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Autore: Piu_Volto_Che_Maschera    27/10/2019    1 recensioni
Angoscia. E’ questa la prima sensazione che sento quando apro gli occhi, quella mattina. Perchè? Perché è il giorno della mietitura. Mi ricordo che non devo essere sorteggiata, qui nel Distretto Due. Per mia sorella. La mia dolce sorellona, lei era la mia metà. Piango, fa male ricordarla. L’anno scorso mia sorella maggiore è stata sorteggiata. Ricordo quello che ho sentito, dopo che quella maledetta voce ha urlato “Clove Smith”. Ho pensato, scappa. Sei in tempo. Ma non poteva, purtroppo. Era ormai circondata dagli strateghi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angoscia. E’ questa la prima sensazione che sento quando apro gli occhi, quella mattina. Perchè? Perché è il giorno della mietitura. Mi ricordo che non devo essere sorteggiata, qui nel Distretto Due. Per mia sorella. La mia dolce sorellona, lei era la mia metà. Piango, fa male ricordarla.
L’anno scorso  mia sorella maggiore è stata sorteggiata. Ricordo quello che ho sentito, dopo che quella maledetta voce ha urlato “Clove Smith”.
Ho pensato, scappa. Sei in tempo.
Ma non poteva, purtroppo.
Era ormai circondata dagli strateghi.

Io non ho avuto il coraggio di offrirmi volontaria! Sono una codarda.
Le lacrime hanno ormai bagnato il mio cuscino, già fradicio.
Da quando è stata sorteggiata insieme a un ragazzo poco più grande di lei, sapevamo entrambe che non poteva farcela. L’avrebbero fatta fuori, sebbene fosse molto brava con i coltelli, o con qualunque arma. Aveva solo quindici anni. L’avrebbero fatta fuori subito, per togliersela dai piedi. Non potevo sopportarlo. 

Ora toccava a me. Mentre mi preparavo per quel giorno maledetto, speravo di non venire sorteggiata, per lei. Perchè lei non ce l’aveva fatta.
L’ultima cosa che mi aveva detto, prima di essere trascinata via, era: “Non dimenticarmi; io non lo farò." 
Questo pensai quando vidi la sua morte in diretta tv: una morte orribile.
A Clove era stato fracassato il cranio, dal ragazzo dell’undici. Ero scoppiata a piangere, perché ci avevo creduto, nonostante tutto. Forse è proprio questo che frega: il crederci.
Non ero pronta alla sua morte. Ma nemmeno a quel che aveva fatto.
Aveva ucciso molti tributi, ma quello che ha fatto più scalpore è stata tuttavia la morte di Katniss Everdeen, infilzata dalla lancia di mia sorella.
Successivamente è morto anche il suo compagno, ucciso invece da Cato. Si chiamava Peeta Mellark, se non ricordo male.

Dopo quell'accaduto, fui costretta a trasferirmi dai miei vicini, che prima della partenza di Clove avevano promesso che, nel caso peggiore, avrebbero badato a me. 

Mi riscossi da questi pensieri negativi.
Non potevo tornare a pensarci, in fondo lei non lo avrebbe voluto. Lei avrebbe voluto la mia felicità, lo so.
Ora singhiozzavo, non potevo evitarlo, sia per la paura della mietitura, sia per la mia sorellona. 

La fortuna non è mai stata a favore della mia famiglia.
La mia mamma morì cadendo da un dirupo a  mentre raccoglieva bacche nel bosco, come ogni domenica. Era successo quando io avevo quattro anni e Clove sei.
Poi, fu il turno di nostro padre: morì dopo un calvario infinito, si era ammalato di difterite. Nessun medico si era offerto di aiutarlo, con la scusante che era una malattia di mille anni prima, non conoscevano più la cura. Ma io credevo, e credo tutt’ora, che il vero motivo fosse che il mio papà era odiato da tutti, compresi i medici.
Maledetti. Oh, ma gliel’avevo fatta pagare, eccome.
Vi basti sapere che il giorno dopo il medico, o quello che ne restava, fu trovato nel bosco sbranato da un lupo.
Già, un “lupo”. 

***

Di malavoglia (eccome!), notai che ero pronta... e che quindi dovevo andare alla mietitura. Ormai ne ero obbligata; per un attimo pensai che avrei potuto starmene qui, rinchiusa nella stanzetta. Ma no, sarebbe stato peggio... le guardie sarebbero arrivate e mi avrebbero trascinato di forza in piazza. Meglio non rischiare. 

A tutto ciò pensavo, mentre mi facevo uno chignon. Indossavo un vestitino carino, anche l’anno scorso lo avevo indossato. Era azzurrino con le balze. Stavo proprio per uscire dalla stanza dove abitavo da circa un anno, ormai, quando sentii bussare con forza alla porta. Andai ad aprire.
Il figlio del vicino se ne stava in piedi sulla soglia come uno stoccafisso.

“Entra pura, Johnson” -  lui sorrise, e dopo essere entrato si accomodò sul mio lettino.

“Sei bellissima”
“Grazie, Clove avrebbe detto lo stesso” - lui sembrò triste alla mia affermazione.
“Mi dispiace molto, ma ricorda che non sei sola, lo sai vero?”
Mi voltai verso di lui, e sorrisi cercando di essere convicente. “Certo che lo so, ho te”.
Lui annuii con convinzione, poi si avvicinò e mi strinse in un abbraccio, che inizialmente mi lasciò interdetta, ma poi, mi dissi, mi serviva proprio il sostegno di qualcuno.
“Sei spaventata?” - mi chiese mentre continuava a stringermi in quel calore benefico. 
“Come potrei non esserlo...e tu?”
“Ovvio” - si staccò da me, e mi guardò con espressione convinta - “Tu devi stare tranquilla, è la tua terza mietitura, il tuo biglietto appare solo tre volte”. 
“Si, ma il tuo quante volte appare, Johnny?!"
Mi scese una lacrima.
“Ascolta, è la mia ultima mieitura, se mi va bene questa non dovrò più pensarci”.

Johnny mi voleva bene, era come un fratello maggiore per me.
Aveva diciotto anni, quindi era la sua ultima mietitura... ma il suo biglietto compariva troppe volte per i miei gusti... erano molte le probabilità che venisse sorteggiato.
Avevo paura per lui, non potevo perderlo. Era l’unica persona che mi voleva bene ormai. Tutti quelli che amavo sono morti. Se l’avessero sorteggiato, io non so cosa avrei fatto.

Scossi la testa, cercando di scacciare questi pensieri negativi.

“Ora dobbiamo andare, sei pronta?”
Mi guardai un’ultima volta allo specchio, per essere sicura. Poi, con un lungo sospiro esclamai: “Si, sono pronta”.

***

Eravamo quasi arrivati alla piazza, quella del Due era enorme. Prima di lasciare Johnson, che sarebbe andato nel settore dei ragazzi, gli strinsi le mani. Non volevo restare sola.
Lui si accorse della mia paura, e mi strinse ancora di più la mano, per tranquillizzarmi. Poi si abbassò per potermi parlare faccia a faccia
“Ascolta, non verrai sorteggiata, capito? E'  praticamente impossibile”. 
Io annuii con poca convinzione, poi senza dire nient’altro mi diressi verso il mio settore, come un oggetto pronto a essere scelto.

Dopo il solito filmino idiota di presentazione, Ronalda, la capitolina con l’incarico di sorteggiare, si presentò sul palco, con una parrucca rosso fuoco e un trucco troppo esagerato.
La suddetta, dopo poco iniziò  a parlare con l’accento sciocco di Capitol City.

“Benvenuti! Se siamo tutti pronti, possiamo iniziare!”
Come ben ci si poteva aspettare, nessuno esultò. 
“Come ogni anno, si inizia dalle donne!” - aggiunse con un risolino.

Odio, odio profondo. Come poteva ridere di fronte a uno strazio simile?! Strinsi i pugni, cercando di non irrompere sul palco e staccarle la testa. 

Paura, ansia... “E se vengo sorteggiata?! - pensai - “No, non posso, per Clove”.

Era il momento, la capitolina stava dispiegando il bigliettino che aveva afferrato dalla boccia trasparente… corrugò la fronte... perchè corruga la fronte?!
“E la fortunata che parteciperà alla 74esima edizione degli Hunger Games è...”
Guardandomi intorno, notai che tutti erano sudati e tremavano.
“...Giada Smith!”

   
 
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