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Autore: Sian    30/10/2019    5 recensioni
Nella classe 1-B della scuola elementare Teitan arriva un nuovo alunno che non avrebbe mai pensato di tornare in prima elementare, dato che in realtà aveva ventisei anni. Esatto, per colpa di un’indagine sfuggita di mano, il suo corpo si era rimpicciolito. Fortunatamente non era da solo a condividere quel destino: aveva al suo fianco Conan Edogawa e Ai Haibara, che erano in quelle condizioni ormai da mesi, a causa dello stesso veleno, APTX-4869. I suoi pensieri però sono costantemente focalizzati sulla donna che ama e che avrebbe dovuto proteggerla dal dolore invece che causarne di nuovo. Anche lei ha molti pensieri in testa: non è riuscita a proteggerlo dalla maledizione che l’ha sempre perseguitata.
Dal "Capitolo Uno - Masao Fukuda // Ritrovarsi intrappolato":
Il nuovo acquisto della classe si ritrovò ad osservare attentamente la maestra: sì, si assomigliavano molto, lei e la donna che amava. Diamine, in questa assurda situazione non l’avrebbe più vista tutti i giorni. Nonostante fosse chiaro ciò che provava per lei, doveva dirle ancora tante cose, e non si sarebbe mai stancato di dirgliele.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miwako Sato, Wataru Takagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Because you have someone to protect


Capitolo Uno - Masao Fukuda // Ritrovarsi intrappolato


Non era sicuro di potercela fare, due giorni prima si era ritrovato in una situazione al limite dell’assurdo, ed in quel momento si trovava in un luogo che mai avrebbe pensato di frequentare ancora nella propria vita. Ma se non voleva, o meglio non poteva, destare sospetti quella allora era la soluzione più logica.

“Buongiorno bambini!” La maestra Kobayashi entrò nell'aula della classe 1-B della scuola elementare Teitan. Quel giorno era ancora più allegra di quanto già fosse solitamente, era felice di insegnare a quei bambini, le era stata assegnata una classe veramente d’oro.
“Da oggi avrete un nuovo compagno di classe” Fece segno al bambino di avvicinarsi. Il ragazzino entrò in classe, un po’ rosso in viso, teneva lo sguardo abbassato come se si sentisse in soggezione, o forse era solo estrema timidezza. “Si chiama Masao Fukuda, spero farete presto amicizia!” Scrisse il nome del bambino alla lavagna e gli suggerì di andare a prendere posto, ne aveva fatto preparare uno vicino alla finestra.

Masao salutò la classe con un tono non molto sicuro di sé stesso. Era teso come una molla: d’altronde era una reazione normale visto che il bambino doveva inserirsi in una classe nuova. Era poco più alto rispetto ai suoi compagni, ma al tempo stesso questa sua altezza lo rendeva gracile. Indossava una semplice polo azzurra e dei calzoncini color tabacco, i suoi capelli erano castano scuro, lisci ma un po’ scompigliati e i suoi occhi erano piccoli e confusi. Si avvicinò al suo banco e appoggiò il suo zaino, ne estrasse un quaderno completamente nuovo, ancora senza nome del proprietario, una matita ancora da temperare e una penna che invece sembrava molto usurata.
Il bambino del banco a fianco gli sorrise, senza presentarsi. “Vedrai che ti troverai bene qui…” Si voltò verso il bambino che gli aveva rivolto la parola, portava gli occhiali e aveva uno sguardo molto profondo, uno sguardo di chi ha un segreto da celare. Ed era più che certo di aver scoperto il suo segreto, anzi purtroppo lo condivideva e conosceva molto bene quel bambino che si faceva chiamare Conan Edogawa.

Il nuovo arrivato gli sorrise di rimando, sentiva gli sguardi degli altri bambini troppo curiosi di questo evento, dunque non gli rispose. Era insicuro, temeva di agire in modo sbagliato, di dire qualcosa di troppo; doveva ancora imparare ad essere un bambino, di nuovo. La maestra notò che il nuovo arrivato era molto teso, dunque aveva organizzato un piccolo gioco di classe: “L'investigatore e il Ladro”.

“Maestra, non dirmi che questo gioco le è venuto in mente uscendo ieri pomeriggio con quel suo caro Ispettore della polizia” alzò lo sguardo una bambina dai capelli castano chiaro, con un tono ramato. Aveva uno sguardo furbo, uno sguardo di chi sapeva qualcosa, ma al tempo stesso sembrava molto annoiata per la scuola, teneva infatti il gomito sul banco con la mano serrata a pugno che le sorreggeva la testa.

E le parole della giovane rispecchiavano la verità, la maestra si vedeva con un ispettore della polizia, di preciso faceva parte della prima sezione Omicidi. E come faceva a dimenticarlo? Quello stesso ispettore che gli era stato una spina nel fianco per lungo tempo. Ma ormai era acqua passata. Il nuovo acquisto della classe si ritrovò ad osservare attentamente la maestra: sì, si assomigliavano molto, lei e la donna che amava.
Diamine, in questa assurda situazione non l’avrebbe più vista tutti i giorni. Nonostante fosse chiaro ciò che provava per lei, doveva dirle ancora tante cose, e non si sarebbe mai stancato di dirgliele. Il suo viso si rattristò, ma fu risvegliato dai suoi pensieri notando la risposta repentina della maestra e del suo rossore. Era proprio carina. Si ritrovò a pensare che, nonostante la situazione in cui si trovava, si sarebbe divertito in quella classe.

L’insegnante diventò tutta rossa e si affrettò a negare rimproverando con tono scherzoso la bambina “Assolutamente nulla di quel genere! Sono solo rimasta sveglia fino a tardi a leggere l’ultimo romanzo poliziesco uscito qualche giorno fa...” Si sentirono delle risatine da parte di due altri bambini e un sospiro di una bimba che rimase persa nello sguardo sgranato e completamente innamorato della maestra: il loro gruppo, i Giovani Detective, aveva contribuito alla sua storia d’amore.
“Dai, non è il momento di parlare di queste cose. Procediamo con il gioco” Si schiarì la voce ed iniziò a spiegare. Il nuovo alunno avrebbe interpretato la parte dell’investigatore, che avrebbe dovuto interrogare i suoi compagni di classe per scoprire tra chi di loro era nascosto il ladro ricercato.

Ironico. Pensò. Anche in quella situazione assurda in cui si era cacciato, poteva svolgere un’indagine. Non era di certo passato molto tempo, ma gli mancava già tremendamente. Si caricò di emozione e fece come gli disse la maestra; restò appena fuori dalla porta dell'aula, così da lasciare tempo alla signorina di assegnare il ruolo del ladro ad uno dei suoi compagni. Passarono una manciata di minuti quando sentì il suo nome pronunciato dalla voce della Kobayashi “Masao, entra pure!”

Il bambino aprì la porta, ormai l’imbarazzo iniziale e il timore di non potercela fare erano svaniti nel nulla. Al suo ingresso si ritrovò una piccola sorpresa: gli avevano preparato una spilla a forma di distintivo della polizia, o meglio assomigliava più ad un fiore di ciliegio. Prese con determinazione quell’oggetto, pronto ad iniziare le indagini. Squadrò tutti i suoi compagni di classe e gli rivolse un sorriso sincero. “Sono Wa-…Masao Fukuda, e sono un’agente della polizia!” sfoderò in bella vista il suo distintivo, quelle parole uscirono senza nemmeno rendersene conto. Era tutto così naturale, non ci avrebbe messo molto a scoprire a chi era stato assegnato il ruolo di ladro.

Conan gli sorrise, nonostante anche il loro nuovo amico si fosse rimpicciolito, era pur sempre rimasto lui stesso. Quella frase pronunciata era ormai parte di lui. Gli scappò una risata soffocata: fortunatamente nessuno si accorse che il nome del gioco era “L’investigatore” e non “Agente della polizia”.

Le ore scolastiche passarono senza intoppi, Masao era riuscito ad inserirsi nella classe, tanto da aver attirato l’attenzione di tre bambini molto curiosi, con i quali molto spesso si era già ritrovato a passare del tempo, a loro insaputa.
“Masao, sei formidabile!” Il più robusto dei tre ragazzi gli diede una grande pacca sulla spalla, quasi da procurargli un dolore lancinante.
“Ma insomma Genta, vacci piano con quelle mani!” Gli ricordò il bambino con le lentiggini sulle guance. Masao si affrettò a rassicurare Genta e Mitsuhiko affermandogli che non si era fatto nulla. Nonostante fossero passati un po’ meno di vent’anni, ricordava benissimo di quanto era mingherlino da bambino. Fortunatamente crescendo si era rafforzato, soprattutto quando decise di intraprendere la carriera da poliziotto. Ma ora, nel suo corpo che contava circa 7 anni, era tornato al punto di partenza; e sì, la pacca di Genta gli aveva fatto piuttosto male.
“Masao, ti sei divertito oggi?” Gli rivolse la parola la ragazzina del gruppetto, Ayumi, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più belli. Avevano ormai finito di preparare lo zaino per tornare a casa. Non c’era da stupirsi se la squadra dei Giovani Detective avesse chiesto a Masao Fukuda di unirsi al loro gruppo solo per come aveva interpretato benissimo la parte dell'agente della polizia scoprendo tutti gli indizi lasciati dalla maestra. E non c’era da stupirsi che il nuovo arrivato avesse accettato l’invito dei bambini membri della squadra dei Giovani Detective senza nemmeno chiedere di che cosa si occupassero di solito.

Si trovavano ancora nel cortile della scuola, travolti dall’entusiasmo infantile generato dalla metà del gruppetto di amici, quando videro la loro maestra salutare tutti i suoi alunni, come di consueto. Notarono subito chi c’era ad aspettarla dall’altro lato della strada: si trattava dell’Ispettore Shiratori! Ayumi, Mitsuhiko e Genta si avvicinarono all’ispettore per salutarlo. Il resto del gruppo rimase distaccato.
Masao osservava Shiratori che stava aspettando la sua amata; certo che era proprio innamorato perso. Non distolse lo sguardo neanche per un secondo, e senza nemmeno accorgersene aveva iniziato ad assumere un'espressione che gridava aiuto. Era stato ben messo in guardia da Conan e Ai: dovevano cavarsela e uscire fuori da questa situazione coinvolgendo il meno delle persone possibili; gli avevano anche detto che non avrebbe dovuto rivelare la sua identità nemmeno sotto tortura. Tutte queste regole ben precise erano da seguire alla lettera finché l'organizzazione criminale che li aveva rimpiccioliti sarebbe stata acciuffata. Ma quanto sarebbe durata questa situazione? Conan lo conosceva ormai da molti mesi.
Aveva paura. Aveva dannatamente paura di farsi riconoscere.

L’ispettore salutò un po’ impacciato i bambini, soliti a ficcare il naso dappertutto, soprattutto da quando aveva iniziato ad uscire con la loro insegnante. Notò subito la presenza di un bambino a lui sconosciuto che lo fissava con uno sguardo perso nel vuoto, si avvicinò per salutarlo.
“Ciao, non ti ho mai visto in questa scuola. Sei nuovo?” Non sapeva che cosa l'avesse fatto muovere verso quel ragazzino, solitamente non gli importava granché dei bambini. Non se n’era proprio reso conto ma quel bambino... Sembrava che soffrisse nel vederlo.

“Ninzaburo!” Sorrise la maestra appena notò il suo ispettore che si intratteneva con i suoi alunni. Raggiunse il gruppo, e si accorse che Masao Fukuda, il nuovo allievo, aveva già fatto amicizia con Conan e la sua squadra e stavano andando a casa insieme. Sorrise ai suoi bambini preferiti. “Allora la nostra squadra dei Giovani Detective si è allargata!” Passò una mano tra i capelli di Masao, felice che avesse trovato degli amici sin dal primo giorno di scuola.
“Sa, Ispettore Shiratori? Questo giovanotto è il mio nuovo alunno di cui ti avevo accennato ieri sera. Si chiama Masao Fukuda, e ti assicuro che a fare l’investigatore, nel gioco che mi aveva consigliato per coinvolgerlo nelle attività di classe, è bravissimo. Non mi sorprende che abbia stretto amicizia sin da subito con la squadra dei Giovani Detective!” La maestra era visivamente felice che l’idea del suo amato aveva funzionato benissimo.

Masao abbassò lo sguardo. Per quanto ancora doveva mentire? È normale che avesse sbrogliato con molta facilità gli indizi elementari lasciati dalla signorina Kobayashi. Non c’era nulla di strano né di tanto formidabile. Era il suo lavoro. Scoprire indizi per mettere con le spalle al muro i veri colpevoli.
E il suo lavoro era molto pericoloso. Se n’era già reso conto più volte con tutto ciò che aveva passato fin’ora. Era il suo lavoro, in cui due giorni fa aveva fallito. Era il suo lavoro che l’aveva trasformato in un bambino delle elementari.

Conan Edogawa gli sfiorò il gomito, facendolo trasalire dai suoi pensieri. “Scusateci ma dobbiamo andare al parchetto a giocare prima che faccia buio!” Sfoderò la sua migliore voce da bambino innocente e liberò Masao da quella situazione spingendolo per le spalle verso il parco di Beika.
Ai Haibara li seguì in silenzio, aveva intuito ci fosse qualche problema nel loro amico. D’altronde... Era più che normale essere confusi, arrabbiati e intimoriti allo stesso tempo. Queste emozioni le aveva imparate a distinguere da poco; ma dalla sua fuga dall’organizzazione aveva subito realizzato una lezione di vita: la sua intera esistenza non era mai stata normale. Si avvicinò dunque ai due per dare sufficiente supporto a Masao.

Ayumi, Mitsuhiko e Genta li seguirono a passo svelto per raggiungerli, ma non prima di aver lanciato occhiatine alla maestra e all’ispettore. Ayumi li trovava estremamente dolci e innamorati! Entrambi arrossirono per la situazione creatasi. “Ragazzi! Queste non sono cose che vi riguardano!” Li rimproverò cercando di evitare ulteriori sguardi poco raccomandabili sui visi di tre innocenti bambini.
“Avanti Sumiko, non è un segreto la nostra relazione, o sbaglio?” L’ispettore Shiratori le prese una mano sorridendole. Quest’azione provocò ancora più imbarazzo nella maestra che rimase immobile e rigida fissando un punto impreciso nell’orizzonte.
“E poi...” Shiratori si avvicinò al viso della sua amata, colei che sin da quando era bambino gli aveva rubato il suo cuore, e le sussurrò qualcosa in un orecchio. I tre bambini non poterono udire quello che le disse. Ma di una cosa erano certi: formavano una bellissima coppia! I più giovani della squadra dei giovani detective corsero incontro ai loro amici che erano diretti al parco.

I loro amici erano rimasti indietro, stavano parlando con l’ispettore e la maestra, e a breve avrebbero concluso raggiungendoli. Conan aveva notato cosa aveva scosso Masao. Gli diede una leggera pacca da amici sulla spalla, proprio su quella dove Genta gliene aveva data una bella forte pochi minuti prima. Infatti il bambino trasalì dal dolore. “Oh cavolo, scusami!” Il quattr’occhi era pronto a consolare l’amico fino a qualche momento prima, e ora era riuscito a provocargli ancora più dolore di quanto già ne avesse provato in questi due giorni passati.
Masao, nonostante la smorfia di dolore e nonostante tutto ciò che gli passava per la testa in quel momento, si mise a ridere. “Certo che non si direbbe...” Fece una breve pausa e sospirò. “Che questo corpo, in cui sono stato intrappolato, sarebbe cresciuto fino a diventare un agente della polizia” Abbassò lo sguardo ai suoi piedi, avrebbe dovuto farci l’abitudine al pavimento improvvisamente così vicino, alle sue mani improvvisamente così piccole.
Conan e Ai si lanciarono uno sguardo d’intesa. “Riusciremo a venirne fuori, stai tranquillo” Cercò di consolarlo al meglio il primo.
“Ricordati solo che è di vitale importanza non farsi riconoscere” Gli ricordò Ai.
Masao si morse il labbro. Non era per niente sicuro che ce l’avrebbe fatta, stava vivendo nella più totale insicurezza. “E come faccio? Lo sapete quasi meglio di me che non so mentire!”

“In che senso non sai mentire, Masao?” I veri bambini li avevano ormai raggiunti.
“A me è sembrato che te la sei cavata piuttosto bene a fingerti agente della polizia e scovare il ladro.” Gli ricordò Mitsuhiko, il più fanatico di racconti gialli.
Ayumi annuì trovandosi più che d’accordo. Non c’è nemmeno da aggiungere che Masao si spaventó per ciò che avessero potuto sentire della discussione. “Ah..Eh no.. niente!” Si affrettò a rimediare, ma con evidenti scarsi risultati.
“Gli stavamo spiegando il nuovo gioco che il Dottor Agasa ha progettato” Ai lo salvò da quella brutta situazione.
I bambini erano entusiasti: “Vuol dire che possiamo venire a casa tua a provarlo??” Conan soffocò una risata, non ne sarebbero più usciti, accidenti!
“Eh? No! È ancora in fase di sviluppo in quanto ieri ha avuto dei problemi informatici e quindi non può più essere usato... Che peccato!” Ai sospirò entrando al parchetto e cercando un posto dove sedersi all’ombra di uno degli alberi del parco.
Masao evitò di commentare, forse meno parlava e meglio sarebbe stato. Non che fosse difficile per lui, timido anche quando aveva ventisei anni solo qualche giorno prima.

Non mancò di notare una RX-7 rossa, parcheggiata poco più avanti all’ingresso del parco. Non l’avrebbe confusa nemmeno tra milioni di macchine. Accidenti. Masao non voleva farsi vedere troppo turbato dai suoi nuovi amici, dunque li seguì nel parco nonostante le sue gambe non ne volevano sapere di collaborare. Li raggiunse sotto al grande albero che la bambina ramata aveva scelto e si guardò in giro in preda ormai ad un batticuore frenetico.
Lei era lì, nella stradina accanto. Li separava solo una serie di cespugli e piccoli arbusti delimitatori. Era sicuro di aver perso qualche battito cardiaco mentre la osservava, abbigliata con il suo completo giacca e gonna tubino color celeste. Si abbinavano tremendamente bene con i suoi occhi ametista. Quante volte si era perso nei suoi occhi... E quante volte ancora si sarebbe perso nuovamente negli stessi. Se solo avesse potuto.
Ormai la fissava con una certa malinconia, erano passati solo due giorni da quando si era rimpicciolito e dunque scomparso dalla circolazione, ma le mancava terribilmente, tanto da sembrare che non la vedesse da mesi ormai. Gli avevano privato una delle persone più importanti della sua vita, gli avevano privato la donna che amava, senza poter darle una spiegazione logica.
Era più che sicuro che in quel momento Miwako Sato era disperata quanto lui stesso, e questo gli faceva molto male. Se lei era lì al parco voleva solamente dire che stava lottando tremendamente con le investigazioni sulla scomparsa del giovane agente di polizia. Voleva poterle dire che era sulla strada giusta, e di non arrendersi. Due giorni fa si trovava proprio lì, in quel parco. Notò che aveva in mano il cellulare, ma che suonava a vuoto e lui sapeva benissimo il motivo.

“Diamine…!!! Dove sei sparito? Rispondimi!” Digitò ancora il numero, non si voleva arrendere. Sul display della chiamata telefonica in corso si leggeva “Wataru Takagi”.

   
 
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