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Autore: LadyPalma    06/11/2019    5 recensioni
Prima classificata al contest "Pianeti tra le stelle" indetto da Marika Ciarrocchi/Angel Cruelty sul forum di EFP
"Per gli ultimi anni della sua vita, non aveva fatto altro che inseguire quella maledetta strega.
Un po’ come una guardia insegue un ladro. E un po’ come un marinaio segue la stella del mattino.
Perfino adesso, nel bel mezzo della battaglia contro gli Estranei, quello che i suoi occhi cercavano era l’unica macchia di rosso in tutto quel buio infinito. La sua maledetta stella era tornata: non riusciva a pensare ad altro. E non avrebbe avuto pace finché non sarebbe definitivamente scomparsa – se implodendo o esplodendo non avrebbe avuto poi molta importanza."
Un retelling del finale della storia di Melisandre, dove viene effettivamente uccisa da Davos.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Davos Seaworth, Melisandre di Asshai, Tyrion Lannister
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Red Onion - Davos/Melisandre'
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Chasing a starlight

 
 
Se qualcuno gli avesse chiesto di descrivere in poche parole il passato che lo legava alla Donna Rossa, Davos avrebbe risposto che, in fin dei conti, tutto si riduceva a un perpetuo inseguimento.
Fin dalla prima volta che si erano visti, il cavaliere non aveva fatto altro che controllare con sospetto ogni sua mossa. Era stato poi il parto dell’ombra a segnare l’inizio della fine: senza accorgersene, quella donna e la sua magia erano diventati il centro dei suoi incubi, e il tentativo di sottrarre Stannis dalla sua influenza la sua ragione di vita. Sordo agli avvertimenti di Salladhor Saan, era tornato dalla battaglia delle Acque Nere solo per pugnalare Melisandre. Senza speranze di fronte alla morte di Jon, si era di nuovo rivolto a lei, questa volta senza odio ma con una segreta ammirazione. E, sconvolto dalla scoperta di quello che era successo a Shireen, si era dovuto trattenere dal continuare a seguirla dopo l’esilio impostole dal Re del Nord.
Per gli ultimi anni della sua vita, non aveva fatto altro che inseguire quella maledetta strega.
Un po’ come una guardia insegue un ladro. E un po’ come un marinaio segue la stella del mattino.
Perfino adesso, nel bel mezzo della battaglia contro gli Estranei, quello che i suoi occhi cercavano era l’unica macchia di rosso in tutto quel buio infinito. La sua maledetta stella era tornata: non riusciva a pensare ad altro. E non avrebbe avuto pace finché non sarebbe definitivamente scomparsa – se implodendo o esplodendo non avrebbe avuto poi molta importanza.
Così, aveva lasciato le fiaccole che stava agitando e, senza indugiare, aveva preso a scendere le scale del castello per andarle incontro. La mano buona era corsa alla spada ma, sotto la pesante stoffa dei guanti, le dita gli tremavano.
“Non c’è bisogno che mi uccidiate, Ser Davos” lo salutò lei, calma come sempre. “Morirò prima dell’alba”.
Davos non rispose; la scrutò attentamente e la lasciò andare.
Rimase immobile, ma continuò a inseguirla con gli occhi.


 
**


I morti, ora definitivamente tali, giacevano al suolo. Davos li sorpassava, affondando i piedi nelle scricchiolanti ossa dei cadaveri oppure nella soffice neve con la stessa noncuranza. La battaglia era finita, era vero, ma la sua era appena iniziata. Con una rapidità che non credeva di possedere al termine di quella Lunga Notte, salì tutte le dannate scale del castello fino a raggiungere la sommità. Su quel tetto pianeggiante c’era altra neve e c’erano altri cadaveri, ma soprattutto c’era Lady Melisandre. Ancora rossa e viva.
“L’alba è arrivata un pezzo” disse con durezza, fermandosi solo a pochi passi di distanza.
La sacerdotessa si voltò lentamente e lo fissò per qualche istante. Fine dell’inseguimento, pensò lui davanti al suo sguardo, ti ho inseguito per una vita e ora finalmente pagherai per tutto il male che hai commesso. Eppure in quegli occhi c’era qualcosa di diverso, non sembrava più nemmeno lei. Triste, sola e terribilmente stanca. Per un attimo, Davos ne ebbe compassione. Per un attimo, solo per un attimo, gli tornò in mente l’immagine di lei disperata dopo la morte di Stannis e Jon, quando era stato proprio lui a farle tornare assurdamente la fede.
“Ci tieni proprio a vedermi morire, non è così, Cavaliere?” domandò lei, e in tutta la sua tangibile stanchezza riuscì a trovare la forza per rivolgergli un sorriso vagamente divertito.
La risposta fu pronta e tagliente. “Sì”.
Perché lei doveva morire, Davos non aveva dubbi su questo. Se davvero era una stella, allora era arrivato il momento per il suo finale spettacolare. Doveva cadere. E lui, guardandola, avrebbe espresso un desiderio.
Melisandre si accarezzò quasi distrattamente il grande rubino che aveva al collo e poi annuì con una calma quasi inquietante, come se non le importasse nulla della morte. Ma non era così, perché esitava a cadere e i suoi occhi dicevano che aveva paura. Non di morire, ma forse di smettere di brillare.
“Allora lo farai tu, Ser Davos. Uccidimi”.  E lo disse con il tono di un ordine e lo sguardo di un’implorazione.
Che strano: lui pensava di aver vinto quell’inseguimento, ma forse era stata lei che si era sempre lasciata inseguire dopotutto. Meno prontamente di quanto avrebbe voluto, Davos portò la mano sulla spada, ma lei scosse la testa e coprì la distanza tra loro. Senza dire una parola, gli afferrò quella stessa mano e la guidò fino a posarla sul suo collo, proprio su quel rubino che stava accarezzando poco prima. L’uomo aggrottò le sopracciglia, ma non ci mise troppo a capire. Era quella la fonte della sua luce.
“Hai qualche ultima parola?” le domandò, con una gentilezza improvvisa.
L’ultima frase della donna giunse rapida e solenne.
“Sono felice di andarmene nella luce dell’alba”.
Già, perchè la notte era oscura e piena di terrori dopotutto. Quelle parole erano così da lei che a Davos venne quasi da ridere. Ma nascose il suo sorriso e tirò invece la collana. Nulla lo avrebbe potuto preparare allo spettacolo di cui si ritrovò ad essere l’unico spettatore: nel giro di un secondo, la bellissima donna davanti a lui fu sostituita da una vecchia con la pelle cascante coperta di rughe. La giovinezza si tramutò in decadenza e il rosso in grigio. Quel corpo seducente non era stato altro che una copertura del vero volto della donna che tanto aveva odiato, ed era una scoperta talmente sorprendente che lui, invece di ritrarsi con disgusto, si ritrovò a tentare di sorreggerla e di aiutarla. Non ne ebbe il tempo: proprio tra le sue braccia la vide letteralmente disintegrarsi e poi sparire, via da quel tetto, via nella luce, come una polvere di stelle.
A lui, impietrito dallo stupore, non restava altro che la maschera che aveva sapientemente celato il segreto di una vita.
Gettò uno sguardo alla collana. Aveva smesso di brillare.


 
**


“E l’hai uccisa?” chiese Tyrion in modo diretto, alzando lo sguardo su di lui.
“Sì, ma nel modo che voleva lei. O che voleva il suo Dio, il Signore della Luce. Siamo pedine, combattiamo la sua guerra, vinciamo, e poi lui scompare… Lei scompare.”
In quella risposta ci doveva essere stata una certa vena di amarezza, perché il nano si voltò prontamente a mescere il vino.
“Dubito che rimuginare su un simile argomento riuscirà a renderti più felice”.
“Forse non voglio essere felice”.
Ecco, lo aveva detto, e le parole gli erano uscite fuori prima ancora di pensarle. Mentre sorseggiava il calice che Tyrion gli aveva silenziosamente passato, rimase per un po’ a fissare da lontano la grande festa a cui non poteva unirsi. Aveva sconfitto la morte e aveva ucciso la sua eterna rivale. Eppure lui non era dell’umore adatto per celebrare: non era felice, no, dentro di sé sentiva solo un enorme e inaspettato vuoto.
Perché su quel tetto aveva ucciso solo una maschera.
E, senza la prospettiva di spegnere una stella, si ritrovava improvvisamente senza obiettivi da inseguire.
 
 
 
 
 





NDA: Un giorno la smetterò di scrivere su questi due, ma ancora una volta la mia risposta è NOT TODAY. Il pacchetto da me scelto per il contest richiedeva la presenza di tre elementi: il tetto come luogo, il tema dell’inseguimento e la maschera come oggetto. Questa volta non ho voluto scrivere su di loro come coppia, ma più che altro indagare i pensieri e le emozioni di Davos rispetto alla sua eterna rivale. Per farlo, però ho deciso anche di riscrivere il momento della morte di Melisandre, dando una vera e propria chiusura al loro antagonismo – cosa che nella serie TV è mancata di fatto, nonostante abbia amato tantissimo la scena in cui lui resta a guardarla sparire. Il dialogo tra Tyrion e Davos nell’ultima parte è preso dalla quarta puntata (anche se leggermente modificato, dato il cambiamento negli eventi che ho posto). Un’ultima nota è per il titolo: è preso dalla canzone “Starlight” dei Muse. Ho scelto di lasciare il verbo “Chasing” proprio per rendere l’idea dell’inseguimento che era il tema generale del contest.
Spero che la storia vi sia piaciuta e, come sempre, i commenti sono più che graditi!
 
   
 
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