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Autore: Duvrangrgata    25/10/2019    1 recensioni
Enea lavora come tatuatore a Milano, ma il suo cuore apparterrà sempre a Firenze, la città dove è nato e cresciuto e da cui è scappato a soli diciotto anni, lasciandosi alle spalle l’unica famiglia che conoscesse.
Una telefonata inaspettata lo metterà davanti a una scelta: restare a Milano a vivere la nuova vita che si è faticosamente costruito oppure tornare a casa, dove i fantasmi del suo passato non hanno mai smesso di aspettare il suo ritorno.
VERSIONE REVISIONATA E ALLUNGATA DI "CERTI TATUAGGI FANNO MALE ANNI DOPO CHE LI HAI FATTI, MA PER QUELLO CHE RICORDANO", pubblicata su EFP nel 2013.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
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EPILOGO

 

 

In joy and sorrow, my home's in your arms

 

In joy and sorrow – HIM

 

 

Era ormai la fine di gennaio e la neve aveva ricoperto molte delle tombe, dando l'impressione di essere sospesi tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Era una sensazione surreale e, allo stesso tempo, quasi pacifica, come se, finché fossero rimasti all’interno del cimitero, niente avrebbe potuto disturbarli. Enea rabbrividì, il fiato che si condensava in una nuvola candida davanti al suo viso. Elia era al suo fianco, le dita intrecciate alle sue, che lo guidava tra le lapidi, solo lo scricchiolio della neve fresca che rompeva il silenzio ultraterreno che li circondava. Per ovvie ragioni, non si lasciavano spesso andare a dimostrazioni di affetto in pubblico, ma suo fratello sembrava aver capito che aveva bisogno di tutto l’aiuto possibile per resistere all’istinto di fuggire, sempre presente dentro di lui, perché si era rifiutato di lasciare la presa sin da quando erano usciti dalla macchina, anche solo per un secondo.
Quando giunsero davanti alla tomba di Agata, Elia si piegò sulle ginocchia per ripulirla dalla neve, mentre Enea se ne stava lì in piedi, cercando il coraggio per guardare la foto sorridente della donna che, in bene o in male, lo aveva reso la persona che era ora.
«Stai bene?»
Incrociò gli occhi preoccupati di Elia, fissi su di lui. «Credo di sì.»
Facendo un respiro profondo, fissò lo sguardo sulla tomba, cercando di lasciare che i sentimenti che aveva imbottigliato dentro di sé fino a quel momento scorressero liberi. Si era aspettato di provare rancore, come sempre, ma sembrava che gli ultimi mesi avessero curato almeno un po' le ferite del passato, perché si ritrovò ad essere principalmente triste e nostalgico. Da quando Elia si era svegliato ed Enea si era temporaneamente trasferito a Firenze per aiutarlo a riprendersi dall'incidente, era riuscito a scendere a patti con il fatto che non avrebbe mai saputo perché sua madre avesse cercato di rivederlo prima di morire – e andava bene così. Aveva passato sei anni ostinatamente attaccato al passato, pur continuando a scappare da esso, rinchiuso in un circolo vizioso che non era stato in grado di spezzare, non finché Elia non l'aveva chiamato. Una parte di lui ancora si chiedeva come sarebbero andate le cose se fosse tornato a Firenze prima del funerale, o la prima volta che suo fratello gli aveva telefonato, quattro anni prima, ma sapeva che probabilmente non avrebbe fatto che peggiorare le cose. Ai quei tempi non era stato ancora pronto e ora… ora, variava di giorno in giorno. C’erano delle volte in cui si sentiva come se la presenza di Elia fosse sufficiente per superare qualsiasi ostacolo, altre in cui invece voleva solo mollare tutto e scappare di nuovo. Come quando aveva iniziato a lavorare sulla gestione della rabbia con Arturo, sapeva che sarebbe stato un cammino lungo e difficile, nel quale avrebbe probabilmente avuto più bassi che alti, ma non si sarebbe aspettato niente di meno. Aveva fatto molti errori e preso molte scelte sbagliate nel corso degli anni e una parte di lui aveva sempre saputo che l’avrebbe pagata cara, un giorno. Non era facile sradicare le brutte abitudini, ma ne sarebbe valsa la pena. Elia meritava quello e altro – molto altro – e anche lui.
«Mi dispiace, sai?»
«Per cosa?»
«Per averti lasciato ad affrontare da solo la sua malattia. Certo, se fossi tornato probabilmente avrei finito per rendere la situazione ancora più stressante, però almeno non saresti stato da solo.»
Elia gli passò un braccio intorno alla vita, appoggiando la testa contro la sua spalla. «Non fa niente, ti perdono. Hai fatto quello che era meglio per te, non posso biasimarti per questo, non dopo tutto quello che hai sacrificato.»
Enea ricambiò la stretta, baciandogli una tempia. «Abbiamo fatto entrambi dei sacrifici. So che non era facile per te, cercare sempre di farci andare d'accordo e mi dispiace di averti messo in quella posizione.»
«Ne è valsa la pena. Non vorrei mai che nascondessi chi sei per proteggermi. E... dispiace anche a me, comunque.»
«Per cosa?»
«Per aver contribuito a spedirti in prigione.»
Enea si staccò dalla sua presa, voltandosi a guardarlo. «Ma di che stai parlando?»
«Del fatto che sei finito in quella rissa per colpa della mia chiamata, di quello che ti ho detto.»
Enea scosse la testa. «La colpa è stata della mia rabbia e dell'alcool. Certo, non mi hai dato una bella notizia, ma non mi hai costretto a mandare quell'uomo in ospedale. Ho accettato la responsabilità delle mie azioni molto tempo fa e non ho rimpianti. Ho pagato il mio errore e imparato da esso, ottenendo molto più di quello che mi meritassi. Se non fossi finito in prigione, non sarei mai andato a lavorare con Arkadij allo studio e non avrei mai ottenuto il lavoro dei miei sogni. Oltretutto, non c'è nessun motivo per rimuginarci sopra ora. Il passato è passato e tu non hai nulla di cui scusarti.»
Elia annuì appena, facendo un passo verso di lui e avvolgendogli le braccia intorno al corpo. Enea ricambiò la stretta, affondando il viso contro la sua spalla. Restarono così per lunghi minuti, lasciandosi cullare dalla presenza dell'altro, senza dire una parola. Quando si staccarono, Enea si avvicinò alla tomba di Agata e vi si inginocchiò davanti, incurante della neve che gli bagnava i pantaloni. Fissò la foto della donna per lungo tempo, cercando di fare ordine tra i suoi stessi pensieri.
Molte cose erano cambiate da quando era tornato a Firenze. Al suo arrivo, era stato ancora un ragazzo pieno di rabbia e risentimento, incapace di perdonare e andare avanti, ma ora... ora sapeva che la vita era troppo breve per restare aggrappati al passato. Non c'era niente che potesse fare per cambiare quello che era successo e, se l'avesse fatto, probabilmente non sarebbe mai diventato la persona che era ora, una persona che aveva smesso di fuggire dai suoi errori e dal suo passato – o che, almeno, ci provava. Forse non sarebbe mai riuscito a perdonare del tutto Agata, ma sapeva di non poter fare altro che lasciar andare la rabbia – lasciar andare lei – se voleva davvero andare avanti con la sua vita.
Era ora di permettere ai fantasmi del passato di riposare.
Con un ultimo sguardo di addio, si alzò e tornò da Elia, facendo scivolare la mano nella sua. Mentre ricambiava il suo sorriso, Enea pensò che suo fratello era come un tatuaggio, indelebile sulla pelle. All'inizio aveva creduto che fosse lì per ricordargli tutto ciò che avrebbe voluto dimenticare, ma con il tempo aveva capito che non era così. Elia era lì perché era l'unica cosa che non avrebbe mai dimenticato, non importava quanto ci provasse, sarebbe sempre stato una parte di lui, la sua metà, la sua àncora.

E non avrebbe potuto chiedere àncora migliore di quella. 


 

FINE

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

 

24/10/19

E anche quest'avventura è giunta al termine! Mentirei se vi dicessi che non ho gli occhi lucidi e il cuore pesante, mentre scrivo queste righe subito dopo aver finito la stesura definitiva dell'epilogo. 

Ho amato ogni secondo passato a scrivere questa storia, e i suoi personaggi avranno sempre un posto speciale nel mio cuore. "Anchor" è rimasta al mio fianco per gli ultimi sette anni, e non so davvero cosa ne sarà della mia vita senza di loro. Vederli crescere e maturare – e me con loro – è stato fantastico e affascinante, non solo all'interno della trama del libro, ma anche nelle diverse stesure – un tempo questa storia aveva tre capitoli e si chiama "Certi tatuaggi fanno male anni dopo che li hai fatti, ma per quello che ricordano", un sacco di cose sono cambiate da allora, e non solo grazie a me e ai miei sforzi.

I ringraziamenti per questa avventura vanno principalmente a due persone, Chiara e Luisa, per aver seguito Enea ed Elia ad ogni passo, fin dal lontano 2012. Avete fangirlato e tifato per questi due testoni dall'inizio, e ve ne sono molto grati – e io con loro. 

Vorrei anche ringraziare tutti voi lettori, silenziosi o meno. Il vostro supporto e i vostri pareri sono stati determinanti per lo sviluppo di questa storia. Come sempre, vi chiedo di farmi sapere cosa pensate qui nei commenti o sui social. Mi trovate su instagram come dru_writer e su facebook come dru_writer (pagina) e Dru Herondale/Duvrangrgata (account). Vi invito a seguirmi, in modo da restare aggiornati sui miei nuovi progetti. 

 

Alla prossima avventura,

Dru

 

 
   
 
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