Anime & Manga > Slam Dunk
Segui la storia  |       
Autore: Lumik Lovefood    31/10/2019    1 recensioni
Il problema di entrambi era l'orgoglio. Arricchito con un pizzico abbondante di testardaggine, diventava un cocktail perfetto per il caratteraccio dei caratteracci, e la Signora Rukawa era riuscita a partorire non uno, ma ben due individui muniti di ciò, e non sapeva se esserne fiera o più spaventata.
Di tutto ciò, il Signor Rukawa non era di certo immune.
Adorava i suoi gemelli, come li chiamava affettuosamente in loro assenza, ma spesso subiva il loro caratteraccio taciturno e scontroso e si ritrovava a guardare con uno sguardo allibito la moglie, che invece si scioglieva in una risata cristallina, ormai conscia dei due adorabili mostri che aveva partorito.
Spesso, il povero Nobuo Rukawa cercava di interagire con i suoi figli, alle volte fallendo miseramente, altre stupendosi lui stesso di aver fatto con loro un discorso più lungo di cinque sillabe.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaede Rukawa, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Portraits







Rain between...

1993
Water and fabric, 162cm x 190cm

Streets of Kanagawa prefecture and Sendoh's House, Kanagawa





Odiava dover studiare in biblioteca. Riusciva a concentrarsi al meglio nella tranquillità della sua camera, seduta a gambe incrociate sul letto, la porta della stanza chiusa e la finestra leggermente aperta, per godersi appieno quella lieve arietta che penetrava da essa. Era il suo paradiso, ma ovviamente non avendo a disposizione i libri che le occorrevano, doveva per forze di cose andare in biblioteca. Quella dello Shohoku e quella vicino casa non avevano il tomo con gli approfondimenti sulla Termodinamica e dovette andare ad una più distante. Odiando le biciclette, grazie alla guida estrema di suo fratello, ci andò con i mezzi pubblici, visto che l’unica biblioteca che aveva quel maledetto libro, era dall’altro lato della prefettura di Kanagawa. Avendo finito anche abbastanza in fretta, decise di farsi una passeggiata e prendere l’autobus ad una fermata più distante, per godersi appieno quel venticello che precedeva solitamente la pioggia, e che lei adorava. Sul palmo della mano, aveva un fascicolo su Carnot e se lo stava divorando come una matta, tanto che non si accorse di dover svoltare l’angolo. Andò a sbattere violentemente contro qualcuno, tanto da perdere l’equilibrio, visto che stava per andare col sedere a terra, ma per fortuna che il tipo di fronte a lei la prese miracolosamente per un polso, salvandola da una rovinosa caduta, e riuscì a farla rimanere in piedi.
“Mi scusi, grazie.” balbettò Keiko, chiudendo il fascicolo ed alzando lo sguardo verso colui che l’aveva salvata.
“Rukawa.” esclamò Sendoh, sorridendole a trentadue denti e non mollando la presa sul polso di lei, cosa che invece poi fece dopo aver ricevuto un’occhiataccia in tralice “Che ci fai qui?”
La mora si guardò attorno, osservando poi distrattamente l’asso del Ryonan di fronte a sé con in spalla il borsone della sua squadra “Sono stata in biblioteca.”
“Io sono stato agli allenamenti. Ora sto tornando a casa.” e sospirò “Il coach ci sta massacrando in vista della partita di domani.”
Keiko ripose il libro nella cartella, cosa che il ragazzo notò e sottilmente apprezzò “Giocate contro il Kainan.”
“Sì. Ed io mi scontrerò contro Maki.”
“Come fai a dirlo?”
“Beh, ti ricordi la nostra dichiarazione di guerra davanti ai distributori automatici?”
Alzò gli occhi al cielo “Non ti ha sfidato direttamente.”
Rise “A volte trovo davvero difficile parlare con te… Riesci a smontarmi in un attimo!” e continuò a ridere.
“Non è che sia difficile...”
Akira incassò quel commento sarcastico con un sorriso, conscio del carattere della ragazza “Comunque, sono sicuro che ne uscirà una bella sfida.”
“Probabile...”
“Tu che fai domani?”
Alzò un sopracciglio, sospettosa “Scuola e la partita di mio fratello.”
“Rimarrai a vedere anche il Ryonan?” - Sendoh pensò che fosse meglio coralizzare, piuttosto che chiederle se sarebbe venuta a vederlo.
Scrollò le spalle “Se non ho niente da fare...” - Keiko preferì non rispondergli che forse aveva meglio da fare che vedere una partita di basket di due scuole di cui le importava poco e nulla, specialmente del Kainan, ma non voleva... Ferirlo? Scosse anche il capo, per liberarsi di quel pensiero che non sapeva nemmeno lei da dove le fosse uscito, sentendo da lontano i rumori dei tuoni che si avvicinavano.
“Verrà a piovere.” disse il ragazzo, guardando le nubi scure che incombevano sulle loro teste “Hai l'ombrello?”
“No.”
“Dov'è la tua fermata?”
“Lontana.” si maledisse per aver scelto il percorso più lungo, non poteva farsi gli affaracci suoi e tornare a casa prima, invece che girare come una perfetta turista per la prefettura?
“Ti accompagno.”
“Non ce n'è bisogno.”
“Ma potresti bagnarti.”
“Non credo che tu abbia un'ombrello nella tua sacca da basket.”
“Ma...”
“Davvero, non ce n'è bisogno... Posso...” - ma non finì la frase perché il cielo si aprì in un'acquazzone assurdo, con gocce grandi quanto occhi e che facevano anche male sulla pelle. Sendoh la prese per un polso, trascinandosela dietro, nonostante lei continuasse a borbottare, e non riuscendo a sovrastare lo scrosciare della pioggia. Si rintanarono sotto un balcone, con Sendoh che poggiò pesantemente a terra il borsone e si scuoteva per togliere un po' di pioggia in eccesso, coi capelli che per una volta avevano perso contro le legge di gravità.
Keiko lo osservava con gli occhi sgranati: i capelli scuri erano appiccicati sulla fronte e sulla nuca, gocciolanti e più scuri del solito; gli occhi blu elettrico, avevano assunto una sfumatura d'acciaio col riflesso delle nubi grigie e dell'asfalto bagnato; la T-shirt bianca gli si era attaccata al petto, abbracciando tutti i muscoli. Distolse immediatamente lo sguardo da lui, sentendo improvvisamente caldo sul viso ed scegliendo di scuotersi anche lei dalla pioggia.
Sendoh vide Keiko agitare le mani per asciugarsi alla meno peggio coi capelli completamente bagnati da farla sembrare ancora più piccola e la gonna bagnata che fasciava tutte le sue forme. Con gli occhi risalì verso il petto della giovane, notanto che la sua divisa fosse bianca ed era diventata pressoché trasparente con la pioggia. Arrossì, aprendo di scatto il borsone e ficcandoci la testa dentro per nascondere il rossore, tirandoci fuori la felpa del Ryonan, fortunatamente asciutta.
La porse alla ragazza, con il migliore dei sorrisi “Tieni.”
Lei allungò una mano, esitante, ma l'accettò e se la mise addosso, sospirando poi per il sollievo di qualcosa di asciutto “Grazie.”
“Accidenti! Ci ha proprio colto alla sprovvista.”
“Già.”
Rimasero per un po' in silenzio, non sapendo entrambi cosa dire, l'unico rumore che si sentiva tra di loro era quello della pioggia scrosciante, che non accennava ad attenuarsi. Sendoh sospirò, voltandosi verso Keiko che era rimasta fissa a guardare i cerchi d'acqua che le gocce di pioggia creavano sulle pozzanghere.
“Se aspettiamo che spiova, potremmo rimanere qui in eterno...” - la ragazza annuì, non capendo però dove volesse andare a parare - “Ce la fai a correre?”
“Sì, ma...”
“Ci bagneremmo, è vero...” - Akira si grattò la testa, cercando di pensare a qualcosa, ma non ne cavò nulla e si fermò a fissare la giovane, che aveva addosso la sua felpa - “Forse potremmo...”
“Ho capito.” lo interruppe lei, sflilandosela e porgendogliela, imbarazzata. Lui si issò meglio sulle spalle il borsone, prendendo la felpa e coprendosi la testa e le spalle con essa, invitando con gli occhi a ripararsi anche lei sotto quell'ombrello improvvisato. Lei obbedì, circondandosi il corpo con le braccia e facendo segno col capo a Sendoh di essere pronta. Iniziarono a correre, sotto la pioggia che non accennava a diminuire nemmeno per un secondo, e che batteva violentemente sulla felpa, ormai praticamente zuppa. Keiko riusciva a stento a tenere il passo di Akira, troppo alto e con una falcata molto più ampia della sua. Si morse il labbro, maledicendo tutti i Kami possibili e con un braccio si aggrappò alla schiena di lui, stringendo lievemente il tessuto umido della T-shirt che le dita, strizzando gli occhi, incredula di sé stessa.
Sendoh si stupìdi quel gesto e sentì il cuore perdere un battito: Keiko Rukawa era praticamente appiccicata a lui. Voleva coprirla il più possibile ma se le avesse circondato le spalle con un braccio, avrebbe avuto l'effetto contrario e quindi decise che fosse meglio che fosse lei a decidere il contatto tra di loro... Almeno, si sarebbe risparmiato un “imbecille” gratuitamente.
Corsero per un bel po', arrivando poi davanti ad una casa ed imbaccando il vialetto, riparandosi poi sotto la tettoia che copriva la porta d'ingresso. Keiko lo vide trafficare un po' con le tasche della tuta, tirandoci poi fuori un mazzo di chiavi.
“Dove siamo?”
“A casa mia.” trillò serafico Sendoh, sfoggiando il suo solito sorriso da spot pubblicitario. Che diavolo gli era venuto in mente a quel porcospino del cavolo?
La fece entrare in casa, anche perché continuava a piovere a dirotto e lei era senza ombrello e distante dalla fermata dell’autobus che le occorreva, mormorando un “permesso” poco convinto e guardandosi intorno sospettosa, pronta a veder comparire alla soglia i due genitori Sendoh, con lo stesso sorriso smagliante della loro progenie, cosa che però non accadde.
“Non c’è nessuno.” esclamò Akira, passandosi una mano sui capelli, che si erano un po’ ammosciati per via della pioggia “I miei sono entrambi a lavoro.”
Annuì, continuando a guardarsi intorno, cercando di nascondere la sua curiosità. Appena varcata la porta di casa, c'era un piccolo corridoio con le pareti ed il pavimento chiari, sui toni del beige e del bianco, oltre c'era il salotto ed una rampa di scale che portava sicuramente alla zona notte. Il salone era sempre chiaro, con un ampio divano grigio posto di fronte ad una televisione con un grande schermo, e con al suo fianco un tavolo rotondo e quattro sedie. Sulle pareti e sui mobili, oltre a vari oggetti prendi polvere, c'erano molte foto, quasi tutte di famiglia. Considerando le quantità, erano state scattate tutte a cicli di un anno, visto che man mano Sendoh cresceva in quelle foto. Una la colpì particolarmente: era stata scattata nel parco Maruyama di Kyoto nel periodo in cui si festeggiava l'hanami, e raffigurava l'intera famiglia Sendoh sotto un shidarezakura, un cigliegio piangente,con tutti i splendidi fiori rosa aperti e che ricadevano eleganti dai rami. Tutti e tre indossavano il tipico yukata. I genitori di Sendoh avevao deciso di abbinarlo tra di loro, con la signora che indossava uno yukata beige con l'obi azzurro, mentre il padre aveva l'abito azzurro stretto da un'obi beige; Akira invece lo aveva blu notte con un obi rosso. Keiko cercò guardare megli i volti dei signori Sendoh, ma dovette distogliere lo sguardo perché venne richiamata dal figlio di quest'ultimi.
“Tieni.” le disse improvvisamente Sendoh, porgendole una maglietta bianca e il pantalone di una tuta “Cambiati, così metto la tua divisa nell’asciugatrice. Un’oretta e sarà asciutta.”
“Non c’è bisogno.”
“Ti prenderai un raffreddore.” insisté lui.
“Si asciugherà da sola.”
“Se rientra mia madre e ti vede in queste condizioni, me la sentirò da qui a Natale. Ti prego.”
Osservò gli indumenti che aveva in mano e poi gli occhi blu di lui, che non cedevano di un passo. Annuì con uno sbuffo, prendendo di scatto il suo cambio e chiudendosi in bagno. Ne uscì poco dopo, con la maglietta bianca di lui che le arrivava a metà cosce e il pantalone della tuta largo, con la scritta Ryonan a caratteri cubitali su un lato. Gli scoccò un’occhiata torva, conscia che lui l’avesse fatto di proposito a darle proprio quei pantaloni.
Sendoh scoppiò in una risata “Perdonami. Non ho resistito.”
Alzò gli occhi al cielo, porgendogli la sua divisa “Grazie.” mormorò poco convinta.
“Puoi aspettarmi in camera, mentre si asciuga ed io mi faccio una doccia. Ci sono libri o riviste...”
Soppesò le sue parole, annuendo poi e dirigendosi verso la camera di lui.

Sendoh era una persona molto caotica si sorprese a pensare Keiko, notando la scrivania colma di riviste di basket, T-shirt buttate alla rinfusa e una scatola aperta di esca finte. Non sapeva che fosse appassionato anche di pesca...
Si voltò a guardare il letto, diligentemente in ordine grazie alla signora Sendoh sicuramente, con delle inamidate lenzuola a pois azzurri su sfondo blu scuro, notando quanto fosse largo e lungo, rispetto a quello che lei aveva nella sua camera. Le pareti bianche erano tappezzate con poster di varie squadre e giocatori di basket: c'era Michael Jordan con la tipica maglia rossa dove capeggiava la scritta dei Bulls; c'era anche O'Neal con la divisa numero trentaquattro dei Lakers e qualcuno altro, che però non era tanto importante quanto i primi, visto che i poster erano molto più piccoli e che probabilmente facevano da tappa buchi. Aveva inoltre una libreria che, non solo contenava i libri di testo scolastici ed altre riviste di basket, ma anche vari trofei di vari campionati di pallacanestro delle scuole elementari e medie, dalle più svariate forme e misure.
Siccome di basket ne aveva abbastanza grazie al fratello, decide di leggere i titoli dei libri di testo del secondo anno di liceo, afferrandone uno di matematica e sedendosi sul letto per poterlo leggere.


Mentre si passava ancora l’asciugamano sui capelli umidi, trovò Keiko stesa sul suo letto, che dormiva e che aveva ancora in una mano il libro di matematica del secondo anno che stava sfogliando, forse per curiosità. Le si avvicinò con cautela, osservandone i tratti del volto rilassati e meno freddi del solito, gli occhi chiusi e le labbra rosee leggermente socchiuse. Quando non era scorbutica come il gemello, era più bella del solito, notò Sendoh sentendosi in imbarazzo ad averla nel suo letto.
Le poggiò delicatamente una mano sul braccio, scuotendola un po’ “Keiko.”
Mugugnò qualcosa, passandosi una mano sugli occhi e aprendoli lentamente. Si ritrovò il viso di lui a pochi centimetri dal suo, mentre continuava a scuoterla per farla svegliare. Si mise a sedere di scatto, sgranando gli occhi e guardandosi intorno, spaesata.
“Ti sei addormentata...”
Si morse un labbro, imbarazzata “Non volevo…”
Sorrise a trentadue denti “Figurati. Ti stai ancora ammazzando di studio?”
Le sue labbra s’incresparono in una smorfia “Il giusto.”
“E’ tornata mia madre.” esclamò improvvisamente il ragazzo, continuando a sorriderle.
“Sarà meglio che vada. La divisa?”
“Ehm, ecco...”
“La divisa.” gli ripeté Keiko, affilando lo sguardo.
“L’avevo messa nell’asciugatrice, davvero, ma non ho premuto il tasto di accensione.”
“Imbecille.” grugnì a denti stretti “Dammela, così me ne vado.”
“Ma è ancora bagnata...”
Si voltò a guardarlo negli occhi “Chissà per colpa di chi.”
Sentirono bussare allo stipite della porta della stanza di Akira, e Keiko si trovò di fronte la Signora Sendoh in persona. Cercò di non avvampare, per l’imbarazzo e si morse il labbro. Akira aveva palesemente ripreso dalla madre: lo stesso sorriso gentile, la stessa luce negli occhi blu e gli zigomi alti. Era poco più alta di lei, i capelli scuri raccolti in una coda bassa ed un grembiule a fasciarle la vita, segno che si era già messa ai fornelli per la cena. Che diavolo di ore erano?
La signora Sendoh sorrise alla giovane, per poi rivolgersi al figlio “Akira, ho messo ad asciugare la divisa della tua amica”
“Grazie mamma.” ed indicò la ragazza “Lei è Keiko Rukawa.”
La ragazza s’inchinò “Molto piacere. Scusi il disturbo, signora Sendoh.”
“Chiamami Atsuko. Non frequenti la stessa scuola di Akira...” notò la donna e forse riferendosi alla sua divisa scolastica, diversa da quella del Ryonan, e continuando a sorridere nello stesso modo dal figlio, cosa che imbarazzava ancora di più Keiko.
Scosse il capo “Frequento lo Shohoku.”
“Fermati a cena, Keiko. E’ tardi per tornare da sola a casa… Ti farò poi accompagnare da mio marito con l’auto.”
“La ringrazio signora, ma non è necessario. Ho già disturbato abbastanza.”
Akira s’intromise “Puoi usare il telefono per avvisare a casa...”
“Insisto anche io.” rincarò la dose Atsuko, sempre sorridendole. Il sorriso della donna, per quanto bello e genuino era, rendeva impossibile dirle di no, e Keiko si ritrovò ad annuire mesta, beccandosi dei sorrisi dai due Sendoh.
“Hai preferenze di cibo, Keiko?”
“No, signora, mangio di tutto.”
Annuì, lanciando un’occhiata indecifrabile al figlio, che si ritrovò a guardare il soffitto con un’aria tra l’innocua e l’imbarazzata. La donna si congedò, lasciando soli di due ragazzi, che rimasero in silenzio, non sapendo cosa dire. Nessuno dei due osava guardarsi in faccia o spiccicare parola, cosa che stranamente ad Akira riusciva anche abbastanza bene.
Keiko era in imbarazzo, oltre al fatto che se suo fratello avesse saputo che aveva passato il pomeriggio a dormire a casa del suo rivale, l’avrebbe fatta volare per tutta Kanagawa. Perché diavolo aveva dato retta a quell’imbecille di Sendoh ed alle sue idee del cavolo? Come ne usciva pulita con Kaede, ora?
Il ragazzo aveva una strana euforia che gli scorreva nel corpo. Quando la Rukawa aveva accettato l’invito di sua madre, a stento trattenne un sorriso e si appuntò mentalmente di ringraziarla poi per il colpo di genio che le era venuto. Non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma Keiko Rukawa gli piaceva e non poco. Non sapeva se era dovuto al fatto che fosse la gemella del suo rivale, o per il semplice fatto che non era una delle tante ragazze che l’apprezzavano, ma averla intorno non gli dispiaceva affatto, anzi ne era felice. Il fatto che poi lui cercasse in ogni modo di avere un approccio con lei, era anche abbastanza lampante, e forse qualcuno della sua squadra l’aveva notato, oltre a Koshino, che aveva delle certezze. Una volta era uscito un discorso del genere con lui ed era riuscito, subdolamente, a farglielo ammettere.



Allora?”
Sendoh lasciò perdere il Pocari che stava sorseggiando e lo fissò per un istante, non capendo a cosa si riferisse “Allora, cosa?”
Koshino alzò gli occhi al cielo, esasperato “Con la Rukawa femmina.”
Si strozzò con la bevanda “Non so a cosa tu ti stia riferendo...”
“Si, come no.” fu il commento lapidario del Playmaker “Le sei stato tutto il tempo appiccicato, prima che uscissero i risultati. Non ti voleva staccare a morsi la testa?” e scoppiò a ridere nell’immaginare la scena.
“Non è come il fratello.”
“Ah no?”
Sospirò, tanto era inutile negare a Koshino, glielo avrebbe fatto sputare fuori comunque in un modo o nell’altro “Per alcuni versi, sembra di parlare con Rukawa in persona, ma per altri Keiko è totalmente diversa.”
L’altro fischiò “Addirittura per nome la chiami...”
“Se la chiamo Rukawa, mi viene in mente la faccia del gemello.”
“Beh, effettivamente, lei è più bella.” ghignò Koshino, punzecchiando l’amico, che si limitò a guardare altrove, imbarazzato. Rimasero un po’ in silenzio, mentre Sendoh si rigirava un pallone da basket tra le mani, nervoso. Perché Koshino aveva sempre tutte le risposte? Era quello che conosceva da più tempo, erano stati in classe insieme quando erano matricole e si erano iscritti insieme al club di basket… Praticamente, Koshino sapeva tutto di lui, da quello che pensava a quello che avrebbe fatto.
“Mi sa che mi piace, Hiroaki.” confessò alla fine Sendoh, evitando accuratamente lo sguardo dell’amico.
“Ma dai?” si alzò in piedi, porgendo con un ghigno la mano all’asso del Ryonan “Devo iniziare a scavarti la fossa, immagino.”
“Non potrà prenderla così male, Rukawa...”
“Il male minore è che ti uccida; il male peggiore che lo faccia veramente.”
Sendoh sentì un brivido percorrergli la schiena “Dai, non credo che...” ma si bloccò quando incontrò gli occhi sprezzanti di Koshino.
“Da quella volpaccia, mi aspetterei questo ed altro.”



Decise che fosse meglio rompere il ghiaccio che si era creato “Che leggevi?” chiese Akira, nemmeno lui troppo convinto di quello che stava facendo.
La ragazza gettò un'occhiata al libro abbandonato sul letto “Matematica del secondo anno.”
“Keiko, ma sei ancora al primo.”
“E quindi?” - era tornata ad essere un po' scontrosa - “Dov'è il telefono?”
“Nel corridoio.” e l'accompagnò lui stesso all'apparecchio, dicendole poi di fare con tutta calma e di raggiungerlo in salone quando avesse fatto. Lei annuì, facendo una smorfia con le labbra, simile ad un sorriso di circostanza.
Rimasta sola col telefono, a Keiko balenò l'idea di farsi venire a riprendere dal padre, ma poi avrebbe offeso la signora Sendoh, e non se la sentiva proprio di dover dare un dispiacere del genere alla donna, sopratutto vista la gentilezza con cui l'ha accolta. Stava perdendo tempo e la sua altra preoccupazione era anche le parole che si stavano scambiando madre e figlio nell'altra stanza. Compose velocemente il numero di casa Rukawa, sperando con tutta se stessa che Kaede non fosse già a casa.
Ovviamente, lei non era mai fortunata.
“Pronto, casa Rukawa.” - era il gemello, con il suo solito tono tagliente e la voglia perenne di non fare niente, oltre a dormire e praticare basket.
“Sono io.” le rispose, incerta.
“Dove sei?”
“C'è mamma? Me la passi?” - rispondere ad una domanda con un'altra domanda, tipico di chi voleva evitarne delle altre.
“Sì, ma dove sei?”
Kami! - “Sto studiando a casa di un compagno di classe, ma ho notato che ha iniziato a piovere...” - si stupì anche lei di quella frase così lunga, completamente inventata ovvio - “Siccome ancora finiamo, e per domani vorrei che fosse tutto finito, suo padre mi ha proposto di accompagnarmi con la macchina dopo cena...” ed incrociò le dita, sperando che il suo gemello si fosse rincitrullito dopo tutte quelle parole, l'una dopo l'altra.
Lo sentì borbottare qualcosa e trafficare col telefono, dato i vari rumori che ne seguirono in seguito, e finalmente passò il capo a sua madre, che trillò un “pronto” che probabilmente fu sentito anche dai due Sendoh all'altra stanza. Keiko ripeté per filo e per segno la bugia che aveva rifilato a Kaede, cercando di ripetere parola per parola il tutto, così che ci fossero tre versioni, tutte e tre uguali.
“Va benissimo tesoro, ma cerca di non disturbare troppo. Mi raccomando.”
“Va bene, a dopo. Grazie.” e riagganciò, chiedendosi perché l'avesse ringraziata, quando voleva solo tornare a casa sua e sprofondare nel letto.
Raggiunse Sendoh nel salone, intento a fare zapping col telecomando, alla ricerca di non si sa quale stupido programma televisivo. Poco dopo, entrò la signora Sendoh con in mano alcuni piatti, che si avvicinava al tavolo, già imbandito con la tovaglia. Keiko decise che fosse meglio aiutare la donna, piuttosto che sedersi affianco al ragazzo ed aumentare la sua dose di imbarazzo.
“L'aiuto.” disse incerta a Atsuko, che le sorrise bonaria.
“Sicura?”
Annuì, sfilandole la pila di piatti dalle mani e sorridendole appena, sforzandosi di sembrara naturale. Dispose i piatti perfettamente equidistanti l'uno dall'altro, cercando di metterci più tempo possibile, mettendo anche i tovaglioli e le posate in modo preciso. Entrò poi in cucina, chiedendo dei bicchieri e s'inebriò degli odori che saturavano la stanza. C'era odore di soba e verdure, con punte anche di tempura di gamberi e verdure. La signora Sendoh era impegnata ai fornelli, trafficando con varie pentole e tegami, ma sempre col sorriso sulle labbra e gli occhi rilassati. Quando la sentì entrare, le rivolse un dolce sorriso, indicandole una credenza lì vicino.
“Sono lì, Keiko.”
“Grazie.” rispose questa, allungandosi per prendere quattro bicchieri.
“Come mai ti trovavi da queste parti?”
La ragazza la fissò, pronta che l'interrogatorio fosse iniziato proprio in quel momento “Avevo bisogno di un libro, ma nelle biblioteche vicino casa non era disponibile.” - si stupì della chiacchiera che aveva quella serata.
“Sei molto diligente con lo studio...”
Scrollò le spalle “Il giusto.”
“Come hai conosciuto Akira?” - ecco la domanda ostica.
“Tramite mio fratello. Gioca anche lui a basket.”
“Davvero? Hanno la stessa età?”
Scosse il capo “No. Un anno di differenza.”
La signora crucciò i sopraccigli “Tu non sembri avere l'età di Akira però...”
Si grattò una guancia, imbarazzata “Io e mio fratello siamo gemelli.”
“Veramente?! Ma è una cosa bellissima.” squittì Atsuko, con un largo sorriso “E dimmi, siete uguali uguali?”
“No mamma, non tantissimo.” - Akira era entrato nella cucina, notanto che per quattro bicchieri Keiko ci stava mettendo relativamente troppo, infatti sua madre l'aveva trattenuta con una serie di domande a raffica - “Lui è più spigoloso ed ha gli occhi blu; mentre Keiko li ha quasi azzurri. Il naso però è identico.”
La signora Atsuko lanciò una lunga occhiata al figlio, che sembrò molto elequente tra i due ma che la ragazza non capì, decidendo che fosse meglio togliere le tende e posizionare quei maledettissimi bicchieri sul tavolo.
“Perdona mia madre.” - Sendoh le fu subito dietro le spalle, afferrando uno dei bicchieri che aveva in mano e mettendolo affianco ad uno dei posti che aveva preparato in precedenza “E' la prima volta che porto qualcuno che non sia un giocatore di basket a casa.” e sorrise.
Keiko alzò un sopracciglio, decidendo di non rimuginare troppo sulla sua frase e specialmente a che cosa escludesse la parola “giocatore di basket” - “Sembra un tipo molto cordiale. E' simpatica.”
“Davvero?” e fece un lungo sospiro “Meno male, pensavo che t'avesse asfissiato di domande.”
“No, forse le sono sembrata maleducata io.”
“Perché?” - Keiko rintanò la testa nelle spalle, distogliendo lo sguardo da quello di Akira - “Ma no! Sei così tu, perché dovresti fingere?” e decise di cambiare argomento “Hai avvisato a casa?”
“Sì.”
“Problemi?”
“No.”
“Rukawa era a casa?”
“Ha risposto lui.”
Annuì, non proseguendo oltre, sentendo la porta di casa aprirsi e palesando la figura alta di suo padre, Takumi Sendoh.





- Angolo d'autore che ha cambiato nickname (finalmente, dopo aver fatto richiesta mesi e mesi fa) -

Io lo so che probabilmente qualcuno appena vedrà questo capitolo, mi tirerà qualcosa dietro... Non solo per la quantità di tempo che è passato dall'ultimo aggiornamento, ma anche per vcome l'ho fatto finire... Stava diventando un pochino lungo e la parte della cena mi serve per completare l'altro capitolo, quindi per forza di cose ho dovuto dividerlo.
Come se non bastasse poi, mi si è rotto il pc un paio di mesetti fa. Ed ho perso tutto... T U T T O !
Fanfic e storie originali, immagini presta volto, scanner di miei disegni, un capitolo di questa storia... Praticamente, ho perso una parte di me che non ritornerà mai più e sto ancora eleborando il lutto. Sono riuscita a salvare solo quattro fic che avevo scritto sul computer del negozio nei momenti di noia e metà di questo capitolo, per il resto nulla...

Passando a cose serie... Che ve ne pare questo capitolo? Non so se sono stata in grado di far capire il gran passo avanti che Keiko sta facendo nei confronti di Sendoh, anche se è minuscolo in effetti, ma spero di si, anche se continua a volte ad essere una Rukawa fatta e finita! xD
Tranquilli, torneranno anche Kaede e Mitsui nei prossimi capitoli... Anche perché qui il gemello ha un ruolo molto marginale, mentre il secondo non è proprio niminato!

Spero che questo capitolo vi piaccia e, perché no, segnalatemi i vari errorri e anche che cosa ne pensiate...
Noi ci vediamo alla prossima.

Vostra, Lumik Lovefood.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: Lumik Lovefood