrivata prima nelle gare di ginnastica, l’orgoglio che fossero proprio  i nostri figli? Che stessimo facendo un buon lavoro? O quando sono cresciuti e hanno preso la loro strada e sono diventate delle persone realizzate?

Ti ho visto così emozionata la mattina che hai accompagnato Tommaso verso la sua sposa, il giorno del loro matrimonio e so che è perché speravi che il loro amore fosse un po’ come il nostro.

Ricordi la gioia di tenere in braccio Riccardo, il primo nipotino? Quando invece di sentirci vecchi abbiamo capito che sarebbe stato solamente diverso?

Quando penso a noi mi sento un uomo fortunato. Fortunato perché con tutte le persone presenti su questa terra, sono felice di aver vissuto questa vita insieme a te, di aver creato qualcosa di buono, di aver conosciuto tutti i tuoi stupendi difetti. Perché chiunque è capace di amare i pregi di una persona, ma amare i difetti, Eloise, non tutti sono in grado. Ci vuole la persona giusta. E io amo i tuoi difetti. Tutti.

Ora che sai quello che provo, ora che alzerai lo sguardo verso la porta dell’aula, vedendomi e scoprendo che sono io, Marcello, ad averti scritto questa lettera, ricordati tutto questo. Tutto questo che ti ho scritto. Quello che potrebbe essere. Quello che noi possiamo essere. E che non siamo ancora stati.

Eloise vuoi uscire con me sabato sera? Prometto che, anche se sarà tutto banale, anche se succederà quello che succede sempre, anche se ti sembrerà strano, farò in modo che varrà sempre la pena stare con me.

Ora ti prego, sorridimi e dimmi di sì.

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*** Ho fatto qualche modifica alla storia perchè mi sembrava che non si capisse bene quello che volevo dire...-
   
 
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