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Autore: Cara93    05/11/2019    4 recensioni
[STORIA INTERATTIVA ISCRIZIONI CHIUSE]
La truffa è un'arte, anche nel Mondo Magico. Tre tra i migliori truffatori al mondo, che lavorano per il misterioso Master, lo sanno molto bene.
Ma cosa accadrebbe se alcune delle loro vittime decidessero di dar loro la caccia?
Genere: Azione, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Le strade babbane gli davano il mal di testa, questo Marcus l’aveva imparato dopo appena cinque minuti. Erano sporche e rumorose, piene di persone perennemente di corsa. Ed erano stranamente grigie e colorate allo stesso tempo e si chiedeva come fosse possibile, dato che tutto, a parte i mostri di metallo e la gente, era immobile. O comunque meccanico, come le luci dell’insegna luminosa del locale notturno davanti al motel in cui lui ed Esu alloggiavano. Non gli piaceva il mondo babbano. Per niente. Al contrario, la sua compagna vi si trovava stranamente a proprio agio. Esu era meno nervosa immersa tra i babbani. Sembrava più sicura. Certo, aveva ancora l’irritante tendenza a preoccuparsi troppo, a fumare troppo, ma per il resto, si stava dimostrando una compagnia sopportabile. Inoltre, senza di lei era sicuro che non sarebbe sopravvissuto in quella bolgia.
 

Adrienne si stava controllando le unghie, annoiata. Stava aspettando che Selwyn arrivasse, puntuale come un orologio, al suo angolo preferito di Central Park. Era irritata. Archer, senza interpellarla, aveva messo in moto il piano di emergenza e questo non le andava affatto giù.
“Cosa crede, che non sia in grado di gestire questo dupe*?”
Quando, il pomeriggio precedente, Giae, che le si era aggrappata in modo pateticamente ossessivo, le aveva confidato di essere preoccupata per la salute di Lancel dopo tutte le voci che erano circolate sul suo conto, Adrienne aveva capito. In teoria, Danae si sarebbe dovuta occupare di Giae, tenendola il più lontano possibile dal loro bersaglio. Adrienne aveva avuto il sentore che qualcosa non stesse andando per il verso giusto quando aveva cominciato a ritrovarsi l’amica dell’uomo che avrebbe dovuto sedurre e quella piaga di suo figlio perennemente fra i piedi. Poi, di punto in bianco, Selwyn aveva cominciato ad allontanare tutti. Infine, con qualche sforzo, era riuscita a capire il perché: un gruppo di modelle, a detta sua delle complete sconosciute, lo aveva accusato di molestie. E lì Adrienne aveva capito.
“Ma se pensa che mi metta da parte, buona buona, non ha proprio capito niente”
 

Kai le stava mettendo i bastoni tra le ruote volutamente, Olimpia ne era certa, ormai. Da quando avevano delle piste, che aveva trovato lei, il ragazzo non aveva fatto altro che mettere in discussione tutto. Ogni sua idea, ogni sua inizitiva. Non gli era andata giù, la sua piccola, proficua, indagine personale. Kai pensava che l’intrusione di terzi in quella storia potesse portare solo guai: ma senza le capacità di James, dove credeva che sarebbero andati? Fino a prova contraria, nessuno dei due era in grado di ottenere un determinato tipo di informazioni.
“Non siamo dei supercriminali, per Merlino! Di sicuro, io non lo sono”
Così, passava le giornate ormai: in una eterna lotta con il suo compagno, tentando di capire come funzionasse l’apparecchio babbano di Esu, quando Kai dormiva. Era certa che Kai nascondesse qualcosa, un segreto peggiore di ognuno dei loro, e avrebbe fatto di tutto per scoprirlo. Per prima cosa, aveva perquisito le sue cose. Nessun risultato. Si era procurata del Veritaserum attraverso la sua elfa domestica, ma anche qui, aveva fallito: Kai doveva aver capito che qualcosa non andava, nel suo drink, così si era tenuto lontano da lei per almeno quarantotto ore. C’era riuscito, anche se l’impresa sembrava impossibile, in quello spazio così ristretto.
“Bisogna ammetterlo, sa il fatto suo. E poi, come poteva sapere del Veritaserum?”
 

Jessie aspettava angosciato e allo stesso tempo preoccupato nell’atrio del palazzo dei Rowle. Si trovava lì su invito (o forse ordine) di Orion Rowle. Inizialmente, non aveva alcuna intenzione di andare, ma i suoi due compagni lo avevano dissuaso. Solo in questo modo avrebbe potuto fare luce sul mistero di quella famiglia, aveva detto Bas. Non ha alcun senso inimicarseli più di quanto già non lo fossero, era stato il consiglio di Rhett. Suggerimenti che Aarons aveva prontamente accolto, nonostante il suo perenne ottimismo latitasse, in quel caso. Provava un senso di inquietudine e di rabbia che non riusciva a placare e che non aiutavano a tenere a bada il suo problema: benché la luna piena fosse, finalmente, passata; Jessie era più che consapevole che i suoi strascichi non scomparivano tanto presto, soprattutto se non aveva avuto modo di sfogare la bestia che era in lui. E non lo faceva da tempo, troppo tempo.
 
 
-Potresti spegnere quella, per cortesia?- Esu lo ignorò, come faceva da quando se n’erano andati da Belvedere House. All’inizio, Rosier l’aveva intimorita. La sua assurda pretesa di scomparire nel nulla e di sbucare all’improvviso nel mondo babbano le aveva messo addosso un’ansia feroce. Sotto di essa, però, con sua somma sorpresa, c’era eccitazione.
 
Aveva convinto Marcus ad accompagnarla al “Paiolo Magico” a prendere le sue valigie.
-Figuriamoci! Le avranno prese e venduto il contenuto. Sempre che ci fosse qualcosa da vendere- aveva aggiunto, dopo averla squadrata disgustato. Esu era arrossita, ma non aveva ceduto, anzi.
-In quelle valigie ci sono delle mappe babbane. E non solo di Londra... anche di altre città- era riuscita a mormorare. Un’esclamazione poco signorile, che normalmente non avrebbe sconvolto Esu, se non che questa proveniva proprio dalle labbra di Rosier, che non sembrava particolarmente propenso a dare del porco e del ladro a Merlino, le venne in risposta.
-E andiamo, allora!- sbottò, prendendola rudemente sottobraccio e smaterializzandosi piuttosto lontano dai pressi del locale, in una zona particolarmente insidiosa di Diagon Alley, piena di svincoli e vicoli ciechi. -Non posso credere che tu sia capace di incantare un coso babbano senza battere ciglio, mentre pare che tu non riesca a fare un semplicissimo incantesimo di riduzione... roba da matti!-
Come aveva predetto Rosier, la sua valigia era stata venduta al mercato delle pulci più vicino, Tom il locadiere, grazie alle premure minacciose del suo compagno, aveva dato loro l’indirizzo e assicurato che, se avessero fatto il suo nome, sarebbero riusciti a ricomprare le sacche ad un prezzo conveniente.
-Non ho intenzione di sborsare neppure uno zellino per le tue valigie- era stato il suo unico commento, soprattutto dopo aver scoperto che il “prezzo conveniente” superava i dieci galeoni.
-Beh, è l’occasione perfetta per farmi vedere come si fa un semplice incantesimo di riduzione- ribattè Esu, sarcastica. Rosier la fissò, preso in contropiede. Si guardò attorno: il negozietto era deserto e poco pulito, stipato fino all’orlo di mobili vecchi e scricchiolanti, scatole di cartone, bauli, chincaglierie e cianfrusaglie di seconda mano. Il negoziante, un mago enorme e grigio, sembrava essere l’unico deterrente per i furti.
-Tra un’ora. Prima è il caso di capire come poterlo fare senza ripercussioni-
La ragazza lo fissò ad occhi sgranati. Non avrebbe mai pensato che Marcus Rosier l’avrebbe presa sul serio.
-Cosa stai facendo?- gli domandò, incuriosita. Sembrava che Rosier stesse infilandosi nel polsino destro della camicia un oggettino di legno. Ancora, non le rispose. Uscirono. Non successe nulla.
  
 
Con una delle sue borse opportunamente ridotta nella tasca del giaccone, Esu si guardò intorno, estasiata. C’era voluto un po’ di tempo per arrivare al punto indicato dal poliziotto, ma ne era valsa la pena. Non poteva credere che una schiera di automobili potesse apparirle così meravigliosa ed imponente. Marcus le arrancò dietro, un po’ meno entusiasta, trascinando l’altra valigia di malagrazia.
-E adesso?- le chiese, assomigliando sempre più ad un anatroccolo che avesse perso di vista la sua mamma. Esu non poteva biasimarlo: la metropolitana poteva risultare un po’ indigesta a chi non è abituato a viaggiare sottoterra, su un mezzo trainato da una forza invisibile ed inspiegabile.
-Adesso devo pensarci un attimo-
-Cosa serve per noleggiare una tomobile?
-Automobile. Non saprei... soldi. Documenti. Credo-
-Non abbiamo né l’uno né l’altro-
-Fammici pensare-
-Imperiarli?-
-Sei impazzito? È illegale!-
-Ah, beh, perché quello che stiamo facendo è legalissimo- commentò.
-Ma sei sicura di saper usare una di quelle cose?- aggiunse Marcus poco dopo, con una punta di scetticismo nella voce.
-Sono o non sono io l’esperta, tra i due?-
-Se lo dici tu...-
 
-No, no, no. I babbani si insospettiranno se non vedono delle valigie. Devi farne tornare almeno una della grandezza normale- gli aveva spiegato concitatamente nel vicolo sul retro del Paiolo Magico, una volta entrati nel mondo babbano. Rosier la guardò con sospetto, mentre la sua ansia aveva cominciato a prendere il sopravvento, portandola a gesticolare vistosamente e a mordicchiarsi tutto il mordicchiabile.
-Sembriamo strani, siamo strani per loro, ma lo sembreremmo molto di più senza valigie- concluse, come se fosse ovvio.
-Adesso, mia cara, mi devi proprio spiegare come la presenza di un borsone possa farci passare inosservati. Voglio proprio sentirla-
-Tu quante volte sei stato nel mondo babbano? Nessuna? Allora si fa come dico io- disse, cercando di mostrarsi più sicura di quanto non si sentisse. Per strada, una volta convinto il riluttante Rosier a cederle il comando, aveva aperto la mappa della città, studiandola da cima a fondo, disperata. Le opzioni che avevano di fronte non erano certo rosee. Non avevano soldi babbani, o meglio, non ne avevano abbastanza. Lei aveva ancora qualche sterlina in tasca, mentre Marcus, ovviamente, ne era sprovvisto. Per raggiungere Manchester, avrebbero dovuto prendere almeno un treno. Che però non avrebbero potuto pagare.
“Maledetta Morgana, se non dovessimo preoccuparci della Traccia, sarebbe tutto più facile”. Solo dopo la smaterializzazione, Rosier si era premurato di avvisarla: essendo di fatto un criminale, ora che probabilmente gli Auror sapevano della sua fuga, sarebbe stato Tracciato. Aveva risolto il problema della bacchetta, anche se non aveva voluto dire come, così come non aveva voluto dire perché volesse recarsi proprio a Manchester, ma rimaneva quello della smaterializzazione. Nel mondo babbano, avrebbero fatto meglio a muoversi come babbani.
“E se noleggiassimo un’auto? No, pessima idea. Costerebbe quanto il treno, se non di più... però sarebbe più funzionale... insomma, una volta a Manchester, come ci muoveremmo? Ma non abbiamo soldi. Però, se ne rubassimo una...”, i pensieri di Esu erano senza capo né coda, antitetici e scollegati tra loro. Doveva prendere una decisione e doveva farlo da sola: Rosier si era riparato in un angolo, travolto dal rumore e dal trambusto di quel posto per lui così insolito. Non poteva fare affidamente su di lui.
Con passo deciso, si avvicinò al primo poliziotto che vide, mappa alla mano, facendo cenno a Marcus di seguirla. Calcando il suo accento straniero, in maniera talmente naturale che fece inarcare un sopracciglio al suo compagno, chiese all’agente le informazioni che le servivano. Pochi minuti dopo, stava guidando uno sconvolto Marcus oltre i tornelli della metro.

 
 

Angolo dell’Autrice: capitolo sudatissimo di transizione, avrei voluto inserire tutti, ma le disavventure di Esu e Marcus nel mondo babbano hanno avuto il sopravvento, scusate scusate scusate. Nel prossimo capitolo, una parte dei nostri eroi riuscirà, finalmente a raggiungere, se non riconoscere, i nostri bravi criminali. Quindi, la richiesta è una sola: di quale truffatore vorreste sapere di più?
 
Adrienne
Archer
       Danae        


 
   
 
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