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Autore: Rosette_Carillon    06/11/2019    0 recensioni
Non è vero che non ci si rendo conto di quello che si ha finché lo non si perde. semplicemente, nessuno vuole prendere in considerazione l'idea di poter perdere chi ci fa star bene. E una volta che quella persona è persa, si desidera sempre avere una seconda occasione per poter dare voce a tutto ciò che è rimasto in sospeso, nascosto.
Jeannot la pensava così, solo non sapeva che avrebbe fatto così male.
Dal testo: Non c’era altro da aggiungere. Lui non era mai stato suo, pertanto non aveva il diritto di farsi vedere in lacrime, di portare un lutto così sofferto per colui che era stato solo un amico, conosciuto da nemmeno tanto tempo.
Lia si passò una mano sul volto, cercando di pensare velocemente. Poteva riaccompagnare Jeannot in albergo, augurargli la buona notte, e sperare di trovarlo vivo e in condizioni più o meno accettabili il giorno dopo, ma poi sarebbe certamente stata lei a passare la notte in bianco per via del senso di colpa.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                          Les enfants qui s’aiment
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Adattarsi alle nuove abitudini, ai nuovi ritmi era stata una cosa talmente naturale che ne era rimasto sconcertato.
Quella mattina si era svegliato per primo e, mentre preparava la colazione, si era sentito con Lia.
La donna gli aveva mandato una foto di Tiberio Lucrezio Scipione che osservava Roma svegliarsi dalla finestra, come se la città appartenesse a lui.
Peter lo raggiunse in cucina poco dopo, quando la cioccolata calda era appena stata versata nelle tazze, profumata e fumante.
<< Saresti potuto restare ancora a letto. >>
<< Per quello abbiamo tutta la giornata, no? Insomma, è sabato e piove: cos’altro vuoi fare? >>
Peter lo strinse a sé con un braccio, allungando la mano libera verso una delle due tazze, e prendendone una. << Sai, mi piace vederti così tranquillo e rilassato, >> portò la tazza alle labbra, e mandò giù alcuni sorsi della bevanda << e mi piace questa cioccolata. >> continuò a bere << è fantastica! È davvero quello schifo che ho in cucina? >>
Jeannot rise << latte, zucchero, e il cioccolato che avevi in frigo, >> mormorò in risposta. << Sono comunque il figlio di un maître chocolatier. >> Chiuse gli occhi, adagiandosi contro il petto dell’uomo e godendosi quel momento.
Aveva dormito tutta la notte, un sonno lungo e sereno, eppure si sentiva ancora stanco. Erano stati giorni impegnativi, quelli appena trascorsi. Stare lontano da Peter per non attirare troppo l’attenzione, pur volendo passare con lui tutto il tempo possibile, perché l’aveva già perso una volta e ora aveva una paura bestiale che potesse ricapitare.
L’intervista si era svolta solo il giorno prima, e non si era ancora ripreso del tutto dallo stress.
Gli sembrava quasi di vedere ancora i flash delle macchine fotografiche e dei cellulari che li circondavano, avvolgendoli in un caotico cerchio di luce.
I suoni degli scatti, le domande dei giornalisti si mescolavano in un unico boato assordante, ma loro non sentivano nulla.
I due innamorati non c’erano per nessuno, si baciavano in piedi in mezzo alla folla non badando alle domande che veniva poste: ci sarebbe stato tempo per quello.
Continuarono a baciarsi sollecitando la curiosità, lo sconcerto, il sorriso dei presenti, e in quel momento loro non c’erano per nessuno, erano ben oltre quell’ampia sala dalla moquette bordeaux, persi nell’accecante gioia del loro amore.
Quella era sembra la soluzione migliore, pertanto, avevano deciso di tentare.
Avrebbero dato spettacolo, reso pubblica la loro relazione, e sarebbero rimasti in attesa di ciò che sarebbe capitato poi, nel bene e nel male.
Pensa che, oltre che essere criticati, potresti essere d’ispirazione per qualcuno, gli aveva scritto Lia. E quel messaggio era riuscito a dargli un po’ di coraggio.
Avevano aspettato quella che era sembrata loro l’occasione migliore, un’intervista in un cui Peter avrebbe parlato meglio del suo incidente in Svizzera, di come fosse stato ritrovato dopo circa due settimane in condizione piuttosto critiche, e della decisione della sua famiglia di tacere su tutto ciò che era successo poi. Per loro era stato un duro colpo, e non avevano la forza di affrontare le domande della stampa e la curiosità di internet.
Avevano deciso che, ad un certo punto, Peter avrebbe cominciato a parlare del suo presente, e della sua vita sentimentale per poi fare finalmente il nome di Jeannot, ma, alla fine, non ve n’era stata la necessità.
Una giornalista, una dall’aria giovane e un po’ impacciata, aveva incredibilmente trovato il coraggio di urlare un << oltre la sua famiglia, c’era per caso un’altra persona ad attenderla? >>
Peter l’aveva notata e aveva subito colto l’occasione per aprire un dialogo con lei, facendole guadagnare l’odio dei colleghi.
<< Le avrei risposto: Pooka, il cane di mia sorella. I Pooka sono dei folletti irlandesi, >> divagò per prendere tempo << che, come ogni folletto irlandese che si rispetti, è dispettoso, e può essere buono o cattivo. Ma lei mi ha chiesto di una persona. >> Fece una pausa, e prese un respiro profondo.
Jeannot, infondo alla sala, sentì il cuore accelerare il battito.
Tutto sarebbe dipeso dalla prossima risposta dell’uomo, che avrebbe potuto dire la verità, e allora sarebbero usciti allo scoperto, oppure avrebbe potuto fare la scelta più facile e mentire.
Deglutì a vuoto, cercando di non agitarsi, asciugandosi i palmi delle mani sudate sui pantaloni. Al suo fianco, la sua agente gli rivolse uno sguardo interrogativo, e lui, incapace di parlare, cercò di rivolgere un sorriso. Stava bene, nessuno problema. Ma lei sapeva tutto, ovviamente, e non le avrebbe mentito.
<< Effettivamente c’è una persona. >>
A quell’affermazione calò un silenzio carico di attesa e morbosa curiosità.
<< Si può avere un nome? >> chiese ancora la giornalista.
<< Visto che lei me l’ha chiesto in maniera così gentile, avrà più di un nome. >>
Jeannot si alzò e lo raggiunse davanti a tutti. Solo in pochi lo notarono, finché non fu accanto a Peter, che si era alzato in piedi.
<< DesRosiers! >>
<< Jeannot DesRosiers! >>
Oh, bene, l’avevano riconosciuto tutti.
Peter gli prese il volto fra le mani, chinandosi sulle sue labbra, e Jeannot sentì l’adrenalina dargli alla testa.
La folla di giornalisti era in delirio: gli avevano fornito una notizia decisamente esaltante, benché, in un certo senso, si fossero semplicemente limitati a confermare dei sospetti nati già anni prima.
Le mani dell’uomo erano bollenti contro le sue guance, o forse era solo lui che era accaldato per la troppa eccitazione.
<< Da quanto state assieme? >>
<< Come avete superato questi mesi? >>
<< Perché non eravate assieme in Svizzera? >>
<< Cosa ne pensano le vostre famiglie? >>
Jeannot avrebbe voluto poter scomparire da quella sala affollata, e trovarsi nell’intimità del suo appartamento, o di quello di Peter.
Aveva tutta l’intenzione di isolarsi dal mondo per alcuni giorni. Niente internet, niente giornali, niente televisione. Che la gente pensasse e dicesse ciò che voleva, a lui interessava solo godersi un tranquillo fine settimana con Peter.












 
  
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