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Autore: Dharkja    31/10/2019    0 recensioni
È una calda sera di Luglio del 2008, i Tokio Hotel arrivano a Modena il giorno prima della loro l'esibizione. Bill non aveva mai creduto nel colpo di fulmine, ma l'incontro del tutto casuale con Giulia sarà in seguito, una piacevole e lenta scoperta di sentimenti inaspettati. Gli impegni con la band lo porteranno in giro per il mondo, ma lui non scorderà quella ragazza che diventerà pian piano una dolce ossessione portandolo all'irrefrenabile desiderio di volerla incontrare nuovamente.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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L’amore sa aspettare, aspettare a lungo, aspettare fino all’estremo.

Non diventa mai impaziente, non mette fretta a nessuno e non impone nulla.

Conta sui tempi lunghi.

 

 

DICEMBRE 2008

 

 

 

 

 

Anaheim, CA - KIIS FM Jingleball @ Honda Center

 

 

Il canto che avevano intonato i fans all'unisono con le note di 'Monsoon' nel parterre del Jingleball dell'Honda Center, stava inondando letteralmente il backstage, raggiungendo persino il camerino di Bill posto più distante: quell'attesa stava infiammando gli animi, riscaldando l'atmosfera dei colori delle loro canzoni più famose; era praticamente impossibile e utopico pretendere qualche secondo di 'assenza di rumori' pensò Bill così a ridosso del concerto, mancava davvero poco all'esibizione ed il suo mal di testa non accennava a diminuire.

 

“Bill, Bill” chiamò Tom, facendo capolino nella stanza.

 

Lui aprì a fatica gli occhi per poi richiuderli immediatamente, realizzando velocemente che quella era la voce del fratello.

 

“Ehi, manca poco, sei pronto? Georg e Gus ci stanno aspettando” chiese notando che il fratello se ne stava seduto davanti allo specchio in una specie di trance.

 

“La smetti di urlare? Non sono ancora sordo.”

 

“Tutto ok?” azzardò.

 

“Non voglio sentire niente e nessuno, anche se quì mi sembra un'impresa ardua questa pretesa, ma vorrei stare solo per un momento se non ti dispiace”

 

“Ehi” disse il gemello avvicinandosi lentamente, notando che il fratello doveva aver pianto.

 

“Che succede? Non stai bene?” chiese meravigliato.

 

“Niente, te l'ho detto vorrei stare solo prima del concerto” disse con tono deciso.

 

“No, resto qui perchè ho bisogno di sapere che ti sta succedendo e solo non vuoi stare mai prima di salire sul palco. Sono giorni che sei strano”

 

Non ci fu altro che silenzio per risposta.

 

“Bill, ti prego” disse il gemello in tono supplichevole mentre delicatamente si sedette accanto a lui.

 

“C'entra Giulia? Mi avevi detto che si era fatta nuovamente sentire, è successo qualcos'altro che non so? Bill, ti prego, non sopporto vederti così” chiese quasi implorandolo.

 

Lui girò lentamente il viso verso il fratello, fece un breve cenno di consenso col viso ed attese un po' prima che si decisse a parlare, gli occhi erano rossi e leggermente gonfi.

 

“L'altra sera dopo la festa, non ti ho detto nulla, ma ho fatto una stronzata di cui mi sono subito pentito, non volevo giuro, ma mi sentivo strano e lei, beh lei era così, così … lo vedevo in quello sguardo quanto mi desiderava ed io non ho saputo resisterle! Dal giorno non faccio che pensarci”.

 

Tom capì subito che si riferiva a Christie, ma non lo stupì tanto quel fatto, quanto quella reazione. Si rese conto che doveva sentirsi in colpa per quello che aveva fatto.

 

“Ehi, non hai fatto del male a nessuno, vi siete solo divertiti un po', va tutto bene, non devi sentirti in colpa”.

 

“Mi sento un verme, lei ...” disse senza finire la frase.

 

“Ti senti così solo perchè ti sei lasciato andare dopo tanto tempo che non lo facevi, tu non stai con Giulia. Poi perchè proprio adesso stai pensando di questo? Tra un po' abbiamo l'esibizione, non è un buon modo per entrare sul palco questo”

 

“E' un pensiero che non riesco ad evitare, non l'avrei dovuta nemmeno baciare!”

 

“Eh?! Baciarla?!” chiese meravigliato.

 

“Sì, lo so, ma mi sento un verme lo stesso”

 

Tom stentò a credere a ciò che aveva sentito dire dal fratello.

 

“Cioè ti senti in colpa per un bacio?!” chiese iniziando a ridere.

 

“Mi chiedo cosa cazzo ci sia da ridere adesso” disse deluso da quella reazione, mentre le dita della mano destra premevano sulla tempia dolente.

 

“Ce ne sarebbe parecchio di motivo! Tu sei fuori di testa se stai male per così poco. Ed io che credevo che avessi scoppiato i fuochi d'artificio!”

 

“Fatto l'amore? E' questo che intendevi?” chiese sgranando gli occhi “Oh no, certo che no! Ho saputo resisterle, anche se ti confesso che è stato difficile ed è proprio questo che mi fa più male. Non dovevo permettere che si arrivasse a questo, cioè nella condizione di doverle resistere”.

 

“Quanta sofferenza inutile sei capace di infliggerti! Evidentemente c'è una parte di te che ancora prova molta attrazione per lei, è normale, è molto bella sai? Ed ora asciugati quelle guance”.

 

Bill cercò di calmarsi, ma era evidente che non stesse bene, qualcosa continuava ad agitarlo.

 

“Non ho intenzione di imbastire una nuova storia con lei, forse l'ho illusa quella sera, non mi sono comportato bene. Le ho parlato del rispetto che nutrivo per lei e poi guarda come mi sono comportato!”

 

“Va tutto bene Bill, ti vuoi calmare adesso? L'hai più risentita?”

 

“No”

 

“Ti dispiace?”

 

“Non so che dirti: no perchè non m'interessa, sì perchè sono certo che l'ho ferita ed il suo silenzio è eloquente. L'ho letteralemente respinta, l'ho rifiutata, capisci? Non è il massimo per una donna vedersi rifiutata”

 

“Non l'hai proprio rifutata! Avanti Bill, ma che temi? Non è stupida ed ha capito che non sei più disponibile e quanto tu sia in gamba. C'è qualcos'altro che non mi hai detto?”

 

Bill si sedette meglio sulla sedia.

 

“L'ho proprio respinta Tom, quasi sul … più bello. Spero che nessuno ci abbia visto, mi dispiacerebbe molto se circolassero foto in tal senso, sai poi quanta storia ci monterebbero su!”

 

“Certo che hai avuto un autocontrollo! Ma dov'eravate?”

 

“Nel cortile chiuso, lo so non è stata una buona idea, ma non so cosa mi fosse preso”

 

“Eri in piena tempesta ormonale” disse Tom ridacchiando.

 

“Non sono d'acciaio”

 

“Beh...”

 

Bill sorrise a quella mezza battuta, il suo mal di testa pareva che stesse diminuendo.

 

“Certo, quel cortile squallido era squallido, ma per una sveltina si poteva anche abbozzare” osservò sarcastico.

 

Bill alzò gli occhi al cielo rassegnandosi ad avere un fratello così particolare.

 

“Ma c'è un'altra cosa che volevo dirti e riguarda Giulia “ disse poi Bill “Sono preoccupato, non sta bene, mi ha scritto poche righe che lasciavano trapelare uno stato d'animo abbattuto, depresso. Sta attraversando un periodo difficile, la morte della nonna probabilmente la sta mettendo a dura prova. Vorrei tanto poterla aiutare Tom ma non saprei come fare, vorrei essere lì, vicino a lei. E poi ha dimagrito molto quando l'ho vista in aeroporto. Non vorrei cadesse in depressione”

 

“Beh, potresti far sentire la tua presenza, la puoi consolare in mille modi, non necessariamente standole accanto fisicamente se questo non lo puoi fare.”

 

“Sono consapevole che avrà accanto persone che l'aiuteranno, i genitori, il fratello, le amiche”

 

“E l'amico...” aggiunse provocandolo.

 

“Eh sì, ci sarà pure l'amico” sottolineò storcendo il naso “Anche se precisarlo tutte le volte, non è così divertente come credi. Il fatto è che non voglio sentirla così afflitta” disse ed aggiunse “Ho poi il sospetto che stia iniziando a dubitare di qualcosa perchè mi ha chiesto una cosa strana e cioè se le stessi dicendo la verità, immagino che si riferisse a tutto quello che ci siamo scritti ed alle foto che le ho inviato; non crede affatto che siamo un piccolo gruppetto di periferia. Le ho insinuato dei dubbi è evidente, le bugie alla fine si ritorcono contro. Sono confuso Tom. L'ultima cosa che vorrei è quella di ingannarla pur essendo consapevole che le sto facendo proprio questo”

 

“Hai deciso tu di intraprendere questa strada però, dovevi aspettartelo prima o poi, perchè mi dispiace ammetterlo ma è quello che stai facendo dal momento che non le vuoi dire la verità, forse non sei stato molto coerente in qualche passaggio”

 

“Non avevo molta scelta, vorrei che arrivasse a me a piccoli passi, ecco perchè tempo fa le ho mandato quelle due foto del concerto”

 

“Quelle al Zénith di Toulon dello scorso anno?”

 

Bill abbozzò un sorriso.

 

“Beh non so se sia stata una buona idea, ma dovresti guardare avanti adesso”

 

“Ho bisogno di riposare, mi sento stanco e francamente trovo anche estenuante la situazione che si crea ogni volta che rientriamo in hotel, è qualcosa che non è saputa gestire bene a parere mio”

 

“Ti riferisci all'altra sera?”

 

“E' inaudito trovare fans nelle nostre camere, gettate sui nostri letti, in mise intima o peggio del tutto nude! Povero Gus, è rimasto sconvolto e lo capisco! Capisci che intendo dire? Qualcosa non sta funzionando a livello di sicurezza, gli episodi si stanno ripetendo. Questo mi turba, non vorrei trovarmi qualche giorno a svegliarmi nel cuore della notte perchè qualcuno vuole cercare di violentarmi. Non siamo più liberi, è assurdo ”

 

“Beh anche io ci sto pensando sempre più spesso e questo non è buon segno. Denis lo sa e sta facendo il possibile per tenere sotto controllo la situazione. Però ci sono le sbroccate d'eccezione che le studiano tutte pur di arrivare dove vogliono, come quella pazza che ti sei trovato in camera nel backstage a Los Angeles, te la ricordi?”

 

“Oddio si Tom! Ho avuto una paura... mi chiedo ancora oggi come cavolo abbia fatto ad eludere la sorveglianza”

 

“Anche Dave è informato comunque, ne stavo parlando con mamma l'altra sera, insieme a Gordon non sono meno preoccupati di noi. Lo sai che hanno fans appostati anche fuori dalla loro casa, non è una novità ormai”

 

“Va bene, non disponevamo già da prima di tutta questa libertà, ma adesso veramente stiamo raggungendo livelli assurdi!”

 

“Te ne stai accorgendo solo ora fratello?” chiese sorridente Tom. “Tanto io quello che devo fare lo faccio lo stesso”

 

Bill alzò il sopracciglio come a cercare di capire meglio.

 

“E consiglio anche a te di fare altrettanto altrimenti hai finito di vivere” aggiunse.

 

“Cioè se dovessi aver bisogno di un po' di intimità mi dovrei portare Dirk o Toby a fare la guardia accanto a me?!”

 

Tom sorrise.

 

“Ma almeno Christie è stata all'altezza delle tue aspettative?” chiese Tom cambiando discorso ma parandosi già il viso col braccio prevedendo la mossa del gemello.

 

“Tom!” esclamò lui dandogli una manata sulla testa “E' stato solo un bacio!”

 

“Oggi c'era un bellissimo tramonto nonostante sia dicembre. Avresti dovuto vederlo” disse Tom alzandosi dalla sedia.

 

Bill lo seguì.

 

“E' come se avessi tradito Giulia lo stesso, capisci che intendo? Non doveva nemmeno passare per l'anticamera del cervello l'idea di portarmi Christie lì, eppure una parte di me la desiderava tantissimo quella sera; allo stesso tempo però mi sento anche ferito ed impotente, anche se Giulia non c'entra più di tanto, non ha colpe, lei è ignara di tutto, capisci? Di tutta questa mia follia per lei intendo, ma questo suo modo altalenante di fare, cioè che ogni tanto si eclissa per poi ritornare, mi sta uccidendo. Mandarci messaggi è l'unico modo che ho per ora di sentirla con me e se salta pure questo mi sento morire”

 

“Vieni qui” disse Tom stringendo il fratello tra le sue braccia mentre i loro sguardi si erano posati al di là della finestra, su quella luna che aveva deciso di colorare d'argento i contorni della città.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Piu che hostess, mi sembra una modella mozzafiato che sfila nell'aereo e dimmi se non ho ragione: i passeggeri maschi se la divorano con gli occhi” disse Edward alla collega, mentre guardava con occhi sognanti Giulia che porgeva le bibite ai passeggeri “Ma da dove è arrivata questa splendida dea? Certo che la compagnia aerea non avrà avuto difficoltà a farle passare la selezione”.

 

“La smetti di fare il provolone? Tanto non ti fila nemmeno di striscio” gli fece notare Yasmine, l'assistente responsabile.”Inutile, sei incorregibile, ad ogni nuova arrivata le fai le radiografie, ma tranquillo lei è solo in prestito quì perchè è in forze al contigente di terra” disse soddisfatta.

 

“Non sarai gelosa per caso bellezza? Credi che abbia il moroso o i morosi? Ma Giulia è una fuori classe, ne avrà piu di uno secondo me, quindi la risposta è quella B. Ma hai visto che grazia, che gambe?”

 

Giulia si girò e vide Edward che la fissava dal fondo del corridoio: gli sfoderò un sorriso così luminoso che lui arrossì imbarazzato come un adolescente.

 

“E per oggi ti basti” lo canzonò la collega dandogli una pacca sulla spalla “Entro in cabina un attimo”.

 

Giulia ritornò indietro e si sedette accanto a lui.

 

“Cosa dice il tuo Roster per Natale, Giulia?”

 

“Spiritoso.” rispose lei di rimando, mentre dal piccolo tinello, prendeva una tazza di caffè macchiato.

 

“Davvero, non voleva essere una domanda inopportuna, anche se immagino la risposta”.

 

“Edward, ci conosciamo, non preoccuparti”.

 

“Ma si sa che per i nuovi arrivati inizia la gavetta. E' il tuo primo volo vero?”.

 

“Come tirocinante sì”.

 

“Mi dispiace, potessi, cambierei volentieri il tuo turno col mio. Che ti sembra?”.

 

“Grazie per il tuo sostegno, ti penserò quando lo potremo fare. Cambierò volentieri una mia giornata di lavoro con una di riposo tua” lo canzonò “Beh, fare l'hostess di volo è il mio sogno, quindi puoi immaginare come sono” disse felice.

 

“Giulia, passi tu le riviste? Io scaldo i panini” chiese Yasmine di ritorno.

 

Giulia acconsentì e col carrellino passò tra i passeggeri per distribuire le riviste, l'aereo scese brevemente di quota per un vuoto d'aria e lei andò a sbattere col contenitore dei giornali sul sedile di un viaggiatore e chiese scusa. Un piccola pila di riviste cadde e si sparpagliò per terra. L'uomo che stava seduto si adoperò ad aiutarla ma lei fece da sola, riordinandole velocemente, quando sistemando l'ultima, qualcosa nella copertina attirò la sua attenzione; lei ripose velocemente tutto in ordine e riportò il carrello a posto.

 

“Ti sei fatta male?” chiese preoccupata Yasmine.

 

“Tranquilla tutto a posto” rispose alla collega e nel mentre sfilò la rivista dal cassetto del carrello e si mise a guardarla con più calma, in un angolo del tinello.

 

Si trattava ancora una volta di una rivista di musica, in cui ripose tutta la sua attenzione sulla copertina, sul viso di un ragazzo giovane con i cornrows ed il piercing sulle labbra. Quel viso su cui si soffermò non le risultò stranamente cosi sconosciuto, in quanto le ricordava moltissimo Tord, il giovane tedesco conosciuto in estate al parco, ma non ne fu tuttavia sicura perchè le mancava il dettaglio degli occhi che Tord teneva nascosti dagli occhiali fotocromatici; era consapevole di essere molto fisionomista, forse perchè abituata a guardare i dettagli da riportare nei suoi ritratti aveva perfezionato questa attitudine in modo del tutto naturale e spontanea; lo sguardo si poggiò poi sull'altro ragazzo in piedi, ma non gli parve di trovare assomiglianze con Brand, se non la sola figura slanciata e i tratti del viso delicati.

Cercò di calmarsi convincendosi che stava lavorando molto di fantasia e di questo era conscia di averne parecchio e che magari potessero esistere persone che si assomigliavano in modo impressionante ad altre. Diede un'occhiata veloce all'interno e vi lesse l'articolo; parlava di un gruppo musicale tedesco che stava scalando le classifiche internazionali, con numerose premiazioni e riconoscimenti a seguito con tourneè di successo mondiale; la sua mente iniziò a divagare, a fare collegamenti assurdi e strampalati a quei due fratelli tedeschi. Chiuse velocemente la rivista perchè il comandante annunciò l'inizio della discesa e raccomandava di allacciarsi la cintura. Quando abbassò lo sguardo per rimettere a posto la rivista, lesse tra le sue dita la scritta 'Bill & Tom'.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amburgo

 

8 Dicembre 2008

 

 

Mancavano ancora poco più di due settimane a Natale. La temperatura era scesa sotto zero e la neve non tardò ad arrivare facendo il suo ingresso trionfale, ricoprendo di una spessa coltre candida l'intera città ed il fiume Elba. Il traffico era aumentato notevolmente per via dei numerosi turisti che ogni anno arrivavano prendendo d'assalto i mercatini di Natale, monumenti, locali e numerosi punti di attrazione che Amburgo offriva.

Svegliarsi tardi in quei giorni era diventata ormai un'abitudine, dal momento che ogni sera rincasava tardi con Tom ed i suoi amici, intenti a fare shopping per le vie della città e a rinchiudersi in qualche locale per finire la serata, sempre scortati dalle guardie del corpo con cui spesso condividevano lunghi momenti di divertimento.

Aveva la necessità di recuperare le energie in qualche modo, ultimamente i viaggi tra America ed Europa erano stati molto frequenti, ma quello che per lui contava adesso era vedere che Gustav, reduce dall'incidente avuto con la sua macchina qualche giorno prima, stesse bene e si stesse riprendendo dallo choc, ma il suo fine umorismo presente anche in questo frangente difficile, era segno inequivocabile che stava recuperando alla grande e che non voleva preoccupare nessuno; aveva inoltre notato piacevolmente che la compagnia della sua amica Linda si era intensificata e questo non poteva non far bene all'amico.

Quando Bill si svegliò, scivolò pigramente dal letto rabbrividendo per il troppo freddo: la temperatura era scesa di molto sotto lo zero e l'impianto di riscaldamento a volte sembrava insufficiente, quando in realtà così non era. La neve soffice e farinosa, aveva ricoperto gran parte della finestra della sua camera da cui pendevano piccoli ghiaccioli e l'intero paesaggio imbiancato, pareva avesse assunto un volto nuovo. Il fiume aveva perso l'aspetto abituale per assomigliare ad una immensa distesa immacolata che il sole faceva brillare. Quando abbassò lo sguardo vide che Gordon stava spalando la neve nel vialetto che portava al cancello e Simone entrare in casa con un fascio di legna da ardere nel camino.

Stette un po' ad ammirare quel paesaggio rinfrancato da quel candore quando qualcuno bussò alla porta.

 

“Sveglio?”.

 

“Si Tom, entra”.

 

“Non scendi? La colazione è pronta da un pò, i pancakes saranno ghiacciati” disse avvicinandosi a Bill.

 

“Sto guardando questo spettacolo, è indescrivibile”.

 

“Io sono uscito già fuori con Scotty, si gela, ma dovevi vederlo, sembrava impazzito, s'è arrotolato sulla neve ricoprendosi letteralmente, si vedevano praticamente solo gli occhi” disse divertito.

 

“Gli piace molto, fa sempre così, dov'è adesso?”.

 

“E' in sala che si gode il caldo del fuoco. Dai, ti aspetto giù che mangiamo insieme”.

 

Bill si vestì velocemente e raggiunse gli altri nella sala; prese il suo piattino ed andò a sedersi davanti al camino.

 

“Oggi io e Gordon non ci saremo per tutto il giorno, dovrete fare senza di noi. Ho ordinato delle tele nuove e Marie le porta in negozio chiedendomi se ci saremmo fermati da lei”.

 

“Quando è la prossima mostra?” chiese Tom seduto accanto al fratello.

 

“E' prevista per gennaio, ma ancora non c'è niente di definitivo” disse Simone che nel frattempo versava del thè a Gordon.

 

Il cane si accuciò nella materassino col suo piumone morbido; Bill lo guardò e non potè non ricordarsi di quando da piccolo, era solito avvolgersi nel piumone e scendere giù per le scale così avvolto fino a raggiungere il camino e prendersi le sgridate di Simone. Sembrava passato un secolo pensò sorridendo; chiuse per un istante gli occhi concentrandosi su quel ricordo, mentre il caldo del fuoco gli scaldava il viso.

 

“Vado a fumare, ci vieni?” gli chiese Tom interrompendo il flusso dei suoi ricordi.

 

“Sì, tra un po' ti raggiungo” rispose pigramente Bill.

 

Simone e Gordon nel frattempo erano usciti e lui rimase solo davanti al fuoco ad ascoltare il suo scoppiettìo.

 

-Ci sono giorni in cui si vive di nostalgia, ti capitano mai? Oggi è uno di quelli, anche se fuori sembra tutto fatato e si dovrebbe vivere invece di sogni per il futuro. La neve ha imbiancato tutto, ma non i miei ricordi. Spero che il tuo umore sia migliore, ti auguro una splendida giornata- inviò il messaggio a Giulia e raggiunse il fratello, quando aprendo il portone per uscire fuori una palla di neve lo prese in pieno volto.

 

“Ma che caz...” gli uscì a malapena sentendo le risate del fratello.

 

“Allora?”.

 

“Allora che?” gli rispose togliendo i residui di neve dagli occhi.

 

“Non vuoi giocare a palle di neve?” non finì la domanda che una gliene arrivò dritta in fronte e questa volta fu Bill a ridere a crepapelle.

 

Scotty che aveva seguito Bill si mise a correre avanti e indietro come impazzito.

 

“Se continuiamo così il lavoro di Gordon sarà stato inutile”.

 

“Beh puoi sempre metterti di buona lena e ripulire tu il vialetto, d'altronde ci tieni ai tuoi addominali, non vorresti che si afflosciassero” disse Bill continuando a prendere di mira il fratello con i suoi lanci.

 

“Faresti bene a coltivarli anche tu, visto che sono del tutto -non pervenuti-” sottolineò sarcastico.

 

“Ho altre doti, tra cui avere un cervello pensante e che ragiona, cosa che non mi risulta qualcuno abbia” disse centrandolo in piena pancia.

 

“A volte è del tutto irrilevante avere un cervello se si ha a che fare con certe persone” disse ridendo come un matto, mentre una manciata di neve aveva sfiorato il grande albero di Natale addobbato nella veranda.

 

“Già, scordavo che il tuo di cervello si trova ad un baricentro più in basso, con i dovuti limiti ovviamente” rispose ridendo più fortemente.

 

“Mi stai dando della testa di cazzo per caso?”.

 

Bill non ne potè più e si piegò in due per le risate non riuscendo nemmeno a rispondergli; il fratello lo raggiunse rapidamente nonostante le scivolate riuscendo ad afferrarlo e a prenderlo in braccio, non era così pesante vista la sua magrezza.

 

“Mettimi giù” disse ancora ridendo “Finiscila, mettimi giù o cadiamo”.

 

“Ma non ci penso nemmeno, prima chiedimi scusa” rispose il gemello altrettanto divertito, mentre lo dondolava paurosamente a destra e a sinistra.

 

“Che traiettoria preferisci? A destra dai Günther o direttamente in mezzo alla strada? Ci sarebbe anche l'opzione Albero di Natale” chiese a fatica ridendo.

 

“Ok, ok, scusa” disse stampandogli un bacio sulla guancia in segno di resa, mentre stringeva la presa dietro la nuca del fratello.

 

“Ho sentito uno squillo” disse Tom mettendo giù il fratello.

 

“E' la notifica del mio cellulare” disse mentre afferrava il dispositivo dalla tasca.

 

-Ho una voglia pazza di vedere la neve, forse è da quando ero bambina che non la vedo-

 

“Aspetta, fammi indovinare: uhm, Giulia?” chiese Tom notando il viso raggiante del fratello.

 

Bill corse in casa e salì al piano di sopra, aprì la porta della sua stanza e spalancò la finestra facendo entrare quell'aria pungente; la visuale del fiume Elba innevato col suo faro dalla collina Suellberg lo lasciò a bocca aperta: il riflesso dei raggi solari accarezzavano la sua superficie emanando un candore accecante, mentre l'odore dei camini e degli aromi speziati nell'aria, si mischiavano all'odore della neve penetrando insistentemente le sue narici.

La fotocamera riprese un breve video e scattò diverse foto.

 

-Puoi sempre volare con la tua fantasia partendo da queste immagini, sempre che non decida di farti un viaggetto da queste parti. Come stai?- le scrisse lievemente preoccupato.

 

“Allora” urlò l'altro da giù che era rimasto tutto il tempo in attesa “Ne hai per molto? Mi sto ibernando” gli chiese provando a tirargli una palla di neve che s'infranse miseramente sulla parete della casa.

 

Bill fece capolino dalla sua finestra tutto sorridente.

 

“Bersaglio mancato. Stavolta hai fatto cilecca” egli fece il segno col dito medio.

 

Tom lo guardò sorridente.

 

“Aspetta, sto inviando le foto a Giulia”

 

“Uhuh, allora ne avrai per molto! Beh, vado a strimpellare un po' con la chitarra, temo che oggi avrò un solo spettatore, vero Scotty?” disse accarezzando il muso della bestiola dirigendosi verso l'entrata.

 

-Sarebbe magnifico, chissà magari un giorno dopo averti conosciuto. Credo di stare meglio oggi, anzi di sicuro lo sono dopo aver visto questa meraviglia di posto, dov'è?-.

 

Bill chiuse la finestra e si mise su letto, sbottonandosi il pesante cardigan di lana.

 

-Il quartiere è Blankenese e sarebbe magnifico se un giorno dovessimo riuscire a conoscerci- rispose col cuore che pompava a mille per la gioia.

 

-Oggi ho il giorno libero e sono completamente sola perchè tutti lavorano, ti andrebbe di farmi compagnia?-.

 

-Con enorme piacere, ti porterò in giro con me per le strade del quartiere, è magnificamente già tutto pronto per Natale, pensi possa farti piacere? E poi ti mostrerò Amburgo- scrisse alludendo ai video che le avrebbe inviato.

 

-Davvero? Sarà magnifico, in Germania avete dei mercatini di Natale stupendi, non vedo l'ora!-

 

Si sfilò definitivamente il cardigan di dosso perchè iniziava ad avvertire caldo.

 

-Ok, allora resta connessa e dammi del tempo- scrisse -Allacciati le cinture perchè tra un po' si parte, oggi sarò io il tuo pilota- scrisse pentendosi della frase stupida appena inviata.

 

Avrebbe voluto chiederle altre cose, sondare su certe questioni in sospeso perchè gli premeva sapere, sapere se stesse davvero bene, conoscere se quell'amico le stesse ancora gravitando intorno, ma evitò di farlo perchè forse, anzi, sicuramente, non poteva vantare alcun diritto simile su certe questioni, ma su tutto avrebbe voluto sentire la sua voce, avrebbe desiderato avere il suo numero per poterla chiamare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sto uscendo, Dirk mi viene a prendere, vuoi venire?” chiese al gemello intento a suonare qualche nota con la sua chitarra.

 

“Dove vai? Per pranzo ci raggiunge Georg, ci sarai?”.

 

“Vado in giro per la città, devo fare qualche scatto” disse calandosi il berretto di lana fino agli occhi.

 

“Allora ci sentiamo più tardi e ci mettiamo d'accordo”

 

Dirk schiacciò il telecomando per aprire il secondo cancello blindato, ma appena dette gas sull'acceleratore per immettersi sulla strada, dovette inchiodare il fuoristrada proiettando Bill sullo schienale del sedile di davanti facendogli sgranare gli occhi per lo spavento, senza capire cosa fosse successo per poi sentire levarsi le urla infuocate di un piccolo gruppetto di fans che si erano gettate sull'auto impedendo alla guardia del corpo di proseguire.

 

“Sono proprio matte” disse Dirk mantenendo la sua calma glaciale.

 

“Fai qualcosa dannazione, o qualcuna si farà male” disse facendosi prendere dall'ansia mentre i suoi occhi impauriti fissavano a pochi centrimetri dal suo viso quello attaccato al vetro di una giovane ragazza che urlava il suo nome.

 

Dirk, rimise il piede sull'acceleratore azionandolo lentamente mentre il gruppetto di ragazze non accennava a staccarsi dall'auto; le urla sembravano perforare i timpani di Bill che pregò la sua guardia di sbrigarsi ad uscire da quell'impasse assurda.

 

La macchina si mosse costringendo una ragazza robusta che si era messa davanti al muso dell'auto a spostarsi, consentendo finalmente a Dirk di sterzare tutto a sinistra ed andare via.

 

“Non va bene questa situazione” esplose Bill “Sta diventando un incubo!”

 

“Danis e David sono stati informati Bill e stanno predisponendo un rafforzamento della security, cerca di calmarti adesso” disse mentre i suoi occhi scrutavano dallo specchietto retrovisore il viso accigliato del ragazzo “Non dovrai temere nulla finchè ci sarò io vicino a te”. Ci fu solo silenzio, un silenzio glaciale come il paesaggio che li circondava “Hai deciso dove vorresti andare?” disse cercando di stabilire una comunicazione con Bill.

 

Tutta questa faccenda stava assumendo delle proporzioni che a lui non andava più bene: capiva tutto, capiva l'amore dei fans, capiva che poteva esserci sempre qualcuno esagerato ed eccessivo nei comportamenti; ma non capiva perchè non potessero arrivare a comprendere che anche loro avevano una vita privata che stava al di fuori dei riflettori e che non centrava nulla con quel mondo; ma forse era chiedere troppo, perchè a volte, anzi spesso si è egoisti e poco importa se si calpestano le esigenze e la libertà altrui per ottenere ciò che si vuole, anche la più stupida; d'altronde volere è potere diceva un detto e non era forse quello che anche lui aveva sempre fatto? Sì, certo, ma con un'enorme differenza però: lui non aveva mai ignorato o schiacciato la libertà degli altri per ottenere ciò che voleva, lo aveva fatto sempre nel rispetto altrui, ma non aveva di certo ottenuto in cambio lo stesso trattamento.

Le parole di Dirk gli arrivarono come un leggero soffio d'aria sul viso riportandolo alla realtà mentre i suoi occhi si erano posati sul display del suo cellulare.

 

- Che ne pensi di questi?- scriveva Giulia sotto la foto, mostrando il dietro della lunga capigliatura – Ero stufa del solito taglio, ho preferito scalarli visto e considerato che li ho mossi di natura-

 

Il malumore di Bill si dissolse come neve al sole a quella vista; sorrise pensando a quel momento di civetteria che a volte le donne avevano e che aveva comunque sempre gradito. Fissò l'immagine a lungo, convinto persino di averne percepito il profumo e la morbidezza, finchè la guardia del corpo non fermò l'auto; aprì la portiera dell'auto e scese affondando i suoi stivali su quella coltre bianca ed impalpabile; disattivò l'home page e puntò la fotocamera del suo dispositivo per riprendere dalla collina di Suellberg l'intero paesaggio di case arroccate dai tetti spioventi e carichi di neve, con i comignoli fumanti e con la distesa acceccante del fiume nello sfondo; stette un paio di minuti finchè sentì gli occhi lacrimare per quella luce abbagliante; s'incamminò allora accanto a Dirk per il breve vialetto nello Stairs Quarter con i cespugli di viburno ammantati di bianco e l'aria pungente penetrare le narici coperte dallo sciarpone di lana.

 

“Ogni volta che ritorno qui mi sembra di rinascere” disse Dirk.

 

“Ti mancava molto?”

 

“Sono cresciuto qui praticamente, i miei non c'erano mai, i miei nonni non hanno fatto mai mancare niente a me e mio fratello”

 

“Beh ora ti puoi godere questi giorni, anche se capisco che stare con me e Tom non dev'essere proprio rilassante” osservò mentre il suo cellulare aveva fotografato un enorme albero addobbato sul giardino di una villa dalla facciata bianca che si confondeva con la neve.

 

“Vorresti portarla qui con tutto il tuo cuore, vero Bill?”

 

Quella domanda improvvisa lo sorprese; chinò il capo in avanti imbarazzato, sentendosi le gote nascoste scaldarsi improvvisamente; allungò il dispositivo e gli mostrò quel primo piano che teneva fisso sul display da mesi.

 

“Se solo sapesse quanto sei speciale Bill. Sbrigati a farlo, non lasciarla andare, non rinunciare anche se ti sembra un'impresa impossibile”.

 

Il sole si era alzato alto nel cielo molto pigramente intiepidendo i loro visi contratti per la bassa temperatura; qualche viandante uscì timidamente di casa per incamminarsi sul marciapiede.

 

“Non ho paura Dirk e sai quanto adori le sfide e questa è una di quelle. Si, avrei voluto portarla qui, magari farle conoscere mamma e Gordon, Betsy e i suoi strepitosi dolci! A proposito uno di questi giorni ci dobbiamo assolutamente andare”

 

“Ma certo, una bella fetta di torta di mele ed il thè bollente delle cinque ci vogliono proprio!”

 

“Aspetta” disse poi e Dirk sostò al termine della scalinata e dalla tasca tirò fuori una sigaretta, mentre Bill cercando di non scivolare, attraversò la strada, oltrepassando le grandi pietre incapucciate dal manto bianco per inoltrarsi sulla spiaggia.

 

“Vado un attimo dove il faro” gli urlò quando fu distante.

 

Si sedette sul gradino in cemento che contornava l'albero spoglio ed imbiancato e contro luce riprese tutti i 42 metri di altezza del faro; salì la doppia rampa di scalette e si fermò a guardare il panorama; una nave merci solcava lentamente il fiume tra le montagnette di neve che si erano frantumate al passaggio di altre imbarcazioni; qualche lucchetto colorato coperto di neve era saldamente ancorato alla ringhiera ormai un po' arruginita e si chiese se chi l'avesse messo stava ancora insieme alla persona con cui pensava di condivire il suo sentimento. Si voltò e vide Dirk in lontananza con le mani in tasca che a piccoli passi di stava incamminando verso una panchina. La mattinata pareva svolgersi a rallentatore anche se notò che la spiaggia si stava animando di gente e di bambini che gioiosamente iniziavano a giocare a palle di neve.

 

-Questo è il faro di Blankenese. E' abbastanza suggestivo il panorama che si vede da qui non trovi? Il fiume è sempre solcato da navi ed imbarcazioni, anche con la neve, come oggi ad esempio- Le scrisse riprendendo il fiume per qualche minuto -Devo confidarti una cosa se me lo permetti- continuò poi -Nel caso mi prenderò ugualmente questa libertà: ogni volta che guardo i tuoi capelli mi sembra persino di sentirne il profumo...non chiedermi il perchè-.

 

Rivolse lo sguardo verso quel sole acceccante ormai alto all'orizzonte. Non sapeva definire il profumo che si immaginava tutte le volte che guardava le sue foto: forse di rosa, forse di lavanda comunque qualcosa che riusciva a mettere pace ai suoi pensieri; eppure quando la incontrò, non ricordava affatto una fragranza simile, se non quello di gelsomino che quelle siepi sprigionavano. Molto probabilmente aveva lavorato di fantasia ed aveva liberamente fatto questa strana associazione.

Si voltò a cercare con lo sguardo Dirk e lo vide paziente come sempre, con le mani dentro le tasche del giaccone, aspettando i suoi interminabili tempi; s'incamminò allora verso di lui osservando piacevolmente quel cielo dietro le sue spalle di un grigio biancastro e quell'aria frizzante ghiacciargli i lembi di pelle del viso rimasti scoperti, segno evidente che si stava preparando un'altra imminente nevicata.

 

La macchina percorse lentamente la carreggiata trafficata costeggiano i St. Pauli-Landungsbrücken, la neve calpestata dalle gomme delle auto si era sciolta in rigagnoli d'acqua sporca che coloravano il bordo strada; Bill riprese in continuazione le scene di vita frenetica della città vestita a festa, ma era certo che il meglio dei suoi video sarebbero arrivato la sera, quando Amburgo si sarebbe illuminata dei caldi colori natalizi.

 

-Come fai a vivere in una città così bella? Sto morendo d'invidia, mi stai facendo venire la voglia d'imbarcarmi sul primo aereo!- fu la risposta ai video di Bill.

 

-Non sarebbe una cattiva idea se lo facessi- rispose felice lui -mi piacerebbe che un giorno, non molto lontano accadesse- osò.

 

Dirk imbuccò la Mönkebergstraße, costeggiando la piazza Rathausmarkt col suo mercatino di Natale già in fermento. Bill sgranò gli occhi per la felicità, già s'immaginava stracarico di buste piene di regali e dolciumi da distribuire a tutti i suoi cari; abbassò leggermente il vetro oscurato e lasciò che l'aria gelida mischiata al profumo di zucchero filato e di mele al cartoccio accarezzasse il suo viso; il suoi occhi puntarono la torre del Municipio dal quale, da lì a poche ore, Santa Claus avrebbe fatto la sua discesa sulla slitta trainata dalle renne luccicanti. Le casette di legno già brulicavano di gente e bambini, la neve aveva ingentilito i piccoli tettucci degli chalet che esibivano decorazioni di ogni tipo, sculture di legno intagliato e di piatti variegati.

 

-Quando una cosa mi piace faccio di tutto per averla, costi quel che costi- lesse col cuore a mille.

 

-Allora siamo sulla stessa frequenza d'onda. Nel rispetto di tutti, faccio di tutto anche io per ottenerla. Lui aspetta il pomeriggio per avere più clamore, sa che avrebbe un pubblico maggiore ad ammirarlo- scrisse inviandole la foto del Municipio dove era ben visibile la postazione aerea del Babbo Natale.

 

-Attento Willy, potresti trovarmi lì e farti una sorpresa in men che non ti dica-

 

Lui sorrise, il vetro semi aperto stava facendo entrare qualche fiocco di neve che a contatto con l'interno riscaldato si sciolse all'istante.

 

-Sarebbe una meravigliosa sorpresa direi io-

 

-Tu sapresti riconoscermi però … ma io?-

 

Si bloccò, il sorriso si spense d'incanto sulle labbra: la realtà lo riportò con i piedi per terra. Che doveva dirle? Cosa poteva aspettarsi che lei gli chiedesse ora? Una foto del suo viso? Sospirò profondamente in cerca della risposta da darle, nel mentre ricevette la chiamata di Tom.

 

“Ci sarai per pranzo? Georg è già quì”

 

“ Ah Tom, non saprei...forse sarebbe meglio incontrarci all'Heimat, non penso di rientrare a casa adesso”

 

Sentì il fratello confabulare qualcosa con l'amico e poi dargli conferma; Dirk chiamò subito l'amico del ristorante per farsi prenotare un angolo tranquillo nel locale.

 

-Anche tu sapresti riconoscermi- riprese subito a scrivere, non sapendo però esattamente che cosa però.

 

-E come? Dalle tue parole? Dalla tua voce? Dalla criniera in controluce? Credo che Amburgo sia piena di ragazzi punk-

 

-Non sono punk!- scrisse lievemente risentito.

 

-Scusa, ma dalla foto mi sembrava. Ho provato molte volte ad immaginarti, ma non ci sono riuscita. Per me sei un mistero-

 

-Arriverai ad un punto che se mai un giorno dovessimo incontrarci, saprai già come sono fatto-

 

-Ok, allora iniziamo da adesso Mr Devilish: come sei vestito? Posso vedere almeno le tue mani?-

 

Onestamente lesse con una punta di terrore quella richiesta, iniziava a temere che volesse qualcosa di più, ed era certo che prima poi l'avrebbe fatto, sarebbe stata una sorta di scalation inevitabile, ma sapeva che negarle tutto l'avrebbe mal disposta e molto probabilmente avrebbe significato non fidarsi più di lui. Era pienamente consapevole che non avrebbe potuto nascodersi ancora per molto. Pensò velocemente a qualche soluzione e mentre Dirk svoltava a destra per imboccare la via Überseeallee, lui scattò la foto alle sue lunghe gambe piegate, fasciate negli skinny in finta pelle nera ed alla mano sinistra, avendo cura però di sfilarsi prima tutti i suoi anelli ed evitando di mostrare le ugnhie laccate.

 

-E tu come sei vestita oggi?- chiese coraggiosamente consapevole che non erano mai arrivati ad un simile grado di confidenza.

 

-Sei ecologista? Non è vera pelle, vero?-

 

Quella domanda lo rabbuiò nuovamente ma la rassicurò subito.

 

“Bill, vuoi scendere? Suppongo che Tom e Georg siano già dentro”

 

Guardò Dirk distrattamente pensando a Giulia.; attese un istante, ma pressato dalla situazione, si calcò il cappuccio in testa e scese dall'auto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Guardò quella mano dalle dita affusolate che elegantemente poggiava su quella coscia magrissima: il candore della pelle spiccava sullo sfondo nero dei pantaloni in ecopelle. A dirla tutta non sembra la mano di un ragazzo, sembrava molto delicata se non fosse per quella leggera ma evidente peluria che il polso scoperto lasciava trapelare e quelle vene gonfie sul dorso.

La pioggia continuava a battere sempre più forte sulla finestra, non accennare a smettere: il desiderio di rilassarsi completamente l'aveva riportata a letto, fregandosene della piega che la parrucchiera le aveva fatto poco prima, si sentiva esausta. Riguardò i video che Willy le stava mandando in continuazione sognando un Natale in mezzo alla neve; Natale che sicuramente avrebbe trascorso a lavoro in cui tuttavia ancora non erano stati decisi i turni. Amburgo doveva essere proprio una gran bella città, caotica, frenetica, qualcosa che visitandola difficilmente si sarebbe scordato; e poi il fascino del fiume d'Elba che sotto quella coltre bianca, attraversarlo con le piccole imbarcazioni, la sera, tra le luci della città doveva essere un sogno.

Il cellulare le squillò tra le mani facendola trasalire.

 

“Giulia”

 

Restò un istante a bocca aperta ma si ricompose subito, sedendosi velocemente ed appoggiando la schiena sulla testiera del letto, era Massimiliano.

 

“Ciao! Che piacere sentirti! Come stai?”

 

“Io bene e tu? E' da un po' che volevo chiamarti, ma sono stato fuori per lavoro, nel frattempo ho fatto anche un corso di aggiornamento”

 

Percepì una voce tremante.

 

“Mirko me l'aveva detto e comunque anche tu in un messaggio. Non ho voluto disturbarti”

 

“Credimi, avevamo dei ritmi serrati, credo di essere esausto. Anzi credo di avere anche la febbre. Comunque mi avrebbe fatto piacere sentirti”

 

Quelle parole la fecero volare di parecchi metri, ma nonostante questo, qualcosa in lei stava cambiando nei suoi confronti.

 

“Sei a Modena?”

 

“Si, in stazione, tra un po' stacco e scappo a casa, mi ficco tra le coperte, non scherzo, i colleghi mi dicono che sono tutto rosso in viso. Potessi capire se avessi visto te, ma questa è quasi sicuramente febbre e poi c'è davvero freddo. Ho visto che anche a Bologna piove.”

 

Giulia sorrise a quella battuta.

 

“Da quando in qua diventi rosso quando mi vedi? Comunque sì, anche quì piove, anzi diluvia ed oggi sono pure sola, tutte hanno i turni”

 

“E' da un po' che divento rosso quando ti vedo”

 

Non disse altro, entrambi si zittirono. Lui era terribilmente imbarazzato, ma era una cosa che gli uscì candidamente, lei stava vivendo un momento di pura estasi; lui riuscì a ricomporsi e continuò.

 

“Se fossi stato nei paraggi ti avrei portata in pizzeria o comunque a cena fuori.”

 

“Anche con la febbre? Maria non credo che sarebbe stata d'accordo”

 

“Forse, ma della mia vita decido io”

 

“Non sarebbe rispettoso”

 

“Le ho chiesto di sposarmi, più rispettoso di così”

 

Giulia ebbe un mancamento, allontanò il telefonino dall'orecchio per prendere una boccata di ossigeno. Era come se qualche forza misteriosa le avesse sferrato uno schiaffo violento in pieno volto. Che stupida che si sentì, quanto era stata immatura per aver creduto che lui potesse lasciarla per lei! Povera illusa! Addirittura un matrimonio... Raccolse le poche forze rimaste e trovò il coraggio di rispondergli in modo distaccato.

 

“Congratulazioni! Forse è il modo migliore per chiudere tutti questi anni di vita insieme. Però non capisco come tu possa arrossire per me in questo caso...è una situazione curiosa...”

 

Lo sentiva in movimento, forse camminare, perchè poco dopo sentì chiudere lo sportello della macchina.

 

“Giulia, non hai capito niente”

 

“Come sempre, dal basso della mia età non capisco nulla, tu invece che sei più grande hai capito tutto della vita, vero?” gli sbattè in faccia in un moto d'ira controllata.

 

“Smettila di trattarmi così. Io … io ti voglio bene e ti rispetto”

 

Non rispose, attese che lui proseguisse, accorgendosi che arrivavano continue notifiche al suo telefono. Le lacrime scendeva copiose, ma era fermamente decisa a non fargli capire in che stato emotivo fosse.

 

“Io, io ho avuto modo di riflettere in questi giorni che ero via. Le voglio bene.”

 

“Di più, tu la ami”

 

“Si” ma era un sì appena percettibile. Si sentì uno stronzo come non mai, primo per aver intavolato un simile discorso tra l'altro non previsto, secondo perchè adesso non avendo Giulia davanti ai suoi occhi brancolava nel buio e non poteva calibrare a priori il suo atteggiamento per non peggiorare ulteriormente le cose, poteva solo dedurre.

 

“Beh, allora non mi resta che augurarti buona fortuna”

 

“Si, ma ci vorrà ancora un anno prima che ...” disse accorgendosi che un'altra stronzata gli stava uscendo dalla bocca.

 

“Un anno passa velocemente, magari cambierai anche idea” disse Giulia beffarda.

 

“Già” fu capace solo di dirle, riuscendo a pensare che avrebbe avuto tutto il tempo per darle quella stupida notizia in una situazione diversa; dopo un po' di silenzio si salutarono e la stanza cadde in uno strano silenzio interrotto solo dallo scrosciare incessante della pioggia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando uscirono dal ristorante, il sole era già calato da un po'; le giornate corte avevano un vantaggio però: far godere di un'altra veste ciò che la città offriva nel prepararsi alla notte, sopratutto a ridosso delle feste natalizie, con il lago Alster illuminato dal caldo riverbero delle luci dell'albero di Natale. Bill registrò un breve video con in sottofondo musiche medievali che alieggiavano per le vie; il traffico era aumentato esponenzialmente e Dirk guidava a passo d'uomo.

 

“Ma poi ti ha inviato la sua foto?” chiese Georg seduto tra i due gemelli.

 

“No, è da qualche ora che non la sento, avrà avuto da fare”

 

“Già lo so io cosa” osservò Tom.

 

“Non stressarmi inutilmente adesso” disse intento a riprendere l'enorme albero scintillante addobbato innanzi la cattedrale di San Michele, in Englische Planke.

 

“Infatti Tom, lascialo in pace. Ma non c'è il rischio di averla addormentata definitivamente con tutto questo materiale che le hai inviato?”

 

Bill sbuffò e accennò un sorriso forzato.

 

“Lascialo in pace anche tu Georg, questo pomeriggio mister simpatia non sembra in vena. La reginetta ha in nervi sempre tesi quando si tratta dell'italiana”

 

“Ma non avevato di meglio da fare che salire in macchina con me? Tom tu non dovevi uscire con qualcuna delle tue amiche? Georg e tu?”

 

“Scendiamo tra qualche fermata” disse l'amico ironicamente “sempre che tu non ci anticipi i tempi e ci voglia abbandonare sul ciglio della strada”

 

“Dirk ci sta portando al Clouds Heaven’s Bar. Non credo ti farebbe male una seratina movimentata”

 

“No grazie, preferisco godermi la serata in totale solitudine” rispose sempre armeggiando sul suo cellulare.

 

-Che fai quando ricevi notizie non proprio entusiasmanti? Esci e ti ubriachi o …?”- quel messaggio arrivò inaspettato e lo spiazzò; Andreas aveva ripreso a bombardarlo di video osceni nel mentre e lui si augurò di non inoltrarne qualcuno per errore a Giulia. Ma perchè ora quella domanda? Tom e Georg avevano notato che Bill si era ammutolito, ma erano quasi arrivati a destinazione, sicchè cercarono nuovamente di coinvolgerlo a passare la serata con loro.

 

-Perchè mi fai questa domanda? E' successo qualcosa che ti ha fatto star male?-

 

“Allora Bill? Dirk sta aspettando” disse impaziente Tom.

 

“No, non me la sento proprio” rispose accorgendosi che qualcosa doveva esser successa in quel lasso di tempo in cui non si erano più sentiti.

 

“Dai” insistettero i due amici, trascinandolo fuori dal Suv.

 

 

 

 

 

 

 

Dirk riuscì a farsi riservare quattro posti nell'area Vip del locale già pieno. Il tavolino era addossato alla finestra dal quale era difficile resistere al fascino di un Amburgo alle prese col brulicare delle sue luci notturne smorzate dalla neve che aveva ripreso a cadere.

 

“Vabbè” disse Georg “Facciamo per tre perchè mi sembra che uno non sia pervenuto stasera, o meglio c'è ma è come se non ci fosse” disse osservando Bill che si era allontanato per dirigersi verso la vetrata poco distante da loro.

 

Dirk sorrise mentre afferrava il suo broccale di birra ghiacciata.

 

 

 

-E' così strano, sappi che da oggi sei eletto ufficialmente come la seconda persona con cui mi confido dopo Elena. Forse mi riesce meglio perchè non ti conosco e non ti ho davanti ai miei occhi-

 

Non sapeva se essere grato per questo oppure no, si concesse tuttavia il beneficio del dubbio. - Sono pronto ad ascoltarti- le scrisse, ed un gruppetto di due ragazze ed un ragazzo gli si avvicinarono con fare timido e molto sorridenti; lui li guardò velocemente, consapevole di esser stato riconosciuto, ma si voltò per far capire che non era disposto al dialogo, aveva ben altro da fare in quel momento.

 

-A proposito, una cosa- scrisse inviando una sua foto dal busto in giù coperto da un piumone rosa -Questo è il mio abito, volevi sapere com'ero vestita? Eccoti servito, con un bel piumone super caldo-

 

Sorrise, ma sentiva che c'era qualcosa che non andava. Aspettò, aspettò qualche minuto senza risponderle. Dannazione, se solo si fosse decisa a chiamarlo, sarebbe stato tutto molto più semplice, pensò. Allungò lo sguardo verso il tavolo dei suoi amici e li vide intenti a intavolare dei discorsi; forse avrebbe dovuto stare un po' con loro, Giulia aveva il potere di estraniarlo completamente dalla realtà, ma d'altronde era così bello sognare e sperare.

 

-Sai, a volte le cose non sono come sembrano, cioè spesso e volentieri ci mettiamo molto della nostra immaginazione perchè desiderandole vorremmo che andassero nella direzione sperata. Sopratutto quando si tratta di provare qualcosa per qualcuno. Ricordi le nostre confidenze sentimentali di qualche tempo fa? Beh quel tizio che mi piaceva si sposa. Tutto quì-

 

Le pupille si dilatarono istintivamente per meglio capire quelle parole appena lette; seguì uno spontaneo motto di gioia interiore e la conseguenza più ovvia fu quella di urlare per la felicità, ma si trattenne a fatica, mordendosi il labbro; d'improvviso però si acquietò, perchè gli parve di percepire lo stato d'animo di lei sicuramente sofferente e deluso; in fondo non era come il suo? Entrambi in qualche modo non erano ricambiati, o forse.

 

-Spiegati meglio, ho bisogno di sapere di più per poter esprimere un mio parere- scrisse dettato da sano egoismo.

 

-E' un amico, è sempre stato un amico di famiglia e collega di mio fratello. Non è da molto che mi sono accorta che provo qualcosa di più dell' amicizia nei suoi confronti. Oh Willy, mi sento davvero stupida a scriverti queste cose. Non c'è molto da dire-

 

Gli occhi lucidi di Bill guardarono fuori dalla vetrata, la neve scendeva copiosa sulla città colorata dai bagliori delle sue luci e dagli addobbi; si voltò a guardare poi le coppie che al centro della sala stavano ballando il lento di Manilow, troppo smielato pensò per i suoi gusti, credendo che si sarebbe vergognato come un matto trovandosi al loro posto. I lenti sono balli per le ragazze si convinse.

 

-Non devi mai vergognarti per amore e mi dispiace che le cose siano andate così. Ma possibile che lui sia stato così cieco davanti ai tuoi sentimenti?- scrisse, pienamente consapevole di mentirle e questa volta si sentì profondamente egoista.

 

-Non ci siamo mai detti nulla di esplicito in questo senso, abbiamo solo dedotto di piacerci, o meglio, devo averlo dedotto da sola visto il risultato. Ma ti prego, cambiamo discorso-

 

Bill riprese velocemente la sala illuminata dalle calde luci arancio e lilla e nemmeno a farlo apposta la musica di Savage, Only You.
 

-C'è un'altra persona pronta ad amarti là fuori, ne sono pienamente convinto- Le inviò il messaggio accorgendosi di un'altro che ancora non aveva letto e lo aprì subito, senza pensarci su.

 

-Come stai? E' da un po' che non ci sentiamo-

 

Bill sgranò gli occhi, era Christie. Dannazione, non si aspettava proprio un messaggio da lei. Attese qualche minuto, pensando se risponderle o meno ed in quel frangente optò per la seconda opzione. Quel messaggio lo riportò immediatamente al loro ultimo incontro, alla festa del fan party. Cercò di prendere la giusta distanza e di concentrarsi sui messaggi di Giulia.

 

-Oh beh è quello che si dice per consolare una persona in difficoltà. Mi chiedo come invece vadano le cose a te-

 

Cosa le avrebbe dovuto scrivere a quel punto? Che la persona là fuori ad attenderla era lui?

 

-Le cose non vanno meglio delle tue, non è entusismante non esser ricambiati e peggio, accorgersi di essersi costruiti dei meravigliosi castelli in aria, ma credo fermamente che volere è potere-

 

-Dunque non dorei demordere?-

 

Arma a doppio taglio pensò quel consiglio dato azzardato di poco prima.

 

-Solo con chi ti merita- scrisse soddisfatto accorgendosi che Tom gesticolava per attirare la sua attenzione.

 

“Allora, sei tutta la sera che fai da pilastro alla sala, non mangi nulla?”

 

“Non so...” disse indeciso sedendosi visibilmente contento.

 

Tom se ne accorse e glielo fece notare.

 

“Allora, posso ordinare anche io?” disse Bill deviando l'attenzione su altro “Mi è venuta una fame improvvisa”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli stivali calpestarono quella coltre bianca impalpabile colorata dal riverbero delle luci del loro grande albero natalizio con la mano del fratello che lo teneva fermamente per la vita per non cascare giù.

 

“Non sono brillo Tom”.

 

“No, appena appena” disse sorridente il gemello.

 

“Aspetta prima di entrare, voglio fumarmi una sigaretta” disse cercando invano di estrarre il pachetto da una delle sue tasche.

 

“Tieni” disse il gemello attento a non mollare la presa del fratello.

 

“Dai vieni qui” disse aiutandolo a sedersi nella panchina appena sotto la veranda.

 

“Per un ora d'amore e per poterla toccare non so cosa darei ...”

 

“Cos'è una nuova canzone?” chiese Tom buttando fuori il fumo della sigaretta guardando la faccia euforica del gemello.

 

“Potrebbe essere, ma stasera sono dannatamente felice, anche se sulle sue … macerie. Tom sto diventando cinico”

 

“Non correre troppo su questa faccenda. Sai quante cose possono cambiare. A proposito Dave mi ha chiamato stasera, vuole quella canzone entro due giorni”

 

Bill sbuffò non era il momento di pensare al lavoro e non era divertente sentire il fratello parlare così.

 

“Invece stasera mi piace proprio correre” disse aspirando il fumo subito dopo.

 

D'improvviso si sentì girare la chiave della vetrata nella veranda alle loro spalle.

 

“Ma che fate lì fuori al freddo?” chiese meravigliata Simone.

 

“Oh, nulla, stavamo per entrare” rispose prontamente Tom prima che si accorgesse della sbornia del fratello.

 

Bill alzò lo sguardo verso il cielo che nel frattempo si era aperto lasciando intravedere delle stelle bellissime.

 

“Pensi che anche lei vedrà le stesse stelle che sto vedendo io?”

 

Tom scosse la testa a quel romanticismo esagerato.

 

“Si è probabile. Ti consiglio vivamente però di passare per l'entrata sul retro del garage se non vuoi vedere altri tipi di stelle che mamma potrebbe farti conoscere” disse ridendo Tom.

 

“Mamma ci ha sempre lasciato la sbornia libera”

 

“Dai andiamo che si gela”

 

“Aspetta, e Christie?”.

 

“Christie può aspettare adesso” disse tirando su Bill non accorgendosi che il telefono era scivolato dalla sua tasca.

 

 

 

 

 

 

 

 

“Questo è tuo Bill o di tuo fratello?” disse entrando improvvisamente in camera del ragazzo mostrando un cellulare.

 

Bill si destò improvvisamente, forse si era assopito subito dopo che Tom lo aveva aiutato a spogliarsi e a mettersi a letto.

 

“Scusa, stavi dormendo tesoro” disse notando le gote rossissime diel figlio.

 

“Che ci fai sveglia? Non hai bussato” chiese leggermente confuso ed infastidito “Ma che ore sono?”

 

“Ho bussato, non te ne sei accorto, pensavo ascoltassi musica. Di solito non ti corichi mai a quest'ora. Sono le due di notte. Stavo giusto per coricarmi, ma chiudendo la porta persiana ho notato qualcosa di luminoso per terra in giardino, era un telefonino”

 

Bill sgranò gli occhi e con uno scatto si sedette sul letto, appoggiandosi sulla testiera del letto.

 

“E' mio” disse fortemente imbarazzato e col terrore che potesse aver sbirciato qualcosa.

 

“Tranquillo Billy, non ho bisogno di controllare il tuo cellulare per sapere che ti sei innamorato di un'italiana” disse mentre si avviava sorridente verso la porta.

 

Bill restò di stucco: d'accordo che Simone era piena di risorse, ma che avesse anche il dono della chiaroveggenza non gli risultava; abbassò imbarazzato lo sguardo stringendo tra le mani il dispositivo. Era ancora un po' stordito dalla leggera sbronza.

 

“Un angioletto mi ha detto che è bellissima. Che aspetti a portarla qui? Sarebbe la prima volta che mi porti una ragazza e so quanto tu questa volta lo voglia” lo salutò inviandogli un bacio soffiato nell'aria, spense la luce e chiuse delicatamente la porta.

 

Simone era una mamma eccezionale, non perchè era 'sua madre': era capace di metterti a tuo agio in ogni momento e di sorprenderti allo stesso tempo; con lei non si era mai sentito in colpa per qualcosa, anche se aveva fatto molti sbagli, com'era logico che fosse per un ragazzo della sua età.

 

Si rilassò nuovamente, la luce della strada si rifletteva nella parete in legno innanzi a lui e tutto pareva avvolto da un silenzio irreale, ovattato, si sentiva solo il latrare di un cane in lontananza. Controllò i messaggi e vi lesse quelli di Giulia che gli aveva inviato qualche oretta prima.

 

 

-Sono stata benissimo oggi in tua compagnia. E' notte e voglio fare solo una cosa: chiudere gli occhi ed immaginare che tutto vada bene, che tutto sia perfetto, immaginare di stare lì, tra i mercatini luccicanti e pieni di profumi, sentire le musiche in sottofondo e farmi solleticare le guance dai fiocchi di neve. Ti rubo la scena per stanotte, non ti arrabierai. Ho un desiderio però-

 

Il messaggio non continuò, probabilmente aspettava una sua risposta che non arrivò, perchè poi ne seguirono altri due a distanza di un quarto d'ora.

 

-Poter ascoltare un vostro brano, non so, magari la tua canzone preferita; in compenso io non ho potuto offrirti granchè oggi, la giornata è stata tediosa con la pioggia che non finiva più. Però una cosa te la voglio far avere, ed è questa-

 

Seguì un terzo messaggio contenente quello che sembrava un numero di telefono; a Bill parve esplodere dalla gioia, non poteva credere che stesse accadendo, gli sembrava di non capire più nulla ma solo di desiderarla alla follia ancora più di prima; si pizzicò una guancia e si tirò una ciocca di capelli per assicurarsi che non stesse sognando per gli effetti della sbronza; rimase un bel po' col sorriso stampato in volto con negli occhi quelle cifre che aveva memorizzato in un nano secondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Starai già dormendo quando leggerai questo messaggio. Beh, sappi che hai il potere di farmi sentire come un adolescente, ma poco importa. Non volevo dirti quella cosa per telefono, te l'avrei detta se ci fossimo incontrati, non so cosa mi sia preso. Non voglio giustificarmi, ma sento di doverti dare una spiegazione. E' da un po' che mi 'sento' diverso nel rapporto di amicizia che ci lega, nel rapporto con te ed è inutile nasconderlo, l'avrai notato come io ho notato il tuo di atteggiamento nei miei confronti. Qualcosa tra di noi è cambiata, ma mi sono promesso di non andare oltre per scoprirlo. Ti voglio bene, sei la sorella del mio amico, del mio collega. E' giusto non rovinare tutto. Buon notte Giulia.

 

 

Inutile povare a dormire, quando si lasciava la vibrazione delle notifiche attiva, non per caso, per pura volontà. Non sapeva cosa provasse nel leggere il messaggio di Massimiliano, forse un senso di vuoto, come se avesse perso un pezzo di sé. Si stava accorgendo che si era drammaticamente costruita una errata immagine dell'amico. Quel 'mi sono permesso di non andare oltre' un po' la disgustava. Qualunque cosa fosse o qualunque cosa a cui si riferisse, per lui

non era così sufficientemente importante da giustificare un eventuale tentativo per scoprirlo.

Le lacrime bagnarono il cuscino, ma le sue pupille seppur annebiate riuscirono a leggere la stroffa di quella che pareva una canzone:

 

-Non so il tuo nome, ma credo ancora, adesso è il momento per me e per te, il tempo per me e per te, adesso sono qui, non avere più paura, angelo, non piangere, t'incontrerò, dall’altra parte…-*

 

-Hai una sola opzione perchè non avrai altre scelte: ascoltare il resto della canzone dal vivo. P.s: volevi un'altra parte di me? Eccola, mi è così cara, è la cosa più importante per me, insieme all'amore. Fare ciò che ami è libertà.-

pic

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: inizio a sentirmi come una particella di sodio .... in quanti siamo rimasti sulla sezione dei Tokio Hotel?!?

Sono felice per i fans che li potranno vedere nel tour in America Latina e Messico che hanno annunciato pochi giorni fa!

Ringrazio sempre chi mi legge e mi segue e chi vorrà magari anche recensire.

*: Phantomrider.

Cit: (Dietrich Bonhoeffer)

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

 

 


 


 


 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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