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Autore: FreddyOllow    26/10/2019    0 recensioni
[Half Life 1]
White Mesa è un laboratorio segreto, gestito dal governo.
Gli scienziati si occupano di ricercare nuove tecnologie spaziali.
Ma in profondità, ci sono settori di cui nessuno conosce l'esistenza e lo scopo.
Pochi scienziati hanno l'autorizzazione a lavorarci e nessuno di loro ha una vita sociale.
Lavorano e vivono isolati dal resto del mondo.
Morgan Freeman, viene assunto come ricercatore nel settore Anomalie.
Ma mentre si accinge a provare un nuovo macchinario, qualcosa va storto...
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sulla porta sbatté qualcosa. Freeman indietreggiò, la pistola puntata davanti a sé. Uno, due, tre colpi, la porta vibrava sotto i colpi dell'essere. Udì un gemito gutturale dietro di essa. I colpi diventarono forti, pesanti, insistenti. Freeman indietreggiò di nuovo, urtò la schiena contro la parete. Altri gemiti si unirono.
La porta venne giù con un tonfo. 
Freeman aprì il fuoco. Dalla canna, lampi di luce illuminarono la stanza inghiottita dall'oscurità. Le pallottole squarciarono la carne di quelle cose che avanzavano goffamente, strascicando i piedi in direzione di Gordon. Udì dei lamenti provenire da loro, parole contorte, distorte, al contrario. Uno cadde a terra, mentre gli altri passarono sopra il suo corpo. Continuò a sparare. Un altro cadde di faccia a terra. Freeman mise una mano sul muro, lo seguì ciecamente. Un mano gli afferrò l'avambraccio, cercò di divincolarsi.
Le luci si accesero di colpo.
Vide tre uomini con camice da scienziato, le facce coperta da uno strano essere che aveva visto tempo prima e a cui aveva sparato; un headcrap. Sparò in faccia al primo che si accasciò al suolo, poi si spostò velocemente di lato, sparando al secondo a una gamba e al terzo sul petto. Uno indietreggiò, l'altra cadde su un ginocchio. Freeman prese la mira e sparò in testa ai due.
Si guardò intorno; Sulle pareti schizzi di sangue, il pavimento un lago che si andava riempendo. Freeman osservò i quattro uomini, che di umano non avevano più nulla. Non aveva mai visto una cosa simile. Quelle orrende creature avevano divorato la testa degli scienziati, assumendone il controllo del loro corpo. Aveva sentito dei gemiti, lamenti, parole provenire da loro. Forse non erano del tutto morti?

Quando lasciò la stanza di guardia, scendendo gli scalini, intravide dietro a delle casse altri esseri; zombie. Quelli cominciarono a marciare verso di lui. Duecento zombie tra scienziati, guardie e militari. Un esercito di non morti i cui gemiti rimbombavano da una parte all'altra del magazzino. Freeman si voltò, vide una porta a 100 metri e corse il più veloce possibile verso di essa. Mise una mano sulla maniglia, ma quella non si aprì. La scosse, la colpì con il calcio della pistola, ma niente; la maniglia rimase intatta. L'orda di zombie si fece sempre più vicina. Solo 50 metri e lo avrebbero raggiunto. 
Preso dal panico, cominciò a dare calci alla porta. Gli zombie si avvicinavano. La porta non dava segni di cedimento. Gli furono quasi addosso, quando alle spalle dell'orda si levò un suono assordante. Raffiche di spari, pallottole che volavano in tutte le direzioni. Tutti gli zombie si voltarono, marciando ciechi verso la direzione degli spari. I gemiti diventarono assordanti lamenti che coprirono il frastuono della armi. Freeman non perse tempo, e ricominciò a colpire la porta. Gli spari si affievolirono, mentre urla di dolore si perdevano in aria travolti dall'orda.
La porta cadde a terra.

Corse lungo il corridoio. Il fumo aleggiava alla base del soffitto penetrando dalle sezioni di muro e tetto crollati. Altri zombie sbucarono dalle porte, dai muri. Alcuni caddero dal soffitto schiantandosi al suolo. Freeman udì le loro ossa scricchiolare sotto il loro peso. Capì in quell'istante che gli zombie erano ciechi. Non lo vedevano sotto la nube nera di fumo che si intensificava sempre più. Vagavano senza meta, gemendo e buttandosi volontariamente nelle fiamme che divorava loro le carni. Morivano sotto strazianti lamenti. 
Un Headcrap strappò la presa dalla testa dell'uomo avvolto dalla fiamme, e balzò sul pavimento. Freeman gli puntò la canna della pistola. La creatura zampettò rapida sotto un cumulo di macerie e scomparve. Gordon si guardò attorno, puntando l'arma in tutte le direzioni. 
Gli zombie si strascicarono nel corridoio. Non sembravano percepire la sua presenza. Poi sentì qualcosa alle sue spalle, si voltò. Vide l'Headcrap all'altezza del muro. Fece per prendere la mira, ma quello gli saltò addosso per primo. Sei zampe cercarono di serrarsi attorno alla sua testa. Freeman cercò con una mano di liberarsi dalla morsa, mentre con l'altra tentava di mirare al corpo dell'HeadCrap. Nella lotta, Freeman urtò la schiena al muro, inciampò sui detriti e cadde a terra. Le zampe avevano quasi avvolto la sua faccia, davanti ai suoi occhi vide una piccola bocca con i denti seghettati. La creatura sbatteva le fauci, cercando di strappargli il naso. Poi si udì uno sparo. L'Headcrap cadde sul pavimento. Del sangue sgorgò fuori dalla sua ferita letale. Lo sparò fece eco nel corridoio. Gli zombie si voltarono nella sua direzione con un gemito assordante. 
Freeman intravide solo goffe sagome nere avvolte dal fumo nero. Sparò alla cieca, ma non colpì nessuno. Poi sentì un Click! Il caricatore era finito. Lo buttò via. Prese un caricatore dalla tasca del pantalone, lo mise nella pistola e cominciò nuovamente a sparare alla cieca. Il fumo diventava via via più intenso. 
Uno zombie gli si lanciò contro, lacerandogli la manica della sua giacca con gli artigli. Freeman gli sparò quattro colpi; tre sullo stomaco e uno in testa.
Altri zombie lo raggiunsero, ma Freeman fu svelto a fuggire attraverso una crepa nel muro. Si ritrovò in uno spogliatoio. L'acqua sgorgava intensamente dai tubi distrutti che pendevano fuori dai muri, allagando la stanza. Vide due scienziati in pancia in giù, la schiena squarciata. Superò i due cadaveri, entrando in una piccola stanza. Vi erano panche, armadietti e corpi di scienziati rivoltati ovunque. Molti di essi avevano il ventre lacerato, arti strappati e alcuni avevano il corpo diviso a metà. Il sangue si amalgamava con l'acqua. Uscì dallo spogliatoio, ritrovandosi in un corridoio. Qui il fumo nero non era intenso. Un fascio di luce rosso illuminava intermittente il corridoio. Era l'allarme. Le lampade che un tempo erano appese ai soffitti, si erano schiantate al suolo. A parte il fascio di luce rossa intermittente, il corridoio era buio. Freeman non udì nessun gemito, fatta eccezioni per lo spogliatoio che andava via via riempiendosi di zombie. Corse fino all'ascensore aperto di fronte a sé. Quando vi arrivò, vide che la scala antincendio appesa al muro era caduta in profondità, ma la parte sottostante era rimasta appesa. Così discese la scala verso il piano terra.

<< ALT! >> Urlò un militare, la faccia dipinta di strisce verdi e nere, l'elmo cadeva un po' verso sinistra. << Alza le mani! >> 
Freeman vide la canna del fucile d'assalto puntata a pochi metri dalla sua faccia. Quando fece per alzare le mani, il militare notò che aveva una pistola di piccolo calibro. << Buttala a terra! SUBITO! >>
Freeman la gettò a terra, alzando le mani.
<< Jasper! >> Gridò il militare, gettando un occhiata alle sue spalle. << Ho trovato una testa d'uovo! >> Aspettò una risposta che non arrivò mai.
<< Jasper! Dove cazzo sei? >> 
Freeman lanciò un occhiata alla pistola che aveva buttato sul pavimento.
Il militare si girò quasi del tutto verso la porta dove si aspettava l'uscita di Jasper, mentre abbassò la punta dell'arma al suolo. Freeman si gettò sulla pistola. Il militare si voltò di scatto per sparargli, ma Freeman fu più rapido. Tre colpi al petto che si fermarono dentro il giubbotto antiproiettile e uno alla gola. Il militare cadde all'indietro, sparando al soffitto da cui venne giù una nube di polvere. Freeman gli puntò la pistola alla testa, mentre il militare cercava di chiudere la ferita alla gola con entrambi le mani. Annaspava, affogava nel suo stesso sangue, gli occhi guardarono fissi quelli di Freeman che abbassò l'arma. Il militare morì poco dopo.
Strisciando con le spalle contro il muro, Freeman proseguì verso l'entrata alla sua sinistra. La porta era aperta. Si affacciò sulla soglia spiando dentro con un solo occhio. La stanza era in perfetto ordine e stonava con il caos là fuori. Vi erano sedie, scrivanie, computer, schedari e diversi quadri. Non vi era presenza umana. 
Quando entrò, vide una porta alla sua destra. Non l'aveva notato prima. La porta era chiusa, e mentre girò la maniglia, udì qualcosa dietro di essa.
La porta fu sradicata con tale violenza che travolse Freeman. La pistola gli cadde di mano e scivolò sotto una scrivania. Atterrò di spalle a terra. Poi si mise seduto sul pavimento, guardando sgranato la stanza adiacente che era avvolta totalmente dall'oscurità. Poi sentì uno zampettio. Si alzò subito in piedi, e si guardò intorno alla ricerca della pistola. Si mise a cercarla, quando sentì un grugnito. Si voltò. Sulla soglia vi era un mostro imponente; la carne rossa esposta, tappezzata da tre Headcrap dal corpo nero ebano. Uno li cingeva la testa. Erano molto più grossi di quelli che aveva visto precedentemente. Freeman fece per correre verso l'uscita, quando il possente zombie si strappò un Headcrap dalla carne e glielo lanciò contro con tutta la forza. L'Headcrap nero gli sfiorò di poco la scapola sinistra, schiantandosi inerme contro il muro. Freeman sussultò, ma riuscì a uscire dalla stanza. Scivolò verso il militare morto, gli strappò con tutta fretta il fucile d'assalto dalla mano e nel voltarsi cadde col sedere a terra. Non vide nessuno. Freeman deglutì. Attese, ma niente. Si mise su un ginocchio, puntò l'arma verso l'entrata della stanza. Tutto taceva.
Il muro esplose, lanciando pietre di varie dimensioni in tutte le direzioni. Una lo colpì al fianco, facendolo cadere di lato. Per sua fortuna era piccola, ma l'impatto era stato violento. Dalla nube di polvere si materializzò lentamente la sagoma del possente zombie. Dolorante, Freeman puntò il fucile verso la sua direzione e sparò. Una raffica di pallottole colpì in pieno lo zombie che urlò dalla rabbia, quasi un gemito. Un headcrap nero zampettò vicino al suo piede, lanciandosi verso Freeman che lo ridusse a mille pezzi in volo. Il possente zombie gli lanciò contro un secondo Headcrap nero, ma Freeman non riuscì a colpirlo. L'Headcrap si aggrappò sopra la canna del fucile d'assalto. Freeman sussultò dalla spavento e lo lasciò cadere istintivamente. Corse a perdi fiato dritto davanti a sé, verso il fascio di luce che illuminava il corridoio. Dopo 40 metri, si ritrovò fuori dall'edificio, annaspando dalla fatica, mentre la neve si liquefaceva sul suo volto caldo imperlato di sudore.




 
   
 
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