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Autore: TaLon    26/10/2019    1 recensioni
Nel 2002 andava in onda l'ultima stagione di "Star Trek-Deep Space Nine" e nella comunità dei fan è subito stato chiaro che non avrebbero fatto seguito film o sequel di alcun tipo.
Tuttavia ho sempre pensato che fosse più che possibile continuare la storia, e così iniziai a scrivere la "Stagione 8", rimasta nel mio pc fino ad oggi.
Troverete ogni 2 settimane il testo rieditato, e potrete tornare su Bajor, sulla stazione spaziale, e seguire le nuove avventure di DS9.
Ci sono circa 20 capitoli al momento, ma rieditando il testo potrei aggiungere o togliere: nel 2002 avevo 23 anni e sono cambiate molte cose da allora.
Approfittate per il rewatch su netflix
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Data stellare: 1842474.2009132418 (11/07/2380) DS9 Alloggio del dottor Bashir
 
Le paratie grigie sono un riflesso del suo umore: Bashir, il dottor Bashir, è sprofondato nel divano del suo alloggio, il piccolo Dodo a condividere la sua solitudine.
Osservano con ammicaraione il plastico di Fort Alamo, che fagocita la maggior parte del soggiorno: i dettagli sono realizzati con cura, e dipinti interamente a mano. Lui e Miles hanno impiegato due anni a realizzarlo, comprensivo dei personaggi in miniatura i texani che presidiavano le mura, con le loro piccole armi e tutti i messicani che scalavano le mura con aria minacciosa.
 
Il dottore prese un respiro e sospirò.
Dal buio provenne una voce: “Julian spegni la luce e vieni a letto.”
Il dottore si stropicciò gli occhi: “Sto finendo un lavoro”
La sua voce stanca era un eco della sua giovialità.
Dall’altra stanza Dax sussurrò abbastanza forte da farsi sentire: “Come se ci credessi!”
Julian alzò lo sguardo dai piccoli soldati e sorrise: “Computer spegnere le luci.”
Tuttavia restò lì, ad immaginare il deserto e la missione francescana di Fort Alamo persa nel nulla: avrebbero dovuto realizzare anche la città, ma a quel punto il plastico sarebbe stato troppo grande per un alloggio standard della stazione cardassiana.
 
Ezri si girava nel letto: così tante vite per aspettare un bambino che gioca con i soldatini? “Su questa stazione non basta solo un consigliere” sussurrò appena più forte di prima.
Julian si decise a lasciare il divano, tutti avevano delle lamentele da portare avanti, in quegli ultimi cinque anni erano cambiate molte cose, e non sempre per il meglio: aveva il diritto di lamentarsi perché non poteva più giocare con il suo migliore amico? Alla loro età?
Eppure sulla sua scrivania troneggiava ancora l’olofoto che avevano scattato da Quark: lui e Miles erano in costume, ed avevano un orso polare in testa, e festeggiavano l’ultima battaglia vinta. Forse avevano salvato l’Irlanda dall’invasione sassone, o qualcosa del genere.
Volse lo sguardo al suo letto: una donna bellissima, fingeva di dormire. Aveva ragione ad essere tanto infastidita, non le aveva dato molte attenzioni ed invece le meritava tutte.
 
Scivolò sotto il lenzuolo leggero: “Dax già dormi?”
La donna sbuffò contro il cuscino, tenendo gli occhi chiusi: “Dovrei dirti di si.”
Il dottore le lasciò un bacio sulla spalla candida: “Sai dovresti disdire il tuo alloggio, così potremmo chiederne uno più grande.”
Dax si voltò verso il suo uomo: “Lo useresti solo per metterci un plastico più grande”
Il dottore le sorrise: era un uomo fortunato, si sentiva davvero fortunato…
 
Data stellare: 1842474.2009132418 (11/07/2380) Terra Alloggio di Miles O'Brien

Le luci della baia si riflettevano sulla superficie dell’acqua: Miles osservava il lento movimento delle barche a vela. Erano davvero arcaiche ed anacronistiche, da un lato c’era l’accademia della flotta stellare, dove giovani provenienti da tutto il quadrante studiavano per viaggiare tra le stelle, e dall’altro gli abitanti di San Francisco che si muovevano sulle loro barche di legno, spinte dal vento.
Il signor O’Brien non sentì i passi di sua moglie, e fu colto di sorpresa quando le lo strinse a se: “Amore è tardi, vieni a letto.”
Si voltò verso di lei fissandola negli occhi scuri: “Ho molti compiti da correggere. Alle volte credo che questi ragazzi non sappiano nemmeno cosa sia un giunto di derivazione quantizzato. Mi sembra di fare sempre un passo indietro.” Sospirò stringendo a se sua moglie Keiko
La donna sorrise contro il suo torace: “Sono ragazzi, quest’anno hai la prima classe. Impareranno!” Si staccò appena da lui, quel tanto che le bastava per guardarlo negli occhi: “Hanno l’insegnante migliore che potrebbero desiderare.”
Miles borbottò qualcosa contro la sua fronte.
“So cos’hai” sorrise
“Davvero?” chiese lui sorpreso
“Non riesci ad abituarti ad una giornata di ventiquattro ore, continui a lavorare con le ventisei che c’erano sulla stazione DS9.” Donò all’uomo un ampio sorriso “Anche i bambini hanno fatto fatica ad adattarsi”.
Miles annuì mesto, non poteva dirle di odia la Terra, di trovare i suoi studenti insopportabili, di voler tornare in prima linea “Non posso nasconderti nulla amore mio”
“Però sono cinque anni: amore dovresti parlare con un dottore.”
L’uomo si dimenò alla sola idea: “No, non i dottori, non capiscano nulla e cercano sempre di infilarti una sonda da qualche parte!!!”
Keiko sorrise, i suoi occhi scuri brillavano alla luce delle piccole navi “Bashir ti piaceva”
Miles scosse la testa “Geneticamente modificato, ecco perché: non era un dottore normale”
La donna gli sorrise ancora di più: “Io vado a letto amore, cerca di raggiungermi”
La vide scomparire dentro casa “I bambini sono da mia madre” gli gridò dal buio
Miles finalmente sorrise e seguì sua moglie in casa.
 
Più tardi nella notte O’Brien tornò a correggere i compiti: la sua tortura sulla Terra. Tornare a casa avrebbe dovuto essere un paradiso: aveva sbagliato ad accettare l’alloggio a SanFrancisco, doveva tornare a casa sua a Killarney in Irlanda. Ma a quel punto Keiko avrebbe preferito andare in Giappone dalla sua famiglia, ed avrebbero finito col litigare. San Francisco sarebbe andata bene per tutti, ai bambini piaceva, e Keiko ne era entusiasta.
Guardò la cornice olografica sulla sua scrivania: lui e Julian Bashir erano nel bar di Quark, avevano appena salvato l’Irlanda dai sassoni. Un’altra foto la sostituì: giocava a freccette con Julian e Morn: Keiko aveva ragione sentiva la mancanza di Bajor. Anzi: della stazione!
Lì aveva sempre qualcosa da fare, qualcosa di interessante non come correggere novanta test identici, che avrebbero dovuto dare tutti lo stesso risultato: aspettava di arrivare al compito giusto, il suo cadetto preferito trovava sempre soluzioni creative per i suoi test.
Ma sulla Terra avevano l’opportunità di pensare ad un terzo figlio: DS9 era troppo pericolosa.
Erano stati folli ad avere due figli in quei giorni, ma era felice della piccola Molly e di suo fratello Kyrayoshi, e forse ce ne sarebbero stati altri.

   
 
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