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Autore: _Arias_    02/11/2019    0 recensioni
Ambientazione: dimora degli Hargreeves, 2002 (13 anni).
Quasi ogni sera Cinque e Klaus si ritrovano a passare insieme qualche ora sul tetto di casa osservando e commentando le notti stellate.
In questa giornata, una stella cadente cambierà radicalmente il loro rapporto presente e futuro.
[ Coppia: Cinque x Klaus ]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Esprimi un desiderio.



-Manip editata da me-

 

Tutti i membri di casa Hargreeves hanno un luogo dove trascorrere momenti di felicità, tristezza, rancore, pace ed armonia, un luogo dove sfogarsi e ritrovare sé stessi. Ognuno di loro ha un credo differente, se per il Numero Uno seguire le orme del padre e preferire l’aria aperta in cortile sotto l’ombra dell’albero maestro è l’idea migliore, per la Numero Sette restare chiusa nelle quattro mura della stanza con il prezioso violino e qualche libro di interesse ha un valore nettamente più alto. Perfino la rinominata madre dei pargoli ha un posto tutto suo, un posto che per tutti differisce e che non viene condiviso con nessun altro componente di questa famiglia allargata, legge fatta per essere infranta dalle menti più opposte della dimora: Cinque e Klaus.
Come fanno a preferire lo stesso luogo due caratteri come i loro è stato un mistero per entrambi fin quando, con qualche ragionamento solitario più evoluto, sono arrivati alla medesima conclusione, senza però condividerla l’un l’altro.
Sembra ormai un appuntamento, a giorni alterni il ritrovo è sempre allo stesso punto, nessun obbligo di frequenza, nonostante ciò non si azzardano a mancare a causa della stessa motivazione che li ferma nel cercare un luogo diverso pur di non doverlo condividere con un altro. L’orario è notturno, gli allenamenti giornalieri severi e faticosi possono invogliare al riposo ma di lamenti da parte dei due non ce ne sono mai stati, soprattutto perché senza la quiete del buio e la luce riflessa dalla Luna, non sarebbe stato lo stesso. Sgattaiolare dalle proprie stanze non è troppo facile, il rischio di qualche rumore che funge da spia porta tutti a non osare più del dovuto, tranne i due più ribelli che per vie traverse e differenti hanno trovato due modi per raggiungere il posto segreto, in realtà ben visibile a tutti ma mai usato: il tetto della casa, un piano vuoto e lineare in cui osservare la strada deserta dalle macchine al contrario del cielo affollato dalle stelle. Per Cinque è stato sempre facile raggiungere il ripiano grazie alla propria abilità, mentre Klaus si è dovuto ingegnare con l’inventiva di un arnese composto da corda e ferro capace di aggrapparsi al piano più alto e farlo salire tramite leva, rischiando una caduta micidiale, considerazione che il suo carattere evita di natura.

[…]

Anche in questa notte di Luna piena Cinque è il primo a farsi vivo, e se inizialmente stare solo in questi attimi di totale serenità era ciò che voleva, adesso sta ormai preferendo il casino che qualcuno come Klaus, inevitabilmente, porta sempre con sé. Ed è difficile trovare una risposta alla domanda “perché il più razionale della famiglia, nei suoi momenti intimi, vorrebbe avere accanto il ragazzo più sconsiderato di casa?” lui stesso fa fatica a stilare spiegazioni, proprio lui che è pragmatico e che per ogni cosa che fa sa dare cento perché, tutto il contrario del ragazzo che con fare goffo scavalca a fatica il bordo del tetto, entrando nella parte salva che è il pavimento solido sotto ai piedi. Lui non si preoccupa mai dei perché. Un primo sospiro da parte dell’improvvisato scalatore stanco dello sforzo subito, mentre dall’altro arriva il primo lamento, non vocale ma espressivo, il viso condivide il suo disappunto, colpa dell’eccessivo rumore che i passi del ragazzo hanno causato.
 

“Sei in ritardo.”
 

Chiaro segno di fastidio da Cinque, non che ci fosse un vero e proprio orario da rispettare ma l’attesa della sua venuta gli ha sempre dato quella noia che avrebbe voluto evitare, si odia per non riuscire a stare più da solo ora che ha scoperto quanto può essere migliore consumare un’ora a volta con lui in questo luogo che non ha nulla di troppo magico, ma che per entrambi è speciale.
 

“In ritardo?”
 

Una mano sul cuore, un’espressione sorpresa a bocca spalancata, più teatrale che veritiera, pronta a fare la sua entrata nella prossima già pensata battuta da recitare.
 

“La prossima volta, allora, non farò ritardo per prenderti questo.”
 

Dalla mano nascosta dietro la sua figura alza, rendendola visibile, una bottiglia di tequila ancora sigillata, il che vuol dire non appartenente al piano bar del padre, ciò spiega come Klaus non sia già in punizione data la severità delle regole e dei controlli assidui.
Entrambi condividono questo vizio, uno per l’ovvia liberazione dai poteri e dalle conseguenze psicologiche che gli causano e l’altro per calmare la sua mente che associata ad un ragazzo della sua età è troppo pensante ed iperattiva.
L’interesse si fa palese nel volto di Cinque, che fissa quella come se già gli appartenesse l’astinenza, ma come prova ad avvicinarsi ed appropriarsene il fratello sbruffone la fa sparire nascondendola di nuovo dietro al proprio corpo, come a difenderla.
 

“Ormai è mia! Non ne avrai neanche una goccia.”
 

È risaputo: Cinque non sarà il figlio più pacato, dati i suoi scatti d’ira, ma è di sicuro quello meno giocherellone, al contrario del fratello che gli si presenta davanti, pronto a scappare ad un primo passo in sua direzione. È effettivamente così, appena procede verso di lui questo si allontana con una risata bassa per non infastidire i dormienti, correndo dalla parte opposta con la bottiglia in grembo, stretta tra le braccia per evitare ogni suo possibile tentativo nel prenderla. Cinque non si sarebbe arreso facilmente neanche con l’assenza del potere ma avendo questa qualità, decide di barare e sfruttarla, teletrasportandosi al suo solito modo dietro di lui, afferrandolo come in un abbraccio violento, contatto unicamente voluto per rubare la bottiglia che, dopo qualche movimento brusco da parte di Klaus per liberarsi, lascia nelle mani del ladro. È quando il cervello di Cinque torna a ragionare senza la nebbia della rabbia e del desiderio che si accorge di quel corpo gracile tra le braccia, di come la pelle delle mani sia stata liscia a contatto, di come quella stoffa leggera del pigiama non sia abbastanza per coprire la morbidezza del suo corpo che seppur magro, ha forme. E nel momento esatto in cui ha un incontro ravvicinato con la sua nuca ed il suo sincero e perfetto sorriso lo lascia di scatto, quasi rimanendo fintamente disgustato da tale vicinanza, espressione che di risposta provoca una risata dall’altro rimasto a mani vuote. Il cuore accelerato, ricordi dell’esperienza appena vissuta che si visualizzano in flash nella mente del ragazzo che ora ha l’esigenza di bere per smettere di pensare a quel volto tanto vicino. Non ha mai contatti coi propri fratelli, ma ormai ha da tempo capito che ad ogni sfioramento con Klaus la motivazione per il battito violento non è l’inaspettato tocco ma il soggetto toccato, che però, al contrario suo, vive i sentimenti in maniera più semplice, convinto già del perché anche il proprio cuore abbia velocizzato i movimenti.
Aperta la bottiglia e messo in secondo piano l’accaduto che trova quasi imbarazzante, è il momento di fare festa. Un passo alla volta fino a raggiungere la fine del tetto e l’inizio del baratro, è poco dietro il bordo rialzato che si siede a terra, nel lato migliore della casa dove le stelle sono coperte solo dagli alberi, nessun lampione od oggetto elettronico a rovinare la bellezza della notte.
Il suo comportamento conosciuto lo porterebbe a proclamare vittoria, ma il pensiero delle proprie braccia occupate da quel corpo lo devia dalle usuali abitudini caratteriali, producendo un silenzio che viene di nuovo rotto dall’ultimo che ha parlato, presto seduto alla sua destra, pronto a ricevere la parte di liquore dovutagli.
Klaus torna a rilassarsi facilmente, il fastidio dei fantasmi pare scomparire ogni volta che si ritrova a partecipare all’evento “party sul terrazzo”, sarà la serenità data dal paesaggio o la presenza del suo fratello preferito od ancora, la fresca aria della sera, ma le anime sembrano andare in vacanza e lasciargli un minimo di respiro in cui divertirsi davvero ed essere sé stesso, non quel ragazzo che annega ogni giorno di più nell’alcol rubato e nelle droghe leggere che tiene in parte nascoste perfino agli stessi coetanei, quasi provando vergogna nell’aver raggiunto un tale livello di disperazione, sentendosi un fifone davanti a ciò che ha provato ad affrontare ma che non riesce a combattere e che sa già sarà la croce che si porterà dietro a vita.
E tra mille pensieri contrastanti, arriva l’unico degno di infantilità come è giusto che sia per dei tredicenni idonei a vivere nella spensieratezza ignorando l’esistenza della parte oscura del mondo e della vita, nella quale però ognuno di loro ne è sofferente, avendo già mille ostacoli tra i piedi che rendono questa adolescenza più simile all’Inferno.


“Guarda, sembrano i tentacoli di Ben! I Bentacoli!”


Il dito di Klaus puntato alle stelle prende subito l’attenzione del fratello che lo segue fino a notare gli allineamenti immaginari tra i punti luminosi, senza però crearne sagome. Cinque ha sempre ammirato la fantasia di Klaus, essendone privo si sente come compensato ogni volta che riceve un accorgimento simile, non è facile per lui capire cosa giri in quella mente che definisce “vuota” od al massimo “bacata” ma di una cosa che ne è certo: è degna di nota. Nonostante ciò, mantenere il proprio carattere intollerante ed apatico è la priorità, tanto che uno sbuffo si fa sentire nell’aria prima di dare una risposta che in molti definirebbero acida.


“Cresci, Klaus.”
 

Ma lui non sembra neanche ascoltarlo da quant’è preso dai disegni mentali proiettati sul cielo limpido, è qui che Cinque può approfittare del momento di distrazione per osservarlo meglio, non lo fa mai abbastanza in mezzo alla giornata, di occasioni senza apparire strano agli occhi di tutti sono davvero poche, perciò sfrutta l’attimo per accorgersi di quegli eleganti lineamenti del viso colpiti dai raggi lunari, che fanno diventare ancora più pallida quella pelle che sembra già porcellana da ammirare. È qui che si accorge di un particolare non notato dato l’ambiente in ombra: si è truccato. Forse solo delle sfumature nere sopra l’occhio, le ciglia più lunghe e folte, forse anche le labbra più rosee. Ma il punto più significativo è un altro: non ha sbavature. È ormai un anno buono che va avanti questa storia, Allison che convince suo fratello Klaus a farle da cavia per allenamenti sul make up che l’ultimo ha cominciato ad apprezzare e praticare da solo, ma ora che perfino il padre ha smesso di lamentarsene non trovando punizioni adeguate a cessare quello che trova come sintomo di poca virilità, si tiene spesso e volentieri questo colore che Cinque, su di lui e solo ed unicamente su di lui, trova affascinante. Ma una persona trasandata come Klaus, tendente alla pigrizia ed alle cattive maniere, non può non avere un trucco colato sugli zigomi per tutta la giornata, ma il miracolo vuole che questa sera sia perfettamente in ordine, come se si fosse impegnato moltissimo nell’aggiustarlo e fissarlo, il solo pensiero che possa aver messo devozione nel truccarsi per venire a questo incontro con lui in maniera perfetta, gli provoca le sensazioni di prima, che per evitare di peggiorare limita privandosi della vista, spostando gli occhi verso l’orizzonte, un punto sbagliato essendo il cielo protagonista dell’evento.
Klaus, distratto com’è, non si è accorto del repentino cambio di umore del ragazzo che gli è accanto, il quale è al momento fisso su un’espressione corrucciata, maledicendosi per quei pensieri che trova futili, soprattutto verso un proprio fratello, seppur abbia già l’esempio rampante di coppia felice basata sulla visione del Numero Uno e della Numero Tre sempre pronti ad un gioco di sguardi e qualche ammiccamento. Ma per loro è diverso, perché se quei due risultano palesi agli occhi di tutti, gli altri fratelli non potrebbero mai aspettarsi che tra due persone di morali contrari come Cinque e Klaus possa esserci del tenero, il che non è evidente neanche agli stessi, dove il massimo che fanno è dedicarsi ore come queste in intimità.
Cinque torna coi piedi per terra solo quando gli viene strappato l’alcol dalle mani e bevuto in parte dal ragazzo perfino più magro di sé. Dopo i sorsi scolati, abituato in fretta alla gradazione, rilascia la bottiglia in mezzo a loro, a disposizione di entrambi, esprimendo un verso dissetato totalmente teatrale.
 

“Bacio indiretto!”
 

Scherza ancora, Klaus, emozionandosi più per stupidaggini che per l’ambiente romantico creatosi, che loro rovinano costantemente a causa dei comportamenti da una parte infantili dall’altra troppo rigidi. Stavolta Cinque lo ignora, non trovando uno scambio di saliva qualcosa di importante, avendo la mente occupata su molto altro, qualcosa per cui dovrà trovare coraggio e non importa se un tipo come lui ne ha da vendere, perché quando si tratta di sentimenti e di dimostrazioni sa risultare incapace, l’umanità non è mai stata il suo forte. Vorrebbe arrivare subito al dunque e potrebbe essere, per una testa come quella di Klaus, la via migliore, ma non è così che decide di fare, essendo stato per troppo tempo in silenzio ha bisogno di sbloccarsi con un argomento casuale, che trova subito.


"Come è andato l’allenamento di oggi?”
 

Argomento forse noioso ma probabilmente tranquillo e banale, essendo abituati a certi trattamenti dal padre. Gli occhi di Klaus sono ormai puntati su quelli di Cinque il quale preferisce tenere la testa ferma verso la fine del tetto.
 

“Una rottura di palle! Il vecchio non ne ha mai abbastanza di torturarci, secondo me è un demone che si nutre dei dispiaceri di noi giovani ragazzi indifesi!”
 

Su un argomento serio non poteva non aspettarsi un po’ di ironia dal ragazzo sempre pieno di umorismo, ma dall’angolo degli occhi può accorgersi dei suoi, che nascondono più sofferenze di quanto lui stesso voglia ammettere, occhi tante volte deboli a causa del subire urla da anime in pena, occhi sempreverdi, preziosi come smeraldi e mai spenti, solo stanchi.
Apre la bocca per rispondere con indifferenza, ma viene bloccato da altre sue parole che col discorso di prima poco c’entrano.

 

“Comunque ho pensato… nostro padre nella sua vita ha proprio “dato i numeri”!”
 

È qui che Cinque si gira verso di lui col volto, mentre questo si tiene con mani prima la pancia per la colossale risata che ne viene fuori e poi la bocca, sapendo di non poter liberarsi del suono che avrebbe svegliato chiunque.
La battuta la ha capita al volo essendo abituato al suo continuo sarcasmo e sa che non fa ridere, ma sarà colpa di quella stupida ed adorabile risata da parte del clown degli Hargreeves che Cinque la trova divertente, tanto che per nascondere la sua approvazione è costretto a voltare la testa dalla parte opposta a lui e lasciarsi andare ad un sorriso sincero ed ampio, uno di quelli che lui non fa mai vedere, che tiene nascosti a chiunque, quasi vergognandosene da solo. Ma Klaus ormai lo sa, sa che Cinque farà sempre finta di non divertirsi mai con lui, ma che in realtà tante cose che dice le trova davvero degne di qualche risata, per cui gli va bene così ed anzi, dentro di sé, sapere di essere l’unico in famiglia capace di strappargli certe risate lo riempie di gioia, portandolo a proseguire.
 

“Avanti, lo sai che sono molto “spirito-so”!”
 

Ma non fa in tempo a rimettere le mani davanti alla bocca per soffocare la risata che è Cinque stesso che lo blocca, premendo il palmo della mano vicina sulle labbra di lui come a chiudergliele. Klaus, come contrattacco, va a leccare quella mano che al primo contatto con la saliva si ritira subito.
 

“Klaus! Che schifo! Sei un idiota!”
 

Non si è neanche reso conto di alzare la voce, ma lui è l’ultimo che correrebbe rischi, dato il potere capace di portarlo ovunque in un attimo senza lasciare traccia. L’altro rimane col suo sorriso considerato ebete e stupido mentre Cinque scuote la testa, pulendo la mano sulla propria divisa, non indossando ancora il pigiama. Sospira come esausto da queste sue uscite e torna a guardare il niente volendo trovare un modo per attutire questa allegria e cedergli ciò a cui pensa da giorni.
E proprio mentre sta per tagliare ogni argomento ed andare subito al sodo, si presenta di nuovo l’ostacolo dato dalla sua voce che già è pronta ad una nuova chiacchiera.
 

“Cinque!”
 

Riceve una forte pacca sulla spalla come richiamo, segue il suo sguardo fino al cielo, riuscendo a scorgere per un momento la motivazione di tale fretta: una stella cadente, poche se ne vedono, il periodo di maggiore frequenza è già passato. Entrambi incantati da quella fluttuante scia luminosa che perde in fretta ogni traccia visibile, ma che verrà ricordata nei cuori della gente che avrà alzato lo sguardo nell’esatto momento.
 

“Esprimiamo un desiderio.”
 

A questo che sembra più un ordine che un consiglio, Cinque risponde con una smorfia, convinto che credenze simili siano tutte scemenze inventate per qualche felicità che mai avverrà.
 

“Non siamo più bambini, ma ho come l’impressione che il tuo cervello si sia fermato ai cinque anni.”
 

Non riesce ad offenderlo, ogni volta che ci prova, come adesso, riceve da parte sua un grande sorriso come a sapere di star per fare qualcosa di stupido, che però trova fondamentale adesso. Senza il minimo avvertimento, per unire Cinque al credo, gli afferra di scatto la mano che però fugge via ancor prima di averla del tutto intrappolata.
 

“Che diamine fai?”
 

Espressione come scioccata mentre Klaus si giustifica, rivolgendogliene una ingenua.
 

“Volevo solo prenderti la mano e pregare insieme che il desiderio espresso avverrà, avanti! Non fare il noioso. Non giochi mai.”
 

Ed è qui che riprende la mano, stavolta gliela lascia ma senza minimamente ricambiare il gesto, la mantiene come molle nella sua, Klaus se lo fa bastare mentre sente ogni piccolo verso di protesta da parte del ragazzo rigido che al momento combatte costantemente contro sé stesso per non utilizzare quella mano per strozzarlo.
Ed ora avviene il miracolo, Cinque vede Klaus chiudere gli occhi e con una spinta mentale si porta a seguire quel gesto, pensando velocemente a qualcosa che desidera da tempo: poter viaggiare nel tempo. Prega che domani stesso trovi la forza di poterlo fare e dimostrare alla tavolata quanto si merita il piedistallo rispetto a tutti, quanto è degno di poter avere questo enorme privilegio che è il potere.
Riapre gli occhi preso dai propri pensieri e da quella mano che vorrebbe riscaldare ulteriormente, sentendo quelle dita troppo fredde, rendendosi conto del pigiama inadatto al posto. Si accorge solo un attimo dopo che Klaus lo sta fissando, a quel punto ritira la mano e parte del busto come se lo avesse sorpreso in nudità mentale.
 

“Che hai desiderato?”
 

Klaus rimane meravigliato nel sapere che Cinque lo abbia seguito davvero in questa stupida e piccola avventura, perciò chiede per eventuali informazioni divertenti, sperando inutilmente che il proprio desiderio sia simile a quello del compagno di nottata, perché la mano non è stata una casualità, seppur da Klaus ci si possa aspettare un gesto del genere.
 

“Non le conosci le regole, Klaus? Pensavo fossi un esperto vista la tua devozione a queste stronzate. Se si confida il desiderio, questo non si avvererà.”
 

“Come esperto di stronzate posso accertarti del fatto che questa ultima cosa detta sia di fatto una bugia!”
 

È ovvio per entrambi che sia solo una scusa per poterlo sapere, come conseguenza a tale detto Cinque alza gli occhi al cielo ma stavolta non per guardare le stelle ma per esprimere la pazienza necessaria nel stare vicino ad un ragazzo come lui, che sorride ancora senza un apparente motivo, almeno per Cinque, perché dietro a quello c’è la stessa speranza di prima, che va via scemando dopo la risposta che l’altro darà.
 

“Domani voglio mettere in pratica una cosa a cui penso da un po’.”
 

Si ferma, occhi colpevoli nel sapere di osare, ma sguardo determinato, che va a posarsi su quello di Klaus appena trovate le parole giuste per essere più schematico e chiaro possibile.


“Chiederò a papà di darmi il permesso di fare un viaggio nel tempo. Se non me lo darà, lo farò lo stesso.”
 

Il sorriso di Klaus sparisce del tutto, non dettato dalla paura che il fratello possa cacciarsi nei guai o trovarsi in pericolo, non ha mai pensato che possa essere un male avere il suo potere, il motivo per cui non sorride più è il taglio netto che Cinque ha dato alla sua speranza.
Sapendo di essere guardato, si affretta a recuperarlo almeno in parte, alzando leggermente gli angoli della bocca, un sorriso snaturato.
 

“Suona figo.”
 

All’oscuro dei rischi non pensa neanche un attimo all’eventualità di un blocco in un’altra era, è più impegnato a correggere la tristezza che cerca dall’interno di eliminare, provando già qualche battuta mentale da dirsi per riprendere l’allegria.


“Già.”
 

Di nuovo silenzio. Sta risultando pesante, Cinque è abituato ad aspettare finché non è Klaus a romperlo ma qualcosa gli è successo, come se non si sentisse più di parlare e volesse solo che andarsene, scappare allo stesso modo di ogni suo problema invece di affrontarlo, preferisce subire e rimanere in disparte cercando altri modi per essere felice che rischiare di bruciarsi ancor di più. Quindi è il momento atteso da Cinque per potersene uscire con ciò che aspetta da giorni. Un grande sospiro prima di mettersi una mano nella tasca sinistra della giacca ed estrarre qualcosa che brilla, ma che mantiene nel pugno in modo che non veda.
 

“Ti devo dire una cosa, o meglio, dare.”
 

Qui cambia mano allungando la destra, più vicina, a lui, aprendola appena l’altro appare interessato, mettendo in mostra quella che si presenta come una cavigliera con un pendolo a forma di stella, oro bianco con brillanti come decorazione della stella e della catena che sembrano splendere di luce propria sotto questi raggi dal cielo.
 

“Prima cosa: non pensare idiozie, non l’ho comprata ma trovata, qualcuno deve averla persa ed io non ci faccio niente, non metterei mai questa robaccia, quindi la cedo a te.”
 

Bugie, bugie, bugie. Pensa ad un regalo ormai da tanto tempo, da quando questi incontri sono diventati frequenti, ha voluto dargli qualcosa che simboleggiasse le loro trovate sul tetto e l’osservare le stelle, gliene ha voluta regalare una, di un prezzo decisamente alto per un adolescente, il padre ha sempre dato loro soldi solo al compleanno nonostante la ricchezza, non volendoli viziare. Duecento dollari a volta e qui sono serviti quasi quattro compleanni per portargli un oggetto prezioso presentato senza scatola per evitare di sembrare troppo strano, deve apparire come qualcosa di semplice, non riuscirebbe facilmente ad ammettere di essersi impegnato tanto solo per vedere un sorriso più grande dei soliti su quel volto tanto perfetto. La reazione arriva subito, ma prima del sorriso, lo stupore. Afferra quella cavigliera e la porta sotto gli occhi mentre Cinque si riprende la mano liberata dal gioiello, non riuscendo più a fissarlo in maniera decente, avendo paura di essere scoperto da lui e vergognarsi di sé stesso è l’ultima cosa che vuole adesso.
Tutto il tempo ed i soldi spesi vengono più che ripagati dal ricevere da parte di Klaus un sorriso così grande, sincero, puro e bello che manda momentaneamente in blackout out la mente di Cinque, facendolo rimanere come incantato mentre questo splende più delle gemme incastonate nel regalo. Lo manda così in estasi che il cuore sembra non rispondergli più, come se stesse superando la tachicardia tanto da perdere battiti, è qui che si rende conto di come questa stupida, insolente ed all’apparenza inutile persona possa farlo felice, capace di dare pace ad una testa complessata, quel sentimento di felicità innocua a cui Cinque da solo non è in grado di raggiungere, ha bisogno del suo esempio costante, della sua genuina spensieratezza, del suo rallegrarlo con battute in momenti troppo seri e duri per essere combattuti con la severità.
A Cinque serve Klaus per essere felice.
È qui, meglio di tutti i discorsi che da solo si è fatto, che se ne rende conto. È qui che non gli importa e non si vergogna del fatto che sa già che rimarrà dipendente da quel sorriso. Ed è qui che non capisce più niente.
La mente sottosopra, come in piena adrenalina ma perfettamente sicura su una determinata azione da compiere, la quale va contro ogni principio morale che Cinque si è severamente impostato.
Uno scatto verso di lui ad occhi chiusi, nessun contatto ad esclusion fatta… delle labbra. Un tocco delicato ma deciso, un bacio a stampo inesperto, il primo dato.
Non ha mai guardato i cartoni animati, non ha mai letto fiabe se non quelle poco interessanti della madre, non ha mai voluto leggere romanzi, solo libri scientifici ed utili alla vita, per cui è totalmente all’oscuro dei comportamenti che un ragazzo innamorato dovrebbe avere, del come corteggiare o farsi desiderare, lui è semplicemente stato sé stesso, sempre.
Klaus rimane rigido, Cinque si allontana dividendo il contatto, non dando il tempo neanche di pensarci, ma ora rispetto all’inizio è lento nei movimenti e presto lo guarda di nuovo negli occhi sicuro di quello che ha fatto e di quello che vuole, lui non scapperebbe neanche dopo un rifiuto, vorrebbe dire riorganizzare tutta la mente ma lo farebbe se necessario.
Tutto ciò è stato imprevisto perfino ad una mente abituata a pianificare come quella di Cinque, più volte ha pensato di dichiarare i suoi sentimenti e per lui è sempre più facile farlo tramite azioni che parole, ma mai si sarebbe aspettato di farlo oggi, volendo concludere la serata con qualche discorso sulla cavigliera e basta.
Invece ora è in attesa, l’ovvia ansia si presenta ma rimane comunque fisso nei suoi occhi volendo scorgere ogni minima espressione differente da quelle che vede di solito e ci riesce, scoprendone una del tutto nuova ed inaspettata: un ripreso sorriso ma solo accennato, sguardo basso e gote leggermente arrossate, che pian piano sembrano prendere quasi tutto il viso. Ed è bello per Cinque, vorrebbe poter immortalare questa espressione ma in qualche modo sarà sempre presente nella sua mente, gli dedicherà una parte tutta sua non volendo condividere una tale bellezza con tutto lo schifo che si ritrova in testa.
 

“Quindi funzionano davvero.”
 

Un’uscita simile lascia Cinque spiazzato che, non capendo il riferimento, aggrotta la fronte in attesa di una spiegazione, proprio ora l’altro alza lo sguardo incrociando timidamente il suo, più pesante.
 

“Le stelle cadenti.
Il desiderio si è avverato.”
 

Felicità.
Non si sa chi dei due ne stia provando di più al momento. Entrambi hanno raggiunto il punto di ritrovo e si sono scambiati la risposta alla domanda che chiedeva il perché non scegliessero un luogo diverso in cui avere più riservatezza senza la presenza l’un dell’altro.
Cinque ha sempre paura di apparire diverso dall’impressione che vuole dare, sarebbe però da stupidi non farsi sfuggire un sorriso, non grande ma capace di esprimere tutta la gioia del momento e succede, glielo dedica, mentre Klaus si accerta con un paio di battiti di ciglia che quello sia davvero un sorriso sulla faccia del fratello che considera “musone”, lo prende come un altro regalo da aggiungersi a quello già fatto.
Ci sono momenti di silenzio, in cui Klaus è intento ad allacciarsi la cavigliera sul piede nudo, fallendo miseramente più e più volte, impegnandosi al massimo in ognuna di esse e Cinque, vedendo il suo essere maldestro, decide di intervenire sollevando la caviglia, portando sulle gambe il suo piede privo di ciabatta da casa, appropriandosi della cavigliera.
 

“Sei un incapace.”
 

Per Klaus, aver ricevuto un simile dono dal fratello di cui meno si aspettava lo riempie di una contentezza che crede di non aver mai vissuto, dopo il bacio si è reso conto di quanto insieme possano stare bene, al di là di ogni pregiudizio, perché tutti nella vita sono alla ricerca di una singola cosa: la felicità.
L’inquadratura è perfetta, vederlo mettergli alla caviglia il regalo sembra una delle fantasie mentali che si è fatto in stato di ebbrezza o quando la madre raccontava una delle favole in cui i protagonisti erano i soliti principe e principessa, ha sempre amato certi racconti ed è vero che il carattere di Cinque non può rientrare nella categoria dei principi, ma al momento lo fa sentire come una principessa e tanto gli basta, sensazione che adora perché finalmente reale, tangibile. Sperava ci mettesse più tempo ed invece ha già fatto, ma non sposta il piede finché non sarà Cinque stesso a farlo, che per ora lo lascia lì, senza più toccarlo. È qui che Klaus si avvicina sollevandosi dalle braccia puntate sui palmi delle mani a terra che spingendo lo portano ad avvicinarsi moltissimo al suo corpo e sormontarlo con entrambe le gambe perpendicolari alle sue, volendo sfruttare l’occasione per avere un contatto dal ragazzo intoccabile.
Cinque è tornato alla sua naturale espressione, dentro di sé però nulla è cambiato ad un attimo fa, è per quello che non si lamenta dei contatti, è il primo a desiderarne, non sarà sempre così ma la gioia lo porta a volerne di più, non si accontenta di un solo bacio dopo aver avuto la certezza di essere ricambiato, vuole riprovare ad assaggiare quelle labbra carnose e morbide che seppur maschili sono molto differenti dalle proprie.
Avviene in qualche magico modo un altro bacio, dove entrambi adesso sanno quello che fanno.
All’arrivo del distacco, non si allontanano di troppo, come se fossero già pronti a darne un terzo, ma Klaus, abituato a rovinare tutto a priori, sente il bisogno di parlare.
 

“Comincia a fare freddo.”
 

“Ancora due.”
 

La risposta è arrivata subito, tanto che Klaus riprende il sorriso abituato ad un Cinque che è solito andarsene via prima di lui, con tanto di “mi sono stancato della tua compagnia”, ora invece pare volere proprio l’esatto opposto.
 

“Minuti o… baci?”
 

Cinque chiude le labbra alzando le sopracciglia, come se gli avesse dato una nuova idea.
 

“Dimmelo tu.”

Di risposta Klaus allarga il sorriso avvicinandosi di nuovo in modo che l’altro possa dargli ciò che desidera, perché riesce solo a ricevere non avendo ancora il coraggio di farsi avanti per primo il che è strano, essendo completamente estroverso come ragazzo, ma a quanto pare timido se si tratta di sentimenti così profondi capaci di cambiare non sono la sua indole, ma anche quella del compagno che con coraggio e sicurezza si fa avanti per un altro tocco.

[…]

I baci in questa notte stellata non furono mai due, i minuti si allungarono. Sopra quel tetto fino all’alba, col silenzio riempito d’amore.
Entrambi non potevano immaginare cosa sarebbe successo da lì a poco, perché le stelle non mentono mai e sono severe, non risparmiano nessuno.
Un desiderio avverato e l’altro infranto dalla regola.
Il giorno successivo fu un viaggio di sola andata per il loro amore, ma non per Cinque, che sarebbe tornato indietro dal futuro con cambiamenti radicali, un amore perduto nel tempo, esperienze di vita che lo hanno irrigidito ulteriormente e portato ad ignorare il fratello che dopo la sua scomparsa si è arreso alla malinconia presentando sempre una finta faccia felice, nascondendo il dolore della sua perdita, della vita di strada, della dipendenza.
Due menti distrutte dagli ostacoli della vita, perse in un labirinto di apparente quotidianità ma ricco di demoni nascosti nell’ombra, pronti a risucchiare ogni linfa vitale ancora in piedi.
Ferite irreparabili se non da una nuova notte stellata piena di speranza, una ritrovata tranquillità che possa riportare alla luce il gioiello che rappresenta il loro amore, chiuso in una scatola, abbandonato e sotterrato nel giardino di casa, l’unica fonte preziosa dalla quale Klaus non ha mai voluto prendere guadagno usandola come scambio per alimentare la dipendenza dalle droghe, la ha sempre lasciata lì, non riuscendo a mettere la parola “fine” al loro amore.
Il loro cuore batte ancora l’un per l’alto, vivo, pulsante ma pauroso e nascosto dalla rabbia e dal dolore. Finché uno dei due non farà il primo passo riagganciandosi al passato, per loro la vita rimarrà un limbo.

Perché a Cinque serve Klaus ed a Klaus serve Cinque per essere felici.

  
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