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Autore: Ahiryn    08/11/2019    5 recensioni
«Naruto non era un esperto di relazioni, ma certi avvenimenti sembravano bizzarri persino a lui. Tipo il primo appuntamento al museo delle torture, aveva avuto gli incubi per settimane. Senza contare che Sasuke mangiava solo carne al sangue, non lo aveva mai visto cibarsi di noodles, verdure o riso. Di solito le sue bistecche erano quasi crude e inzuppate nel sangue. Poi c’era stata quella volta in cui era sicuro che l’ombra di Sasuke avesse un aspetto molto strano, ma forse era un effetto della luce.
"Oppure Sasuke è un vampiro e finalmente te lo confesserà. Oppure ti sbranerà". Pensò sorridendo nervosamente.»
Genere: Comico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Avevo detto che sarebbero stati solo due capitoli, ma ho dovuto dividere questo in due per non affrettare troppo le cose. Dunque saranno tre, sounds so familiar. Scusate, il tre sarà l'ultimo, promesso. 

 

Hideous
II



Calciò una pigna, seguendo il sentiero di pietre che serpeggiava nel buio fra le tombe e i fiori appassiti. Era tutto così ridicolmente spettrale lì, sembrava una scenografia costruita ad hoc per Halloween, ma sapeva che era tutto reale e naturale in qualche modo.
Non sarebbe dovuto scappare così. Era forse il cibo? Poteva trattarsi di qualcosa che gli aveva fatto allergia, provocandogli allucinazioni? Doveva essere per forza così.
Si toccò le labbra, sentendo il bacio mancato con bruciante delusione. Baciare Sasuke era piacevole in modo ridicolo, il suo odore, il suo sapore, una serie di elementi in lui lo eccitavano. Aveva l’odore fresco della notte, come se fosse stato in giro per ore col buio e questo si fosse imbrigliato alla sua pelle.
La prima volta che si erano baciati infatti era di notte. Si erano concessi una passeggiata in periferia di sera dopo aver cenato fuori. Non era una bella zona, i lampioni funzionavano male, le strade erano buie e il fiume accanto alla strada era sporco e torbido; c’erano baracconi sull’acqua e individui accucciati nel buio nei sottopassaggi. La periferia di Konoha aveva un suo fascino decadente con quei vecchi palazzi mai ristrutturati, le macchine senza ruote, i cassonetti rovesciati, ma c’era silenzio, molto più che in centro.
Mentre passeggiavano commentando il comportamento antipatico del cameriere, si era alzato il vento, forti folate improvvise che trascinavano via cartelli e volantini. All’improvviso si era sradicato un albero scheletrico che era piombato rumorosamente su un’auto, facendo scattare l’antifurto e rompendo un vetro. Naruto aveva sentito il sangue pompare furiosamente a quella vista, si era girato e aveva baciato Sasuke, mentre la tromba d’aria strattonava i loro cappotti e i loro capelli. Aveva le foglie che gli sbattevano contro e s’impigliavano fra di loro, ma non aveva smesso di baciarlo. Fino a quel momento si era limitato a flirtare debolmente senza ottenere una vera e propria risposta da Sasuke, ma qualcosa era scattato dentro di lui insieme a quella tramontana improvvisa.
-Tu.
Naruto sussultò e tornò nel buio e nebbioso cimitero. Si guardò intorno, chiedendosi se si fosse appena immaginato quella voce.
-Mi ignori?
Si voltò nuovamente e si ritrovò a osservare una donna. Sembrava una donna, perché immersa com’era nel buio riusciva a vedere poco. C’era qualcosa di strano in lei, appariva molto magra e teneva in mano qualcosa di lungo.
-Sì?
-Hai da accendere?
Aveva una valigetta accanto a sé, come se fosse appena arrivata, portava un cappotto e un cappello alla francese.
Naruto era perplesso. – Sì. È una cliente dell’albergo?
Quella lo squadrò da cima a fondo. – Tsk, un altro protetto di quel Cacciafalene di Sasuke? Ma cosa saresti tu?
Quella frase lo lasciò offeso e stupito, fermò la mano che teneva l’accendino e si ritrasse. – Scusi cosa?
La luna uscì per un attimo da dietro le nuvole, illuminando la donna. Naruto guardò la figura mostruosa, la pelle lucida e piena di segni di morsi, gli occhi allungati e rossi con l’iride stretta, i lunghi artigli che sembravano dei coltellini. Aveva centinaia e centinaia di cicatrici che la sfiguravano, sembrava che decine di persone la avessero azzannata lasciando dei marchi, sul viso, sul collo, sulle mani, la pelle era sollevata e tirata. Aveva l’aspetto di un fantasma, ma in lei c’era qualcos’altro di spaventosamente familiare, come una coperta cucita di orrori diversi usciti da film o da libri.
-Questo non è reale.
Sbatté le palpebre e si impose di rimanere fermo. Non era propriamente terrorizzato dalla donna uscita da un incubo molto vivido con tanto di coltelli al posto delle unghie e una sigaretta che… come diavolo teneva quella sigaretta fra gli artigli? Era terrorizzato da sé stesso, da quello che gli stava mostrando la sua mente.
La parte veramente disturbante erano i morbidi capelli rossi intrecciati, il cappotto elegante di stoffa bianco e il cappellino alla francese violetto.
-Quello è un costume di Halloween?
La donna si sistemò gli occhiali neri con il palmo. Il naso era un altro punto cicatrizzato molto male e la montatura degli occhiali cadeva sbilenca – Un costume?
Naruto sentì una pacca sulla spalla. – Ma certo mio biondo e umano amico, questo è indubbiamente un costume di Halloween, vero Karin?
Si voltò, trovandosi di fronte a una sorte di spettro pallido dai denti aguzzi, con piccoli tentacoli bianchi al posto dei capelli e due occhi nero pece molto distaccati fra loro. Aveva le orecchie a punta e gli zigomi molto sporgenti, sembrava una creatura marina mostruosa uscita direttamente da un racconto di Lovecraft.
Naruto si scrollò la mano di dosso e strizzò gli occhi, scuotendo la testa. – Non è reale. Non è reale.
-Stavolta il casino lo ha combinato Sasuke – commentò la donna tetra.
-La colpa è tua – sibilò il tipo acquatico, sfoderando poi un sorriso affabile. – Ragazzo, sono i nostri costumi, niente per cui avere paura. Siamo dei costumisti molto abili e passiamo Halloween qui per fare un servizio fotografico.
Naruto era talmente sconvolto che quasi gli credeva. – Perché un mostro marino dovrebbe stare in un maniero? Che servizio fotografico è?
Il mostro allampanato e pallido si schiarì la gola. – Questa è un’ottima domanda, è una lunga storia, ha a che fare con un…
-Water maledetto – subentrò Karin prontamente.
Il ragazzo la guardò indignato, mentre Naruto sbatteva le palpebre confuso. – Un water… maledetto? – ripeté.
Stabilì che quella dovesse essere una cazzata e senza aggiungere altro se ne tornò nell’hotel-maniero o qualunque altra cosa fosse senza guardarsi indietro.
 
♦ 

Sasuke si era perso Naruto per il cimitero e non era riuscito a reagire abbastanza prontamente per inseguirlo.
Il rifiuto gli aveva bruciato sufficientemente da lasciarlo stordito come un cretino.
Mi ha visto, mi ha visto davvero.
Non la aveva presa bene ovviamente, non c’era da rimanerci male o piangersi addosso, lui era un professionista e sapeva come gestire queste situazioni. Doveva solo trovarlo e spiegargli con parole calme la situazione prima di mezzanotte. Ormai erano mesi che si raccontava quella tiritera senza agire, questo lavoro non era mai stato così difficile. Perché con Naruto esitava? Lo aveva fatto altre decine di volte, ma questa volta aveva combinato davvero un disastro.
Come gli era venuto in mente di legarsi sentimentalmente a lui? Non era mai stato un tipo privo di autocontrollo, non aveva mai indugiato su storie instabili o sconvenienti, aveva deciso di farlo proprio quando non era il caso. Era più che normale che Naruto reagisse così e sarebbe peggiorato tutto vorticosamente se non si dava uno scossone e non riprendeva in mano la situazione.
Annusò cercando di capire dove fosse andato e frustò l’aria con la coda in modo nervoso. Essere miope era umano, essere miope con quattro occhi era diabolico. Aveva scelto un ottimo giorno per dimenticarsi le lenti a contatto e i suoi occhiali a quattro lenti potevano non camuffarsi bene agli occhi di Naruto.
L’aria profumava di pioggia, di erba bagnata, di fiori appassiti. La scia di Naruto si confondeva, il suo odore era così simile a quello, ma doveva isolarlo. Cos’aveva mangiato quel giorno? Delle fettine di carne cotte alla brace? Tentò di concentrarsi su quello e sull’odore di tabacco.
Si aggirò fra le lapidi impaziente, sapendo che mancava poco, e quando avvistò Suigetsu e Karin che bisticciavano accesamente iniziò ad avere una brutta sensazione.
-Voi che ci fate qui? – esclamò quasi in un ringhio. Ed era piuttosto bravo a ringhiare.
Si trovavano al limitare del cimitero, non troppo distanti dall’ingresso. Sasuke pregò che Naruto non li avesse visti.
Sussultarono. – Capo, Kurogane ci ha mandato a controllare la situazione – rispose Suigetsu pronto sull’attenti. – Lei non lo so perché è qui. Vuole che la arresti?
Karin aveva ancora la sigaretta spenta. – Questo posto è casa mia, ci torno quando voglio, e voi Cacciafalene dovete avvertirmi prima di venire qui.
Sasuke era furibondo. – Ti ho chiamato venti volte e ti ho lasciato dei messaggi. Non irritarmi, ho chiuso un occhio altre volte, ma posso sbatterti dentro quando voglio, Karin. E non chiamarmi a quel modo.
La ragazza sembrava seccata, ma la minaccia aveva fatto effetto. – E come mai hanno mandato il pesce a controllarti? Possibile che il grande Uchiha sia in difficoltà? Oh al Manto Nero se ne faranno di risate.
-Ho tutto sotto controllo – ringhiò. – E voglio che tu te ne vada. Entrambi. Questo posto è sotto la giurisdizione della Polaris, ti dovrei arrestare anche solo per averci messo piede non autorizzata.
Suigetsu si schiarì la voce. – Capo, mancano poche ore a mezzanotte e lui…
Gli rivolse uno sguardo tagliente come pochi. – Detesto ripetermi. Dì a Kurogane che mi occuperò di tutto.
Suigetsu sembrava nervoso. – Ne sei sicuro? La situazione potrebbe sfuggirti di mano, lui potrebbe diventare… aggressivo – mormorò, accarezzandosi sovrappensiero le Pistole Somnia scintillanti che teneva ai fianchi sotto la giacca nera.
-Mi occuperò io di lui come promesso.
-Sì, ma sono passati mesi.
Strinse i pugni cercando di calmarsi. – Il suo è un caso… delicato. Torna alla Polaris e dì che è tutto sotto controllo.
-Ma il Comitato…
Lo zittì con uno sguardo e fiutò l’aria. Sentiva l’odore di Naruto. Spalancò tutti e quattro gli occhi neri, mentre il suo colorito passava dal bianco al verdognolo. – Lo avete incontrato? – domandò minaccioso.
Karin e Suigetsu si guardarono colpevoli. – Lui è passato di qui. Sembrava che potesse vederci, il nostro vero aspetto.
Si passò le mani sul viso. – Per questo dovevo esserci solo io!
-Suigetsu gli ha detto che stavamo girando un servizio fotografico per Halloween – ridacchiò Karin. – Ma possibile che non ti abbiano ancora buttato fuori?
Questo mise il broncio e i tentacoli sulla sua testa si mossero irritati. – Taci o te li ficco nel culo quegli artigli.
-Un mostro marino in un maniero, molto credibile – commentò Sasuke esasperato.
Karin sorrise. – Ho rimediato io dicendo che ha a che fare con un water maledetto – replicò molto soddisfatta della trovata geniale.
Sasuke li guardò con una tale disapprovazione da farli rimpicciolire. Senza dire niente girò i tacchi e andò verso il maniero.
 
♦ 

Naruto aveva spinto i battenti del portone in modo violento, più perché gli dava soddisfazione il suono che emettevano che per una reale questione di fretta. Aveva cominciato a pioviccicare e i suoi capelli si erano inzuppati quasi subito. Stava tremando, non si sentiva affatto bene, temeva di avere la febbre e le allucinazioni non aiutavano.
Quando il maggiordomo gli aprì la porta, Naruto ebbe quasi un tracollo a vedere il suo aspetto. Era uno scheletro, uno strano e contorto scheletro dentro uno smoking elegante, aveva due fiammelle blu al posto degli occhi e ciuffi di capelli sparsi.
-Signor Uzumaki, le farò subito avere dei teli per asciugarsi e manderò qualcuno ad accendere il camino nella sua stanza.
Naruto era passato sotto il suo braccio e si era affrettato verso il piano di sopra senza emettere un suono.
Doveva essere uno scherzo, Sasuke era un perfezionista, chissà da quante settimane stava lavorando a tutto quello. Normalmente lo avrebbe apprezzato molto, ma quella sera stava male, stava sempre più male.
Attraversò i corridoi spettrali e bui strascicando i piedi bagnati. Non vedeva un accidente e si fermò ad accendere le candele di un candelabro per evitare di inciampare su uno di quei tappeti antichi. Le fiammelle gli riscaldarono subito il viso, ma non fu una sensazione piacevole. Il freddo che aveva addosso non accennava a diminuire.
Si trascinò verso la camera esausto e una volta dentro poggiò il candelabro vicino alla finestra e cercò le sue cose. La stanza era completamente buia fatta eccezione per le candele che aveva acceso lui e gli fu difficile trovare qualche medicina.
Mi serve un’aspirina, subito. Stupidi manieri ottocenteschi senza energia elettrica.
Si portò una mano al petto mentre il respiro gli diventava pesante. Rinunciò a cercare le medicine e si mise a fare le valige. Voleva tornare a casa. Non stava bene, era evidente, era debolissimo e mostrava qualche serio squilibrio mentale.
O quello o Sasuke era un mostro assassino che lo aveva attirato lì e drogato per divorarlo e offrire i suoi pezzi ai suoi amici carnivori. Non sapeva quale delle due fosse più agghiacciante, probabilmente la malattia mentale, perché non puoi prendere il candelabro e picchiare la tua malattia mentale, ma in ogni caso era evidente che non era in grado di restare lì.
Guardò la sua valigia sconclusionata e semivuota, e si intristì quando vide dentro le corna da diavolo che aveva portato per l’occasione. Era sicuro che Sasuke avrebbe alzato gli occhi al cielo, ma non gli avrebbe detto di toglierle. Voleva che quella sera fosse speciale, invece aveva cominciato a dare di matto come un lunatico e si era beccato pure un’influenza strana.
Si passò le mani sul viso sudato e si accorse a malapena di qualcuno che scivolava alle sue spalle in stanza, chiudendo piano la porta.
-Naruto?
Si voltò in un sussulto e stavolta non sentì neanche nulla di strano a vedere quel mostro di fronte a sé. C’era una vaga somiglianza con Sasuke nei capelli neri e nei lineamenti pallidi, ma il resto era qualcosa uscito da un incubo. Gli zigomi aguzzi e sporgenti, i denti e gli artigli affilati, i quattro occhi neri che lo osservavano preoccupati, la coda nera, le fauci che si aprivano fino all’attaccatura delle orecchie. Ora che poteva studiarlo meglio si rendeva conto che i suoi occhi gli ricordavano quelli di un ragno, uno di quei ragni spaventosi e velenosissimi.
Rimasero a una distanza di sicurezza a fissarsi, Naruto vicino al letto, Sasuke accanto alla porta. L’aria era tesa e nessuno dei due si muoveva.
-Sei qui per succhiarmi il sangue o divorarmi? – domandò calmo.
-Cosa? Nessuna delle due cose!
Naruto annuì e deglutì. – Allora sono malato di mente. Ho bisogno di tornare a casa.
Sasuke guardò la valigia e in quel momento un tuono fece tintinnare le vetrate e tremare l’aria. – Ho bisogno che prendi un bel respiro, ti calmi e ti siedi sul letto.
-Non ti avvicinare.
Sembrava ferito da quelle parole. – Non voglio farti del male.
Naruto trasalì. – Sono io che potrei farlo a te! Non hai sentito la parte in cui ti dicevo che sono malato di mente? Ti vedo… ti vedo mostruoso! E prima ho incontrato un pazzo lunatico grottesco che diceva di essere venuto fuori da un water maledetto.
Sasuke fece una smorfia e mise le mani avanti come se stesse cercando di calmare una bestia pericolosa. – Non sei malato di mente. Ma ho bisogno che ti siedi sul letto e ti calmi.
La stanza era illuminata da alcune candele vicino alla finestra, che si spensero quando una folata la spalancò. Seguì subito un lampo che squarciò il buio, rendendo la figura di Sasuke ancora più mostruosa. Lo spavento fece reagire quest’ultimo d’istinto e tirò fuori da chissà dove quella che sembrava una pistola.
Naruto la guardò sbalordito, perché non aveva mai visto una pistola simile, era nera, con la canna lunga retrattile e una fiala piena di un liquido viscoso infilata nel caricatore.
-Cosa diavolo è quella.
Sasuke si pentì di averla tirata fuori e la rinfilò dietro i pantaloni. – Una pistola a dardi, niente di pericoloso.
-Niente di pericoloso? Perché diavolo hai portato una pistola alla nostra vacanza romantica? – sbraitò senza fiato.
Naruto stava male. Non era paura la sua, stava fisicamente male, era nauseato ed esausto, la pelle gli pizzicava ed era un bagno di sudore, ma sentiva il gelo fin nelle ossa.
-Non sembri umano, non ti vedo umano – provò a spiegare, agitato, ignorando la questione della pistola per il momento.
Sasuke si era avvicinato. – Perché non sono umano.
Sbatté le palpebre. – Allora vuoi il mio sangue.
Sbuffò seccato. – Oh per l’amor del cielo. No, non voglio il tuo sangue, né il tuo corpo…
-Aspetta in che senso non vuoi il mio corpo? Da mangiare o da scopare?
Sasuke si stropicciò gli occhi. – Non voglio farti del male.
Naruto aprì la bocca per un’altra domanda fuori luogo, ma venne preceduto. – Non sto parlando di sesso!
-Oh. Quindi sei un… mostro? Ma non vuoi mangiarmi.
Sasuke lo aveva raggiunto ormai. I suoi quattro occhi si confondevano nel buio e la sua pelle bianca riluceva in modo sinistro. Gli indicò il letto gentilmente per invitarlo a sedersi.
Naruto si sentiva drogato, era certo di avere la febbre alta ormai e aveva paura di rigettare quella poca cena che aveva ingerito. Malgrado tutto ubbidì al mostro con le sembianze di Sasuke e si sedette.
-Hai mangiato Sasuke e preso il suo corpo?
Si sedette vicino a lui, non troppo vicino, e tamburellò il copriletto con impazienza. – No. Rubo corpi solo il martedì.
Naruto spalancò la bocca. – Davvero?
-Certo che no. Sono sempre stato così e sono sempre stato, beh quasi sempre, Sasuke Uchiha.
Si sporse sul comodino e usò l’accendino per accendere una candela. Naruto osservava affascinato le sue mani bianche con quegli artigli neri, ormai convinto di essere sotto l’effetto di droghe potenti. Nel momento in cui guardò nel dettaglio si accorse che aveva otto dita. Otto dita affusolate e lunghe.
-Cosa sta succedendo? – domandò esasperato. – Sto sognando o…
Sasuke si schiarì la gola. – Avrei dovuto parlartene molto tempo fa, ma avevo paura. E ora è tardi.
-Tardi? Non mi piace il suono di questa parola – sussurrò in un rantolo.
Sentiva le ossa fargli male e la pelle tirargli. Sasuke allungò una mano per prendere la sua, ma Naruto la sottrasse.
-Cosa sta succedendo – ringhiò e la sua voce uscì fuori sdoppiata, profonda come un tuono.
Sussultò e impallidì a udire quel suono venire fuori dalla sua gola e guardò spaventato Sasuke.
-Andrà tutto bene. Te lo prometto. Devi solo fidarti di me.
Ora era veramente terrorizzato, quindi non rifiutò la mano di Sasuke. La propria era sudatissima e vischiosa, fece per toglierla credendo che fosse sporca di qualcosa, non voleva macchiarlo, ma Sasuke non glielo permise.
-Sdraiati.
-Io… ho paura – riuscì a dire in un sussurro.
Stava per morire? Era stato avvelenato? Bene, sarebbe morto con una stupida camicia hawaiana addosso! Grandioso.
-Non averne. Non ti succederà niente, fidati di me. Veglierò su di te e impedirò che succeda qualcosa di brutto.
Non capiva che cosa volesse dire, che cosa stesse accadendo e perché si sentisse così male. Forse Sasuke stava per rubargli l’anima e sbranarlo, non lo sapeva, era troppo esausto e tremante per reagire.
Si sdraiò sotto quegli occhi neri inquietanti. Il suo aspetto lo turbava, ma non lo ripugnava, né gli faceva paura. Forse era troppo malato per avere una reazione adeguata, la testa gli ciondolava. Ripensava a qualche ora prima nel cimitero, a come aveva rifiutato il suo bacio.
-Sasuke?
-Sì?
Gli sembrava un demone in quel momento, un demone tutt’altro che affascinante, venuto a farlo morire e ad accompagnarlo all’altro mondo. Si sentiva come se stesse morendo, gli faceva male tutto il corpo e tremava.
-Puoi baciarmi?
Quello sbatté le palpebre, sorpreso e assunse un’espressione di difficoltà. – Così? Con quest’aspetto?
Annuì frettoloso, temendo di morire prima di poterlo baciare un’ultima volta. Sasuke si chinò a poggiare quelle labbra pallide sulle sue.
-Andrà tutto bene – sussurrò a mezza voce, senza distogliere la bocca dalla sua.
Naruto scivolò nell’incoscienza prima di poter ricambiare davvero il bacio.
 
♦ 

Al suo risveglio si sentiva una favola. Aveva avuto un incubo talmente bizzarro che a raccontarlo non ci si credeva. Non vedeva l’ora di dirlo a Sasuke, avrebbe riso e gli avrebbe fatto piacere sapere che per una volta tanto Naruto non lo aveva sognato in modi sconci. Più o meno.
Sentiva un raggio di sole sul viso che lo infastidiva molto e si rigirò nelle coperte seccato. Udì uno strappo e avvertì le dita impigliate nella coperta. Cercò di tirarle via, ma gli artigli si erano avviluppati ai fili e più tirava più strappava il tessuto.
Uhm.
Artigli?
Aprì gli occhi indolente e guardò i grossi artigli gialli che avevano bucato la coperta. Sembravano proprio partire dalla sua mano, la sua mano blu notte, scura come il fondo di un lago e ricoperta di scaglie. Si tirò a sedere velocemente e si guardò entrambe le mani, poi se le passò sul viso e lo sentì umido, viscido, come la pelle di un serpente o di una rana, come una dannata borsa di pitone. Era fredda, la sua pelle era fredda come quella di un cadavere.
La porta si aprì in quel momento ed entrò Sasuke con una tazza di tè fumante in mano e un vassoio con dei macarons tenuto dalla coda.
Ah la coda.
-Naturalmente dovevi svegliarti proprio in quell’unico minuto che mi sono allontanato. Ovvio.
Naruto aveva ancora l’incubo della notte prima vivido di fronte agli occhi, ma a differenza di prima, stavolta era lucido, cosciente, sano e fuori di sé.
Sasuke lo osservò e il suo sguardo era una carezza gentile. – Il tuo aspetto è… splendido, dovevo immaginarlo.
Si guardò intorno sconvolto e si alzò, inciampando nelle coperte e nelle sue strane gambe nere viscide artigliate fasciate dai pantaloncini e corse alla toilette per specchiarsi. Questo era stranamente basso e faticò a sedersi sullo sgabello, si sentiva altissimo e ingombrante, come un uomo adulto che tenta di pedalare un triciclo. Soppresse un urlo nel vedere la propria immagine allo specchio.
La sua pelle era nera come la pece, aveva occhi giallo zafferano e due zanne che gli sbucavano da entrambe le labbra, facendolo somigliare a un orco dalla mascella sporgente. Aveva i capelli giallo elettrico e i lobi delle orecchie che scendevano fino alle sue spalle.
Non rimase nient’altro da fare se non urlare, urlare, cadere giù dallo sgabello e tornare a letto, un letto che sembrava piccolo in confronto alla sua stazza, era alto almeno due metri improvvisamente, i suoi arti erano lunghi e grossi, sbatteva la testa contro il lampadario e urtava tutto quello che aveva intorno; il suo corpo gli sembrava immenso e lo spazio ristretto.
Sasuke mollò il tè e i biscotti sul comò e corse da lui. – Calmati!
Naruto nel tentativo di girarsi spaccò il lume e si accorse di avere una coda a sua volta, ma molto più grossa e ingombrante, come quella di un dannato dinosauro.
Guardò Sasuke con aria stravolta, il suo compagno sembrava così bassino in confronto a lui, lo fissava dal basso in tutta la sua piccola e demoniaca presenza.
-Cosa… cosa mi succede? – gridò con la voce rotta e a ogni parola sembrava che l’aria tremasse come scossa da tuoni. – Mi hai trasformato? Cosa mi hai fatto?
-No, assolutamente no. Non agitarti o ti farai male.
Naruto si erse nei suoi due metri e qualcosa. – Ti farai male? Sono un fottuto gigante completamente nero con gli artigli e la coda! – e mentre urlava allargò le braccia e sfondò una delle colonne del letto a baldacchino. Si girò mortificato e colpì Sasuke alle gambe con la coda, facendolo barcollare indietro.
-SONO ENORME.
-Ti prego calmati e siediti, così posso spiegarti tutto. Ti prometto che sarà tutto più chiaro.
Naruto goffamente con i suoi arti lunghissimi si accomodò sul letto, piegandosi un po’ per non sbattere la testa. – Sono enorme – ripeté ansioso.
Era alto più di un giocatore di basket, ma la sua stazza era più grande e ingombrante. E perché era così freddo? Perché la sua pelle non sembrava possedere calore? Cominciò a tremare di paura.
-Sei… piuttosto alto.
-Parla. Ti prego parla e dimmi che sto ancora sognando.
Sasuke sospirò e tentò di assumere l’espressione più calma possibile. Recuperò il tè e glielo porse fra le mani. Naruto accolse la tazza fra le grosse mani e sembrava quasi un giocattolino di una casa di barbie. Iniziava a credere che Sasuke lo stesse prendendo per il culo.
-Come diavolo dovrei berla? Al posto delle mani ho delle fottute trebbiatrici.
Sasuke si grattò la nuca a disagio. – Perdonami, non ero certo di che aspetto avresti avuto, prova comunque a berlo, ci sono erbe calmanti dentro.
-IO NON VOGLIO CALMARMI. VOGLIO SAPERE CHE SUCCEDE.
A ogni parola i vetri tremavano e gli uccelli appollaiati fuori si alzavano in volo spaventati. Naruto tenne la tazzina nelle mani a coppa e se la portò alla bocca, sbrodolandosi col tè bollente ed emettendo ringhi di frustrazione.
-Ora parla.
– Non stai sognando. Allora – esordì e fece una pausa per prendere fiato, - io faccio parte di un’associazione che si occupa del recupero dei mostri. Sapevo che entro Halloween ti saresti trasformato e il mio compito era di facilitarti la transizione.
Naruto lo guardava con gli occhi sbarrati. – Forse sei tu il malato mentale. Mi hai drogato, non c’è altra spiegazione.
-Sono un mostro anch’io, quello che è successo ieri era inevitabile e io… potevo gestirla meglio – ammise, passandosi una mano sul collo. – Non sapevo come dirtelo.
-Tu sei un mostro? – domandò balbettando. Lo vedeva da sé, ma dirlo ad alta voce era diverso.
Sasuke schioccò la coda nera in modo nervoso. – Esattamente.
Naruto si guardò le mani, gli artigli e la pelle nerissima. La vista gli si sfocò per le lacrime. – E lo sono anch’io? Cosa… cosa…
L’altro si avvicinò cautamente. – Ora ti spiego tutto, ma prima voglio che ti calmi. La trasformazione è spiacevole e delicata, il tuo corpo si sta ancora adattando, ma non agitarti, non è nulla di permanente. Non per te.
-Cosa sei?
-Un mostro, in particolare un mostro del Buio. Nasciamo dalle paure dei bambini, sotto al letto, nelle cantine, nei sottoscala o in qualunque cosa possa fare paura. Ma la nostra vita si mescola con quella degli umani, siamo complementari.
Sbatté le palpebre. – Non ti capisco.
-Ci nutriamo di paura e la succhiamo dagli umani, rendendoli più sereni. Ci basta quello per stare bene. Tutto quello che è spaventoso, disturbante o macabro ci dà energia. Perché secondo te ti portavo in quei musei inquietanti?
-Perché ti piacciono?
-Beh in effetti sì. Ma è anche perché intorno le persone si spaventavano, per me sono come un buffet, sto meglio ed è lo stesso motivo per cui di notte sono più energico. In giro c’è più paura.
Naruto guardava i suoi quattro occhi, asciugandosi i suoi. – Sei nato in un sottoscala? – domandò con voce rotta, come se fosse la parte più assurda.
-No, in un pozzo. I bambini di quel posto erano terrorizzati dal pozzo, ognuno si immaginava un mostro diverso e hanno creato me e altri. Appena i bambini crescono, cresciamo anche noi e possiamo confonderci fra gli umani.
L’altro guardava in giro con la bocca semiaperta, troppo confuso per parlare. – E se un mostro nasce da solo?
Sasuke annuì e tirò fuori una tessera, consegnandogliela. Sopra c’era scritto “Comitato per il recupero dei Mostri”.
-Quello è il mio lavoro. Sono una sorta di agente ecco, ma il mio dipartimento non si occupa degli umani, ma dei mostri. Lavoriamo con gli umani per mantenere i rapporti pacifici e nascosti, io in particolare mi occupo del recupero dei mostri che non sanno chi sono, perché esistono o sono al mondo. Come te – mormorò accennando un sorriso debole.
Naruto spalancò gli occhi. – Io non sono un mostro! – gridò con la voce sdoppiata e le zanne che gli ferirono il labbro. Poi scoppiò a piangere, tenendo le mani artigliate sollevate come se non sapesse cosa farci o come usarle.
Sasuke si sedette accanto a lui. Esitò, poi gli sfiorò le dita. – Effettivamente non del tutto, no. Lo sei solo a metà. Tua madre era il mostro che infestava la camera di tuo padre e sembra che i due diventarono amici.
Naruto lo guardava come se fosse pazzo. – Mia madre non era un mostro – ringhiò offeso.
-Non c’è motivo di arrabbiarsi.
-Ma non mi hanno mai detto niente.
-Lo avrebbero fatto quando fosti maturato. Avresti potuto trasformarti anche prima con il giusto aiuto, ma al primo Halloween dei tuoi ventiquattro anni ti saresti trasformato in ogni caso. Purtroppo sono scomparsi prima di poterti dire la verità.
Naruto aveva il respiro affannoso. – Io… non sono nato in un sottoscala.
Sasuke cercò di essere paziente. – No, per quelli come te è diverso. Ma siete molto rari, è difficile che gli umani e i mostri interagiscano o siano capaci di concepire.
Lo guardava spaesato. – Quindi tu sei una specie di psicologo dei mostri?
-No. Io sono un agente, mi occupo di trovare i casi più problematici e aiutarli. Ma la maggior parte di volte sono troppo perduti per essere aiutati.
-Cosa vuoi dire?
-Un mostro che passa la sua intera vita nascosto, senza sapere cos’è, perché è al mondo, spesso perde la sua componente razionale. E a quel punto diventa pericoloso, un essere primordiale che si nutre di paura.
Naruto si passò le mani sul viso e si graffiò. – Dicevi che non volevi mangiarmi!
-Non mangiamo carne umana. Mangiamo le paure e incarniamo le paure che ci hanno creato; un mostro privo di razionalità ne vuole di più, e si spinge oltre per procurarsela. Siamo corporei, possiamo ferire, uccidere.
Il povero novello mostro stava elaborando con grande difficoltà. Nonostante la sua pelle fosse scura come un inchiostro blu, sembrava pallido e sperduto.
-Quindi… mi hai avvicinato solo per questo?
Sasuke spalancò la bocca piena di denti minacciosi e cercò le parole mentre i suoi quattro occhi puntavano nervosamente verso il basso. – Ecco, nessuno voleva il tuo caso, perché era problematico. Scoprire la propria natura così avanti nell’età può essere pericoloso, la tua trasformazione… poteva finire male, potevi smarrirti. Ma tua madre era un mostro della Tempesta e sono i compagni naturali di quelli come me. Volevo conoscerti, volevo… salvarti, eri un caso particolare. Ma per il resto sono stato sincero, non ho mai finto i miei sentimenti. Anche se non erano previsti e non è stato professionale da parte mia.
Naruto si passò le mani sul viso, attento a non graffiarsi di nuovo. – Quindi se fossi stato da solo oggi, cosa mi sarebbe successo?
Non sembrava un argomento di cui Sasuke voleva particolarmente parlare. – È complicato. I casi come il tuo sono rarissimi e ancora più raro è che non ci sia nessuno intorno a spiegargli la verità. Affrontare da soli la trasformazione può essere traumatico. E doloroso. Di solito è un momento di festa per quelli come te, si organizza una celebrazione per l’entrata nel mondo dei Notturni.
-Notturni?
-Sì, il termine Incubi è stato cancellato anni fa, era veramente offensivo e razzista.
Naruto emise un verso frustrato. – Dici che potevo impazzire? – sussurrò. – Posso ancora impazzire?
Scosse la testa. – No, sai chi sei. Il pericolo maggiore per quelli come noi è perdere la percezione di noi stessi, nasciamo dal niente e se qualcuno non ci aiuta spesso non usciamo mai da quel niente.
-Per questo hai detto che da piccolo avevi paura di non esistere?
Aveva un’espressione triste. – Da piccolo ero solo, nel buio, non sapevo cos’ero, non sapevo perché ero vivo. Se si rimane troppo a lungo in quello stato, si perde il senno, diventiamo, beh, incubi, incubi viventi, regrediamo a uno stato primordiale.
Naruto cercava di assimilare tutte quelle informazioni, ma era così stanco e la sua mente cercava di rigettare tutto, di proteggerlo e schermarlo. – Ho fatto la muta e ora sono un mostro – ripeté inconsolabile ad alta voce, così da fissarlo bene in mente.
-Non è permanente, ti insegnerò come tornare umano, sono qui per questo.
Drizzò le orecchie, colto da una speranza. – Umano? Come fai tu?
Fece una smorfia. – No, io posso solo fingere di esserlo. Gli umani mi vedono umano e se mi sfiorano non si accorgono comunque. Ma ora che ti sei trasformato mi vedrai sempre così – disse amaramente. – Mi dispiace.
Naruto ricollegò quelle scuse a ciò che aveva detto il giorno prima, alla sua insicurezza. Gli veniva da ridere in modo molto amaro a ripensare a quanto fosse stato stupido lui a credere che c’entrasse il sesso.
Voleva dire qualcosa, rassicurarlo, ma non ne aveva le forze e aveva paura che sarebbero state solo bugie. Sasuke sembrava un mezzo demone ragno uscito da un disegno contorto e lui era un orco mostruoso delle favole incrociato con un dinosauro. Pensare al sesso lo nauseava.
Non disse nulla, ma Sasuke doveva essere davvero un professionista, perché mascherò qualsiasi traccia di delusione.
-Dovrai restare così per un po’ di giorni, prima che tu possa provare a riprendere sembianze umane. Ho scelto questo posto perché appartiene al Comitato e per noi è una fonte di energia non indifferente. Devi riposarti e abituarti al tuo corpo, io risponderò a tutte le tue domande.
Naruto voleva distrarsi, riprendere un attimo fiato e aspettare prima di scoprire altro. Aveva bisogno di elaborare.
-Quindi tu sei una specie di… cacciatore di mostri?
Sasuke sussultò a quel termine e Naruto si rese conto di avergli detto qualcosa di terribile, ma non sapeva bene come rimangiarselo.
-No – mormorò con voce roca. – Ma in un certo senso sì. Quando sono solo un ammasso di caos e paura non posso aiutarli. Posso solo… - scosse la testa, come se non volesse pensarci.
-Scusami, non volevo offenderti. Nella mia testa sembrava un titolo figo.
Sasuke estrasse una sigaretta e se la accese. Era così strano vedere quelle fauci tenere piano la cicca, aveva la bocca di qualche bestia preistorica.
-Non mi hai offeso. Non è sbagliato chiamarmi così, ho ucciso dei mostri, persone la cui unica colpa era quella di non aver ricevuto in tempo il giusto aiuto.
-Non si possono imprigionare?
Guardò in basso ed espirò il fumo. Ne offrì una a Naruto che la guardò sconsolato indicando le mani giganti. Gliela accese per facilitargli il tutto e il compagno la finì in tre tiri.
-Ci provarono all’inizio. Vedi il Comitato prima era formato solo da umani, ma da qualche decennio collaboriamo e ammettono anche quelli come noi. I mostri perduti, li chiamiamo Void. Sono vuoti, pericolosissimi e possono fare del male agli umani e infettare noi mostri.
-Infettarvi? – domandò impaurito, dimenticandosi completamente di inserire anche sé stesso nella categoria.
Annuì. – Sì, contaminano le paure intorno a loro e se per sbaglio ce ne nutriamo, ci ammaliamo per un po’. È una brutta faccenda, tenerli imprigionati è troppo pericoloso e non porta a nulla. Non si possono salvare. Questo non vuol dire che mi piaccia farli fuori – rispose cupo.
Naruto guardò verso la finestra, assorto. – E io potevo diventare uno di questi Void? – chiese esitando.
-Sì. Per te sarebbe molto più difficile, ma nella trasformazione eri a rischio.
-Perché potevo perdere il senno e andare fuori di melone – comprese e non era certo che ciò non fosse ancora accaduto.
Sasuke annuì. Rimasero un po’ in silenzio, mentre Naruto contemplava quell’ultima agghiacciante informazione. Si schiarì la gola.
-Perché ti vesti in modo antiquato? E perché mangi carne al sangue?
-Perché mi piacciono gli abiti antiquati, sono nato dalle paure di un bambino che mi immaginava come un mostro ottocentesco con tanto di panciotto e orologio da taschino. Quindi mi piacciono quegli abiti. E più o meno è la stessa cosa con la carne al sangue. Non ho davvero bisogno di mangiare, ma posso fare tutto quello che fanno gli umani. Gli umani non sono in grado di creare creature completamente inventate, possono aggiungerci occhi, artigli, parti animali, ma siamo il risultato di elementi che hanno visto. Come un unicorno.
-Un unicorno? – domandò confuso.
-Sì. È una creatura di fantasia, ma è un cavallo con un corno, qualcosa che attinge dalla realtà. Anche noi siamo così.
Naruto non era certo di aver capito, ma fece finta di niente. – Quindi il bambino che ti ha creato ti ha immaginato come… un vampiro.
Sasuke sospirò esasperato. – Sei fissato con questa cosa. Se ti fa piacere pensarlo, sì, un vampiro ragno molto mostruoso. Ma l’aglio non mi fa niente, non dormo in una bara e il sole non mi uccide.
Naruto pensava “lo sapevo”, mentre ignorava quasi tutta la spiegazione precedente. – E ora come funziona? Perché sto morendo di fame. Come mi devo comportare? Devo far avere un infarto a una vecchietta e stargli vicino in modo morboso?
Sasuke stavolta sorrise divertito. – Oh Naruto, lo hai già fatto inconsapevolmente per tutta la vita. Non è una coincidenza se ami i temporali, se di notte sei più vivo, se le trombe d’aria ti eccitano. Ti nutrivi delle paure che portano con sé certi fenomeni. Solo che tu non ne hai bisogno per sopravvivere, puoi mangiare normalmente.
Lo guardò sconvolto. Mi sazio con le trombe d’aria?
-Normalmente, sì come no, sono un gigante, come dovrei mangiare normalmente.
I pantaloncini erano praticamente dei boxer e Sasuke doveva avergli tolto la camicia hawaiana nel sonno, perché era a petto nudo. Non era grasso, anzi, era muscoloso, ma sembrava venire da un altro pianeta, un pianeta dove tutti erano grandi almeno il doppio. Non è che Naruto fosse mai stato particolarmente vanitoso, era spesso trasandato, si curava poco, ma sapeva di essere bello. Ora sembrava un fenomeno da baraccone uscito direttamente da un circo degli orrori.
-Sono atroce – commentò, specchiandosi nella finestra.
Sapere che era reversibile lo confortava moltissimo e lo calmava leggermente.
-Se ti può far piacere per me sei molto affascinante.
Arrossì. – Ma non mi vedi?
Sasuke lo stava guardando e i suoi quattro occhi sembravano quasi febbricitanti. Distolse lo sguardo e si schiarì la gola. – Sì, e sei bellissimo. Più di quanto pensassi.
Naruto era così confuso che gli sembrava di essere stato investito da un treno. – Perché sei mostrosessuale.
-Sono pansessuale, te l’ho detto ieri. Sono attratto sia da quelli della mia razza che dagli umani, anche se hanno canoni di bellezza diversi.
-Allora o ieri o oggi hai mentito, perché anche ieri hai detto che ero bellissimo – replicò e per qualche motivo era furioso.
-Non ho mentito né ieri né oggi, te l’ho appena spiegato. Ma in ogni caso il mio giudizio estetico credo che non sia la priorità al momento.
Naruto schioccò la coda inconsapevolmente e uccise un povero vaso di fiori sull’altro comodino. – Decido io cos’è la priorità. Se permetti è abbastanza prioritario sapere se qualcuno potrà mai amarmi in questo modo.
-Ma certo che sì.
-Qualcuno di umano.
La frase gli uscì con più cattiveria del previsto e Sasuke accusò il colpo in silenzio. Si era irrigidito, ma i suoi occhi per un attimo avevano tradito l’amarezza di quella frase. Naruto non voleva ferirlo, ma d’improvviso era furibondo e voleva solo spaccare tutto. Non poteva credere che Sasuke avesse aspettato mesi per dirglielo. Magari avrebbe avuto più tempo per accettarlo, per prepararsi.
-Ci sono diversi umani che escono con quelli come noi. Soprattutto alla Polaris, la stazione del Comitato in cui lavoro io. E in ogni caso sarai sempre anche umano, non devi preoccuparti di questo.
-Quindi potrò comunque uscire con persone umane, nascondendogli il minuscolo e trascurabile dettaglio che sono un gigante mostruoso con una coda e che potrei spezzare un uomo in due con un abbraccio. Sarò strano io, ma non mi sembra l’esempio perfetto di relazione sana. Insomma sono cose che magari l’altro vorrebbe sapere prima di impegnarsi seriamente: sono stato in prigione, mia madre è invadente, odio il ramen, ho un figlio, sono segretamente un mostro che si nutre di paura. Cose così.
Sasuke incassò le accuse passivo-aggressive e prese un’altra sigaretta. – Non sapevo come dirtelo. Avevo paura che saresti scappato e che non avrei potuto aiutarti.
-Invece scoprirlo così mi ha davvero tranquillizzato, dovrò come minimo andare in terapia per un anno. Spero che esistano mostri terapeuti per la cronaca perché un umano mi farebbe internare seduta stante.
-Avevo paura di perderti.
Naruto guardò quell’espressione esitante e vulnerabile, così inusuale sul volto di Sasuke, che sembrava sempre inscalfibile. Beh tutto in quel momento era inusuale sul suo viso, ma iniziava ad abituarsi ai quattro occhi e alle spaccature della bocca sulle guance.
Sasuke si stropicciò l’attaccatura del naso. – Ma hai ragione. Sono stato irrazionale e ho gestito l’intera faccenda male. Mi dispiace.
Rimasero in silenzio per un po’, al che lo stomaco di Naruto protestò ed era un suono così profondo e spaventoso che il ragazzo temette che stesse per decollare.
-Mangiamo, ho fatto preparare i tuoi piatti preferiti.
-Perché?
-Che significa perché?
Giocherellò con la coperta e di nuovo gli artigli si incastrarono. – Ma non è che posso spuntarli questi cosi? Ad ogni modo, intendevo perché ti occupi di questo, perché ti comporti così.
Gli passò una maglietta dalla valigia, ma notando quanto era piccola la rimise a posto. – Questa è la procedura, questa villa è un luogo dove aiutiamo la transizione o l’accettazione. Ce ne sono molti altri in realtà di posti così, alcuni sono quasi come delle case di riposo o dei collegi dove i Mostri possono essere aiutati. Solitamente la loro permanenza è più lunga, non sanno leggere, scrivere, vivere in modo normale. Nel tuo caso è molto diverso.
Naruto si alzò e batté la testa contro il lampadario antico. Non riuscì a infilarsi le scarpe e decise di andare coi pantaloncini senza maglietta e a piedi nudi. – Se mi vedessero i miei amici…
-Non ti vedrebbero – disse Sasuke tranquillo, - ma devi comunque imparare a tornare umano. E studiarti le leggi sull’integrazione con gli umani. I Mostri hanno una sorta di sistema di mimetizzazione, gli umani non si accorgono che siamo diversi da loro a meno che non gli venga insegnato a vederci, a quel punto non potranno mai più vedere in noi degli umani.
-Oh come l’immagine della donna giovane e della vecchia.
-Eh?
-Dai, quei disegni strani che se li guardi in un modo vedi una cosa o un’altra.
Sasuke sbatté le palpebre. – Se ti aiuta vederla così. Ad ogni modo ora dobbiamo andare a mangiare e trovarti dei vestiti adatti.
Si avvicinò alla porta controllando che Naruto ci passasse. Si voltò e vide che l’altro non lo seguiva, era incurvato sul letto e, nonostante il suo aspetto ingombrante, sembrava piccolo e sperduto in quel momento.
-Non ce la faccio – mormorò.
Aveva le guance incrostate di lacrime e gli occhi umidi. Sasuke non gli chiese di approfondire perché capiva che quella frase si riferiva a tutta la situazione. Gli si avvicinò.
-Non devi farcela tutta in una volta e soprattutto non da solo.
Naruto lo guardò un po’ impaurito e un po’ speranzoso con quegli occhi enormi e gialli. – Hai un distintivo?
Sasuke alzò le sopracciglia, soltanto due piccole centrali, cosa che deluse un po’ Naruto perché sarebbe stato esilarante se ne avesse avute quattro. Quattro sopracciglia arrabbiate quando Naruto combinava un disastro, oh quanto avrebbe riso – Sì?
-Voglio vederlo
 
 
 

Avrei voluto per Naruto e Sasuke versione mostri attingere al manga, ma mi sembrava troppo banale fare uno serpente e l'altro rana, perciò ho preferito altro. Vi avevo detto che si sfiorava il demenziale xD, ma mi divertiva l'idea di un Comitato dei Mostri. Mi dispiace che ci sia stato poco romanticismo in questo capitolo in un certo senso, ma Naruto ha bisogno di tempo. Ci vediamo nel terzo e ultimo capitolo!
   
 
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