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Autore: Rebi_7_24    06/11/2019    0 recensioni
Se avesse saputo a cosa stava andando incontro, se qualcuno le avesse detto in anticipo cosa sarebbe venuto poi, se avesse potuto prevedere anche un singolo frammento di ciò che sarebbe diventata la sua vita....
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°°°°°°°°°Dal°°primo°°capitolo°°°°°°°°°°°°
「Quell'amore, si era promessa, avrebbe fatto in modo di guardarlo dritto in faccia almeno una volta. Voleva che lui sapesse. Doveva sapere che, tra l'infinità di gente che lo acclamava, che lo supportava e lo amava, c'era anche lei.」
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....avrebbe desiderato che accadesse molto prima.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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“C-Chi c’è là? Non.. Non ti avvicinare!” Intimò, puntando davanti a sé un coltello di plastica. La donna non avanzò. Quella ragazzina era terrorizzata.
“Non temere tesoro, non voglio farti del male”, la rassicurò gentile.
“Come faccio a fidarmi? Chi sei?” Ma intanto abbassò ‘l’arma’.
“Mi chiamo Toriel, sono la guardiana di questo posto.”
“Gua… Guardiana?”
“Sì”, si percepiva un sorriso nella sua voce. “Passo di qui ogni giorno nel caso qualcuno sia caduto giù, come te.”
“Oh.. Succede spesso?”
“In realtà no, tu sei la prima dopo tanto tempo. Posso avvicinarmi ora?”
“…Non mi farai del male?”
“Certo che no, piccola. Voglio aiutarti, io sono tua amica.”
A quel punto le due finalmente si ritrovarono faccia a faccia, e la ragazza non poté contenere un lieve sussulto di sconcerto alla vista dell’altra.
“Come ti chiami? Sei molto giovane.”
“Ho 13 anni.. Mi chiamo Dylan.”
“Davvero un bel nome”, commentò Toriel. “Perché non mi racconti un po’ di te mentre andiamo?”
“Dove?”
A casa.”
 
[***]
 
La ragazza crollò sul letto della sua nuova stanza poco dopo essere entrata, era proprio sfinita. E come biasimarla? Un simile cambiamento nella sua vita, così improvviso poi, doveva essere davvero uno shock. Chissà i suoi genitori, gli amici, e la cugina… Già, soprattutto lei. Perché Dylan prima di cadere stava badando alla sua cuginetta, che aveva insistito per andare a giocare in cima al monte. Il coltello di plastica che le aveva puntato contro era suo.
Naturalmente, nessuna delle due era a conoscenza della storia celata dietro a quel luogo, altrimenti non si sarebbero di certo avvicinate.
Pensava a quella bambina rimasta da sola, a cosa stesse facendo adesso. Preoccupazione che le impediva di concentrarsi a pieno sul dolce che stava preparando in attesa che Dylan si svegliasse.
Si costrinse però a scansare le immagini correnti nella sua testa. Ora doveva solo prendersi cura della ragazza, non poteva permettersi un altro errore.
 
[***]
 
Un paio d’ore più tardi, Dylan si presentò in soggiorno, dove trovò Toriel a leggere su una poltrona accanto a un camino acceso.
“Hai dormito bene tesoro?” Le domandò senza alzare gli occhi dalle pagine.
“Mh-mh”, annuì lei, avvicinandosi.
“Prima mi hai fatta preoccupare, temevo non ti sentissi bene”, chiuse il libro con un sorriso, dopo aver messo il segno. “Ma forse avevi solo bisogno di riprenderti.”
“Non è proprio una cosa da tutti i giorni..” Ribatté la ragazza con una punta di sarcasmo. Se pensava a sua cugina rimasta sola lì sopra, sentiva ancora gli occhi bruciare.
“So che non dev’essere facile per te”, Toriel divenne più seria. “Posso solo immaginare cosa significhi veder cambiare la tua vita in questo modo. Ma vorrei davvero riuscire a dartene una altrettanto bella. Possiamo essere felici qui. Possiamo fare così tante cose. Io posso prendermi cura di te, permettimi di farlo.”
Dylan non replicò subito, lasciando credere che fosse dubbiosa su cosa decidere. Ma abbassò lo sguardo, poi lo riportò su Toriel, e sorrise.
“Di cosa parla quel libro?”
 
[***]
 
Non era facile essere un umano nel Sottosuolo: dati gli eventi passati, l’ostilità e la diffidenza nei confronti della ragazza erano all’ordine del giorno. La sua prima settimana di permanenza fu un continuo evitare conflitti con ogni mostro che incontrava girando per le Rovine. Ci mise un po’ a farseli tutti amici, alcuni erano più convinti degli altri della minaccia che rappresentava.
Tuttavia, nessuno la vide mai perdere il controllo, né stancarsi di ripetere sempre lo stesso discorso, divenuto ormai quasi meccanico, con il quale rassicurava chi aveva davanti e si presentava come una persona buona, non intenzionata a far del male a qualcuno.
Toriel era molto soddisfatta di come Dylan si approcciava a quel mondo, e in poco tempo il suo giro mattutino si trasformò in uno schematico rispondere a tutta la gente che incrociava per strada, che le chiedeva di lei.
Alle volte Napstablook andava a trovarla a casa loro. Capitava che i due si chiudessero ore intere in camera ad ascoltare musica sdraiati a terra. Cosa ci fosse di così emozionante nello stare sul pavimento, non l’aveva ancora capito. Dicevano che dava un senso di pace, specie se fatto tenendo gli occhi chiusi. Ci aveva anche provato, constatando però di preferire di gran lunga il letto.
 
[***]
 
La amavano tutti. Viveva con loro da circa un anno e sembrava esserci sempre stata. Si era fatta tanti amici, praticamente l’intera popolazione delle Rovine.
Quella casa, pensava Toriel, non sarebbe stata più la stessa senza di lei.
Purtroppo, ciò non rappresentava solo una supposizione: da qualche settimana, Dylan chiedeva spesso cosa si trovava al di là della grande porta in fondo al seminterrato. Era scesa lì sotto una sera, in sua assenza. Quando rientrò, non vedendola da nessuna parte, le venne subito in mente quello e la raggiunse appena in tempo per riportarla su per un braccio.
Fu la prima volta che la sgridò.
 
[***]
 
“Ti ho detto di smetterla con questa domanda.”
“Perché non puoi semplicemente rispondermi?”
“Perché semplicemente non c’è una risposta.”
“In tal caso non faresti così tante storie.”
Discutevano da un quarto d’ora. O meglio, Toriel discuteva. Era l’unica agitata tra le due. Dylan non dava il minimo segno di nervosismo, come sempre d’altronde. Non che la donna fosse solita a risultare aggressiva o altro, ma nella sua testa volteggiava attualmente un turbine di immagini passate che sperava di non rivedere più.
“Basta Dylan. È l’ultimo avvertimento.”
“Ma te lo sto chiedendo per favore.”
“E io ti ho già detto di no.”
“Ormai so che c’è qualcosa di importante là dietro.”
“Non ho intenzione di ripetermi.”
“Non ha senso tenermelo nascosto.”
“Ne ha ancora di meno dirtelo.”
“Ma se solo tu-“
“Basta con questa storia Dylan! Io so cosa è meglio per te! E che ti piaccia o meno, tu vivi qui! E qui valgono le mie regole! Non voglio più sentire una sola parola su quella porta! Spero di esser stata chiara!”
Calò il silenzio. Un silenzio assordante.
La ragazza la guardava stupita e un po’ scossa: non l’aveva mai sentita alzare la voce. E Toriel se ne rese conto.
“Senti.. io-“
Ma non ebbe il tempo di aggiungere nulla. Dylan se ne andò in camera sua.
 
[***]
 
“Tesoro.. posso entrare?” Chiese la donna dopo aver bussato. Era lì dentro da mezz’ora.
 “Sì”, rispose lei dall’altra parte.
La trovò sul letto sdraiata in avanti. Giocherellava con un peluche a cui aveva tolto un nastro colorato per legarselo al polso. Quando la vide spostarsi un po’ per farle spazio, le si sedette accanto.
“Mi dispiace per prima.. non avrei dovuto urlare.”
“Non fa niente, può succedere”, le sorrise. “Sarebbe impossibile non arrabbiarsi mai.”
Toriel sorrise a sua volta. “Tu ci riesci benissimo, mi sembra.”
Dylan alzò le spalle, mettendosi seduta. “Sono un caso a parte.”
 “…Se non voglio dirti cosa c’è dietro quella porta, è solo per proteggerti. Lo capisci, vero?”
La ragazza annuì, evidentemente rassegnata.
“…Però non posso neanche impedirti di sapere.”
E finalmente, Toriel parlò.
 
[***]
 
“Devo fare qualcosa.”
“No, è pericoloso. Per favore non cominciare.”
“Ma non posso starmene qui ferma dopo aver saputo tutto questo.”
La discussione proseguì per alcuni minuti, finché Toriel cedette.
“Starai attenta?”
“Che domande.”
“E tornerai da me?”
“Sempre.”
“…D’accordo.”
E per quella sera, il discorso sfumò via.
 
[***]
 
“Sei ancora sicura di voler andare?” le domandò di nuovo, speranzosa in un cambio d’idea, ma lei annuì.
Erano davanti alla porta che dava all’esterno delle Rovine.
“Bambina mia..” La strinse tra le braccia, era sul punto di piangere. “Fai la brava, va bene? Io sarò qui ad aspettarti.”
“Non dovrai attendere a lungo,” affermò decisa la ragazza, e attraversò la grande soglia che si richiuse alle spalle.
Ma Dylan non avrebbe mai più rivisto le Rovine.
 
   
 
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