Ed è così che…
1- Ed è così che mia moglie morì.
Kara era pallida, la sua pelle di
solito rosea e luminosa ora sembrava opaca e priva di brillantezza.
“Stai bene?” Le chiese, mentre le
posava la mano sulla fronte. Era fredda, decisamente fredda.
“Credo sia un po’ di influenza.”
Ammise la giovane.
“Perché non vai a casa? Ti stendi e
ti riposi?” Propose.
“Non posso, il mio capo mi vuole
sempre in ufficio.” Le sorrise e Lena non poté fare a meno di imitarla.
“Il tuo capo ti spedisce a casa.”
Affermò allora.
“Va bene.” Acconsentì Kara e che
lasciasse il lavoro era un chiaro indice di quanto stesse male.
Lena la guardò preoccupata, mentre
indossava il cappotto e prendeva la sua borsa.
“Ci vediamo a casa.” Le disse la
ragazza dandole un rapido bacio sulla guancia.
Le sue labbra erano fredde. Lena alzò
un sopracciglio, forse avrebbe dovuto chiamare un medico.
“Starò bene!” Assicurò però Kara.
“Forse sarebbe meglio se venissi a
casa con te.”
“No, non puoi, hai il meeting con i
pubblicitari.” Le ricordò. “Prometto che starò meglio non appena infilata sotto
le coperte.”
“Va bene.” Si salutarono e Lena la
osservò andare via, la fronte corrugata.
Nel pomeriggio mandò un messaggio a
Kara che le rispose rassicurandola, più tranquilla portò avanti le sue riunioni
alla CatCo, non appena fu libera, però, lasciò la
redazione e tornò a casa.
“Kara?” Chiamò mentre si toglieva la
giacca e poi i tacchi. Non le rispose nessuno. Forse dormiva.
Il pavimento era tiepido sotto i suoi
piedi, Lena passò in cucina, prese un vaso e lo riempì d’acqua per metterci la
rosa che aveva comprato per Kara, poi attraversò il salotto e non vedendola sul
divano, malgrado la coperta abbandonata sembrava suggerire che era lì che la
ragazza aveva passato il pomeriggio, salì le scale che portavano alla loro
camera da letto.
Mentre passava davanti all’ampio
bagno, però si immobilizzò. Tutto il calore sparì dal suo corpo e lei si
precipitò all’interno.
“Kara!” Chiamò senza fiato nel vedere
la donna che amava a terra, scomposta, immersa in una pozza dal colore e
dall’odore nauseabondo. “Kara!” Questa volta gemette, mentre la tirava a sé con
orrore, mentre il suo cuore si rifiutava di accettare quello che la sua mente
aveva già intuito. “No, no, no!” Pianse, stringendo il corpo freddo e privo di
vita. “Ti prego…” Chiamò ancora.
Ma Kara era morta.
2 - Ed è così che mia moglie resuscitò.
Il corpo di Kara era freddo contro il
suo, freddo e rigido. Lena singhiozzava, incapace di muoversi, di staccare le
braccia da lei, di lasciarla andare.
Poi la donna che credeva morta si
mosse.
“Lena?” Chiamò e il cuore di Lena
sobbalzò di gioia.
“Oh mio dio, Kara!” Le prese il volto
tirandolo a sé e baciando le sue labbra che sembravano di nuovo colorate, calde
e vive. “Pensavo fossi morta! Eri… eri morta!” Per quanto il miracolo fosse
evidente ai suoi occhi era difficile accettare di aver sbagliato così
clamorosamente.
“Morta?” Chiese la ragazza poi si
guardò attorno e fece una smorfia. “Credo di aver vomitato… un po’, mi dispiace
aver sporcato dappertutto.” Ammise e Lena rise di gioia.
“Non ha importanza! Sei qua, sei
viva.” La ragazza ruotò la testa guardandola di nuovo, gli occhi che brillavano
di vita. “Sei bellissima. Te l’ho già detto?” Lena passò la mano su quel volto
che tanto amava. “Farei qualsiasi cosa per te. Lo sai?”
“Cosa ne dici di una doccia, assieme?
Mi serve una doccia.” Propose Kara e Lena annuì.
“Ma nell’altro bagno, questo lo
mettiamo in quarantena.” Si alzarono, Kara barcollò un poco e Lena la resse.
Scesero di un piano ed entrarono nel
bagno, si spogliarono ed entrarono nella doccia.
“Ho creduto di averti perso.” Mormorò
Lena
“Mi dispiace, non volevo
spaventarti.” Le rispose Kara attirandola contro di sé. Lena appoggiò la testa
contro la sua spalla e ascoltò.
Nulla.
Lena si piegò e appoggiò con
decisione l’orecchio al centro del petto di Kara.
Niente.
“Lena?” Chiamò la ragazza, confusa
nel vederla staccarsi bruscamente e appoggiarle due dita sul collo. “Cosa stai
facendo?”
“Il tuo cuore, Kara. Non sento il tuo
cuore!”
“Oh… non è un buon segno, vero?” Chiese
la ragazza, mentre Lena la guardava esterrefatta. “Ok, no, non è un buon
segno.”
“Non è affatto un buon segno!”
Confermò Lena.
3 - Ed è così che mia moglie iniziò a soddisfare ogni sua voglia.
“Mi sento bene, anzi, mi sento
benissimo!” Le assicurò Kara.
Lena, uno stetoscopio alla mano,
stava cercando un battito, un battito che non c’era.
“Non è possibile Kara, devo portarti
da un medico.”
“Non mi serve un medico.” Assicurò la
giovane. “Mi servi tu.” La attirò a sé e la baciò.
Doveva ammetterlo, erano sposate da
cinque anni, ormai, e in quel dipartimento avevano perso un po’ dello slancio
iniziale, ma, sembrava che Kara stesse davvero molto, ma molto bene!
Lena sdraiata sul letto fissava la
ragazza che si rivestiva con aria sognante.
“Dovresti essere preoccupata e non
così…”
“Attiva?” Le venne in aiuto lei.
“Perché mi sento piena di vita! E ho voglia di fare cose. Ti ricordi le
ciambelle che mangiavo sempre?”
“Sì, ma le hai eliminate perché
altrimenti ora avresti il tasso glicemico sopra le stelle.”
“Ne ho voglia.” Affermò però la
ragazza.
“Va bene…”
“Adesso.”
“Siamo in piena notte, dovrai
aspettare domani mattina!” Mentre lo diceva Kara si piegò su di lei per un
lungo e passionale bacio, uno di quelli che si davano all’inizio della loro
relazione prima di lasciarsi.
“Adoro il tuo sapore.” Dichiarò con
candida tranquillità la donna. “Ti amo.” Sorrise. “Non mi aspettare sveglia.”
“Kara!” Lena si tirò a sedere, ma Kara
era già fuori dalla stanza e poi dalla porta.
L’indomani, quando Lena si svegliò
trovò Kara immersa tra le carte di ciambelle.
“Buongiorno!” Le disse, la baciò e la
riportò in stanza per soddisfare un altro tipo di appetito.
Lena non voleva lamentarsi, ma non
poté fare a meno di notare che non facevano più l’amore al mattino da secoli…
“Spero non ti dispiaccia, ho comprato
una cosa questa notte.”
“Una cosa?” Chiese Lena, erano in
ascensore, Kara sarebbe andata alla CatCo, lei alla
L-Corp.
“Sì… per te.” Lena corrugò la fronte.
“Vedrai.”
E la vide. Era una Ducati.
“Una…”
“Moto! Sì!” La fissava entusiasta.
“Ho sempre pensato che saresti stata splendida su una di queste.”
“Kara…” Non era sicura di quello che
stava succedendo, Kara sapeva essere impulsiva, ma…
“E poi c’è questo per noi.” Il
portiere si fece avanti, al guinzaglio teneva un cucciolo. “Non è bellissimo?
Ne ho addottati dieci, anzi, in realtà ieri ho comprato l’intero rifugio.”
“Kara…” Riprovò.
“Questa mattina, mentre dormivi ho
pensato anche a un’altra cosa.” Lena rabbrividì. “Abbiamo sempre rimandato, ma
credo sia il momento di adottare un bambino!”
4 - Ed è così che mia moglie iniziò a mangiare le persone.
“Kara, è evidente che qualcosa non
va.” Lena cercò di usare un tono calmo e comprensivo.
“Non voglio vedere un medico, mi
sento bene.” Chiarì lei.
“Lo so che ti senti bene, ma mi
sembra che tu sia… strana?” Provò.
“Non mi sembra strano desiderare
qualcosa e ottenerlo. Dopo tutto sei una multimiliardaria, se vogliamo un cane
possiamo avere un cane e una moto e un bambino.”
“Non è una questione di soldi… lo
sai.” A quelle parole Kara si imbronciò.
“Lo so che non abbiamo mai preso un
cane perché stiamo poco a casa, ma posso portarlo al lavoro e la moto la
possiamo usare nei weekend per andare a Midvale
oppure posso farci le gare con Alex.”
Lena dovette trattenere il sospiro di
sollievo nel non sentir più nominare il bambino da adottare, non che non lo
volesse, ma non era ancora il momento.
“Ne parliamo questa sera, va bene?
Intanto ti andrebbe di non fare altri acquisti così… importanti?”
“Va bene, ma solo perché ti amo.”
Acconsentì Kara baciandola.
Lena la osservò scendere dalla
macchina ed entrare alla CatCo, per qualche motivo
non le sembrava saggio lasciarla da sola… Scosse la testa e guidò verso la L-Corp dove l’attendeva una lunga giornata d’affari.
Era ormai sera quando il suo telefono
squillò.
“Ciao Kara, sono quasi pronta.”
“Ehm… Lena…”
“Sì?” Chiese, sorpresa nel sentire il
tono titubante della giovane. Pensò subito che avesse comprato un’altra cosa,
come una casa alle Hawaii o un pezzo di terra sulla Luna. “Hai comprato
qualcosa?” Chiese.
“No…”
Per qualche motivo non provò
sollievo.
“Cosa succede, allora?”
“Credo di aver appena mangiato James.”
5 - Ed è così che mia moglie si ritrovò a nascondere cadaveri mezzi
mangiati.
“Tu hai cosa?” Chiese, incapace di
comprendere.
“Lo sai com’è fatto! Ha fatto una delle sue facce quando parlavo di
quanto sei meravigliosa e non ho resistito.”
“Non hai resistito e lo hai aggredito
verbalmente?” Provò lei, dopo tutto sua moglie scriveva, era probabile che
avesse usato una metafora.
“No, gli ho mangiato la faccia, così la smetteva una volta per tutte di
fare l’arrogante pallone gonfiato.”
“Gli hai mangiato la faccia…” Ripeté
incredula, cadendo di schianto sulla sedia.
“Sì. Poi ho mangiato anche altro, perché mi è venuta così tanta fame e
non ho resistito.”
Rimase in silenzio cercando di
mettere insieme una qualsiasi frase, ma cosa si risponde ad una simile
affermazione?
“Lena? Sei arrabbiata con me?” La voce di Kara era preoccupata, tesa.
Lena prese un profondo respiro.
“No.”
“Meno male… so che non hai mai voluto licenziarlo solo perché era,
diciamo, un mio amico quindi ora che sia stata io a farlo fuori non è gentile.”
“Kara.” Come se fosse quello il
problema!! “Non credo sia quello il problema.”
“Giusto, il problema è che ora tutto l’ufficio è sporco di sangue e ho la
pancia che scoppia.”
Improvvisamente il cervello di Lena,
sotto shock fino a quel momento, si riscosse: Kara, la sua dolce Kara era nei
guai.
“Va bene, chiudi le tende e sigilla
la porta, arrivo subito.”
“Grazie Lena.”
“Credi che sia abbastanza profondo?”
Le chiese Kara, passandosi la mano sulla fronte.
Lena osservò la buca nel deserto e
annuì, poi tornò all’auto e tirò fuori il borsone da sport di James nel quale,
ora, si trova tutto ciò che rimaneva di lui.
Con l’aiuto di Kara rovesciò il corpo
nella buca e ricoprì il tutto con la terra. Quando ebbero finito l’alba
colorava il paesaggio desertico con mille sfumature.
“Non è bellissimo?” Chiese Kara
osservando il sole sorgere. Lena pensò alla sua notte, passata a pulire sangue,
cancellare tracce e seppellire cadaveri, poi guardò Kara.
“Abbiamo appena seppellito un uomo.”
Le ricordò.
“Oh, lo so! Mi dispiace, ma se lo
meritava.” Si strinse nelle spalle e Lena non poté che essere, almeno un po’
d’accordo.
“Va bene, ma non ne ucciderai altri,
va bene?”
“Mmm…”
“Kara!”
“Posso provarci…”
“Bene.” La ragazza ora guardava lei.
“Avresti potuto lasciarmi da sola,
avresti persino potuto denunciarmi…” Era seria ora, gli occhi azzurri che la
guardavano con amore. Lena sorrise, suo malgrado.
“Ti amo, farei qualsiasi cosa per te,
con te.”
“Anche io ti amo.” La giovane si tirò
avanti, ignorò le macchie di terra e di sangue e la baciò. “Sei la moglie
migliore del mondo.”
6 - Ed è così che mia moglie scoprì di essere uno zombie.
“Ti ho fatto male?” Kara scosse la
testa, l’ago piantato nel braccio non le faceva nulla. Lena ripensò alla
ragazza che si lamentava per una settimana dopo un prelievo di sangue e si
disse che, almeno quello, era un aspetto positivo.
Il sangue che riempì la fialetta era
nero e spesso.
“Non è un buon segno, vero?” Chiese
Kara.
“No.” Confermò Lena. Prese un
campione e lo esaminò nel microscopio. Scosse la testa, lo buttò e ne prese un
altro. Nulla.
“Cosa c’è?” Le chiese Kara che stava
facendo piegamenti, mettendo in mostra i suoi splendidi addominali. Lena scosse
la testa e cercò di non pensare al magnifico e ripetuto sesso che stavano
facendo.
“Nessuna attività è come se il tuo
sangue fosse…”
“Morto!” Kara scattò in piedi e si
batté la mano sulla fronte. “Avremmo dovuto capirlo subito!”
“No…” Disse allora Lena, con la ferma
intenzione di impedirle di dire quello che temeva avrebbe detto.
“Sì!” Annuì invece lei. Non sembrava
terrorizzata all’idea, solo… stupefatta.
“Non sei…”
“Sono uno zombie!” Affermò invece
Kara. “Spiegherebbe ogni cosa: il cuore che non batte e il sangue morto.”
“E il fatto che hai ucciso James?”
“Non so, lo volevo uccidere da tempo.
Era sempre lì a sminuire il tuo potere, come se lui fosse il capo e non tu.”
Fece una smorfia.
“Va bene, va bene.” Lena alzò le
mani. “Ma te lo sei mangiato!”
“Giusto.” Ammise Kara. “Quindi sono
uno zombie.”
Lena scosse la testa, era una donna
di scienza… ma doveva ammettere che gli indizi puntavano verso quella
soluzione.
“Non possiamo dire con certezza se…”
“Sono uno zombie.” Confermò Kara.
7 - Ed è così che mia moglie decise che essere uno zombie non era niente
male.
“Non è così male, se ci pensi bene.”
“Non è così male? Sei morta!”
“Ma non sono morta.” Fece notare
avvicinandosi a lei e posandole un bacio sul naso.
“Non sei morta, ma…” Tentò lei.
“Mi sento piena di energie, non sento
più dolore e mi sento libera di dire e fare tutto quello che voglio, non è
magnifico?” Le chiese.
“Sì… ma devi anche…” Provò di nuovo.
“Mangiarmi le persone?” Chiese Kara.
“Non è una gran cosa, posso mangiarmi i cattivi.”
“Kara! Non puoi andare in giro a
mangiare le persone, cattive oppure no.” Doveva essere chiara su questo punto.
“Ma io ho di nuovo fame! E lo sai che
ora le ciambelle non mi vanno più…” E se a Kara Danvers
non andavano più le ciambelle significava che c’era un problema, uno grave.
“Potremmo pensare a qualche carne
cruda o…”
“Abbiamo provato ogni carne cruda,
cotta, congelata o fresca… non mi va.”
“Troverò una cura.” Affermò allora
Lena. “Devi solo resistere per il tempo necessario.”
“Ma io ho fame adesso!” Replicò Kara.
“E se iniziassi ad impazzire a causa della fame? Non sarebbe meglio se mi
nutrissi subito di chi decidiamo noi, invece che tra un paio di giorni del
primo che mi passa davanti?”
La sua logica era di ferro, ma Lena
non poteva cedere, non su quello. Il cucciolo che non era riuscita a restituire
la guardò agitando la coda.
“Hai fame anche tu adesso?” Chiese
con fastidio. Il cucciolo dimenò il sedere vivacemente.
“Chi è un bravo cucciolo?” Domandò
Kara coccolandolo e rotolandosi assieme a lui sul pavimento. “Hai fame? Sì?
Tanta fame?” Chiese e poi alzò la testa verso Lena che si ritrovò con due paia
di occhi da cucciolo su di sé. Kara poteva anche essere uno zombie, ma era
ancora dannatamente capace di vincere ogni discussione grazie a quello sguardo.
8 - Ed è così che mia moglie lasciò che scegliessi chi poteva mangiare.
“Non possiamo prendere la prima
persona che ti fa uno sgarro!”
“Ci è passato davanti da Noonan’s non è uno sgarro qualsiasi.” Dichiarò Kara,
continuando a fissare l’uomo mentre usciva dalla porta con i suoi caffè. Lena,
la mano ben stretta a quella della moglie, non cedette.
“No, abbiamo bisogno di un piano. Con
James siamo state molto fortunate, questa volta non voglio lasciare niente al
caso.”
“Va bene, ma solo perché sei troppo
carina quando prepari un piano, come quando hai previsto ogni nostra mossa alla
festa di Natale e il tutto finiva con io e te che facevamo l’amore sotto…”
“Kara!” La riprese lei, le guance
rosse.
“Siete la mia coppia sposata
preferita.” Intervenne la commessa che aveva sentito l’ultima parte della
conversazione.
“Oh, siete molto gentile!” Esclamò
Kara facendo uno dei suoi meravigliosi sorrisi alla donna per poi girarsi verso
di lei. “Ecco, vedi? Lei non la mangerei mai, è gentile.”
Il sorriso della giovane vacillò, ma
Lena le diede una mancia così grande da farle tornare un sorriso smagliante.
“Le regole:
- non mangi nessuno sull’onda del
sentimento.
- non mangi nessuno che conosciamo.
- non mangi nessuno che offende il
mio nome.”
“Ehi, perché?” Protestò Kara cercando
di sbirciare il tovagliolo sul quale Lena aveva scritto le sue regole.
“Perché vale per quasi tutta la
città.” Rispose la donna. “Andiamo avanti:
- non mangi nessuno che abbia una
famiglia.
- non…”
“Quando arriviamo ai: mangi?” Chiese
allora Kara interrompendola.
“Va bene.” Lena scorse la sua lista
fino in fondo e sospirò. “Mangi solo chi è solo, particolarmente malvagio e che
ha una dieta sana.”
“Una dieta sana?”
“Mi hai fatto saltare tutta quella
parte.” Le ricordò lei passandole il tovagliolo. Kara lesse facendo un sacco di
smorfie.
“Così non mangerò mai nessuno.” Si
lamentò.
“Kara?” Domandò Lena e la ragazza
sospirò, sbuffò, ma poi annuì.
“Va bene.”
9 - Ed è così che mia moglie riempì il congelatore.
Il telefono di Lena squillò. La donna
guardò lo schermo preoccupata nel vedere il numero di Kara. Erano passati due
giorni da quando si era mangiata James e sapeva che aveva sempre più fame. Kara
non era mai rimasta a digiuno, non aveva mai fatto una dieta, il suo massimo
era stato rinunciare alle ciambelle a causa della glicemia.
“Va tutto bene?” Rispose, immaginando
di sentire la voce di un agente che le comunicava l’arresto della donna che
aveva sposato.
“Benissimo!”
Urlò Kara, in sottofondo vi era una musica forte. “Volevo solo sapere se i tuoi esperimenti sul mio sangue stessero
andando bene, mi sento in colpa ad essere qua a divertirmi mentre tu lavori.” Effettivamente
Lena stava passando la serata a fare esperimenti, ma Kara avrebbe dovuto essere
a casa con Spike.
“Sei ad una festa?” Chiese
cautamente.
“Sì! Ho pensato che sarebbe stato divertente, fanno il karaoke questa
sera!”
“Ok… divertiti allora, ma fai
attenzione a non…”
“Mangiare nessuno senza chiedergli prima se mangia salutare, ricevuto! Ti
amo!”
“Kara…” La telefonata si chiuse e
Lena rimase nel suo laboratorio a fissare il cellulare muto. Kara si era
dimenticata il resto delle regole? Doveva sperare di no…
Con un sospiro tornò ai suoi dati, aveva
trovato un virus, ora doveva isolarlo e capire come eliminarlo.
Tornò a casa varie ore dopo, Spike
l’accolse scodinzolando, di Kara, però, non c’era traccia.
“Non è ancora tornata?” Chiese al
cucciolo che continuò a guardarla felice, senza risponderle. Alcune cose,
almeno, rimanevano normali.
La porta si aprì in quel momento e
Kara entrò accompagnata da un uomo.
“Questa è casa tua?” Il ragazzo
fischiò ammirato. Lena corrugò la fronte. “E tu chi saresti bella bambolina?”
“Sua moglie.” Rispose secca lei,
sentendo la rabbia salire.
“Oh! Splendido, non ho niente in
contrario, più siamo meglio…” La padellata lo colpì sulla testa e l’uomo cadde
a terra senza riuscire a finire la frase.
“Non stava proprio zitto!” Affermò
Kara per poi sorriderle. “Niente famiglia, niente amici, ci ha provato con ogni
ragazza del locale e ha insistito per accompagnarmi a casa anche se gli ho
detto di no svariate volte, nessuno mi ha visto andare via con lui, è solo di
passaggio in città, ha un nome strano che nessuno ricorderebbe e, cosa più
importante, gli piace mangiare l’insalata.” Lena aprì la bocca, ma Kara non
aveva finito. “Posso mangiarlo?”
Due ore dopo il loro congelatore era
pieno.
10 - Ed è così che mia moglie perse un pezzo.
Kara sgranocchiava un dito mentre leggeva
le mail. Lena sorseggiando il suo caffè vi badò appena. Erano entrate in una
sorta di routine, Kara riusciva a far bastare un corpo per almeno una decina di
giorni e, quando la sua scorta scarseggiava, usciva, trovava un predatore
sessuale senza famiglia e con un’alimentazione sana e lo portava a casa per
impacchettarlo nel congelatore. Lei, d’altra parte, lavorava ad una cura,
faccenda che si stava rivelando molto più complessa del previsto.
“Credi che riuscirai ad esserci per
il brunch alla CatCo?” Le chiese la ragazza alzando
la testa dal tablet e incrociando i suoi occhi.
“Sì, non ho impegni nel primo
pomeriggio.”
“Bene.” Kara le sorrise, poi si
spinse in avanti per darle un bacio e urtò con il piede la gamba del tavolo.
“Ti sei fatta male?” Le chiese lei
per abitudine. Kara abbassò lo sguardo e sgranò gli occhi.
“Oh, oh.” Disse ed era lo stesso oh,
oh di quando aveva preso un uomo troppo grasso che non stava nel frigorifero…
un brutto oh, oh. Si piegò e quando rialzò nella sua mano vi era un dito.
Lena sgranò gli occhi e guardò a sua
volta a terra, lì dove c’era il piede nudo di Kara. Un piede nudo privo del
mignolo.
“Non mi sembra un buon segno.”
“Non lo è!” Esclamò esasperata.
“Puoi riattaccarlo?”
“Posso, ma il problema è che…” Si
fermò e Kara che aveva continuato a fissare il suo dito ora la guardò.
“Sto…”
“Non lo dire.” Quasi la supplicò
Lena.
“Sto perdendo pezzi.”
“Troverò una cura, te lo prometto!”
Kara posò il dito sul tavolo della
cucina e prese le mani di Lena tra le sue. I suoi occhi azzurri erano seri.
“Lo sappiamo entrambe che non esiste
una cura a questo. Sono morta… non puoi resuscitarmi. Per questo non hai ancora
trovato niente, perché non c’è niente da trovare.”
“No, io…”
“Lo so che vorresti che la smettessi
di uccidere persone e mangiarmele. Ma non è così terribile, non devi sentirti
male per me.”
“Non voglio perderti, non posso
perderti.” Mormorò lei e Kara le accarezzò il viso sorridendo. “Va bene…”
Accettò alla fine. “Troverò un modo per stabilizzare il virus invece che
invertire il processo.”
“Grazie.” Kara le baciò le labbra e
sorrise, poi corrugò la fronte. “Dov’è il mio dito?”
Le due donne si guardarono.
“Spike!!”
11 - Ed è così che mia moglie tentò di mangiarmi.
Kara entrò nel laboratorio come un
uragano. “Mi sei terribilmente mancata questa notte.” Le disse.
“Ci sono quasi, manca davvero poco, i
test sui topi sono decisamente promettenti, non potevo fermarmi così vicina al
successo.” Kara spinse la sua sedia facendola ruotare.
“Ma mi sei mancata, mooolto mancata.” Puntualizzò abbassandosi fino a
congiungere le loro labbra. Pochi istanti e le stava sbottonando la camicia.
“Kara, siamo…” Le labbra della
giovane fermarono qualsiasi protesta. “Va bene, ma…”
Questa volta furono i denti della
giovane a fermare le sue parole. Non era un gran morso, ma Lena sentì lo stesso
i canini quasi incidere la sua pelle.
“Kara?” Chiese e la ragazza rialzò la
testa.
“Troppo?” Chiese, Lena annuì e lei la
imitò, per poi tuffarsi di nuovo sul suo collo. Un bacio, un altro, le sue mani
percorsero la figura di Lena, poi la sua lingua fu sulla sue orecchia e… di
nuovo i denti.
“Ehm…”
“Scusa, mi sei mancata molto.” Si
giustificò. Lena annuì, le loro labbra si trovarono di nuovo, poi Kara si separò,
scendendo lungo il suo corpo, la camicia era già aperta, la ragazza arrivò ai
suoi seni e…
“Kara!” Esclamò. Questa volta l’aveva
proprio morsa.
La ragazza alzò la testa e la fissò
per un lungo istante, poi sul suo volto comparve l’orrore, fece due passi
indietro allontanandosi da lei.
“Stavo per…”
“No, non lo avresti mai fatto, lo
sappiamo entrambe.” Affermò allora lei. Il suo mondo poteva crollare, andare a
pezzi, cambiare completamente, ma quella era una certezza incrollabile. “Non mi
faresti mai del male.”
“Il fatto è che sei così deliziosa e
io…”
“Mi mangeresti volentieri?”
“Non sono sicura di quale sia la
risposta giusta in questo caso. Ti offenderesti di più nel sapere che ti
mangerei o che non ti mangerei?” Disse allora la ragazza facendo una smorfia
d’imbarazzo.
“Kara!” Lena la guardò incrociando le
braccia.
“Ok! No, non voglio mangiarti, ma di
certo saresti il miglior pranzo di sempre.”
12 - Ed è così che mia moglie finì in manette.
Si svegliò in piena notte, ruotò la
testa e si ritrovò gli occhi di Kara addosso.
“Stai bene?” Le chiese, preoccupata.
“Non lo so…”
“Hai perso un altro pezzo?” Domandò
allora, tirandosi a sedere e accendendo la luce sul comodino.
“No…”
“Allora cosa c’è?” La ragazza
stringeva la mascella e non distoglieva lo sguardo da lei.
“Ho paura.” Ammise. Lena l’attirò a sé
stringendola tra le braccia.
“Andrà tutto bene, ho contattato un
esperto virologo, sarà presto a National City e saprà aiutarci.” Kara era
fragile lì, tra le sue braccia, e per un orribile istante Lena ricordò il
momento in cui aveva creduto di averla persa per sempre. “Non permetterò a
questo virus di vincere, te lo prometto.”
Kara sollevò il viso e la baciò.
“Lo so.” Disse. “Io mi fido
ciecamente di te, infatti non è di quello che ho paura.”
“Ah…”
“Ti ricordi l’esperimento che abbiamo
fatto per ravvivare la nostra vita sessuale?” Il brusco cambiamento d’argomento
la sconcertò e Lena sollevò un sopracciglio, perplessa.
“Non credo che la nostra vita
sessuale abbia bisogno di un ulteriore spinta!” Le fece notare e Kara sorrise
per poi scuotere la testa.
“No, certo, ma ricordi quello che
avevamo comprato?”
Lena cercò di riflettere poi capì.
“Non era piaciuto a nessuna delle due
usare quelle manette.”
“Già… ma credo che ora ne avremo
bisogno.”
“E perché mai?”
“Perché ho sognato di mangiarti e mi
sono svegliata con l’idea che la parte migliore con la quale iniziare sarebbe…”
“Ok! Vado a prendere le manette.”
13 - Ed è così che mia moglie bevve il siero.
“Dottoressa Kieran,
lavorare con lei è stato un piacere.” Il dottore, dalla pelle bizzarramente
bluastra, le tese la mano.
“Il siero funzionerà?”
“Sua moglie zombie rimarrà
esattamente com’è adesso, niente più perdita di pezzetti.” Lena aprì la bocca
stupefatta e il dottore unì le mani davanti a sé, l’aria serafica. “Escluse
tutte le possibilità non rimaneva altro.” Spiegò.
“E non mi denuncerà?”
“No, ho parlato con vostra moglie,
una donna deliziosa, molto simpatica, mi ha detto che il mio brillante cervello
sarebbe risultato estremamente gustoso, non posso dire di aver mai ricevuto
complimento più atipico e gradito al contempo.”
“Ha parlato con Kara?” Chiese,
stupefatta, era sicura di averla lasciata nel suo appartamento assieme a Spike,
con un congelatore nuovo e ripieno a portata di mano.
“Non è stato difficile, ho composto
il numero di casa vostra e lei ha risposto.”
“Le ha detto, per telefono, che era
uno zombie?”
“No, certo che no, ma l’allusione al
mio cervello squisito mi ha permesso di confermare la tesi scaturita
dall’analisi di questi campioni.”
“Capisco…”
“Molto bene, come dicevo, è stato un
piacere, miss Luthor.” Detto quello il dottore la
salutò e uscì di scena. Lena scosse la testa senza parole, aveva fatto di tutto
per mantenere la sua identità segreta, ma a quanto pare il dottor Brainiac era stato sorprendentemente astuto. Prese la fiala
che avrebbe stabilizzato Kara e tornò a casa.
“No, non la bevo.”
“Kara! Certo che la bevi!”
“Ha un saporaccio terribile, lo sento
fin da qui.” Kara incrociò le braccia, libere ora che indossava una catena attorno
alla vita comprata online e recapitata da un perplesso corriere.
Lena prese un profondo respiro e poi
andò in cucina rovesciò il contenuto della fialetta in un bicchiere e vi
aggiunse del sangue poi lo portò a Kara.
“Meglio ora?” La ragazza sembrò riflettere
un secondo poi prese il bicchiere e se lo scolò tutto in un fiato.
“Molto meglio.” Affermò, un ampio
sorriso sulle labbra, per poi cadere rumorosamente a terra.
14 - Ed è così che mia moglie smise di perdere pezzi.
“Kara?” Gli occhi della ragazza
sbatterono piano mettendo a fuoco il suo volto.
“Ciao Lena.”
“Come ti senti?”
“Sei bellissima.” Lena, suo malgrado,
arrossì un poco a quelle parole, sua moglie le faceva sempre un certo effetto,
malgrado ormai stessero assieme da anni e ultimamente avesse passato del tempo
a nascondere cadaveri per lei.
“Anche tu sei molto bella, ma ho
bisogno di sapere se stai bene.”
“Mai stata meglio.” Lena annuì, poi
la aiutò a sdraiarsi sul divano, facendo attenzione a che la catena non le
desse troppo fastidio, infine le prese un piccolo campione di sangue e lo portò
al microscopio.
Con un sospiro di sollievo vide che i
globuli rossi non si stavano più deteriorando.
“Starò bene?” Chiese Kara quando lei
tornò.
“Starai bene.” La ragazza annuì, poi
si guardò attorno.
“Sai, ho riflettuto mentre lavoravi
con quel simpatico scienziato, posso lavorare da casa, posso fare le interviste
al telefono e mandare gli articoli via mail. A farmi compagnia ci sarà Spike
quando tu non ci sei. Non sarà così male. Non ti devi preoccupare per me.”
Lena annuì piano. Ne avevano
discusso, ora che Kara non era più sicura di potersi controllare avrebbe dovuto
tenere le catene per sempre.
Improvvisamente la vittoria non
sembrò più tale. Kara le sorrise e lei tentò di fare lo stesso.
Quella sera, sdraiata nel loro letto
si girò e rigirò senza trovare la giusta posizione per dormire. Kara c’era
sempre stata per lei e lei c’era sempre stata per Kara, saperla impossibilmente lontana la tormentava più di ogni altra
cosa. Dopo essersi girata per l’ennesima volta si tirò a sedere, afferrò il
cuscino e scese in salotto. Kara era accoccolata su un fianco, ma appena la
sentì si voltò a guardarla. Lena senza una parola si stese accanto a lei e si
lasciò avvolgere dalle sue braccia.
“Niente mi impedirà di starti
accanto.” Mormorò solo e Kara sospirò felice.
15 - Ed è così che mia moglie sparì.
Quando si svegliò aveva male alla
schiena. Avrebbero dovuto spostare il letto di sotto, perché non avrebbe
dormito un’altra notte in una posizione così scomoda. Si girò e ogni problema
logistico sparì dalla sua mente: era sola.
“Kara?” Chiamò, ma la catena dal
lucchetto aperto parlava da sola. Kara era sparita.
Lena cercò di rimanere calma, si alzò
e si guardò attorno, solo allora vide un piccolo foglietto appeso al frigorifero
in cucina, con il cuore in gola lo raggiunse e lesse:
Non ho voluto svegliarti, ho avuto un’idea geniale!
Vedrai, ti piacerà e risolverà ogni nostro problema.
Lena corrugò la fronte, almeno Kara
non sembrava essere stata presa da una furia omicida… ma quale poteva essere la
sua idea geniale?
Provò a chiamarla, ma il telefono
suonò da qualche parte nella stanza indicando che la ragazza non aveva pensato
di portarselo con sé nella sua missione. Cercando di non agitarsi diede da
mangiare a Spike, fece una doccia e poi si preparò colazione. L’ora iniziava ad
essere tarda così chiamò in ufficio e spostò un paio di appuntamenti, voleva
essere sicura di essere a casa quando Kara sarebbe tornata.
Dopo due ore, quando ormai iniziava
ad avere serie difficoltà a tenere a bada l’ansia, sentì le chiavi girare nella
serratura della porta.
“Lena?” Chiamò Kara e lei saltò in
piedi.
“Kara! Perché non hai scritto dove
fossi? Mi hai fatto prendere…” Si bloccò, Kara aveva un enorme sorriso sulle
labbra e tra le braccia… “Non avrai…?”
“Sì!” Esclamò lei. “Tieni.” Lena fece
un passo indietro.
“Kara, questo…” Era senza parole, la
sua vita era stata sconvolta troppe volte in quelle settimane, non poteva
reggere anche a quello.
“Non capisci? È esattamente quello che mi serve,
adesso saprò dove…”
“Non puoi mangiarti un bambino!”
Esclamò allora lei. “Questo va al di là di qualsiasi cosa…”
Kara sgranò gli occhi.
“Mangiarla?” Chiese come se fosse
l’idea più assurda del mondo, come se non avesse nel congelatore pezzi di
essere umano! “No! Io, noi l’abbiamo adottata! Il tuo nome apre tutte le porte,
lo sai. Devi solo firmare anche tu i documenti e sarà nostra.” Se prima era
sconvolta ora, Lena, era senza parole. “Si chiama Rebecca, guarda.” Gliela tese
e Lena si ritrovò ad aprire le braccia per accogliere quel piccolo esserino che
la guardava con grandi occhi ancora grigi e indefiniti.
“Kara…” Bisbigliò, le lacrime agli
occhi. Kara sorrise felice.
“Sarai una mamma fantastica.”
“Ma… non sarà pericoloso?” Chiese
cercando di far parlare il cervello e non il cuore.
“Lei risolverà tutti i nostri
problemi, non capisci? Io ho troppa energia, sfogo la mia aggressività sulla
preda, ma Brainy…” Alla sua faccia perplessa si
spiegò. “Il dottor Brainiac mi ha spiegato che
l’aggressività può essere dirottata in energia. E cosa richiede un enorme
dispendio di energia?”
“Un bambino…” Mormorò lei.
“Esatto!” Esclamò entusiasta Kara.
“Non potevi sceglierti un hobby? Fare
qualche sport?” Si trovò ad obiettare Lena.
Kara piegò il capo e la guardò, gli
occhi che brillavano di gioia.
“E perdermi lo sguardo che ora hai
negli occhi? Mai.”
Lena, solo adesso, alzò lo sguardo
dalla piccola bambina che stringeva tra le braccia e guardò Kara, una lacrima
che scivolava sulla sua guancia.
“Sarà difficile.” Ammise Kara. “Dovrò
comunque nutrirmi…”
“Sto studiando una proteina che
potrebbe sostituire il tuo cibo naturale. Sarà più noioso, ma…”
“Anche più sicuro, posso sopportare
il dispiacere di non uccidere più, sono una mamma ora.” Un immenso sorriso apparve
sui loro visi e Lena si tese in avanti per baciare la folle donna che aveva
sposato.
Ed è così che mia moglie ti portò a
casa.
Note: Piccola storia tratta da un telefilm molto spassoso che ho scoperto qualche tempo fa e che vi consiglio: “Santa Clarita Diet”; mi sembrava adatta ad Halloween. ;-)
Ringrazio Giò per la bellissima immagine!