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Autore: hinata 92    06/11/2019    1 recensioni
Ventitreesimo secolo, la microcontrazione ha bloccato i viaggi temporali rendendo il Razziatore disoccupato, ma con più tempo libero da dedicare al figlio Trip. Com'è possibile che allora quest'ultimo scompaia... in un viaggio nel tempo?
Con l'aiuto di Odin Eidolon, il più grande esperto di viaggi temporali di quell'epoca, il Razziatore si troverà ad affrontare un viaggio che metterà in gioco le sue certezze, i suoi segreti e i suoi affetti in nome di quel grande mistero chiamato Tempo.
La storia si basa sui numeri 33, 34 e 43 di PKNA, tuttavia è godibile anche senza averli letti, conoscendo giusto un minimo il Razziatore e Odin Eidolon.
Buon impossibile viaggio nel tempo a tutti!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Odin Eidolon, Razziatore, Trip
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un Tempo da salvare

 

Per ore i due neo-soci non si rivolsero la parola, ognuno perso nei propri pensieri.

Odin Eidolon stava compiendo sul gladio ogni analisi possibile. Aveva annullato ogni suo appuntamento e aveva predisposto il suo ufficio perché nessuno potesse disturbarlo. Allo stesso tempo non perdeva mai di vista il suo ospite, che non aveva fatto altro che passeggiare avanti e indietro, impaziente. Solo una volta si era lasciato sfuggire un sospiro.

Conosceva indubbiamente il Razziatore più di quanto quest’ultimo conoscesse lui. I ricordi, pardon, i dati di Uno erano ancora lì, in un angolino del suo database, abbastanza precisi da poter affermare con certezza che non lo aveva mai visto comportarsi in quel modo, né che il suo vecchio socio gli avesse mai accennato qualcosa di simile. Il cronocriminale più pericoloso del ventitreesimo secolo aveva sempre la situazione sotto controllo, e anche quando non era così si era sempre preoccupato di nasconderlo al meglio. C’era certamente qualcosa che gli nascondeva. Ma cosa?

Da parte sua, anche il Razziatore continuava a tenere d’occhio Eidolon. Aveva qualche conoscenza di meccanica, ma nulla di paragonabile alle sue, se ne rese conto quasi subito. Sapeva di doversene stare buono, non disturbarlo e lasciarlo lavorare, ma allo stesso tempo non sopportava l’idea di non poter andare a recuperare il figlio da solo. Odiava il pensiero di dover dipendere da altri per risolvere i suoi problemi. Senza contare che quella storia rischiava di mandare all’aria il lavoro di una vita. Aveva fatto di tutto per tenere nascosta l’esistenza di Trip al mondo, per ridurre al minimo il rischio che qualcuno potesse rivalersi su di lui per i suoi “affari”. Non era una brava persona, lo sapeva bene, ma era un padre premuroso, a modo suo, e non avrebbe mai permesso che qualcuno potesse fare del male a suo figlio. Il pensiero di averlo perso in giro per il tempo, quel tempo che lo aveva sempre aiutato, lo faceva stare male. Era quasi come se un vecchio amico lo avesse tradito.

«Nessuna novità?»

Il papero alzò lo sguardo dai suoi macchinari: «Mi avete chiesto praticamente l’impossibile. Non è una cosa che posso ottenere in così poco tempo.»

Il Razziatore scattò: «Poco tempo? Siete là sopra da quasi quattro ore!»

«Appunto. Poco tempo.»

Il falco sbatté le mani sul tavolo con tutta la sua forza: «Vi rendete conto che nel vostro poco tempo potrebbe…»

Sospirò profondamente: «Lasciamo perdere. Non potete capire.»

Eidolon lo guardò, serio: «Avete ragione, non mi è possibile capire se non mi fornite tutte le informazioni per poterlo fare.»

«Ve l’ho detto, non sono cose che vi riguardino.»

Odin s’alzò: «Non sono dello stesso parere. Mi state mettendo pressioni per un qualcosa di misterioso di cui non sono nemmeno stato messo al corrente. Per quel che ne so, quel che vi hanno rubato potrebbe anche essere un’arma pericolosissima.»

Il Razziatore ridacchiò: «Oh, non è esattamente innocuo, vi posso anche dare ragione, ma no, non è un’arma. Non è nulla che possa mettere in pericolo la vostra sicurezza.»

Odin completò la frase per lui: «Ma è importante.»

Il falco lo fissò dritto negli occhi: «È la cosa più importante della mia esistenza.»

«E allora cos…»

Eidolon si bloccò a metà frase: «Cos’è questo rumore?»

Il Razziatore drizzò le orecchie: «Quale rumore? Io non sento nulla!»

Il papero scosse la testa: «È un ultrasuono, le persone normali non possono udirlo… ma è fortissimo… e proviene da…»

Si voltò verso il tavolo da lavoro: «… dal gladio?»

Il cronocriminale fissò stupito la spada vibrare e rilucere di luce propria, diventando quasi trasparente: «Che avete fatto?»

Odin sbarrò gli occhi: «Nulla, ho spento tutti i macchinari prima di allontanarmi!»

 «Qualcosa dovete avergli fatto, non può essersi messo a fare così da solo!»

«Ma io non ho fatto nulla, ve lo assicuro!»

La luce aumentò d’intensità, tanto che il Razziatore dovette chiudere gli occhi. Eidolon, invece, riuscì ad osservare la scena grazie ai suoi sensori ottici potenziati. Approfittando del fatto che il falco non poteva vederlo, cercò di analizzare lo strano fenomeno direttamente con i suoi sensori, senza utilizzare strumenti esterni. Nelle ore precedenti lo aveva bombardato con qualunque tipo di energia avesse a disposizione senza risultati, ma in quel momento sembrava che quella spada stesse emettendo autonomamente tachioni… un fenomeno che aveva già visto… dietro una telecamera, secoli addietro…

Di colpo capì: «È una cronovela

«COSA?»

«È una cronovela e si è attivata!»

Il Razziatore sbottò: «Non dite idiozie! Non si può attivare nessuna cronovela con la microcontrazione! O volete forse farmi credere che si è esaurita da sola, proprio in questo istante?»

Eidolon era concentratissimo in mille analisi: «Concordo con voi, è semplicemente assurdo e contro ogni logica, ma la microcontrazione è ancora in atto.»

«Sentite, non sarò un fisico, ma lo capisco pure io che quello che dite non ha senso!»

«Non…»

Se Odin Eidolon aveva aggiunto altro alla sua risposta, non era giunto alle orecchie del Razziatore. Nel tempo di un respiro vennero entrambi trascinati bruscamente verso il tavolo, avvolti da una luce che trapassava persino le palpebre chiuse. Una nausea fortissima s’impadronì del falco, che aveva la sensazione di ruzzolare giù, sempre più giù...

 

Nel tempo di un respiro, tutto finì.

Il Razziatore si ritrovò carponi, intontito.

«E dire che non avevo mai sofferto il mal di tempo, prima d’ora…»

Una voce familiare lo interruppe: «Mi dispiace per voi, ma vi consiglierei di rialzarvi appena vi sarà possibile. Abbiamo un problema. E di quelli grossi, aggiungerei.»

«Perché?»

Eidolon rispose con voce grave: «Vi siete accorto su cosa vi state appoggiando?»

Il Razziatore sbarrò gli occhi. Sotto di lui c’erano solo…

«Nuvole?»

Odin sospirò vedendo il falco balzare in piedi di scatto: «Che notoriamente non dovrebbero essere in grado di sopportare il nostro peso… eppure ci camminiamo sopra senza problemi… e, vi dirò, io non ho ordinato alcuna ristrutturazione del mio ufficio.»

Il cronocriminale si guardò intorno. Nessun riferimento, solo nuvole sotto di loro e basta. Il resto dell’ambiente era completamente bianco, a perdita d’occhio. Non c’era nemmeno la volta del cielo a sovrastarli.

«Dove siamo?»

«Speravo poteste rispondermi voi. Io so solo che abbiamo viaggiato perlomeno nel tempo. E che teoricamente non avremmo potuto riuscirci.»

Il Razziatore afferrò lo studioso per il bavero, minaccioso: «Non m’importa nulla delle vostre teorie! M’interessa solo una cosa… è da qui che proviene quel gladio?»

Eidolon lo guardò serio: «È altamente probabile, ma non certo.»

Il falco lo lasciò andare e si avviò a grandi falcate verso il nulla: «Per il momento mi basta.»

Odin lo seguì sospirando: «Dove andate?»

«A cercare ciò che mi hanno preso, non è chiaro?»

«Senza alcun indizio, né punto di riferimento per orientarsi qua dentro?»

Il Razziatore sbuffò: «Se proprio volete, potete rimanere qui voi! Il vostro abito verde dovrebbe notarsi anche a grande distanza, in tutto questo bianco! Così saprò dove tornare… contento? Oppure volete darmi una pagnottina da sbriciolare lungo il cammino?»

«Vengo con voi.»

Il falco sorrise, orgoglioso: «Paura di rimanere solo, eh?»

Odin gli restituì lo sguardo malizioso: «No, paura che voi combiniate qualche pasticcio. In questo momento non mi sembrate al massimo della vostra razionalità. Vi serve un accompagnatore dotato di un po’ di cervello e pare che io sia l’unico disponibile nei dintorni.»

«Volete forse insinuare che sono un idiota?»

Eidolon smise di sorridere: «No, affermo con certezza che non è una buona idea andare in giro da soli in un posto sconosciuto, dopo un viaggio temporale impossibile.»

Il Razziatore sospirò alzando gli occhi al cielo: «Fate come volete.»

Odin si avviò dietro di lui, con un piccolo sorriso. Piccolo, però, perché i suoi sensori non gli stavano dando segnali rassicuranti. Nemmeno lui riusciva a stabilire l’epoca in cui si trovassero. Ancora peggio, non riusciva nemmeno a capire in che luogo si trovassero! Apparentemente, sembravano finiti al di fuori del tempo e dello spazio stesso… e non erano certamente a Time 0, la sede della Tempolizia… ma non poteva parlare di tutto questo al Razziatore, o avrebbe compreso di avere davanti a sé un droide, e non un papero.

Camminarono a lungo, in un inquietante silenzio. Nessun rumore, nessuno spostamento d’aria… nulla di nulla.

Odin continuava a tenere per sé le sue preoccupazioni, che aumentavano di minuto in minuto. Per la prima volta da quando era stato costruito, i suoi sensori gli stavano fornendo dati in netto contrasto tra loro.

Aveva provato ad analizzare il terreno sotto di loro senza successo. Aveva provato ad analizzare l’aria intorno a loro senza successo.

Secondo le sue rilevazioni, stavano camminando nel vuoto. Ma era impossibile, completamente impossibile! Pazienza per lui, ma il Razziatore stava respirando normalmente! Stava sopravvivendo in un ambiente senz’aria senza neanche accorgersene! Era contro ogni legge scientifica! Tutta quella storia era contro ogni legge scientifica!

La voce del Razziatore lo riscosse dalle sue preoccupazioni e dalle sue analisi: «Guardate. Là, in fondo.»

Odin alzò lo sguardo. In lontananza c’era qualcosa di colorato, che spiccava nettamente contro il candido ambiente circostante.

«Che cos’è?»

Ma invece che rispondergli, il Razziatore iniziò a correre.

«Fermo! Aspettatemi!»

Ma che aspettarlo e aspettarlo! Per quel che ne sapeva, Trip era nelle mani dei suoi misteriosi rapitori da più di mezza giornata. Non poteva più aspettare niente e nessuno.

In poche falcate, molte meno di quanto lo stesso Razziatore si aspettasse, giunse alla sua meta. Era l’aggeggio più strano che avesse mai visto.

La base sembrava essere un grosso orologio da campanile, le cui lancette, però, giravano al contrario; sopra di esso era stata incastonata una meridiana, la cui ombra continuava a spostarsi velocemente proiettandosi su uno schermo a cristalli liquidi, su cui le cifre scorrevano come impazzite; tutto intorno all’enorme orologio, fissata con una sbarra metallica, continuava a girare in senso orario una grossa clessidra, ruotata continuamente affinché la sabbia al suo interno non si fermasse mai. C’erano anche altri cavi e altre cose strane che nessuno dei due compagni di viaggio riuscì a identificare, ma non aveva importanza per il Razziatore.

L’unica cosa importante si trovava seduta di fronte a un vecchio banchetto da scuola, immobile, dandogli le spalle.

«Trip!»

Il padre si lanciò davanti al figlio: «Trip, come…»

Ma le parole gli morirono in gola. Il suo bambino aveva gli occhi socchiusi e spenti e un’espressione intontita e assonnata; se lo stava guardando sicuramente non lo vedeva, perché il suo sguardo era fisso sullo strano strumento di fronte a lui, come in trance.

Il Razziatore passò più volte una mano di fronte agli occhi del figlio: «Trip, mi senti? Mi vedi? Sono papà, per favore, rispondi! Trip!»

Odin Eidolon rimase un passo indietro, in silenzio, ad osservare il falco scuotere con tutte le sue forze il bambino per farlo reagire. E così, era per quello che il Razziatore gli aveva chiesto di sfidare persino il tempo stesso. Era quello il tesoro di cui aveva parlato. Scosse la testa. E lui che aveva pensato a chissà cosa… come aveva potuto non riconoscere la determinazione e la disperazione di un padre?

Il Razziatore alzò lo sguardo, spaventato: «Aiutatemi, per favore, c’è qualcosa che non va! Non mi risponde! Non è normale!»

Il papero si chinò di fronte al bambino e gli allargò la pupilla: «Forse è sotto ipnosi o sedativi.»

Il falco si scrocchiò le nocche della mano: «Se prendo chi me l’ha ridotto così, io…»

«Tu non farai nulla, Razziatore. Allontanatevi da lui, state disturbando il rito di passaggio.»

I due paperi alzarono la testa: «Chi ha parlato?»

«Io parlo per chi è in grado di udire la mia voce. E voi non siete eletti a tale privilegio.»

Il Razziatore gridò: «Fatti vedere!»

La voce misteriosa rispose: «Io non ho bisogno di farmi vedere. Esisto senza essere visto, né udito. Ma se proprio non puoi fare a meno di un’immagine, ecco…»

Dal nulla che li circondava, lentamente, apparve un uomo. Era vecchio, estremamente vecchio, vestito di una tunica un tempo forse azzurra, ormai ingrigita, stinta e logora. Si appoggiava su un bastone con aria stanca, ma severa. Di tanto in tanto i suoi occhi rilucevano di una luce dorata.

«Sei soddisfatto, ora?»

Il Razziatore non si lasciò intimidire dai giochetti di prestigio del nuovo arrivato: «Chi sei? Hai rapito tu Trip?»

Il vecchio ridacchiò: «Chi sono? Che domanda difficile che mi fai… mi hanno dato molti nomi nel corso della storia, così tanti che non mi sono mai preoccupato di sceglierne uno per identificarmi… ma, anche senza un nome, tu mi conosci bene. Hai usufruito dei miei servizi, tante, troppe volte. Tu sei uno dei motivi che mi hanno portato a chiudere le mie porte.»

Il falco sbottò: «Porte? Di che parli? Non capisco e non m’interessa!»

Il vecchio sorrise: «Davvero? Perché il tuo compagno, invece, sta iniziando a farsi un’idea sulla mia identità… anche se non vuole credere alle sue stesse analisi…»

Odin infatti aveva sul volto un’espressione sconvolta, ma il Razziatore non si fece impressionare: «Allora? Chi sarebbe?»

Lo scienziato si limitò ad allungare una mano verso il vecchio e a fargliela passare attraverso.

Il falco sussultò: «Un ologramma?»

Eidolon incredulo scosse la testa, senza osare battere ciglio: «Di più, molto di più… nessun fotone, nessuna molecola solida… la figura che abbiamo di fronte è un ammasso di… tachioni, i tachioni allo stato più puro che abbia mai visto… di più, produce tachioni allo stato puro… se non fosse assurdo, direi che…»

Il vecchio fece un piccolo inchino: «Ve l’ho detto, mi hanno dato molti nomi. Forse, quello che vi è più familiare è Chronos. O Padre Tempo, come preferite.»

Il Razziatore scoppiò a ridere: «Cioè, vorresti darmi a bere che tu controlleresti il tempo?»

L’uomo scosse la testa: «Oh, no, io sono il Tempo. Lo sorveglio. Lo creo. Lo nutro.»

Il falco sospirò, esasperato: «Ok, va bene, tutto quello che vuoi. Ora però se non ti dispiace, io dovrei…»

Il vecchio rise: «Non mi credi, eh? Sei sempre stato così…»

Il Razziatore divenne rosso di rabbia: «Non mi parlare come se mi conoscessi!»

«Ma io ti conosco. Conosco ogni passato, ogni presente, ogni futuro di ogni creatura mai apparsa. Uno di voi, sono certo, ormai non ha più dubbi a proposito.»

Il falco sbuffò: «Il signor Eidolon può avere tutte le sue convinzioni, ma io non ci casco!»

«Per rispondere alla tua seconda domanda, Razziatore, sì, io ho preso con me Trip. Ma non userei un termine così rozzo come rapimento. Io mi sono limitato a ricondurlo nel luogo che gli spettava di diritto, e che lo attendeva da sempre.»

Il Razziatore gridò: «Chiunque mi porti via mio figlio senza autorizzazione per me è un rapitore!»

«Sapessi quanti dei miei figli tu hai rapito e distrutto, Razziatore…»

Il falco si sentì punto sul vivo: «E no! Non nego di essere un ladro e un truffatore, ma rapitore di minorenni no!»

Il vecchio lo guardò seriamente: «I miei figli sono tutte le linee temporali che con le tue incursioni hai modificato e distrutto… tu e tutti i viaggiatori del tempo…»

Odin Eidolon intervenne: «Quindi la microcontrazione è opera vostra, se ho ben compreso il vostro discorso…»

Il Tempo sospirò: «Sono vecchio, ormai, non ho più le energie per stare dietro a tutti i vostri pasticci…»

Il droide lo guardò sorpreso: «E allora questo viaggio?»

«Quello è stato possibile per mia munifica concessione… e tu, fermo là!»

Il Razziatore lo guardò algido: «Io mi riprenderò mio figlio, che tu lo voglia o no! E voglio vedere come mi fermerai!»

Il falco cercò di prendere il figlio per sollevarlo di peso, ma una forza invisibile lo scagliò lontano. Il vecchio lo guardò sprezzante.

«Sono vecchio e stanco, ma non ho ancora esaurito tutte le frecce al mio arco. E poi, dove credi di scappare? La tua cronovela non funzionerà, se non sono io a volerlo.»

Eidolon chiese: «E allora perché ci avete voluto qui, ora?»

«Tu in realtà non eri previsto, volevo solo il Razziatore. Sei semplicemente capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato. C’è voluto un po’ prima che il gladio fosse sufficientemente carico di tachioni per poter infrangere la microcontrazione e per farvi giungere qui.»

«Qui… dove?»

«In questo angolo al di fuori del tempo e dello spazio, alieno a ogni legge che conosciate. Qui vige una sola legge.»

Il Razziatore si rimise in piedi: «La tua, immagino. Non ci vuole molto per capirli questi pazzi esagitati qua, ragionano tutti allo stesso modo.»

Il vecchio lo guardò con ribrezzo: «Mi stai facendo pentire della mia generosità, Razziatore.»

«Oh, molto generoso da parte tua rapirmi insieme a mio figlio, grazie mille!»

«Ti sto concedendo l’opportunità di salutarlo un’ultima volta, prima di dimenticarlo per sempre.»

Il Razziatore, a una tale risposta, rimase spiazzato. Eidolon intervenne per lui.

«Cosa intendete dire?»

Il vecchio si appoggiò ancora di più sul bastone: «Ve l’ho detto, sono vecchio, sono stanco… non ho più l’elasticità mentale di una volta. Chi, come me, viene scelto per questo compito diviene molto, molto, molto più longevo di qualunque creatura esistente, ma non immortale… tutti periamo, prima o poi… e sento che il mio momento sta giungendo.»

Il Razziatore commentò: «Va bene, porteremo una corona di fiori al vostro funerale, ma ora…»

L’anziano alzò una mano interrompendolo: «Ora saluterai tuo figlio, prima che assuma il mio ruolo e venga cancellato dalla Storia.»

«CHE??? TE LO SCORDI, NON AVRAI MAI IL MIO TRIP, BRUTTO…»

Odin cercò di sedare gli animi: «Ehm… scusatemi, ma… non potreste prendere… qualcun altro? Magari un adulto?»

Il vecchio sorrise: «Lui ha l’elasticità mentale necessaria a sostenere questo ruolo. Lui mi ha potuto vedere e sentire senza che io lo volessi. Lui è in grado di ricordare ciò che non è mai avvenuto.»

Il falco tirò fuori dalla tasca i fumetti del figlio: «Il Grifone… tu stai parlando del Grifone…»

L’uomo annuì: «Quella storia è uno dei miei figli perduti, una linea temporale di cui anche voi avete fatto parte, ma che avete scordato. Trip la ricorda, in modo nitido e perfetto, anche se crede che sia solo un sogno. Sono pochissimi quelli che hanno questo dono, e ancora meno quelli che hanno modo di manifestarlo a un’età così precoce, in modo che possa accorgermene. È perfetto per essere il prossimo custode del Tempo, e la sua gioventù gli permetterà di resistere molto più a lungo di me in questo difficile ruolo.»

Odin chiese, preoccupato: «Cosa significherà in pratica? Quali conseguenze ci saranno per Trip in questo… passaggio di testimone?»

Il vecchio indicò lo strambo strumento alle sue spalle: «In questo momento nella sua mente sta venendo incisa la Storia… tutto quello che è stato, che è, che sarà, che avrebbe potuto essere e che potrà essere ancora, tutto. Avrà la conoscenza assoluta che è dovuta al custode degli equilibri temporali, perché possa dirigere il Tempo con saggezza. Rimarrà qui per tutta la durata della sua lunga esistenza, in compagnia del Tempo stesso.»

Il Razziatore era fuori di sé dalla rabbia: «SCORDATELO! NON LASCERÒ CHE MIO FIGLIO RIMANGA QUI TUTTO SOLO PER L’ETERNITÀ! IO SONO SUO PADRE, NON POSSO PERMETTERE CHE ACCADA! NON DI NUOVO!»

Il vecchio annuì, stancamente: «Capisco il tuo dolore, dopotutto tu eri poco più piccolo di lui quando venisti abbandonato alle porte dell’Organizzazione e temi che a tuo figlio possa accadere qualcosa di simile…»

Il falco sussultò punto sul vivo. Nessuno conosceva quella storia oltre a lui.

«Come…»

«Te l’ho detto, incisa nella mia mente c’è tutta la Storia, anche la tua. Ed è proprio per evitare un simile dolore che il Prescelto viene cancellato. Mai nato. Mai cresciuto. Mai morto. Nessuna interferenza temporale. Nessuna sofferenza per chi rimane. Sarà poi il Prescelto a decidere se ricordare o meno il suo passato. Io, per esempio, ho scelto di cancellarlo dalla mia mente, per non lasciarmi distrarre nel compimento del mio dovere.»

Odin provò a intervenire nuovamente: «Ho compreso il vostro discorso, ma trovo alcune pecche nei vostri ragionamenti. Per esempio, vi sembra saggio lasciare tutto il Tempo nelle mani di un bambino? Siete sicuro che avrà l’esperienza necessaria per calibrare ogni possibile passato o futuro? Forse un adulto sarebbe una scelta più cauta, da questo punto di vista…»

Il Razziatore era sconvolto: «Non ho intenzione di lasciare andare mio figlio così presto! Devo ancora insegnargli tante, troppe cose! Deve ancora conoscere troppe gioie della vita prima di andarsene da me!»

Il vecchio li guardò, pensieroso: «Il tuo discorso sembra convincente, Odin Eidolon. Prendiamolo per un attimo in considerazione…»

Il droide mise una mano sulla spalla del Razziatore, cercando di rassicurarlo. Aveva fiducia nelle sue capacità di oratore e nella forza dei suoi ragionamenti.

Il vecchio continuò: «Ho scandagliato ogni essere vivente del tempo e dello spazio presente attualmente, nel passato, nel presente e nel futuro al netto di ogni possibile cambiamento causato da cronauti. Con la microcontrazione da me provocata, probabilmente molte persone che avrebbero la stessa capacità di ricordare eventi non più avvenuti non potranno più manifestarla, e io non potrò accorgermi della loro esistenza. Al momento, solo due persone sembrano essere adatte a sostenere il mio ruolo. Odin Eidolon, lascerò effettuare a te e alla tua intelligenza la scelta.»

Il droide chinò la testa: «Vi ringrazio dell’onore che mi riservate.»

«La prima persona è quella su cui è ricaduta la mia prima scelta. Trip è giovane, ha una forte elasticità mentale e una predisposizione straordinaria. Inoltre è dotato di un carattere deciso. Molto deciso, a dirla tutta… alla mia prima proposta mi ha risposto mordendomi una mano...»

Il falco esultò: «Ah! Questo è mio figlio!»

Il vecchio gli riservò un’occhiataccia: «Tuttavia nemmeno lui ha potuto resistere al fascino del Tempo.»

«Un modo carino per dire che per convincerlo ha dovuto ridurlo a uno zombie…»

L’uomo comprese che l’unica cosa da fare con il cronocriminale era ignorarlo: «Inoltre, rimuoverlo dalla Storia non avrebbe conseguenze irreparabili.»

Il Razziatore protestò: «Come a dire che Trip non farà nulla di buono nella vita! Non è vero, non è affatto vero! Mio figlio è uno in gamba, molto più di me. Eidolon, scegliete l’altro, non potete sacrificare un bambino innocente!»

Il vecchio continuò ad ignorarlo: «Di contro, cancellare l’esistenza dell’altro candidato avrebbe conseguenze molto più gravi e pesanti. Molti secoli di storia andrebbero riscritti completamente, contando solo la sua immagine pubblica, ma ci sarebbero gravi conseguenze anche nella storia della sua vita privata e della sua famiglia. Tuttavia avrebbe a suo favore uno spirito forte ed eroico, un coraggio da leoni, una discreta capacità di reagire a qualunque imprevisto, il raro dono di non lasciarsi abbattere facilmente, un grande cuore e un’esperienza in tantissimi campi differenti di cui sicuramente Trip non è dotato. Allo stesso tempo, il suo grande cuore potrebbe essere il suo difetto più fatale. Più volte ha rischiato di condannare molti per la salvezza di pochi, perché intenerito dal loro triste destino. Tu stesso l’hai sgridato più volte, in passato, per questo motivo. Tu, più di chiunque altro, puoi capire tutto quello che ti sto dicendo.»

Odin lo guardò perplesso: «Io? Lo conosco?»

«Molto bene. L’altro candidato ricorda bene ciò che è accaduto quando un droide ha provato a riscrivere la Storia. Ha persino fatto in modo che il suo sacrificio non fosse vanificato da una semplice riattivazione...»

Sul volto di Eidolon apparve un’espressione di puro sgomento: «Geena… no, non può trattarsi di…»

Il vecchio annuì: «Sto parlando del tuo vecchio socio di un tempo, Uno

Il droide scosse la testa, sconvolto: «No… no, non puoi chiedermi una cosa simile…»

L’anziano alzò il bastone al cielo: «Scegli, Odin Eidolon, Uno, o comunque vorrai essere chiamato, scegli! Chi sarà il mio successore? Il bambino dispettoso o l’eroe che ha segnato la storia? Trip o Paperinik? Scegli!»

Il Razziatore sussultò: «L’altra scelta… sarebbe Pikappa

Odin rimase impietrito. Cosa doveva fare? Cos’era giusto fare? Era certo che se avesse potuto chiedere direttamente al suo vecchio socio, lui avrebbe accettato di buon grado pur di salvare un bambino innocente. Il vecchio aveva tremendamente ragione, il suo più grave difetto era proprio il suo buon cuore, difetto da cui, evidentemente, si era lasciato un po’ contagiare. Razionalmente, lo sapeva, aveva ragione lui. Cancellare Pikappa, eliminare Paperino in tutte le sue sfaccettature dalla Storia avrebbe avuto conseguenze terribili. Più di due secoli sarebbero stati cancellati in un soffio. Forse la Terra non sarebbe nemmeno più esistita, forse sarebbe stata ridotta ad essere l’ennesima colonia evroniana se quella sera piovosa un papero in calzamaglia non si fosse rifugiato dentro la bocca del gargoyle sbagliato. Eppure la sua coscienza, il suo… cuore, se così poteva definirlo impropriamente, tutto quello che gli aveva insegnato e trasmesso l’essere biologico a cui si fosse più legato, oltre al suo creatore, gli stava urlando che pronunciare il nome di Trip sarebbe comunque stata la scelta sbagliata. Doveva pensare, in fretta, più in fretta.

C’era forse una terza soluzione, una soluzione a cui nemmeno il Tempo stesso aveva pensato?

Ad un tratto tutto il macchinario alle loro spalle si fermò di colpo.

Il Razziatore osservò con orrore il figlio alzarsi lentamente dalla sedia, mentre a Odin non sfuggì il sorriso compiaciuto che il vecchio gli rivolse mentre Trip si voltava, rivelando i suoi nuovi occhi lucenti color dell’oro.

«Il rito di passaggio si è appena concluso. Scegli pure, Odin Eidolon ma ormai, qualunque cosa dirai, è troppo tardi

 

 

E siamo ormai a un passo dalla fine. Nulla si può nascondere al Tempo, e i nostri lo stanno scoprendo a loro spese.

In attesa di scoprire come finirà, ringrazio John Spangler per il gradito commento e vi aspetto per l’ultimo capitolo!

Alla prossima!

 

Hinata 92

  
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