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Autore: John Spangler    23/10/2019    6 recensioni
L'umanità è quasi stata spazzata via dall'apocalisse zombi. Gli umani superstiti sopravvivono come meglio possono. Ma un giorno, dalle profondità dello spazio arriva una nuova minaccia, forse peggiore dei morti viventi...
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Progetto 36

 

"Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla terra."

-Dawn of the Dead (1978)

 

"Esistono due possibilità: o siamo soli nell'universo o non lo siamo. Entrambe sono ugualmente terrificanti."

-Arthur C. Clarke

 

Prologo

 

Per la prima volta da tanto tempo, Clara si ritrovò a sognare.

 

Lei e il suo gruppo erano alla periferia di un paesino di montagna, accerchiati da almeno una dozzina di quelle creature. Avevano finito le munizioni, e si erano ritrovati ad usare i fucili come clave.

 

Era un sogno strano. Lei era lì, assieme ai suoi compagni di sventura, pronta a difendersi con le unghie e con i denti per non farsi mangiare viva o peggio. Eppure, al tempo stesso era come se osservasse tutto da un luogo lontano, come uno spettatore che guarda un film dall'ultima fila di un cinema.

 

Vide sè stessa stringere la vecchia doppietta di suo nonno con tutta la forza che aveva e caricare uno dei mostri, mentre i suoi compagni facevano altrettanto. Vide teste spaccate, frammenti di ossa e cervello, e sangue che scorreva a fiumi.

 

Vide i suoi amici che venivano sopraffatti uno a uno dai mostri. Suo marito Giuseppe che le gridava di scappare, lei che correva ad aiutarlo. Poi una caduta, un grande dolore in tutto il corpo. E poi il rumore di passi che si avvicinavano, mugolii provenienti da bocche putride...

 

Si svegliò dal sogno urlando.

 

Urlò a pieni polmoni per quella che le sembrò un'eternità, finchè non ebbe sfogato tutto il suo orrore. Smise solo quando la gola iniziò a farle male.

 

Era solo un sogno...uno stupido, fottuto sogno.

 

Prese un paio di respiri profondi e finalmente si calmò. Le era già capitato altre volte di avere degli incubi, ma mai così realistici. Fortunatamente, una cosa del genere non era mai capitata. Lei e gli altri del suo gruppo controllavano sempre scrupolosamente le loro armi, e stavano ben attenti a non trovarsi in luoghi da cui non fosse facile scappare. L'apocalisse li aveva spinti ad aguzzare l'ingegno.

 

Fece per muoversi, senza però riuscirci. Si accorse solo in quel momento di essere sdraiata su quello che somigliava a un tavolo operatorio, mani e piedi tenuti fermi da degli strani blocchi di metallo. Era nuda.

 

"Che cazzo...ehi, che cos'è questa roba?" Diede una breve occhiata attorno a sè, per quanto glielo permetteva la sua condizione. Era in una stanza completamente bianca. Soffitto, pareti, pavimento. Tutto di un bianco asettico. A parte il tavolo su cui si trovava, non sembravano esserci altri mobili.

 

"Dove sono? C'è qualcuno, qui? EHI, RISPONDETE!" Cos'era successo? Dov'erano gli altri? "Giuseppe? Moira, Alberto, dove siete? Se è uno scherzo non è divertente! RISPONDETEMI!" In risposta ricevette solo silenzio. Iniziò ad avere paura. Che posto era quello? Come ci era finita?

 

Proprio in quel momento, sentì alle sue spalle un rumore simile a quello di una porta scorrevole.

 

"Sei sveglia. Meglio così." Non conosceva quella voce. Chi poteva essere? Aveva uno strano accento, quindi forse era uno straniero. Di nuovo il rumore di prima, poi dei passi che si avviarono nella sua direzione.

 

"Ti chiedo solo di non urlare più. Le nostre orecchie non sopportano i volumi alti."

 

Le nostre orecchie? Ma che...

 

Lo sconosciuto entrò finalmente nel suo campo visivo, e il cuore di Clara era un sussulto.

 

"Che...che cosa sei?"

 

Era una creatura dalla pelle verde e le orecchie a punta. Gli occhi, uguali a quelli di un rettile, la guardavano con quella che sembrava curiosità da una testa calva e priva di labbra. Si accorse anche che non era molto alta, e indossava qualcosa che assomigliava a un camice da chirurgo.

 

Dalla sua bocca venne fuori un suono simile a una risata. "Chiedo scusa. Dimenticavo che voi umani non avete mai incontrato specie extraterrestri."

 

Clara non credeva alle sue orecchie. "Extraterrestri? Sei un alieno?"

 

La creatura annuì. "Il mio nome è Day'kl. Sono uno scienziato al servizio del Collettivo Daar."

 

Alieni? Com'era possibile? Gli alieni esistevano solo nei film. Fino a qualche anno prima, però, avrebbe detto lo stesso anche dei morti viventi.

 

"Se ti stai chiedendo come faccio a parlare la tua lingua, è perchè l'ho studiata a fondo. Imparare le lingue aliene rientra tra i miei doveri di scienziato."

 

"Che cosa vuoi da me? Perchè sono legata a questo tavolo? Dove sono gli altri del mio gruppo?"

 

L'alieno scosse la testa. "Temo di non poter rispondere a quest'ultima domanda. Gli altri umani che erano con te sono stati assegnati ad altri miei colleghi." Si girò e fece un gesto verso una parete, e in un attimo si aprì uno scomparto in cui infilò una mano. Clara non riuscì a vedere cosa vi fosse all'interno.

 

"Posso però dirti che la tua presenza qui è necessaria per un esperimento." Si voltò, e Clara vide che in mano aveva quella che sembrava una siringa di metallo. "E se tutto andrà bene, il Collettivo ne ricaverà gloria e onore."

 

Gli occhi di Clara si spalancarono per il terrore. Cosa voleva farle quell'essere? "Non ti avvicinare!" Cercò di divincolarsi, ma i blocchi di metallo le impedivano anche il più piccolo movimento.

 

L'alieno ignorò la sua protesta. "Non preoccuparti, umana. Farò in modo che sia il più indolore possibile." Si avvicinò e, individuato un punto adatto sul braccio di Clara, fece entrare in azione la siringa.

 

Clara sentì l'ago penetrarle la pelle e gridò. Finita l'iniezione, uno strano torpore si impossessò del suo corpo. Vide la creatura far comparire dal nulla un rettangolo luminoso simile alla tastiera di un computer, e sentì un leggero freddo ai piedi.

 

E alla fine, non sentì più nulla.

 

 

NOTA: E rieccomi qua! Questa è la storia cui avevo accennato nell’epilogo de “La regina e il generale” (una mia storia di qualche mese fa. Se per caso vi va di darci un’occhiata fate pure). Non so ancora di quanti capitoli sarà (forse quattro), né quando la aggiornerò di nuovo (tra un bel po’, probabilmente), ma sappiate che ho intenzione di terminarla. Che mi possano cecare se non sarà così.

 

(Ehi, chi ha spento la luce?)

 

Alla prossima, cari lettori!

  
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