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Autore: FrancescoLorusso    27/10/2019    3 recensioni
Tandora, un mondo diverso dal nostro, formato da due continenti, Occidentale e Orientale, su entrambi imperversava la guerra, la carestia, la peste e la morte, a nessuno importava dei mille problemi da cui gli abitanti erano oppressi, i Sovrani pensavano a sfamare loro stessi e i soldati che sacrificavano la propria vita alla Nazione cui appartenevano, i contadini erano costretti a donare tutto ciò che producevano all’esercito e il poco che rimaneva non bastava per sfamare le proprie famiglie, i mendicanti a migliaia infestavano le città, puzzolenti, sporchi e malnutriti chiedevano un pezzo di pane per trovare una pace momentanea dallo spettro della fame che li attanagliava, i bambini erano tra i primi a morire di stendi e se sopravvivevano, erano costretti a diventare ladri pur di nutrirsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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In una notte tormentata da una tempesta di neve, una donna suona la campana presso un monastero, nessuno conosceva chi fosse, un monaco che montava la guardia ascoltò la campana e prestò rifugio alla donna che era visibilmente ammalata, le diede un giaciglio e abiti asciutti visto che quelli che indossava erano bagnati, questa era restia a lasciare ciò che teneva stretta tra le braccia, non voleva che il monaco lo portasse via.
Quando si calmò e capì che poteva fidarsi gli fece vedere il fagotto e al suo interno vi era un bambino paffutello e sporco di placenta, nato da poco, appena incrociò lo sguardo del monaco, gli sorrise, era il bambino più bello del mondo, il solo guardarlo avrebbe scaldava il cuore più glaciale che esisteva.
Il monaco appoggiò delicatamente il bambino in una cesta per il pane, se ne sarebbe occupato in seguito e si occupò della donna, tormentata dalla febbre, gli altri residenti dopo essersi vestiti alla bene e meglio decisero di occuparsi della donna, cercarono in tutti i modi di curarla e fargli abbassare la febbre, fu una notte lunga, dopo interminabili ore, la febbre si abbassò, la giovane madre dormì per due giorni, il suo viso riprese il colore roseo, segno evidente che le premure avevano fatto effetto.
Il bambino fu lavato e vestito, i monaci si divertirono a giocarlo e questi come ringraziamento gli regalava i suoi sorrisi, quando la madre del bambino si svegliò, il monaco, che le aprì la porta nella notte tempestosa, disse: “Io sono il monaco Ben, spero che si senta meglio oggi?”;
La donna si guardò intorno, il monaco vedendola spaventata disse: “Non si preoccupi, non vogliamo farvi del male, anzi guardi abbiamo pulito e tenuto ben curato il suo bambino”, il monaco le porse la cesta dove si trovava il bambino che dormiva, la donna quando lo vide sorrise e l’accarezzò e baciò sulla fronte, il bambino sentendo il tocco della madre si svegliò e aprì la bocca, sembrava che da un momento all’altro dovesse ruggire.
Fu la donna a parlare: “Io mi chiamo Asia e questo bel bambino è il bellissimo Vinland, il papà è partito per la guerra ma non ricevo notizie da giorni e i miei genitori sono morti da poco”.
Purtroppo la tormenta di neve che aveva colto la giovane era solo il preludio di un inverno gelido e durante una di queste, la donna prese una ricaduta, nonostante le premure dei monaci, la febbre non si abbassava, prima che la vita scivolasse dal suo corpo, rivolse le sue ultime parole al figlio: “Amore della mamma, io ti amo e non è per mio volere che sono costretta ad abbandonarti. Ti auguro una vita dignitosa e di viaggiare, al fine di vedere tutto il nostro mondo”.
Il bambino ancora piccolo non capiva ciò che era successo e i monaci per non fargli mancare l’affetto della mamma, gli trasmisero il proprio.

Vinland accudito da tutti i monaci, crebbe forte e sano, incominciò a frequentare la scuola a cui erano stati ammessi gli orfani e figli dei nobili, che dovevano imparare a leggere e scrivere. Il bambino, imparò velocemente a leggere, imparando le gesta degli eroi del passato e poter un giorno realizzare il suo sogno, essere ricordato come un eroe.

Un normalissimo giorno come tanti, vide alcuni suoi compagni fare a lite, all’inizio s’insultavano, poi incominciarono a strattonarsi e venire alle mani, cercò di fermarli ma rimediò un bel gancio che gli fece sanguinare il labbro, si rialzò e ripagò della stessa moneta colui che lo aveva colpito, in breve quella zuffa tra bambini si trasformò in una rissa.
I monaci se ne accorsero e divisero i bambini ma uno di questi era il figlio di un nobile potente che scrisse al padre l’accaduto, questi si diresse al monastero con un’armata per arrestare il ragazzino con l’accusa di aver colpito un nobile.
I monaci, quando arrivò il nobile, spiegarono l’accaduto con calma ma questi sembrò non sentire ragione, voleva condannare il ragazzo per impiccagione, fu il monaco Ben a chiedere di poter prendere il posto del ragazzo, il nobile contrariato gli chiese: “Perché vuoi sacrificare la tua vita, per quella di un orfano?”;
Ben: “L’ho promesso alla madre, in punto di morte”.
Il nobile rimase stordito da quella rivelazione, ricordò il giorno che sua moglie mise al mondo il figlio, dando la sua vita in cambio, decise di non far niente ma avvertì comunque i monaci, i bambini nobili non potevano essere colpiti dagli orfani, chi rimase più intontito fu Vinland pensava di non aver mai avuto la madre, che non l’avesse voluto e invece seppe che questa prima di morire chiese a Ben di prendersene cura. Quella stessa sera su insistenza di Vinland, il monaco gli raccontò tutto, dall’arrivo della donna al monastero, fino al suo ultimo respiro, gli descrisse la madre: “Capelli neri corvini, lunghi e ondulati, un fisico snello e due occhi di un azzurro acceso che gli conferirono uno sguardo fiero, tanto da trasmettere una personalità forte”.
Vinland cercò di immaginarsela e quella stessa notte credette di averla sognata. Le giornate si susseguirono e arrivò il tempo che i ragazzi incominciassero ad addestrarsi nel Taijustu e nel maneggiare le armi, i nobili ricevevano lezioni private dai migliori maestri di spada, mentre gli orfani li ricevevano dai monaci che non disdegnavano le armi come mezzi di difesa.
Gli addestramenti per i bambini erano diversi, i nobili utilizzavano spade vere, gli orfani quelle di legno, Vinland sperando di diventare come gli eroi di cui aveva letto, s’impegnava moltissimo e imparò presto a scoprire il dolore causato dal legno, quando colpisce una parte del corpo. I monaci utilizzavano il dolore che i bambini in allenamento si procuravano come esempi di quando un’arma possa essere pericolosa, anche se è costituita da un materiale non letale.
   
 
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