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Autore: Lord Kleveland    26/10/2019    1 recensioni
Un anno è passato da quando XANA è stato sconfitto. La vita dei Guerrieri sembra tornata alla normalità, ma Lyoko è una tecnologia incredibilmente avanzata e piena di lati nascosti. Segreti che riguardano il programma, la sua storia, i suoi utilizzi. Tutti elementi che attirano interessi. Interessi... inumani.
[La storia non prende in considerazione gli eventi dei libri e di Evolution]
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aelita, Jeremy, Nuovo personaggio, Ulrich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Terra – Francia – Parigi – Fabbrica abbandonata – Mercoledì 15 Settembre 2005 – Dalle 00:10 alle 2:35


La figura esile raggiunse il punto dove, secondo i suoi calcoli, si trovava l’oggetto delle sue ricerche. La scalinata di ingresso crollata non lo preoccupò, i vestiti a lui indosso, di un blu così scuro da sembrare nero, erano progettati per farlo resistere a molto di peggio. Gli bastò un balzo e atterrò al suolo senza sentire il minimo contraccolpo, come se fosse stata una caduta di pochi centimetri. Controllò di nuovo il dispositivo, i risultati che gli mostrò lo fecero innervosire


Nathen ikna! NATHEN IKNA! OMEKTIA DIN SWARKER! NATHEN IKNA! Limin morò antrekt? Ova man arkatania” 


La sua idea era perlustrare attentamente quel posto in modo sistematico e ordinato, senza farsi sfuggire nulla. E lo fece, ma con un’ansia galoppante dentro di lui. Il tempo non era dalla sua parte.


Quando ebbe finito e si fu assicurato che non ci fossero strani passaggi segreti, tornò a quella sala principale e si avvicinò all’ascensore. Capì che premendo il pulsante avrebbe dovuto attivarlo, quindi lo fece. Nessuna risposta


Akentar-an?”


Prese il dispositivo e lo puntò verso il pulsante dell’ascensore, poi lo premé di nuovo e vide i risultati che riportava


Nik. Nikta akenta, almia entrekat. Aken mihart enthor” 


Sollevò il pannello e trovò il tastierino dell’ascensore. Dopo averlo osservato un secondo, tutto gli fu immediatamente chiaro. Prese quindi dalla sacca un secondo dispositivo composto da una piccola sfera del diametro di due centimetri, da essa partiva un gruppo di sottili filamenti. Dando un tocco con il pollice, la sfera si attivò ed i fili iniziarono ad allungarsi e a muoversi da soli come piccoli tentacoli. Dopo un po’ sollevarono il pannello del tastierino e si collegarono ai circuiti, poi il dispositivo iniziò a cercare tutte le combinazioni di numeri possibili. Dopo cinque secondi trovò quella corretta, l’ascensore tornò in funzione. La figura vi entrò e si apprestò a scendere


La prima cosa che vide fu la sala del supercomputer. Essendo immersa nel buio più totale, dovette farsi luce con il dispositivo agganciato al suo petto, questo gli permise di vedere la poltrona, gli schermi e la tastiera. Tutte cose che un tempo venivano usate da Jeremy ogni qual volta fosse necessario per un attacco di XANA o per lavorare sui programmi del supercomputer. In un anno la polvere si era accumulata e il tutto giaceva in stato di abbandono.


La figura si sorprese di quanto fosse tutto così grande, si aspettava qualcosa di molto più contenuto. Poi si mise a riflettere e capì. In effetti, non poteva essere altrimenti, quel posto era diverso dall’originale.


Prese il dispositivo che lo aveva condotto fino alla fabbrica e iniziò a puntarlo per tutta la stanza. Dai risultati che mostrava, capì di dover scendere ancora di più. Rientrò quindi nell’ascensore e premé il pulsante per scendere.

Arrivò nella sala degli scanner, ma ci rimase poco. Giusto il tempo per capire di dover andare ancora più in basso. E poi, non gli piacevano le forme e le silhouette di quei macchinari, gli ricordavano casa. Se c’era qualcosa che non apprezzava, quella era la sua casa.


Infine arrivò alla sala che cercava, l’unità centrale del supercomputer. Quel posto dava energia a tutto e al contempo immagazzinava tutti i dati. Era il centro di ogni cosa, il cuore e la mente di Lyoko. La figura però rimase stranita dal fatto che il suo dispositivo puntasse al pavimento, chiedendosi come avrebbe fatto ad attivare il tutto. Poi uscì dall’ascensore e tutto gli fu più chiaro. In quel preciso momento ci fu un primo passaggio di corrente e l’unità centrale si sollevò dal pavimento, mostrando la sezione circolare più bassa che fungeva da base e il pilastro con l’interruttore. Una leva che andava abbassata, proprio ciò che la figura fece.


In quel momento, Lyoko tornò in vita


Cinema L’Arc en Ciel e dintorni – Dalle 21:25 alle 22:09


Essendo un posto facile da raggiungere e con una buona copertura di film, l’Arc en Ciel era il cinema più noto della zona. Quindi i guerrieri Lyoko lo trovarono il posto ideale per andare a vedere quel film. I quattro del Kadic se ne stavano al centro della stanza, fra le biglietterie a destra che si riempivano di gente facendo aggiornare gli schermi con le programmazioni e i posti disponibili, e il bar a sinistra che sfornava popcorn ed erogava bibite a tutto spiano.


E noi che avevamo paura di arrivare in ritardo. Il film inizia tra cinque minuti e quei due non sono ancora arrivati” aveva commentato Ulrich, come tutti non vedeva l’ora di rivedere i due vecchi amici. Sopratutto Yumi, provava ancora qualcosa per lei, forse sarebbe riuscito a farglielo capire, o forse no. Non voleva rovinarsi la serata con quei pensieri

Almeno abbiamo comprato anche i loro biglietti” disse Jeremy

E poi c’è sempre della pubblicità prima del film. Abbiamo più tempo di quanto sembri” aggiunse Aelita. I due Einstein si tenevano per mano e continuavano a scambiarsi occhiate dolci. Se non avessero provato un leggero imbarazzo per via dei loro amici, sarebbero stati così romantici l’uno con l’altro da far venire il diabete a tutti i presenti nel raggio di cento metri.


Il gruppo dovette aspettare solo altri due minuti prima che i membri del liceo si mostrassero all’ingresso. Appena le due parti si videro, si corsero incontro unendosi a metà strada e salutandosi tra abbracci e pacche sulle spalle.


Ehi, scusateci per il ritardo. Abbiamo avuti dei contrattempi…”

William, sei tu quello che ha dimenticato il portafogli” Yumi fece finta di rimproverarlo, scatenando le risate del gruppo e anche dello stesso William. La ragazza non era affatto cambiata in un anno, si vestiva anche allo stesso modo. William invece si era fatto crescere i capelli, che ora gli arrivavano poco sopra le spalle, stava attraversando un periodo metal, come testimoniava la maglia con il logo dei Megadeath.


Mentre quei sei furono contenti di essersi finalmente rivisti, un settimo incomodo cercò di non farsi notare.


Blyat'! L’unica volta che non li voglio in mezzoAvier se ne stava sul lato destro della porta a vetri dell’ingresso, attento a non farsi vedere dai Guerrieri Lyoko. Il ragazzo era difficile da riconoscere poiché quella sera non indossava nulla dell’Adidas, neanche le mutande (eh si! Anche le sue mutande erano Adidas). Non volendo essere ricordato dal preside Delmas come un buzzurro che va agli appuntamenti in tuta da ginnastica, si era comprato i primi vestiti casual che aveva visto. Ma letteralmente i primi che aveva visto, se la felpa con il cappuccio grigio cenere, i blue jeans e gli stivali neri si abbinavano bene tra loro, era solo per un colpo di fortuna. Il ragazzo si sentiva a disagio in quei panni, non erano parte di lui.


Sissi, nel frattempo, era davanti a lui e lo aggiornava sulla situazione all’interno


Stanno ancora parlando”

Il loro film inizia tra un po’, perché perdono tempo?”

Vedo che anche a te stanno antipatici” nonostante il suo lavoro di vedetta, Sissi teneva la maggior parte del tempo lo sguardo sul ragazzo. Gli trasmetteva un fascino inusuale, dovuto anche al fatto che il suo volto non fosse perfetto dopotutto. Aveva la pelle leggermente butterata, gli occhi scuri, il setto nasale che faceva una brusca virata verso il basso e il labbro inferiore sporgente di più rispetto al superiore. Eppure, lo trovava molto carino in questo suo non essere perfetto.

No, in realtà sono loro che mi trovano un rompicog… Ehm! Un impiccione” l’imprecazione trattenuta era dovuta alle mille raccomandazioni fattegli dal padre di Sissi. Il preside Delmas era stato tre quarti d’ora a parlargli di cosa doveva e non doveva fare, quali comportamenti si aspettasse da lui… Insomma, mancavano solo So dove abiti e Questo matrimonio non s’ha da fare e l’elenco sarebbe stato completo.


Già immagino come reagirebbero se mi vedessero…” il ragazzo modificò la sua voce, rendendola molto più acuta e iniziando a mimare movenze femminili

Oh! Avier! Ma tu ci perseguiti. Ti incontriamo sempre. E dillo che ti manda il KGB per scoprire il nostro segreto supersegretissimo. Oooh! Cioè oooh!

Chi hai imitato? Aelita?”

No, ovviamente Odd” rispondendo così forse Avier aveva voluto sfruttare a suo vantaggio un suo non eccellere nelle imitazioni, o forse aveva già pianificato che le cose andassero così. Fatto sta che fu un miracolo che Sissi non si accasciò a terra dal ridere


Invece Ulrich sarebbe tipo SPARGEL! GEBRATENER SPARGEL! DER AUTOR IST EIN GUTER JUNGE! BITTE SAGEN SIE MIR, DASS SIE DIESES SCHRIFTLICHE NICHT ÜBERSETZT HABEN” la ragazza iniziò a ridere così forte da farsi uscire le lacrime, i presenti si girarono verso di loro cercando di capire che diavolo stesse succedendo


Ehi, ora smettila. Rischiamo di farci scoprire” Sissi guardò all’interno del cinema, poi rassicurò Avier

Non ti preoccupare. Stanno entrando in sala”

Meno male”


Dopo aver comprato anche i loro di biglietti, entrarono nella loro sala e un quarto d’ora dopo iniziò il loro film in contemporanea con I Fantastici 4. Ma il fatto che i due si fossero potuti permettere di comprare il biglietto all’ultimo e che la loro sala fosse mezza vuota, faceva capire molte cose sull’effettiva qualità e attesa di quel film. Dei pochi presenti, la maggior parte erano ragazzine molto giovani e casalinghe, alcune accompagnate da padri o mariti che tutto volevano tranne che stare lì. Il film si chiamava Dal cielo profundissimo, dai trailer sembrava una telenovela di un’ora e mezza, ed era per questo che Avier lo aveva proposto.

Si, l’idea era partita dal russo e non dalla ragazza. Non aveva mentito quando, nel Rendez-vous, aveva detto di amare le telenovela. Non che gli piacesse il prodotto in sé, al contrario lo trovava quanto di peggio esistesse nella TV, ma per questo le guardava. Provava un divertimento incredibile nel constatarne la mediocrità, nel vedere la regia assente e gli attori incapaci. Non sapeva neanche lui il perché, ma per quanto le odiasse non poteva fare a meno di guardarne sempre di nuove. Lo facevano sentire una persona migliore.

Quel film era proprio ciò che si aspettava, ciò che voleva. Non poté fare a meno di guardarlo con un sorriso da ebete ridacchiando tra sé e sé. Ma se fosse stato da solo, avrebbe riso sguaiatamente e in modo incontrollato ad ogni cambio di inquadratura e a ogni battuta.


Dopo un po’, arrivò l’intervallo.


Ehi, ti sta piacendo?” domandò il ragazzo. La ragazza gli rispose in modo affermativo, ma stava mentendo. Quel film faceva schifo anche per i suoi gusti, l’unica cosa che lo rendeva piacevole era la presenza di Avier accanto a sé. Ma se fossero usciti di nuovo, non gli avrebbe mai più permesso di scegliere

Ho voglia di qualche snack. Vado al distributore qui fuori, torno subito” disse il ragazzo, poi si alzò dalla poltrona e uscì dalla sala.


Il macchinario era esattamente di fronte la sala, il ragazzo si diresse verso di esso e ordinò un pacchetto di noccioline. La fortuna non fu dalla sua parte e il pacchetto si piegò in avanti, si appoggiò al vetro e si incastrò. Questo alterò non poco l’umore del ragazzo

Blyat! Blyat!” iniziò a gridare prendendo a pugni la macchina, causandosi più dolore che altro. Questo attirò l’attenzione verso di se, facendo sfumare le sue possibilità di non essere riconosciuto.

Ma tu sei davvero uno stalker. Non è possibile!” Avier non ebbe bisogno di girarsi per capire chi lo aveva riconosciuto, li aveva già visti nel vetro del distributore. C’era tutti i Guerrieri Lyoko. TUTTI i Guerrieri Lyoko.

Ma è già finito il film?”

No, dovevamo andare in bagno” era stata Aelita a rispondere, l’unica che non lo vedesse con diffidenza.

 Gospodi! Che diavolo avete? Il catetere in comune?” anche chi non lo voleva, non riuscì a trattenere una risata. Avier era sempre capace di far ridere dopotutto


Comunque, sentite ragazzi. Io ci sto provando a starvi lontano, oggi ho fatto di tutto, sono pure uscito con una persona che non vi sta simpatica. Ma continuo a incontrarvi, non potete credere che lo faccia apposta” ci fu un’aria confusa nel gruppo. Tra Aelita che era dalla sua parte, Yumi e Ulrich che, avendo soltanto sentito parlare di lui, non sapevano come inquadrarlo e i restanti tre che ammettevano quanto Sissi in effetti non ci tenesse a vederli.


William improvvisamente si avvicinò a lui e iniziò a squadrarlo incuriosito, sembrò farlo dall’alto verso il basso, nonostante fosse solo di un centimetro più alto di Avier.

“Quindi tu riesci a capire le persone?”

Si, William”

“Aspetta. Come lo sai?”

“Non glielo chiedere” Ulrich si intromise, cercando di rovinare la festa al russo come sempre. William però si sentì sfidato, volle dimostrare agli altri e a se stesso che Avier non era così eccezionale.


“In realtà, pensandoci meglio, è davvero ovvio. Dopotutto, già sapeva qualcosa di me, ci è arrivato semplicemente per esclusione”

Fiuuu! C’ho azzeccato! Capire chi di voi due ha le tette più grosse è stata un’impresail ragazzo si trovò così vicino a beccarsi un cazzotto che già gli parve di sentire l’occhio nero pulsargli. Per fortuna nessuno volle iniziare una rissa. Anzi, William si sentì ancora più sfidato, voleva vederlo fallire. Non che lo odiasse, però gli sarebbe piaciuto smontare il suo ego


“E dimmi, sai qualcos’altro di noi? Tu non ci hai mai sentito parlare, giusto?”

“Esatto, quindi non ho modo di sapere qualcosa. Avete vinto un mare di nulla” il suo gesticolare distraeva facilmente, aveva mosso le mani in modo rapido per tutto il tempo, rendendo difficile capire precisamente quali movimenti avesse fatto. Finito di parlare però, si girò e si diresse verso il distributore guardando ciò che teneva tra le mani.


“Sei simpatico, sai? Però, dopo aver capito come funzioni, sei prevedibile” dicendo così, Dunbar volle dargli un’ultima stoccata, sperando in una reazione. Nulla di che, gli sarebbe bastato uno sguardo stizzito. Avier invece rise

Come fa uno che nasconde così tanto, con segreti capaci di sfasciare le sue amicizie, a sentirsi così al sicuro? Dimmelo durak, non lo capisco quella risposta fece cambiare di colpo l’espressione a William, che smise di sorridere e venne assalito da un dubbio tremendo.

Che intendi?” Avier si girò con una piroetta su un tallone e iniziò a parlare mentre si avvicinava lentamente al ragazzo. Questo modo di fare aveva un che di minaccioso

Dico semplicemente che tu, William Dunbar, che sei nato il 5 Dicembre 1989, che abiti a Rue Marques 23. Tu, proprio tu, hai un segreto che non voglio rivelare così come tu non vuoi rivelarlo ai tuoi amici. Anzi, ad UN amico in particolare. Ti assicuro che non mi hai dato nessun motivo per farmi stare zitto, ma non vi odio così tanto. E poi…” Avier si era avvicinato a William così tanto che il suo alito raggiungeva il suo volto, decise quindi di allontanarsi con un’altra piroetta e andare a passo spedito al distributore


“…Non c’è gloria a vincere sugli idioti” Avier si portò una mano al mente pensando a dove avesse sentito quella frase, mentre dalla tasca estraeva il portafogli.


Come puoi saperlo?” domandò William, era sconvolto

Ssssh! Ti stanno ascoltando” disse il russo indicando gli altri Guerrieri Lyoko, poi inserì la moneta per ordinare un secondo pacco di noccioline in modo da far cadere anche il primo. Il gruppo rimase in silenzio finché il ragazzo non rientrò nella sala, poi iniziarono a discutere con William. A domandargli insistentemente che cosa nascondesse, se fosse pericoloso che Avier lo avesse scoperto e domande di questo tenore. William cercò in tutti i modi di tranquillizzarli, asserendo che il russo aveva solo scoperto un segreto molto personale, ma sembrò solo far aumentare le domande per qualche ragione, la situazione sembrò essere destinata a degenerare anche senza l’intervento di Mary Sue. Fu Yumi, alla fine, a placare tutto dicendo che il film stava per ricominciare e che William aveva tutto il diritto di avere cose di cui non voler parlare.


Intanto, Avier


Ehi Sissi, rieccomi qui. Ho preso un pacco di noccioline anche a te. Spero ti piacciano”

Grazie Avier, sei davvero un tesoro” il ragazzo trattenne una risata. Non avrebbe mai comprato quel pacchetto se il suo non si fosse incastrato


Dintorni del cinema L’Arc en ciel – Dalle ore 23:00 alle ore 23:20


Dopo un po’ entrambi i film furono finiti, le due “fazioni” uscirono dal cinema e percorsero la stessa strada in direzioni opposte.


Mentre i Guerrieri Lyoko proseguivano parlando fra loro, visitando locali e negozi, dimenticandosi del momento di tensione causato dal settimo incomodo. Avier faceva una delle cose che gli riusciva meglio, parlare tanto. Sissi era così cotta di lui che lo avrebbe ascoltato anche se si fosse messo a raccontare la storia dei pelucchi sulla sua felpa (ne sarebbe stato capace). Lui era un maestro nel sembrare sempre entusiasta e interessato a quello che faceva, anche quando non era affatto così, specialmente in quel preciso momento. Sissi non gli piaceva, non perché la trovasse antipatica (perché avrebbe dovuto? La ragazza aveva iniziato a pendere dalle sue labbra sin da subito), ma non la trovava interessante. La realtà era che le aveva chiesto di uscire solo per fare qualcosa di diverso, per avere compagnia mentre era fuori dalla scuola. La ragazza probabilmente stava pensando chissà che cosa, l’avrebbe sicuramente delusa. Era inevitabile, lo sapeva bene e non si sentiva in colpa.

Quindi, un po’ per la noia, un po’ perché si fece prendere la mano nel suo parlare di tutto e di più, finì per dire che beveva regolarmente alcolici, di solito vodka. Ora, non è che lo volesse tenere chissà quanto nascosto, dopotutto non lo disturbava che lo sapessero i Guerrieri Lyoko. Però, dirlo alla figlia del preside? Ripensandoci, non lo avrebbe fatto, poteva essere problematico


Andiamo a bere qualcosa insieme?”

Assolutamente no! Tuo padre mi ammazza se lo scopre”

Non lo scoprirà” la ragazza gli si strinse a un braccio e gli fece gli occhi dolci. Avier non si sentiva sedotto proprio per niente, rimase infatti piuttosto rigido. Però, l’alcol era un vizio che lo indeboliva sempre. Inoltre, doveva comprare una nuova bottiglia di vodka

Va bene. Ma cerchiamo di non farti ubriacare” disse sorridendole e posandole una mano sulla spalla. La ragazza rispose abbracciandolo, Avier non ricambiò.

Dove andiamo? Ci fingiamo maggiorenni?”

No, tu non sei credibile. Ma diciamo che avrei un amico. Un amico che gestirebbe un locale…”

Tu conosci un sacco di gente, vero?”

Sono una spia del KGB, no?” disse ridendo, anche la ragazza rise e poi continuarono a camminare


Il locale di cui parlava Avier si chiamava Chute de la masque e non aveva nulla di speciale. Era un posto di medio livello che si fingeva di alto livello, con una decina di avventori quella sera e, appunto, un barman che conosceva Avier. In quel posto non accadde nulla di interessante, semplicemente il russo si limitò a comprare una bottiglia di vodka, a farsi preparare un Long Island Iced Tea, il suo cocktail preferito, e comprò una lattina della birra più economica possibile per Sissi. Ovviamente non disse alla ragazza che aveva avuto il braccino corto nei suoi confronti, ma fu quello che fece. Già dopo il primo sorso la ragazza iniziò a tossire, non abituata al bruciore dell’alcol, Avier lo aveva previsto. Le diede qualche consiglio per far scorrere la birra meglio, ma capì subito che lei non avrebbe mai più toccato alcol. Alla fine era meglio così.

Poco dopo uscirono dal locale, entrambi continuarono a bere ciò che avevano ordinato.


Quella serata poteva avere tutti i presupposti per non avere nulla di particolare. Entrambi i due gruppi non avevano motivo di prevedere sconvolgimenti di alcuna sorta. Tutto sarebbe dovuto andare per la normalità.


Ma Avier era imprevedibile, anche per se stesso.


Stesso luogo – Dalle ore 23:55 alle 00:00


I Guerrieri Lyoko decisero di ripercorrere la strada all’inverso, superando il cinema e andando diritto. Si stavano quindi dirigendo verso Avier, ma metà del loro gruppo pensò fosse improbabile che il russo avesse deciso di proseguire esclusivamente diritto come loro.


Aveva ragione l’altra metà.


Dopo un po’ scorsero lui e Sissi. Il primo continuava a sorseggiare con tranquillità il suo cocktail, era arrivato oltre la metà. La seconda si lamentava del mal di testa causatole dalla birra. Entrambi erano di spalle, ma Avier doveva avere gli occhi anche dietro la schiena, perché si girò non appena furono vicini


Ma guarda chi ci segue”

Ehi, cosa fate qui? Non sapete starvene al vostro posto?” Sissi tornava altezzosa come sempre in presenza dei Guerrieri, causando il loro evidente fastidio. Questo comportamento però infastidì molto di più Avier, che decise di allontanarsi e lasciarli proseguire senza il suo intervento. Un po’ per la capacità del ragazzo di apparire e sparire senza dare nell’occhio, un po’ perché erano effettivamente presi dal lanciarsi frecciatine a vicenda, nessuno notò la sua scomparsa.


Il russo non andò molto lontano, giusto il tempo di fare altri duecento metri prima che la sua attenzione venisse totalmente assorbita da quello che stava verificandosi in un locale. Un luogo piccolo e squallido, con una manciata di avventori tutti con dell’alcol in corpo. Fin qui nulla di interessante per il ragazzo, però il posto aveva anche un karaoke. Uno di quegli uomini, uno smilzo e dalla faccia poco rassicurante, si apprestò a cantare una canzone sapendo di non avere il minimo talento e volendo solo fare il cafone gridando e facendo versacci nel microfono. Di tutte le canzoni al mondo, scelse l’unica che Avier non avrebbe voluto sentire cantata così: My way di Frank Sinatra.


La riconobbe subito dalle prime note, la sapeva a memoria. I primi accordi lo portarono in uno di quegli stati dissociativi in cui si perdeva in se stesso e migliaia di immagini gli tornavano alla testa. Cose che non voleva ricordare, cose che non avrebbe dovuto ricordare. Fosse stato solo quello, dopo qualche secondo si sarebbe risvegliato, tornando quello di sempre. Ma fu quando quell’uomo iniziò a violentare la canzone che qualcosa si ruppe dentro il russo. Come se il suo passato, i suoi ricordi, la sua stessa mente fosse stata ridicolizzata e stuprata. Vittima di una violenza che riapriva ferite nascoste, causando dolori tremendi. Una rabbia germogliò dentro di lui, qualcosa di insostenibile, di incontrollabile.


Nessuno insulta la mia Mary. Nessuno. No, nessuno lo fa” disse in russo a sé stesso, sottovoce. Poi diresse di nuovo lo sguardo verso l’uomo che cantava, ci fu un momento in cui il tempo sembrò congelarsi, come se l’Universo intero non potesse razionalizzare quello che stava verificandosi. Poi le sue emozioni scoppiarono


TI AMMAZZO! IO TI AMMAZZO!” gridò così forte che lo sentirono lungo tutta la strada, Sissi e Guerrieri Lyoko compresi. Lasciò cadere la busta con la bottiglia di vodka e gettò sull’asfalto il bicchiere, riducendolo in mille pezzi e facendo schizzare ovunque il liquore contenuto. Poi iniziò a dirigersi verso il locale, gli uomini al suo interno non erano per niente spaventati. Anzi, l’uomo che cantava lo derise

Non passa giorno che non si incontrino squilibrati qui” disse ridendo, anche gli uomini attorno a lui sorrisero, più a comando che per divertimento


Smettila di cantare o ti ammazzo” disse Avier una volta entrato. La sua voce si era abbassata, ma il suo tono era ancora furente. Il suo interlocutore non fece il minimo cenno, scese dal palco del karaoke e iniziò ad avvicinarsi al russo.


Senti ragazzetto, sei venuto dall’Albania solo per darmi fastidio?” Avier non rispose, i suoi occhi erano iniettati di sangue ma guardavano nel vuoto, il suo respiro era lento e affaticato, le sue mani tremavano. L’errore commesso sulla sua nazionalità lo aveva innervosito, ma per il resto ciò che gli passava per la testa era indecifrabile.


Io ti ammazzo” disse di nuovo, il suo tono di voce non era cambiato. Eppure non faceva nulla, se ne stava semplicemente immobile. Non era una buona idea, non lo avrebbe portato da nessuna parte. Che cosa voleva fare? La verità è che non lo capiva neanche lui. C’era qualcosa dentro di lui che non comprendeva, ma che non poteva fare a meno di assecondare.


Il suo interlocutore, nel frattempo, aveva perso la pazienza

Non fai paura a nessuno” e dopo aver detto questo, gli diede uno spintone. Avier non oppose resistenza, ma poco sarebbe cambiato se lo avesse fatto. Rovinò a terra sbattendo con la schiena sulle mattonelle del pavimento e con la spalla su una sedia di legno, provò dolore e iniziò a massaggiarsi i punti colpiti.

Non so chi tu sia o cosa tu abbia in testa. Ma non me starò a sentire le tue idiozie. Alzati e vattene da qui, sempre che tu non voglia fare la strada a calci” gli altri presenti iniziarono a ridere, sempre in modo non spontaneo. Erano chiaramente tutti amici di quel tipo, solo il barista cercò di opporsi


Raoul… Perché te la prendi con un ragazzino? Non fargli male”

Questo dice che mi ammazzerà e dovrei rimanere impassibile? Per me è abbastanza grande da capire come ci si comporta”

Chto ya khochu, ya poluchu eto” disse Avier sottovoce mentre si rialzava. Le sue mani tremarono ancora di più e il suo respiro si era fatto più irregolare. Raoul lo aveva sentito

Che hai detto scusa?” mosse un passo per avvicinarsi al ragazzo

Ski ank, to rok” Avier venne preso per la collottola e sollevato in aria. A quell’uomo non piaceva che le cose non gli venissero dette in faccia

Abbi il coraggio di parlarmi, ragazzetto”

Ciò che voglio, lo ottengo”


In quel momento, qualcosa cambiò


????????-???????????-??????????


>Do-ktu-na Avier, inakta-in. Nek-to asken. Dak-te-ni?<

Dalle pareti di metallo una decina di sinuose braccia metalliche, simili a cavi animati o tentacoli di metallo, si diressero verso la figura femminile e ne bloccarono i movimenti. Poi la sollevarono in aria, due di essi aveva alle estremità una serie di elettrodi che iniziarono ad avvicinarsi lentamente alla testa della donna, spaventandola


Ak-tu-na Avier. Mer ni-le-nan, ni-le-on. Inokta! Ni-inokta! An-mi-rin”

>Ona lina ka-ta< 


La donna venne calata e liberata dai cavi, permettendole di avvicinarsi a uno schermo collegato a una serie di dispositivi. Le era stata data un’ultima possibilità


Omis katrà Avier?” disse mentre si avvicinava


?????????????-???????????


Un sentore di panico si diffuse fra coloro che gestivano quell’operazione, un panico anomalo. Subito dopo ci fu un andirivieni, tutti controllarono se fosse successo davvero quello che pensavano. Quando ebbero i risultati, si diressero verso il loro superiore

Akertosh Brealwunt, din arm aluken AZRWS345. Morò Niktor din lonia?” 

Anì nikta amnia ikrunia” 

Anarkal ormen dinnè?”

Fir losk. Lì nik ander” 


Terra – Francia – Parigi – Fabbrica abbandonata – Ore 00:00


La figura esile si era appisolata sulla poltroncina, la luce del monitor gli illuminava la pelle bianca del volto. Improvvisamente un panico innaturale gli fece spalancare gli occhi, per un attimo si sentì minacciato da un pericolo indefinibile, ebbe paura di morire


Morò din Swarker? Alearkit? Wo nà? Anì rimankar!”


Tornò a digitare ancora più velocemente di quanto avesse fatto prima di addormentarsi


Dintorni del cinema L’Arc en ciel – Dalle ore 00:00:15 alle ore 00:02


I Guerrieri Lyoko e Sissi avevano raggiunto il posto quando Avier era già entrato nel locale e aveva già iniziato a discutere con l’uomo al suo interno. Sarebbero voluti entrare per chiedergli cosa stesse facendo, per farlo smettere. Ma qualcosa glielo aveva impedito, facendoli rimanere impalati ad osservarlo, come in trance, dall’altro lato della strada. Poi, per un momento, ci fu come un vuoto, un momento di bianco. Quando si ripresero, Avier era uscito dal locale e gli uomini presenti al suo interno stavano fuggendo. I loro volti erano bianchi e tremavano di terrore, tra di loro si dicevano frasi sconnesse e confuse, l’argomento sembrò essere l’aver visto la Morte.


Il ragazzo russo si diresse verso la bottiglia di liquore che aveva lasciato a terra e la prese in mano.


Che diavolo è successo?” domandò William, il ragazzo non gli rispose subito. Stava tremando, come le persone che erano uscite dal locale, ma il suo terrore aveva qualcosa di diverso. Più che paura sembrava… Angoscia, ma chissà di cosa.

Stavano cantando male una canzone speciale… Non mi è piaciuto… Mi sono innervosito…” tremava così tanto che non riusciva ad esprimersi, la sua voce era più bassa del solito.

PORCA PUTTANA! Innervosito? Hai minacciato di morte della gente” il ragazzo sobbalzò all’alzare di voce di William, come se improvvisamente lo spaventassero i rumori alti. Il suo volto iniziò a rigarsi di lacrime

Ehi, ehi! Che ti prende?” non capì perché si stesse genuinamente preoccupando per Avier. Non aveva fatto nulla per stargli simpatico e sapeva pure troppo sul suo conto, eppure gli fece male vederlo così. Come se tutte quelle emozioni non appartenessero al ragazzo e non dovesse provarle


Non lo so… Ho sbagliato… Qualcosa… Ho fatto qualcosa di sbagliato” poi stappò la bottiglia di vodka e se l’avvicinò alle labbra iniziando a bere senza sorseggiare. Vedendo questo William tentò di strappargli la bottiglia di mano. Cazzo! Questa non è acqua pensò, ma Avier fu fulmineo. Gli fece uno sgambetto facendolo rovinare a terra, poi iniziò ad allontanarsi

Lasciatemi in pace” disse prima di incominciare a correre. Avier recuperava in rapidità quello che non aveva in robustezza, era un fulmine. In pochi secondi fece un mucchio di strada e lo persero di vista


RAZZA DI PSICOPATICO! Me ne torno in camera” non fu William, ma Sissi. Era in lacrime, quel ragazzo gli era sembrato così affascinante e interessante, invece era solo molto strano, probabilmente pazzo. Non si era mai sentita così delusa e ferita in vita sua, iniziò ad andarsene via anche lei correndo nel senso opposto, gli occhi le si stava arrossando per le lacrime. Quella notte avrebbe pianto a dirotto.


Lo dobbiamo seguire?” domandò Ulrich

Certo che si! Se continuerà a bere vodka come succo d’arancia a breve finirà in coma etilico. Rischia di morire! Non voglio morti sulla coscienza. E se deve proprio morire, deve essere per mano mia” il gruppo iniziò a correre lunga la strada che aveva percorso Avier, nella speranza di raggiungerlo.


Quella notte si stava rivelando molto più lunga dei loro programmi


Verso il Parc Monroe – Dalle ore 00:05 alle ore 00:15


Corri Avier, corri più veloce.

Corri, scappa.

Ma dove corri?

Da cosa scappi?


Non lo sai, non c’è nulla che sai. Nulla capisci nel mare di emozioni che è la tua mente. Tutto confuso, tutto annebbiato. Non è l’alcol che ti scorre in corpo, non è il sonno della notte. Qualcosa non va, qualcosa non torna. Non ti piace, non ti piace affatto.


Il mondo attorno a te si distorce. Le strade sembrano continuare all’infinito. Interminabili rettilinei che raggiungono l’orizzonte. I palazzi sono così grandi e si chinano verso di te. Tutto si contorce come carta, prende pieghe strane e impossibili. Le geometrie cambiano, si moltiplicano, si annullano. Nulla ha senso, tutto è perduto.


Corri Avier, come il vento corri. Come quando gli uomini cattivi ti dicevano Via da qui, fuori dal territorio e tu correvi lontano. Abbastanza lontano da essere salvo, ora corri di nuovo Avier. Corri sempre, corri di più.


Quanti suoni in questa notte? Quante persone? Quante luci? Solo le stelle dovrebbero illuminare il buio. Dove sono ora? Non le vedi, c’è troppa luce. Eppure le rivuoi, le stelle che osservavi, che apprezzavi. Puntavi il dito e ne dicevi i nomi. E quelli che non ricordavi te li diceva lei. Lei era sempre con te, anche quando non c’era. Dov’è lei?


Attraversi la strada fuori dalle strisce, fuori dalle regole. Un auto frena di botto, lo stridore ti spaventa, il veicolo ti spaventa. Salti in avanti e atterri sul marciapiede riparandoti il volto con le braccia. L’asfalto è duro, ti fa male. Che diavolo fai? Ti grida l’autista. Tu non lo ascolti, tu corri e te ne vai


Un parco. Ti piacciono i parchi, ci passavi tanto tempo. Corri al suo interno, ti senti in una bolla. Non ti sei allontanato molto, ma i rumori della città si fanno sempre più ovattati. Questo ti tranquillizza, la città non ti appartiene.


Uno specchio d’acqua. Un piccolo laghetto, ti ricorda il passato. È piccolo, ma assomiglia a quelli dove te ne stavi seduto con lei. Lei ti abbracciava e di notte indicava il cielo. Un giorno lo raggiungeremo, un giorno saremo felici ti disse. Lo ricordi bene, altre lacrime rigano il tuo volto


Ti avvicini al lago, il tuo telefono squilla. Rispondi


Piccolo bambino…”

Dove sei? Come stai?”

Ssssssh! Ascolta


Somewhere over the rainbow

Way up high

And the dreams that you dream of

Once in a lullaby”


Cullato da ciò che ti mancava. Tutto ti sembra tornare alla normalità, non hai più paura di nulla. Ciò che vuoi lo otterrai. Ora ti senti solo stordito, stanco. Hai sonno


Chiudi gli occhi un attimo e ti lasci cadere nel lago. Ti senti cullato, ti senti al sicuro



Parc Monroe – Dalle ore 00:47 alle ore 1:10


Seguire la strada percorsa da Avier si era rivelato molto semplice e molto complicato allo stesso tempo. Il suo comportamento era stato notato da molti testimoni, persone che capirono subito chi fosse l’individuo descritto nelle domande dei Guerrieri Lyoko. Al contempo, aveva seguito un percorso arzigogolato e privo di logica, correndo lungo strade e stradine di ogni tipo. Era riuscito addirittura ad entrare in una pizzeria, attraversare tutto il locale e uscire dalla porta di servizio della cucina. Tutto questo con una rapidità tale da non venir placcato dagli inservienti.


Alla fine trovarono un uomo che disse di averlo visto venire quasi investito da una macchina e poi entrare nel Parc Monroe. I ragazzi ora stavano setacciando il luogo in preda al panico e gridando il suo nome. Non trovandolo e non ricevendo risposta, iniziarono a farsi prendere dall’ansia


Sicuri che abbiamo seguito la strada giusta? Forse dovremmo chiamare la polizia?” a esprimere queste preoccupazioni fu Aelita, era di gran lunga la più terrorizzata del gruppo. Questo non piacque a Jeremy, nonostante la situazione, si sentiva terrificantemente geloso. Perché era così affezionata a quel ragazzo? Perché?

Non lo so. Però deve essere qui, quel tipo non passa inosservato. Non possono essersi sbagliati” le rispose Yumi, il gruppo intanto continuò a setacciare fino a quando Ulrich fece cenno di fare silenzio

Cos’è questo rumore?” si riferì a un suono basso e regolare che si sentiva in lontananza, ad Odd sembrò il russare di un bisonte. Per metà aveva indovinato

L’ABBIAMO TROVATO! Riconoscerei questo suono infernale ovunque” gridò Jeremy. Avier era l’unico capace di fare un baccano simile mentre dormiva.


Si diressero verso la fonte del suono e lo trovarono. Era vicino al lago, steso sul fianco sinistro e rannicchiato in posizione fetale. A un metro da lui c’era una macchia di vomito e Ulrich notò anche la bottiglia di vodka immersa per metà nelle acque del laghetto.


William gli si avvicinò subito e iniziò a scuoterlo

Ehi, ci sei? Svegliati, ti prego” il ragazzo aprì gli occhi lentamente, per un attimo restò in silenzio guardandosi intorno stordito. Poi reagì di colpo, in modo teatrale e caricato

Mi shei mancaaato hic beeel ragassshooneee”

Okay… Almeno sei vivo” commentò stranito William, prima che aiutasse il russo a rialzarsi. L’ubriachezza (anche se sembrava più fatto che sbronzo) aveva reso Avier la caricatura di sé stesso. Continuava a ridacchiare e a sorridere come un imbecille, agitava le braccia anche quando non parlava e la sua voce riusciva ad essere sia molto lenta che per nulla chiara. In poche parole, era ridotto malissimo


Riesci a reggerti in piedi?” gli domandò Ulrich vedendolo oscillare pericolosamente dopo essersi rialzato. Avier gli fece un sorriso distorto dall’alcol e rispose


Ceeerto! Shto beeenisshimo” immediatamente dopo il suo volto divenne ancora più pallido di quanto non fosse, si piegò in avanti e vomitò tutto in un colpo una massa liquida fatta di vodka e resti di popcorn. Venne fuori con un effetto esplosivo, schizzando sui vestiti che indossava e atterrando sopra le sue scarpe. Uno spettacolo per niente piacevole


Forsheee non shto hic così beene” disse muovendosi in avanti di un paio di passi e rischiando di precipitare a terra per la mancanza di equilibrio. William lo afferrò prima che si facesse male e lo fece appoggiare sulle sue spalle. Nella sua mente maledì il ragazzo che, tra acqua e vomito, gli stava sporcando una maglia comprata solo tre giorni prima. Al gruppo si limitò solo a dire


Riportiamolo al Kadic prima che si faccia l’alba”


Liceo Kadic Dalle ore 2:03 alle ore 2:40


Il viaggio dal Parc Monroe al liceo Kadic fu a dir poco mistico, con i Guerrieri Lyoko uno più stanco dell’altro nel mentre per tutto il tragitto Avier parlò a manetta. Ma proprio a manetta! Nessuno lo aveva mai visto parlare così tanto in così poco tempo, neanche i quattro del Kadic che, volenti o nolenti, lo conoscevano bene. E la cosa più incredibile non fu questa improvvisa logorrea, ma il fatto che nella mole di argomenti che tirò fuori, non ce ne fosse uno che non fosse una cazzata assurda! Tra vittorie in gare di rutti, libri messi al contrario nelle librerie per antipatia verso l’autore e furti di santini, ormai la mente di Avier navigava in mari fuori dalla comprensione umana. Riuscì a parlare per un quarto d’ora del suo odio per il colore magenta, descrivendo con trasporto motivazioni deliranti e biascicate in modo che non si capisse bene cosa stesse effettivamente dicendo. In qualche modo c’entrava qualcosa una TV sintonizzata su un documentario sulle alci, quattro asiatici e una partita a teresina.


Nonostante tutto, arrivarono davanti al Kadick. William e Yumi si sentirono presi da una strana nostalgia rivedendo il cancello di ingresso del Kadic. Quanti ricordi rievocava quella scuola, troppi per dei semplici studenti. Però, non era il momento di farsi prendere dalla nostalgia, proprio no.


Okay, noi non possiamo entrare. Chi lo afferra? Jeremy!” il ragazzo provò a protestare, ma William gli spinse contro Avier che mosse due passi prima di atterrargli addosso aggrappandosi alle sue spalle. Ora a dover lavare i propri panni erano in tre.


Direi che questa serata è stata molto più lunga di quanto potessimo programmare. Meglio che ci salutiamo, domani ditemi se è sopravvissuto”

Lo faremo” i due gruppi si salutarono e poi si separarono. I quattro del Kadic rientrarono nell’edificio scolastico e attraversarono i corridoi cercando di fare meno casino possibile. Ci mancava soltanto che qualche prof si svegliasse e li vedesse.


Alla fine arrivarono davanti la camera di Avier e Jeremy

Aelita, tu va a dormire. Noi spogliamo la spia russa e gli facciamo una doccia” fu Jeremy a parlare, la ragazza stette per rispondere quando Avier interruppe la discussione. Quello che aveva appena detto Jeremy gli donò un barlume di lucidità

Io… Io lo posso fare da solo”

No che non puoi! Non stai in piedi. Rischi di spezzarti qualche osso”

Non voglio che lo facciate voi” si tolse da Jeremy e cercò di andare via, ma dopo qualche passo dovette appoggiarsi alla parete. Il mondo gli sembrava camminare in direzione opposte a quelle che lui percorreva, ogni passo rischiava di cadere.


Ma ti sembra il caso di fare storie?”

Si” Jeremy fu quasi sul punto di tirargli un pugno, il che testimoniava quanto fosse stressato siccome tutto si poteva dire tranne che fosse violento. Aelita riuscì a fermarlo e scelse la via diplomatica, al suo ragazzo non piaceva tutta questa disponibilità nei confronti di Avier, ma non poté farci nulla


Il tuo corpo ha qualcosa che non va?” domandò la ragazza. Il ragazzo restò in silenzio, stava tremando di nuovo, ma questa volta sembrò più agitato che spaventato. Dopo un po’ fece un si con la testa

Che cosa?”

Io… Non voglio…”

Non credo ti faccia bene nascondere le cose” Avier ci mise di nuovo tempo a rispondere, era chiaramente combattuto. Alla fine però cedette

Mary diceva che i segreti non esistono, che tutto può venir scoperto se si sa cercare. Forse è meglio che vi risparmi la fatica di farlo”

Mary sarebbe tua madre?” domandò Odd, era davvero curioso di saperlo. E le motivazioni gliele disse Avier stesso, spaventandolo come sempre

Perché un russo dal nome spagnolo vuole bene a una donna inglese? Un bel rompicapo. Non tanto bello quanto la sua foto però. Lei era fantastica… Sto divagando!” fece uno scossone con la testa. Il non essere sobrio a quanto pare gli dava fastidio, era solo bravo a non darlo a vedere

Comunque, no. Non è mia madre, magari lo fosse stato. Per ora è il personaggio di una storia, una storia che dovrò raccontarvi quando mi avrete visto senza maglia. Anche se non lo voglio fare adesso, ho più sonno di voi in realtà” il discorso stranì i ragazzi poiché abbastanza confusionario e vago, ma cosa aspettarsi da un ubriaco dopotutto? Era già incredibile che avesse quella lucidità in quel momento. Si fece accompagnare nella stanza e si mise a sedere sul suo letto.


Dopo una decina di secondi di pausa, Avier iniziò a togliersi la canottiera dai pantaloni. Lo fece lentamente e tremando, come se gli costasse fatica. Il gruppo si aspettò quindi che ci avrebbe messo molto tempo, ma il ragazzo fu capace di sorprenderli come sempre. Riuscì a togliersi felpa e canottiera in un unico movimento fulmineo, voleva liberarsi di quel peso al più presto.


E loro videro.


La pelle di Avier era deturpata da una quantità spaventosa di cicatrici. Erano di forme, dimensioni e tipi diversi, ed erano abbastanza da causare forte sgomento. Si trovavano ovunque, dalle clavicole a sopra l’inguine, lungo le braccia e dietro la schiena. Ovunque.

Molte erano piccole e accumulate in un’area breve, degli squarci causati da oggetti che hanno colpito più volte nello stesso punto. Ve n’erano poi di dimensioni maggiori e che sembravano colpi di frusta, la maggior parte si trovavano sulla schiena. Sulla schiena, così come lungo le braccia e sui fianchi, si trovavano anche graffi di unghie umane, alcuni così profondi da sembrare causati da un animale, ma non lo erano. Infine, un grosso taglio gli partiva dalla spalla sinistra e scendeva in diagonale fermandosi poco sopra il relativo capezzolo. Osservandolo non si notava solo il tessuto cicatrizzale del taglio stesso, ma anche quello dei punti di sutura serviti per chiuderlo.


Il gruppo rimase sconvolto, lo guardarono con gli occhi spalancati non sapendo cosa pensare. Si sentirono male, in colpa anche. Il ragazzo invece apparve innaturalmente tranquillo, come se dopo il primo ostacolo gli fosse tutto più facile. Continuò a parlare


Ne ho anche sulle gambe. Però non mi abbasso i pantaloni, dopotutto c’è… m’lady. Però…” si tolse la scarpa dal piede destro rivelando uno degli spessi calzettoni che indossava sempre, anche mentre dormiva, e se lo tolse. Il piede aveva quattro dita, il mignolo mancava, al suo posto c’era del tessuto cicatrizzato. Inoltre, sul quarto dito del piede c’era quella che sembrava una grossa ustione.


Aelita, già provata dalla visione, scoppiò in lacrime. Gli altri non lo fecero, ma ci mancò poco. Paradossalmente, ora il più tranquillo di tutti era Avier. Non sorrideva, se ne stava fisso a guardare verso il basso e non era chiaro a cosa pensasse. Ma non era agitato, non più.


Ma come… Come è possibile?” domandò Odd, venendo immediatamente zittito dal ragazzo

Domani. Ho detto domani. Ora voglio lavarmi, voglio dormire”


Jeremy lo aiutò a fare quello. I due non si parlarono per tutto il tempo, non osavano aprire bocca su nulla. Poco dopo erano entrambi nella stanza, il ragazzo russo si era messo sul suo letto nella stessa posizione fetale in cui lo avevano trovato nel parco. Quella notte non russava fortissimo come sempre, ma Jeremy non era dell’umore adatto per rallegrarsi.


A domani, Avier”

   
 
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