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Autore: Tenue    02/11/2019    2 recensioni
[Taekook] [AU]
Taehyung si ritrova in cura in una clinica psichiatrica a causa della sua eccessiva empatia, che lo porta ad immedesimarsi fin troppo in ogni persona gli stia accanto, specie nei momenti peggiori. Proprio per questa sua caratteristica che non riesce a controllare, cerca di stare il più solo possibile e soprattutto chiede esplicitamente di non avere compagni di stanza. Tuttavia un giorno si ritrova in camera un ragazzo che non riesce a parlare a causa di qualcosa che lo blocca e i medici vogliono che sia proprio Taehyung, vista la sua bravura nel comprendere le persone, ad aiutarli a capire cosa c'è che non va.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Jungkook lo sentiva nella bocca il sapore del sangue, e poi anche giù per la gola. Come se avesse mandato giù del ferro liquido; o almeno, quella era la sensazione. Ad ogni modo, non era del tutto certo di sentirla realmente.
Il sangue era ovunque, era schizzato sulle pareti  ed era anche sul pavimento,  senza contare la quantità di mani che ne erano ricoperte. Le persone nella stanza non stavano nemmeno urlando, Jungkook non era sicuro di cosa stessero dicendo, ma riusciva solo a chiedersi se il sapore che aveva in bocca fosse reale oppure no.
Anche Taehyung, a modo suo, aveva un odore simile. Jungkook non era sicuro del perché gli fosse venuto in mente quel dettaglio proprio in quel momento lì.
Ognuno ha un odore specifico, aveva detto Namjoon nella saletta ricreativa qualche giorno fa, poi Tae aveva commentato il fatto che Namjoon avesse odore più dolce e Jungkook invece odorasse di limoni.
“E io di cosa odoro?” Quando Tae glie lo aveva chiesto Jungkook si era sorpreso di quanto in fretta avrebbe saputo rispondergli; aveva preso il quaderno e aveva scritto “Hai un odore metallico. Come il sangue.” e Tae non aveva capito.
Non che ci fosse nulla da capire, l’odore sul corpo di Tae gli sembrava quello e basta. In verità, quello che Jungkook non capiva era come facesse a conoscere Tae se si trovava ancora nella sua vecchia scuola. Alzò lo sguardo, e riconobbe il bagno al terzo piano; aprì la bocca e le sue labbra si mossero staccandosi tra loro e riavvicinandosi, si aspettava di sentire il suono delle sue parole che però non venne fuori.
Ora il sapore del sangue di sicuro non c’era più, era scivolato tutto nel suo stomaco, per l’esofago. Nella sua pancia c’era un enorme palla di ferro che pesava da morire e schiacciava tutti gli organi sotto di sé.
Avrebbe urlato; se solo avesse avuto qualcosa in bocca, ma non era rimasto nulla, non c’era più niente.
Non c’era neanche più la stanza e le mani coperte di sangue, spariti insieme alla voce, e Jungkook si svegliò con il respiro bloccato in gola.
 
 
Namjoon si strinse nella felpa e inspirò forte, pregando che il vento smettesse presto di soffiargli in faccia. Tae e Jungkook aspettavano accanto a lui l’arrivo degli altri ragazzi nel cortile, ma a differenza sua erano vestiti abbastanza bene da non soffrire il freddo.
–Namjoon, sei un idiota.- sospirò Tae cedendogli la sciarpa che Jungkook gli aveva lanciato addosso prima di uscire dalla camera –Sapevi che saremmo usciti oggi, potevi almeno prendere una felpa più pesante.-
Namjoon alzò gli occhi al cielo e si avvolse malamente la sciarpa attorno al collo, ricacciando poi le mani in tasca –Sta zitto.-
Cominciarono a bisticciare, quando dalla porta che dava sul cortile interno, dove stavano aspettando insieme a qualche altro ragazzo, non comparvero altri due ragazzi e Yoongi.
-Bene ci siamo tutti!- Affermò raggiante Hoseok facendo sobbalzare Tae quando gli comparve davanti senza preavviso –Possiamo avviarci.-
Yoongi si stiracchiò, visibilmente stanco, e cominciò a camminare davanti a tutti gli altri. –Il lunedì pomeriggio non facciamo mai nulla di solito, che stiamo andando a fare?-
Hoseok gli si avvicinò –Facciamo due ore di terapia occupazionale.-
Restando fermo con la testa, Yoongi fece scivolare lo sguardo sull’infermiere –Cosa di preciso?-
-Il dottor Park ha pensato al disegno.- rispose e Yoongi rise sarcastico –Bhe, bene, almeno non facciamo cucito come l’altra volta.-
-A me piaceva il cucito.- commentò Tae che era sbucato alle sue spalle.
-Sul serio?- Alzò un sopracciglio, poi Tae si girò verso Hoseok –Le aule da disegno non sono…-
-Nell’ala vecchia, sì.- rispose Hoseok –So che non è bellissimo come edificio, ma le aule sono ancora lì.- spiegò alzando le spalle –Sentite ragazzi, so che siete pochi e che siete tra i più tranquilli, ma cercate di stare buoni. Oggi ci sono solo io con voi, perciò cercate di venirmi incontro.- Si bloccò solo un istante per guardare bene in faccia i ragazzi che lo seguivano –Sono abbastanza sicuro di potermi fidare di voi, ma vi ricordo in ogni caso che chi infrange le regole non ottiene nulla se non i giorni in isolamento.-
 
L’entrata principale dell’ala vecchia era sbarrata da assi di legno e coperta di edera. In realtà gran parte della parte centrale di quell’edificio pareva inaccessibile e per questo Hoseok aveva portato la decina di ragazzini che lo seguiva sul retro. Dietro a quell’edificio non c’era molto, ma Tae era fermo a guardare in lontananza l’altissimo muro, che li separava dal mondo esterno,  anche se da quella parte c’erano probabilmente solo dei campi e forse qualche vecchia casa di periferia. Quella mattina non aveva messo gli occhiali e non vedeva granchè bene, ma non poteva fare a meno di chiedersi quante telecamere ci fossero o se in cima al muro avessero messo il filo spinato. Si destò dai suoi pensieri quando vide i suoi compagni avanzare verso la porta sul retro, verniciata di bianco e quasi nascosta tra gli alberi; aperta quella si ritrovarono in un piccolo atrio, con un locale infermiere a sinistra con solo due persone dentro, e davanti a loro si apriva un enorme corridoio altissimo con porte su entrambi i lati.
-Muovetevi ragazzi, e non fare troppo rumore. Ci sono altre persone nelle stanze che fanno terapia!- Alzò la voce Hoseok, mentre i ragazzi cominciavano a correre per il corridoio ridendo e facendo rimbombare le voci sui muri –Ragazzi! L’aula è questa, forza, dentro tutti.- Disse, fermo davanti ad una delle alte porte dalla scrostata pittura verde acqua.
La stanza era piuttosto grande e ricordava in tutto e per tutto un aula scolastica. Jungkook si bloccò un attimo all’uscio con gli occhi sbarrati, e Tae dietro di lui, che credeva semplicemente che il moro non sapesse dove sedersi, lo spinse in avanti –Andiamo vicino alla finestra, Jungkook!.-
 
Pochi minuti dopo avevano sistemato l’aula unendo più banchi insieme e sedendosi tutti attorno ad un'unica bancata, Hoseok passava curioso attorno a loro mentre tutti avevano preso dei fogli e ci disegnavano sopra cose più o meno elaborate.
-Molto bene ragazzi, esprimete le vostre emozioni attraverso il disegno!- cinguettò allegro l’infermiere passando dietro di loro -Potete disegnare qualunque cosa vi passi per la t…- si bloccò di fronte al banco di Yoongi –Yoongi non… non necessario esprimere proprio tutto quello che vi passa per la testa, okay?-
Il ragazzo alzò le spalle continuando a calcare il pennarello nero contro il foglio di carta, definendo una figura scura in procinto di staccare la testa ad un’altra. Namjoon si sporse dal suo posto per osservare il suo disegno e sbuffò una risata –Davvero adorabile Yoongi-hyung. Ma se vuoi uscire di qui ti conviene dare ai medici ciò che vogliono.-
Yoongi lo guardò scocciato e Namjoon si alzò dalla sedia e gli si mise accanto, poggiandogli un braccio sulle spalle.
-Kim Namjoon, siediti.- Disse Hoseok guardandolo con aria attenta–Se devi alzarti per qualche motivo me lo puoi chiedere.-
Namjoon alzò le mani –Do solo un paio di consigli sul piano tecnico- poi poggiò di nuovo la mano sulla spalla del compagno –Posso?-
-Okay.- Concesse l’infermiere, e Namjoon si abbassò di più per parlare a Yoongi nell’orecchio.
-Questi disegni vengono passati tutti agli psicologi, cosa credi. Cerca di assecondarli invece che dargli un valido motivo per tenerti qui.-
Yoongi si allungò sul tavolo per afferrare il pennarello rosso di Tae, seduto dalla parte opposta della bancata –Questo mi fa stare meglio.-
-Ti fa stare meglio rappresentarti mentre stacchi la testa a qualcuno?-
-Sì.- si bloccò Yoongi e lo guardò in viso –È terapeutico esprimere qualcosa come… l’assunzione del controllo su qualcuno. Mi fa stare meglio.- Ribadì –E a te invece? Che cosa ti fa stare meglio, Namjoon?-
Namjoon gli si allontanò di botto, sbattendo contro la sua stessa sedia.
-Cosa succede lì?-
-Niente.- mormorò Namjoon osservando Yoongi con gli occhi spalancati –Non ho niente.-
Hoseok incrociò le braccia al petto, la sua solita aria calma era sparita e Tae capì che il comportamento di Namjoon lo stava facendo mettere in allerta. –Namjoon, se cominci a diventare agitato dovremmo farti cambiare reparto.-
Il ragazzo si sedette e alzò nuovamente la calma –Sono calmo.- Disse, ma Tae si congelò sul posto. Aveva già visto Namjoon così, ma si convinse che forse stava solo ingigantendo la cosa nella sua testa.
 
Uno dei loro compagni stava distrattamente scarabocchiando alberi sul suo foglio e ad un certo punto parlò –Avete sentito di quel tizio che è arrivato qui sta mattina?-
Tae alzò gli occhi e scosse la testa. Neanche Jungkook,Yoongi e Namjoon sapevano di chi parlasse –C’è uno nuovo? Del nostro reparto?-
-Hanno detto che era uno del nostro gruppo inizialmente, sì. È arrivato mentre voi eravate a lezione. Io ero in infermeria e ne ho sentito parlare.-
Tae si sporse verso di lui –E adesso dov’è?-
Lui si sporse di più e tutti gli altri gli si avvicinarono –Ha dato di matto praticamente subito e lo hanno mandato in isolamento. Ha fatto… non lo so, un casino e sentivo urlare fino in infermeria.-
-Dici sul serio?-
-Sì, e i medici hanno detto tipo “non lo possiamo mandare con quelli, deve cambiare reparto” O “questo è da ricovero sul serio”. Ha fatto un casino assurdo e credo abbia rotto un bel po’ roba.- disse ridacchiando –Ed è forte! Dicono che ci siano voluti quattro infermieri per afferrarlo… e ne ha feriti due! Forse è per stargli dietro… che oggi c’è carenza di personale.- Indicò con un cenno della testa la figura di Hoseok.
Poi e riprese a disegnare –Allora hanno detto che lo tengono in isolamento due giorni per quello che ha fatto poi lo mandano di là a farsi curare. Comunque, è passato in infermeria prima di andare in isolamento e l’ho visto. Cristo, ha una cicatrice orribile sulla guancia! E non da sta mattina, eh. E una cicatrice già bella che rimarginata. Comunque, era orribile.-
Tae sentì il rumore di qualcosa spezzarsi e girando il viso notò Jungkook con lo sguardo perso nel vuoto e un pastello spezzato in due tra le mani –Jungkook stai bene?-
-Okay ragazzi, pausa!- urlò Hoseok –In corridoio, forza!-
 
Appena fuori dall’aula Tae si sentì tirare per la manica della felpa.
-Andiamo, Tae!-
-Namjoon aspetta! Sei impazzito? C’è Hoseok lì che…-
-Non preoccuparti, c’è uno che ci sta coprendo, quindi andiamo.-
-Chi?-
-Minho, il ragazzo con cui parlavi prima. Gli ho promesso la bellezza di cinque sigarette, perciò adesso vieni!- Ripetè spingendolo per il corridoio. Circa dall’altra parte dell’edificio, c’era una sorta di stretto corridoio con finestre su entrambi i lati; ad ogni passo spostavano un po’ di macerie e alzavano della polvere, che andava diradandosi silenziosa attorno ai loro corpi, le finestre erano quasi tutte intatte, ma coperte di un consistente strato di sporcizia, attraverso il quale si riuscivano a vedere a malapena le piante e gli arbusti selvaggi che erano cresciuti attorno a quelle vecchie mura.
Alla fine del corridoio c’era una sola porta; Namjoon tirò fuori dalla tasca la chiave e la infilò nella serratura, facendola scattare. La porta si aprì con un debole cigolio ed entrambi entrarono nella stanza, camminando lentamente.
Tae spalancò gli occhi, ricordandosi dell’unica volta che era stato lì mesi fa, quando ancora l’edifico era del tutto in uso. Namjoon aprì le braccia – È ancora qui.-
Davanti a loro si apriva quella che ricordavano essere una vecchia serra, ormai totalmente incustodita. Si mossero piano in avanti, facendo strusciare sotto i loro piedi alcune foglie secche, superando pochi gradini in pietra e arrivando vicino a delle vasche contenenti dell’acqua scura coperta di alghe e foglie, e diverse file di banconi ricoperti di piante di vario genere; la polvere dispersa nell’aria sembrava sfocare tutto ciò che vedevano, rendendo l’ambiente quasi surreale.
Ogni tipo di pianta si era fatta strada ovunque, crescendo anche lungo gran parte del pavimento, ma erano cresciute anche al di fuori delle piccola serra, arrampicandosi sulle ampie vetrate che costituivano i muri e il tetto, rendendo la luce che filtrava di un verde acceso.
-Namjoon tu mi hai portato…-
-Sì. Quell’unica volta che ci siamo stati con la classe ci siamo divertiti un sacco, ti ricordi?- Disse avvicinandosi a lui –Era un periodo terribile, ma quel giorno era stato… diverso. Era come se avessi dimenticato tutto in un colpo e fossimo solo… dei ragazzini. Io tendo a legarmi molto ai luoghi, sai. E alla loro atmosfera, per questo ci sono volte in cui sento di dover andare in determinati posti per calmarmi. Questo istituto mi sta soffocando e vorrei solo tornare nei luoghi che conosco, vorrei tornare a casa, ma non posso e questo posto credo sia la cosa più simile a qualcosa del genere a cui potessi pensare... Mi piace questo posto. Mi piace e me lo hanno portato via, insieme a molte altre cose. Tae, io sono stanco delle persone che decidono per me, cosa posso o non posso fare, dove posso o non posso andare.-
-Namjoon...-
-Voglio solo… poter girare senza che qualcuno mi sorvegli e che… commenti ogni cosa che faccio con un “questo atteggiamento è tipico per uno nella sua condizione”.-
-Namjoon.-
-Voglio solo uscire, Tae. O almeno fare quello che voglio.-
-Quindi tu non… non uscirai?-
Namjoon gli rispose con gli occhi lucidi –No… Ho solo… interpretato tutto male, mi sono fatto prendere dalle emozioni e non… non ho capito.-
-Namjoon mi dispiace…-
-Sono stato uno stupido! Ero migliorato un po’ e ho creduto che bastasse a uscire, e ora non ho più… controllo su me stesso.- fece, affondando il viso tra le mani.
-Non importa, davvero. Non hai cancellato il tuo miglioramento, hai solo… avuto una delusione e ti sei preso un po’ male. Ma ce la puoi fare, ti conosco e so che se ti aggrappi a ciò che ti fa stare bene guarirai.-
Namjoon staccò le mani dal viso e lo guardò –E tu Tae?-
-Io non ho la necessità di uscire presto.- commentò con un sorriso triste –Ho una sensibilità troppo intensa per il mondo esterno…-
-Cazzate!- sbottò l’altro, facendo sobbalzare Tae –Quando ti deciderai ad affrontare il vero problema, Tae! Non è la tua empatia il tuo disturbo, altrimenti saresti un idiota a restare in questo posto! Tu lo sai qual è il problema ma continui ad evitarlo con tutti, persino con te stesso!-
In quel momento un rumore improvviso li fece voltare di scatto verso la porta ma sospirarono entrambi quando si accorsero che si trattava di Jungkook, che evidentemente li aveva seguiti fino a lì.
-Vi lascio soli. Io torno in classe.- borbottò Namjoon incamminandosi e facendo cenno con la mano di saluto.
-Namjoon, aspetta...-
Tae sospirò e si prese la testa fra le mani, emettendo un flebile lamento; Jungkook gli si avvicinò e rimase accanto a lui aspettando che si rialzasse. Poco dopo Tae si rimise dritto e cercò di levarsi di dosso l’orribile sensazione che gli avevano procurato le parole dell’amico.
Jungkook aspettava un suo segno, un gesto che gli facesse capire che stava bene, ma Tae non riusciva a liberarsi della pesantezza della conversazione.
-Cazzo!- Sbottò all’improvviso, facendo spalancare gli occhi al ragazzo più piccolo, che però non si mosse.
Tae puntò gli occhi in quelli neri di Jungkook ed ebbe la sensazione che gli stesse chiedendo di sfogarsi con lui. A quel punto si sentì un po’ più sicuro, sapeva di poter parlare liberamente con lui.
-Jungkook io non posso più gestirlo. Non voglio più gestirlo, è più grande di me io non… posso gestire tutte queste emozioni.- mormorò cercando di restare dritto e ignorando tutte le volte che sentiva li occhi bruciare e una crisi di pianto imminente -Persino le emozioni piacevoli diventano… troppo forti, già quelle sono… insopportabili a volte, ma quelle negative sono…- Tae si abbassò e si sforzò di respirare. Quando sentì che riusciva a parlare di nuovo alzò lo sguardo verso l’altro ragazzo –Devastanti.-
Le gambe gli cedettero e lui dovette mettersi seduto, Jungkook si inginocchiò accanto a lui mettendogli una mano sulla spalla e cercando di capire come fare per aiutarlo.
-Io sono bravo nell’aiutare gli altri, lo giuro.- Disse asciugandosi una singola lacrima che gli era scesa lungo la guancia –È praticamente… l’unica cosa in cui sono bravo. Insomma, a parte quello io non sono buono a fare nulla… a quanto pare sono un fallimento su tutti i fronti.- disse, sbuffando una risata nervosa, per poi voltarsi verso Jungkook –Sono egoista, ho scelto di aiutarti, all’inizio, solo perché sentivo il dovere di farlo, lo faccio sempre… perché sento che è l’unica cosa che devo fare per meritare quello che ho di buono nella vita. All’inizio l’ho fatto solo per quello, per dovere, perché sentivo il bisogno e il dovere di farlo, perché è la mia unica ragione di vita. E forse il motivo per cui mi è stata donata questa empatia incontrollabile.-
Jungkook si strinse di più a lui, respirando pesantemente e sentendo il bisogno fisico di stargli più vicino possibile –Poi è cambiato qualcosa e la voce che mi imponeva di aiutarti si era affievolita, perché ho iniziato a sentire il desiderio sincero di aiutarti. Ho cominciato a volerti bene e a voler sinceramente fare qualcosa per te. Poi ho iniziato ad esserne felice, ad essere davvero felice quando ti facevo stare meglio e ho sentito la voglia di dare tutto me stesso per te.- Inspirò, guardando il vuoto –Eppure, se non riesco nemmeno ad aiutare me stesso con il mio… problema… che è insignificante paragonato al tuo… come pretendo di aiutarti?-
Jungkook allora si sporse verso il suo viso, poggiò piano le dita fredde sulla sua guancia e rimase lì per un attimo. Negli occhi di Tae vide riflessa una scintilla improvvisa e fugace, un idea che lo aveva sfiorato solo per un secondo. Jungkook lo aveva letto chiaramente il suo desiderio, col tempo anche lui era diventato in grado di capire di cosa avesse bisogno semplicemente guardandolo negli occhi. Perché la verità che Jungkook aveva compreso era che nemmeno Tae parlava, o meglio, non esprimeva tutto ciò che provava e spettava a lui capirlo senza che dicesse nulla.
Jungkook lo aveva letto, aveva capito subito ciò di cui aveva un disperato bisogno, ma sapeva che Tae non glie lo avrebbe mai chiesto apertamente.
Era rimasto lì a fissarlo, col viso leggermente inclinato e vicino al suo e a Jungkook non serviva altro. Si avvicinò timidamente e lo baciò piano, sulle labbra, all’inizio solo sfiorandole, poi prendendo coraggio e premendosi contro di lui. Tae rimase immobile, con gli occhi chiusi, dimenticandosi tutto per un attimo, sentendo solo le labbra di Jungkook sulle sue muoversi dolcemente e le sue mani accarezzarlo delicatamente.
Jungkook aprì timidamente le labbra e Taehyung lo imitò facendo scontare le loro lingue. Tae aveva un buon sapore, di caffè e Jungkook sarebbe rimasto ore a baciare la sua bocca e a sentire il suo sapore scivolare nella sua, ma dopo un po’ sentì una sensazione strana, come se percepisse una sorta di inquietudine improvvisa nel ragazzo che teneva tra le braccia e si staccò piano, non trattenendosi però dal dargli un altro veloce bacio sulla guancia; Tae restò con gli occhi chiusi mentre l’altro gli portava piano la testa contro al suo petto.
-Jungkook.- mormorò dopo un po’ –Io… credo di aver bisogno di aiuto.- disse, totalmente calmo, lasciandosi cullare tra le braccia di Jungkook, che lo sentì cominciare a tremare.
-Tae…-
Taehyung rimase immobile, aprendo gli occhi.
Le braccia di Jungkook attorno a lui si erano bloccate di colpo ed erano rigide, riuscì a sentire il suo battito cardiaco accelerare. Poteva aver sentito male. Poteva essere stato uno spiffero del vento, poteva essere stata qualsiasi cosa.
No, era stato lui. Ne era certo.
Alzò la testa e Jungkook era immobile di fronte a lui con gli occhi spalancati e il corpo completamente paralizzato. Jungkook aveva detto il suo nome.
Jungkook aveva parlato e Tae lo aveva sentito.
-Jungkook…- provò a parlare, con calma, ma Jungkook indietreggiò di colpo, alzandosi in piedi e tenendo le mani tremanti contro alla bocca.
-Jung…- provò di nuovo alzandosi in piedi, ma Jungkook aveva cominciato ad iperventilare mentre si teneva le mani premute sulla bocca. Le narici non bastavano a fare entrare l’ossigeno di cui aveva bisogno, lo sentiva chiaramente eppure le braccia gli smisero di tremare pur di tenere la bocca saldamente chiusa.
-Jungkook! Cazzo, respira!- Urlò Tae fiondandosi addosso a lui e staccandogli le mani con la forza. Jungkook si scostò di nuovo, rannicchiandosi e portando le mani alla gola graffiandosela leggermente.
-Cazzo! Jung…- la voce gli si bloccò in gola, voltandosi verso l’entrata delle serra –Cazzo! Cazzo! Il tempo! Dobbiamo tornare di là!-
Jungkook alzò la testa verso di lui e con un'espressione di terrore dipinta in volto si alzò da terra in meno di un secondo e cominciò a correre. Tae lo seguì, facendo la strada a ritroso di corsa e non appena capì di essere quasi arrivato sbatte contro Yoongi.
-Tae ma che… ho appena visto Jungkook fiondarsi in classe e stavo venendo a cercarti. Buon per voi che Hoseok fosse impegnato con quel tipo… Minho... Tae stai bene?-
Tae aveva il fiato corto e non riusciva a parlare. Doveva arrivare presto in classe ma non riusciva a muoversi.
-Cosa fate voi due fuori?-
Tae e Yoongi si congelarono sul posto.
-Vi avevo avvertiti, dovevate stare in classe finchè non fossi tornato.-
Tae deglutì a fatica e Yoongi sentì gelare la sua colonna vertebrale; pensò velocemente a tutto quello che sarebbe potuto succedere a causa di quella situazione, a cosa avrebbe potuto dire per minimizzare i danni, a cosa sarebbe stato meglio fare e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che doveva fare in modo che Tae non finisse nei casini.
Yoongi sapeva che Hoseok era una persona ragionevole e parlò – È stata colpa mia, ho portato fuori io Taehyung.-
Lo sguardo di Hoseok rimase invariato.
-Con la forza.- Aggiunse –Tae non centra niente.-
Tae lo guardò allibitò e Hoseok sospirò –Okay, Tae fila in classe, Yoongi chiamo qualcuno che ti porti di là.-
-Di là… di là dove?- A Tae tremava la voce.
-L’ho detto, o stavate fermi o buoni finchè non tornavo o c’era l’isolamento.-
Hoseok allungò il braccio verso Yoongi.
-Quanto tempo?- Sbottò Tae, pallido.
-Due giorni. Tae niente di che, ma sono le regole.-
Yoongi gli afferrò la felpa e gli si avvicinò per sussurrargli qualcosa all’orecchio. Hoseok li separò e li portò entrambi verso l’aula, fece entrare Tae per poi andare verso al banco della segreteria del edificio per usare il telefono che sembrava essere ancora in uso. Tae rimase sull’uscio della porta giusto per vedere Hoseok parlare brevemente con qualcuno e due minuti dopo due inservienti comparire dalla porta dove erano entrati loro all’inizio e portare via Yoongi.
Si girò verso la classe prima che Hoseok tornasse e si accorse che Jungkook e Namjoon non c’erano. Perse un battito, si guardò in giro cercando un segno dei due e si sforzò di non perdere la calma, cercando di pensare al meglio, magari Namjoon si era accorto dello stato di Jungkook e aveva fatto chiamare qualcuno per portarlo in infermeria; non appena si convinse che doveva per forza essere così gli tornarono alla mente le parole di Yoongi.
“Io mi faccio prendere per te, ma tu devi capire perché non parla.”
 
 
 
-Sei proprio strano tu.- commentò il ragazzo di fronte a lui. Jungkook alzò lo sguardo e tentò di parlare. Ci provò su serio, le labbra si muovevano e la sua lingua tentava di tirare fuori le parole dalla sua bocca, però non sentiva nulla. Il ragazzo seduto a terra comunque sembrava averlo capito lo stesso, probabilmente perché aveva letto il labiale.
-Dico che sei strano. Di cosa hai detto che odorava Tae?-
Jungkook mosse le labbra di nuovo “Di sangue. O comunque avevano un odore metallico.” Poi si fermò e parlò di nuovo poco dopo “Ma a dire il vero ora… mi accorgo che forse l’odore è quello del caffè.”
Il ragazzo scoppiò a ridere –Ma come si fa a confondere l’odore del sangue con quello del caffè!-
Jungkook alzò gli occhi al cielo “Non lo so. Mi era venuto in mente il sangue e basta.” E l’altro inclinò la testa di lato –Forse… era il contesto in cui ti trovavi che te lo ha fatto venire in mente. Magari è stato un lapsus: tu pensavi che sapesse di caffè ma poi qualcosa ti hai distratto e hai detto sangue.-
Jungkook ripensò al discorso in sala ricreativa con Namjoon e Taehyung  per cercare qualcosa che lo avesse fatto pensare al sangue e improvvisamente si ricordò di una cosa. Ripercorse mentalmente ogni dialogo, ogni parola pronunciata e scritta sul quaderno e a quel punto era ne era certo. A Taehyung aveva detto che sapeva di caffè.
Il ricordo era più vivido ogni volta che ci ripensava.
Taehyung lo guardava sorridente con mento poggiato sul palmo della mano e gli occhi brillanti per via della luce del sole che filtrava dalla finestra proprio sul suo viso, poi gli aveva chiesto “E io? Di che cosa so?”
Poi Jungkook aveva preso il quaderno e scritto “Sai di caffè.”
-Allora.- Jungkook rivolge lo sguardo verso il ragazzo seduto a terra –Cosa stava succedendo quanto tu hai risposto “sai di sangue”.
Jungkook corrugò la fronte. “Non l’ho detto” pensò, muovendo le labbra ma il ragazzo sembrava non credergli -Allora quando lo hai pensato. Cosa stava succedendo?-
Jungkook spalancò gli occhi e improvvisamente si ricordò del bagno e delle mani sporche di sangue. Lo aveva pensato! Proprio in quel bagno, con la palla di ferro nello stomaco e il rosso sulle pareti.
-Cosa stava succedendo in quel momento?- Jungkook guardò il ragazzo di fronte a lui ed era coperto di sangue. Aveva le guance rigate dalle lacrime nonostante la sue voce fosse assolutamente ferma nel fargli quella domanda.
-Già. Cosa stava succedendo?- Chiese una voce alle sue spalle. Jungkook impallidì e si bloccò. Sentì qualcosa di ruvido solleticargli il collo e afferrarlo piano alla gola. La presenza dietro di lui glie lo chiese ancora –Allora? Hai qualcosa da dire?-
Jungkook, col corpo scosso da violenti tremiti, si sforzò con tutto se stesso di muovere la testa, facendo segno di no.
Presto la sensazione al collo svanì, così come il ragazzo. Jungkook aprì gli occhi di scatto, trovando davanti a sé la stanza immersa nella penombra e cominciò a piangere silenziosamente con viso premuto sul cuscino.
  
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