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Autore: Shanya    23/10/2019    0 recensioni
[Nome provvisorio]
Storia nata da una piccola mente anni fa, trascinata dopo anni per varie strade.
Ho finalmente deciso di renderla pubblica, nella speranza di portarla avanti e nel caso portare vari cambiamenti. Il tutto è un lavoro in corso.
"Non vedeva più luci sulla Terra. A dire il vero non ne aveva mai viste. Il pianeta che si trovava davanti ai suoi occhi le aveva sempre fatto nascere dei punti interrogativi a cui non sapeva rispondere. Ora era spento, senza vita, non lo avrebbe mai visto come una volta."
Non so ancora cosa aspettarmi da questa storia, varie idee scritte e altre per aria, ma proverò a includere tutto quello che il mio cervellino riesce a pensare.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

“Qual è la tua più grande paura?” I suoi occhi si alzarono lentamente dal libro, senza sbattere le palpebre.
Dylan si bloccò sul posto, le dita che si intrecciavano davanti a lei rimasero ferme a mezz’aria. I suoi occhi incontrarono quelli di Lucifer per la prima volta.
Si poteva riflettere. Vedeva la sua figura rigida all’interno di quelle iridi viola. 
“Perché?” Chiese lei immobile.
“Rispondi.” Lui ritornò con gli occhi sul libro.
Paura? Non aveva mai avuto l’occasione di pensarci. Non riusciva a pensare come avrebbe dovuto avere delle paura all’interno di Azazel, doveva solo fare quello che le era detto. 
“Vedere qualcuno ferito per colpa mia.” Rispose insicura ma senza battere ciglio.
“Qual è la tua più grande paura?”
“Cosa pensi ti abbia appena detto?” Dylan sentiva il sangue scaldarsi nelle vene, era stata presa alla sprovvista, non sapeva come comportarsi.
“Sii più egoista. Non mi sembra tu possa ferire qualcuno in questo momento. Quello è solo un pensiero temporaneo.”
Le sopracciglia di Dylan si aggrottarono, non capiva il motivo di quelle domande, tanto meno quell’ultima frase.
La persona davanti a lei chiuse il libro, lasciandolo sul tavolo. Si allungò poi verso di lei, prendendole il mento con una mano. Il respiro di Dylan si fermò per un paio di secondi.
“Non c’è nessuno con te. Sei sola. Chi vorresti mai ferire?”
Gli occhi di Lucifer si assottigliarono. A Dylan sembrava le stesse perforando l’anima. Sentiva la sua stessa gola attorcigliarsi mentre provava a respirare normalmente.
Si lasciò trasportare da quelle parole, ma la prima cosa che pensò non era la risposta.
“Che cos’è la paura?”
Il ragazzo davanti a lei mollò la presa di scatto, l’espressione seria in volto. Si alzò, andando verso l’unico strato di luce in quella stanza.
“Qualcosa che esiste ma allo stesso tempo no. Esperienze portano alla paura. Ogni cosa porta paura. C’è chi vive nella paura, c’è chi vive senza, buttandosi nel vuoto.”
“Cosa mi stai chiedendo davvero?” Dylan si girò verso di lui, che non si era mosso da davanti la vetrata.
“Quante persone ci sono qui in questo momento?”
“Solo noi due...” Sussurrò lei.
“Hai paura?”
“No.” Rispose lei prontamente, alzandosi in piedi sul posto.
“E se ci fosse qualcuno insieme a noi ma non lo vedi? Avresti paura?”
Dylan inclinò il collo, cercando il riflesso del suo viso sulla vetrata, ma non rispose.
“Ogni variabile crea o toglie paura. Una parola in più o una in meno può cambiare le carte in tavola. In quale situazione avresti più paura?”
Dylan si arrese, quell’uomo era troppo per lei da poter capire ora. Ma era così presa e curiosa che le parole uscirono senza pensare.
“Ho paura di non sapere cosa fare, come reagire, rispondere o creare soluzioni. Ho paura di prendermi responsabilità a cui non potrei stare dietro. Ho paura di fallire e di deludere altri. No. Di deludere me stessa. Di ferire me stessa.”
Lucifer si girò verso di lei e per la prima volta, un angolo delle sue labbra era sollevato.
“Qual è questa variabile che creerebbe queste situazioni?”
L’uomo allungò una mano verso di lei, anche se sapeva lei non l’avrebbe raggiunta. Ma prese l’incito di avvicinarsi comunque.
“Io.” Esalò lei, arrivando al suo fianco, lo sguardo perso davanti a lei.
Lucifer spostò la mano verso di lei, prendendo tra le dita una punta dei suoi capelli.
“Ho paura di me stessa...”
Dylan sembrava non esserci più con la testa in quel momento. Il modo di pensare di Lucifer l’aveva ammaliata, voleva ascoltarlo di più, voleva passare altro tempo a sentirlo parlare. Quello sguardo unico le dava l’impressione che avesse visto tanto di quel mondo che anche lei voleva saperne. I discorsi e le domande che le aveva posto le sembravano strane e impossibili da rispondere, ma lo faceva istintivamente e senza pensarci, voleva che lui continuasse e arrivasse alla fine dei discorsi. Voleva sapere che altre domande aveva in serbo per lei. Non si era mai sentita così vogliosa e decisa in vita sua, il tutto grazie ad una persona sconosciuta.
Si girò di colpo verso di lui, ritrovandosi con la sua mano contro la sua guancia. Era fredda.
Scattò indetro, non se lo aspettava così vicino, non si era nemmeno accorta della sua mano.
“E quindi che dovrei fare? Rinchiudermi così non avrei a che fare con niente e vivere senza motivo? Grazie, ma rifiuto. Continuerò a fare comunque quello che ho sempre fatto fin’ora: sopravvivere. Voglio poter vedere e conoscere questo posto.”
Lucifer alzò un sopracciglio, non aspettandosi di essere attaccato così.
“Hey, io non ti ho detto niente. Dalle paure di una persona puoi capirne molto a riguardo. Hai pensato e reagito da sola ad un tuo stesso ragionamento. Ammiro però come tu voglia continuare, possiamo dire, senza paura, date le circostanze.”
“Devo solo essere pronta a tutto.”
“Lo dici come se lo fossi davvero. Molto convincente.”
A lei venne un brivido. Non sapeva nemmeno lei cosa stava dicendo. Il pensiero che lei stessa avrebbe potuto rovinare tutto ma allo stesso tempo essere la soluzione alla sua sicurezza la stava mandando solo in confusione.
Doveva imparare prima a convincere se stessa con le sue parole e non gli altri, o non sarebbe arrivata da nessuna parte. Avrebbe ripensato alle sue parole una volta rimasta sola. Sapeva cosa voleva fare ora. Ed era una semplice domanda.
“Di cosa hai paura tu, invece?”
Lui tornò a sedersi, prendendo subito a rileggere, come se avesse ignorato la domanda. Ma la risposta arrivò, leggera come le correnti d’aria che entravano dalle fessura nelle mura.
“Vivere.”
   
 
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