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Autore: Justice Gundam    07/11/2019    1 recensioni
Lemina Verusia, una giovanissima nobildonna costretta all'esilio, e il suo fidato amico Slayde, un servitore mezzelfo vittima di soprusi e discriminazione. Due persone che, nella loro ricerca di un luogo a cui appartenere e di una causa a cui dedicare le loro vite, entreranno nel culto di Tiamat, la Regina dei Draghi, diventando dei soldati pronti a diffondere il suo culto anche con la forza. La loro via per l'inferno è lastricata di buone intenzioni...
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Pathfinder: Children of the Dragon Queen

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Salve! Sono Justice Gundam, di ritorno con una storia dedicata al mio gioco da tavolo preferito, Pathfinder... e questa volta, affronto una tipologia di storia molto diversa dal mio solito. Questa, infatti, è in pratica una versione narrata di una campagna che sto scrivendo, pensata per personaggi di allineamento malvagio.

Sì, sì, lo so... molti pensano che le campagne per PG malvagi non funzionino. In effetti, ci sono diverse difficoltà che i normali PG di allineamento buono o neutrale non incontrano. Tuttavia, è possibile mettere assieme una campagna per PG malvagi che funziona... e Pathfinder lo ha dimostrato grazie alla campagna ufficiale "Hell's Vengeance" e al prodotto di terza parte "Way Of The Wicked" della defunta Fire Mountain Games. Quindi... ho raccolto la sfida e, mettendo assieme elementi sia di Pathfinder che delle vecchie edizioni di D&D (soprattutto la 3.5 e la quarta), ho deciso di fare anch'io il mio tentativo.

E da questo, ecco a voi questa storia, che seguirà due dei miei personaggi originali, Lemina Verusia e il suo amico/attendente Slayde, nella loro strada lastricata di buone intenzioni... che li porterà inevitabilmente verso un inferno. Spero comunque che sarà godibile... so che non è proprio facile scrivere una storia con protagonisti negativi.  Se si riesce bene, si ottengono personaggi indimenticabili come Light Yagami, Kratos, Diabolik e il duo Kriminal/Satanik, Yuri Nakamura di "Angel Beats"... altrimenti, si rischia di fare solo un pasticcio.

Comunque, lascio a voi il giudizio.

Pathfinder e tutti i marchi registrati ad esso legati sono proprietà della Paizo. Lemina Verusia, Slayde e gli altri personaggi che appaiono in questa storia sono invece di mia proprietà.

Bene, questo dovrebbe essere tutto. Vi lascio alla lettura! Grazie, e a presto! :)

 

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Prologo - I fuggiaschi di Svodia

La tensione era quasi palpabile, in quella giornata di tempo incerto.

Seduti al loro tavolo, in una piccola e anonima taverna in quella cittadina di confine, i due giovani stavano cercando di farsi notare il meno possibile, sollevando solo di tanto in tanto lo sguardo dalla zuppa che stavano mangiando per darsi un'occhiata attorno. Fino a quel momento, nessuno degli avventori aveva espresso interesse in loro - un buon segno, dal loro punto di vista. Sapevano che in ogni caso non avrebbero potuto smettere di guardarsi le spalle, ma se non altro, almeno lì non pareva esserci nessuno di coloro a cui volevano sfuggire. Dopo tanti giorni passati all'addiaccio, a sopravvivere come potevano e a doversi guardare da ogni persona che incontravano, almeno adesso potevano rilassarsi un pochino, e magari mettersi a cercare qualcuno che li potesse portare alla loro prossima meta.

"Sembra che... per adesso la strada sia sgombra, Slayde." sussurrò uno dei due ragazzi - una giovane di non più di diciotto anni, avvolta in un mantello color terra ormai consunto, con un cappuccio che nascondeva in parte il suo bel viso incorniciato da folti capelli di un tenue, inusuale colore rosato. I suoi occhi erano azzurri e penetranti, e in essi si leggeva uno strano misto di rabbia, amarezza e forza di volontà - lo sguardo di una persona con la quale la vita non era stata gentile, ma che ancora era decisa a non farsi sopraffare dagli eventi.

Il suo compagno, un ragazzo che doveva avere la stessa età, era vestito allo stesso modo, con i capelli biondi e gli occhi verdi,  ma i suoi lineamenti erano stranamente affilati e delicati, suggerendo che almeno un po' di sangue elfico scorresse nelle sue vene. Disse di sì con la testa e tornò per un attimo alla zuppa che stava mangiando - niente di eccezionale, in effetti doveva ammettere che era piuttosto insipida ed acquosa, ma se non altro, non aveva il sapore di quella sbobba a cui era abituato, un altro simbolo della schiavitù a cui era stato costretto fino a poco fa.

"Lady Lemina... che cosa avete intenzione di fare, adesso?" chiese il ragazzo biondo, e avvicinò un po' il viso alla sua compagna di viaggio. "Avete un'idea di come fare per superare il confine e raggiungere Epiros?"

La ragazza di nome Lemina riuscì a fare un sorriso, anche nella difficile situazione in cui si trovavano. "Slayde... ti ho già detto che non c'è più bisogno che tu mi chiami Lady. Adesso... adesso siamo pari, io e te. Siamo... entrambi ricercati, e qualsiasi titolo io potessi avere in precedenza non conta più niente."

"Non che davvero mi importasse, anche prima." pensò la giovane donna con rabbia mal celata, e si avvolse un po' di più nel mantello che nascondeva in gran parte il suo aspetto. "Fin da quando sono nata, il nome della mia famiglia è sempre stato un orpello, e niente più. Almeno adesso non devo più sottostare alle loro assurde regole e ai loro sguardi di compassione."

Il ragazzo di nome Slayde fece un gesto con la mano in segno di scusa. "Scusate... è che ormai sono abituato a chiamarvi così, e... credo che mi ci vorrà un po' per farmene una ragione."

"Non importa, Slayde. Non devi scusarti. Comunque, per rispondere alla tua domanda..." riprese la fanciulla, e per qualche secondo restò in silenzio, a pensare intensamente ad una risposta. In realtà, aveva già pensato a qualche possibilità, ma le sue aspettative erano state frustrate. I loro persecutori dovevano aver previsto le loro mosse. La sorveglianza era stata aumentata lungo le strade che conducevano al confine, verso Epiros. E le loro risorse erano quello che erano... avevano ben pochi mezzi per travestirsi o aggirare i posti di blocco che sicuramente sarebbero stati organizzati lungo le linee di confine.

Detto questo, Lemina non era decisa ad arrendersi così facilmente. Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio che farsi catturare e ritornare alla vita che si era lasciata alle spalle. O alla punizione che la aspettava. Quello che lei e Slayde avevano fatto non era cosa da poco. Un omicidio non era certo il tipo di reato a cui la gente era disposta a passare sopra. Per Slayde, non ci sarebbe stata alcuna possibilità. Nella migliore delle ipotesi, sarebbe stato condannato a morte e decapitato sulla pubblica piazza. Uno schiavo non aveva diritti. Men che mano un mezzelfo, un ibrido visto con raccapriccio e disgusto dalla cosiddetta "civiltà" di Svodia.

Lei, forse, se la sarebbe cavata. Forse la sua famiglia avrebbe fatto tacere le autorità con qualche ricca "donazione" e qualche favore ai piani alti. E avrebbe dovuto di nuovo sopportare Asselia, con quel suo volto da innocentina, quel suo nauseante buonismo e quel sorrisetto saccente, come se sapesse tutto lei. Piccola vipera... credeva forse di essere meglio di lei? Di poterla capire? Vissuta in quella gabbia dorata, servita in tutto e per tutto, la luce degli occhi di suo padre?

Oppure, altra possibilità, anche Lemina sarebbe stata sacrificata al "buon nome" della famiglia Verusia - del resto, lei era sempre stata una figlia illegittima, un errore nato dall'infedeltà di suo padre. E magari suo padre avrebbe pensato bene di consegnarla alle autorità per far vedere quanto lui tenesse all'ordine e alla legalità... Sinceramente, Lemina non era sicura di quale delle due opzioni fosse la peggiore.

La ragazza si impose di non perdersi in questi pensieri oscuri, e concentrarsi sulla cosa più importante - trovare un modo di superare il confine. "Per rispondere alla tua domanda, temo di non avere ancora idea di come fare. Se non altro, finchè restiamo qui siamo un po' più al sicuro. Per adesso, restiamo ad ascoltare. Magari troviamo qualche occasione." affermò, e Slayde disse di sì con la testa, tornando poi al suo pasto. 

Mentre i due compagni di viaggio riprendevano a  mangiare, finendo quello che avevano nel piatto senza dare l'impressione di provarci alcun gusto, il giovane di nome Slayde notò alcuni avventori dall'aspetto non troppo raccomandabile seduti ad un tavolo vicino al loro - probabilmente operai, bassa manovalanza, individui che vivevano la loro vita alla giornata, arrangiandosi e cogliendo ogni opportunità che si presentava loro. O almeno, questa era l'impressione che il ragazzo aveva avuto. Non poteva dire di avere molta esperienza nel loro ambiente... ma poteva almeno simpatizzare con loro, colpevoli soltanto di essere nati in una condizione sociale sfavorevole, e condannati a passare la loro vita a servire chi era più ricco e potente. Quante volte aveva desiderato poter fare di più per sè stesso, per loro e per Lemina, l'unica persona che - solo di recente se ne era reso conto - lo comprendeva veramente...

"Allora, porterai il carico dall'altra parte, ad Epiros?" chiese un uomo muscoloso e calvo, vestito di una giacca e un paio di pantaloni sudici, dopo aver bevuto un sorso di pessimo liquore.

Il tipo a cui stava parlando, un uomo smilzo, con la pelle bronzea e i segni sul volto di una vita difficile, alzò le spalle e sogghignò, mostrando diversi denti malconci e storti. "Come sempre, no? Se non altro, è un lavoro che mi permette di sopravvivere. E le truppe di confine si fidano di me." rispose con voce roca. Sputò per terra, e prese un sorso dal suo bicchiere, ignaro dei due giovani seduti lì vicino.

"Heh. Beato te... visto che si fidano di te, potresti fare un po' più di soldi spacciando un po' di roba illegale oltre il confine." rispose il primo individuo. "Ho sentito dire che quelli della Chiesa di Tiamat cercano armi e razioni. Stanno architettando qualcosa, te lo dico io."

"Baaah. Me ne frega ben poco delle loro beghe. Ma questa idea mi sembra buona. Se non altro, ci ricavo qualche soldo in più... almeno, quanto basta per andare a dormire con la pancia piena." affermò lo smilzo. "Basterebbe trovare qualcosa che possa passare oltre le guardie di confine..."

Slayde era riuscito a cogliere i punti fondamentali del discorso.  Un carico di merce che andava dall'altra parte del confine, fino all'interno di Epiros, e un corriere che aveva il desiderio di guadagnare qualcosa in più. Forse era quello il loro biglietto per la salvezza? Non era un'idea priva di rischi, ma se avesse funzionato...

"Ha... ha sentito, Lady Lemina?" sussurrò il ragazzo alla sua compagna, che mise da parte il piatto e rivolse la sua più totale attenzione al discorso del suo amico. "C'è qualcuno che porta merci oltre il confine, e potrebbe darci una mano."

"Dici? Beh, vediamo un po' se ci può aiutare... tieni le orecchie ben nascoste, Slayde, non abbiamo bisogno che quelli si accorgano delle tue... ehm... origini... e " rispose Lemina dopo un attimo di stupore. Senza farsi notare, frugò nei suoi vestiti e ne tirò fuori un piccolo sacchetto di raso, poi si scambiò uno sguardo di intesa con il giovane, e i due si avvicinarono al tavolo dove i due uomini stavano conversando.

"Chiedo scusa, signori." esordì Lemina con voce calma. Quando si trattava con gente come quella, che probabilmente sarebbe stata disposta a qualsiasi cosa per un po' di guadagno, o anche soltanto per trovare un po' di distrazione nelle loro vite grame, era meglio mostrarsi sicuri, e far credere di essere più forti di quanto in realtà non si fosse. Per fortuna, Lemina poteva vantare un certo carisma e presenza, e le espressioni che i due le rivolsero un attimo dopo le parvero quelle di persone disposte a trattare con lei in maniera adeguata. Per ogni evenienza, comunque, Lemina e Slayde avevano i loro pugnali, nascosti ma a portata di mano...

"Hm? Che c'è, ragazzina? Non siamo qui per comprare." grugnì il tizio più grande. Tappò la sua bottiglietta di alcol di infimo ordine con un gesto della mano, e scosse la testa, forse per tenersi sveglio malgrado i primi segni di una sbronza.

Lemina sorrise lievemente, divertita dall'ironia di quella frase. "Oh, state tranquilli, signori. Per voi ci potrebbe essere qualcosa da guadagnare, per dei rischi adeguati, si intende. Non sono il tipo di persona che fa qualcosa per niente." affermò, e per dimostrare che non mentiva, aprì con cura il borsello, e ne tirò fuori una moneta d'oro, per poi agitarla a pochi metri dall'uomo più magro con un sorriso tentatore. "Che ne dite? Uno di voi ci spaccia fino ad oltre il confine, e l'altro fa da guardia del corpo finchè non siamo dall'altra parte. In cambio, cinque zoti d'oro a ciascuno di voi. Che ve ne pare, signori?"

"Che cosa? Corpo della miseria, se ci sto! Dà qua, dolcezza!" rispose l'uomo più smilzo, la cui voce si era fatta di colpo più chiara e sicura. Lui e il suo compagno allungarono entrambe le mani verso la moneta che Lemina stava mostrando loro, ma la ragazza, senza mai perdere quel suo sorriso astuto, tirò indietro la moneta, e Slayde fissò i due con fare minaccioso.

"Ah, ah. Eh no, sarebbe troppo facile. Uno zoti d'oro a ciascuno ora, e gli altri se riuscirete a portarci oltre il confine senza farci prendere dalle guardie." continuò Lemina. "Altrimenti, cosa ci garantisce che non vi intascherete i soldi e non ci tradirete? Preferisco avere sempre qualcosa su cui ripiegare, signori, non so se mi spiego."

L'uomo più grosso grugnì a si grattò la testa con noncuranza. "Bah. La fiducia, a questo mondo, non esiste più, vero?"

"Sapete com'è, preferisco non correre rischi." rispose Lemina alzando le spalle. "Allora, signori, qual è la vostra risposta? Abbiamo un accordo?"

L'uomo più magro fece una risata roca e disse di sì con la testa. "Va bene, marmocchia, siamo d'accordo. Ma... ci stai chiedendo qualcosa di piuttosto pericoloso, lo sai? Se venissi scoperto a spacciare dei clandestini oltre la frontiera, non la passerei liscia." affermò. "Dieci  zoti per il servizio che mi chiedi."

"Anche per me!" rispose l'uomo più grosso.

Anzichè irritarsi, Lemina fece un sorrisetto arguto. "Sei un negoziatore piuttosto ostinato, eh?" chiese retoricamente. "Bene, mi hai convinto. Sette zoti."

"Nove! E' il minimo, per quello che mi chiedi."

Il sorriso di Lemina si fece minaccioso. "Otto. Ultima offerta. Prendere o lasciare."

I due individui restarono in silenzio per qualche istante, colti alla sprovvista. Non si aspettavano che una ragazza così giovane potesse avere un tale sangue freddo e tenacia. Per un attimo, l'uomo più grande ebbe la tentazione di prendersi i soldi con la forza... ma il suo sguardo colse la mano apparentemente libera di Lemina che si teneva vicina al fianco, sotto il mantello, ed ebbe paura che la ragazza nascondesse un'arma e fosse pronta ad usarla. Quello sguardo intenso non lasciava adito a dubbi... e con lei c'era quel ragazzo che sembrava armato anche lui. Qualcosa gli diceva che faceva meglio ad accettare l'ultima offerta e non chiedere altro...

"E va bene. Accetto." rispose infine. Sperò di non aver dato a vedere quello che aveva pensato.

Il suo compagno sospirò e alzò le spalle. "Anch'io. Vi portiamo oltre il confine e verso il centro abitato più vicino. Ma da lì ve la dovrete cavare da soli." affermò. "E con le tensioni che ci sono tra la Chiesa di Bahamut e quella di Tiamat, avrete una bella situazione per le mani, credetemi."

Lemina non si mostrò impressionata. "Mi prendete per una sciocca? So benissimo che cosa sta succedendo da quelle parti... allora, siete disposti a portarci lì, o mi devo rivolgere a qualcun altro? Non credo che farò fatica a trovare qualcuno disposto ad accettare anche meno di voi per questo semplice lavoretto."

Slayde sorrise lievemente e disse di sì con la testa, sentendosi fiero della determinazione mostrata dalla sua amica. Sperava soltanto di avere anche lui la stessa forza interiore, considerato quello che si apprestavano a fare...

"Tsk... e va bene, hai vinto tu, mocciosa." affermò l'uomo dal volto rugoso. Lemina non smise di sorridere, mentre gettava con noncuranza una moneta d'oro a lui, e poi un'altra al suo compagno. I due presero al volo il loro "anticipo", con l'espressione di chi riteneva di meritare di meglio.

"Il resto alla fine del viaggio." precisò Lemina. "E... se per qualche motivo doveste cercare di tradirci, non pensate che ve la faremo passare liscia. Non saremmo arrivati fin qui se fossimo degli sprovveduti."

Slayde fece un cenno di assenso alla sua compagna di viaggio. Esattamente come si aspettava da lei...

 

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Il viaggio era stato decisamente scomodo e spaventoso, nascosti in una sorta di scomparto ben nascosto sul fondo di un carro, con soltanto alcuni suoni soffocati dall'esterno a dare loro un'idea di dove potevano essere e cosa stesse accadendo. L'aria era viziata, e il calore li aveva ben presto lasciati madidi di sudore. Nel corso di quegli interminabili momenti, Lemina continuava a pensare alla prospettiva della nuova vita che aspettava lei e il suo compagno, e si faceva coraggio tenendo stretta la mano di Slayde, che reagiva stringendola a sua volta. Con l'altra mano, la ragazza stringeva il suo pugnale, pronta ad usarlo nel caso la botola che li nascondeva fosse stata aperta di colpo per rivelare un tradimento. Nessuno di loro diceva una parola, per paura di farsi scoprire...

Ormai avevano perso la cognizione del tempo quando sentirono il carro fermarsi, e la voce dell'uomo dal volto rugoso che dava loro un segnale dall'esterno. Lemina si tenne pronta ad ogni evenienza, mentre la botola si apriva con un cigolio sinistro, e una sciabola di luce del tramonto, accompagnata da un piacevole soffio di aria fresca. L'odore di terra, erba e concime che seguì mezzo secondo dopo, e l'assenza di altre persone che non fossero i loro due "accompagnatori", confermò loro che erano arrivati a destinazione... ma la prudenza non era mai troppa, e Lemina si tenne pronta a sfoderare il suo pugnale.

"Signori, siamo arrivati. Benvenuti ad Epiros." affermò l'uomo più alto e robusto, mostrando il panorama con un gesto della mano che sapeva di sarcasmo. Lemina e Slayde presero entrambi un bel respiro, increduli che una cosa così semplice come l'aria potesse farli sentire così eccitati, entusiasti per la libertà ritrovata.

Il paesaggio che Lemina e Slayde si trovarono davanti, una volta scesi dal carro, fu più o meno quello che entrambi si aspettavano. Una strada sassosa che si inoltrava nell'aperta campagna, affiancata da alcuni alberi radi, e campi coltivati che si alternavano a macchie di erba alta e piannte selvatiche. Qualche abitazione qua e là era l'unico segno di civiltà nelle vicinanze... ma non troppo lontano, lungo il pendio che scendeva dalla collina, i due amici videro un villaggio di edifici bianchi, circondato da un alto muro di palizzata. Non poteva essere a più di mezz'ora di cammino da lì... e anche se sembrava un posto modesto e tranquillo, era senz'ombra di dubbio il primo luogo in cui avrebbero potuto rilassarsi un po', appoggiare la testa su un cuscino senza la paura che qualcuno gliela staccasse.

"Ci siamo... grazie mille, avete fatto quello che vi ho chiesto... ed ora, ecco la vostra ricompensa. In tutto otto zoti a testa, come avevo promesso." disse Lemina dopo essersi presa il tempo di riempirsi i polmoni di aria fresca. Estrasse un po' di monete dal suo borsello, e ne diede sette a ciascuno dei loro "accompagnatori", che provvidero immediatamente a metterseli in tasca. Contenti di poter finalmente smettere di nascondersi, Lemina e Slayde si tolsero i cappucci, e il ragazzo rivelò, assieme ai suoi splendenti capelli biondi, anche un paio di orecchie leggermente appuntite - segno sicuro, assieme ai suoi lineamenti delicati e ai suoi occhi leggermente acquosi, che si trattava di un mezzelfo, un ibrido nato dall'incrocio tra un umano e un elfo.

I due uomini guardarono il ragazzo biondo con un misto di curiosità e disgusto. "Un... mezzosangue? Tsk... se avessi saputo che portavamo un elemento simile con noi, avrei chiesto anche di più." affermò l'uomo più alto. Il giovane mezzelfo non ci fece caso. Era talmente abituato a certi commenti sulla sua natura di mezzosangue, che ormai quasi tutti gli scivolavano addosso come acqua sulle piume di un'anatra.

Lemina gettò una rapida occhiataccia ai due individui, e si passò una mano delicata tra i capelli - voluminosi, leggermente arricciati e lunghi fino alle spalle, erano di un bizzarro colore rosato che dava un'impressione di eleganza e delicatezza... ma in quel momento, c'era ben poco di delicato e sottomesso nell'espressione di Lemina. Se non fosse stato per il fatto che non era il caso di attirare l'attenzione, anche ora che avevano passato il confine, avrebbe sicuramente cercato di dare una lezione a quei due.

"Due persone grette, volgari ed egoiste che giudicano tutto secondo il loro metro, e non sanno guardare oltre il proprio tornaconto personale. Tsk... ce ne sono fin troppe di persone del genere, a questo mondo." pensò tra sè la ragazza, e provò un moto di rabbia, rapidamente represso, al pensiero di ciò che lei e Slayde si erano lasciati indietro a Svodia. No, non avrebbe mai rimpianto di essersi lasciata alle spalle la sua vita precedente. Ora... soltanto ora... cominciava la sua vera vita assieme all'unica persona che aveva davvero cercato di capirla.

"Beh, a questo punto, direi che le nostre strade si dividono." disse infine l'uomo dal volto rugoso.  "Non so che cosa avete intenzione di fare, in questo paese, con la guerra alle porte... ma comunque, non sono affari miei, visto che mi avete già pagato. Godetevi il soggiorno."

Con un grugnito, l'individuo più grande salì nuovamente sul carro del suo collega, che sferzò i muli e cominciò ad allontanarsi con un lieve cigolio, lasciandosi dietro la ragazza e il mezzelfo che continuavano ad osservarli con attenzione, come se volessero essere sicuri che non potessero più costituire una minaccia per loro... e quando finalmente il carro fu scomparso, Lemina gettò indietro la testa, aprì le braccia ed emise una breve risata gioiosa, dando sfogo a tutta la tensione che aveva accumulato nel corso del viaggio.

Era questo, quello che chiamavano libertà? Sentire che finalmente non c'era più nessuno a controllarti, a guardarti dall'alto in basso, a considerarti come un essere inferiore soltanto perchè sei nata in un certo modo? Lemina sentiva che in quel momento, in realtà, non le importava molto di definizioni. Finalmente, lei e Slayde erano liberi. Era stato un viaggio faticoso e difficile... ma ne era valsa la pena.

Ma l'euforia per la ritrovata libertà non durò molto. La realtà era che... senza un piano riguardo cosa fare delle loo vite da quel momento in poi, non sarebbero andati molto lontano.

Per loro fortuna, Lemina e Slayde avevano un piano. E una volta passato il momento di euforia, la giovane abbassò le braccia e il suo sorriso si smorzò soltanto un po'. "Molto bene... da qui in poi, il nostro destino è nelle nostre mani, Slayde. Abbiamo ancora qualche giorno di cammino davanti, prima di giungere a Fort Wyrmpledge. Nel caso ci siano ancora dei ripensamenti o delle incertezze... è il caso che tu lo dica subito. Abbiamo bisogno di essere completamente sicuri di quello che stiamo per fare."

"Unirci alla Chiesa di Tiamat... un sacco di gente dice che Tiamat è una dea tirannica e crudele, che pretende obbedienza assoluta." affermò Slayde. Con l'aria di qualcuno che ha già visto tutto della vita e non può più essere sorpreso, il mezzelfo si sistemò una ciocca di capelli e proseguì. "Ma... questo è quello che dice la Chiesa di Bahamut, vero? E' chiaro che non possono essere obiettivi a riguardo."

"Anche quelli che ci hanno trattato come se fossimo degli esseri inferiori... erano anche loro gente timorata degli dei, che offriva regolarmente preghiere a Bahamut, vero?" rispose Lemina con acredine. "Tsk... la verità è che le persone non sono altro che  degli ammassi di egoismo, avidità e pregiudizi che si nascondono dietro delle maschere di virtù. Fanno tanta mostra di essere devoti e gentili, ma alla fine, l'unica cosa di cui a loro importa qualcosa è il loro tornaconto. E la Chiesa di Bahamut tollera tutto questo..."

"Con la scusa che dobbiamo accettare che gli uomini, i mortali sono imperfetti, e non può esistere un mondo dove non ci sia il male." continuò Slayde. In un momento di rabbia, il giovane mezzelfo tirò un calcio ad un sasso al lato della strada, e lo mandò a rotolare nell'erba alta. "Anche lì a Svodia... tutti quei sacerdoti, quei dotti e quei togati ci dicono... che bisogna avere fiducia negli uomini, e accettare che hanno i loro lati negativi assieme a quelli positivi."

Ci fu qualche istante di silenzio, mentre i due giovani viandanti riflettevano su quello che avevano detto, e l'ambiente al quale erano appena sfuggiti... poi, Lemina inccurvò nuovamente le labbra, e questa volta, c'era qualcosa di strano nel suo sorriso... 

"Ma... non è detto che debba per forza essere così, giusto?" continuò Lemina. "Lo sappiamo già come la pensa Tiamat. Non dobbiamo accettare che le cose stiano così. E non possiamo fidarci del cosiddetto buon cuore delle persone. Qualcuno deve prendere in mano la situazione e cambiare in meglio questo mondo, in cui tutti fanno il proprio interesse, e i potenti sfruttano chi non è un grado di proteggersi. E noi... sappiamo già a chi dare ascolto."

Slayde non cambiò espressione, ma nei suoi occhi verdi si accese una luce di decisione. "Sì... chiederemo alla Chiesa di Tiamat di unirci a loro." affermò. "Se dovessero accettarci... finalmente potremo fare la nostra parte per cambiare questo mondo."

"Esatto." disse Lemina, e una delle sue mani delicate si strinse in un pugno. "Abbiamo sentito sulla nostra pelle cosa significa essere discriminati per quello che siamo, e abbiamo visto come chi è più forte abusi dei propri privilegi. Gli uomini, gli elfi, i nani... si nascondono tutti dietro le loro maschere di virtù, per giustificare le loro azioni. Ma... c'è sicuramente un modo per migliorare le cose. E noi... faremo la nostra parte."

Slayde disse di sì con la testa, e dopo aver preso un altro respiro, godendosi l'aria fresca della campagna e la sensazione di libertà che dava, indicò il villaggio vicino, dove avrebbero potuto passare la notte. "Beh... per il momento, la nostra parte è raggiungere un posto dove dormire e sfamarci." affermò. "Dobbiamo ancora raggiungere Fort Wyrmpledge. E lì... dovremo presentare il nostro caso, e vedere se ci accetteranno come accoliti. Pensi che ci andrà bene? Che ci accetteranno?"

"Dicono che Tiamat accetta chiunque sia disposto a servirla e a diffondere il suo verbo..." rispose Lemina, ora più calma ma altrettanto convinta. "E sono sicura che i sacerdoti ci riterranno degni. Se tutto va bene, la nostra nuova vita comincerà tra pochi giorni, quando saremo arrivati a Fort Wyrmpledge."

La giovane dai capelli rosati porse la mano al biondo mezzelfo, per dirgli che qualunque cosa fosse accaduta da quel momento in poi, se non altro l'avrebbero affrontata assieme. Slayde sbattè gli occhi, esprimendo confusione ed indecisione. Era sempre stato ben consapevole dell'abisso che c'era tra loro dal punto di vista della classe sociale, e anche adesso, quell'ostacolo si ripresentava ad impedirgli di rapportarsi con completa naturalezza con Lemina. Per lui, lei restava ancora Lady Lemina Verusia...

Slayde mise da parte questi pensieri, e afferrò con esitazione la mano di Lemina, che gli diede una stretta gentile, e lo guardò negli occhi facendogli un cenno di assenso. Poi, animati dalla stessa determinazione e voglia di riscatto, Lemina e Slayde cominciarono il loro cammino verso il villaggio vicino.

La strada che avevano davanti si prospettava lunga, difficile e piena di ostacoli... ma erano sicuri che ne sarebbe valsa la pena, alla fine...

 

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CONTINUA...       

              

 

 

  
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