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Autore: Ste_exLagu    23/10/2019    1 recensioni
Aggiunto prologo
Hanamichi si trasferisce negli Stati Uniti e viene ispirato da un Telefilm, e comincia a scrivere a dei futuri figli. Comincia con la prima lettera in cui comincia a dare qualche notizia del suo primo anno allo Shohoku, e accenna all'incontro con Kaede.
Fa parte della serie Tutta la vita in un secondo. Nella linea Temporale si posiziona dopo "un secondo" e dunk"
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Nobunaga Kiyota
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Tutta la vita in un Secondo'
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Busta 3

3 Ottobre

Cari J&J,

La lettura del diario di Kaede mi ha dato una visione della sua vita che mi ha fatto stringere il cuore, lui come me amava suo padre alla follia, il nonno per me era un pilastro e per lui suo padre ancora di più. Il signor Rukawa lavorava in casa e cercava di passare più tempo possibile con suo figlio, erano simili fisicamente, ho trovato qualche foto, una cosa impressionante, sembrava la versione ristretta di suo padre. La madre come vi ho già detto fa sembrare Crudelia de Mon un’animalista. Lei lo ha partorito e poi se ne è lavata le mani, invece il padre l’ha cresciuto, avevano un rapporto molto stretto. Come me Kaede ha visto morire suo padre davanti ai suoi occhi, solo che il suo si è sparato. Non so come lui sia riuscito a rimanere da solo in quella casa, non so quali ingranaggi abbia oliato la madre, ma lui abitava, da solo, nella casa dove era morto suo padre.

Dopo la morte di papà se non sono impazzito è grazie allo zio Yohei e il resto della gundam, ma soprattutto grazie a quella forza della natura che è vostra nonna, che mi ha sorretto in ogni mia caduta, ogni volta che i ricordi dolorosi della morte del nonno mi hanno attanagliato.

Pagine piene d’amore per quel padre programmatore, per quel padre sempre presente, mi sarebbe piaciuto conoscere quell’uomo, che dalle parole di suo figlio è stato disegnato come premuroso, dolce e gentile. Il figlio non sospettava che soffrisse di depressione a causa del rapporto con sua moglie ed anche l’atteggiamento di lei nei confronti di quel figlio tanto cercato. Tirava avanti nella vita solo per Kaede, ad un certo punto, però, non è più bastato ha preso la pistola e si è sparato; la stessa pistola che ha usato suo figlio. Il diario cambia drasticamente da ottimista, a una visione nera e disperata della vita. Anche prima non era un gran chiacchierone o cose del genere, ma traspariva una voglia di vivere, e una gioia che non ho trovato nelle pagine successive al fatto. Spesso si è chiesto cosa facesse la madre, e si è sentito abbandonato, e si è sentito abbandonato anche dal padre cosa che lo ha distrutto. Ha cominciato a mangiare il minimo sindacale per giocare bene, e a dormire, dormiva sempre e ovunque, l’ho visto pedalare e dormire contemporaneamente. Mi ha straziato l’anima leggere le sue sofferenze e le sue osservazioni su di me. Mi ha capito a fondo e io non l’ho capito per niente. Lui mi descriveva come una forza vitale inarrestabile, e come incrollabile, ma con un passato doloroso, nessuno sapeva di papà ero ancora alle medie e alle superiori non conoscevo altri che vostro zio Yohei e gli altri tre della gundam. Una frase mi ha colpito particolarmente ed è quella che scritta in giapponese campeggia sulla mia spina dorsale. “Un sole benevolo, una forza della natura, un cuore candido, il mio stupido preferito”. Quante volte mi ha chiamato Dohao non lo so, forse migliaia, e devo dire che alla fine era un modo tutto nostro di comunicare. Solo che son fin troppo lento a capire questo genere di cose, lui mi stava inconsciamente chiedendo aiuto ed io ho finito di massacrarlo. Ricordo ancora chiaramente quel giorno, e l’ho rivissuto nella mia testa come in un film al rallentatore. Io che faccio i fondamentali e lui che si allena contro avversari immaginari, ad un certo punto Yohei e gli altri se ne vanno, ora non ricordo più dove, ma non penso sia importante, rimaniamo soli io e lui, e ho cominciato con le mie solite sparate su lui che occupava spazio abusivamente, che fosse solo feccia, su quanto lo odiassi, su quanto odiassi i suoi occhi azzurri e su quando odiassi che tutte le ragazze gli andassero dietro. Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, certo non è stata solo colpa mia, ma nella mia inconsapevolezza gli ho messo in mano quella pistola.

Sono anni che mi chiedo come facesse ad averla lui, quando ha fatto il gesto estremo hanno sequestrato l’arma, e poi hanno fatto indagini. Forse non così accurate visto che la lettera l’ho trovata io e non la polizia.

Mi raccomando sempre con voi di essere gentili con gli altri perché non vorrei mai che vi trovaste ad annaspare nel ricordo che una vostra scortesia possa aver fatto scattare qualche reazione strana in qualcuno. Ho dovuto fare anni di analisi e Nobu si è dovuto sorbire anni di incubi ricorrenti, di urla nella notte. Non sempre quello che sai razionalmente riesci a portarlo su tutti i livelli della vita.

Sono caparbio e ne sono venuto a capo, ma non augurerei a nessuno di provare quel vuoto e quello smarrimento che ho provato io a vedere quel corpo. Per la seconda volta io ero in parte responsabile della morte di qualcuno, non è una cosa con cui è facile venire a patti. Quante volte le mie nocche si sono spellate contro un saccone da boxe, ne avevo messo uno in camera mia, per poter sfogare la rabbia. La rabbia mi ha accompagnato come un’ombra malevola per molto tempo, sia prima che dopo la morte del nonno, addirittura mi ha accompagnato per buona parte della mia vita anche dopo il suicidio. Se provo a pensare a lui il volto è indelebile, mentre la voce non la ricordo. Mi viene un groppo alla gola ogni volta, ricordo gli insulti, ma non ricordo la voce che li pronunciava, e mi sento in colpa, mi sono erto a sua voce nel mondo, e non la ricordo nemmeno.

La Kitsune Help è nata proprio per dare voce ai ragazzi come Kaede, ragazzi che si sentono soli, che non sanno con chi parlare, possono chiamare, o recarsi in una delle sedi che abbiamo aperto, e sentirsi accolti. Sono stato fortunato, ho sfondato nel basket che conta, sono riuscito ad avere contratti anche con sponsor famosi, e questo ha portato nelle mie tasche un sacco di soldi che ho potuto investire per salvare altri ragazzi.

Non mi sono accorto del disagio di Rukawa, per niente, ma non voglio che nessuno si senta come lui.

La scelta dell’adozione di bambini spesso considerati troppo grandi è stata fatta in modo consapevole, noi vi abbiamo cercati, vi abbiamo voluti con tutto il cuore, non perché è più comodo che vi puliate il sedere da soli mentre i neonati non lo fanno, ma perché volevamo dare la possibilità di uscire da quelle mura dell’orfanotrofio a qualcuno che nel meccanismo americano si perde nella burocrazia ad un certo punto. Rifarei questa scelta mille volte, è una delle poche che rifarei senza pensarci.

Vorrei dire che se tornassi indietro non farei lo stronzo con Kaede, ma sarebbe una bugia e sarebbe come tradire il me di adesso, sono l’uomo che sono perché ho vissuto i miei dolori, e li ho affrontati come se fossero una guerra. Le cose che vi hanno fatto soffrire sono quelle che vi renderanno migliori.

Sappiate che per qualsiasi problema potete venire da me, o andare da Nobu, anche il più piccolo, probabilmente l’unico campo in cui non siamo così ferrati sono le ragazze, ma potete rivolgervi a Yohei, oppure anche a Hisashi.
Strana storia la mia amicizia con lui, ma questa è un’altra cosa. La prossima volta vi parlerò delle ultime cinque pagine del diario di Kaede, non disperate questa tortura paternalistica finirà, miei chiassosi bambini.

Un bacio

  
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