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Autore: Stria93    26/10/2019    1 recensioni
L'uomo si alzò e raggiunse l'alcova. Sansa si divincolava nel sonno e si lamentava, i segni delle lacrime ben evidenti sul suo viso e sul cuscino.
Era uno spettacolo straziante e Tyrion sentì che gli si stringeva il cuore nel vedere la ragazza ridotta in quello stato, prigioniera di un incubo che, ahimè, probabilmente non si discostava poi molto dalla dura realtà.
Per un attimo rimase lì fermo ad osservarla, combattuto tra il desiderio di svegliarla per sottrarla a quel tormento e il timore di spaventarla, ma alla fine prevalse la pena per quella giovane e Tyrion si arrampicò sul letto, avvicinandosi a lei.
- Sansa. - chiamò dolcemente. - Sansa, svegliati. -
Ma la ragazza non dava segno di averlo sentito, allora Tyrion allungò cautamente una mano e le toccò una spalla, scuotendola gentilmente. - Svegliati, Sansa. -
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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nightmare

Approdo del Re era avvolta dalle dolci tenebre della notte del Sud, ben diverse dall'oscurità misteriosa e venata di verdazzurro tipica delle fredde e lunghe notti del Nord, dove il ghiaccio e la neve riflettevano i bagliori d'argento della luna creando paesaggi tanto meravigliosi e sublimi da far dubitare della loro stessa esistenza nelle terre degli uomini, quasi che il calare della sera fosse in realtà un ponte verso un mondo popolato da spiriti evanescenti e inafferrabili dalla mente razionale.
C'era stato un tempo in cui la giovane Sansa Stark soleva starsene comodamente distesa nel letto tra le coltri di seta leggera, il corpo ancora in boccio accarezzato da una semplice sottoveste di cotone, e sospirava di piacere e stupore constatando quanto quella nuova lievità le risultasse piacevole, specialmente in contrasto con la pesantezza delle coperte di pelliccia e la ruvidezza delle vesti di lana delle quali non si poteva fare a meno su al gelido Nord.
Sansa si lasciava andare contro i morbidi cuscini e inspirava profondamente l'aria calda fragrante e vibrante di odori mai percepiti prima di allora che filtrava dalla finestra semiaperta della sua lussuosa camera da letto. Le piaceva ascoltare i rumori della città, il chiacchiericcio annoiato delle guardie che facevano la ronda attorno al palazzo, il vociare confuso in lontananza del popolo che sbrigava le proprie faccende notturne, anche se spesso preferiva non immaginarne la natura, e poi c'era il suono delle maree, delle onde che si infrangevano contro gli scogli, l'ipnotica ninnananna della risacca e il grido di alcuni gabbiani. Quella sinfonia casuale di rumori e suoni che si fondevano gli uni negli altri l'aiutava a scivolare placidamente in un sonno tranquillo.
Ma quel tempo era finito.
La ragazza era diventata sorda a quelle melodie estemporanee che all'inizio le erano parse tanto gradevoli, i suoi occhi erano ormai ciechi allo splendore degli abiti, al brillio dei gioielli e alla vanità delle acconciature elaborate e all'ultima moda tra le giovani donne della città.
Per non parlare della sua anima candida, innocente e forse un po' ingenua; l'anima di una bambina non ancora donna che era stata brutalmente stuprata e lacerata da un dolore inesprimibile, lo stesso dolore che le comprimeva insopportabilmente il petto e le serrava le viscere in una morsa velenosa che le prosciugava ogni forza e le faceva rifiutare cibo, medicamenti e ogni vana consolazione.
Sansa malediceva tra sé il giorno in cui era giunta alla luminosa Approdo del Re, che aveva tanto sognato quando viveva a Grande Inverno e che le appariva ora come una città-trappola brulicante di pericoli: una ragnatela dorata, un covo di serpi infide e striscianti sempre impegnate a tramare nell'ombra, pronte ad azzannarsi al collo a vicenda e ad avvolgerla nelle loro spire intriganti e letali.
Era sola, Sansa. I suoi affetti più cari le erano stati strappati uno dopo l'altro e nelle ultime settimane la giovane Stark non riusciva ad allontanare da sé le tremende visioni di quelle che erano già state rinominate le Nozze Rosse, come se il massacro della sua famiglia avesse meritato un titolo eclatante da insulso spettacolo di strada.
Il corpo esanime di Robb, la cui testa mozzata era stata ignobilmente sostituita con quella del suo metalupo solo per il crudele divertimento degli uomini scellerati di Frey, il sangue color rubino che zampillava dalla gola di sua madre trapassata da parte a parte, la vita che le scivolava via dagli occhi vuoti che non potevano più vedere e fissavano il nulla e infine il suo corpo gettato nel fiume come la carogna di un animale.
Sansa non aveva assistito di persona a quello scempio, ma Joffrey, nella sua crudeltà, si era premurato che alle sue orecchie arrivasse un resoconto più che dettagliato di come i suoi cari fossero stati trucidati e ora la mente sconvolta della ragazza seguitava a mostrarle davanti agli occhi, gonfi, arrossati e cerchiati da ombre viola, quella sequenza di immagini orribili.
Non riusciva a dormire e quando finalmente crollava per la stanchezza era visitata da incubi angoscianti e orrendamente vividi cosicché al risveglio si sentiva ancora più sfinita di quando si era coricata; non poteva mangiare alcunché senza che il suo stomaco si ribellasse e le sue membra erano preda di una strana gravosità, come se tutta la sofferenza che provava pesasse sul suo corpo esausto.
Alla fine, quella sera, aveva accettato di assumere qualche goccia di essenza di Ombra della Sera. Era stato Tyrion a insistere e lei aveva ceduto alla sua accorata richiesta più per cortesia nei suoi confronti che per riguardo verso se stessa.
In effetti, il suo nuovo marito pareva davvero l'unica persona in tutta la città che avesse sinceramente preso a cuore la sua situazione. Le aveva sempre mostrato rispetto e gentilezza e, anche ora che erano sposati, il Lannister si era sempre rifiutato di consumare il matrimonio, contravvenendo in tutto e per tutto agli ordini perentori di suo padre.
Non entrerò nel tuo letto, finché non sarai tu a volerlo.
E così i due trascorrevano le notti nella loro camera nuziale per non destare sospetti, ma rigorosamente separati: Tyrion aveva galantemente offerto a Sansa il grande letto a baldacchino, mentre lui si rannicchiava sull'ottomana rivestita di broccato.
- Sai, a me non occorre molto spazio. - aveva scherzato quando la giovane aveva cercato di protestare.
Questo era un altro merito che bisognava riconoscergli: era l'unico che riuscisse, di tanto in tanto, a strapparle un sorriso genuino.
In fondo, quello strano piccolo uomo non era poi molto dissimile da lei: entrambi venivano seguiti da sguardi di scherno ovunque andassero. In quanto figlia e sorella dei traditori Stark, in molti le riservavano occhiate sospettose e di malcelato astio, altri ancora le scoccavano sguardi compassionevoli che la facevano sentire quasi peggio.
Tyrion, d'altro canto, era il Folletto, la Scimmia Demoniaca, il Mezz'uomo che aveva ucciso la madre nel momento stesso della sua nascita e sembrava fare di tutto per scontentare e scandalizzare l'intera casata dei Lannister. Aveva saputo fare di un'onta la sua forza e Sansa intuiva come egli si servisse della maschera che si era costruito negli anni a mo' di scudo contro il resto del mondo.
Proprio partendo da queste basi, i due avevano iniziato a costruire un rapporto di sincera complicità, una sorta di alleanza... ma poi era avvenuta la tragedia delle Nozze Rosse e Sansa non riusciva a sostenere lo sguardo di suo marito senza ricordare che il padre di questi aveva ordito il complotto che aveva portato alla cruenta morte di sua madre e suo fratello.
Razionalmente, sapeva bene quanto Tyrion fosse diverso dagli altri componenti della sua famiglia ed era anche consapevole che egli biasimava Tywin tanto quanto lei per l'aberrante crimine di cui si era macchiato servendosi della mano sanguinaria di Walder Frey; ma era pur sempre un Lannister e la giovane si trovava combattuta tra sentimenti contrastanti ogni volta che si trovava in sua presenza. Non che importasse ovviamente: in quel momento non c'era spazio per altro nel suo cuore se non per il lutto e il tormento.
Ma Tyrion aveva insistito molto perché reagisse e andasse avanti con la sua vita senza abbandonarsi alla micidiale corrente del fiume Dolore che trascina a fondo senza pietà, e così aveva fatto in modo di procurarle l'essenza di Ombra della Sera per aiutarla quantomeno a riposare un po'.
E così, Sansa aveva preso il calice dalle mani di Tyrion e se l'era portato alle labbra con la sterile apatia che ormai caratterizzava ogni suo gesto. Non le importava poi molto di dormire: non avrebbe certo riportato in vita la sua famiglia, ma Tyrion parve soddisfatto e le rivolse un cenno rassicurante prima di voltarsi per darle il tempo di prepararsi per la notte.
Sansa si era frettolosamente svestita, nascosta dietro un paravento e, quando il marito si girò di nuovo verso di lei, la ragazza affondava già nel letto, decisamente troppo grande per una persona sola, con le coperte tirate fino all'altezza del collo, lo sguardo spaurito e guardingo come accadeva ogni volta che si trovava al suo cospetto senza la protezione di corsetti e strati su strati di vestiti.
Tyrion sospirò, pensando per l'ennesima volta a quanto quella situazione fosse assurda e ridicola. Non che incolpasse Sansa, ovvio. Era una vittima tanto quanto lui, se non peggio. Il minimo che egli potesse fare era cercare di non darle ulteriori motivi di angoscia e provare, per quanto possibile, a lenire le ferite che le erano state inferte dai suoi consanguinei.
Indugiando su questi amari pensieri e rimpiangendo gli abbracci e i baci infuocati di Shae, Tyrion si sfilò la casacca e indossò una semplice camicia di lino e un paio di brache, dopodiché si rannicchiò alla bell'e meglio sull'ottomana e scoccò un'ultima fugace occhiata alla sua moglie-bambina. Avrebbe voluto dirle qualcosa, anche solo augurarle la buonanotte, ma Sansa aveva già chiuso gli occhi. Impossibile dire se dormisse davvero o se stesse solo fingendo per evitare che lui le parlasse, ma Tyrion distinse nettamente una lacrima perlacea sfuggirle dalle lunghe ciglia nere e, con un ultimo sospiro, posò la testa sul cuscino e abbassò le palpebre a sua volta.


Le gambe di Shae lo avvolgevano, le sue labbra umide e calde lo accarezzavano facendolo fremere di piacere mentre le sue mani lavoravano sapientemente là sotto.
Tyrion gemeva e stringeva a sé la donna.
Mio leone.
Ad un tratto, Shae cominciò ad emettere una sorta di pigolio e Tyrion sentì l'eccitazione aumentare ancora di più.
Ma presto si rese conto che qualcosa non andava: quei versi assomigliavano sempre più ad un pianto piuttosto che a manifestazioni di godimento, inoltre sembravano farsi sempre più forti e prevaricare ogni altra cosa.
Tyrion riemerse bruscamente dal sogno ed ebbe un attimo di smarrimento prima di realizzare di trovarsi nella sontuosa camera nuziale e capire che il suono che aveva udito e l'aveva svegliato proveniva dal grande letto a baldacchino poco distante da lui.
L'uomo si alzò e raggiunse l'alcova. Sansa si divincolava nel sonno e si lamentava, i segni delle lacrime ben evidenti sul suo viso e sul cuscino.
Era uno spettacolo straziante e Tyrion sentì che gli si stringeva il cuore nel vedere la ragazza ridotta in quello stato, prigioniera di un incubo che, ahimè, probabilmente non si discostava poi molto dalla dura realtà.
Per un attimo rimase lì fermo ad osservarla, combattuto tra il desiderio di svegliarla per sottrarla a quel tormento e il timore di spaventarla, ma alla fine prevalse la pena per quella giovane e Tyrion si arrampicò sul letto, avvicinandosi a lei.
- Sansa. - chiamò dolcemente. - Sansa, svegliati. -
Ma la ragazza non dava segno di averlo sentito, allora Tyrion allungò cautamente una mano e le toccò una spalla, scuotendola gentilmente. - Svegliati, Sansa. -
A quel punto, la giovane spalancò gli occhi orripilati e si tirò su a sedere nel letto, ansimando.
- Sansa? -
Solo allora ella si accorse di Tyrion al suo fianco e, con uno scatto fulmineo, si ritrasse, coprendosi il petto con le lenzuola.
L'uomo alzò le mani per tranquillizzarla. - Va tutto bene. Non volevo spaventarti. Ti ho sentita piangere nel sonno allora ho pensato di svegliarti. Stavi avendo un incubo? -
Rassicurata sulle sue intenzioni, Sansa si morse il labbro e annuì, poi si mise a fissare un punto indistinto della stanza, cercando di controllare il respiro affannoso. Il suo volto era pallidissimo e lucido di sudore misto a lacrime.
Tyrion si accorse che la ragazza era scossa da un lieve tremito e, stando ben attento a non fare movimenti bruschi per non spaventarla di nuovo, prese una coperta ripiegata in fondo al letto e gliela depose gentilmente sulle spalle.
Sansa gli lanciò un'occhiata riconoscente e si strinse nel soffice tessuto ricamato.
- Me ne vuoi parlare? - domandò Tyrion, la voce dolce ma venata di una leggera incertezza.
La ragazza scosse lievemente la testa e tornò a scrutare nel vuoto con un'espressione indecifrabile, a metà tra l'orrore e un'infinita tristezza.
Tyrion si sentì di nuovo afferrare da un moto di compassione e tenerezza per la sua infelice sposa. In quell'istante avrebbe voluto poterla toccare, accarezzarle i capelli fiammeggianti, asciugarle la scia che le lacrime avevano lasciato sulle sue gote, stringerla a sé in un abbraccio protettivo e sussurrarle che, nonostante tutto, ogni cosa si sarebbe sistemata, prima o poi... ma sapeva che avrebbe solo ottenuto di turbarla ancora di più.
Fece per scendere dal letto e tornare al suo giaciglio improvvisato quando si sentì chiamare. - Tyrion, aspetta. -
L'uomo si arrestò e si voltò verso Sansa, che ora lo stava guardando come se fosse l'unico fievole barlume rimasto in un mondo di tenebre e ombre spaventose.
- Non te ne andare, per favore. -
Stupito da quella richiesta, inarcò le sopracciglia in un'espressione scettica. - Sansa, davvero vorresti che rimanessi al tuo fianco, nel tuo letto? -
Un violento rossore chiazzò le guance cineree della giovane. - Non in quel senso! - si affrettò a precisare. - Solo... per dormire. Nient'altro. -
Tyrion esitò per un attimo, poi fece un cenno d'assenso. - Se è quello che vuoi, mia signora. Resterò sopra le coperte, hai la mia parola. -
L'uomo si sistemò con la schiena contro la pila di cuscini, abbastanza lontano da Sansa per non rischiare di farla sentire minacciata, ma il viso leggermente inclinato nella sua direzione per non perderla d'occhio e cogliere il suo stato d'animo.
Dopo un po', la giovane si ridistese sul materasso, il respiro più calmo e lo sguardo più lucido anche se ancora intriso di terrore.
- Dormi, Sansa. Non avrai altri incubi stanotte, te lo prometto. -
Tyrion si diede dello stupido per aver formulato ad alta voce una promessa che chiaramente non poteva essere sicuro di mantenere, ma la ragazza parve comunque rincuorata e, senza riuscire a reprimere un brivido, si azzardò ad abbassare le palpebre sugli zaffiri delle sue iridi, varcando di nuovo il confine di quel mondo ignoto e oscuro che si celava oltre quello della veglia.
Tyrion sospirò per poi accomodarsi meglio contro i cuscini, pronto a vigilare sul sonno di quella giovane creatura smarrita che, nel bene o nel male, gli era stata affidata.


Il nano rimase accanto alla sua sposa per tutto il proseguire di quella notte ma il suo intervento non fu più necessario. Sansa dormiva tranquilla, sebbene i lineamenti del suo bel viso non avessero perso l'ombra di tristezza che ormai vi era impressa indelebilmente.
Tyrion si arrese al sonno solo verso il finire della nottata e le prime pallide luci dell'alba rosa e arancio sorpresero il nano e la ragazza profondamente addormentati nello stesso letto, a condividere il peso dei propri infausti destini.

  
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