Intro 
 

Per quanto continuasse a ripeterla, provando ad intensificare l’azione delle braccia coordinandole in maniera perfetta, il colpo non risultava mai completamente efficace. Erano giorni e giorni che ci riprovava, suscitando la perplessità di Akane e lo scherno di Genma al quale Happosai faceva eco volentieri.
“Dannazione! Che diavolo c’è che non va?!” sbottò Ranma in direzione dell’ennesimo bersaglio “non è potente quanto la sua.”
“E’ inutile futuro marito te l’ho già spiegato, la luna non può essere anche il sole, pertanto la tua grande abilità nella tecnica del moko tabisha ti impedisce di saper sfruttare la shishi hoko dan allo stesso modo. Non sei semplicemente portato ad utilizzarla.”
Obaba lo osservava dalla sommità del muro che recintava il Dojo, appollaiata sopra al suo bastone aveva assistito alla fallimentare prova per la quale il suo futuro genero non sembrava intenzionato a desistere.
“Sciocchezze, io sono l’erede della scuola di lotta Saotome e devo saper utilizzare ogni tecnica marziale alla perfezione.”
“Come ti pare futuro marito, vedi solo di non affaticarti troppo.” Così dicendo la vecchia se ne andò.
Ranma incrociò le gambe sedendosi nell’erba umida, possibile che non riuscisse ad eguagliare Ryoga in quella tecninca?
“Ranma adesso smettila e vieni a cena.” Akane comparve alle sue spalle, “guarda come hai ridotto questo giardino, mio padre sta piangendo da ore, come lo ripagheremo questo disastro?”
Ranma si ravvivò balzando in piedi “piangendo da ore…ma certo!”
“La notizia ti ha toccato vedo.” Commentò la ragazza con sarcasmo mentre Ranma seguitava ad annuire come avesse appena compreso una verità imprescindibile.
“Offendimi.”
La ragazza strabuzzò gli occhi “prego?”
“Sì offendimi, tipo sei uno stupido o cose simili…”
“Perché mai dovrei offenderti stupido?!”
“Esatto bravissima!”
Akane si portò una mano alla fronte, sentiva chiaramente una vena pulsare “senti Ranma io me ne vado a mangiare, quando hai recuperato il cervello puoi raggiungerci.”
Ma il ragazzo non le diede bado, rimettendosi in posizione cercò di scagliare nuovamente il suo colpo contro un palo di legno sopravvissuto ai tentativi precedenti.
“Tecnica del colpo del leone” rieseguì le mosse così come Obaba al tempo gli aveva insegnato “shishi hoko daaan!”
Il palo si disintegrò ma tuttavia la densità del colpo non era variata dalle volte precedenti.
“Maledizione! E’ inutile non sono sufficientemente triste e depresso…in questo modo non riuscirò mai a farla meglio di Ryoga.”
Akane alzò gli occhi al cielo “quindi tu vorresti deprimerti per riuscire a realizzare questo colpo?”
“E’ l’unico modo.”
“Da quando ti conosco di idiozie ne hai dette tante ma sono abbastanza certa che questa si classifichi ai primi posti.”
Ranma corrugò la fronte contrariato “ non è un’idiozia, non posso permettere che Ryoga sappia manipolare una tecnica simile meglio di me. So che è potente tanto quanto il grado di infelicità dell’individuo che la utilizza, e mi ci sono impegnato davvero a pensare a cose tristi ma senza riuscirci.”
“Questo perché sei un egocentrico narcisista.”
“Sto parlando seriamente Akane, le ho provate tutte, ho pensato a mio padre, alla faccia di Tatewaki, a quando in bagno non c’è acqua calda, ai soldi che Nabiki mi ha spillato per una scommessa idiota, alla tua cucina, alla scarsa misura del tuo seno…insomma tutte cose che un po’ di amarezza la dovrebbero far provare….Akane? Perché hai quell’aria assassina’”
“Maledetto idiota!”
“Ma che ti ho fatto stavolta?” e mentre lo chiedeva Ranma si ritrovava già sul tetto della palestra provocando l’ennesimo danno infrastrutturale che qualche santo, nel caso specifico Soun, avrebbe dovuto riparare.
 
Dopo la cena, durante la quale, come era consuetudine, i due fidanzati si erano tenuti il muso reciproco, Ranma tornò in palestra standosene però sdraiato sul pavimento a fissare le macchie d’umidità che scurivano il soffitto.
“Sempre la solita violenta,” borbottò massaggiandosi la botta presa alla testa “mai una volta che la prenda con un po’ di spirito.”
“Per questo dovresti sposare Shampoo, futuro marito.”
Ranma sobbalzò ritrovandosi i grossi occhi tondi di Obaba davanti alla faccia.
“Vecchiaccia vuoi farmi prendere un colpo, che ci fai ancora qui?”
“Shampoo mi ha detto di portarti del ramen.”
“Ho già cenato.”
“Ma questo è speciale.”
“Ogni volta che mi propinate qualcosa di speciale finisco sotto qualche incantesimo con casini annessi.”
Obaba parve offesa e ripose la ciotola di ramen nella scatola delle consegne “sei troppo diffidente futuro marito.”
“Puoi darmi torto?”
L’anziana tergiversò la domanda, “piuttosto sei riuscito nella tua impresa?”
Il ragazzo scosse il capo “c’è qualcosa che mi sfugge.”
“E dovresti esserne felice futuro marito, sentimenti di tristezza e infelicità potranno anche aumentare l’hoko dan, ma credi davvero che il gioco valga la candela? Dovresti chiedere a Ryoga cosa significa essere…”
Ranma non la lasciò terminare. “Sei un genio Obaba, è proprio questo quel che devo fare.”
“Cosa?”
“Per quanto io mi sforzi non riesco a provare simili sentimenti, pertanto solo uno che li prova costantemente puoi insegnermeli.”
Obaba lo fissò allibita “non hai capito proprio nulla futuro marito.”
Ranma era tuttavia partito per la tangente, come al solito abbagliato dall’orgoglio e dall’interesse esclusivo verso la propria forza e abilità aveva finito per guardare al dito e non alla luna.
“Devo trovare quell’idiota e costringerlo a rivelarmi il suo segreto.”
Obaba tentò di colpirlo in testa con il bastone ma Ranma fu più rapido.
“Ti ringrazio vecchia Obaba, mi hai dato un ottimo consiglio.”
“Hai interpretato quello che hai voluto. E adesso dove vai?”
“A cercare Ryoga.”
“Bada a te futuro marito, ciò che si sottovaluta e si prende alla leggera può portare a cambiamenti inimmaginabili.”
“Come sei apocalittica, so io quello che accadrà: imparerò ad utilizzare la tecnica del leone allo stesso modo di quella della tigre. La nostra scuola di arti marziali non avrà più rivali.”