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Autore: NicoRobs    08/11/2019    0 recensioni
Da anni ostaggio di una società criminale, K, ex studentessa della Wammy's House, trova un modo per partecipare alle indagini su Kira al fianco di L e Watari, con la segreta speranza che questi possano aiutare lei e Bjarne a tornare liberi. Tuttavia, dovrà prima fare ammenda per i gravi crimini di cui i due la accusano, e che hanno causato il suo allontanamento dalla Wammy's House. Quali segreti si celano nel suo passato? E cosa la lega a Nate River?
Questo racconto, in cui diversi personaggi sono OC (a cominciare dalla protagonista), si pone in alternativa alla canonica indagine dei primi sette volumi del manga, esplorando in parte un passato immaginario degli studenti della Wammy's House, la famiglia e le origini di L e un concetto di giustizia alternativo rispetto a quello dei due famosi protagonisti. Il nemico da affrontare non è il solo Kira; l'esito positivo dell'indagine dipenderà pertanto dalla capacità di L e di K di scendere a patti col loro passato.
Le descrizioni scarne, la forma prettamente dialogica e monologica e il cambio repentino del punto di vista cercano di rifarsi allo stile narrativo dell'anime, da cui sono riprese alcune scene.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'About November 8th'
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Capitolo XIX
Il punto


     Light si alzò automaticamente dal tavolo della mensa comune, prendendo il proprio piatto per andare a lavarlo, ma a metà del movimento ricordò di essere ammanettato allo scontroso detective che vegetava ancora seduto di fianco a lui, sorseggiando controvoglia un caffè d'orzo. Da quando Nathalie se n'era andata, si era impuntato per interrompere le indagini che lei aveva messo in moto, ed era ritornato a gestire il secondo Kira come aveva fatto nei due mesi precedenti: vale a dire non muovendo un dito.
Light era furioso con lui, ma si era ripromesso di non prenderlo più a cazzotti, dal momento che l'ultima volta avevano spaventato a morte Misa e avevano rischiato di far saltare i punti alla spalla di Nathalie; così aveva pensato di sfidarlo nuovamente a tennis, come quel giorno all'università che ormai sembrava appartenere ad un'altra vita, ad un altro Light. Ryuzaki sarebbe stato soddisfatto soltanto con un confronto diretto con lui? Benissimo. Sarebbe stato disposto a fare qualunque cosa, purché quel capriccioso bambino troppo cresciuto si rimettesse al lavoro. Non poteva sopportare che la vita di decine di persone ogni giorno dovesse dipendere da un individuo tanto egocentrico ed irresponsabile.
     Le loro giornate ormai trascorrevano lentamente, tutte uguali, tra il monitoraggio delle morti e sempre più frequenti visite all'appartamento di Misa; Ryuzaki sembrava trovare estremamente divertente l'idea di mandare la ragazza su tutte le furie presenziando ad ogni loro “appuntamento”. Forse, in quel momento, quello rappresentava il suo unico svago. A Light interessava poco, in ogni caso: Misa era sicuramente una ragazza bellissima, ma lui non provava alcun interesse nei suoi confronti. Nonostante avesse sempre avuto grande successo con le ragazze, non ne aveva mai approfittato più di tanto; le trovava tutte... noiose. Anzi, ora che ci pensava, aveva sempre trovato la sua intera vita noiosa.
     Era sicuramente stato baciato dalla fortuna alla nascita, Light Yagami; era sempre stato bello, sveglio, intelligente, atletico. Era sempre il migliore in tutto ciò che faceva, e senza chissà quale sforzo, come se la sua intera vita fosse stata un gioco con un livello di difficoltà estremamente basso. Nulla sembrava in grado di stuzzicare la sua curiosità. O almeno, così era stato finché non era comparso Kira. E poi Ryuzaki. E probabilmente anche Nathalie. Delle menti così acute erano state come una boccata d'aria fresca per la noiosa vita di Light. Erano stimolanti, intriganti, in grado di spiazzare il ragazzo che credeva sempre di essere tre passi davanti a tutti. Erano figure che lo affascinavano. Forse era anche per questo motivo che ce l'aveva così tanto con Ryuzaki per essersi lasciato andare in quel modo.
-Hai per lo meno intenzione di alzarti dalla sedia?- domandò al suo compagno, senza nascondere una nota di irritazione nella voce.
Il detective si voltò a guardarlo con occhi sbarrati e inespressivi, col cucchiaino che gli penzolava dalle labbra.
-Hai fretta, Light?- fece, sgranchendosi le dita dei piedi.

     -Carne rossa per cena? Di nuovo?- domandò K alzando un sopracciglio, chiudendo la porta dell'appartamento di J dietro di sé. -Mi spiace, ma io stavolta passo.-
-E dai, non fare la guastafeste!- esclamò J andandole incontro e alzando una mano per darle una pacca sulla schiena, gesto al quale K reagì con uno scatto fulmineo per uscire dal raggio d'azione dell'uomo.
-Se mi tocchi sopra il tatuaggio giuro che ti spezzo un osso a tua scelta.- ringhiò.
-Finitela voi due.- sbuffò Q dall'altra stanza, senza degnarsi di lasciare la propria sedia. -Ho un sacco di lavoro da fare e non mi pagate abbastanza per farmi assistere ai vostri battibecchi.-
L'atmosfera in pieno stile Wammy's House, che avrebbe fatto affiorare una smorfia nostalgica vagamente simile ad un sorriso sulle labbra dei tre ex studenti, fu rotta dall'aprirsi della porta e dall'ingresso di Burton e Medina.
Ora c'erano tutti.
     Si sedettero intorno al tavolo della sala e presero a cenare, discutendo animatamente tra un boccone e l'altro.
-Dico solo che se non fosse stato per noi, a quest'ora saresti già in carcere, bella mia.- esclamò a gran voce J, puntando il pezzo di pane che stava sbocconcellando in direzione di K. -O magari all'obitorio. Non so quale delle due opzioni mi entusiasmi di più.-
Il suo viso già naturalmente tendente al rosso era ormai paonazzo, e dopo appena un bicchiere e mezzo di vino.
-Come se tu avessi effettivamente fatto qualcosa di utile.- lo canzonò Q, sistemandosi gli occhiali sul naso e tagliandosi con cura il filetto alla Wellington nel proprio piatto. -Vorrei ricordare a tutti i presenti che io ho dovuto tenere sotto controllo la corrispondenza di Hayer e di buona parte della Hogson e dell'FBI dal momento in cui la nostra cara collega s'è rifatta viva con Watari.-
Fissò intensamente K cogli occhi color nocciola, sempre vispi sotto le pesanti palpebre. -Non mi sono probabilmente mai annoiato tanto a fare un lavoro. Ho dovuto alterare ogni rapporto che Grumann ha inviato ad Hayer su tutti i componenti della squadra di L e sul caso Kira, perché non trapelassero informazioni sulle indagini. Senza contare la magnifica trovata di cambiare il cognome di Hayer per impedire che venisse ammazzato.-
Schioccò la lingua, e poi si portò la forchetta alla bocca.
-Hai ragione, Q. Dovrei farti una statua.- gli sorrise K, posando il calice di vino.
-Bene, se avete finito, allora...- si intromise Medina, ripulendosi le labbra carnose col tovagliolo bianco. -... direi che potremmo discutere del caso Hogson.-
Si sentì il rumore delle posate che venivano rimesse sul tavolo, tranne quelle di Q, che stava continuando a masticare lentamente.
     L'avvocato si voltò verso la giovane, che gli sedeva di fianco, poggiandole una mano sulla spalla.
-La prima udienza si avvicina. Dobbiamo preparare la tua testimonianza, ma essere anche pronti al contro-interrogatorio della difesa.-
-Finirò sul banco degli imputati, lo so.- disse lei con un sospiro, incrociando le braccia. -Tenteranno di portare alla luce tutto il torbido della faccenda per farmi mangiare viva dalla giuria popolare e minare alla credibilità della mia testimonianza.-
-E il fatto che sia stato io a condurre l'arresto non farà altro che indebolire le basi dell'accusa.- disse allora Roger, col suo solito tono calmo e controllato. -È una strada in salita. Ci sono abbastanza prove per sbattere in galera tutti, anche gli inservienti, ma nessuno di noi ha agito secondo la legge. E rischiamo di perdere. Rischiamo grosso.-
Si sentì un pugno battere sul tavolo, e i calici tremarono emettendo un flebile tintinnio.
-Però, se al nostro posto ci fosse L, nessuno oserebbe dirgli nulla!- protestò J, con voce un po' troppo alta.
Quasi contemporaneamente, Q e K rotearono gli occhi.
-Quel figlio di puttana se ne frega delle regole, delle leggi e delle costituzioni, fa di testa sua, infrange trattati, risolve casi e tutto il mondo è lì fuori, in ginocchio, pronto a leccargli il culo.-
Nessuno parlò, ma Roger, seduto di fronte alla figlia, le rivolse un eloquente sguardo che pareva dire “Non è che abbia tutti i torti”.
Per tutta risposta, K si alzò dal suo posto e prese con fare deciso la bottiglia di Bordeaux e il calice di vino di J, e si allontanò verso il cucinino.
-Non hai tutti i torti.- disse, mentre si allontanava. -Ma lamentarsene ora non ci aiuterà a risolvere questo casino.-
-Te devi solo stare zitta.- le urlò dietro l'uomo. Poi si voltò verso gli altri seduti al tavolo, e abbassò lo sguardo. -Ci hanno cresciuti come mostri. Delle bestie, delle bestie razionali e senz'anima, pronte a fare qualsiasi cosa per trovare la verità.-
-”Ogni caso è un enigma”.- intervenne Q, passandosi una mano sulla barbetta curata. -”E un enigma va risolto con ogni mezzo”.-
J scosse la testa con un sorrisetto sprezzante. -Siamo arrivati a sacrificare la legge in nome della giustizia. Siamo poco più che criminali legalizzati.-
-Come i pirati al servizio della Corona.- intervenne K, ritornando al tavolo reggendo con un piatto con della frutta e una pagnotta, che posò davanti a J. Poi prese una brocca d'acqua e gli riempì il bicchiere fino all'orlo.
-Dobbiamo lavorare. Ci servi lucido al cento percento.- gli ringhiò contro, intimandogli di mangiare e bere con uno sguardo di fuoco.
     -J non è ubriaco, K, anche se non sembra avere ben chiaro quale sia attualmente il volume della sua voce.- Q riprese a parlare, mentre Medina si alzava a sua volta per prendere i piatti vuoti e portarli via.
-È solo frustrato, e questo perché... è che tutti noi abbiamo vissuto il nostro momento di crisi, di conflitto, quando abbiamo cominciato a lavorare e ci siamo trovati a dover scegliere se operare entro i limiti della legge, oppure agire col solo fine di trovare la verità.-
K era tornata al suo posto, appoggiando entrambi i gomiti sul tavolo e lasciando cadere il suo volto stanco sulla mano chiusa a pugno.
-Ma L...- riprese Q, togliendosi gli occhiali e strofinandosi gli occhi con la mano aperta. -... è sempre stato uno degli studenti più dotati, ma anche più inquietanti. È vero che noi compagni non siamo mai stati molto... collaborativi; vi abbiamo maltrattati per anni, e tu sei stata la sola a volerti prendere cura di lui.-
-E con che risultati...- bofonchiò J, mentre beveva il bicchiere d'acqua a piccoli sorsi.
-Chiudi quella bocca.- lo zittì Roger.
Q e K si voltarono a guardarlo con espressione smarrita, alla quale il poliziotto rispose con uno dei suoi irresistibili sorrisi.
-Mi interessa sapere cos'avete da recriminare a mia figlia. Perciò, prego, continua. Basta che non la facciate tanto lunga, perché vi ricordo che siamo qui per lavorare.-
     Q si rimise gli occhiali e si voltò nuovamente verso la sua vecchia compagna.
-In breve: J ce l'ha con te perché crede che sia tu il motivo per cui L conduce le sue indagini in modo abominevole. Con la diretta conseguenza che qualunque altro ex studente della Wammy's House che decide di sottostare alle leggi non ha speranza di poter competere con lui. In pratica, ci hai rovinato il mercato.-
K rimase immobile, sbattendo solo le palpebre in modo ostentato.
-Ragazzi, che cazzo, ci scopavo solo. E non guardarmi così, Roger. Sono adulta e vaccinata.-
-Lui non lo era.-
-Shh!- lo zittì K, portandosi il dito davanti alle labbra serrate e spalancando gli occhi. -L'età del consenso in Inghilterra è di sedici anni. Per di più...- riprese poi, rivolgendosi di nuovo ai due vecchi compagni, seduti ai due lati opposti del tavolo. -Sapete perfettamente quanto io fossi la prima ad odiare i metodi che ci avevano inculcato alla Wammy's House. Magari avrete indagato su di me e avrete anche capito il motivo per cui mi sono sempre opposta a quello che ci insegnavano. E ho anche cercato di farlo entrare in quella testa dura di L, quindi, J, non prendertela con me se non sei nella top 3 dei migliori detective al mondo. Sai com'è fatto quello, ha un ego così smisurato che addirittura occupa da solo tutto il podio!-
-Se non gli avessi fatto credere di esserti buttata da una finestra per colpa sua...- ribatté allora J, sbottonandosi i primi bottoni della camicia. -Ammettiamolo: l'hai rovinato. L'hai rammollito. E poi l'hai fatto diventare più cattivo di quanto non fosse. E ora lui pensa di essere al di sopra di qualsiasi legge, al di sopra della morale.-
-E mi volete dire tutto ciò cosa c'entra con caso Hogson?- sbuffò K, reggendo la fronte con le dita e guardandoli di sbieco.
J si tirò su le maniche della camicia e si chiarì la voce.
-Non puoi uscire pulita da questa storia.- sentenziò con voce ferma. -Tu e Burton potete tranquillamente passare dalla parte del torto per aver tenuto la bocca chiusa per più di sei anni. Tu addirittura lavoravi per loro. E poi, guardiamo in faccia la realtà, ci sono pure i federali invischiati in questa storia. Credi forse che il governo americano lascerà che dimostriamo i suoi legami anche solo incidentali con un'organizzazione che vende armi in Africa? Andiamo! Sono i campioni mondiali del lavarsene le mani quando si parla di queste cose.-
Poi alzò di nuovo leggermente il tono di voce.
-Senza offesa, eh, Burton e Medina.-
L'avvocato si era defilato da un bel po', dal momento che odiava assistere ai loro battibecchi, mentre Roger continuava a fissare i giovani con uno sguardo indecifrabile nei chiarissimi occhi azzurri.
-Nessuna offesa, J. Basta che arrivi al punto.-
     L'uomo allora si protese verso il tavolo, appoggiandovi delicatamente i polpastrelli di una mano.
-Dobbiamo prendere tempo. Dobbiamo riuscire a far andare avanti il processo finché L non avrà chiuso il caso Kira. Da soli non possiamo vincere perché le leggi, l'opinione pubblica e sicuramente anche parte di un organo governativo ci sono contro. Ma abbiamo detto che L se ne fotte delle leggi, delle costituzioni, dei capi di Stato, no? Bene. Vedrete che rovescerà ogni istituzione esistente, farà a pezzi il sistema giudiziario, farà qualsiasi cosa per impedire che la sua sciacquetta-barra-sorella-barra-madre-barra-mentore finisca in prigione.-
-Non funzionerà, J.- disse allora K, allungando una mano verso un grappolo d'uva nel piatto del compagno, lasciato da questi intonso. -Se anche la giuria passasse sopra il fatto che ho mentito sulla mia identità...- e si tirò un acino d'uva in bocca. -...Ho collaborato con l'FBI con lo scopo di sottrarre informazioni... ho partecipato ad autopsie a fianco dell'NCIS, anche se non ho mai falsificato certificati di morte né alterato alcuna prova, tutto ciò mentre lavoravo per un'organizzazione criminale...-
Rimase a guardare il secondo acino che aveva staccato dal grappolo, rigirandoselo tra le dita. -... Resta il fatto che ho ucciso una persona.-
Poi abbassò lo sguardo.
-Non importa che abbia agito per autodifesa. E non è nemmeno la prima persona che faccio fuori. Se devo essere sincera, io spero che mi mettano in prigione. Anche se non prima di averci fatto finire Hayer e tutti gli altri.-
Sospirò, tentando di evitare lo sguardo di Roger.
-Ma poi, a te che te ne frega? Se Burton viene escluso dal caso e io finisco in carcere, rimani soltanto tu a poter chiudere il caso. La gloria sarebbe tutta tua.-
-Ti sbagli, K.- riprese allora J, con un sorrisetto sulle labbra sottili. -Tu hai indagato sulla Hogson per tutta la tua vita. Burton custodiva le prove ed è stato loro ostaggio per più di sei anni. Se vi toglieste di mezzo e fossi io a chiudere il caso, con la strada spianata a questo modo, la mia vittoria non varrebbe nulla. Sarò soddisfatto solo se riuscirò a battere il sistema e a salvarti il culo.-
     -Oh, ma fatela finita!- sbottò Medina, emergendo dai meandri di non si sa quale stanza dell'appartamento.
Si piantò sulla soglia della porta della sala, a gambe divaricate e braccia incrociate, nel suo metro e ottantacinque di fisico asciutto chiuso in una camicia bianca che contrastava meravigliosamente con la sua pelle olivastra. Piantò in faccia a tutti i presenti uno sguardo gelido dei suoi occhi verdi, e poi alzò il dito indice per aria, con fare decisamente avvocatesco.
-Detesto sentire la gente discutere, visto che già devo farlo per lavoro, perciò vedete di darci un taglio e cominciate a dire le cose chiaramente. Stiamo lavorando insieme, dobbiamo comunicare. K, smettila di credere che al mondo siano tutti egocentrici e agiscano solo per il proprio interesse: Burton non è stato ostaggio di Hayer per più di sei anni perché sperava di fare il colpaccio mettendolo in prigione e salire di grado; l'ha fatto perché ti vuole bene. E J non vuole che tu finisca in prigione anche perché forse, in fondo in fondo, si sente in colpa per quello che è successo quando eravate bambini. Forse forse voi studenti della Wammy's House ci tenete davvero gli uni agli altri.-
Indicò J con un cenno della mano mentre continuava.
-Questa testa calda s'è sbattuto per mesi per trovare tutte le prove per scagionarti da ogni accusa possibile. Dopo che Bjarne è morto e ho cominciato a lavorare con lui, praticamente la tua linea difensiva era già tutta pronta, perché aveva già preparato tutto. Anche in queste ultime settimane, ha smosso mari e monti per trovare l'ultimo tassello del puzzle, e l'unico motivo per cui ci siamo trovati questa sera era per dirti che...-
-Non oserai!- lo interruppe bruscamente J, alzandosi in piedi e stringendo i pugni.
-Norde è vivo.- concluse Medina, ignorandolo. -Il tizio che eri convinta di aver ucciso... l'abbiamo trovato.-
K spalancò gli occhi e la bocca contemporaneamente, dimenticandosi per un attimo come si facesse a respirare, mentre J imprecava contro Medina lamentandosi di come gli avesse rovinato la sorpresa, e Burton si alzava dalla sedia sgranchendosi le gambe e commentando tra sé e sé il fatto che era ora che qualcuno si fosse deciso ad arrivare al punto.


Nota
Guarda caso oggi è lì8 novembre. Dopo quasi un anno e mezzo di blocco, ho deciso di pubblicare questo capitolo, scritto ormai più di un anno fa, che non mi aveva mai convinto. Sono successe molte cose nella mia vita negli ultimi due anni che mi hanno portato a rivalutare totalmente quello che ho scritto. Non nascondo che, ormai, mi provoca un misto di ribrezzo e vergogna. Non sono mai stata un'esperta di fanfiction, non ne avevo mai lette, e sono entrata in questo mondo dopo aver scritto le mie prime fic (compresa questa, che sto pubblicando ora ampliata, ma che era già completa prima che mi iscrivessi a EFP). Non sono più sicura di quello che scrivo, della legittimità dei miei personaggi e delle mie scelte di trama.
Tuttavia, ci sono delle persone che credo avessero piacere di vedere finire questa storia. Per questo motivo, ho deciso di continuarla. Spero di concludere in tempi non dico brevi, ma, per lo meno, non biblici.
Grazie per la vostra pazienza. E grazie a quelle persone che mi hanno dato la motivazione a lavorare ad altri progetti originali.
   
 
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