Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: AniainA    30/10/2019    1 recensioni
Lo facevi spesso anche con me, prima, ti fermarvi mentre parlavo e semplicemente mi baciavi: dicevi che guardarmi parlare accendeva il tuo desiderio.
Ultimamente non succedeva mai, forse è da anni che non succede più.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Stasera volevo vederla, volevo vedervi.
 
Mi sono appostata per un'ora al bar di fronte al tuo ufficio, con tanto di cappuccino e frolla, nascosta dai disegni della vetrata, a guardare fuori come un'inesperta investigatrice da quattro soldi, con il piede che trema, le dita impazienti, la testa che si alza e abbassa per sbirciare dal vetro, come quando da bambina giocavo a nascondino e da dietro l'albero mi affacciavo a monitorare la situazione.                                              
Ho legato i capelli, perché la mia chioma riccia sarebbe stata troppo riconoscibile, anche col buio, anche da dietro un qualsiasi nascondiglio. Tutti mi guardano però, perché l’ammasso di boccoli che ho in testa si fa ugualmente notare.
 
Ad un certo punto vi vedo uscire assieme, vicini. Dieci giorni che non ti vedo, sette giorni che non siamo più “noi”. So che adesso stai con lei, che mi hai sostituita fin da subito, me lo hai detto l’altro giorno, ho pianto tanto e pensavo di averlo metabolizzato, ma vedervi così lo rende reale, concreto, pur sembrandomi ancora impossibile da credere.
Cuore a mille, panico; mi alzo di botto, porto la tazza al bancone ed esco salutando i camerieri, che ormai penseranno sia una squilibrata totale.
Esco e un gigante bus mi copre la visuale. Riparte e nulla, scomparsi.
Giro lì attorno, non vi vedo, mi copro di mille improperi, cerco di pensare a quale strada potreste aver preso, opto per quella che facevamo di solito per andare a casa tua, perché quando mi hai confessato di lei e del bacio tra voi, mi hai detto che aspettava tu uscissi per fare un pezzo di strada assieme.
Quindi mi incammino e cammino, cammino e inizio a correre e non mi capacito di come possiate essere spariti così. Allora torno indietro, nervosa, ansiosa, senza parole, corro a ritroso come una pazza e all'improvviso vi vedo a pochi metri da me, camminare nella mia direzione: freno all'istante e mi butto nel negozio vintage alla mia sinistra.
"Buonasera", e mi nascondo tra i vestiti, fingo di curiosare tra i mille colori, ma con un occhio fisso alla vetrata. Pochi istanti ed eccovi, passate lì di fronte. Uno, due, tre, quattro.. Esco.
Così, inizio a pedinarvi: mi sento come in uno di quei film adolescenziali, in cui non sai se ridere per la situazione ridicola o piangere per quanto sia tristemente grottesco in che modo ci si possa ridurre quando finisce un amore e la gelosia ci divora.
Scopro di avere talento, cammino agile nella mia febbricitante condizione, frenando nei punti giusti, mantenendo adeguate distanze.
 
Vi guardo, all'inizio siete distanti, vedo che lei parla, parla, parla.. Sembra simpatica, allegra, carina. Sembra positiva, e capisco subito perché ti trovi così bene con lei. Tu la guardi, sorridi spesso, di gusto, e a un certo punto la tua mano si poggia sulla sua nuca lasciata scoperta dalla folta coda alta, e le dai un bacio.
Man mano che avanziamo iniziate a tenervi per mano, ogni tanto vi fermate e vi baciate.
Lo facevi spesso anche con me, prima, ti fermarvi mentre parlavo e semplicemente mi baciavi; dicevi che guardarmi parlare accendeva il tuo desiderio. Ultimamente non succedeva mai, forse è da anni che non succede più.
 
Arriviamo a un punto, vi fermate, io dietro a una colonna che puzza di piscio, la vedo prelevare soldi, poi vi baciate, teneri, e proseguite. Capisco dove state andando e l'acidità nel mio stomaco aumenta: il nostro ristorante cinese preferito. Dove conosciamo bene i proprietari, che ogni volta ci trattano con amore, e quando vado da sola mi chiedono di te, e quando vai tu ti chiedono di me.
Cosa avranno pensato nel vederti con lei? Hanno capito tutto? Spero tu ti renda conto di che figuraccia tu ci abbia fatto, che fino a 10 giorni fa baciavi me lì, davanti a loro. Si saranno chiesti dov'è la tua "bella ragazza elegante con i suoi splendidi capelli ricci" e cosa cavolo tu ci faccia lì con quella sconosciuta.
Ma tant'è, quel posto non è più "nostro".
 
Rimango al bar accanto, a meditare sul fermare un ragazzo figo a caso e chiedergli di entrare a cenare con me, per farti una sorpresina. Chiamo un paio di amiche anche, ma nessuno è nei paraggi e alla fine la mia audacia vendicativa si quieta. Penso, penso, penso, e mezz'ora passa e fa freddo, ma che faccio, la smetto ora, chiudo così? No, io voglio vedere il dopo cena.
Allora passa un'ora, e poi un'altra mezz'ora, in cui rispondo ai rimproveri delle amiche, canto "guarda come dondolo, guarda come dondolo con il twist", mi muovo per combattere il freddo, nascosta tra le siepi del parchetto di fronte, tra cani e venditori di rose che liberano le loro vesciche tutt'attorno.
 
Io come sto non lo so, in un'ora e mezza oltre a gelarmi naso e cervello e sentire l'acido far festa, ho pensato: "Va bene così". Perché non è una colpa smettere di amare, poteva succedere anche a me. Sapevamo entrambi dentro di noi che fosse finita da un pezzo, ma abbiamo voluto continuare a crederci fino alla fine, finché non è comparsa lei e hai capito cosa davvero ti mancasse, e tutto questo dolore ha svegliato anche me, e mi sono resa conto che non ero felice. Ti amavo, tanto, e continuavo a scendere a compromessi nonostante nulla di te mi andasse bene, perché credevo che l'amore dovesse essere questo, un venirsi continuamente incontro, per amore dell’altro. Ma la realtà è che forse eravamo davvero “caratterialmente incompatibili”, e ho sempre saputo saresti stato meglio con una ragazza come lei, solo non volevo ammettere il mio "fallimento".
Che poi, è davvero un fallimento? Siamo cresciuti tanto, abbiamo ricordi splendidi di una relazione lunga e dolcissima, abbiamo un legame profondo e ci conosciamo meglio di chiunque altro.
L'altro giorno ti ho chiesto “la ami?”, e tu mi hai detto no, che a volte senti qualcosa di forte per lei ma niente di paragonabile a quello che "anche se scemato" provi ancora per me.
Ed è giusto accidenti, è normale. Tra un mese o poco più probabilmente ti sarai innamorato del tutto di lei, ma il nostro legame rimarrà, perché un bene così grande mica sparisce così, ma sarà sempre solo un grandissimo affetto e niente di più.
 
Andiamo oltre il flusso di coscienza: alla fine uscite, finalmente! Ma non tornate verso il centro, andate dalla parte opposta rispetto a casa tua, e almeno non la stai portando da te per concludere la serata in bellezza, penso.
Rimango tra le siepi perché per qualche istante siete impegnati a baciarvi dolcemente, evidentemente la cena è andata bene.
Vi seguo ancora.
 
Andiamo sempre dritti e diverse volte vi perdo di vista e rischio la figura di merda colossale nel farmi beccare. Ad un certo punto mi sembra persino tu mi veda, temo ti stia guardando indietro dubbioso, perché diciamocelo, non solo i miei capelli ma anche il mio lungo cappotto non passa inosservato.. allora mi nascondo nell’ingresso di un locale, pregando tu non venga a farmi cucú da dietro e cercando una qualunque scusa credibile da propinarti per il mio trovarmi lì.
Non arrivi.
Allora mi affaccio.. e al tre corro sul marciapiede parallelo sperando di essere meno visibile. Vi intravedo da lontano, cammino ancora e ancora e poi vi ho persi. Persi. Così cazzo, puff.
Continuo a camminare e inizio a correre e arrivo a una metro e vago li attorno pensando a cosa fare.
Metro e casa e fine dei giochi? O altri bei chilometri a ritroso sperando di beccarvi?
Ovviamente torno indietro , di nuovo insultando me stessa per le mie pessime capacità di stalking.
 
Cammino, cammino e all'improvviso, a tipo 2 metri da me, vi vedo. Appoggiati al muro. A pomiciare.
Con una destrezza inaspettata, e tutta la nonchalance del mondo ruoto di lato e attraverso lo stradone puntando la via parallela.
Di nuovo, convinta di essere stata vista, consapevole dell'impossibilità di sfuggire questa volta, cerco dentro di me una dannata stronzata da rifilarti, ma resto nascosta nella via e tutto tace.
Mi incastro allora tra un camioncino e dei barboni e vi vedo ancora lì a baciarvi.
Ormai l'agitazione e l'adrenalina hanno prevalso su qualsiasi altra emozione questa sera.
Ed è meglio così, sicuramente.
Mi nascondo dietro la vetrina di un negozio di piante, attaccata al vetro con le mani per togliere i riflessi, vi guardo parlare seri.
Continuate un po', poi lei ti prende il viso tra le mani e ti bacia e bacia e bacia, come facevo io.
E tu l'abbracci stretta stretta, come facevi con me. Poi sono ancora baci e baci e baci.
E io non ne posso più.
Il nostro amore non c'è più, quel rapporto è andato, finito.. Ma vedere lei al mio posto fa comunque male. Vedere il te di una volta, quello innamorato, che mi guardava con quegli occhi, e mi stringeva ai semafori, e mi baciava così.. Quel te non mi appartiene più. Sei suo ora, e fa male.
 
Passa un tram e dopo un ultimo bacio ti ci fiondi.
All’istante mi rendo conto che lei abita lì, l'hai accompagnata e vi stavate salutando, e poi realizzo di dover prendere quel dannato tram anche io. Corro, corro a perdifiato all'altra fermata, le gambe che tremano, ma lo perdo. Arriva un altro subito dietro e ci salto su.
Con un crampo al polpaccio, sudata e il cuore impazzito, ringrazio dio di non avermi fatto prendere il tuo stesso tram. Sarebbe stata troppo evidente la realtà, anche se quasi non penso crederesti mai che io sia pazza fino a questo punto.
A ogni fermata mi affaccio e controllo che il tuo tram sia praticamente a pochi metri dal mio.
Infine scendo, corro, ti vedo andare verso casa e prendo la strada parallela del naviglio.
 
Ti cammino praticamente accanto, a distanza, acqua di fogna a dividerci. Sembri strano, pensieroso.
Pensi a me? Pensi a lei? Avete affrontato discorsi seri, riguardanti voi e il vostro nascente amore e pensi a quelli?
Ad un certo punto seminascosta dai tavolini di un locale ti guardo e lo so, lo so che mi vedi.
Faccio finta di nulla, prendo le auricolari, me ne metto una, fingo di stare al cellulare.
Arrivo al ponte che mi porterà sul tuo lato ma penso tu voglia evitarmi, perché aumenti il passo.
Ti cammino dietro per altri minuti, rallenti ma non ti giri mai. Fingiamo di essere due sconosciuti.
Lì per lì penso tu non riesca neanche a guardarmi dopo una serata romantica trascorsa con lei.
Ma ti conosco, non è quello.
Tu sai che io ti ho visto, e sai che io so che tu mi hai vista. Hai pensato non andasse a me di parlarti, hai rispettato il dolore e l'amore che sai essere ancora dentro me. Ti ringrazio.
Entri nel portone e io ti sorpasso.
Aspetto un poco dandoti il tempo di salire a casa, e magari guardarmi dalla finestra della tua stanza.
Non so se tu l'abbia fatto, non penso.
 
Sei triste pensando a noi, lo so, è la stessa tristezza che inizio a sentire anche io andando a casa, stravolta dalla folle serata.
Non da cuore infranto, rabbia o delusione, non più, anche se certamente sono emozioni che mi porto ancora dentro; ma quella tristezza rassegnata, quasi serena, per qualcosa che sai di aver avuto e che ti ha donato felicità, ma sai anche di non poter avere più per motivi giusti, naturali, di vita.
Tristezza da malinconia, non da mancanza o bisogno.
Tristezza per qualcosa che ancora hai ma in forma diversa, non più come prima.
Come quando guardi vecchie foto, sai le emozioni che celano, i ricordi, i sentimenti..  sono lì, nel tuo cuore, qualcosa che è andato e non tornerà, ma sai che doveva andare così.
 
E tutto ciò che mi rimane è amarezza e un forte senso di perdita, ma anche consapevolezza.
Di essere libera e avere la forza, forse non proprio adesso, ma presto, di concludere il capitolo finale, e iniziare un nuovo bellissimo libro.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: AniainA