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Autore: Najara    31/10/2019    4 recensioni
15 mini capitoli per un storia SuperCorp tutta da Halloween!
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ed è così che…

 

 

1- Ed è così che mia moglie morì.

 

Kara era pallida, la sua pelle di solito rosea e luminosa ora sembrava opaca e priva di brillantezza.

“Stai bene?” Le chiese, mentre le posava la mano sulla fronte. Era fredda, decisamente fredda.

“Credo sia un po’ di influenza.” Ammise la giovane.

“Perché non vai a casa? Ti stendi e ti riposi?” Propose.

“Non posso, il mio capo mi vuole sempre in ufficio.” Le sorrise e Lena non poté fare a meno di imitarla.

“Il tuo capo ti spedisce a casa.” Affermò allora.

“Va bene.” Acconsentì Kara e che lasciasse il lavoro era un chiaro indice di quanto stesse male.

Lena la guardò preoccupata, mentre indossava il cappotto e prendeva la sua borsa.

“Ci vediamo a casa.” Le disse la ragazza dandole un rapido bacio sulla guancia.

Le sue labbra erano fredde. Lena alzò un sopracciglio, forse avrebbe dovuto chiamare un medico.

“Starò bene!” Assicurò però Kara.

“Forse sarebbe meglio se venissi a casa con te.”

“No, non puoi, hai il meeting con i pubblicitari.” Le ricordò. “Prometto che starò meglio non appena infilata sotto le coperte.”

“Va bene.” Si salutarono e Lena la osservò andare via, la fronte corrugata.

Nel pomeriggio mandò un messaggio a Kara che le rispose rassicurandola, più tranquilla portò avanti le sue riunioni alla CatCo, non appena fu libera, però, lasciò la redazione e tornò a casa.

“Kara?” Chiamò mentre si toglieva la giacca e poi i tacchi. Non le rispose nessuno. Forse dormiva.

Il pavimento era tiepido sotto i suoi piedi, Lena passò in cucina, prese un vaso e lo riempì d’acqua per metterci la rosa che aveva comprato per Kara, poi attraversò il salotto e non vedendola sul divano, malgrado la coperta abbandonata sembrava suggerire che era lì che la ragazza aveva passato il pomeriggio, salì le scale che portavano alla loro camera da letto.

Mentre passava davanti all’ampio bagno, però si immobilizzò. Tutto il calore sparì dal suo corpo e lei si precipitò all’interno.

“Kara!” Chiamò senza fiato nel vedere la donna che amava a terra, scomposta, immersa in una pozza dal colore e dall’odore nauseabondo. “Kara!” Questa volta gemette, mentre la tirava a sé con orrore, mentre il suo cuore si rifiutava di accettare quello che la sua mente aveva già intuito. “No, no, no!” Pianse, stringendo il corpo freddo e privo di vita. “Ti prego…” Chiamò ancora.

Ma Kara era morta.

 

 

2 - Ed è così che mia moglie resuscitò.

 

Il corpo di Kara era freddo contro il suo, freddo e rigido. Lena singhiozzava, incapace di muoversi, di staccare le braccia da lei, di lasciarla andare.

Poi la donna che credeva morta si mosse.

“Lena?” Chiamò e il cuore di Lena sobbalzò di gioia.

“Oh mio dio, Kara!” Le prese il volto tirandolo a sé e baciando le sue labbra che sembravano di nuovo colorate, calde e vive. “Pensavo fossi morta! Eri… eri morta!” Per quanto il miracolo fosse evidente ai suoi occhi era difficile accettare di aver sbagliato così clamorosamente.

“Morta?” Chiese la ragazza poi si guardò attorno e fece una smorfia. “Credo di aver vomitato… un po’, mi dispiace aver sporcato dappertutto.” Ammise e Lena rise di gioia.

“Non ha importanza! Sei qua, sei viva.” La ragazza ruotò la testa guardandola di nuovo, gli occhi che brillavano di vita. “Sei bellissima. Te l’ho già detto?” Lena passò la mano su quel volto che tanto amava. “Farei qualsiasi cosa per te. Lo sai?”

“Cosa ne dici di una doccia, assieme? Mi serve una doccia.” Propose Kara e Lena annuì.

“Ma nell’altro bagno, questo lo mettiamo in quarantena.” Si alzarono, Kara barcollò un poco e Lena la resse.

Scesero di un piano ed entrarono nel bagno, si spogliarono ed entrarono nella doccia.

“Ho creduto di averti perso.” Mormorò Lena

“Mi dispiace, non volevo spaventarti.” Le rispose Kara attirandola contro di sé. Lena appoggiò la testa contro la sua spalla e ascoltò.

Nulla.

Lena si piegò e appoggiò con decisione l’orecchio al centro del petto di Kara.

Niente.

“Lena?” Chiamò la ragazza, confusa nel vederla staccarsi bruscamente e appoggiarle due dita sul collo. “Cosa stai facendo?”

“Il tuo cuore, Kara. Non sento il tuo cuore!”

“Oh… non è un buon segno, vero?” Chiese la ragazza, mentre Lena la guardava esterrefatta. “Ok, no, non è un buon segno.”

“Non è affatto un buon segno!” Confermò Lena.

 

 

3 - Ed è così che mia moglie iniziò a soddisfare ogni sua voglia.

 

“Mi sento bene, anzi, mi sento benissimo!” Le assicurò Kara.

Lena, uno stetoscopio alla mano, stava cercando un battito, un battito che non c’era.

“Non è possibile Kara, devo portarti da un medico.”

“Non mi serve un medico.” Assicurò la giovane. “Mi servi tu.” La attirò a sé e la baciò.

Doveva ammetterlo, erano sposate da cinque anni, ormai, e in quel dipartimento avevano perso un po’ dello slancio iniziale, ma, sembrava che Kara stesse davvero molto, ma molto bene!

Lena sdraiata sul letto fissava la ragazza che si rivestiva con aria sognante.

“Dovresti essere preoccupata e non così…”

“Attiva?” Le venne in aiuto lei. “Perché mi sento piena di vita! E ho voglia di fare cose. Ti ricordi le ciambelle che mangiavo sempre?”

“Sì, ma le hai eliminate perché altrimenti ora avresti il tasso glicemico sopra le stelle.”

“Ne ho voglia.” Affermò però la ragazza.

“Va bene…”

“Adesso.”

“Siamo in piena notte, dovrai aspettare domani mattina!” Mentre lo diceva Kara si piegò su di lei per un lungo e passionale bacio, uno di quelli che si davano all’inizio della loro relazione prima di lasciarsi.

“Adoro il tuo sapore.” Dichiarò con candida tranquillità la donna. “Ti amo.” Sorrise. “Non mi aspettare sveglia.”

“Kara!” Lena si tirò a sedere, ma Kara era già fuori dalla stanza e poi dalla porta.

L’indomani, quando Lena si svegliò trovò Kara immersa tra le carte di ciambelle.

“Buongiorno!” Le disse, la baciò e la riportò in stanza per soddisfare un altro tipo di appetito.

Lena non voleva lamentarsi, ma non poté fare a meno di notare che non facevano più l’amore al mattino da secoli…

“Spero non ti dispiaccia, ho comprato una cosa questa notte.”

“Una cosa?” Chiese Lena, erano in ascensore, Kara sarebbe andata alla CatCo, lei alla L-Corp.

“Sì… per te.” Lena corrugò la fronte. “Vedrai.”

E la vide. Era una Ducati.

“Una…”

“Moto! Sì!” La fissava entusiasta. “Ho sempre pensato che saresti stata splendida su una di queste.”

“Kara…” Non era sicura di quello che stava succedendo, Kara sapeva essere impulsiva, ma…

“E poi c’è questo per noi.” Il portiere si fece avanti, al guinzaglio teneva un cucciolo. “Non è bellissimo? Ne ho addottati dieci, anzi, in realtà ieri ho comprato l’intero rifugio.”

“Kara…” Riprovò.

“Questa mattina, mentre dormivi ho pensato anche a un’altra cosa.” Lena rabbrividì. “Abbiamo sempre rimandato, ma credo sia il momento di adottare un bambino!”

 

 

4 - Ed è così che mia moglie iniziò a mangiare le persone.

 

“Kara, è evidente che qualcosa non va.” Lena cercò di usare un tono calmo e comprensivo.

“Non voglio vedere un medico, mi sento bene.” Chiarì lei.

“Lo so che ti senti bene, ma mi sembra che tu sia… strana?” Provò.

“Non mi sembra strano desiderare qualcosa e ottenerlo. Dopo tutto sei una multimiliardaria, se vogliamo un cane possiamo avere un cane e una moto e un bambino.”

“Non è una questione di soldi… lo sai.” A quelle parole Kara si imbronciò.

“Lo so che non abbiamo mai preso un cane perché stiamo poco a casa, ma posso portarlo al lavoro e la moto la possiamo usare nei weekend per andare a Midvale oppure posso farci le gare con Alex.”

Lena dovette trattenere il sospiro di sollievo nel non sentir più nominare il bambino da adottare, non che non lo volesse, ma non era ancora il momento.

“Ne parliamo questa sera, va bene? Intanto ti andrebbe di non fare altri acquisti così… importanti?”

“Va bene, ma solo perché ti amo.” Acconsentì Kara baciandola.

Lena la osservò scendere dalla macchina ed entrare alla CatCo, per qualche motivo non le sembrava saggio lasciarla da sola… Scosse la testa e guidò verso la L-Corp dove l’attendeva una lunga giornata d’affari.

Era ormai sera quando il suo telefono squillò.

“Ciao Kara, sono quasi pronta.”

“Ehm… Lena…”

“Sì?” Chiese, sorpresa nel sentire il tono titubante della giovane. Pensò subito che avesse comprato un’altra cosa, come una casa alle Hawaii o un pezzo di terra sulla Luna. “Hai comprato qualcosa?” Chiese.

“No…”

Per qualche motivo non provò sollievo.

“Cosa succede, allora?”

“Credo di aver appena mangiato James.”

 

 

5 - Ed è così che mia moglie si ritrovò a nascondere cadaveri mezzi mangiati.

 

“Tu hai cosa?” Chiese, incapace di comprendere.

“Lo sai com’è fatto! Ha fatto una delle sue facce quando parlavo di quanto sei meravigliosa e non ho resistito.”

“Non hai resistito e lo hai aggredito verbalmente?” Provò lei, dopo tutto sua moglie scriveva, era probabile che avesse usato una metafora.

“No, gli ho mangiato la faccia, così la smetteva una volta per tutte di fare l’arrogante pallone gonfiato.”

“Gli hai mangiato la faccia…” Ripeté incredula, cadendo di schianto sulla sedia.

“Sì. Poi ho mangiato anche altro, perché mi è venuta così tanta fame e non ho resistito.”

Rimase in silenzio cercando di mettere insieme una qualsiasi frase, ma cosa si risponde ad una simile affermazione?

“Lena? Sei arrabbiata con me?” La voce di Kara era preoccupata, tesa.

Lena prese un profondo respiro.

“No.”

“Meno male… so che non hai mai voluto licenziarlo solo perché era, diciamo, un mio amico quindi ora che sia stata io a farlo fuori non è gentile.”

“Kara.” Come se fosse quello il problema!! “Non credo sia quello il problema.”

“Giusto, il problema è che ora tutto l’ufficio è sporco di sangue e ho la pancia che scoppia.”

Improvvisamente il cervello di Lena, sotto shock fino a quel momento, si riscosse: Kara, la sua dolce Kara era nei guai.

“Va bene, chiudi le tende e sigilla la porta, arrivo subito.”

“Grazie Lena.”

 

“Credi che sia abbastanza profondo?” Le chiese Kara, passandosi la mano sulla fronte.

Lena osservò la buca nel deserto e annuì, poi tornò all’auto e tirò fuori il borsone da sport di James nel quale, ora, si trova tutto ciò che rimaneva di lui.

Con l’aiuto di Kara rovesciò il corpo nella buca e ricoprì il tutto con la terra. Quando ebbero finito l’alba colorava il paesaggio desertico con mille sfumature.

“Non è bellissimo?” Chiese Kara osservando il sole sorgere. Lena pensò alla sua notte, passata a pulire sangue, cancellare tracce e seppellire cadaveri, poi guardò Kara.

“Abbiamo appena seppellito un uomo.” Le ricordò.

“Oh, lo so! Mi dispiace, ma se lo meritava.” Si strinse nelle spalle e Lena non poté che essere, almeno un po’ d’accordo.

“Va bene, ma non ne ucciderai altri, va bene?”

Mmm…”

“Kara!”

“Posso provarci…”

“Bene.” La ragazza ora guardava lei.

“Avresti potuto lasciarmi da sola, avresti persino potuto denunciarmi…” Era seria ora, gli occhi azzurri che la guardavano con amore. Lena sorrise, suo malgrado.

“Ti amo, farei qualsiasi cosa per te, con te.”

“Anche io ti amo.” La giovane si tirò avanti, ignorò le macchie di terra e di sangue e la baciò. “Sei la moglie migliore del mondo.”

 

 

6 - Ed è così che mia moglie scoprì di essere uno zombie.

 

“Ti ho fatto male?” Kara scosse la testa, l’ago piantato nel braccio non le faceva nulla. Lena ripensò alla ragazza che si lamentava per una settimana dopo un prelievo di sangue e si disse che, almeno quello, era un aspetto positivo.

Il sangue che riempì la fialetta era nero e spesso.

“Non è un buon segno, vero?” Chiese Kara.

“No.” Confermò Lena. Prese un campione e lo esaminò nel microscopio. Scosse la testa, lo buttò e ne prese un altro. Nulla.

“Cosa c’è?” Le chiese Kara che stava facendo piegamenti, mettendo in mostra i suoi splendidi addominali. Lena scosse la testa e cercò di non pensare al magnifico e ripetuto sesso che stavano facendo.

“Nessuna attività è come se il tuo sangue fosse…”

“Morto!” Kara scattò in piedi e si batté la mano sulla fronte. “Avremmo dovuto capirlo subito!”

“No…” Disse allora Lena, con la ferma intenzione di impedirle di dire quello che temeva avrebbe detto.

“Sì!” Annuì invece lei. Non sembrava terrorizzata all’idea, solo… stupefatta.

“Non sei…”

“Sono uno zombie!” Affermò invece Kara. “Spiegherebbe ogni cosa: il cuore che non batte e il sangue morto.”

“E il fatto che hai ucciso James?”

“Non so, lo volevo uccidere da tempo. Era sempre lì a sminuire il tuo potere, come se lui fosse il capo e non tu.” Fece una smorfia.

“Va bene, va bene.” Lena alzò le mani. “Ma te lo sei mangiato!”

“Giusto.” Ammise Kara. “Quindi sono uno zombie.”

Lena scosse la testa, era una donna di scienza… ma doveva ammettere che gli indizi puntavano verso quella soluzione.

“Non possiamo dire con certezza se…”

“Sono uno zombie.” Confermò Kara.

 

 

7 - Ed è così che mia moglie decise che essere uno zombie non era niente male.

 

“Non è così male, se ci pensi bene.”

“Non è così male? Sei morta!”

“Ma non sono morta.” Fece notare avvicinandosi a lei e posandole un bacio sul naso.

“Non sei morta, ma…” Tentò lei.

“Mi sento piena di energie, non sento più dolore e mi sento libera di dire e fare tutto quello che voglio, non è magnifico?” Le chiese.

“Sì… ma devi anche…” Provò di nuovo.

“Mangiarmi le persone?” Chiese Kara. “Non è una gran cosa, posso mangiarmi i cattivi.”

“Kara! Non puoi andare in giro a mangiare le persone, cattive oppure no.” Doveva essere chiara su questo punto.

“Ma io ho di nuovo fame! E lo sai che ora le ciambelle non mi vanno più…” E se a Kara Danvers non andavano più le ciambelle significava che c’era un problema, uno grave.

“Potremmo pensare a qualche carne cruda o…”

“Abbiamo provato ogni carne cruda, cotta, congelata o fresca… non mi va.”

“Troverò una cura.” Affermò allora Lena. “Devi solo resistere per il tempo necessario.”

“Ma io ho fame adesso!” Replicò Kara. “E se iniziassi ad impazzire a causa della fame? Non sarebbe meglio se mi nutrissi subito di chi decidiamo noi, invece che tra un paio di giorni del primo che mi passa davanti?”

La sua logica era di ferro, ma Lena non poteva cedere, non su quello. Il cucciolo che non era riuscita a restituire la guardò agitando la coda.

“Hai fame anche tu adesso?” Chiese con fastidio. Il cucciolo dimenò il sedere vivacemente.

“Chi è un bravo cucciolo?” Domandò Kara coccolandolo e rotolandosi assieme a lui sul pavimento. “Hai fame? Sì? Tanta fame?” Chiese e poi alzò la testa verso Lena che si ritrovò con due paia di occhi da cucciolo su di sé. Kara poteva anche essere uno zombie, ma era ancora dannatamente capace di vincere ogni discussione grazie a quello sguardo.

 

 

8 - Ed è così che mia moglie lasciò che scegliessi chi poteva mangiare.

 

“Non possiamo prendere la prima persona che ti fa uno sgarro!”

“Ci è passato davanti da Noonan’s non è uno sgarro qualsiasi.” Dichiarò Kara, continuando a fissare l’uomo mentre usciva dalla porta con i suoi caffè. Lena, la mano ben stretta a quella della moglie, non cedette.

“No, abbiamo bisogno di un piano. Con James siamo state molto fortunate, questa volta non voglio lasciare niente al caso.”

“Va bene, ma solo perché sei troppo carina quando prepari un piano, come quando hai previsto ogni nostra mossa alla festa di Natale e il tutto finiva con io e te che facevamo l’amore sotto…”

“Kara!” La riprese lei, le guance rosse.

“Siete la mia coppia sposata preferita.” Intervenne la commessa che aveva sentito l’ultima parte della conversazione.

“Oh, siete molto gentile!” Esclamò Kara facendo uno dei suoi meravigliosi sorrisi alla donna per poi girarsi verso di lei. “Ecco, vedi? Lei non la mangerei mai, è gentile.”

Il sorriso della giovane vacillò, ma Lena le diede una mancia così grande da farle tornare un sorriso smagliante.

“Le regole:

- non mangi nessuno sull’onda del sentimento.

- non mangi nessuno che conosciamo.

- non mangi nessuno che offende il mio nome.”

“Ehi, perché?” Protestò Kara cercando di sbirciare il tovagliolo sul quale Lena aveva scritto le sue regole.

“Perché vale per quasi tutta la città.” Rispose la donna. “Andiamo avanti:

- non mangi nessuno che abbia una famiglia.

- non…”

“Quando arriviamo ai: mangi?” Chiese allora Kara interrompendola.

“Va bene.” Lena scorse la sua lista fino in fondo e sospirò. “Mangi solo chi è solo, particolarmente malvagio e che ha una dieta sana.”

“Una dieta sana?”

“Mi hai fatto saltare tutta quella parte.” Le ricordò lei passandole il tovagliolo. Kara lesse facendo un sacco di smorfie.

“Così non mangerò mai nessuno.” Si lamentò.

“Kara?” Domandò Lena e la ragazza sospirò, sbuffò, ma poi annuì.

“Va bene.”

 

 

9 - Ed è così che mia moglie riempì il congelatore.

 

Il telefono di Lena squillò. La donna guardò lo schermo preoccupata nel vedere il numero di Kara. Erano passati due giorni da quando si era mangiata James e sapeva che aveva sempre più fame. Kara non era mai rimasta a digiuno, non aveva mai fatto una dieta, il suo massimo era stato rinunciare alle ciambelle a causa della glicemia.

“Va tutto bene?” Rispose, immaginando di sentire la voce di un agente che le comunicava l’arresto della donna che aveva sposato.

“Benissimo!” Urlò Kara, in sottofondo vi era una musica forte. “Volevo solo sapere se i tuoi esperimenti sul mio sangue stessero andando bene, mi sento in colpa ad essere qua a divertirmi mentre tu lavori.” Effettivamente Lena stava passando la serata a fare esperimenti, ma Kara avrebbe dovuto essere a casa con Spike.

“Sei ad una festa?” Chiese cautamente.

“Sì! Ho pensato che sarebbe stato divertente, fanno il karaoke questa sera!”

“Ok… divertiti allora, ma fai attenzione a non…”

“Mangiare nessuno senza chiedergli prima se mangia salutare, ricevuto! Ti amo!”

“Kara…” La telefonata si chiuse e Lena rimase nel suo laboratorio a fissare il cellulare muto. Kara si era dimenticata il resto delle regole? Doveva sperare di no…

Con un sospiro tornò ai suoi dati, aveva trovato un virus, ora doveva isolarlo e capire come eliminarlo.

Tornò a casa varie ore dopo, Spike l’accolse scodinzolando, di Kara, però, non c’era traccia.

“Non è ancora tornata?” Chiese al cucciolo che continuò a guardarla felice, senza risponderle. Alcune cose, almeno, rimanevano normali.

La porta si aprì in quel momento e Kara entrò accompagnata da un uomo.

“Questa è casa tua?” Il ragazzo fischiò ammirato. Lena corrugò la fronte. “E tu chi saresti bella bambolina?”

“Sua moglie.” Rispose secca lei, sentendo la rabbia salire.

“Oh! Splendido, non ho niente in contrario, più siamo meglio…” La padellata lo colpì sulla testa e l’uomo cadde a terra senza riuscire a finire la frase.

“Non stava proprio zitto!” Affermò Kara per poi sorriderle. “Niente famiglia, niente amici, ci ha provato con ogni ragazza del locale e ha insistito per accompagnarmi a casa anche se gli ho detto di no svariate volte, nessuno mi ha visto andare via con lui, è solo di passaggio in città, ha un nome strano che nessuno ricorderebbe e, cosa più importante, gli piace mangiare l’insalata.” Lena aprì la bocca, ma Kara non aveva finito. “Posso mangiarlo?”

Due ore dopo il loro congelatore era pieno.

 

 

10 - Ed è così che mia moglie perse un pezzo.

 

Kara sgranocchiava un dito mentre leggeva le mail. Lena sorseggiando il suo caffè vi badò appena. Erano entrate in una sorta di routine, Kara riusciva a far bastare un corpo per almeno una decina di giorni e, quando la sua scorta scarseggiava, usciva, trovava un predatore sessuale senza famiglia e con un’alimentazione sana e lo portava a casa per impacchettarlo nel congelatore. Lei, d’altra parte, lavorava ad una cura, faccenda che si stava rivelando molto più complessa del previsto.

“Credi che riuscirai ad esserci per il brunch alla CatCo?” Le chiese la ragazza alzando la testa dal tablet e incrociando i suoi occhi.

“Sì, non ho impegni nel primo pomeriggio.”

“Bene.” Kara le sorrise, poi si spinse in avanti per darle un bacio e urtò con il piede la gamba del tavolo.

“Ti sei fatta male?” Le chiese lei per abitudine. Kara abbassò lo sguardo e sgranò gli occhi.

“Oh, oh.” Disse ed era lo stesso oh, oh di quando aveva preso un uomo troppo grasso che non stava nel frigorifero… un brutto oh, oh. Si piegò e quando rialzò nella sua mano vi era un dito.

Lena sgranò gli occhi e guardò a sua volta a terra, lì dove c’era il piede nudo di Kara. Un piede nudo privo del mignolo.

“Non mi sembra un buon segno.”

“Non lo è!” Esclamò esasperata.

“Puoi riattaccarlo?”

“Posso, ma il problema è che…” Si fermò e Kara che aveva continuato a fissare il suo dito ora la guardò.

“Sto…”

“Non lo dire.” Quasi la supplicò Lena.

“Sto perdendo pezzi.”

“Troverò una cura, te lo prometto!”

Kara posò il dito sul tavolo della cucina e prese le mani di Lena tra le sue. I suoi occhi azzurri erano seri.

“Lo sappiamo entrambe che non esiste una cura a questo. Sono morta… non puoi resuscitarmi. Per questo non hai ancora trovato niente, perché non c’è niente da trovare.”

“No, io…”

“Lo so che vorresti che la smettessi di uccidere persone e mangiarmele. Ma non è così terribile, non devi sentirti male per me.”

“Non voglio perderti, non posso perderti.” Mormorò lei e Kara le accarezzò il viso sorridendo. “Va bene…” Accettò alla fine. “Troverò un modo per stabilizzare il virus invece che invertire il processo.”

“Grazie.” Kara le baciò le labbra e sorrise, poi corrugò la fronte. “Dov’è il mio dito?”

Le due donne si guardarono.

“Spike!!”

 

 

11 - Ed è così che mia moglie tentò di mangiarmi.

 

Kara entrò nel laboratorio come un uragano. “Mi sei terribilmente mancata questa notte.” Le disse.

“Ci sono quasi, manca davvero poco, i test sui topi sono decisamente promettenti, non potevo fermarmi così vicina al successo.” Kara spinse la sua sedia facendola ruotare.

“Ma mi sei mancata, mooolto mancata.” Puntualizzò abbassandosi fino a congiungere le loro labbra. Pochi istanti e le stava sbottonando la camicia.

“Kara, siamo…” Le labbra della giovane fermarono qualsiasi protesta. “Va bene, ma…”

Questa volta furono i denti della giovane a fermare le sue parole. Non era un gran morso, ma Lena sentì lo stesso i canini quasi incidere la sua pelle.

“Kara?” Chiese e la ragazza rialzò la testa.

“Troppo?” Chiese, Lena annuì e lei la imitò, per poi tuffarsi di nuovo sul suo collo. Un bacio, un altro, le sue mani percorsero la figura di Lena, poi la sua lingua fu sulla sue orecchia e… di nuovo i denti.

“Ehm…”

“Scusa, mi sei mancata molto.” Si giustificò. Lena annuì, le loro labbra si trovarono di nuovo, poi Kara si separò, scendendo lungo il suo corpo, la camicia era già aperta, la ragazza arrivò ai suoi seni e…

“Kara!” Esclamò. Questa volta l’aveva proprio morsa.

La ragazza alzò la testa e la fissò per un lungo istante, poi sul suo volto comparve l’orrore, fece due passi indietro allontanandosi da lei.

“Stavo per…”

“No, non lo avresti mai fatto, lo sappiamo entrambe.” Affermò allora lei. Il suo mondo poteva crollare, andare a pezzi, cambiare completamente, ma quella era una certezza incrollabile. “Non mi faresti mai del male.”

“Il fatto è che sei così deliziosa e io…”

“Mi mangeresti volentieri?”

“Non sono sicura di quale sia la risposta giusta in questo caso. Ti offenderesti di più nel sapere che ti mangerei o che non ti mangerei?” Disse allora la ragazza facendo una smorfia d’imbarazzo.

“Kara!” Lena la guardò incrociando le braccia.

“Ok! No, non voglio mangiarti, ma di certo saresti il miglior pranzo di sempre.”

 

 

12 - Ed è così che mia moglie finì in manette.

 

Si svegliò in piena notte, ruotò la testa e si ritrovò gli occhi di Kara addosso.

“Stai bene?” Le chiese, preoccupata.

“Non lo so…”

“Hai perso un altro pezzo?” Domandò allora, tirandosi a sedere e accendendo la luce sul comodino.

“No…”

“Allora cosa c’è?” La ragazza stringeva la mascella e non distoglieva lo sguardo da lei.

“Ho paura.” Ammise. Lena l’attirò a sé stringendola tra le braccia.

“Andrà tutto bene, ho contattato un esperto virologo, sarà presto a National City e saprà aiutarci.” Kara era fragile lì, tra le sue braccia, e per un orribile istante Lena ricordò il momento in cui aveva creduto di averla persa per sempre. “Non permetterò a questo virus di vincere, te lo prometto.”

Kara sollevò il viso e la baciò.

“Lo so.” Disse. “Io mi fido ciecamente di te, infatti non è di quello che ho paura.”

“Ah…”

“Ti ricordi l’esperimento che abbiamo fatto per ravvivare la nostra vita sessuale?” Il brusco cambiamento d’argomento la sconcertò e Lena sollevò un sopracciglio, perplessa.

“Non credo che la nostra vita sessuale abbia bisogno di un ulteriore spinta!” Le fece notare e Kara sorrise per poi scuotere la testa.

“No, certo, ma ricordi quello che avevamo comprato?”

Lena cercò di riflettere poi capì.

“Non era piaciuto a nessuna delle due usare quelle manette.”

“Già… ma credo che ora ne avremo bisogno.”

“E perché mai?”

“Perché ho sognato di mangiarti e mi sono svegliata con l’idea che la parte migliore con la quale iniziare sarebbe…”

“Ok! Vado a prendere le manette.”

 

 

13 - Ed è così che mia moglie bevve il siero.

 

“Dottoressa Kieran, lavorare con lei è stato un piacere.” Il dottore, dalla pelle bizzarramente bluastra, le tese la mano.

“Il siero funzionerà?”

“Sua moglie zombie rimarrà esattamente com’è adesso, niente più perdita di pezzetti.” Lena aprì la bocca stupefatta e il dottore unì le mani davanti a sé, l’aria serafica. “Escluse tutte le possibilità non rimaneva altro.” Spiegò.

“E non mi denuncerà?”

“No, ho parlato con vostra moglie, una donna deliziosa, molto simpatica, mi ha detto che il mio brillante cervello sarebbe risultato estremamente gustoso, non posso dire di aver mai ricevuto complimento più atipico e gradito al contempo.”

“Ha parlato con Kara?” Chiese, stupefatta, era sicura di averla lasciata nel suo appartamento assieme a Spike, con un congelatore nuovo e ripieno a portata di mano.

“Non è stato difficile, ho composto il numero di casa vostra e lei ha risposto.”

“Le ha detto, per telefono, che era uno zombie?”

“No, certo che no, ma l’allusione al mio cervello squisito mi ha permesso di confermare la tesi scaturita dall’analisi di questi campioni.”

“Capisco…”

“Molto bene, come dicevo, è stato un piacere, miss Luthor.” Detto quello il dottore la salutò e uscì di scena. Lena scosse la testa senza parole, aveva fatto di tutto per mantenere la sua identità segreta, ma a quanto pare il dottor Brainiac era stato sorprendentemente astuto. Prese la fiala che avrebbe stabilizzato Kara e tornò a casa.

“No, non la bevo.”

“Kara! Certo che la bevi!”

“Ha un saporaccio terribile, lo sento fin da qui.” Kara incrociò le braccia, libere ora che indossava una catena attorno alla vita comprata online e recapitata da un perplesso corriere.

Lena prese un profondo respiro e poi andò in cucina rovesciò il contenuto della fialetta in un bicchiere e vi aggiunse del sangue poi lo portò a Kara.

“Meglio ora?” La ragazza sembrò riflettere un secondo poi prese il bicchiere e se lo scolò tutto in un fiato.

“Molto meglio.” Affermò, un ampio sorriso sulle labbra, per poi cadere rumorosamente a terra.

 

 

14 - Ed è così che mia moglie smise di perdere pezzi.

 

“Kara?” Gli occhi della ragazza sbatterono piano mettendo a fuoco il suo volto.

“Ciao Lena.”

“Come ti senti?”

“Sei bellissima.” Lena, suo malgrado, arrossì un poco a quelle parole, sua moglie le faceva sempre un certo effetto, malgrado ormai stessero assieme da anni e ultimamente avesse passato del tempo a nascondere cadaveri per lei.

“Anche tu sei molto bella, ma ho bisogno di sapere se stai bene.”

“Mai stata meglio.” Lena annuì, poi la aiutò a sdraiarsi sul divano, facendo attenzione a che la catena non le desse troppo fastidio, infine le prese un piccolo campione di sangue e lo portò al microscopio.

Con un sospiro di sollievo vide che i globuli rossi non si stavano più deteriorando.

“Starò bene?” Chiese Kara quando lei tornò.

“Starai bene.” La ragazza annuì, poi si guardò attorno.

“Sai, ho riflettuto mentre lavoravi con quel simpatico scienziato, posso lavorare da casa, posso fare le interviste al telefono e mandare gli articoli via mail. A farmi compagnia ci sarà Spike quando tu non ci sei. Non sarà così male. Non ti devi preoccupare per me.”

Lena annuì piano. Ne avevano discusso, ora che Kara non era più sicura di potersi controllare avrebbe dovuto tenere le catene per sempre.

Improvvisamente la vittoria non sembrò più tale. Kara le sorrise e lei tentò di fare lo stesso.

Quella sera, sdraiata nel loro letto si girò e rigirò senza trovare la giusta posizione per dormire. Kara c’era sempre stata per lei e lei c’era sempre stata per Kara, saperla impossibilmente lontana la tormentava più di ogni altra cosa. Dopo essersi girata per l’ennesima volta si tirò a sedere, afferrò il cuscino e scese in salotto. Kara era accoccolata su un fianco, ma appena la sentì si voltò a guardarla. Lena senza una parola si stese accanto a lei e si lasciò avvolgere dalle sue braccia.

“Niente mi impedirà di starti accanto.” Mormorò solo e Kara sospirò felice.

 

 

15 - Ed è così che mia moglie sparì.

 

Quando si svegliò aveva male alla schiena. Avrebbero dovuto spostare il letto di sotto, perché non avrebbe dormito un’altra notte in una posizione così scomoda. Si girò e ogni problema logistico sparì dalla sua mente: era sola.

“Kara?” Chiamò, ma la catena dal lucchetto aperto parlava da sola. Kara era sparita.

Lena cercò di rimanere calma, si alzò e si guardò attorno, solo allora vide un piccolo foglietto appeso al frigorifero in cucina, con il cuore in gola lo raggiunse e lesse:

Non ho voluto svegliarti, ho avuto un’idea geniale!

Vedrai, ti piacerà e risolverà ogni nostro problema.

Lena corrugò la fronte, almeno Kara non sembrava essere stata presa da una furia omicida… ma quale poteva essere la sua idea geniale?

Provò a chiamarla, ma il telefono suonò da qualche parte nella stanza indicando che la ragazza non aveva pensato di portarselo con sé nella sua missione. Cercando di non agitarsi diede da mangiare a Spike, fece una doccia e poi si preparò colazione. L’ora iniziava ad essere tarda così chiamò in ufficio e spostò un paio di appuntamenti, voleva essere sicura di essere a casa quando Kara sarebbe tornata.

Dopo due ore, quando ormai iniziava ad avere serie difficoltà a tenere a bada l’ansia, sentì le chiavi girare nella serratura della porta.

“Lena?” Chiamò Kara e lei saltò in piedi.

“Kara! Perché non hai scritto dove fossi? Mi hai fatto prendere…” Si bloccò, Kara aveva un enorme sorriso sulle labbra e tra le braccia… “Non avrai…?”

“Sì!” Esclamò lei. “Tieni.” Lena fece un passo indietro.

“Kara, questo…” Era senza parole, la sua vita era stata sconvolta troppe volte in quelle settimane, non poteva reggere anche a quello.

“Non capisci? È esattamente quello che mi serve, adesso saprò dove…”

“Non puoi mangiarti un bambino!” Esclamò allora lei. “Questo va al di là di qualsiasi cosa…”

Kara sgranò gli occhi.

“Mangiarla?” Chiese come se fosse l’idea più assurda del mondo, come se non avesse nel congelatore pezzi di essere umano! “No! Io, noi l’abbiamo adottata! Il tuo nome apre tutte le porte, lo sai. Devi solo firmare anche tu i documenti e sarà nostra.” Se prima era sconvolta ora, Lena, era senza parole. “Si chiama Rebecca, guarda.” Gliela tese e Lena si ritrovò ad aprire le braccia per accogliere quel piccolo esserino che la guardava con grandi occhi ancora grigi e indefiniti.

“Kara…” Bisbigliò, le lacrime agli occhi. Kara sorrise felice.

“Sarai una mamma fantastica.”

“Ma… non sarà pericoloso?” Chiese cercando di far parlare il cervello e non il cuore.

“Lei risolverà tutti i nostri problemi, non capisci? Io ho troppa energia, sfogo la mia aggressività sulla preda, ma Brainy…” Alla sua faccia perplessa si spiegò. “Il dottor Brainiac mi ha spiegato che l’aggressività può essere dirottata in energia. E cosa richiede un enorme dispendio di energia?”

“Un bambino…” Mormorò lei.

“Esatto!” Esclamò entusiasta Kara.

“Non potevi sceglierti un hobby? Fare qualche sport?” Si trovò ad obiettare Lena.

Kara piegò il capo e la guardò, gli occhi che brillavano di gioia.

“E perdermi lo sguardo che ora hai negli occhi? Mai.”

Lena, solo adesso, alzò lo sguardo dalla piccola bambina che stringeva tra le braccia e guardò Kara, una lacrima che scivolava sulla sua guancia.

“Sarà difficile.” Ammise Kara. “Dovrò comunque nutrirmi…”

“Sto studiando una proteina che potrebbe sostituire il tuo cibo naturale. Sarà più noioso, ma…”

“Anche più sicuro, posso sopportare il dispiacere di non uccidere più, sono una mamma ora.” Un immenso sorriso apparve sui loro visi e Lena si tese in avanti per baciare la folle donna che aveva sposato.

 

Ed è così che mia moglie ti portò a casa.

 

 

 

 

 

Note: Piccola storia tratta da un telefilm molto spassoso che ho scoperto qualche tempo fa e che vi consiglio: “Santa Clarita Diet”; mi sembrava adatta ad Halloween. ;-)

 

Ringrazio Giò per la bellissima immagine!

  
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