Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Federica_97    07/11/2019    2 recensioni
Strawberry è una ragazza dura, figlia del capo dell'FBI, con un grande dono.
Ryan è un ragazzo con precedenti, il tipico deliquente senza futuro, con precedenti penali e tanto altro.
Come possono due persone così diverse assomigliarsi tanto?
Eppure qualcosa li accomuna: il senso di colpa.
Strawberry porta dento di sè un segreto, un senso di colpa che da due anni l'ha fatta chiudere in sè stessa
Ryan invece è solo al mondo, senza nessuno a prendersi cura di lui.
Potranno gli occhi ghiacciati del ragazzo scongelare il cuore di Strawberry?
E può Strawberry dare a lui ciò di cui ha bisogno?
Un'amore nato nonostante tutto e tutti, loro per primi.
Ma l'incontro non sarà dei migliori, e i loro mondi così diversi potranno mai realmente incontrarsi?
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 8

 

 

Uno squillo. Due squilli. Tre squilli...

Silenzio...

Uno squillo. Due squilli. Tre squilli...

Silenzio...

Uno squillo. Due squilli. Tre squilli...

“Strawberry giuro che se non rispondi o silenzi quell'aggeggio lo pesto sotto i piedi”.

Lo sbuffo sonoro e poco paziente di Rick le fece alzare lo sguardo dal suo cellulare.

Mise la modalità silenziosa.

“Scusa papà”, disse infine.

“Io proprio non ti capisco” iniziò il padre “prima fai di tutto per uscire con quel ragazzo e poi lo ignori”.

“Non lo...ignoro. Semplicemente al momento non mi va di parlargli”.

“Come vuoi tu” fece l'uomo, esasperato. “Hai avuto più nessuna visione?”.

La rossa ci pensò un attimo. Una c'era stata, in effetti, la sera dell'uscita con Ryan.

Ma se lei avesse detto qualcosa al padre sicuramente lui avrebbe dato di matto. Le visioni della rossa erano sempre correlate tra di loro, e se lei le aveva avute con Ryan probabilmente significava che...

“No” rispose infine, interrompendo i suoi pensieri.

Giocherellava con una penna trovata sulla scrivania del padre. Quel sabato pomeriggio era particolarmente noioso. Niente sospettati, niente arma del delitto, niente testimoni. Niente!

“Che ne dici se vai un po' a casa? Non dovresti stare qui tutto il giorno, tesoro”.

Strawberry annuì, forse aveva ragione. Più si scervellava e più non concludeva nulla.

 

 

Il ritrovarsi da sola a casa in pieno pomeriggio era una novità per lei. Passava la maggior parte delle sue ore libere in centrale con suo padre.

Quasi le andò di traverso la merendina che stava mangiando quando il campanello di casa sua suonò, insistentemente.

“Strawberry so che ci sei, aprimi”. Quella voce... l'avrebbe riconosciuta tra mille.

Si avvicinò alla porta, senza aprirla.

“Dai micia lo so che sei dentro, ti ho vista rientrare”.

Silenzio.

Poté sentire distintamente il ragazzo sospirare.

“Non so cosa io ti abbia fatto, però per favore, parlami”. La sua voce era così...affranta.

Si poggiò con le spalle alla porta, indecisa su cosa fare.

Ryan se ne stava lì fuori come un emerito idiota ad aspettare una qualsiasi risposta, anche un urlo sarebbe andato bene; purché lei gli parlasse.

Passarono minuti interminabili, non ricevette risposta e, deluso come non mai, decise di allontanarsi.

Solo allora sentì la porta aprirsi.

“Ti ho detto di non chiamarmi micia”.

Il biondo si voltò e il sorriso che aveva deciso di rivolgerle gli morì immediatamente. Lei sembrava così arrabbiata...

“Non so a che gioco tu stia giocando ma adesso voglio la verità, Shirogane!”, lo tirò dentro e chiuse la porta.

“Di cosa parli?” la sua faccia passò rapidamente dal ''ma sei scema'' al ''ma che diavolo sei scema?''. Che poi, si ritrovò a riflettere, non erano tanto diverse.

“Lo sai di cosa sto parlando. Perché ti sei avvicinato a me? Perché sapevi tutte quelle cose sull'assassino? Sei suo complice?”.

A quel punto il biondo sgranò gli occhi: “è questo che pensi?”, non riusciva a chiedere la bocca per lo stupore. “Pensi realmente che io possa c'entrare qualcosa con questa follia?”

“Quando ho contatti con te, le mie visioni vanno sempre e solo in un unica direzione: l'assassino!” gli urlò. “A che gioco stai giocando? Perchè?!”, ripetè.

Ryan ispirò profondamente “ascoltami Strawberry, non ho la più pallida idea del perché ma io non c'entro nulla” cercò di mantenere la calma. “Sono tante cose ma non un assassino. Per cosa poi? Cristo!” si passò le mani tra i capelli.

La rossa lo fissò. “Giurami, giurami che tu non c'entri niente”.

“Sei impazzita? Quando è stata ammazzata quella ragazzina io ero con te, Strawberry. Siamo stati insieme tutta la notte”.

Ed era vero, lei era il suo alibi. Erano insieme.

“E quando una delle vittime -Joyce, se non erro- è morta io ero anche fuori città. Controlla se non mi credi”.

Lo scrutò ancora, di sottecchi.

Il ragazzo si avvicinò e le poggiò le mani sulle spalle. “Non potrei mai fare del male a nessuno. Tanto meno a te”. Salì con la mani ad accarezzarle il viso.

Chiuse gli occhi, desiderosa di credergli e annuì. Forse aveva solo esagerato e le sue supposizioni erano del tutto sbagliate.

“Per questo ignoravi le mie chiamate? Pensavi fossi il killer?”

“Sì” ammise senza esitare “e fortuna che non ho detto delle visioni a mio padre, altrimenti avrebbe sicuramente trovato qualcosa per tenerti dentro”.

“FIU!” fece finta di asciugarsi il sudore dalla fronte “quindi ti piaccio” sorrise infine.

Lei alzò gli occhi al cielo, “quanto sei cretino, Ryan Shirogane” fece per allontanarsi per finire la sua merenda ma lui le afferrò delicatamente un polso per portarla più vicino a sé.

“Che fai?” mormorò lei, trovandosi il viso del ragazzo a pochi centimetri da suo.

“Mi hai baciato tu, l'altra sera. Adesso ricambio, no?”. Si avvicinò con una lentezza quasi innaturale, pauroso in un rifiuto da parte della ragazza. Ma questo non arrivò, poggiò le labbra sulle sue e quasi subito si sentì ricambiato.

Il loro contatto durò poco però, perché lo squillare del cellulare di lei li interruppe.

Il biondo sospirò e si staccò poggiando la fronte su quella della ragazza.

“Papà, sono a casa non preoccuparti!” rispose al cellulare con l'unica intenzione di riattaccare il prima possibile. “Ah... sì va bene” guardò il biondo che nel frattempo si era allontanato quel poco che bastava per non starle troppo attaccato. “Sì papà, tranquillo. Arrivo. No, ho il passaggio, ciao” riattaccò. “Dobbiamo andare in centrale. Hanno nuovi indizi” sbuffò lei.

“Maledetto assassino” borbottò Ryan prima di uscire di casa. Per quanto ancora li avrebbe, inconsciamente, interrotti?

 

 

 

 

“Illuminami, perché Shirogane sta nel mio ufficio a guardare le foto del MIO caso?” Rick occhieggiò la figlia che in risposta sospirò.

“E' intuitivo e può esserci utile, poi non sta facendo niente di male”. In quel esatto momento il biondo fece cadere il porta penne che Rick teneva sulla scrivania e ne rovesciò il contenuto.

“Scusi!” esclamò rimettendo tutto apposto.

Strawberry si battè una mano sulla fronte scuotendo la testa.

“Allora” Antonio entrò con in mano dei fogli “abbiamo scoperto che le vittime...perché Shirogane è qui?”.

“Ti prego, non fare domande” lo supplicò Rick.

“Okay...” aggrottò le sopracciglia e poi continuò: “le vittime erano state tutte confessate da una chiesetta poco fuori città, tutte quante a poche ore dalla morte”, Antonio passò il rapporto al capo. “Forse per questo tra le mani avevano un rosario?” domandò, infine.

“E perché delle prostitute si dovrebbero confessare? Cioè, che senso ha se poi vanno a rifare le stesse cose?” Ryan aveva un enorme punto interrogativo che gli si leggeva chiaramente in faccia.

“Beh forse per...sentirsi meglio con loro stesse?” azzardò la rossa, confusa anche lei.

“Beh ragazzi, il punto non è questo. Abbiamo capito cosa hanno in comune le vittime, adesso cerchiamo di capire il perchè”. Disse Rick. “E' assurdo” sbuffò.

“Posso azzardare un ipotesi?” Shirogane attirò l'attenzione di tutti loro.

“No” fu la risposta di Antonio, infastidito dalla presenza del ragazzo.

“Sì, parla” acconsentì Strawberry, sedendosi sulla scrivania.

“Allora! Sono sempre stato un bambino curioso e mio padre aveva un'intera libreria con dentro qualsiasi libro esistente al mondo-”

“E cosa c'entra con il caso?” chiese Antonio, incrociando le braccia.

Ryan lo fulminò con lo sguardo “-un giorno cercavo una lettura leggera, presi un volume da...mille pagine, forse mille e cinquecento-”

“Alla faccia della lettura leggera” esclamò la ragazza.

“-e lessi da una qualche parte di un rituale effettuato nel diciannovesimo secolo, non ricordo il nome del prete ma ricordo che offriva delle anime a Dio in cambio di un anima ''dannata''...”

“Delle offerte votive?”

Ryan annuì “delle offerte votive. E lasciava loro dei rosari tra le mani, per condurli nel regno dei cieli. Le anime dovevano essere pure e prive di peccato, ecco perché prima le confessava”

“Mi sono venuti i brividi” Strawberry si sfregò le mani sulla braccia, colta da un improvviso freddo.

“Ma solitamente non si lasciano statuette o roba simile come offerte votive?” Antonio odiava ammetterlo ma erano venuti i brividi anche a lui.

“Evidentemente è più pazzo di quanto credessimo” Rick sospirò. La teoria del ragazzo pareva valida. Tutto sembrava combaciare alla perfezione.

“Che ne dite se andassimo a parlare con quel prete? Magari ci sa dire qualcosa di più di tutta questa follia” propose Strawberry saltando giù dalla scrivania.

“Bell'idea, collega” Antonio le fece l'occhiolino.

“Grazie collega” gli diede il cinque. Uscì dalla porta seguita da Ryan che non si risparmiò di lanciare un'occhiataccia all'uomo.

 

 

Non ci misero molto ad arrivare in quella piccola chiesetta, era una zona abbastanza desolata e l'unica fonte sonora erano le poche macchine che sfrecciavano a velocità per raggiungere il centro abitato.

“Anche questa mette i brividi” fu il commento della rossa osservando l'edificio davanti a sé.

“Dai, sei diventata una fifona? Non credevo fossi così” la prese in giro Antonio, accostandosi a lei.

“Non essere ridicolo” lo spintonò scherzosamente “sai che non ho paura di nulla, io”.

“Se se” ridacchiò l'uomo.

“Appena avete finito di flirtare, entriamo” li interruppe Rick bruscamente, infastidito da quello scherzo.

Strawberry alzò gli occhi al cielo, avviandosi verso l'ingresso.

“Sei vecchio per lei” lo punzecchiò Ryan, che fino a quel momento era rimasto in disparte ad osservare la scena.

“Eh?” fu il verso confuso di Antonio.

“Per Strawberry, sei vecchio. E poi lei è impegnata” lo fissò lui, quasi a volerlo sfidare.

“Mi suona come una minaccia?”

“Oh, la piantate? Togliendo il fatto che state parlando di MIA figlia, siamo in servizio” Rick tirò via Shirogane per un braccio, invitandolo a seguire la ragazza.

“Entriamo, muoviti” lanciò un'occhiataccia al suo braccio destro, prima di avviarsi.

La chiesetta era pittoresca, con qualche parete dove ormai mancava la pittura. Gli affreschi sul tetto un po' sbiaditi a causa del tempo e dell'umido che si infiltrava dall'alto. Le panche erano di un marrone ormai vecchio, scolorito. Ma nonostante ciò profumava di pulito.

“Buona sera, benvenuti nella casa del signore”. Una suora li salutò cordialmente.

“Buona sera sorella, vorrei fare qualche domanda” Rick mostrò il distintivo.

“Oh” la donna parve spaventata. “Di cosa si tratta?”

“Vede, lavoriamo ad un caso di omicidi-”

“Oh Madonna santa” si fece il segno della croce.

“-e abbiamo motivo di pensare che gli omicidi siano di natura...religiosa” Rick mostrò lei le foto delle vittime. “Le riconosce?”.

La suora guardò le ragazze “mi sembra di averle viste...ma sono vecchia, e vengono tante ragazze qui a confessare i loro peccati”.

“Mi ricordo di loro quattro” una voce alle spalle della donna attirò la loro attenzione. “Sono venute qui qualche settimana fa, forse è già passato di più. Non ricordo con esattezza”. Un prete con tanto di tunica si fermò davanti a loro. “Buona sera signori, sono padre John” li salutò. “Erano venute qui a confessare i loro peccati. Sono stato io in persona a farlo”.

“Non vorrei sembrarle sgarbata ma...può dirci qualcosa che non sappiamo? Cosa volevano confessare?”.

Il prete scosse la testa: “mi spiace signorina ma non posso dirlo”.

Strawberry sospirò. “Riconosce questo rosario?” a quel punto gli mostrò la foto del rosario rosso.

“Oh sì, questo rosario è la copia esatta di quello usato da Josè Jimenéz, nel diciannovesimo secolo”

“Ecco come si chiamava” mormorò Ryan all'orecchio di Strawberry.

“Lui offriva anime umane in cambio del perdono di un'altra” il prete continuò. Rick nel frattempo si era allontanato per rispondere al cellulare che non voleva smetterla di vibrare.

“Scusi la domanda ma se l'anima è già ''morta'' cosa doveva farsi perdonare?”. La domanda di Antonio fece abbozzare un sorriso a padre John.

“Mio caro figliolo, non le viene proprio in mente nessun peccato che il nostro Dio non può perdonare?”.

Antonio scosse la testa.

“Il suicidio” mormorò la rossa. Il prete in risposta annuì.

“Scusate l'interruzione” intervenne il capo “Antonio, dobbiamo andare. Il procuratore ci vuole nel suo ufficio adesso”.

“Di sabato pomeriggio?” sgranò gli occhi.

“Meglio andare, perché altrimenti ci scortica vivi” sospirò l'uomo scusandosi con i presenti.

“Papà vai, io e Ryan torniamo dopo. Voglio approfondire”.

Rick sapeva che sarebbe stato inutile cercare di farle cambiare idea quindi le diede un bacio raccomandandosi con il ragazzo di non correre con quell'aggeggio infernale che chiamava moto.

“Scusi padre, può continuare?”.

L'uomo annuì “venite con te”. Si fece seguire in un altra stanza prendendo un enorme libro. “Qui è descritta tutta la pratica” lo aprì e Strawberry ne lesse il contenuto.

Tutta la pratica descritta in quel libro sembra esattamente identica a tutti i loro omicidi.

“E' follia” mormorò Ryan, leggendo.

“Possiamo tenerlo?” chiese Strawberry improvvisamente “lo restituiamo appena possiamo, promesso”.

Il padre ridacchiò “puoi tenerlo, non ti preoccupare”

“Grazie mille!” esclamò chiudendolo.

Ryan lo prese mettendoselo sotto braccio.

“Come possiamo sdebitarci?” chiese infine la rossa, rivolta al prete. “Per il libro, intendo”.

Lui scosse la testa “non mi dovete niente, figlioli”

“Niente niente? Sicuro?” insistette la ragazza.

“Beh, una cosa ci sarebbe...” la sua voce si fece un sussurro. I ragazzi si avvicinarono per sentirlo. “Cioccolato” mormorò pianissimo.

I due giovani si scambiarono uno sguardo timorosi di non aver capito.

“Cioccolato?” chiese il biondo.

“Cioccolato fondente. Non me lo lascia mangiare” sbuffò.

“Chi non glielo lascia mangiare?”.

“Quella suora antipatica”

La rossa per poco non scoppio a ridere “sarà fatto, le faremo recapitare del cioccolato fondente”.

Lo salutarono uscendo da quella stramba chiesa.

Si guardarono ancora scoppiando in una sonora risata.

“Che personaggio” commentò Ryan, sistemando il libro e mettendosi il casco.

“Già, assurdo” ridacchiò lei imitandolo. Salirono in sella e partirono.

Il cielo si stava facendo più scuro e su quella moto la temperatura risultata più bassa di quello che in realtà era. La rossa si strinse ancora più al ragazzo ma improvvisamente alzò lo sguardo, quando Ryan fu costretto a rallentare quasi bruscamente.

“Che succede?” chiese lei

“Un gatto mi ha letteralmente tagliato la strada, per poco non lo beccavo in pieno”. Poggiò i piedi a terra per non perdere l'equilibrio e fece per ripartire.

“Queste stradine sono piene di gatti randagi, meglio andare piano” disse lei.

Lo video annuire e riprendere la marcia, più lentamente.

“Ryan” lo chiamò lei, dopo aver percorso qualche metro. “Cos'è quella struttura?” indicò un vecchio casolare abbandonato, con le sbarre alle finestre.

“Non lo so, penso un vecchio convento”. Rispose lui riportando l'attenzione alla strada.

“Fermati, voglio avvicinarmi” disse lui.

“Ma...”

“Per favore, fermati!” quasi lo urlò.

Senti solo lo sbuffo del ragazzo prima che girasse per accostare poi nel grande spiazzale pieno di erbacce.

La rossa si tolse il casco, avvicinandosi un pochino ad osservare quel casolare dal colore nero.

“Strawberry che fai?” Ryan si avvicinò a lei, che in pochi secondi stava cercando di aprire la porta d'ingresso. “Non vedi che ha una catena? Lascia stare dai, andiamo via”

“Mi incuriosisce” mormorò lei, quasi attratta da quello strano edificio.

“Si muore di freddo, prenderemo la polmonite” il biondo strofinò le mani tra di loro.

Non riusciva a capirla e forse, non l'avrebbe mai fatto fino in fondo. La ragazza provò altre volte ad aprire la porta ma poi si arrese.

“Ora possiamo andare via?” la supplicò Ryan.

Lei annuì “andiamo via”

“Grazie al cielo!” sbuffò avviandosi alla moto.

In pochi secondi furono in sella alla moto e si stavano avviando verso il centro abitato. Quello che però non videro è che all'interno di quella stramba abitazione qualcuno li osservava dalla finestra.

Una figura misteriosa e vestita di nero con un cappuccio aveva osservato ogni loro movimento, li aveva seguiti con gli occhi fino a perderli di vista definitivamente...

 

 

 

“Etchiè!”

Strawberry starnutì per l'ennesima volta da quando era tornata a casa.

“Se non avessi fatto la pazza, non ti saresti raffreddata” la rimproverò Ryan seduto sul letto della ragazza con l'enorme libro tra le gambe.

“Non ho fatto la pazza” sbuffò lei, raggiungendolo. “Ero...attratta, tutto qui”.

Lui scosse la testa. “Comunque il campo si restringe ad...un milione di persone che hanno avuto almeno un parente suicida? E' un ago in un pagliaio” sospirò lui.

Lei annuì, si trovavano d'accordo almeno su una cosa: come avrebbero trovato chi aveva dato inizio a quella follia? Era praticamente impossibile.

“Speriamo in qualche mia visione” disse lei “adesso ho abbastanza informazioni per averne qualcuna che mi possa essere utile”.

Shirogane scalciò via il libro, facendolo cadere a terra.

“Fa piano!” esclamò la rossa, urlando sotto voce “se mio padre scopre che sei qui ti butta fuori a calci”

“Non l'avevamo superata questa fase?” sorrise beffardo lui.

“No, se alle 23.30 sei in camera mia, buttato sul mio letto con me vestita così” si indicò, portava una canottiera e un pantaloncino abbastanza corto.

“Non ti ho costretta io a vestirti così” sorrise malizioso.

“Non ti aspettavo, cretino. Sei entrato dalla finestra, ancora” sbuffò lei, ma divertita.

Ryan la afferrò per i fianchi portandola su di lui, la frangetta della ragazza gli solleticava il naso.

“Non mi piace l'atteggiamento che ha quell'Antonio nei tuoi confronti” disse lui, all'improvviso.

“Che sei geloso?” lei ridacchiò, senza mai staccare gli occhi dai suoi.

“Sì” mormorò senza esitare.

“Non devi, scemo...” sussurrò lei, il cuore che le andava a mille.

Le accarezzò piano la schiena, continuavano a fissarsi.

“Sei bellissima, anche se mi insulti” disse piano e prima di baciarla poté quasi giurare di averla vista arrossire, per la prima volta da quando la conosceva.

Stavolta si stavano baciando sul serio, senza visioni o squilli di cellulare ad interromperli. Si sistemò meglio a cavalcioni su di lui, senza interrompere quel bacio diventato ormai più passionale di quanto entrambi si aspettassero.

La luce della lampada che illuminava la stanza si fece più soffusa, un indumento appartenente ad uno dei due copriva la bajour.

Ma loro erano troppo impegnati per rendersene conto...

 

 

 

BUON SALVE A TUTTI! Come state?! Io sono tornata a rompervi nuovamente, povere voi!

Vi dico solo che per scrivere questo capitolo ho fatto una fatica immensa! Giuro che, senza esagerare e aggiungere nulla, l'ho cancellato e scritto TRE VOLTE! Roba da pazzi, veramente. Qualsiasi versione non mi convinceva e alla fine ho trovato quella più adatta!

Io non so se qualcuno di voi che la seguiva anche anni prima si ricorda che la ''spiegazione'' del rituale era stato compito di un monaco in un monastero. Loro erano partiti per fare domande ecc ecc... ho voluto evitare questa cosa per non prolungarlo ulteriormente. In ogni caso, la spiegazione è uguale (diciamo simile dai) a quella precedente.

Ora direte ''ma questa ste idee così inquietanti da dove le prende?'' e bene ve lo dico!

Anni fa ho visto una serie che parlava di questi rituali e di un assassino che uccideva per ''salvare'' l'anima ad una persona a lui cara. Mi è rimasta così impressa che ho voluto crearne un FF!

Io, amantissima del genere thriller\horror, mi sono inquietata e non poco a questa follia!

Detto ciò, vi lascio con una domanda: chi è l'assassino della mia FF? Secondo voi si è già visto oppure non è nemmeno entrato in scena?

Fatemi sentire le vostre opinioni, mi piacciono tanto!

Adesso però scappo che tra lavoro, casa, fidanzato ecc...sto sveglia da più di 12 ore e sto morendo di sonno (sono le 00.08 adesso)!

Vi mando un enorme bacione e ringrazio sempre tutti coloro che la seguono!

P.S. Non sono un amore Straw e Ryan?

No? okay scusate... si ritira in un angolino a piangere*

P.S.S. Il nome del prete che praticava questo rituale che ho descritto e l'anno, sono stati totalmente partoriti dalla mia mente malaticcia!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Federica_97