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Autore: JoSeBach    24/10/2019    2 recensioni
*Attenzione: scena di suicidio nel primo capitolo!* (incompiuta)
Da quando Randall è precipitato in quelle rovine, Hershel non è più lo stesso: sembra vuoto, apatico, come se lui stesso stia affogando in quelle tenebre...
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Angela Ledore, Erik Ledore, Hershel Layton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate
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Angela Foster POV

Non posso visitare Hershel. No, non è tanto per volere dei miei genitori, ma sono gli stessi medici a impedirmelo.
Molto frammentariamente e sinteticamente la dottoressa ci ha spiegato che c'è stato un episodio grave stamattina di entità non chiara. «Non faccio nomi di nessuno―ribadisce―ma il paziente si sente a suo agio se a visitarlo sono solo i membri della sua famiglia.»
«Ora come sta?» Lucille è molto preoccupata da questo cambiamento.
«Sta sicuramente meglio, anche se ha perso sangue e alcune cicatrici si sono riaperte.» La voce non è spaventata, come è invece il volto della madre, una mano al petto, un'altra sproporzionata le accarezza la spalla. Poi la dottoressa si rivolge a me, il tono ora più dolce, provando a rassicurarmi e farmi dimenticare ciò che ha detto prima. «Non preoccuparti per il tuo amico, starà bene. Lo potrai rivedere fra una settimana, d'accordo?»
Annuisco, il sorriso alle sue labbra una conferma che era quello che voleva vedere.
Spero però che queste giornate siano brevi. Le ore interminabili mi dicono che il mio desiderio non si realizza. O forse sì? In fondo, non vorrei mai doverlo affrontare, è troppo difficile. Se solo fossi stata zitta quella sera, se avessi fermato Randall... Se solo. E rimarrà un se, visto che siamo qui ora. I coniugi Layton lasciano la stanza 289 a sera inoltrata.

E i miei? Si saranno accorti della mia assenza? Quando è scomparso Simon e fin'ora anche alla scomparsa di Randall, alla mia reazione di reclusione dal resto del mondo, non hanno mai battuto ciglio o aperto la porta contro la mia volontà, nonostante avessero e abbiano ancora la copia delle chiavi. È troppo impegnativo parlare con una figlia sconvolta. Spreco di tempo ed energie. Guarirà da sola.

Il rientro a Stansbury è silenzioso, come sempre del resto, ma l'aria è molto più tesa. Gli occhi di Lucille li ho visti quasi sanguinanti prima.
Il marito le stringe la mano, confortandola. «Angela, volevo farti una domanda.» Neanche lui sembra sereno. Non avevano detto che stava bene?
«Certo.»
«Tu sai chi è venuto a visitarlo stamattina?»
Provo a pensare a un possibile colpevole, ma nulla. «No, non credo.»
«Allora te lo dico io: gli Ascot.»
Che?!
«Già. E lì mi è sorta una domanda: tu ne sapevi-»
«Certo che no!» Mi sento presa in causa. I toni si scaldano.
«Allora sai che al giorno del funerale ci è arrivata la polizia a casa dopo una certa denuncia?!»
Rimango in silenzio pietrificata.

Ecco un ricordo: poche ore dopo quel tramonto, la fine della mia vita, terminate le lacrime e i singhiozzi, sento bussare qualcuno da dietro la porta. Diceva:«Scoprirò la verità, non preoccuparti!». Erik, cos'hai fatto... Angela, cos'hai causato?!

«Oh mio Dio. Quindi è per questo che non c'eravate-»
«Tu non ne sapevi nulla?» Lucille si intromette, placando gli animi.
«No. E non avrei mai osato.»
«Se non ricordo male tu hai accusato-»
«Tesoro!―la moglie lo ferma―Tutti sbagliano, e lei non è un'eccezione.»
Le mani giunte tra le ginocchia mostrano il mio disgusto. «Ho reagito di impulso, ma oltre a quello mi sono rinchiusa in camera. Non ho avuto contatto con l'esterno.―abbasso lo sguardo, intimorita―Credevo voi vi foste rifiutati di venire al memoriale.»
«Al contrario, volevamo partecipare volentieri, anche Hershel nonostante la paura.»

L'aria è ora pesante. Raggiungiamo la casa Layton, scendo dalla vettura, li saluto e mi avvio verso il lato oscuro della casa, sotto la finestra al primo piano, un lenzuolo da scalare. Con tutte le volte che ho incontrato Randall a casa sua di nascosto, non trovo difficile l'impresa. E come pensavo, è come l'ho lasciata, la porta statica e fredda, alcune schegge di vetro sfiorano i miei piedi. Guardo lo specchio originario, rovinato e deformato, il riflesso altrettanto affetto dal danno. La mia vita non sarà più come prima.

...

Torno a scuola dopo il lungo periodo di assenza. Non mi preoccupo di ricordare a mamma e papà della giustificazione. Vorrei fare come se niente fosse. Però qualcuno non è del mio stesso parere.
A ricreazione, ecco che si presenta Alphonse, il fuoco nei suoi occhi vivo. «Come mai sei così?»
«Così come?»
«Così tranquilla. Come se nulla fosse accaduto.»
«Senti, vuoi che rimanga un'altra settimana in casa-»
«No, ma vorrei che tu provassi a fermare le voci.»
Noto dei ragazzi che hanno una foto di Hershel e la prendono a frecciate. Dalston li stava già fissando da un po', disgustato. «Lo so che non tutti sono così estremisti, ma-»
«Dubito che riusciremo a fermarli. Forse dimenticheranno del fatto?»
Ride amaramente. «Figurati. È già tanto se hanno dimenticato tutte le stronzate che ha fatto Randall-»
«Erano i suoi sogn-»
«Già, i suoi. E i tuoi dov'erano? Andiamo, non ti considerava se non come un trofeo o un gioco. E non dirmi che sto esagerando, perché lo sai anche tu che ho ragione.»
Taccio.
«Non è cambiato da quando aveva dieci anni, da quando si è accorto di poter influenzare fortemente gli altri. È vero che era appassionato di archeologia, ma la priorità non saresti dovuta essere tu, piuttosto che sassi e conchiglie? Ricordo quando sei scappata con quella roba in mano. Stavi piangendo, Angela, e niente può negarlo o giustificarlo.»
Taccio, una lacrima sul viso.
«Permettimi di dirti che secondo me il vostro rapporto non era... sano.»
Sono perplessa. «E con questo dove vuoi arrivare?»
«Dimenticalo.»
«Prego?» Una risata nervosa placa le grida.
«Hai sentito bene. Lui non era degno di nessuno.»
«Come ti permett-»
Mi prende la mano alla rincorsa. «Non sto scherzando. Era un opportunista bastar-»
«LASCIAMI!» Attiro l'attenzione di tutti, gli sferro un ceffone con l'altra mano. «Non permetterti più!» Fuggo dall'aula e mi rintano in bagno. Chiudo a chiave. Lui non mi segue.

Sento voci nei corridoi. Che odio, che odio! Le ho procurate io, eppure non le posso fermare. È terribile creare qualcosa e non poterla più controllare.

Sei schiavo del passato.
Sei schiavo delle responsabilità.
Sei schiavo della causalità.

  
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