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Autore: Ahiryn    02/11/2019    4 recensioni
«Naruto non era un esperto di relazioni, ma certi avvenimenti sembravano bizzarri persino a lui. Tipo il primo appuntamento al museo delle torture, aveva avuto gli incubi per settimane. Senza contare che Sasuke mangiava solo carne al sangue, non lo aveva mai visto cibarsi di noodles, verdure o riso. Di solito le sue bistecche erano quasi crude e inzuppate nel sangue. Poi c’era stata quella volta in cui era sicuro che l’ombra di Sasuke avesse un aspetto molto strano, ma forse era un effetto della luce.
"Oppure Sasuke è un vampiro e finalmente te lo confesserà. Oppure ti sbranerà". Pensò sorridendo nervosamente.»
Genere: Comico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Ciao a tutti. Mi dispiace di essere sparita per quasi un anno, ma avevo bisogno di staccarmi. Scusate se non vi ho risposto ai messaggi privati che ho letto e ho apprezzato tantissimo. Mi sono laureata e sto riprendendo possesso un pochino della mia vita. Questo non è un ritorno, ve lo dico, le storie ferme temo che continueranno a esserlo, mi dispiace. Ho scritto questa cosina per Halloween in due capitoli, una storia all'apparenza seria ma che in realtà tende quasi al demenziale. Temo noterete che sono sottotono, sia perché sto male e ho la febbre (evviva), sia perché ho scritto poco in tutto questo periodo, quindi scusatemi se alcune parti sono un po' lente o ripetitive. 
Buon Halloween!


Hideous
I


 

Naruto guardò la villa spettrale che incombeva su di lui, tenendo il borsone con aria intimidita. Indossava una camicia a fiori hawaiana e dei bermuda, ma era stata una cattiva idea.
-Uhm, quando dicevi vacanza pensavo…
Sasuke scese dall’auto con la sua solita strascicata eleganza. Gli occhiali da sole neri e tondi avevano lenti troppo spesse perché si vedessero i suoi occhi e come sempre indossava abiti piuttosto eleganti, una camicia bianca e un jilet stile nonno Uzumaki.
-Questa villa è antica, è una fortuna poterci dormire qualche notte.
I deboli raggi del sole rimbalzavano sulla pelle bianchissima del suo nuovo fidanzato.
-Sì, okay però potevi specificare, sembro un cretino vestito così.
Sasuke abbassò leggermente gli occhiali, mostrando gli occhi nerissimi, al che sorrise e fecero capolinea i denti un po’ aguzzi. – Stai bene, usuratonkachi. Entriamo, il proprietario ci aspetta.
Naruto lo seguì un po’ titubante, osservando il maniero spettrale. Doveva aspettarsi questa stranezza, c’erano state centinaia di stranezze da quando usciva con Sasuke.
Lui non era un esperto di relazioni, ma certi avvenimenti sembravano bizzarri persino a lui. Tipo il primo appuntamento al museo delle torture, aveva avuto gli incubi per settimane. Senza contare che Sasuke mangiava solo carne al sangue, non lo aveva mai visto cibarsi di noodles, verdure o riso. Di solito le sue bistecche erano quasi crude e inzuppate nel sangue. Poi c’era stata quella volta in cui era sicuro che l’ombra di Sasuke avesse un aspetto molto strano, ma forse era un effetto della luce.
Oppure Sasuke è un vampiro e finalmente te lo confesserà. Oppure ti sbranerà. Pensò sorridendo nervosamente.
Era sempre stato un credulone, ma non fino a questo punto, eppure ormai il chiodo fisso che Sasuke fosse un vampiro non gli usciva più dalla testa. Sakura gli aveva prestato diversi libri sui vampiri per capire la questione, ma non gli erano stati granché d’aiuto. Era vero che quei vampiri millenari e splendidi si innamoravano sempre di ragazze ottuse e imbecilli, almeno in quello rientrava abbastanza nei canoni. Ma se fosse stato interessato al suo sangue, perché aspettare tanto? E poi Naruto non era vergine, aveva perso la verginità anale col medico della prostata – nessuno lo avrebbe convinto del contrario – per non contare i suoi due ex-ragazzi e la ragazza delle consegne di cui ricordava solo il cognome perché lo trovava strano e buffo. Ecco, quindi il suo sangue non era certo buono come quello di una vergine. Che poi perché il sangue delle vergini doveva essere più buono?
-Muoviti dobe, non vorrei che ti mangiassero i lupi.
Anche il suo modo di parlare era inquietante, trovava sempre metafore e figure retoriche spaventose.
-Senti, ma dormiamo insieme?
Gli zigomi nivei si colorarono appena. I vampiri possono arrossire? Non hanno sangue, no? Ma se non hanno sangue come gli si drizza il pene? Forse usano il sangue che succhiano? In quel caso prima mi deve succhiare un po’ e poi può farselo drizzare. Queste cose però non le spiegano nei libri sui vampiri eh, solo cose inutili.
-Ti va bene? – domandò Sasuke, distogliendo lo sguardo.
Effettivamente Naruto era talmente concentrato sulla faccenda del vampiro che si era dimenticato che quelle sarebbero state le prime notti che avrebbero trascorso insieme. Non avevano mai fatto niente se non baciarsi e toccarsi un po’ al momento e Sasuke non si era fatto sfiorare nei punti giusti, quindi non aveva idea di che cos’avesse fra le gambe.
Allacciò un braccio alla sua vita, sorridendo. – Non vedo l’ora – sghignazzò.
Ed era serio più che mai. Voleva spogliarlo, studiarlo, sapere tutto di lui.
Sasuke era apparso nella sua vita all’improvviso in uno di quei momenti importanti di cui ci si rende conto dell’importanza solo tempo dopo. C’era una tempesta tremenda come non se ne vedevano da un po’, Naruto doveva tornare a casa, era da Sakura, ma il tempo lo scoraggiava. Aveva infine deciso di fare un tentativo perché non voleva lasciare il suo cane da solo con quei tuoni, dunque si era messo alla guida di notte mentre il cielo si illuminava a giorno per fulmini e lampi. Cosa sarebbe successo se fosse rimasto a casa di Sakura? Di sicuro non si sarebbe ritrovato a galleggiare nella sua auto in una sorta di fiume in piena fangoso che un tempo era la strada. Con la macchina spenta, nel buio di una strada provinciale allagata, aveva deciso di scendere dall’auto per chiedere una mano a qualcuno. Zuppo fino alla punta dei calzini, con le ciocche bionde attaccate al viso e tremante, aveva incontrato Sasuke. Ecco, già quel primo incontro spiegava molto della personalità eccentrica del suo nuovo ragazzo.
Sasuke se ne stava appollaiato sul tettuccio di un’auto abbandonata, fradicio anche lui che lo guardava, come se lo stesse aspettando. E se non fosse stato bellissimo, Naruto si sarebbe certamente dato alla fuga nel vedere un tizio pallido come la morte, vestito di nero che gli teneva gli occhi addosso nel mezzo di una tempesta di notte.
Gli aveva chiesto se avesse bisogno di aiuto, preoccupato da quanto fosse bagnato l’altro. I suoi abiti erano eccentrici poi, antichi in qualche modo, tanto che aveva creduto fosse in cosplay o venisse da una festa in maschera, anche perché nel buio aveva una forma strana, allungata e i suoi capelli neri gocciolanti si confondevano con la notte.
Sasuke lo aveva soppesato con lo sguardo senza parlare, mentre Naruto preoccupato si toglieva la giacca chiedendogli se stesse bene e passandogliela. L’acqua si era ingrossata per la strada e iniziava a pensare che fosse meglio andarsene.
Dopo quell’iniziale scambio di sguardi, Sasuke lo aveva guardato in un modo che aveva lasciato Naruto confuso. Sorpreso, come se stesse vedendo qualcosa di incredibile, al che aveva sorriso in modo rassicurante, ma più probabilmente come un drogato strafatto che non sapeva nemmeno dove si trovasse. E ancora adesso quella era la sua ipotesi più accreditata, che si fosse drogato di qualche strana sostanza; oppure che lo avesse visto nella culla durante la sua vita da immortale e avesse deciso di tornare da lui dopo vent’anni. Il che è piuttosto inquietante.
-Hai freddo? – gli domandò Sasuke, scollegando il ricordo.
Naruto aveva la pelle d’oca in effetti, ma probabilmente era quel posto. Il maniero era arroccato in cima a una salita, era vecchio e scricchiolante, circondato da un enorme giardino incolto. Erano appena saliti sul portico colonnato e si trovavano di fronte al portone e ai battenti.
-No, solo che questo posto mi mette i brividi.
-Beh, domani è Halloween, no? – domandò sorridendo.
A Naruto piaceva Halloween, piaceva l’horror, piaceva travestirsi, intagliare zucche e tutte quelle cose lì, però aveva letto Dracula e si sentiva molto come il povero avvocato chiuso in una trappola.
-Come hai trovato questo posto? Su Booking? – chiese molto scettico.
Sasuke si schiarì la gola. – Sì su uno di quei siti.
-Ma ci sono altri clienti? È un albergo?
Aggrottò le sopracciglia. – L’ho prenotato solo per noi.
Almeno il mio sangue sarà drenato da una persona di classe, mi sento quasi una escort.
-Quanti soldi hai, bastardo – commentò, osservando gli intagli sul portone.
Sasuke sembrava improvvisamente nervoso, perché si grattò il braccio. Era strano perché le unghie erano tagliate cortissime, eppure lasciavano sulla pelle bianca segni rossi e lunghi.
-Non ti piace? Avevo letto che per Halloween si fanno questo genere di cose.
Naruto gli prese la mano. – Scherzi? Lo adoro. Mi dispiace che tu abbia speso tanto, fammi partecipare…
-Non preoccuparti, non ho pagato molto, il proprietario mi ha fatto uno sconto. Era una persona… squisita.
Naruto lo guardò perplesso, mentre l’altro batteva al portone.
Ora basta, i vampiri non esistono e l’unica cosa che mangerà Sasuke stanotte sarà il mio culo al massimo. E poi le zanzare mi hanno sempre evitato, ho il sangue cattivo.
Il portone si aprì con uno scricchiolio sinistro e Naruto lanciò un mezzo strillo quando gli si parò di fronte una figura bianchissima e allampanata vestita da maggiordomo.
Si rese conto di essere avvinghiato a Sasuke, che lo guardava divertito.
-Sasuke Uchiha?
-E il mio compagno – rispose, porgendogli le valige.
-Benvenuti, accomodatevi.
Naruto seguì Sasuke all’interno, lanciando sguardi indietro di tanto in tanto. Il portone si richiuse con un tonfo e il ragazzo si ritrovò a contemplare un enorme salone antico. Due scalinate portavano al piano superiore, aprendosi morbidamente in una curva. Nel mezzo c’era un corridoio contornato da due vecchissime armature. La luce proveniva da candelabri, non c’erano lampade, neon o altro, ma solo candele.
-Prendono molto sul serio la faccenda di Halloween qui – commentò nervoso.
-Credo sia solo perché sanno che deve arrivare una tempesta e in case come queste la corrente va via subito.
-Tempesta, eh?
Sasuke annuì. – Come quando ci siamo incontrati.
Naruto ebbe subito un dubbio e controllò il telefono. Naturalmente non c’era campo.
-Sei sicuro che non siamo capitati dentro Hostel, vero? Che il maggiordomo non ci divorerà per cena?
Si aspettava che Sasuke ridesse, invece lo guardò un attimo sconcertato. Poi sembrò rendersi conto che stava scherzando, perché accennò finalmente a una risata. – Chi lo sa, è Halloween, potrebbe essere.
Sasuke mi rendi molto difficile confutare il fatto che tu sia un vampiro così.
Il maggiordomo tornò poco dopo. – Vi mostro la stanza, signori.
 
 
 
 
Lui e Sasuke erano usciti per circa un mese dopo diversi mesi precedenti in cui avevano stretto amicizia. E stringere amicizia con quel tipo tenebroso non era stato semplice.
Inizialmente c’era in lui qualcosa di formale, accettava i suoi inviti, era cortese, ma manteneva una distanza fra loro due, come un professore con un alunno o un capo di lavoro con un dipendente, il loro rapporto faticava a ingranare. Ma pian piano Sasuke si era sciolto, era sempre stato gentile e disponibile, ma non si era mai aperto davvero all’inizio; poi erano iniziate le battute, i sorrisi, gli inside jokes che capivano solo loro due, le chiamate, le loro discussioni su qualche film orrendo, una sorta di piacevole routine.
Questo però non aveva semplificato il loro rapporto. Riuscire a stare dietro a un tipo come Sasuke era tutto fuorché facile.
Innanzitutto i suoi orari erano tutti sballati, di giorno era rintontito e spento, mentre di notte diventava pieno di vita e non aveva mai sonno. Il che si adattava abbastanza bene a Naruto, che ormai aveva gli orari capovolti a causa dello studio e di giorno ronfava beatamente. Però Sasuke sembrava proprio avere un interruttore che di notte veniva acceso, diventava vivo, energico, ammaliante. Una volta lo aveva invitato al cinema alle due di notte, era riuscito a trovare una sala che trasmetteva tutta la notte senza interruzioni.
Naruto, che non era molto sveglio, non aveva capito subito che Sasuke fosse interessato a lui. Aveva a che fare spesso con persone dell’altra sponda essendo bi, ma Sasuke era molto strano. A destare il suo interesse erano cose bizzarre, come un corvo morto in terra – dopo averlo visto aveva sbattuto Naruto al muro baciandolo come mai prima di quel momento – o il sangue sul suo gomito, la scena splatter o tragica di un film.
Aveva visto su internet che questi comportamenti rientravano nella sfera di azione di sadici ma anche di masochisti. Ma non era sufficiente a spiegare, perché c’erano anche elementi fuori dal comune che lo accendevano, come i fulmini, il fuoco, i rumori forti o disturbanti.
-Wow – esclamò Naruto d’un tratto, lasciando cadere la giacca.
La stanza che gli era stata riservata era splendida, non aveva mai visto qualcosa del genere in tutta la sua vita. Era certo che nemmeno a Versailles dormivano così, anche se non c’era mai stato.
La camera era circolare ed enorme; le pareti erano dorate e piene di affreschi leggermente rovinati che si dipanavano anche per il soffitto. Un trono a baldacchino troneggiava al centro, coperto da sottili tessuti di velluto rosso e cuscini dai bordi dorati. Vicino il balcone c’era quella che sembrava essere una toilette antica, con tanto di profumi e ciprie sotto uno specchio tondo incorniciato da rampicanti.
Forse non è un vampiro. Forse mi vuole sacrificare a Satana in cambio di tutto questo sfarzo.
Naruto era un fattorino che viveva con l’eredità lasciata dai genitori, non faceva la fame e poteva permettersi anche qualche spreco, ma qualcosa del genere probabilmente nemmeno se avesse lavorato giorno e notte per dieci anni sarebbe stata alla sua portata.
-Sasuke tu… dimmi la verità, sei un signore della droga o qualcosa del genere?
Il diretto interessato sembrava nel suo habitat naturale. Con gli abiti di altri tempi, i capelli neri tirati indietro, la pelle nivea da aristocratico, poteva tranquillamente accostarsi agli affreschi e fingerne di farne parte.
-Mi piace l’arte, Naruto, quindi sono sempre sui siti a caccia di esperienze del genere.
-Ho capito, ma qui mi sento come il principe d’Inghilterra. Sei sicuro che non abbiamo venduto la nostra anima al maggiordomo o qualcosa del genere?
Si tolse gli occhiali neri. – In quel caso me ne accorgerei.
-Il tuo sarcasmo è macabro.
Guardò il letto che sembrava morbidissimo e profumato. Si avvicinò cautamente e poi si lanciò sopra con un sospiro di piacere. Quella notte avrebbe potuto finalmente avere Sasuke lì fra quelle coperte, dopo ciò poteva pure succhiargli tutto il sangue o mangiarlo, ma prima voleva averlo.
Girò il viso a sbirciarlo e si accorse di essere guardato a sua volta.
Sasuke era eccentrico e forse era un vampiro, ma lui si era innamorato in tempo record. Non aveva potuto farci nulla, perché tutte quelle stranezze non gli dispiacevano e Sasuke era acculturato, affascinante e, a suo modo, affettuoso. Era stato così assurdo, dopo una vita passata a cavarsela da solo, era come se Sasuke fosse stata la prima persona su cui aveva sentito di poter contare davvero. E lo conosceva da una manciata di mesi! Forse perché quella notte di tempesta si erano aiutati a vicenda, forse perché si erano confidati come se fossero amici da una vita, non ne aveva idea, ma lui amava Sasuke Uchiha. Qualunque fosse il motivo che aveva spinto quel tipo così sofisticato a interessarsi a lui, che si presentava con la camicia hawaiana in un maniero spettrale, non gli importava, voleva solo continuare a stare con lui.
-Allora, cosa c’è da fare in questa casa degli orrori – disse Naruto, vedendolo avvicinarsi al letto.
Sasuke si chinò su di lui a baciarlo, sistemandosi fra le sue gambe che uscivano fuori dal letto. L’altro inspirò, allungando le braccia per ghermirlo e portarlo nel letto con lui. Fece scivolare le mani sui glutei, ma Sasuke staccò il viso.
-Non di giorno.
-Perché?
-Perché sono stanco.
Aggrottò le sopracciglia. Non avevano nemmeno parlato granché di sesso e forse stava correndo troppo, ma era stato Sasuke a invitarlo lì.
-Senti, parliamo un attimo?
Il suo pallido compagno lo guardò, poi si sedette accanto a lui sul letto. – Di cosa?
-Sai, uhm, non abbiamo parlato molto delle nostre esperienze, ecco…
Sasuke non lo guardò. La sua pelle era davvero bianca, sembrava marmo, la gola in particolare. – L’altra volta ho visto sul pc alcuni hentai che avevi visto, si chiamano così, no, hentai?
Naruto sbarrò la bocca, esterrefatto. – Scusa, tu cosa? Come ti sei permesso?
Si accigliò. – Perché?
-N-non puoi sbirciare i miei porno!
Sembrava seriamente non capire il motivo di quell’indignazione. – Scusa, non credevo ti offendesse. Usando il tuo computer ci sono capitato per sbaglio.
Naruto guardò verso il balcone, indeciso se prendere la rincorsa e suicidarsi. Sperava che Sasuke lo sbranasse in quel momento, perché voleva ardentemente sparire.
-Uhm, quindi ti ha turbato? – riuscì ad articolare. – Ho gusti di merda, lo so.
Sasuke accennò un sorriso. – No, sono i gusti che mi aspettavo da uno come te e ne sono sollevato. Ma sono solo fantasie, potresti mai fare sesso con cose del genere?
Naruto aveva l’espressione più confusa del mondo. – Intendi con… i mostri? Con gli alieni, i demoni e quella roba lì?
Sasuke esitò, poi annuì timidamente.
Questa è la conversazione sul sesso più strana che io abbia mai avuto.
-Non ne ho idea, voglio dire se fosse senza rischi che non sto vendendo la mia anima al demonio o che un alieno non mi sta ingravidando e morirò di una morte orrenda, insomma credo di sì? Non lo so, è una fantasia e basta. Maaaa questo riguarda Halloween? Perché se vuoi fare qualcosa di strano io ti appoggio in pieno – sussurrò sensuale, baciandogli un orecchio. – Sarò la tua cavia.
Lo sentì rabbrividire, ma non disse nulla. Dio, cosa doveva fare per farlo eccitare, mostrargli un topo morto, tagliarsi? Lo avrebbe fatto, ma voleva saltargli addosso, non ne poteva più.
-Perché ti piacciono certi film erotici?
Aggrottò le sopracciglia con un po’ di imbarazzo. – Non lo so. Deve esserci per forza un motivo? – replicò.
Sasuke scosse la testa. Sembrava in qualche modo… sollevato. – Lasciando da parte questo argomento, tu come ti senti?
Naruto lo guardò sbattendo le palpebre. – Io? Mi sento bene, perché?
-Nulla, solo che sei un po’ pallido. Avvertimi se non dovessi sentirti bene.
-Sto alla grande. Piuttosto, c’è una televisione qui? Sennò ho portato il pc, voglio fare una maratona di film horror!
Sasuke gli salì sopra. – Io ho un’idea migliore – disse, sorridendo. Gli occhi gli si erano di nuovo accesi di quel bagliore sinistro e aveva le pupille dilatate. – Se andassimo nel cimitero?
-Uhh, mi piace come ragioni. Non avrai paura, teme?
Lo vide ridacchiare e per un solo istante il suo aspetto gli apparve diverso, completamente diverso. I denti erano aguzzi, gli occhi neri avevano due gemelli sopra, senza cornea, il naso sembrava schiacciato. Fu un momento, quando chiuse di nuove le palpebre c’era il solito Sasuke, spettrale, ma umano.
Naruto lo guardò imbambolato, mentre l’altro alzava un sopracciglio perplesso. – Sicuro di stare bene?
Annuì frenetico. Il ragazzo si sollevò, dicendogli di cambiarsi che si andava a informare per il pranzo. Quando chiuse la porta, Naruto si accorse con orrore di essere eccitato.
Oh no no, non di nuovo.
 
 
 
 
-Cos’hai? – gli domandò Sasuke, abbassando la forchetta.
Erano in una sorta di sala da pranzo antica, arredata con mobili che sembravano essere stati rubati direttamente da qualche reggia europea. Anche lì affreschi dipinti che occupavano l’intero salone, ritraendo scene di banchetti. Ad inquietarlo era il bizzarro dettaglio dei commensali, che avevano teste di animali, uccelli, capre, scimmie, leoni.
Il tavolo apparecchiato per due era fin troppo grande, con una pesante tovaglia bordeaux che scendeva fino a terra. Il simpatico maggiordomo muto era ritto sull’entrata come una statua. Erano stati altri due domestici a servirgli da mangiare.
Quindi c’è qualcun altro qui dentro. Altri vampiri?
Mosse la forchetta svogliatamente nel piatto, avvertendo una leggera nausea. Sasuke stava mangiando una bistecca al sangue come sempre, leccandosi le labbra rosse con un gesto sensuale.
-No, niente, non ho molta fame – rispose.
Non era una bugia, improvvisamente era abbastanza nauseato e il cibo aveva un odore sgradevole. Però era più che altro di pessimo umore per il flash che aveva avuto prima in stanza su Sasuke.
Era già capitato quando era piccolo, vedeva alcune persone mostruose, ma non era spaventato, soltanto curioso. Solo che si era dimenticato di quella faccenda negli anni, aveva sempre detto che da piccolo era molto fantasioso, come ripeteva suo padre, erano il genere di ricordi che con il tempo si sbiadisce fino a sembrare quasi più un’invenzione della mente. Non erano mai immagini definite, li vedeva con la coda nell’occhio quando non guardava. Come la vicina di casa, che all’angolo del suo occhio sventolava ali scheletriche bianche e trascinava quattro braccia grassocce. Li disegnava divertito, perché erano persone generalmente gentili con lui e non ne aveva paura, li chiamava i Mostri della coda dell’occhio, perché non si facevano mai vedere da davanti. Sua madre rideva dei suoi disegni e si appassionava, chiedendogli perché secondo lui la vicina avesse quattro braccia.
Sono comode, puoi giocare ai videogiochi mentre fai i compiti! Rispondeva lui valutando il vantaggio incredibile della cosa. A volte con la coda dell’occhio anche sua madre sembrava diversa, più buia.
Ora però non era più un bambino e l’immagine che aveva visto non era né sfocata né tanto meno di lato. Sasuke non era un Mostro della coda nell’occhio, lui gli stava sopra, e aveva visto in modo nitidissimo quelle sembianze.
E se fosse stato un problema mentale? La verità è che stava lì a sentenziare sulle stranezze di Sasuke, ma lui non era da meno, a partire dai suoi gusti sessuali. Era bizzarro e lo sapeva, come quella notte con la tempesta. Sarebbe potuto rimanersene al calduccio da Sakura, ma non aveva resistito; il suo cane non aveva affatto paura dei tuoni, lui però non poteva rimanere dentro casa, aveva bisogno di stare in mezzo all’acquazzone e i fulmini, gli piaceva in un modo viscerale. Forse era attratto dalle cose spaventose e questo gli faceva avere delle visioni. Oppure Sasuke aveva ragione e fumare di tanto in tanto le canne gli aveva definitivamente fottuto il cervello.
Sollevò gli occhi azzurri su quelli neri di Sasuke. Si drizzò sulla sedia. – Sai non è giusto che tu abbia sbirciato i miei porno mentre io non sappia niente dei tuoi gusti. Tu che genere di porno guardi? E poi quando hai scoperto di essere gay? Non mi hai mai detto queste cose.
-Gay? – ripeté, pulendosi le labbra. – Mi definirei più pansessuale.
-Oh, non ne avevo idea. E la mia prima domanda?
Sasuke abbassò gli occhi sul piatto. – Sinceramente non lo so, non ho avuto molte esperienze. Mai con uno come te – aggiunse schiarendosi la gola imbarazzato.
-In che senso “uno come me”? Un maschio dici? Un biondo?
-Sì... un maschio diciamo.
Naruto lo soppesò e si rese conto meglio di quelle parole. – Ma perché non me lo hai detto? Se avessi saputo che era la tua prima volta…
Sasuke scosse la testa. – Non devi preoccuparti per questo, sul serio.
-Ma certo che mi preoccupo, stiamo insieme, no? Questa è una vacanza romantica e voglio renderla il più piacevole possibile per entrambi.
Stavolta Sasuke abbandonò la sua solita espressione impassibile per assumerne una molto più amareggiata.
 
 

Dopo il pranzo assolutamente squisito che avevano consumato, si erano ritirati sul portico a fumare. Sasuke aveva il suo portasigarette elegante, mentre Naruto teneva il suo pacchetto stropicciato mezzo vuoto. Ormai era routine per lui rubargli le sigarette e Sasuke si innervosiva sempre, ma non protestava più di tanto.
Cadeva una pioggerella delicata sul giardino incolto della villa, i bordi del portico sgocciolavano e l’odore di erba bagnata revitalizzava Naruto. La pioggia era nemica di molte persone, l’umidità acuiva il dolore di vecchi acciacchi, guastava il cibo, i libri e i capelli, ma Naruto tornava in vita. Sentiva sempre la tensione sciogliersi e il sangue scorrere più veloce, se poi si trasformava in una tempesta si esaltava e il suo corpo non riusciva a stare fermo.
Si accorse che Sasuke lo guardava, poggiato contro lo stipite con la sigaretta in mano. I capelli neri si erano arricciati sulle punte e gli davano un aspetto ancora più sbiadito. Erano in silenzio da un po’.
Naruto ciccò nel posacenere. – Che c’è?
-Sei stranamente silenzioso.
-Contemplavo la pioggia. Adoro questo tempo.
Sasuke sorrideva di qualcosa che sembrava sapere solo lui. – Lo so. Piace anche a me. Sapevo che avrebbe piovuto, ci speravo. Ti dispiace?
Scrollò le spalle. – Mi piace il bel tempo, ma il mio corpo sembra preferire la pioggia – e dicendolo scrocchiò il collo e si stiracchiò.
Fece a Sasuke segno di sederglisi sulle gambe, ma l’altro gli lanciò un’occhiataccia. Andò invece a sedersi sulla vecchia sedia in ferro battuto accanto a quella di Naruto.
-Hai mai avuto paura delle tempeste da piccolo?
-Mai – rispose Naruto a una velocità anormale. Ridacchiò. – Ero un bambino turbolento, figuriamoci se tuoni e fulmini potevano spaventarmi invece che eccitarmi.
Spense la sigaretta nel posacenere umido la guardò sfrigolare appena. Un raggio di sole insistente riuscì a penetrare la coltre di nuvole, ma venne subito scacciato. Pioviccicava ovunque, il rumore era quasi musicale, come di tanti applausi.
-E tu? Di cos’avevi paura da bambino?
Sasuke ci rifletté per qualche attimo, serio. – Non lo so. Suppongo di… non esistere.
Naruto lo guardò stralunato. – Ma che paura è? Che genere di bambino eri? – domandò perplesso.
-Un bambino tetro – rispose con un sorriso pericoloso.
Fa di nuovo quella faccia inquietante, però è così sexy comunque.
Si alzò lui dalla sedia e si sedette sulle gambe di Sasuke. Questo diede un altro tiro alla sigaretta e poi lo baciò. Naruto avvertì il fumo passargli fra le labbra e qualcosa di affilato che gli graffiava appena la bocca. Si tirò indietro e strizzò gli occhi quando vide i denti aguzzi di Sasuke.
-Naruto?
-Hai sempre, uhm, avuto questi denti?
Quello sembrò allarmarsi. – Cosa?
Quando guardò meglio si accorse che la sua bocca non aveva niente di strano. Gliela aprì con due dita controllando, mentre Sasuke lo fissava sconvolto.
-Gosa sdai fagendo.
-Mmh, Sasuke tu sei un vampiro?
Si leccò le labbra libere, diede un ultimo tiro e spense la sigaretta. – Se lo fossi ti avrei azzannato una mano. Le tue dita sanno di tabacco.
-Lo sei o no?
Gli avvolse le braccia dietro la schiena. – E se lo fossi? Avresti paura?
Il tono voleva essere spiritoso, ma Naruto colse una sottile tensione dietro le sue parole. – Naaaa, se avessi voluto mangiarmi lo avresti già fatto. E poi non hai la grazia dei vampiri.
-A bere il tuo sangue contrarrei la gonorrea come minimo.
-Non sei gentile.
Si sporse e gli morsicchiò il collo. Naruto rabbrividì e fu certo di sentire nuovamente dei denti stranamente affilati. Sasuke però non gli fece male.
-Teme, hai intenzione di stuzzicarmi tutto il giorno a vuoto?
-No – disse e poggiò la testa contro il suo petto, socchiudendo gli occhi. – Temo che per te non sarà una serata… piacevole.
Naruto lo guardò confuso. – Dissento e mi dissocio da quest’ultima affermazione.
Sasuke teneva lo sguardo basso. – Ma non posso più rimandarlo – sussurrò.
-Cosa? No, Sasuke se non ne hai voglia non c’è niente, niente che ti obbliga a venire a letto con me. Te lo giuro, io scherzo, ma sono una persona mooolto paziente.
Quello si tirò indietro contro il sedile e poggiò il mento sulla mano, accennando un sorriso. – Non direi che lo sei.
-Lo sono per le cose importanti – rispose imbronciato. – Siamo due persone adulte, non dobbiamo fare niente che non vogliamo. Possiamo anche solo vedere film horror.
Si rendeva conto che l’umore di Sasuke non stava migliorando molto. Sembrava preoccupato e Naruto dal canto suo non era così in forma. Continuava a sentire un po’ di nausea e la pelle gli pizzicava, anche se la pioggia lo aveva risollevato un pochino.
-Dico sul serio, anch’io non mi sento benissimo, sarà l’umidità.
Gli occhi neri si contrassero. – Cosa senti? Devi sederti?
-Ehm, sono seduto. Sto benissimo, è solo un po’ di nausea.
Sasuke si sporse. – Voglio venirci a letto con te, sappilo.
Naruto s’imbarazzò appena, non voleva dare a vedere che ci era rimasto un pochino male per la frase di prima. – Sono felice che una volta tanto concordiamo su qualcosa. Cioè non sull’andare a letto con me, io non voglio andare a letto con me, voglio andare a letto con te.
-Potrei non piacerti – commentò Sasuke secco.
Naruto si concesse una fragorosa risata. – Il mio sogno è vendere lampadari.
-Cosa?
-Credevo stessimo giocando a chi la spara più grossa.
Ora si era infastidito, ma cercava di non diventare lamentoso. – Sono serio – disse, poi scosse la testa. – Lasciamo perdere.
-Sasuke io sono pazzo di te, non so da dove ti esca quest’insicurezza ma ti prego, non costringermi a sottolineare di nuovo quanto tu sia fantasmagorico, poi sembro scemo e tu ti monti la testa.
Sembrava che la pioggia si fosse fermata. Naruto si sentiva sempre meno bene e sapeva di iniziare ad avere un aspetto malaticcio. Cazzo, non mi sarò preso qualcosa proprio stasera? Dio, mi ammazzo. Mi imbottisco di medicine, voglio fare sesso.
-Non credo che stasera andrà come pensi – mormorò. – Ma non perché non voglia farlo, non pensare questo.
Naruto alzò le braccia, nascondendo la delusione. – Abbiamo tutto il tempo. Ma non è detto che non cambierai idea stanotte – lo stuzzicò. – Di notte sei sempre più passionale.
-Vorrei andasse come dici tu.
 
 

Naruto non aveva idea del perché si dovesse avere un cimitero sul retro della casa, ma trovò eccitante entrarci. La sera era fredda e pungente anche col giaccone, la nebbia si era adagiata fra le lapidi come nel peggiore dei film horror e a ogni parola uscivano nuvolette di condensa.
-Non avevo paura – stava obbiettando Naruto.
Sasuke rise. – Invece sì, te la stavi facendo addosso quella volta!
Forse era la presenza rassicurante del suo compagno o la sua normale predisposizione ad adorare luoghi spettrali e abbandonati, ma girare per le lapidi si stava rivelando rilassante. Il cielo era grigio e scuro nella notte, aveva smesso di piovere ma prometteva una tempesta non da poco.
-Mary Sibley – commentò, leggendo una delle lapidi che recava un disegno invece di una foto.
Sasuke si chinò con lui a osservarla. – Chi era secondo te?
-Mmh, una donna altolocata, ma zoppa. È morta per amore, ovvero per proteggere un pezzo di pizza.
L’altro alzò gli occhi al cielo. – Per me invece era orrenda, per questo non hanno messo la sua foto.
-Non è una cosa molto carina da dire su una persona morta.
-Tu hai detto che è morta per un pezzo di pizza. E comunque io non seguo i normali canoni di bellezza, non mi dispiacciono le persone che la società considera… mostruose.
Naruto aggrottò le sopracciglia, poi gli prese il mento fra le dita, sorridendo. – Allora perché stai con me, che sono bellissimo?
Sasuke guardò le labbra del suo ragazzo con un’espressione languida. – Immagino tu sia un’eccezione.
Naruto lo baciò, fece per socchiudere gli occhi, ma di nuovo si ritrovò osservato da quattro occhi sul viso di Sasuke. Quattro occhi sottili completamente neri che lo fissavano.
-Cosa c’è? – chiese, scoprendo i denti appuntiti.
Si prese qualche secondo per osservare quel viso come se fosse in un sogno o in un incubo. La pelle era fredda e liscia come quella di un serpente, aveva vicino all’attaccatura delle orecchie a punta alcune scaglie sollevate. I canini erano ricurvi e appuntiti, la lingua biforcuta sulla punta.
Non aveva idea di che cosa stesse accadendo, ma si ritrovò a tenere gli occhi sbarrati, come se stesse guardando lo scenario di un incidente. Più dettagli riusciva a cogliere e più gli montava nel petto un contorto orrore di cui non riusciva a fare a meno.
Sasuke sembrò accorgersi dell’ammutolita contemplazione dell’altro, perché gli sfiorò le guance con le mani artigliate.
-Naruto?
L’immagine non spariva. Il suo volto manteneva alcuni degli stessi lineamenti, ma era mostruoso, con quel naso spesso, quei quattro occhi perplessi e quelle fauci spaventosamente grandi.
Si riscosse e lanciò un mezzo grido, spingendolo indietro con forza. Sasuke non cadde, ma barcollò contro la lapide. Aveva il suo consueto aspetto nuovamente, ma l’espressione sembrava allarmata e ferita.
Naruto si allontanò il più velocemente possibile fra le lapidi, ignorando l’altro che lo chiamava.
Sasuke non lo seguì, stordito da quel brusco rifiuto e rimase imbambolato fra le lapidi a guardare la nebbia. Le temperature fredde gli solleticavano la coda, ma non aiutavano con il gelo che sentiva dentro. Non riusciva a muoversi e soltanto il suono del suo telefono lo riscosse. Lo prese dalla tasca lentamente, guardando con ansia il nome sopra. Aveva scelto un posto senza campo perché sapeva che Naruto non si sarebbe mai preso la briga di chiedere la password per il wi-fi, era troppo pigro; ma era stato disattento, se il telefono avesse suonato prima Naruto lo avrebbe scoperto.
Probabilmente lo aveva già scoperto.
Rispose al telefono senza neanche salutare. – Ho tutto sotto controllo – disse solo a denti stretti. – Mi occupo io di lui e io soltanto. Non mandare nessuno.

 
   
 
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