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Autore: vale ronron    03/11/2019    0 recensioni
La One Shot è ambientata dopo la rivoluzione, poco tempo dopo il ritorno di Peeta al distretto 12, e narra la reazione di Katniss ad un violento ed inaspettato episodio di Peeta.
Dal testo:
Vedo una ragazza riflessa nello specchio.
Ha un viso smagrito e pallido.
Ha gli occhi grigi come il mare in tempesta.
Mi osserva.
Mi giudica.
Mi fa paura.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Vedo una ragazza riflessa nello specchio.
 
Ha un viso smagrito e pallido.
 
Ha gli occhi grigi, come il mare in tempesta.
 
Mi osserva.
 
Mi giudica.
 
Mi fa paura.
 
Decido di non guardarle più il viso, così focalizzo l’attenzione sul suo collo.
 
È snello e pallido, come il resto della sua carnagione, ma ad adornarlo, come una collana, vi sono dei lividi violacei.
 
La guardo di nuovo in viso e l’unica cosa che mi trasmette è il vuoto.
 
Il vuoto che lui aveva lasciato…
 
Era successo…di nuovo.
 
Peeta, aveva avuto una ricaduta.
 
 
La ragazza riflessa allo specchio chiuse gli occhi.
 
Rivedo Peeta venirmi incontro con lo stesso impeto con cui un leone attacca una gazzella.
 
Ancora vivido è il ricordo nella mia mente.
 
Percepisco, tutt'ora, le mani del ragazzo strette intorno al mio collo, il peso del corpo di Peeta che mi schiaccia contro la parete.
 
Risento le urla, forse immaginarie.
 
Rivedo il suo sguardo d’odio.
 
I suoi occhi neri, iniettati di sangue.
 
Era già successo, al distretto 13.
 
Ma adesso era diverso.
 
Adesso faceva più male.
 
Perché, ora, ero perfettamente consapevole di ciò che provavo per il mio aggressore.
 
Non provavo odio, rabbia, amarezza, colpevolezza, rimpianto, nostalgia...come in passato.
 
Adesso provavo solo ed esclusivamente amore…
 
Amore incondizionato…
 
Io lo amavo, e forse provavo quel sentimento per lui anche prima, ma solo adesso lo avevo finalmente ammesso a me stessa…
 
Ma lui, adesso, mi odiava…
 
…mi odiava incondizionatamente…
 
La ragazza riflessa allo specchio riapre gli occhi.
 
Mi sorride beffarda.
 
Mi guarda con scherno e ride con gusto rivolgendomi uno sguardo enigmatico.
 
Mi prende in giro.
 
Mi schernisce.
 
Ride di me perché è a conoscenza del fatto che la mia vita è stata tutto un grande scherzo.
 
Lei sapeva che il destino era stato ingiusto e malvagio, con me.
 
Perché la mia storia era iniziata con me che mi offrivo volontaria agli Hunger Games per salvare Prim e alla fine tutto era finito con la morte di mia sorella proprio sotto ai miei occhi…
 
“Uno scherzo malvagio del destino!” mi mormorò con un sorriso burlone la ragazza riflessa allo specchio.
 
La mia storia era proseguita con me che decidevo di sacrificare la mia vita per salvare quella di Peeta, perché desideravo che lui fosse al sicuro e che continuasse a vivere e invece, il mio ragazzo del pane, fu catturato, torturato e depistato….
 
“Un altro scherzo malvagio del destino!!” continuò a beffeggiarmi la ragazza riflesse nello specchio.
 
La mia storia era terminata con Peeta, che nonostante l’amasse, con tutto se stesso, fin dalla tenera età di 5 anni, aveva finito per odiarla con così tanta intensità da tentare di strozzarla non una ma ben due volte…
 
La prima volta era stato doloroso accettare il gesto del ragazzo, ma lei aveva mascherato il suo dolore con la rabbia e la rassegnazione…all'epoca, ricordò di aver pensato che il vero ragazzo del pane fosse morto…che non sarebbe più tornato da lei… che non l’avesse più amata...era convinta di averlo perso per sempre….
 
Poi però, lui era tornato, e aveva portato speranza, luce, gioia, felicità, e tanto, tanto amore nella sua vita.
 
Ma quella sera… tutto era andato perduto.
 
Il Peeta depistato era tornato.
 
E stavolta, il dolore, scaturito dal suo gesto, fu troppo forte da sopportare.
 
Nessun sentimento lo aveva sostituito o camuffato, nessuna distrazione poteva affievolirlo.
 
Il dolore era proprio lì, sul viso della ragazza riflessa sullo specchio, che mantenendo un sorriso beffardo e scuotendo la testa mi disse:
 
“Lui ti amava incondizionatamente…ma tu lo ignoravi… lo illudevi…lo tradivi...lo beffeggiavi…lo ferivi…lo abbandonavi…adesso, tu lo ami incondizionatamente, ma oramai è troppo tardi, perché lui non ti ama più, adesso, ti desidera morta e ti odia incondizionatamente…”.
 
Guardo la ragazza riflessa e mentre lo faccio alzo una mano stingendola in un pugno e con tutta la forza che ho, colpisco il vetro.
 
La ragazza riflessa, adesso, ha il viso deformato, non ride più.
 
Ora, ha una smorfia di dolore sul viso.
 
Piange, abbassa lo sguardo e osserva il suo pugno.
 
Scie di sangue scorrono lungo il suo braccio, proprio come nel mio.
 
La ferita mi fa male, ma quel dolore non era niente a confronto a quello che avevo provato quando avevo visto insinuarsi nello sguardo di Peeta, consapevolezza, rimpianto, dolore, sofferenza, malinconia ma soprattutto l’odio profondo che nutriva per sé stesso a causa del gesto che aveva appena compiuto.
 
Ricordo che debole, con lo sguardo appannato e con le corde vocali gonfie mi ero fatta forza e con la poca e fievole voce che mi era rimasta avevo tentato, disparatamente, di richiamarlo e di afferrarlo, ma Peeta, in lacrime, con il vuoto negli occhi e l’espressione addolorata se ne era andato, senza voltarsi indietro.
 
L’ultima cosa che ricordo di aver visto prima di svenire fu la sua schiena.
 
Le scie di sangue che adesso vedevo scorrere dal mio pugno fino al gomito non erano niente al confronto delle scie di lacrime che incessantemente e costantemente avevano percorso il mio volto da quella notte fino a quel preciso istante.
 
Guardai la ragazza allo specchio e riconobbi su di lei il mio dolore e quando insieme esclamammo:
 
“La mia vita è stata una grande ed enorme beffa!! ed il destino è stato malvagio con me…!”
 
non potetti fare altro che accettare l’amara verità…io e lei eravamo la stessa persona, il suo dolore era il mio.
 
 
 
 
 
 
 
  
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