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Autore: Lady K    28/10/2019    2 recensioni
[Alphys/Undyne, secondo della serie “Their SOULs are filled with love”]
Che cosa è successo ad Alphys e Undyne mentre Frisk andava da Asgore dopo la visita al True Lab? Quale è stata la reazione di Undyne alla vista degli Amalgamati, e come si sono chiarite dopo che Alphys ha riportato le creature dai loro familiari?
Seconda mia interpretazione di un Missing Moment legato a questa coppia, in una storia questa volta ambientata durante gli avvenimenti (in Pacifist) di Undertale.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Alphys, Undyne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Their SOULs are filled with love'
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UT we are one
Ebbene, questa storia è il secondo episodio della mia trilogia "Their SOULs are filled with love"! Se non avete letto il primo ("And her SOUL skipped a beat") vi invito a farlo, ma per capire questa One-shot non è necessario conoscerlo. Ovviamente ci sarà anche il terzo e ultimo episodio, ma ora concentriamoci su questo! Here you go!

...And now we are one



Il rimbombo creato dall'ascensore in movimento non riuscì a sovrastare le forti emozioni che in quel momento lei stava provando, e che parevano riecheggiare come veri e propri suoni fuori dal suo corpo tarchiato. Era come se le emanasse verso le pareti di quel modesto impianto grazie all'uso di una strana magia, per poi infrangersi su di esse e tornare indietro più intense di prima. E proprio come le due direzioni, erano emozioni... divergenti.
Sicuramente vi era anche il sollievo di togliersi il più grande peso che la sua ANIMA avesse mai portato, ma non poteva fare a meno di provare la sua solita insicurezza e paura per la verità agghiacciante che stava per confessare a praticamente tutti i mostri del Sottosuolo. Certo, una volta informate le famiglie sarebbe stata solo questione di minuti prima che ogni abitante di quel mondo sotterraneo avesse saputo dei suoi esperimenti; sarebbe stata la notizia da prima pagina in qualsiasi giornale o sito Undernet, lo scoop incontrastato che avrebbe lasciato parlare di sé per chissà quanti decenni dopo la sua rivelazione.
Alphys, la scienziata reale scelta nientemeno che dal monarca Asgore Dreemurr, colei che aveva iniettato l'essenza degli esseri umani chiamata DETERMINAZIONE in molti pazienti mostri, che poi si erano fusi tra loro in modo irreversibile. Alphys, che per anni aveva ignorato le telefonate dei poveri familiari ancora in attesa di un qualche risvolto, e si era persino rifiutata di rispondere alle loro lettere piene di parole affrante e rabbia trattenuta a stento. Proprio lei, la scienziata più importante del Sottosuolo e un probabile punto di riferimento per i più deboli, che li aveva lasciati nell'ombra e si era come cancellata dall'esistenza, lì da sola nel suo laboratorio della regione arida senza avere mai contatti con la società esterna. Lei che...
Un guaito distorto proruppe da un'escrescenza indistinta di una delle creature alla sua sinistra.
La scienziata tutta gialla si rivolse verso di essa, e benché fosse caratterizzata da un aspetto a dir poco raccapricciante oltre che gocciolante di magia allo stato liquido, il mostro dinosauro non ebbe timore di quella visione: le sue labbra si dischiusero in un sorriso dal gusto squisitamente materno, riflesso di speranza e pregno di malinconia.
-Sì, Endogeny. Andiamo a casa... tutti quanti.-
Per tutta risposta, gli Amalgamati fecero tremolare e oscillare diverse parti dei loro corpi confusi e melmosi, e in questo modo altra essenza magica dal colore biancastro imbrattò il pavimento.
Alphys non calcolò minimamente il tintinnio grave che ogni goccia produceva al contatto con l'acciaio. Era ancora persa nei suoi pensieri e avvolta da una marea di sensazioni soffocanti, ma ora che una delle creature aveva attirato la sua attenzione la sua mente si focalizzò su di esse.
Nonostante la loro aria grottesca, quell'essere umano con la maglietta a strisce non aveva accennato il minimo segno di violenza, così come aveva fatto durante il suo lungo e insidioso viaggio dalle Rovine alla CORE; laggiù nel laboratorio nascosto aveva compreso e accettato la verità che gli si era brutalmente presentata davanti senza mostrare terrore o incertezza, ma soprattutto con la sua pazienza e il suo supporto l'aveva aiutata a prendere la decisione che le avrebbe cambiato la vita per sempre. Era incredibile, Alphys non avrebbe mai immaginato di poter provare una simile gratitudine per un umano.
La porta dell'ascensore si aprì scorrendo di lato, il che significava che aveva raggiunto il piano terra del laboratorio di Hotland. Guardò davanti a sé e respirò profondamente, lasciando che i pensieri scomodi e infelici scivolassero via dalle sue membra, sperando, pregando che potessero ritornare a tormentarla il più tardi possibile...
Ma appena mise in moto i suoi piedi maldestri e uscì dalla cabina si ritrovò proprio lei ad aspettarla, e la sua ANIMA saltò un battito dall'apprensione.
-Ciao Alphys, mi chiedevo dov-...-
Il verso di Endogeny di poc'anzi lo aveva percepito per un soffio, tuttavia la frase tagliata a metà di Undyne parve risvegliare definitivamente i suoi sensi ovattati dalle troppe riflessioni pesanti e sgradevoli, e la scienziata la guardò sofferente da dietro gli occhiali rotondi ondeggiando lievemente la sua coda tozza da destra a sinistra.
Quando le molte entità a lei sconosciute si erano allontanate dall'ascensore con movimenti flemmatici e avevano accerchiato l'amica, stagliandosi maestose al suo cospetto come un gruppo di guardie del corpo vigili e silenziose, la figura slanciata del mostro pesce si era irrigidita all'istante.
Se non fosse stata al corrente della sua bontà d'ANIMA, sebbene il suo ruolo di leader delle guardie reali, avrebbe quasi temuto che Undyne potesse ingaggiare battaglia con quelle povere creature proprio lì a seduta stante. Alphys però sapeva bene che non avrebbe mai visto le sue lance brillanti scagliarsi senza pietà su degli esseri innocenti di cui neanche capiva la provenienza, e che comunque rievocavano inevitabilmente qualche caratteristica di mostri a lei ben noti.
-Quello è... il... corpo di uno Shyren...- fu infatti il suo primo commento dopo qualche attimo di esitazione, mentre osservava sbigottita un Amalgamato mediamente grande che ricordava fin troppo la sorella di una sua vecchia allieva e amica.
Era proprio ciò di cui il mostro dinosauro aveva paura. Sotto uno sguardo attento era palese il collegamento tra Lemon Bread e la sua conoscente; in qualche modo anche la guerriera era coinvolta in quella atroce realtà, e avrebbe potuto perdere il suo affetto se non fosse riuscita a giustificarsi per bene.
Oh, il suo affetto, quanto avrebbe voluto tenerselo stretto e domandarle se c'era qualcosa oltre la semplice amicizia.
Dopo il falso appuntamento con l'umano di neanche due ore fa e le dolci parole di Undyne, la sua ANIMA bianca aveva palpitato come mai aveva fatto. Ma qualcosa ancora la frenava, era convinta che - al solito - avesse frainteso la situazione e che non era lontanamente immaginabile che il mostro ceruleo potesse ricambiare i suoi sentimenti. Di sicuro a giudicare dalla sua espressione ora non aveva alcuna intenzione di esternare il suo lato più tenero, come aveva fatto alla discarica e in molte altre occasioni. Non era nemmeno vestita con quel suo grazioso giubbotto in pelle e il foulard rosso acceso: la scienziata già rimpiangeva il siparietto imbarazzante che si era eretto nella regione delle cascate, tra acqua grigiastra e pile di rifiuti...
Cinse il petto con le sue braccia grassottelle e si raschiò qualche squama delle dita con i suoi artiglietti mentre raggruppava le idee.
Alla fine dalla sua bocca fuoriuscirono parole tremanti, e purtroppo il suo difetto di pronuncia ne risentì: -U-Undyne... sono mostri c-come noi. Li sto p-portando dalle loro famiglie. Ti... t-ti racconto lungo la s-strada-.
Titubante, avanzò per un paio di passi verso la sua amata, gli Amalgamati alle calcagna.
Non sapeva davvero che cosa avesse potuto frullarle nella testa dopo una simile scoperta, era certa solo di come la poca massa dentro il suo corpo da mostro si era contorta, terrorizzata, alla vista del suo occhio giallissimo che la fissava in maniera indecifrabile.
Undyne ebbe appena il tempo di indietreggiare da una parte per lasciarla passare e poi incamminarsi con lei, quando all'improvviso la porta che le avrebbe condotte a Waterfall si aprì e rivelò una sagoma bassa e scheletrica, con indosso un giaccone blu molto pesante e delle banali ciabatte dalle tonalità rosate ai piedi.
-Eh-ehy, eccoti Undyne. S-perone che mio fratello p-ossa averti aiutata con la questione del falan-jogging e...-
Aveva già raggiunto la console grigia che occupava un'ampia superficie del muro situato a nord, ma d'un tratto si arrestò subito lì accanto e il suo eterno sorriso sembrò incrinarsi.
-...Oh. Ehm. Okay, non è il momento delle battute suppongo.-
La guerriera lo squadrò esterrefatta; non capiva come quell'ammasso di ossa vivente potesse rimanere così calmo anche dopo aver visto uno spettacolo del genere. Fortunatamente aveva avuto il buon senso di troncare con le sue solite battute fuori luogo, ma non appariva restio nel voler rinunciare al suo vizio di tenere le mani nelle tasche stile ragazzino svogliato e birbante, e questo le fece rizzare le scaglie.
Fintanto che entrambe si avvicinarono a lui e Alphys prese la parola, però, il suo fastidio si tramutò in stupore.
-C-ciao Sans. Ascolta, ci a-aiuteresti a raggiungere i loro p-parenti?- balbettò, indicando dunque le creature melmose con una mano.
Undyne si domandò da quanto i due si conoscessero, e se forse l'occhiata comprensiva di Sans non nascondesse qualcosa.
-...Eh. Vi aiuterò. Ma per favore, non dite a nessuno dei miei poteri. Papyrus ormai lo sa, e anche buona parte di Snowdin, ma non voglio che si sparga la voce.-
-I tuoi poteri? Di che stai parlando, vuoi lanciare ossa a tutto spiano e aspettare che te le riportiamo come se fossimo cani?-
Il mostro scheletro non badò al tono sprezzante - seppur tinto da un velo di ironia - del capitano delle guardie, e si limitò ad allargare le braccia.
-Tenetevi strette. Anche tu dottoressa, e assicurati che anche quei cosi si tengano in qualche modo.-
Fecero esattamente questo, e il laboratorio di Hotland, da gremito di mostri qual era, in una frazione di secondo divenne deserto e silente.

Al principio, una volta preso atto dello straordinario potere di cui era dotato il fratello maggiore di Papyrus, la guerriera era rimasta incredula. Con il suo teletrasporto, Sans fu in grado di spostare l'intera schiera di creature e conoscenti da una regione del Sottosuolo all'altra in tempi rapidissimi e senza sforzo, cosicché pian piano ogni singolo Amalgamato venne riportato a casa.

E ovunque si erano ritrovati a marciare, nessun membro delle famiglie era stato risparmiato dalle scuse interminabili di Alphys. Il camice di quest'ultima aveva continuato a strascicare a terra tra un breve tratto all'altro, quasi come a simboleggiare il suo dolente stato d'ANIMA, e a giudicare dal timbro angoscioso della sua voce era piuttosto evidente quanto fosse stato complicato per lei rivelare il suo oscuro segreto di fronte alle diverse specie di mostri.
Di conseguenza, Undyne aveva quasi subito dimenticato le capacità fuori dal comune di Sans; si era solo preoccupata di ascoltare attentamente il triste racconto della sua migliore amica, constatando infine l'enorme gravità di ciò che le era accaduto, e del terribile peso che aveva dovuto sostenere. Aveva fatto qualche domanda sporadica, giusto per rendersi partecipe alla storia narrata e non farla sentire sola nella sua disperazione, ma non aveva ancora dato un suo giudizio su quello che aveva visto e udito balbettare. La scienziata aveva avvertito il suo sguardo penetrante pizzicarle il viso per tutto il tempo, e non aveva osato guardarla nemmeno di striscio per paura di scorgere sul suo volto un'espressione di disgusto o traboccante d'odio. Fu per questo motivo che si era persa un dettaglio fisico di Undyne di cui lei conosceva bene il significato: le sue pinne, prima aperte a ventaglio, si erano afflosciate gradualmente lungo gli zigomi celesti...
Nel mentre che Alphys si era scusata per le condizioni dei mostri, del ritardo immenso e delle risposte ai messaggi mai pervenute, l'altra aveva osservato ogni particolare senza dire nulla, la testa e la sua stessa ANIMA investite da un turbine di pensieri sconnessi e sentimenti da mozzare il fiato.
Assistere alla reazione dei parenti era stato un qualcosa di meraviglioso, una scena da far commuovere chiunque; non si erano arrabbiati, non si erano mostrati inorriditi, bensì tremendamente felici di rivedere i loro cari e disposti ad accettare qualunque metamorfosi a cui erano andati incontro. Proprio l'elemento che aveva spaventato di più la scienziata - e che aveva contribuito ad accrescere i suoi sensi di colpa - era diventato il mezzo grazie al quale ora i familiari, nonostante le loro differenze di aspetto e di mentalità, si erano uniti in modo inscindibile.
Alphys avrebbe davvero voluto provare la serenità di chi finalmente aveva conquistato una tale vittoria, era sì sollevata dagli ampi sorrisi e ringraziamenti che ottenne, ma ora vi era il grosso problema di Undyne.
Quando tornarono al laboratorio di Hotland chiese dunque a Sans di lasciarla sola con lei; avrebbe cercato di chiarire la faccenda in maniera definitiva, anche se questo avrebbe potuto comportare l'allontanamento della ragazza che amava di più al mondo.
Il mostro scheletro, che fino a quel momento pareva essere rimasto impassibile nonostante la situazione drammatica, non provò a obbiettare. In un attimo col suo teletrasporto sparì dall'edificio per cercare il fratello più piccolo, abbandonando le due amiche in una cupa atmosfera carica di tensione.
Ora lei era lì, la schiena curva e robusta rivolta verso la guerriera, la gola secca a causa dell'ansia crescente e il muso chino che contemplava con disinteresse le piastrelle azzurre della sua singolare casa.
-Undyne... ora s-sai tutto quanto... t-tutto quello che ho fatto. Se... se n-non vuoi più essere m-mia a-amica lo posso capire.-
Tirò su col naso, e il suo respiro si fece difficoltoso.
-Alphys...- tentò Undyne incerta, ma ne seguì una frase quasi delirante, che devastò la sua ANIMA per quanto le suonò disperata e vacillante per via dei singhiozzi.
-U-Undyne, non, n-non p-penserò male d-di te se vorrai r-r-rompere la, l-la nostra a-a-... a-amicizia...-
Spalancò l'occhio, e si pentì immediatamente dell'aver esitato quando avrebbe dovuto rispondere con prontezza. Sembrava che la scienziata stesse per perdere il controllo ed essere sopraffatta da un attacco di panico, e ora si sentiva in obbligo di curare il suo malessere e tirarla su. Non voleva che soffrisse ancora, non per colpa sua.
L'aria passò svelta tra i suoi denti affilati mentre si affrettava a replicare: -No, no Alphys, io non voglio rompere la nostra amicizia! Io ci tengo tanto, tantissimo, non mi importa di quegli esperimenti!-
Quella smise di tremare, ma i singhiozzi acuti che le percuotevano il corpo non si interruppero neanche per un istante.
Gli altri mostri avevano accolto gli Amalgamati e lei stessa con calore, senza adirarsi o avere atteggiamenti rancorosi, e questo era vero. Ma Undyne era abituata a ben altro dalla sua persona, come poteva non disprezzare lei e il suo orrendo passato? Forse anche la guerriera dopotutto era brava a mentire...
Come se il suo ultimo pensiero fosse stato scritto su un libro apposta per essere letto, il mostro pesce parlò di nuovo, il tono risoluto ma compromesso sul finale.
-Non sto mentendo! Guardami, ti prego Alphys...-
Quella supplica così contradditoria per una leader delle guardie fiera e coraggiosa le diede la forza necessaria per girarsi verso l'amata, e la scienziata sussultò quando vide le pinne cadenti ai lati del suo viso.
Undyne possedeva una benda che le copriva la cicatrice dove un tempo si trovava il suo occhio sinistro: ne aveva uno solo sano, ma Alphys aveva imparato fin da subito che riusciva comunque a trasmettere ogni emozione possibile. E adesso, la posizione delle sue pinne parlava chiaro.
-Non sono arrabbiata. Sono affranta... per quello che ti è successo, quello che hai dovuto sopportare. Sto... sto quasi odiando Asgore per l'incarico che ti ha dato.-
Sentì la sua ANIMA perdere un battito. I singulti che ad ora l'avevano resa malferma cessarono come per magia, lasciando spazio solo alle pulsazioni sfrenate che si stavano scatenando nella gabbia toracica.
Erano lacrime quelle che stavano coprendo con luccichii iridescenti la pupilla della guerriera...?
-Credimi Alphys, ti prego. Io non voglio rinunciare alla nostra amicizia. A te.-
Il mostro giallo strinse le manine a sé e si calmò un poco, dopodiché domandò con un fil di voce: -Undyne... p-perché sei... così gentile con me?-
L'interlocutrice, forse per cacciare indietro le lacrime, chiuse le palpebre e poi la guardò di nuovo, mentre le sue guance si tinsero di rosa.
-Quello... quello che ti ho detto oggi alla discarica, te lo ricordi?-
Oh, come avrebbe potuto dimenticarlo? Nel corso della sua formazione al laboratorio della regione arida, da comune abitante del Sottosuolo a scienziata reale, si era imbattuta solo in cocenti delusioni, mera solitudine e angoscia opprimente. Udire Undyne parlarle delle sue qualità con cotanta dolcezza - e scoprire quanto tenesse a lei e alla sua felicità - era stato un toccasana per l'ANIMA innamorata che teneva al sicuro dentro al suo petto. Tuttavia, anche dopo quel tenero abbraccio che le aveva regalato e che l'aveva tenuta a stretto contatto con il suo vestito scuro e le sue scaglie scintillanti, la guerriera aveva agito in maniera strana. Aveva lanciato Alphys dentro a un cassonetto e aveva chiesto a Papyrus, nonostante fosse stata una sua idea, di badare all'allenamento che le avrebbe rafforzato il corpo e lo spirito. Probabilmente aveva davvero preso un abbaglio, lei non avrebbe mai potuto...
No, non ce la faceva, non poteva più aspettare. Questo sarebbe stato il giorno in cui avrebbe confessato il suo amore, niente e nessuno l'avrebbe fermata, nemmeno lei stessa e le sue perplessità.
Arretrò di qualche centimetro e abbassò il muso, gli occhi strizzati e un fuoco rovente che crebbe dalla sua ANIMA fino alle punte della cresta, infiammando ogni fibra del suo essere.
-Undyne, è d-da tanto che me lo tengo dentro, io, i-io... Perdonami, lo so, sono d-disgustosa, non dovrei sentirmi così, ma quando ti ho d-detto che sei gentile, g-graziosa, io i-intendevo...-
-Alphys!- esclamò quella frastornata, e conscia delle proprie guance divenute ormai color cremisi, aggiunse: -Io... ehm, anche io intendevo che sei gentile, graziosa e... e adorabile. Avrei voluto dirtelo di persona, questo e altro, ma alla fine ho solo scritto una lettera che l'umano non è riuscito nemmeno a dart-...-
-Quella lettera e-era, era TUA?-
Entrambe ebbero un brivido, uno che le scosse dalla testa ai piedi. Per un periodo imprecisato, i secondi parvero non scorrere più.
-Sì.-
Un'unica sillaba, e Alphys credette di esplodere insieme alla sua fragile ANIMA. Non se ne sarebbe lamentata, sarebbe morta in uno stato di completa estasi, e persino le sue misere polveri avrebbero continuato a permeare di quel dolce incanto.
-Non... c'era la... firma...-
Ormai non sapeva bene nemmeno cosa stesse farneticando, o se l'altra fosse riuscita a cogliere il suo flebile mormorio.
La lettera le era stata consegnata eccome, e il suo contenuto le apparve nitido nella mente, come se fosse caduta in trance dopo il sortilegio di un Madjick. A questo punto, nulla le sembrò inverosimile.

"Alphys... ciao amica mia.
Purtroppo non ho il coraggio di dirti a voce quello che sto scrivendo. E anche le mie capacità di scrittura lasciano a desiderare. Ma è passato troppo tempo, ed è diventato complicato andare avanti con questi sentimenti chiusi in un guscio dentro di me. Devo farti sapere quello che provo per te, anche se non ricambierai e mi rigetterai.
Adoro... no, amo tutto di te. Sei bassa, sì, ma non è affatto un problema, mi trasmetti tenerezza e una voglia matta di abbracciarti e proteggerti... Per me non sei nemmeno troppo grassa, anzi trovo adorabile la tua stazza. E, Alphys... diffida di chi ti dice che sei brutta. Non lo sei, per nulla.
Tu sei tanto carina, hai un musetto dolcissimo, degli occhi grandi e splendenti, e... i dentoni che ti spuntano e che tu odi tanto per me sono stupendi, perché mi ricordano costantemente il tuo sorriso. Sei bella, bellissima, più di qualunque altra cosa al mondo. Potrei stare ore a sentirti parlare delle tue passioni. La tua voce mi scalda l'ANIMA ogni volta, balbettii o no.
...Sta finendo la carta, non riuscirò a scrivere tutto quello che penso. Se solo sapessi descrivere meglio quello che provo per te... Non riesco a stare senza di te, neanche un secondo, ma se non vorrai ricambiare posso comprenderlo.
Grazie per aver letto, amore mio."

Uscita da quel bizzarro ma piacevolissimo torpore, Alphys focalizzò la guerriera a pochi passi da lei, e non provò il minimo rimorso nel pronunciare quella fatidica frase.
-Undyne, io ti a-...-
Ma dovette interrompersi poiché la vide avanzare nella sua direzione, un colpo di stivale dopo l'altro e le pinne di nuovo ritte e scattanti; la sua ANIMA semplicemente non poteva rimanere indifferente a quella visione ammaliante, e si mise quindi a battere con frenesia, facendole morire le parole in bocca.
Si inginocchiò dinanzi a lei e molto lentamente mosse le braccia per poggiare le mani palmate sulle guance del mostro dinosauro, iniziando ad accarezzarle le squame giallo ocra.
-Sì... È questo quello che provo per te.-
Appoggiò la fronte sulla sua, e Alphys si perse in quel vasetto di miele dentro il suo unico occhio...
-Desidero stare accanto a te per sempre, fin quando non sarò altro che polvere. Noi due insieme, come una cosa sola, come quelle creatu-... Ehm, senza fonderci e diventare melma anche noi, insomma!-
Inarcò le sopracciglia e sorrise imbarazzata, aveva decisamente scelto il paragone sbagliato. Eppure Alphys non se ne curò.
Sollevò anzi le braccia per sovrapporre le sue mani con quelle dell'amata, ancora intenta a sfiorarle le gote rosate.
-Undyne... la... l-la mi-... uh.-
-Dillo, piccola.-
Riconobbe lo sguardo del mostro pesce: ora che i denti acuminati erano retrostanti al labbro inferiore nessuna parte della bocca era celata da essi, e questo le conferiva un'espressione colma d'affetto, affetto riservato solo ed esclusivamente a lei...
La sua coda ondeggiò con delicatezza, ma a un ritmo comunque abbastanza insolito considerando la sua indole timida e nervosa. Ricambiò il sorriso amorevole e sussurrò, stavolta per intero: -La mia Undyne...-
Dalla sua gola salì un rumorino sordo, che ricordava le fusa di un gatto; nel sentire la morbidezza della sua risatina fatta a labbra serrate, l'ANIMA della scienziata si sciolse come un blocco di ghiaccio che raggiungeva i canali roventi di Hotland dopo il suo placido attraversamento del Sottosuolo.
Ridacchiò a sua volta, e quando intrecciarono le loro dita in un vivace alternarsi di giallo e blu Alphys si arrese a quella splendida beatitudine, non poteva desiderare di meglio.
Furono interrotte dall'ennesimo fruscio metallico della porta ovest del laboratorio. Un altro mostro scheletro, molto più alto di Sans e dall'aria cordiale, irruppe nella struttura e si rivolse alle due, il mantello rosso che ricadeva sulla schiena dopo la precedente corsa.
-Undyne! Dottoressa Alphys! Dobbiamo andare tutti alla Barriera, dobbiamo impedire che l'umano combatta con Asgore!-
Undyne si alzò in un baleno, la notizia che le fece ribollire la magia della quale era composta. Guardò prima seria il suo migliore amico, poi la scienziata. Quest'ultima congiunse le manine gialle e affermò decisa: -Undyne, andiamo!-
Dopo aver fatto un cenno a Papyrus per fargli sapere che erano d'accordo, il mostro ceruleo sollevò la sua innamorata da terra e la strinse a sé con fermezza, facendole sfuggire uno squittio sorpreso ma divertito.
-Noi andiamo avanti, Papyrus!-
E diede il via ad una corsa vertiginosa, la coda di cavallo scossa dalle raffiche generate dall'elevata velocità, la Barriera come unica destinazione per fermare un futile omicidio.
Alphys rimase legata al suo busto e chiuse gli occhi, affaticata dalla giornata intensa che volgeva pressoché al termine; tuttavia, ripensando a come erano andate le cose provò una gioia sconfinata, e si abbandonò ad un luminoso sorriso.
Era riuscita finalmente a dimenticare i suoi dubbi, le sue preoccupazioni, le sue avversità, e perciò non venne affatto disturbata dai fremiti che si creavano per effetto di ogni agile movimento delle gambe della guerriera.
Si accoccolò sul suo petto e lasciò che i battiti delle loro ANIME la cullassero per tutto il tragitto.
Sembravano battere all'unisono.

The end


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Come potete vedere nelle mie storie ho deciso di far rispettare la punteggiatura mentre parla Sans e di non scrivere tutto in maiuscolo i dialoghi di Papyrus e Mettaton. Va bene in un gioco, ma in uno scritto no, dai. Capisco essere fedeli, ma... Beh, ad ogni modo, questa è la mia One-shot dedicata a un altro Missing Moment legato ad Alphys e Undyne, questa volta ambientata durante la partita di un giocatore (in Pacifist, ovviamente). Volevo dare un'interpretazione alla loro dichiarazione, perciò eccola qua! E anche la chicca della lettera, cosa volete di più? xD Ho cercato appunto di fare in modo che non si capisse che a scrivere fosse stata Undyne, e che le dolci paroline potessero, secondo Alphys, uscire fuori anche da Frisk xD E sì, niente baciucchio, se no andava a ramengo la scena prima di Asriel Dreemurr e quella dell'epilogo. La cosa di Sans all'inizio che ho lasciato volutamente col punto interrogativo riguarda una teoria che io approvo totalmente. Se non sapete di cosa sto parlando, beh... ponete MOLTA attenzione ai messaggi sui muri del True Lab... Non ho altro da aggiungere, spero che la FF vi sia piaciuta! Carichi per il terzo episodio della trilogia? =3 Sentitevi liberi di recensire, è sempre bello avere dei confronti con qualcuno.
PS: Sì, nella mia interpretazione "Shyren" è il nome della specie. Ho ampliato questo e altri concetti in And so, this is life, che vi invito a leggere per scoprire come mi sono immaginata continuare la storia dopo il finale pacifista!
Ciiiaaaaooo!
  
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