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Autore: AThousandSuns    07/11/2019    0 recensioni
Il Capitano Rogers è alla guida di una banda di detective indisciplinati e contro ogni previsione, sta davvero migliorando il Distretto.
Ma un nuovo arrivo potrebbe alterare quell'equilibrio e a sentire Stark c'è una tempesta all'orizzonte che rischia di travolgere il Dodicesimo.
Steve odia quando Stark ha ragione.
Una minilong detective!AU sul team Cap + Tony.
Genere: Azione, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Sam Wilson/Falcon, Sharon Carter, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tony entra nell'ufficio senza bussare. La battuta sagace a cui Steve aveva pensato gli muore in gola quando incrocia lo sguardo di Stark; intreccia le dita e prende un bel respiro per prepararsi al colpo.

«Rumlow è sparito.»

Gli serve un momento per comprendere appieno quella frase. «Definisci "sparito".»

«Nessuno sa che fine abbia fatto. Nemmeno l'FBI.»

Steve scuote la testa. «Hanno avuto la loro occasione con lui e l'hanno sprecata.»

Tony si accascia sulla sedia. «Non è così semplice.»

«L'hanno trattenuto per due giorni, e cos'hanno ottenuto? Conosci Rumlow. Se l'avessero torchiato per bene avrebbe vuotato il sacco.»

«Steve-»

«Lo sai chi sparisce, Tony? I colpevoli.»

«Steve.»

«Cosa?»

Tony sospira e intreccia le dita davanti a sé. «Stai dando per scontato che sia sparito, ma non pensi alla possibilità che magari qualcuno… l'abbia fatto sparire?»

«L'FBI l'ha rilasciato, non hanno prove.»

«Ma le indagini continuano, e se trovassero qualcosa… Rumlow è un coniglio che venderebbe la madre pur di sopravvivere. Noi lo sappiamo, l'FBI lo sa, e lo sanno anche i suoi compari.»

Steve scatta in piedi, comincia a camminare dietro la sua scrivania. Destra, sinistra. Destra, sinistra. «Credi che dovremmo provare a rintracciarlo? In modo discreto.» 

«Me ne sto già occupando, Rogers.» Tony ghigna e pare sul punto di aggiungere qualcosa di sarcastico, al suo solito, ma la porta si apre di scatto. «Romanoff, non si bussa?»

Natasha si scosta e Bucky marcia fino alla scrivania. «È arrivato questo pacchetto per me. Da Rumlow.»

Sam s'intrufola nell'ufficio prima che Sharon chiuda la porta, ma rimane accanto alla finestra. «Per me è una bomba.» 

«Troppo piccolo per essere una bomba.» 

Natasha incrocia le braccia sul petto. «E da quando sei un esperto di bombe, Stark?» 

Steve sonda i suoi detective con lo sguardo. «Carter, chiama i tecnici, facciamolo controllare per sicurezza.» 

«Dammi qua.» 

«Stark!»

Tony salta in piedi e straccia il cartone prima che qualcuno possa fermarlo. «Visto? Un cellulare.»

Sharon si china. «E una chiave.»  

«Potrebbe ancora essere una bomba.» 

«Niente card, tutto vuoto. No, aspettate. Un video.» 

Sharon si affretta a chiudere le veneziane, prima di unirsi al drappello radunato intorno al telefono.

Il mio nome è Brock Rumlow, Capitano dell'Undicesimo distretto. Sotto la legge federale, giuro che la testimonianza che state per vedere è la verità, tutta la verità e solo la verità, e dovrebbe essere considerata la mia dichiarazione in punto di morte. 

Rumlow ha il viso marchiato da occhiaie evidenti, le mani tremano appena. 

Mi sono macchiato di numerosi crimini in questi anni, ma non da solo. Il Vice Capo Pierce gestisce la più grande rete di agenti corrotti che New York abbia mai visto, con la complicità di numerosi sottoposti e altre autorità di spicco. Giudici, giornalisti, agenti FBI, politici.

«Porca miseria.»

«Sshh!»

Non conosco i nomi di tutte le persone coinvolte, ma posso dirvi ciò che so con certezza: ho sabotato l'indagine diretta dal Capitano Fury riguardo le industrie Osborn sotto diretto ordine di Norman Orborn e del Vice Capo Pierce, con l'aiuto del sergente John Garrett, il detective Grant Ward e l'agente Sitwell della Scientifica. Lo scopo, oltre a coprire Osborn,  era quello di soppiantare Fury e allontanare i detective a lui più fedeli, come Sharon Carter, Maria Hill e Phil Coulson, per poi ingrandire la nostra rete. Se ci sono altri agenti corrotti all'Undicesimo, non ne sono a conoscenza. So che il Commissario Ross è all'oscuro della situazione, e se sospetta di qualcuno, sospetta delle persone sbagliate.

«Tutto qui?»

Sam allarga le braccia. «Come tutto qui? Ha appena sganciato una bomba nucleare!»  

«Tony ha ragione, non sembra aver finito.»

«Potrebbero esserci altri video» suggerisce Natasha, le dita intrecciate con quella di Sharon.  

«Trovato!»

Mi rivolgo al Dodicesimo. 

Rumlow fa una pausa.

«Sembra sul punto di vomitare» osserva Sam.

«A un passo dalla fine e comunque detesta doverci chiedere aiuto.»   

Non correte dall'FBI, non so chi è pulito. Ho raccolto delle prove in questi mesi nel caso in cui... Si trovano in una cassetta postale, nel Bronx. B512. La chiave nella scatola la aprirà. Buona fortuna.

«Certo. Fa fare a noi il lavoro sporco.»

Bucky alza le spalle. «Sa di avere le ore contate, Sam.»

«La priorità sono le prove. Qualcuno deve recuperarle.»

«Qualcuno di poco sospetto» precisa Tony. «Scommetto che vi tengono d'occhio tutti, Rogers. Di sicuro la Carter, e quindi Romanoff. Forse Barnes e Wilson. Non possiamo rischiare di mandare tutto all'aria, non ora.»

Sharon sbircia dalle veneziane e fa un cenno a Steve. Fuori, Barton sta dando dei pugni al distributore automatico nella speranza di far cadere uno snack senza pagare, sotto lo sguardo perplesso di Lucky.

«Dubito sia una buona idea» sussurra Natasha.

«Ne hai una migliore?»

Natasha grugnisce, ma non replica.

 

Nelle due notti successive - Steve preferisce non dare nell'occhio durante la giornata - iniziano a dare vita a un'indagine vera e propria grazie alle prove di Rumlow, che comprendono registrazioni audio, ricevute di varia natura e foto. Abbastanza da inchiodare Garrett e i suoi sottoposti, ma Pierce? Pierce è furbo, più di Rumlow. 

«Ha accusato mezza New York, ma non conosce nomi» borbotta Sam.

«Giornalisti e politici, ha detto, ma le prove incastrano solo i suoi colleghi.»

Steve annuisce, concorda con la Romanoff. «Se vogliamo che Rumlow risulti credibile, dobbiamo trovare qualcosa in più.»

«Come cercare un ago in un pagliaio.»

«Stai demoralizzando la squadra con i tuoi mugugni, Wilson.»

«Credevo fossi abituato a quelli.»

Natasha non alza lo sguardo dai documenti che sta analizzando. «Odio interrompervi, piccioncini, ma possiamo concentrarci sul lavoro?»

«Dovremmo partire da dove è partito tutto» realizza Sharon. «Osborn. L'indagine di Fury. Da lì possiamo allargare il raggio.»

«Le campagne politiche che ha finanziato, le interviste, le donazioni ai media, i movimenti finanziari.»

«Non è uno stupido, Nat. Avrà coperto le sue tracce» osserva Bucky.

«Beh, gli è sfuggito Rumlow. Magari anche altro, se siamo fortunati» puntualizza Clint. 

Tony, seduto con i piedi alla sua scrivania, sorseggia bourbon da un bicchiere di carta. «C'è qualcuno che sta indagando da più tempo, qualcuno che apprezzerebbe l'aiuto della Polizia.»

«Karen Page.» Steve si gratta il mento, avrebbe dovuto rasarsi quella mattina ma non l'ha fatto. «Credi sia il caso di contattarla?»

«Credo non abbiate molta scelta. Magari sarà un buco nell'acqua, però è bello sapere di non essere soli.»

La Romanoff sbuffa. «E tu non ci dai una mano?»

Il cellulare di Tony squilla e lui sobbalza. «Dimmi.»

Natasha rotea gli occhi, ma Tony mette il vivavoce.

«Hanno appena tentato di fare fuori Rumlow» dice la voce femminile dall'altro capo. «È conciato male, ma dicono dovrebbe cavarsela.»

Steve prende il cellulare. «Cos'è successo?»

«È il tuo ragazzo, Stark?» Non si capisce se stia scherzando o no.

«Magari, Jones. Va' avanti.»

Steve scuote la testa ma non fiata.       

«Si è rintanato in una pulciosa stanza di motel appena fuori Ithaca. Ero qui a tenerlo d'occhio, come volevi, quando uno stronzo ha gettato una molotov all'interno.» 

«Per nulla sospetto» bisbiglia Clint, che si becca una gomitata da Natasha. 

«Hai visto chi è stato?»

«No, Stark. Ero impegnata a tirare fuori da lì Rumlow. O lo volevi arrosto?»

«Ottimo lavoro, Jones.»

«Sono in ospedale. Controllo la stanza con Luke, ma stanno arrivando gli sbirri. E faranno domande.»

«Chiama il tuo avvocato. Sto partendo.»          

«Sarà meglio che ne valga la pena, Stark.»

«Oh, sarà un signor scandalo, te l'ho promesso.»

«E voglio un bonus: nella tariffa non era compreso il salvataggio del bastardo. Quasi volevo lasciarlo lì, ho rischiato la pelle per uno sbirro corrotto. Sei in debito e non te la caverai con un drink, Stark.»

«È un piacere fare affari con te, Jessica.»

Tony chiude la chiamata e per un momento nessuno si muove.

Steve si schiarisce la voce. «Passate la soffiata alla Page, se la stampa si immischia sarà più difficile per loro farlo fuori all'ospedale.»

Sharon annuisce ed esce, il cellulare stretto in mano.

Tony afferra la sua giacca dalla sedia. «Sarà meglio che parta. Mentre sono in viaggio chiamo la mia superiore, di lei mi fido. Le spiegherò tutto e saprà che fili tirare. Sono sicuro che la maggior parte degli Affari Interni è pulita.»

«Avrebbe senso tenervi all'oscuro di tutto, per precauzione» annuisce Bucky.  

«Vengo con te.»

«So che non vedi l'ora di passare quattro ore in auto con me, Rogers,» Tony gli scocca un ghigno «ma è meglio tenere un profilo basso. Vi darò notizie io. Continuate a lavorare.» 

Tony sfreccia fuori senza voltarsi.

«Questa Jessica,» fa Sam, «mi piace.» 

 

«Credevo che il piano fosse non consegnare le prove all'FBI.»

«Non tutto l'FBI è corrotto, Rogers.» Tony s'ingozza con il suo hamburger e perde tempo a masticare il boccone. «Qualcuno deve indagare, e non può essere la Polizia di New York.»

Steve si stropiccia il viso, stanco. «Mi manca l'esercito.»

«Non fare il melodrammatico, tutti i nodi verranno al pettine.»

Steve ha perso il conto delle patatine che Tony ha divorato. «Se Rumlow non ritira tutto.»

«Anche se volesse, c'è la sua intervista al Bulletin, e la dichiarazione in punto di morte.»

«Ma non è morto.» Steve si arrende ai carboidrati e assaggia il suo panino.  

«Rimane giuridicamente valida perché credeva di rimetterci le penne, e non si sbagliava.»

Ok, il panino è buono. E anche le patatine. «Dicono rimarrà sfigurato.»

Tony scrolla le spalle. «Difficile a dirsi, con tutte quelle bende. L'importante è che possa parlare.» 

«Continuo a pensare che tu stia sottovalutando la cosa.»

Tony  lo guarda un istante, poi posa il panino e si pulisce con il tovagliolo. Puntella i gomiti sul tavolo e intreccia le dita. «Rogers, il sistema è molto lontano dalla perfezione, ma non avrei mai scelto questo lavoro se non credessi almeno un po' nella giustizia. Si vedono già i primi risultati: la Osborn sta calando a picco in borsa, dubito si riprenderà. Non dopo la condanna, e fidati, la condanna è solo l'inizio.»

«Lo spero.»

«Questo posto è eccezionale, dova l'hai scovato? Non mi sembri uno che si concede carboidrati tanto spesso. Era un complimento, Rogers» aggiunge dopo l'occhiataccia di Steve.

«Me l'ha consigliato Sharon. A quanto pare ha una classifica personale dei migliori hamburger artigianali della città.»

Tony apre la bocca per replicare ma il suo telefono squilla. «Devo rispondere, è il numero delle emergenze.»

Steve gli fa un cenno e torna a dedicarsi al suo hamburger. 

Tony non parla - per una volta - si limita ad annuire. Più passano i secondi, più il suo sorriso si allarga. Posa il telefono sul tavolo e si schiarisce la voce. «Questo ti piacerà. Indovina chi ha appena patteggiato con l'FBI?» Non dà a Steve il tempo di rispondere. «Sitwell.»

«Un'altra pedina.»

«Una pedina paranoica. Pare sia in possesso di prove contro - rullo di tamburi - il senatore Stern.»

Steve si ferma e posa il bicchiere senza bere un sorso di milkshake. «Mi prendi in giro.»

«Giuro.» 

«Com'è possibile? Sitwell è… non è nessuno.»

Tony si lancia nella discussione come si trattasse di gossip di terza categoria. «Sitwell è un amico di famiglia - beh, i suoi sono amici di Stern, ma fa lo stesso - insomma, Stern a un certo punto combina una cosa grossa, tipo droga, prostitute, roba da senatore comunque. E chiede a Sitwell una mano per… ripulire il casino.» 

«Perché è nella scientifica?»

Tony annuisce. «E perché sono amici. Beh, ora lo sono. Solo che Sitwell non si sbarazza di tutto, tiene qualcosa come assicurazione. E quando si ritrova con l'acqua alla gola, si presenta dai federali, con la sua assicurazione.» 

Steve fissa il suo piatto, incredulo. «Si stanno rivoltando uno contro l'altro.»

«Te l'ho detto, arriveranno fino a Pierce.»

«Un conto è sospettare, un altro è provare.»

Tony alza gli occhi al cielo. «Anche se le indagini dovessero concludersi con un buco nell'acqua - e ne dubito - Ross ha la pulce nell'orecchio. Certo, è un grande stronzo, ma ha a cuore questa città, non mollerà l'osso finché non avrà scoperto la verità. Ne va della sua carriera, anche lui rischia parecchio per non aver capito quanto grossa fosse questa polveriera.»

«Non so, forse questa cosa è semplicemente troppo grande.»    

L'espressione di Tony si addolcisce. «Rilassati, Rogers, e continua il tuo lavoro. Come va al distretto?»

Steve, suo malgrado, gli sorride. «Tutti lavorano fingendo che non ci sia uno scandalo in corso, però sono tesi. Temono che la cosa si sgonfierà.»

«Non accadrà. Hai sentito che Fury è in odore di promozione? Anche se Pierce, alla fine delle indagini, dovesse uscirne pulito - e non accadrà - Ross troverà il modo di sbarazzarsene.»

«Fury Vice Capo? E chi ci sarà all'Undicesimo?»  

«Coulson, dicono, ma lui dirige già la scientifica. Se dovessi scommettere, punterei sulla Hill. Di certo, una promozione la merita.»  

«A proposito di promozioni, com'è il nuovo ufficio?»

Tony alza le spalle. «Più grande. Dopotutto, la Jones era lì a causa mia, e lei ha salvato le chiappe al testimone chiave, perciò...»

«Perciò tecnicamente è Jessica a meritare una promozione?» 

«Ma guarda, il tuo senso dell'umorismo sta tornando, magnifico. Chissà dove saresti se non ti avessi guardato le spalle, Rogers.»   

«Grazie, Tony. Dico davvero.» Steve lo fissa per un momento di troppo prima di abbassare lo sguardo sul suo piatto. «Ma non montarti la testa.» 

Tony gli si avvicina un po' di più, come a confessargli un segreto. «Troppo tardi.»

 
   
 
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