Un Tempo da salvare
Per ore i
due neo-soci non si rivolsero la parola, ognuno perso nei propri pensieri.
Odin Eidolon stava compiendo sul gladio ogni analisi possibile.
Aveva annullato ogni suo appuntamento e aveva predisposto il suo ufficio perché
nessuno potesse disturbarlo. Allo stesso tempo non perdeva mai di vista il suo
ospite, che non aveva fatto altro che passeggiare avanti e indietro,
impaziente. Solo una volta si era lasciato sfuggire un sospiro.
Conosceva
indubbiamente il Razziatore più di quanto quest’ultimo conoscesse lui. I
ricordi, pardon, i dati di Uno erano ancora lì, in un angolino del suo
database, abbastanza precisi da poter affermare con certezza che non lo aveva
mai visto comportarsi in quel modo, né che il suo vecchio socio gli avesse mai
accennato qualcosa di simile. Il cronocriminale più
pericoloso del ventitreesimo secolo aveva sempre la situazione sotto controllo,
e anche quando non era così si era sempre preoccupato di nasconderlo al meglio.
C’era certamente qualcosa che gli nascondeva. Ma cosa?
Da parte
sua, anche il Razziatore continuava a tenere d’occhio Eidolon.
Aveva qualche conoscenza di meccanica, ma nulla di paragonabile alle sue, se ne
rese conto quasi subito. Sapeva di doversene stare buono, non disturbarlo e
lasciarlo lavorare, ma allo stesso tempo non sopportava l’idea di non poter
andare a recuperare il figlio da solo. Odiava il pensiero di dover dipendere da
altri per risolvere i suoi problemi. Senza contare che quella storia rischiava
di mandare all’aria il lavoro di una vita. Aveva fatto di tutto per tenere
nascosta l’esistenza di Trip al mondo, per ridurre al minimo il rischio che
qualcuno potesse rivalersi su di lui per i suoi “affari”. Non era una brava
persona, lo sapeva bene, ma era un padre premuroso, a modo suo, e non avrebbe mai permesso che qualcuno potesse fare
del male a suo figlio. Il pensiero di averlo perso in giro per il tempo, quel
tempo che lo aveva sempre aiutato, lo faceva stare male. Era quasi come se un
vecchio amico lo avesse tradito.
«Nessuna
novità?»
Il papero
alzò lo sguardo dai suoi macchinari: «Mi avete chiesto praticamente
l’impossibile. Non è una cosa che posso ottenere in così poco tempo.»
Il
Razziatore scattò: «Poco tempo? Siete
là sopra da quasi quattro ore!»
«Appunto.
Poco tempo.»
Il falco
sbatté le mani sul tavolo con tutta la sua forza: «Vi rendete conto che nel
vostro poco tempo potrebbe…»
Sospirò
profondamente: «Lasciamo perdere. Non potete capire.»
Eidolon lo
guardò, serio: «Avete ragione, non mi è possibile capire se non mi fornite
tutte le informazioni per poterlo fare.»
«Ve l’ho
detto, non sono cose che vi riguardino.»
Odin s’alzò:
«Non sono dello stesso parere. Mi state mettendo pressioni per un qualcosa di
misterioso di cui non sono nemmeno stato messo al corrente. Per quel che ne so,
quel che vi hanno rubato potrebbe anche essere un’arma pericolosissima.»
Il
Razziatore ridacchiò: «Oh, non è esattamente innocuo, vi posso anche dare
ragione, ma no, non è un’arma. Non è nulla che possa mettere in pericolo la
vostra sicurezza.»
Odin completò
la frase per lui: «Ma è importante.»
Il falco
lo fissò dritto negli occhi: «È la cosa più importante della mia esistenza.»
«E allora
cos…»
Eidolon si
bloccò a metà frase: «Cos’è questo rumore?»
Il
Razziatore drizzò le orecchie: «Quale rumore? Io non sento nulla!»
Il papero
scosse la testa: «È un ultrasuono, le persone normali non possono udirlo… ma è
fortissimo… e proviene da…»
Si voltò
verso il tavolo da lavoro: «… dal gladio?»
Il cronocriminale fissò stupito la spada vibrare e rilucere di
luce propria, diventando quasi trasparente: «Che avete fatto?»
Odin sbarrò
gli occhi: «Nulla, ho spento tutti i macchinari prima di allontanarmi!»
«Qualcosa dovete
avergli fatto, non può essersi messo a fare così da solo!»
«Ma io
non ho fatto nulla, ve lo assicuro!»
La luce
aumentò d’intensità, tanto che il Razziatore dovette chiudere gli occhi. Eidolon, invece, riuscì ad osservare la scena grazie ai
suoi sensori ottici potenziati. Approfittando del fatto che il falco non poteva
vederlo, cercò di analizzare lo strano fenomeno direttamente con i suoi
sensori, senza utilizzare strumenti esterni. Nelle ore precedenti lo aveva
bombardato con qualunque tipo di energia avesse a disposizione senza risultati,
ma in quel momento sembrava che quella spada stesse emettendo autonomamente tachioni… un fenomeno che aveva già
visto… dietro una telecamera, secoli addietro…
Di colpo
capì: «È una cronovela!»
«COSA?»
«È una cronovela e si è attivata!»
Il
Razziatore sbottò: «Non dite idiozie! Non si può attivare nessuna cronovela con la microcontrazione!
O volete forse farmi credere che si è esaurita da sola, proprio in questo
istante?»
Eidolon era
concentratissimo in mille analisi: «Concordo con voi, è semplicemente assurdo e
contro ogni logica, ma la microcontrazione è ancora
in atto.»
«Sentite,
non sarò un fisico, ma lo capisco pure io che quello che dite non ha senso!»
«Non…»
Se Odin Eidolon aveva aggiunto altro
alla sua risposta, non era giunto alle orecchie del Razziatore. Nel tempo di un
respiro vennero entrambi trascinati bruscamente verso il tavolo, avvolti da una
luce che trapassava persino le palpebre chiuse. Una nausea fortissima
s’impadronì del falco, che aveva la sensazione di ruzzolare giù, sempre più
giù...
Nel tempo
di un respiro, tutto finì.
Il
Razziatore si ritrovò carponi, intontito.
«E dire
che non avevo mai sofferto il mal di tempo, prima d’ora…»
Una voce
familiare lo interruppe: «Mi dispiace per voi, ma vi consiglierei di rialzarvi
appena vi sarà possibile. Abbiamo un problema. E di quelli grossi, aggiungerei.»
«Perché?»
Eidolon rispose
con voce grave: «Vi siete accorto su cosa vi state appoggiando?»
Il
Razziatore sbarrò gli occhi. Sotto di lui c’erano solo…
«Nuvole?»
Odin sospirò
vedendo il falco balzare in piedi di scatto: «Che notoriamente non dovrebbero
essere in grado di sopportare il nostro peso… eppure ci camminiamo sopra senza
problemi… e, vi dirò, io non ho ordinato alcuna ristrutturazione del mio
ufficio.»
Il cronocriminale si guardò intorno. Nessun riferimento, solo
nuvole sotto di loro e basta. Il resto dell’ambiente era completamente bianco,
a perdita d’occhio. Non c’era nemmeno la volta del cielo a sovrastarli.
«Dove
siamo?»
«Speravo
poteste rispondermi voi. Io so solo che abbiamo viaggiato perlomeno nel tempo.
E che teoricamente non avremmo potuto riuscirci.»
Il
Razziatore afferrò lo studioso per il bavero, minaccioso: «Non m’importa nulla
delle vostre teorie! M’interessa solo una cosa… è da qui che proviene quel
gladio?»
Eidolon lo
guardò serio: «È altamente probabile, ma non certo.»
Il falco lo
lasciò andare e si avviò a grandi falcate verso il nulla: «Per il momento mi
basta.»
Odin lo seguì
sospirando: «Dove andate?»
«A
cercare ciò che mi hanno preso, non è chiaro?»
«Senza
alcun indizio, né punto di riferimento per orientarsi qua dentro?»
Il Razziatore
sbuffò: «Se proprio volete, potete rimanere qui voi! Il vostro abito verde
dovrebbe notarsi anche a grande distanza, in tutto questo bianco! Così saprò
dove tornare… contento? Oppure volete darmi una pagnottina da sbriciolare lungo
il cammino?»
«Vengo
con voi.»
Il falco
sorrise, orgoglioso: «Paura di rimanere solo, eh?»
Odin gli
restituì lo sguardo malizioso: «No, paura che voi combiniate qualche pasticcio.
In questo momento non mi sembrate al massimo della vostra razionalità. Vi serve
un accompagnatore dotato di un po’ di cervello e pare che io sia l’unico
disponibile nei dintorni.»
«Volete
forse insinuare che sono un idiota?»
Eidolon smise di
sorridere: «No, affermo con certezza che
non è una buona idea andare in giro da soli in un posto sconosciuto, dopo un
viaggio temporale impossibile.»
Il
Razziatore sospirò alzando gli occhi al cielo: «Fate come volete.»
Odin si avviò
dietro di lui, con un piccolo sorriso. Piccolo, però, perché i suoi sensori non
gli stavano dando segnali rassicuranti. Nemmeno lui riusciva a stabilire
l’epoca in cui si trovassero. Ancora peggio, non riusciva nemmeno a capire in che luogo si trovassero!
Apparentemente, sembravano finiti al di fuori del tempo e dello spazio stesso…
e non erano certamente a Time 0, la sede della Tempolizia…
ma non poteva parlare di tutto questo al Razziatore, o avrebbe compreso di
avere davanti a sé un droide, e non un papero.
Camminarono
a lungo, in un inquietante silenzio. Nessun rumore, nessuno spostamento d’aria…
nulla di nulla.
Odin
continuava a tenere per sé le sue preoccupazioni, che aumentavano di minuto in
minuto. Per la prima volta da quando era stato costruito, i suoi sensori gli
stavano fornendo dati in netto contrasto tra loro.
Aveva
provato ad analizzare il terreno sotto di loro senza successo. Aveva provato ad
analizzare l’aria intorno a loro
senza successo.
Secondo
le sue rilevazioni, stavano camminando nel vuoto. Ma era impossibile, completamente
impossibile! Pazienza per lui, ma il Razziatore stava respirando
normalmente! Stava sopravvivendo in un ambiente senz’aria senza neanche
accorgersene! Era contro ogni legge scientifica! Tutta quella storia era contro ogni legge scientifica!
La voce
del Razziatore lo riscosse dalle sue preoccupazioni e dalle sue analisi:
«Guardate. Là, in fondo.»
Odin alzò lo
sguardo. In lontananza c’era qualcosa di colorato, che spiccava nettamente
contro il candido ambiente circostante.
«Che
cos’è?»
Ma invece
che rispondergli, il Razziatore iniziò a correre.
«Fermo!
Aspettatemi!»
Ma che
aspettarlo e aspettarlo! Per quel che ne sapeva, Trip era nelle mani dei suoi
misteriosi rapitori da più di mezza giornata. Non poteva più aspettare niente e
nessuno.
In poche
falcate, molte meno di quanto lo stesso Razziatore si aspettasse, giunse alla
sua meta. Era l’aggeggio più strano che avesse mai visto.
La base
sembrava essere un grosso orologio da campanile, le cui lancette, però, giravano
al contrario; sopra di esso era stata incastonata una meridiana, la cui ombra
continuava a spostarsi velocemente proiettandosi su uno schermo a cristalli
liquidi, su cui le cifre scorrevano come impazzite; tutto intorno all’enorme
orologio, fissata con una sbarra metallica, continuava a girare in senso orario
una grossa clessidra, ruotata continuamente affinché la sabbia al suo interno
non si fermasse mai. C’erano anche altri cavi e altre cose strane che nessuno
dei due compagni di viaggio riuscì a identificare, ma non aveva importanza per
il Razziatore.
L’unica
cosa importante si trovava seduta di fronte a un vecchio banchetto da scuola,
immobile, dandogli le spalle.
«Trip!»
Il
padre si lanciò davanti al figlio: «Trip, come…»
Ma
le parole gli morirono in gola. Il suo bambino aveva gli occhi socchiusi e
spenti e un’espressione intontita e assonnata; se lo stava guardando
sicuramente non lo vedeva, perché il suo sguardo era fisso sullo strano
strumento di fronte a lui, come in trance.
Il
Razziatore passò più volte una mano di fronte agli occhi del figlio: «Trip, mi
senti? Mi vedi? Sono papà, per favore, rispondi! Trip!»
Odin Eidolon
rimase un passo indietro, in silenzio, ad osservare il falco scuotere con tutte
le sue forze il bambino per farlo reagire. E così, era per quello che il
Razziatore gli aveva chiesto di sfidare persino il tempo stesso. Era quello il
tesoro di cui aveva parlato. Scosse la testa. E lui che aveva pensato a chissà
cosa… come aveva potuto non riconoscere la determinazione e la disperazione di
un padre?
Il
Razziatore alzò lo sguardo, spaventato: «Aiutatemi, per favore, c’è qualcosa
che non va! Non mi risponde! Non è normale!»
Il
papero si chinò di fronte al bambino e gli allargò la pupilla: «Forse è sotto
ipnosi o sedativi.»
Il
falco si scrocchiò le nocche della mano: «Se prendo chi me l’ha ridotto così,
io…»
«Tu non farai nulla, Razziatore.
Allontanatevi da lui, state disturbando il rito di passaggio.»
I
due paperi alzarono la testa: «Chi ha parlato?»
«Io
parlo per chi è in grado di udire la mia voce. E voi non siete eletti a tale
privilegio.»
Il
Razziatore gridò: «Fatti vedere!»
La
voce misteriosa rispose: «Io non ho bisogno di farmi vedere. Esisto senza
essere visto, né udito. Ma se proprio non puoi fare a meno di un’immagine,
ecco…»
Dal
nulla che li circondava, lentamente, apparve un uomo. Era vecchio, estremamente
vecchio, vestito di una tunica un tempo forse azzurra, ormai ingrigita, stinta e
logora. Si appoggiava su un bastone con aria stanca, ma severa. Di tanto in
tanto i suoi occhi rilucevano di una luce dorata.
«Sei
soddisfatto, ora?»
Il
Razziatore non si lasciò intimidire dai giochetti di prestigio del nuovo
arrivato: «Chi sei? Hai rapito tu Trip?»
Il
vecchio ridacchiò: «Chi sono? Che domanda difficile che mi fai… mi hanno dato
molti nomi nel corso della storia, così tanti che non mi sono mai preoccupato
di sceglierne uno per identificarmi… ma, anche senza un nome, tu mi conosci
bene. Hai usufruito dei miei servizi, tante, troppe volte. Tu sei uno dei
motivi che mi hanno portato a chiudere le mie porte.»
Il
falco sbottò: «Porte? Di che parli? Non capisco e non m’interessa!»
Il
vecchio sorrise: «Davvero? Perché il tuo compagno, invece, sta iniziando a
farsi un’idea sulla mia identità… anche se non vuole credere alle sue stesse analisi…»
Odin infatti aveva sul volto
un’espressione sconvolta, ma il Razziatore non si fece impressionare: «Allora?
Chi sarebbe?»
Lo
scienziato si limitò ad allungare una mano verso il vecchio e a fargliela
passare attraverso.
Il
falco sussultò: «Un ologramma?»
Eidolon incredulo scosse la
testa, senza osare battere ciglio: «Di più, molto di più… nessun fotone,
nessuna molecola solida… la figura che abbiamo di fronte è un ammasso di… tachioni, i tachioni allo stato più puro
che abbia mai visto… di più, produce tachioni
allo stato puro… se non fosse assurdo, direi che…»
Il
vecchio fece un piccolo inchino: «Ve l’ho detto, mi hanno dato molti nomi.
Forse, quello che vi è più familiare è Chronos. O
Padre Tempo, come preferite.»
Il
Razziatore scoppiò a ridere: «Cioè, vorresti darmi a bere che tu controlleresti
il tempo?»
L’uomo
scosse la testa: «Oh, no, io sono il
Tempo. Lo sorveglio. Lo creo. Lo nutro.»
Il
falco sospirò, esasperato: «Ok, va bene, tutto quello che vuoi. Ora però se non
ti dispiace, io dovrei…»
Il
vecchio rise: «Non mi credi, eh? Sei sempre stato così…»
Il
Razziatore divenne rosso di rabbia: «Non mi parlare come se mi conoscessi!»
«Ma
io ti conosco. Conosco ogni passato, ogni presente, ogni futuro di ogni
creatura mai apparsa. Uno di voi,
sono certo, ormai non ha più dubbi a proposito.»
Il
falco sbuffò: «Il signor Eidolon può avere tutte le
sue convinzioni, ma io non ci casco!»
«Per
rispondere alla tua seconda domanda, Razziatore, sì, io ho preso con me Trip.
Ma non userei un termine così rozzo come rapimento.
Io mi sono limitato a ricondurlo nel luogo che gli spettava di diritto, e
che lo attendeva da sempre.»
Il
Razziatore gridò: «Chiunque mi porti via mio figlio senza autorizzazione per me
è un rapitore!»
«Sapessi
quanti dei miei figli tu hai rapito e distrutto, Razziatore…»
Il
falco si sentì punto sul vivo: «E no! Non nego di essere un ladro e un
truffatore, ma rapitore di minorenni no!»
Il
vecchio lo guardò seriamente: «I miei figli sono tutte le linee temporali che
con le tue incursioni hai modificato e distrutto… tu e tutti i viaggiatori del
tempo…»
Odin Eidolon
intervenne: «Quindi la microcontrazione è opera
vostra, se ho ben compreso il vostro discorso…»
Il
Tempo sospirò: «Sono vecchio, ormai, non ho più le energie per stare dietro a
tutti i vostri pasticci…»
Il
droide lo guardò sorpreso: «E allora questo viaggio?»
«Quello
è stato possibile per mia munifica concessione… e tu, fermo là!»
Il
Razziatore lo guardò algido: «Io mi riprenderò mio figlio, che tu lo voglia o
no! E voglio vedere come mi fermerai!»
Il
falco cercò di prendere il figlio per sollevarlo di peso, ma una forza
invisibile lo scagliò lontano. Il vecchio lo guardò sprezzante.
«Sono
vecchio e stanco, ma non ho ancora esaurito tutte le frecce al mio arco. E poi,
dove credi di scappare? La tua cronovela non
funzionerà, se non sono io a volerlo.»
Eidolon chiese: «E allora perché
ci avete voluto qui, ora?»
«Tu
in realtà non eri previsto, volevo solo il Razziatore. Sei semplicemente
capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato. C’è voluto un po’ prima che
il gladio fosse sufficientemente carico di tachioni per poter infrangere la microcontrazione e per farvi giungere qui.»
«Qui… dove?»
«In
questo angolo al di fuori del tempo e dello spazio, alieno a ogni legge che
conosciate. Qui vige una sola legge.»
Il
Razziatore si rimise in piedi: «La tua, immagino. Non ci vuole molto per
capirli questi pazzi esagitati qua, ragionano tutti allo stesso modo.»
Il
vecchio lo guardò con ribrezzo: «Mi stai facendo pentire della mia generosità,
Razziatore.»
«Oh,
molto generoso da parte tua rapirmi insieme a mio figlio, grazie mille!»
«Ti
sto concedendo l’opportunità di salutarlo un’ultima volta, prima di
dimenticarlo per sempre.»
Il
Razziatore, a una tale risposta, rimase spiazzato. Eidolon
intervenne per lui.
«Cosa
intendete dire?»
Il
vecchio si appoggiò ancora di più sul bastone: «Ve l’ho detto, sono vecchio,
sono stanco… non ho più l’elasticità mentale di una volta. Chi, come me, viene
scelto per questo compito diviene molto, molto, molto più longevo di qualunque
creatura esistente, ma non immortale… tutti periamo, prima o poi… e sento che
il mio momento sta giungendo.»
Il
Razziatore commentò: «Va bene, porteremo una corona di fiori al vostro
funerale, ma ora…»
L’anziano
alzò una mano interrompendolo: «Ora
saluterai tuo figlio, prima che assuma il mio ruolo e venga cancellato dalla Storia.»
«CHE??? TE LO SCORDI, NON AVRAI MAI IL
MIO TRIP, BRUTTO…»
Odin cercò di sedare gli
animi: «Ehm… scusatemi, ma… non potreste prendere… qualcun altro? Magari un
adulto?»
Il
vecchio sorrise: «Lui ha l’elasticità mentale necessaria a sostenere questo
ruolo. Lui mi ha potuto vedere e sentire senza che io lo volessi. Lui è in
grado di ricordare ciò che non è mai avvenuto.»
Il
falco tirò fuori dalla tasca i fumetti del figlio: «Il Grifone… tu stai
parlando del Grifone…»
L’uomo
annuì: «Quella storia è uno dei miei figli perduti, una linea temporale di cui
anche voi avete fatto parte, ma che avete scordato. Trip la ricorda, in modo
nitido e perfetto, anche se crede che sia solo un sogno. Sono pochissimi quelli
che hanno questo dono, e ancora meno quelli che hanno modo di manifestarlo a
un’età così precoce, in modo che possa accorgermene. È perfetto per essere il
prossimo custode del Tempo, e la sua gioventù gli permetterà di resistere molto
più a lungo di me in questo difficile ruolo.»
Odin chiese, preoccupato:
«Cosa significherà in pratica? Quali conseguenze ci saranno per Trip in questo…
passaggio di testimone?»
Il
vecchio indicò lo strambo strumento alle sue spalle: «In questo momento nella
sua mente sta venendo incisa la Storia… tutto quello che è stato, che è, che
sarà, che avrebbe potuto essere e che potrà essere ancora, tutto. Avrà la
conoscenza assoluta che è dovuta al custode degli equilibri temporali, perché
possa dirigere il Tempo con saggezza. Rimarrà qui per tutta la durata della sua
lunga esistenza, in compagnia del Tempo stesso.»
Il
Razziatore era fuori di sé dalla rabbia: «SCORDATELO! NON LASCERÒ CHE MIO
FIGLIO RIMANGA QUI TUTTO SOLO PER L’ETERNITÀ! IO SONO SUO PADRE, NON POSSO
PERMETTERE CHE ACCADA! NON DI NUOVO!»
Il
vecchio annuì, stancamente: «Capisco il tuo dolore, dopotutto tu eri poco più
piccolo di lui quando venisti abbandonato alle porte dell’Organizzazione e temi
che a tuo figlio possa accadere qualcosa di simile…»
Il
falco sussultò punto sul vivo. Nessuno conosceva quella storia oltre a lui.
«Come…»
«Te
l’ho detto, incisa nella mia mente c’è tutta la Storia, anche la tua. Ed è
proprio per evitare un simile dolore che il Prescelto viene cancellato. Mai
nato. Mai cresciuto. Mai morto. Nessuna interferenza temporale. Nessuna
sofferenza per chi rimane. Sarà poi il Prescelto a decidere se ricordare o meno
il suo passato. Io, per esempio, ho scelto di cancellarlo dalla mia mente, per
non lasciarmi distrarre nel compimento del mio dovere.»
Odin provò a intervenire
nuovamente: «Ho compreso il vostro discorso, ma trovo alcune pecche nei vostri
ragionamenti. Per esempio, vi sembra saggio lasciare tutto il Tempo nelle mani
di un bambino? Siete sicuro che avrà l’esperienza necessaria per calibrare ogni
possibile passato o futuro? Forse un adulto sarebbe una scelta più cauta, da
questo punto di vista…»
Il
Razziatore era sconvolto: «Non ho intenzione di lasciare andare mio figlio così
presto! Devo ancora insegnargli tante, troppe cose! Deve ancora conoscere
troppe gioie della vita prima di andarsene da me!»
Il
vecchio li guardò, pensieroso: «Il tuo discorso sembra convincente, Odin Eidolon. Prendiamolo per un
attimo in considerazione…»
Il
droide mise una mano sulla spalla del Razziatore, cercando di rassicurarlo.
Aveva fiducia nelle sue capacità di oratore e nella forza dei suoi ragionamenti.
Il
vecchio continuò: «Ho scandagliato ogni essere vivente del tempo e dello spazio
presente attualmente, nel passato,
nel presente e nel futuro al netto di ogni possibile cambiamento causato da cronauti. Con la microcontrazione
da me provocata, probabilmente molte persone che avrebbero la stessa capacità
di ricordare eventi non più avvenuti non potranno più manifestarla, e io non
potrò accorgermi della loro esistenza. Al momento, solo due persone sembrano
essere adatte a sostenere il mio ruolo. Odin Eidolon, lascerò effettuare a te e alla tua intelligenza la
scelta.»
Il
droide chinò la testa: «Vi ringrazio dell’onore che mi riservate.»
«La
prima persona è quella su cui è ricaduta la mia prima scelta. Trip è giovane,
ha una forte elasticità mentale e una predisposizione straordinaria. Inoltre è
dotato di un carattere deciso. Molto deciso, a dirla tutta… alla mia prima
proposta mi ha risposto mordendomi una mano...»
Il
falco esultò: «Ah! Questo è mio
figlio!»
Il
vecchio gli riservò un’occhiataccia: «Tuttavia nemmeno lui ha potuto resistere
al fascino del Tempo.»
«Un
modo carino per dire che per convincerlo ha dovuto ridurlo a uno zombie…»
L’uomo
comprese che l’unica cosa da fare con il cronocriminale
era ignorarlo: «Inoltre, rimuoverlo dalla Storia non avrebbe conseguenze
irreparabili.»
Il
Razziatore protestò: «Come a dire che Trip non farà nulla di buono nella vita!
Non è vero, non è affatto vero! Mio figlio è uno in gamba, molto più di me. Eidolon, scegliete l’altro, non potete sacrificare un
bambino innocente!»
Il
vecchio continuò ad ignorarlo: «Di contro, cancellare l’esistenza dell’altro candidato avrebbe conseguenze
molto più gravi e pesanti. Molti secoli di storia andrebbero riscritti
completamente, contando solo la sua immagine pubblica, ma ci sarebbero gravi
conseguenze anche nella storia della sua vita privata e della sua famiglia. Tuttavia
avrebbe a suo favore uno spirito forte ed eroico, un coraggio da leoni, una discreta
capacità di reagire a qualunque imprevisto, il raro dono di non lasciarsi
abbattere facilmente, un grande cuore e un’esperienza in tantissimi campi
differenti di cui sicuramente Trip non è dotato. Allo stesso tempo, il suo
grande cuore potrebbe essere il suo difetto più fatale. Più volte ha rischiato
di condannare molti per la salvezza di pochi, perché intenerito dal loro triste
destino. Tu stesso l’hai sgridato più
volte, in passato, per questo motivo. Tu,
più di chiunque altro, puoi capire tutto quello che ti sto dicendo.»
Odin lo guardò perplesso: «Io? Lo conosco?»
«Molto
bene. L’altro candidato ricorda bene ciò che è accaduto quando un droide ha
provato a riscrivere la Storia. Ha persino fatto in modo che il suo sacrificio
non fosse vanificato da una semplice riattivazione...»
Sul
volto di Eidolon apparve un’espressione di puro
sgomento: «Geena…
no, non può trattarsi di…»
Il
vecchio annuì: «Sto parlando del tuo vecchio socio di un tempo, Uno.»
Il
droide scosse la testa, sconvolto: «No… no, non puoi chiedermi una cosa
simile…»
L’anziano
alzò il bastone al cielo: «Scegli, Odin Eidolon, Uno, o comunque vorrai essere chiamato, scegli!
Chi sarà il mio successore? Il bambino dispettoso o l’eroe che ha segnato la
storia? Trip o Paperinik?
Scegli!»
Il
Razziatore sussultò: «L’altra scelta… sarebbe Pikappa?»
Odin rimase impietrito. Cosa doveva fare? Cos’era giusto fare? Era certo che se avesse
potuto chiedere direttamente al suo vecchio socio, lui avrebbe accettato di
buon grado pur di salvare un bambino innocente. Il vecchio aveva tremendamente
ragione, il suo più grave difetto era proprio il suo buon cuore, difetto da
cui, evidentemente, si era lasciato un po’ contagiare. Razionalmente, lo
sapeva, aveva ragione lui. Cancellare Pikappa,
eliminare Paperino in tutte le sue sfaccettature dalla Storia avrebbe avuto
conseguenze terribili. Più di due secoli sarebbero stati cancellati in un
soffio. Forse la Terra non sarebbe nemmeno più esistita, forse sarebbe stata
ridotta ad essere l’ennesima colonia evroniana se quella
sera piovosa un papero in calzamaglia non si fosse rifugiato dentro la bocca
del gargoyle sbagliato. Eppure la sua coscienza, il
suo… cuore, se così poteva definirlo
impropriamente, tutto quello che gli
aveva insegnato e trasmesso l’essere biologico a cui si fosse più legato, oltre
al suo creatore, gli stava urlando che pronunciare il nome di Trip sarebbe
comunque stata la scelta sbagliata. Doveva pensare, in fretta, più in fretta.
C’era forse una terza
soluzione, una soluzione a cui nemmeno il Tempo stesso aveva pensato?
Ad
un tratto tutto il macchinario alle loro spalle si fermò di colpo.
Il
Razziatore osservò con orrore il figlio alzarsi lentamente dalla sedia, mentre
a Odin non sfuggì il sorriso compiaciuto che il
vecchio gli rivolse mentre Trip si voltava, rivelando i suoi nuovi occhi
lucenti color dell’oro.
«Il
rito di passaggio si è appena concluso. Scegli
pure, Odin Eidolon… ma ormai, qualunque cosa dirai, è troppo
tardi.»
E siamo ormai a un passo dalla fine. Nulla si può nascondere al
Tempo, e i nostri lo stanno scoprendo a loro spese.
In attesa di scoprire come finirà, ringrazio John Spangler per il gradito commento e vi aspetto per l’ultimo
capitolo!
Alla prossima!
Hinata 92