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Autore: La mezzosangue_michael98    28/10/2019    0 recensioni
Che fenomeno meraviglioso il sogno. E' l'unica via che ha l'uomo di incontrare le persone scomparse, parlare con loro, provare forti emozioni, fino a piangere con loro.
Quando dormiamo la nostra razionalità scompare e il nostro cervello entra nell’area dell’inconscio.
E anche se a volte sono confusi, spaventosi, felici o privi di senso i sogni cercano sempre di dirci qualcosa.
Proprio come succede a Maya che da mesi ormai continua a sognare il volto dello stesso ragazzo sconosciuto.
Cosa vorrà mai dire?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 1

 

Quella mattina la pioggia scendeva fitta su tutta Londra. Inzuppava le strade e rigava le finestre di ogni casa.

Era divertente vedere le personcine che schizzavano qua e là per ripararsi dall'acqua. 

Quel giorno pioveva molto; in realtà era da circa una settimana che il tempo giocava brutti scherzi.

Tre giorni aveva nevicato senza sosta.. e ora la pioggia. 

All'angolo della strada, apparve un uomo. Era alto e snello, coperto sino alla testa da un mantello nero che strisciava a terra.

Sembrava stesse attendendo qualcosa o meglio qualcuno...

Scrutava il quartiere in cui si trovava con un certo non so che di riluttanza. 

Poi tutto d'un tratto si voltò lentamente, con un sorriso sulle labbra sottili.

"Finalmente!" esclamò quando una figura un pò più bassa apparve proprio davanti a lui. "Pensavo non venissi più." aggiunse.

La figura fece un passo avanti"Abbiamo avuto delle...-fece una pausa socchiudendo gli occhi- complicazioni."

Era una donna, il viso incappucciato, le mani stringevano qualcosa ma era difficile capire cosa poichè lo custodiva con gelosia.

"C'è tutto?" chiese l'uomo.

La donna annuì piano. "Si." rispose. "E' tutto. Non deve fare altro che custodirlo a costo della vita stessa." si fermò guardandolo dritto negli occhi. "ci siamo capiti?" inarcò un sopracciglio.

"Non ti preoccupare. E' in ottime mani." rispose ricambiando il suo sguardo. Prese fra le mani lo scrigno. 

"Quando saprò che il momento è arrivato?" domandò cacciando una mano dentro al mantello, estraendo una elegante pipa verde smeraldo. 

"Quando verranno a cercarla." rispose la donna osservandolo mentre si portava la pipa alle labbra, e la accendeva con un fiammifero.

L'uomo aspirò ed inspirò una nuovoletta di fumo.

"Bene allora. Al prossimo incontro." disse voltandosi.

La donna sorrise. "Per favore, fa di tutto per proteggerla." disse più supplichevole.

"Lo farò, lo scrigno sarà al sicuro."

"Non mi riferisco allo scrigno."disse solo per poi guardarlo per l'ultima volta.

Fù questione di attimi per sparire nel nulla...

L'uomo con la pipa non disse nulla, ma rimase ancora un pò a guardare il punto in cui si era dileguata la donna.

 

18 anni dopo...

 

"Si trovava in un locale quella volta. Il sogno era offuscato, c'era parecchio fumo e le luci colorate non davano nessun aiuto. Illuminavano solo metà del suo viso, quello rigato dallo squarcio. Il ragazzo si avvicanava sempre di più con un pugnale. Accerezzava la lama affilata e sorrideva malignamente. Improvvisamente la colpì al ventre. Gridava ed implorava ma nessuno la sentiva..."

Fù così che per l'ennesima volta, Maya Wicked si svegliò nella sua cameretta, fra le lenzuola stropicciate.

"Ancora lui!" gridò portandosi una mano sul petto per via dello spavento. Il suo cuore batteva all'impazzata, come un tamburo. 

Non è possibile si disse passandosi una mano sul viso sudaticcio.

Erano mesi che ormai Maya faceva dei sogni insoliti. La maggior parte delle figure non le aveva neanche mai viste. Ma in particolare, quasi ogni notte, nel suo sogno appariva un ragazzo, ciò che accadeva era diverso, ma la figura del ragazzo era sempre presente.

E la cosa la stava facendo impazzire, non riusciva a fare sogni tranquilli.

La cosa strana era che terminavano tutti allo stesso modo, con la sua morte.

Guardò la sveglia e segnava le 7 in punto, perciò era giusto in tempo per la scuola.

Scostò le coperte e si alzò trascianndosi svogliatamente al bagno.

Lavò viso e denti, tornò in camera frugando nell'armadio in cerca di qualcosa di presentabile.

Sistemò la chioma bionda in una coda alta, afferrò la giacca in pelle e scese le scale.

Si chinò a raccogliere la tracolla  che giaceva sul pavimento della cucina e se la caricò sulle spalle.

Udì un miagolio e una presenza attorno alla caviglia; guardò in basso notando Mr. Ciddle, il micio di Thelma. Gli accarezzò il dorso, ricevendo un'altro miagolio. 

"Maya sei tu?" parlò una voce dal soggiorno. La ragazza si sporse notando l'anziana signora seduta sulla sua solita sedia a dondolo.

Sorseggiava una tazza di thè, che con la sua aroma annebbiò il soggiorno. 

"Si Thelma. Sto andando a scuola."

"Torna presto mi raccomando. Sta sera accadranno molte cose me lo sento." disse l'anziana.

"Per forza, è Halloween!" rispose Maya sorridendo, inginocchiandosi davanti a lei. "Non credo ci sia festa più stupida." aggiunse 

"Vorrei che tu restassi a casa sta notte."

"Non preoccuparti Thelma, sarò con James. Questa sera si esibisce insieme alla sua band per la prima volta."

La donna si raddrizzò gli occhiali sul viso.

"Quel ragazzo crede ancora di poter diventare una rockstar?"

Maya annuì pur sapendo che la donna non potesse vederla, poichè fosse cieca. La ragazza si chiedeva spesso che cosa le fosse accaduto o se fosse nata così, non glielo aveva mai chiesto per non essere troppo indiscreta o metterla in imbarazzo. Alle volte Thelma sembrava che i suoi altri sensi fossero amplificati: il suo udito, per esempio, era infallibile.

"Immagino." disse la donna sorridendo. "Be' non succederà mai, mi dispiace per lui." disse infine.

"Come lo sai? Magari il destino si avvererà." 

"Non ci giurerei." disse ancora Telma, con un tono un pò più sicuro. 

Maya smise di ridere." Be'..." disse avvicinandosi alla guancia della donna per poi stamparci un bacio. "Io vado Thelma, ci vediamo dopo." disse infine.

La ragazza uscì di casa, slegò la catena con il lucchetto della sua bicicletta rossa e si avviò.

Prima di recarsi a scuola, Maya faceva il suo solito giro per il vicinato, consegnando la posta. 

La paga non era gran chè, ma aiutava Thelma ringraziandola per averla accolta in casa quando era solo una bambina fuggita dall'orfanotrofio alla tenera età di sette anni. 

Maya era profondamente grata per essersi presa cura di lei, per averle dato una casa e una famiglia. Quello che non aveva mai avuto.

Terminato il suo giro, la ragazza si recò alla caffetteria quotidiniana per unirsi al suo migliore amico.

James Clayton era un ragazzo di circa 1.80, corporatura media e occhi azzurri limpidi come il cielo. I capelli biondi quasi sempre spettinati e una strana ossessione per le band vecchio stile. Era un amico fedele, premuroso e sempre pronto a mettere il bene altrui prima del suo, come faceva molte volte con Maya. 

Si erano conosciuti fra i banchi di scuola, quando nessun bambino osava avvicinarsi a Maya poichè fosse l'unica bambina orfana della scuola.

James fù l'unico ad avvicinarsi e presentarsi. Da quel momento non si erano mai separati, parevano quasi gemelli.

Maya ordinò una tazza di cioccolata calda per poi accomodarsi vicino all'amico che aveva intravisto prima di sedersi.

"Hey!" lo salutò il biondo "finito il giro?"

"Fortuntamente si." rispose la ragazza; poco dopo arrivò la sua ordinazione.

Mentre beveva qualche sorsetto, sentì una voce robotica provenire dalle casse della caffetteria.

"Salve a tutti!" parlò una voce, richiamando l'attenzione dei presenti i quali si voltarono verso il palco imbattendosi in un ragazzo. Maya riconobbe Connor, un compagno di scuola che stringeva fra le mani un microfono. "Oggi abbiamo una sorpesa speciale. Vorrei chiedere al mio caro amico James Clayton di salire qui sul palco."

"Ma di che parla?" bisbigliò Maya, sorpesa.

"James Clayton per favore sali sul palco. E' arrivata l'ora della tua canzone!" annunciò sorridendo. 

"Ahm.." fece il biondo rosso in viso "Non ne ho assolutamente idea. Credimi." intanto il pubblico lo incitava a salire sul palco con fischi e battiti di mani.

Il ragazzo a quel punto si alzò in piedi, imbarazzatissimo.

"Su James- disse Maya battendo le mani- canta una canzone!" disse ancora dandogli una leggera pacca sulla schiena. 

James si avviò e con lo sguardo maledisse Maya poichè non lo stesse aiutando.

Salì sul palco afferrando il microfono che gli aveva dato Connor. "Ahm.. salve" la sua voce eccheggiò tremolante e alta su tutta la caffetteria.

"Adesso i-io vi canterò una canzone. L'ho scritta da dopo, e la dedico interamente alla mia migliore amica Maya Wicked seduta lì infondo- disse indicandola col dito- quella biondina per nulla comprensiva e tremendamente dispettosa. "continuò facendo attira l'attenzione sulla ragazza.

Maya si sentì avvampare con lo sguardo di tutti addosso. 

Il suo sguardo improvvisamente vagò su una figura incappucciata che si muoveva furtivamente.

La figura si fermò davanti ad una tenda che solitamente era riservata al personale della caffeteria. Sparì dietro di essa.

Maya, incuriosita, la raggiunse e quando varcò la tenda, quasi le venne un infarto.

La scena era confusa, ma stranamente familiare.

La stanza era piena di fumo, delle luci fosforescenti lasciavano intravedere qualcosa, ma era tutto molto confuso. Maya vide la figura incappucciata al centro della stanza. 

Una luce si fermò proprio sul suo viso, illuminandolo. 

Maya non poteva crederci, non voleva crederci.

Il ragazzo del suo sogno era proprio davanti a lei. 

"No." le uscì dalle labbra, il ragazzo incrociò il suo sguardo. 

Quella cicatrice squarciata a metà il suo volto.

"Maya Wicked." disse il ragazzo. "Vieni con me!" conitnuò avanzando verso di lei.

La ragazza si voltò cominciando a correre, attraversò il corridoio della caffetteria, senza voltarsi. 

Una voce le ordinava di fermarsi, ma lei continuava a correre senza smettere.

"MAYA!" gridò improvviasamente qualcuno facendola svegliare.

La ragazza si voltò di scatto: era seduta al suo tavolo, la cioccolata ancora fumante. 

"Maya che ti succede?" era James che continuava a scuoterla.

"C'era... c'era.." che diavolo era successo? si era addormentata senza accorgersene?

James era preoccupato. "Cosa?"

Maya si passò una mano sul viso. "Scusa io..io devo andare." mormorò alzandosi.

"Maya che cosa hai?"

"Nulla devo solo.. andare."rispose solo per poi uscire dalla caffetteria.

Le faceva male la testa: ma cosa le era successo? Quella volta il sogno sembrava così reale, eppure.. non si era accorta di essersi addormentata... 

  
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