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Autore: AliceVolevaMorire    31/07/2009    8 recensioni
A volte gli amici possono essere davvero seccanti. Specialmente se invisibili.
Genere: Malinconico, Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You're the monkey I've got on my back
            that tells me to shine
                   -Placebo-


Successe in macchina. Avevo sbuffato via il fumo della sigaretta e mi ero girata verso di Lui. Mi aveva sorriso,  e in un attimo la sua faccia gentile aveva cominciato a sciogliersi sotto ai miei occhi, come un budino, rivelando il viso dell'Albino
"Quanto tempo" aveva ghignato
Avrei voluto urlare, invece spensi la sigaretta sul vetro del finestrino
"Sono passati anni. Non è possibile" sussurrai, continuando a strusciare distratta il mozzicone sul vetro
"Oh, sì che lo è" il suo sorriso scintillava alla luce del lampione, proprio come lo avevo sempre ricordato. Il sorriso della persona che  mi accompagnava, invece, non rifletteva la luce. Era, come dire... spento.
"Credevo di averti dimenticato" dissi, buttando il mozzicone nella macchina. Di quell'auto poco mi importava. Aveva un odore di macchina nuova che mi faceva venire la nausea, soprattutto perchè quando stavo lì dentro sembravo la stramba fidanzata di quel bravo ragazzo che guidava, una sorta di protagonista di una tragedia medio borghese che, intuivo con rassegnazione, si sarebbe conclusa in un matrimonio d'interesse e figli troppo simili al bambino nazista delle barrette Kinder.
"Non l'hai fatto. Pensaci"
Silenziosamente riflettei, fino ad inorridire quando la verità mi balenò in testa.
"Erano tutti uguali. Un pezzo di te in ognuno di loro!" addolorata quasi gridai, mentre un conato mi saliva in gola.
L'Albino annuì e sorrise quieto, a lungo
"Tutti così simili a me". Mi guardò attraverso le lenti pulitissime dei suoi occhiali. Poi cominciò a ridere, e brillò. Brillò via.

Lui mi guardò, e strizzò gli occhi.
"Devo essermi assopito. Perdonami. Sono davvero desolato" Poi rise, quasi istericamente. Lo faceva sempre, quando era imbarazzato "Posso accompagnarti al portone?"
Guardai con malcelato disgusto le lenti sporche dei suoi occhiali, e poi le sue labbra e il suo naso e mi venne da urlare
"Ma certo, tesoro" sorrisi, afferandogli le mani

"Hai imparato l'arte della menzogna, carissima . Che dire, hai avuto un ottimo maestro" disse l'Eroe. Mi voltai e lo vidi stravaccato sul sedile posteriore, le scarpe da ginnastica che premevano sulla testiera del mio sedile.
Lanciai un rapido sguardo al ragazzo al posto di guida. Aveva lo sguardo fisso. Provai a muovere la mano davanti al suo viso, senza ottenere alcuna reazione.
"Non preoccuparti per quello lì, non sente. Tra l'altro cos'è? Sembra una pianta in vaso. E parla pure come un coglione." disse l'Eroe, scuotendo la testa "Ho sentito che vuole accompagnarti al portone. Crede di vivere nell'ottocento? E' ridicolo. Ci manca solo che porti le ghette...hai già controllato?" sghignazzò incrociando le mani sulla pancia. "Non potevi pretendere di meglio, naturalmente. Però sembra davvero pessimo." Si allungò appena per guardarlo meglio, sconcertato "Oddio...com'è vestito? Dove l'hai trovato? Sarete  un'accozzaglia orrenda insieme...E' un tipaccio da discoteca. E magari balla pure tipo robot! Bah. Ti ricordi che noi in discoteca ascoltavamo la musica in cuffia? Eh? Non dici niente?"
"Non siete reali" borbottai con noncuranza accendendomi un'altra sigaretta.
"Allora non c'è problema se chiamo anche la Bionda. Ancora non riesce a crederci"
"Infatti" disse inferocita la Bionda, comparendo accanto all'Eroe. "Come hai potuto? Era mio!"
"Questa è bella" risi "Pensa a quello che mi hai rubato tu"
"Lo fai per ripicca" cantilenò l'Eroe, con entusiasmo.
Lo ignorai, mentre la Bionda si accendeva una sigaretta e mi guardava con aria compassionevole
"E' solo un povero malato mentale. Lo dico per il tuo bene, ti farà passare l'inferno."  disse con aria innocente "E' pazzo, più pazzo dell'Albino!"
"Stai zitta tu, non hai mai voluto il mio bene" dissi con rabbia, lanciandole addosso la sigaretta accesa "E non ti azzardare mai più a parlare dell'Albino!"
La schivò e mi guardò maliziosa
"Io posso fare tutto quello che voglio. Tu no"
Allungò la mano sulla gamba dell'Eroe, che sorrise malevolo. Sparirono.

"Sempre che tu non voglia un gelato. Vuoi un gelato, piccola? Magari al cioccolato, come piace a te?"
Sbirciai nel sedile posteriore. Era vuoto. Mi mordicchiai le labbra."No, grazie. Sono a posto così, non preoccuparti"
"Strano, cuoricino. Avrei detto che avevi voglia di gelato. Chissà perchè. Sono proprio sciocco" Piegò la testa all'indietro e rise nervosamente, torcendosi le dita.
Sospirai rassegnata, mentre mi attirava a sè e mi abbracciava. Dietro alle sue spalle vedevo, attraverso il finestrino, l'Eroe che fingeva di imbronciarsi.
"Cattivella, non vuoi il gelato!" sbraitava dal vetro, facendo gesti osceni. Aveva sempre avuto il brutto vizio di trovare doppi sensi nelle frasi più innocue. Mi trattenni a stento dallo scoppiare a ridere.

"Credo che mi verrà il diabete" sospirò l'Eroe, ricomparendo sul sedile posteriore. Mi districai dall'abbraccio e sistemai il mio ragazzo sul sedile. Pareva un manichino.
"Perchè mi dovete bloccare la serata così?" chiesi esasperata, indicando l'orologio che segnava la stessa ora da troppi minuti
"Perchè è divertente, cuoricino"
"Già" affermò la Bionda, materializzandosi accanto all'Eroe. "E comunque meno tempo ci passi insieme, meglio è"
"Forse per te" ringhiai "Come mai l'Albino non è con voi?"
"L'Albino? Cosa c'entra ora l'Albino? Siamo noi i tuoi fantasmi del passato" protestò l'Eroe incrociando le braccia, con aria offesa "Perchè devi sempre metterci in mezzo l'Albino? Cioè, vorrei proprio saperlo!"
"Ma l'ho visto!" dissi, indicando concitata il ragazzo al posto di guida "Gli ha fatto sciogliere la faccia ed è comparso sotto"
"Hai le traveggole" sghignazzò la Bionda, ticchettandosi l'indice sulla tempia
"Pure secondo me"  affermò l'Eroe, stiracchiandosi "Vedi l'Albino dappertutto"
"Forse perchè è dappertutto?" chiesi con aria sarcastica, sporgendomi verso di loro
"Lo vedi dappertutto perchè è uno stereotipo" disse convinto l'Eroe, come se stesse cercando di spiegare un concetto semplice ad una bambina ritardata
"Chi è uno stereotipo?" domandò il Musicista, piombando dal cielo accanto all'Eroe "Scusatemi" borbottò poi, cercando di sistemare il culo sul sedile "Piacere a tutti" sorrise allungando la mano alla Bionda, che la strinse sbattendo le ciglia, e poi la porse all'Eroe
"Tu sei uno stereotipo" disse acido quello, ignorando la mano del Musicista "Andiamo amico, quegli occhiali ce li hanno tutti. Anche l'Albino!"
"Chi è quello?" mi domandò il Musicista indicando il ragazzo al posto di guida, senza curarsi dell'Eroe
"E' il suo ragazzo" disse la Bionda, con una smorfia
Il Musicista si sporse in avanti per sbirciare meglio e poi fece un verso tipo palloncino che si sgonfia
"Non è il mio ragazzo" affermai indignata "E comunque, non siete un po' troppo stretti, lì dietro? Perchè non ve ne andate?"
"Io sono appena arrivato" disse semplicemente il Musicista, rilassandosi sul sedile
"Infatti, vorrei capire cosa c'entri tu qui" sibilò l'Eroe
"Boh" disse il Musicista, stravaccandosi e costringendo l'Eroe e la Bionda a stringersi più del dovuto "Sei un po' stressato, fratello. Potrei farti una compilation Chill Out. Ho della roba che spacca. Dammi il tuo numero... te la porto un giorno di questi e ce l'ascoltiamo mentre beviamo vodka e pensiamo al futuro" disse il Musicista, socchiudendo gli occhi e sorridendo fra sè
"Non bevo vodka" sbraitò l'Eroe "E non mi interessa ascoltare Chill Out..Mi fa schifo il Chill Out! Voglio sapere cosa c'entri qui, chi cavolo ti conosce?"
"Conosco Lei" sentenziò, indicandomi con un gesto vago
Eroe mi guardò dubbioso "Lei?"
"La conosci, allora?" ripetè la Bionda, infilandomi quasi un dito nell'occhio
"Sì, mi conosce!" ululai frustrata
Mi sorrisero tutti e tre, con aria astuta.

"Chi è che ti conosce, tesorino? Perchè urli? Qualcosa non va?" si rianimò il ragazzo al posto di guida, guardandomi con apprensione che, più che sincera, sembrava frutto di anni passati ad ascoltare soap opere radiofoniche
"No. E' tutto a posto" aprii lo sportello "Anzi, non va bene niente. Devo proprio scappare"
Lui si paralizzò di nuovo, ma io mi precipitai fuori dall'auto e cominciai a camminare verso il portone a passo di marcia
"Che lo lascino pure così" borbottavo fra me, cercando alla cieca le chiavi nella borsa "Cosa me ne importa. Siamo matti...matti" estrassi il mazzo e avvicinai la chiave alla toppa.
Automaticamente, mi voltai verso la macchina.
La Bionda, l'Eroe e il Musicista erano appoggiati al muso dell'auto. Avevano le braccia incrociate e mi guardavano senza troppa convinzione. Alle loro spalle, seduto sul tettuccio con le gambe incrociate e il mento sulla mano destra stava l'Albino. Mi salutò, poi si dissolse in una scintilla.
La Bionda si staccò dall'auto, mosse qualche passo verso di me, e scomparve in una giravolta.
Il Musicista se ne andò via a piedi, l'Eroe in un soffio di vento.
L'auto si mise in moto, fece retromarcia e sgasò via nella notte.

Io mi appoggiai al portone e cominciai a ridere, ridere, ridere, ridere.
Fino a farmi mancare il respiro.

   
 
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