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Autore: Flos Ignis    04/11/2019    3 recensioni
Storia ambientata alla fine della seconda stagione: Valentine e Sebastian sono morti, Lilith non è mai stata evocata e tutti gli eventi della terza stagione non sono avvenuti, sebbene in futuro potrei prenderne spunto.
L'ispirazione è giunta grazie alla puntata 2X05, in cui compare la strega Iris e la sua pozione, che consente alle donne shadowhunters di rimanere incinte dei demoni. Mi sono chiesta... e se non fosse stata solo Clary a berla?
Una storia d'amore che darà vita a una nuova generazione, una in cui il sangue degli angeli e quello dei demoni mescolato insieme sarà capace di rivoluzionare i vecchi pregiudizi di Cacciatori e Nascosti.
Dal prologo:
Non seppe di preciso cosa andò storto, ma doveva aver sbagliato qualcosa durante la preparazione, o non si spiegava il motivo per cui pochi secondi dopo si ritrovò piegato sul lavandino a rimettere tutto il contenuto del suo stomaco, sentendo dei tremendi conati che gli fecero girare la testa per svariati minuti.
Cosa diavolo gli stava succedendo?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clary Fairchild, Isabelle Lightwood, Jace Wayland, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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La Maledizione di Medea


 

Magnus adorava quelle mattine in cui si svegliava prima del suo ragazzo: erano esponenzialmente aumentate da quando Alec aspettava loro figlio e non poteva negare quanto questo gli facesse piacere. Poter ammirare il suo Alexander abbandonato tra le lenzuola del loro letto era uno spettacolo che lo portava in uno stato di grazia ed estasi al tempo stesso.

Di giorno il cacciatore era sempre teso, con i sensi in massima allerta come il capo e il soldato che era stato addestrato a essere.

Ma di notte, tra le sue braccia, aveva finalmente imparato a lasciarsi andare e a rilassarsi, sentendosi più al sicuro dietro le barriere del suo magico fidanzato che tra le mura dell'Istituto.

Magnus si sentiva giusto un po' orgoglioso per questo. Un po' tanto.

Alzò il capo appoggiandolo sulla mano sinistra, passando la destra inanellata sul volto del suo amato. Di solito quel lieve sfioramento era sufficiente a destare Alec, ma doveva essere veramente esausto dopo la lunga chiacchierata che avevano fatto la sera prima visto che non reagì in alcun modo. Molte questioni erano state affrontate, il più giovane si era aperto esponendosi come cercava solitamente di evitare e Magnus si era sentito incredibilmente orgoglioso del suo fidanzato, oltre che felice.

Gli lasciò una carezza sul volto, sentendo una fitta di preoccupazione tingere la pace di quella mattina.

Il cesareo è molto sicuro... Non per chi porta un figlio con sangue demoniaco nelle vene... suppongo voglia parlarne prima con te...

Sospirò, decidendo di alzarsi: non voleva che la sua aura negativa influenzasse il sonno per una volta profondo del suo fidanzato.

Guardò dall'alto il volto angelico che lo aveva fatto innamorare, non riuscendo a reprimere una piccola fitta di dispiacere per non poter ammirare quelle magnetiche iridi blu che l'avevano conquistato prima di ogni altra cosa. Non voleva svegliarlo, ma aveva urgenza di parlare con Catarina perciò sarebbe partito subito, recuperandola alla fine del suo turno di notte al pronto soccorso per offrirle la colazione.

E nel frattempo sperava di fugare i dubbi che gli erano saliti dopo la sera prima, perchè aveva paura di sapere cosa avesse da dirgli la sua vecchia amica.

Con uno schiocco di dita si vestì e fece per uscire, ma non riuscì a resistere a due piccole tentazioni.

Diede un lieve bacio al suo bel cacciatore ancora addormentato, poi infilò una mano sotto le coperte e la poggiò dove il loro bambino stava crescendo. Percepiva al tatto la prima rotondità del ventre, i fianchi che si ingentilivano e le linee decise dei muscoli addominali che venivano soppiantate dalla sporgenza del loro bambino che cresceva.

L'emozione percepita quando aveva fatto in modo di sentire il suo battito era incalcolabile, ma anche sentire sotto le sue dita quel corpicino crescere e modificare quel corpo che tanto amava era così emozionante da fargli salire le lacrime agli occhi.

Il corpo del suo Alec si stava adattando per loro figlio, ma fino a che punto? Stava davvero diventando una donna? Quanto erano gravi i rischi che correva?

Doveva scoprirlo. Doveva andare da Cat.


 



La aspettò all'accettazione, vicino all'uscita, con i cornetti della colazione in una mano e due caffè nell'altra. Era arrivato alle sei in punto, ben sapendo che la sua amica sarebbe avrebbe staccato nel giro di pochi minuti. Il suo essere un ritardatario cronico era stato battuto dal suo essere un paranoico seriale: quando vivi tanto a lungo impari per forza di cose a essere prudente, e nei periodi di forte stress emotivo il passo dalla sana circospezione all'ansia patologica era estremamente sottile.

E Magnus si sentiva nelle sue vecchie ossa di stare per oltrepassare quella linea.

Catarina entrò nel suo raggio visivo proprio un attimo prima che decidesse di buttare il caffè e passare tutta la mattina a sfogare il suo nervosismo cambiando colore di capelli a tutti i passanti che gli capitavano sotto tiro. Qualcuno doveva pur prodigarsi a innalzare il livello medio delle stile del newyorkese medio!

-Magnus, cosa ci fai qui?-

-Caffè espresso molto zuccherato per la mia stanca amica, e giusto perchè sono una persona favolosa ti ho portato anche un cornetto alle more per addolcirti la giornata.-

-...Alec ti ha parlato, e tu sei venuto da me per saperne di più sui dettagli che ho taciuto al tuo ragazzo.-

-Una cosa non esclude l'altra, mia cara.-

-Sono troppo stanca persino per rimetterti al tuo posto, in questo momento. Dammi la mia meritata dose di zuccheri e caffeina, poi parleremo.-


 

-Ti prego Cat, sto per impazzire: Alexander mi ha accennato a dei rischi, ma so che tu hai evitato di dargli tutti i dettagli... è per il motivo che penso?-

L'infermiera lo guardò senza alcuna apparente espressione in volto, cercando evidentemente le parole giuste da dire per rendere chiaro un concetto piuttosto delicato senza sconvolgere troppo il suo più vecchio amico. Sapeva che però tergiversare non era da lei, e questo stava rendendo lo stregone solo più nervoso, perciò decise che la trasparenza più totale, anche se dolorosa, era necessaria.

-Non leggo ancora nel pensiero, ma credo sia esattamente quello che credi. Si tratta della Maledizione di Medea.-

Magnus serrò gli occhi per non mostrare il suo marchio da stregone a Catarina, troppo preda delle sue emozioni per controllarsi del tutto. Non che lei non lo avesse mai visto, ma mostrarlo durante una chiacchierata tutt'altro che piacevole su un simile Anatema del mondo stregonesco lo avrebbe fatto sentire tanto fragile quanto non si sentiva da tempo.

-Era quello che temevo. Alec però non solo non farebbe mai qualcosa di tanto terribile, è anche uno shadowhunter! Credi ci sia la possibilità che per lui le cose potrebbero essere diverse?-

-Ci sono senza dubbio delle possibilità, specialmente perchè tutta questa situazione è unica al mondo, ma Magnus, guardiamo in facci la realtà: vorresti davvero rischiare la vita del tuo ragazzo e di vostro figlio solo perchè speri che si tratti di un'eccezione alla Maledizione?-

No, mai.

Se c'era qualcosa di sacro al mondo per Magnus era l'amore, e quello per il suo Fiorellino era il più puro e intoccabile di tutti. Non poteva rischiare di perderlo, per nulla al mondo.

Di certo non per una sua leggerezza.

-Va bene, niente cesareo in questo caso. Non possiamo rischiare di scatenare la Maledizione: se non riusciremo ad accertarci al mille per cento che il mio Alexander non ne è afflitto, allora eviteremo a tutti i costi di far nascere nostro figlio in questo modo.-

-Però, se Alec diventasse solo parzialmente donna non avremmo altra scelta se non questa.-

-Cercherò degli incantesimi, se necessario li creerò da zero, non lascerò nulla di intentato.-

-Lo so, Magnus, lo so... ma dovresti essere pronto a qualsiasi evenienza. Se anche diventasse completamente donna, e in quel caso il parto sarebbe un caso risolto, ci sono forti probabilità che resti in un corpo femminile... per non parlare delle ulteriori conseguenze plausibili che tutto questo potrebbe provocargli: te lo ripeto, è un caso unico, stiamo procedendo alla cieca cercando di prevedere quanto di peggio potrebbe capitare.-

-Molto bene, Cat: tu prevedi il peggio di ogni peggior possibilità possibile, e io troverò un modo per evitarlo. Nessuno farà del male alla mia famiglia, li proteggerò io.-

E questa volta, non fece proprio nulla per nascondere il lampo di feroce e selvaggia protezione negli occhi nuovamente dorati e con la pupilla felina.


 



-Ehi, Magnus, dove sei stato? Non c'eri quando mi sono svegliato.- e il sorriso storto del suo ragazzo riuscì a migliorargli all'istante l'umore, nonostante la chiacchierata poco piacevole appena terminata.

-Scusami, Alexander, speravo di tornare prima che ti svegliassi per portarti la colazione a letto.-

-Beh, ormai sono sveglio, ma se vuoi portarmi la colazione sul divano non mi lamento di certo.-

Magnus ridacchiò con dolcezza, apprezzando il fatto che per una volta il suo ragazzo avesse voglia di essere un po' coccolato: non gli permetteva di farlo spesso, ma era piacevole che sentisse il bisogno di averlo vicino. Allo stregone si stringeva il cuore ogni volta che lo vedeva abbandonarsi tra le sue braccia, o perdersi grazie a un suo bacio, o ricercare il calore e la protezione del suo corpo mentre dormiva, proprio nello stato in cui era più vulnerabile. E a ognuno di questi eventi e in mille altri momenti, Magnus si innamorava sempre un po' di più di quel meraviglioso uomo che aveva messo sottosopra la sua intera esistenza.

-Il tempo di una scintilla e sono da te.-

E lo intendeva in senso letterale.

Schioccò le dita, facendo apparire una colazione degna di un re tra le sue mani, che poi posò con delicatezza sulle gambe distese del suo ragazzo, che si stava rilassando per traverso sul divano con la testa appoggiata all'alto bracciolo.

Magnus non resistette al sorriso ancora un po' assonnato e ai capelli arruffati del suo bel cacciatore, perciò si sporse per il suo agognato bacio del buongiorno.

-Hey, splendore.-

-Hey a te, uomo del mistero. Dove sei andato così presto?-

-Non vorresti prima mangiare?-

Alec in quel momento si irrigidì un po', scrutandolo da sotto in su dalla sua posizione svantaggiata, riuscendo comunque a farlo sentire sotto esame. Poi lo vide sospirare, improvvisamente stanco nonostante la giornata dovesse ancora praticamente cominciare.

-Sei stato da Catarina, e quello che ti ha detto non ti è piaciuto.-

Magnus aveva smesso da tempo di tenergli nascoste le cose, ma sperava di potergli dare quella notizia un po' più in là, magari quando avesse accertato l'effettiva esistenza del problema e magari cercato una possibile soluzione...

-Non possiamo parlarne dopo che avrai mangiato?-

-Perchè rimandare?-

-Perchè per prima cosa è importante che ti alimenti in modo corretto, o nostro figlio nascerà con un terzo occhio!-

-Potrebbe anche essere sai? Magari sarà quello il suo marchio di stregone, anche se ne dubito.- e detto quello ammiccò, leggermente divertito dallo sbuffo esasperato del suo ragazzo.

-Tu e il tuo impertinente sarcasmo potete rimandare di dieci minuti questa conversazione? Sul serio, vorrei evitare che ti venisse un collasso per mancanza di zuccheri come quando abbiamo scoperto dell'esistenza del nostro bambino...- e nonostante l'ironia, il più anziano intendeva evitare con tutte le sue forze che il suo ragazzo soffrisse quella gravidanza più dell'inevitabile. Già era una tortura saperlo sofferente a causa delle nausee e delle forze che gli sottraeva l'avere un piccolo essere vivente in lui, almeno nelle piccole cose voleva essere utile.

Si fissarono per un minuto, prima che il più piccolo si arrendesse. Era diventato un po' più ragionevole da quando aveva scoperto del piccolo, meno spericolato – nei limiti di un cacciatore di neanche vent'anni -, ma Magnus non poteva pretendere troppo. In fondo, si era innamorato di lui nel momento stesso in cui lo aveva visto combattere.

Questo comunque non gli impediva di approfittare dei momenti di tranquillità e sicurezza che riusciva a strappare insieme a lui.

Aspettò perciò che finisse di mangiare i suoi pancake alla marmellata, buttandoli giù con una tazza di thè caldo al miele, prima di aprire bocca per parlargli del problema. Quando poi lui lo guardò in attesa con quei suoi occhi indagatori, non riuscì più a tenersi nulla per sé.

-In realtà avevo un sospetto su ciò che mi avrebbe detto Catarina, ma non ti ho riferito nulla perché, in fondo, non sono un medico né un esperto del settore perciò volevo evitare di preoccuparti inutilmente.-

-Ora invece ho motivo di preoccuparmi?-

-Non ne siamo ancora sicuri, in verità. Senti, si tratta di un segreto molto ben custodito da noi stregoni, perché ciò che sto per dirti ha il potere di ferirci fino a distruggerci. Non ne parliamo mai, evitiamo persino di pensarci se possibile, ma fa parte di noi fin da prima che veniamo al mondo, ma ora in te c'è un bambino con sangue demoniaco nelle vene... e tutto questo pasticcio riguarda anche te.-

Il giovane cacciatore non stava capendo molto di quel discorso, se non che il suo ragazzo era terribilmente agitato, perciò lo chiamò a sé per averlo vicino: aveva la sensazione che tra pochi istanti entrambi avrebbero avuto bisogno di conforto ed entrambi non conoscevano una beatitudine maggiore di quella data dal contatto con l'altro.

Magnus parve pensarla come lui, perché prima di ricominciare a parlare, si assicurò di stendersi accanto ad Alec in modo da potergli cingere il collo con un braccio e il fianco con l'altro, fino ad appoggiare la mano sul suo ventre. Era istintivamente portato a proteggere i suoi tesori, che lo sapessero o meno.

-La chiamiamo la Maledizione di Medea. Tutte le storie sono vere, no? Voi Cacciatori lo dite sempre... Anche la mitologia ha storie vere. Tra cui quella di questa donna umana, Medea, che uccise i suoi stessi figli per darli in pasto al loro padre per vendetta. Ma non perché l'avesse lasciata, come dice la leggenda... bensì perché aveva scoperto di aver sposato un demone. Era un demone superiore, perciò poteva cambiare forma e aveva preso le sembianze di un nobile rispettabile. Non si accorse di nulla per alcuni anni, ma poi i loro figli, quando crebbero, mostrarono i primi segni di magia e lei impazzì al pensiero di aver dato alla luce i figli del demonio.-

Prese un respiro profondo prima di continuare la narrazione, cercando di rigettare in fondo al cuore la sensazione di orrore che provava ogni qual volta gli capitasse di pensare a come era nato quel regime del terrore per gli stregoni come lui.

-Li uccise, fece quanto di più dissacrante un genitore possa fare a un figlio, dopodiché li fece mangiare al demone spacciandoli per una normalissima cena e poi si tolse la vita. Questo fatto portò per la prima volta nella storia a un accordo tra tutti i Principi dell'Inferno, che crearono questa Maledizione che avrebbe colpito ogni singola donna incinta di un demone: qualsiasi tentativo di far del male al proprio figlio in grembo sarebbe stato ripagato con la dannazione eterna. Lo scopo di questa minaccia era proteggere i bambini mezzosangue almeno fino alla nascita, ma nonostante questo fatto molte gravidanze si sono concluse con una madre divenuta assassina e quindi condannata e un piccolo stregone mai nato. In molte, accorgendosi di non star svolgendo una gravidanza normale, tentarono di porvi fine... un pugnale nel ventre, del veleno, buttarsi da una grande altezza... ho visto molte cose tristi e crudeli quando si trattava di piccoli esseri innocenti.-

Alexander emise quasi un gemito sofferente sentendo quelle parole, ritrovandosi a piangere senza nemmeno accorgersene come spesso gli capitava in quel periodo, anche senza ragione. Ma in quel momento il cacciatore si sentiva in pieno di diritto di essere emotivo, data la storia dell'orrore che gli stava venendo narrata... una storia dell'orrore, sì, ma spaventosamente vera. Come poteva una madre, dopo aver percepito la vita crescere in sé, pensare a compiere qualcosa di tanto... quale parola usare? Terribile? Abominevole? Sconsiderato? Forse, “folle” poteva essere il termine più corretto... perché nessuno sano di mente potrebbe pensare davvero a far del male a un innocente che non ha neppure avuto occasione di aprire gli occhi sul mondo, di piangere, ridere, innamorarsi e meravigliarsi, o anche di sperimentare la paura e la tristezza... perché ogni cosa vissuta rendeva vivi e privare anche la possibilità a un bambino di sperimentare tutto questo era molto più che folle: era solo crudele.

A quel pensiero si aggrappò forte al braccio del suo compagno, tanto forte che forse gli avrebbe piantato le unghie nella carne, ma aveva un disperato bisogno di percepirne la presenza in quel momento, mentre l'altra mano la portò a coprire quella di Magnus che ancora era posata sul ventre, come per aumentare la protezione per quell'esserino ignaro dei pericoli che già lo aspettavano.

-Ma il punto a cui voglio arrivare è questo, Alexander: non possiamo rischiare di fare un cesareo, perché la Maledizione, sempre che affligga anche te, lo leggerebbe come un tentativo di liberarti di nostro figlio. Forse lui si salverebbe, ma tu no di sicuro, moriresti poco dopo averlo fatto nascere e la tua anima soffrirebbe in eterno, dilaniata dai demoni. E io questo non lo permetterò mai, sarai per sempre tu la mia priorità: ti proteggerò, e proteggerò questo bambino, ti giuro su Lilith che troverò una soluzione a qualunque cosa accadrà.-

Anche se per farlo, forse dovrò scegliere tra te e questo bambino.

Ma a questo Magnus non voleva pensare, non in quel momento, perché li amava entrambi tanto da far male, tanto da uccidere, tanto da morire... tanto che il pensiero che avrebbe potuto essere costretto a scegliere chi salvare tra i due gli attanagliava il cuore e l'anima in una morsa di terrore atavico indomabile e insopportabile.

Ma no... in quel momento, doveva solo pensare allo splendido ragazzo che aveva tra le braccia, a consolare la sua tristezza e la sua paura. Per dissolvere le proprie ci sarebbe stato tempo.

O almeno così si trovò a sperare, mentre trascorreva il resto della mattinata ad abbracciarsi su quel divano con il suo ragazzo, protetti da un silenzio pieno di paure e amore, in un groviglio inestricabile che li portò prima a stringersi per la tensione e poi ad addormentarsi per la stanchezza data dalla preoccupazione, le mani ancora strette sul ventre di Alexander.


 


 

  
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