Iniziativa:
Questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it.
Prompt:
profumo (giorno 25).
Numero
parole: 438.
Un
veleno.
Il
più potente che conosceva. Doveva confezionarlo, subito.
Piton
tremava in tutto il corpo, avvolto nel suo mantello nero, mentre
armeggiava con
erbe e liquidi dall’odore nauseabondo. Un colpo di bacchetta
e il calderone
prese a fumare, illuminando il suo viso pallido come quello di un morto
e gli
occhi cupi, di chi ha visto morta la persona che aveva sempre amato.
Un
veleno per raggiungere Lily, per porre fine a quel dolore che gli
lacerava il
cuore senza ucciderlo. Un veleno che gli permettesse di rivederla anche
solo
per un istante, gettarsi ai suoi piedi e implorare un perdono che forse
non
sarebbe mai arrivato. O forse sì, perché Lily gli
voleva bene, gliene aveva
sempre voluto e lui... lui non l’aveva protetta. Non
abbastanza.
Piton
scagliò a terra libri e contenitori di vetro, che andarono a
infrangersi,
schizzando schegge ovunque.
Intanto,
il calderone continuava a fumare, in attesa di ingurgitare gli
ingredienti, che
non tardarono ad arrivare insieme a lacrime amare. I gesti di Piton
erano
violenti, secchi, disperati. Si sentiva così sconvolto da
non sapere bene
nemmeno quale tipo di veleno stesse confezionando, ogni nozione che
possedeva
era svanita come fumo nell’aria, lasciandolo solo con il
proprio dolore.
Digrignò
i denti, provando un odio profondo per se stesso, per Silente, per i
Mangiamorte, per Voldemort stesso, per il mondo intero, quando lo
sentì. Un profumo
delicato, ma abbastanza forte da sovrastare il lezzo che esalava la
pozione che
ribolliva nel calderone, lo raggiunse e il suo viso si distese.
Piton
si portò la mano davanti al viso ed aprì il
pugno. Con i petali sgualciti vi
trovò un giglio, candido come la prima neve.
«Lily...»
Piton
indietreggiò, il fiore cadde a terra, lieve.
Fissò il soffitto, con le lacrime
che gli rigavano le guance fredde e il respiro accelerato che si
condensava
davanti alle labbra appena dischiuse. Emise un acuto lamento e per un
istante
pensò di essere davvero sul punto di morire. Invece, quando
riaprì gli occhi,
si ritrovò ancora nel sotterraneo con ai piedi quel giglio
che pareva brillare
di luce propria.
Piton
si piegò in avanti, cozzando le ginocchia sul pavimento
freddo ed estrasse la
bacchetta. Con gli occhi ancora fissi sul fiore e un sorriso che sapeva
di
ricordi lontani e perduti, sussurrò:
«Expecto Patronum!»
Una
cerva d’argento comparve dalla punta della sua bacchetta,
fece un giro completo
della stanza e gli si fermò di fronte, come in attesa.
Piton
nascose il viso fra le mani e pianse più forte, senza avere
il coraggio di
guardarla.
«Perdonami,
Lily... perdonami!»
La
cerva svanì insieme alla sua voce rotta dai singhiozzi.
Angolino
dell’autrice:
Ciao
e bentrovati!
Non
è la prima volta che scrivo su Piton, ma è la
prima volta che cerco di dare
voce a ciò che ha provato subito dopo la morte di Lily.
Penso che una parte di
lui sarebbe voluta morire insieme alla donna che aveva tanto amato.
Spero
che quanto scritto non lasci troppo a desiderare.
p.s.:
per chi fosse masochista volesse, QUI
sul mio blog trovate tutte le altre storie scritte fino a oggi per il
writober.
Senza
alcuna pretesa,
Elly