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Autore: Ale Villain    09/11/2019    0 recensioni
Los Angeles, California, Stati Uniti.
I Bangtan Boys sono una crew di ballerini professionisti, emigrati oltre oceano per costruirsi una carriera.
Oltre oceano, è emigrato anche un gruppo di italiani, in America per frequentare l’università.
Pezzi di vita quotidiana, scenari e personaggi che si intrecciano tra di loro.
Il desiderio, l'uno dell'altra.
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Ambra dischiuse le labbra, come realizzando quello che le avevo appena detto.
Si susseguirono attimi di silenzio. Tae stava scrutando l’espressone di Ambra, in cerca di una conferma e di una proposta simile a quella che avevo fatto io a lui.
Io continuavo a spostare lo sguardo dai suoi occhi alle labbra. Erano truccate, aveva un rossetto rosso scuro, che però se ne stava andando via piano piano.
Non l’avevo mai baciata.
Mi ritrovai in automatico a piegarmi maggiormente su di lei. Mi avvicinai piano piano, sempre di più, fino a quando non mi ritrovai ad un soffio dalle sue labbra.
-----
E in quel momento mi sentii una cretina qualunque perché, proprio come una cretina qualunque, ero cascata nel suo gioco.
Genere: Erotico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @AleVillain
                                                                                              
 
 


 
 
Vi lascio il video che mi ha fatto venire l’idea
Per questa storia
Non è mio, ma di @kingtaesx
A voi:
Blame On Me | Suga
Potrebbe essere interessante vederlo
Prima di leggere la mia storia.
 


 
 
 
 
Capitolo 7                                                                                                                  P.A.

Ero riuscita a resistere solo per un’altra esibizione, poi avevo sentito di essere arrivata al limite della sopportazione.
Avevo chiesto a Giorgia di uscire un attimo dal locale e, una volta fuori, le avevo chiesto le chiavi della macchina per andare a casa, campando velocemente una scusa.
“Non mi sento bene” avevo cercato di convincerla, portandomi anche una mano sulla fronte. Vidi con la coda dell’occhio che anche qualcun altro era uscito, ma non ci diedi molto peso.
Giorgia mi aveva guardato in modo strano, facendomi chiaramente capire che non ci stava affatto credendo.
“E come pensi che io possa tornare, se ti do la macchina?” mi domandò, mettendo una mano sul fianco.
Avevo sbuffato sonoramente, prima di risponderle: “Torna con Tae, no?”
“Magari vuole rimanere in discoteca”
“Restaci anche tu, allora”
L’avevo vista alzare gli occhi al cielo e guardarsi intorno qualche istante, cercando di trovare le parole adatte.
“Allora, Ambra” aveva cominciato “Non ho idea di cosa ti sia successo in questi ultimi dieci minuti e da quello che ho capito non ne vuoi parlare…”
Io ero rimasta in silenzio, ascoltandola attentamente, ma sempre in attesa delle chiavi della macchina. Volevo assolutamente andarmene da lì.
“Però, io… Oh! Che palle” aveva mormorato infine, prima di bazzicare nelle tasche dei jeans “Sto comunque pensando di farmi venire a prendere da te, dopo…” e mi allungò le chiavi.
“Grazie, Gio!”
“Alle tre di notte…”
“Gentilissima” le avevo dato un bacio sulla guancia.
“Quando sarò troppo ubriaca per stare in piedi”
Mi ero dileguata velocemente prima che potesse seriamente prendere in considerazione quell’idea, soprattutto dopo essersi resa conto che l’avevo ignorata completamente.
Alla fine, quindi, stavo guidando per le strade di Los Angeles, di sera, con solo la luce dei lampioni a illuminare la strada… e Jin.
La situazione sembrava quasi surreale. Non ero mai stata da sola con Jin.
Mi aveva scritto dopo avermi visto fuori dalla discoteca, visto che anche lui era uscito da lì. E mi aveva detto che aveva chiesto il mio numero a Yoongi.
Sentire quel nome, in quel momento, mi dava solamente sui nervi.
Mi ripetei nuovamente quello che mi ero già detta poco prima: ero una perfetta cretina. Una idiota. Una… Qualsiasi.
Perché sì, era questo che ero e sicuramente, in quel momento, Yoongi era in un camerino con quella moretta a divertirsi, pensando anche di averne un’altra già pronta e disponibile per lui. Il problema era che quell’altra potevo essere io.
Era chiaro che avevo cominciato a maturare dei sentimenti per Yoongi, che andavano anche oltre la semplice attrazione fisica – visto che quella, inutile negarlo, c’era sempre stata. Al ristorante coreano, sembrava anche avermi dimostrato di non volermi solo per una scappatella. Invece, a quanto pareva, avevo avuto ragione a pensarlo; era stato solo un metodo per convincermi, per farmi cedere.
Strinsi maggiormente le mani sul volante, con rabbia, quando mi ricordai improvvisamente che io avevo ceduto prima di quel famoso pranzo. Mi ero lasciata toccare, baciare da lui la sera prima. E, diamine, mi era anche piaciuto, da morire.
Osservai il display del telefono illuminarsi per l’ennesima volta, vicino al cambio dell’auto.
Yoongi, dopo che avevo lasciato il locale, mi aveva tartassato di messaggi. E per quello avrei dovuto prendermela con Jin, visto che era stato lui ad informare il ragazzo, prima di chiedergli il mio numero, che me ne stavo andando.
Siccome non avevo nessunissima voglia di sentirlo, avevo messo il silenzioso. Avevo anche pensato di spegnere il telefono, ma siccome avevo mollato Giorgia da sola in discoteca, non volevo risultare irreperibile.
“Posso chiedere cosa… Succede prima?”
Ci misi un attimo ad elaborare la domanda di Jin. Il suo inglese era sempre stato piuttosto pessimo. Almeno, questo da quando lo avevo conosciuto.
Mi ricordavo ancora perfettamente la prima volta che vidi i sette coreani. Ed era stata proprio in una situazione del genere, in discoteca, e grazie a Jin.
Io, Giorgia e Rafaelle eravamo andate in discoteca per il compleanno di quest’ultima, che a gennaio di quell’anno cadeva di sabato. Jin aveva trovato Rafaelle, con una strana coroncina di cartone con su scritto HAPPY BDAY, in giro per il locale per puro caso; poi c’eravamo avvicinate sia io che Giorgia. Jin ci aveva presentato gli altri, – con un inglese che ci aveva fatto ridere dall’inizio alla fine – ci aveva spiegato il loro lavoro e che erano in discoteca per vedere com’era il locale in cui si sarebbero esibiti da lì a breve.
E Jin si era innamorato di Rafaelle seduta stante. Non aveva smesso di guardarla un secondo, le aveva chiesto il numero e aveva anche azzardato a chiedere per un’uscita.
Col tempo, avevamo pure scoperto che alcuni di noi abitavano nel loro stesso quartiere. Purtroppo per Jin, aveva anche scoperto che la biondina era fidanzata.
Tra l’altro, era stata proprio quella sera che avevo salvato il numero di Yoongi come Sugar, dopo che avevamo chiacchierato per un po’, insieme anche a Namjoon. Mi aveva spiegato che il suo nome d’arte da ballerino era Suga, ma io, per colpa della musica alta e anche un po’ dell’alcool, avevo capito Sugar. Quando lo aveva scoperto si era abbastanza irritato, ma la cosa mi aveva divertito così tanto che non avevo assolutamente intenzione di cambiarlo.
“Mh?” mormorò ancora Jin, alla mia destra. Mi ricordai improvvisamente che mi aveva fatto una domanda. Sgrammaticata, ma era pur sempre una domanda.
“Scusa” risposi “Niente, comunque. Non sto tanto bene e voglio andare a casa”
Jin annuì.
“Tu, allora… Sei proprio sicuro di voler andare da Rafaelle?”
Jin mi guardò.
“Sì” fece, con sicurezza “Non mi interessa di ragazzo suo… Voglio vederla”
Era stato in quel modo che mi aveva contattata, poco prima.
 
From *numero sconosciuto* To Ambra H 21.34
Ciao Ambra, sono Jin! Yoongi mi ha dato il tuo numero, ho visto che sei uscita dal locale e stai andando verso macchina… Posso passaggio da te? Voglio andare da Rafaelle. Non ti ho chiesto prima perché ti ho visto parlare con Giorgia e non disturbo…
 
Avevo sbattuto un paio di volte le palpebre alla vista del messaggio, ma alla fine avevo accettato. Una volta saliti in macchina, Jin mi aveva spiegato il perché se ne voleva andare anche lui.
“Non la vedo da tanto” aveva sospirato, abbastanza tristemente “Sento un po’ la sua mancanza”
Io lo avevo guardato senza dire niente. Mi faceva una grande tenerezza. Inoltre, era la prima volta che lo sentivo pronunciare una frase con un perfetto inglese; evidentemente, Rafaelle gli faceva bene.
“E sei sicuro che non troverai il suo ragazzo?” domandai ancora “Alla fine stai andando a casa sua…”
“Si vedono nei week end, da come ho capito” mi rispose “Oggi è giovedì, quindi credo lei da sola”
Gli avevo sorriso appena. Inutile dire che tifavo per lui.
Il telefono si era illuminato di nuovo. Sbuffai sonoramente, chiedendo a Jin di leggermi i messaggi.
 
From Sugar To Ambra H 21.36
Seokjin mi ha detto che te ne stai andando
From Sugar To Ambra H 21.50
Ambra?
From Sugar To Ambra H 21.59
Ambra perché Jin vuole venire in macchina con te?
From Sugar To Ambra H 22.05
E si può sapere perché sei scappata così senza dirmelo?
 
“Era l’ultimo?” domandai, dopo aver alzato gli occhi al cielo praticamente ad ogni messaggio che Jin mi aveva letto.
“Ehm… No” fece lui, trafficando per qualche istante con lo schermo del mio cellulare “Aspetta”
 
From Sugar To Ambra H 22.11
Se vuoi farmi ingelosire in qualche modo ci stai riuscendo. Ma puoi degnarti di scrivermi almeno un cazzo di messaggio?
 
Avvampai, non appena sentii le parole di Jin. Ma subito dopo, mi ricordai il perché ero arrabbiata con lui. E no, non ci volevo cascare alla storia della gelosia.
“Neanche a Yoongi lo dici perché?” mi domandò il coreano, rimettendo a posto il mio telefono.
Era proprio lui la causa di quella mia sottospecie di fuga, ma pensai che Jin non fosse la persona più giusta a cui rivelarlo. Non lo conoscevo bene, non sapevo se era uno di quelli che si teneva le cose per sé oppure correva a spifferarle al diretto interessato. Non che Jin mi avesse mai dato quell’impressione, ma comunque non volevo rischiare.
Negai con la testa e provai a sorridergli di nuovo, come per rassicurarlo.
Arrivammo, finalmente, sotto casa di Rafaelle. Fu in quel momento che mi ricordai improvvisamente che anche Yoongi abitava in quel condominio. Mi ritrovai in automatico a guardare negli specchietti retrovisori, come per paura di veder spuntare l’automobile di Yoongi. Anche se non ero del tutto sicura che sarei stata in grado di riconoscerla.
“Grazie del passaggio” mi disse Jin.
“Figurati” gli risposi, sorridendo “E buona fortuna”
Jin annuì, prima di borbottare qualcosa in coreano. Magari mi aveva appena insultata, chi poteva dirlo.
“Spero tu risolva questa serata” mi disse ancora, prima di aprire la portiera della macchina e scendere.
Evitai accuratamente di rispondergli e rimasi ad osservarlo per un po’, vedendolo citofonare e poi, fortunatamente, aprire il cancello. Rafaelle gli aveva risposto.
Sorrisi nuovamente, e decisi di rimanere lì ferma sotto al suo palazzo ancora per un po’, giusto il tempo per schiarirmi le idee e cercare di darmi una calmata. Ero così presa dai mille pensieri, che a mala pena mi resi conto che un’altra macchina stava entrando nella stessa via in cui ero io.
 

*
 

P.Y.
Avevo osservato Jin con uno sguardo che andava dal sospettoso al sorpreso allo stesso tempo. Non riuscivo veramente a capire.
“Ho visto Ambra fuori con Giorgia e sta andando verso la macchina”
aveva detto lui. E poi mi aveva anche chiesto il numero di Ambra.
Avevo corrugato le sopracciglia, scrutando la sua espressione. Sembrava particolarmente di fretta.
“Yoongi, per favore” mi aveva detto, infatti, poco dopo “Se ne sta andando”
Non volevo di certo far trapelare quanto questa sua voglia improvvisa di andarsene via con Ambra mi stesse dando fastidio, perciò cedetti e gli lasciai il numero. E in quel momento non sapevo cosa mi stesse dando maggiori pensieri: se l’improvviso interessamento di Jin nei confronti di Ambra o la sua fuga.
Quest’ultima cosa, però, proprio non riuscivo a capirla.
Mi girai verso la moretta seduta sul divano del camerino. Era visibilmente agitata: si stava passando avanti e indietro i palmi delle mani sulle cosce velate da dei collant scuri.
“RM penso stia arrivando” le dissi, cercando di tranquillizzarla “Sta parlando con uno dello staff”
Lei annuì, tentando anche di sorridermi.
Dopo quel brevissimo scambio di battute, ritornai con i miei pensieri su quello successo poco prima. Il pensiero di Ambra da sola con Jin mi stava tormentando.
In cuor mio sapevo che Jin non avrebbe fatto assolutamente nulla, sia perché era palesemente cotto di Rafaelle, sia perché sapeva della mia situazione nei confronti della rossa. Non che gliene avessi mai parlato così apertamente come con Namjoon, ma pensai che fosse facilmente intuibile.
Mi voltai nuovamente verso la mora.
“Ce la fai a stare da sola per un po’?” le domandai.
“Ehm… Certo” mi rispose “Tanto hai detto che Joon arriva tra poco, no?”
Joon. Era una vita che nessuno lo chiamava più così.
Annuii brevemente, prima di aprire la porta della stanza e fiondarmi fuori.
Avevo già scritto ad Ambra più di un messaggio, ma non aveva risposto neanche ad uno. Stavo decisamente cominciando a preoccuparmi.
Presi il telefono mentre mi dirigevo verso l’appendiabiti e indossavo il bomber. Tirai fuori dalle tasche le chiavi della macchina.
Scrissi velocemente un messaggio a Namjoon, dicendogli anche di avvertire gli altri che me ne stavo andando. Non persi tempo nello spiegargli la situazione, ci avrei pensato in un secondo momento.
Ancora con il telefono in mano, mi balenò nella mente l’idea di chiamare Ambra. Andai in rubrica per cercare il numero, ma mi bloccai prima di premere l’icona della cornetta.
Qualcosa mi diceva che se l’avessi chiamata mi avrebbe completamente ignorato.
Optai per chiamare Jin.
“Pronto?” mi rispose, con fare abbastanza scocciato.
“Cos’è ‘sto tono svogliato?” gli chiesi, mentre uscivo dal locale e premevo il tasto di accensione della mia auto, parcheggiata poco distante dall’ingresso “Dovresti essere contento di sentire Min Yoongi”
“Posso richiamarti domani?” mi domandò lui, ignorando completamente la mia battuta “Ho da fare, ora”
Mi resi conto solo in quel momento che stava parlando con un tono di voce basso.
Corrugai le sopracciglia. Quel briciolo di curiosità che mi era rimasto si era nettamente trasformato in sospetto.
“Jin, cosa stai facendo con Ambra?”
Sentii Jin fare un verso strano.
“Con Ambra?” mi domandò, quasi sorpreso “Io sono da Rafaelle”
Mi bloccai, con ancora la mano sulla portiera del guidatore.
“Come da Rafaelle?”
“Sì, da Rafaelle” mi confermò lui, nuovamente.
Salii in macchina, lasciando la portiera aperta. Non volevo cedere alla tentazione di mettere in moto e partire mentre ero ancora al telefono.
“E perché volevi andare via con Ambra?” domandai ancora, non resistendo. Volevo a tutti i costi una risposta.
“Perché così mi facevo dare un passaggio”
Per poco la mia mascella non cadde sul tappetino nero dell’auto. Un passaggio. Jin aveva avuto bisogno di Ambra semplicemente per un passaggio.
“Stai tranquillo, Yoongi” rise ad un tratto Jin, non sentendomi più parlare “Non te la tocchiamo, la rossa. Non pensavo fossi a questi livelli”
“Cosa?” mi ritrovai a chiedere.
“Sei geloso marcio”
Di rimando, ribattei con un impropero e chiusi la chiamata, buttando poi il telefono sul sedile del passeggero.
Geloso marcio.
Probabilmente aveva ragione, ma figurati se Min Yoongi lo avrebbe mai ammesso.
 
22.21
 
Quella era la macchina di Giorgia. Ne ero più che certo.
Avevo fatto apposta il giro per il mio condominio, perché volevo vedere se fossi stato in grado di arrivare in tempo per beccare Jin e l’italiana.
Di Jin non c’era traccia, segno che probabilmente era già salito in casa di Rafaelle. Ma quella Punto, con le quattro frecce accese, ferma sotto il cancello del mio condominio era di sicuro la macchina di Giorgia, che spesso e volentieri usava anche Ambra.
Mi guardai intorno per qualche istante e poi spensi i fari. Era una cosa pericolosissima e se mi avessero beccato avrei rischiato un multone, oltre che non so quanti punti tolti dalla patente. Ma non volevo farmi vedere. Non seppi perché, ma sentivo che c’era qualcosa che non andava; inoltre, il fatto che avesse ignorato tutti i miei messaggi era chiaro indice che non voleva sentirmi, o vedermi.
Quando la vidi ripartire, la seguii piano. Sapevo che Ambra non se n’intendeva per nulla di automobili, perciò accesi nuovamente i fari. Non parve rendersi conto che la macchina dietro la sua fosse la mia.
Parcheggiò sotto il suo palazzo. Io optai per parcheggiare in un vicolo traverso, che io e lei conoscevamo più che bene.
La vidi armeggiare per qualche istante con le chiavi della macchina, poi riuscì a chiuderla. Tirò, immaginai io, un impropero in italiano quando non riuscì a trovare le chiavi dell’appartamento immediatamente.
Mi avvicinai con calma, ma si accorse comunque della mia presenza.
Mi spiazzò quando non disse niente. Semplicemente, mi tirò una strana occhiata, poi si diresse verso il portone del palazzo.
“Ambra?” domandai, avvicinandomi “Ambra?”
“Che c’è?” mi rispose malamente, dandomi ancora le spalle ma riuscendo finalmente ad aprire la porta.
“Puoi dirmi cosa è suc-“
Mi chiuse la porta in faccia, ma feci in tempo a mettere un piede per bloccarla.
Con poche falcate la raggiunsi, mentre si stava dirigendo verso le scale.
“Ma che cazzo hai?” esclamai, seguendola per le scale.
“Non sto bene” mi liquidò.
Io sbuffai dalle narici.
Abitava al primo piano, per cui in poco tempo ci trovammo già davanti al portone di casa sua.
“Buonanotte” mi disse, mentre apriva la porta di casa “E divertiti”
Io corrugai la fronte.
“Divertirmi?” farfugliai, guardandola entrare in casa, voltarsi verso di me ma rimanendo sull’uscio della porta.
“Sì, Yoongi” fece lei, sempre con quel tono acido che stava cominciando a darmi sui nervi “Divertiti. E penso tu sappia benissimo a cosa mi stia riferendo”
Fece per chiudere la porta, ma la bloccai con il palmo della mano sinistra.
“Innanzitutto, smettila di chiudermi porte in faccia” le dissi, con un po’ più di cattiveria “Secondo, di cosa cazzo stai parlando?”
La vidi sospirare, prima di poggiare la borsa sullo scaffale posto sul corridoio d’ingresso.
“Non prendermi per scema”
Io aggrottai le sopracciglia. Non ci stavo capendo veramente nulla.
“Sono una cretina, quello sì, perché ci sono cascata” stava continuando a dire “Ma adesso non provare a fare il finto tonto”
“Rossa, smettila di parlare per frasi fatte” le dissi, facendo qualche passo in avanti e provando ad entrare in casa sua. Lei indietreggiò, facendo nuovamente per chiudere la porta, ma io la bloccai nuovamente. Stavolta, la mano la lasciai lì, facendo più pressione di prima, per evitare che provasse a richiuderla.
“Non sto capendo niente di quello che stai dicendo” feci “Vedi di dirmi esattamente che cazzo è successo. So solo che eri con Jin”
Vidi la rossa assumere un’espressione leggermente preoccupata.
“Bene” disse poi “Parla con lui, allora”
Alzai gli occhi e il capo al cielo, cercando di darmi una calmata e inspirando profondamente.
“Mi sto rompendo i coglioni” decretai, spingendo con forza la mano sulla porta e riuscendo ad aprirla del tutto. Entrai in casa sua senza troppe pretese e mi richiusi la porta alle spalle.
“Non so perché, ma a quanto pare sei incazzata per qualcosa” continuai “E quel qualcosa potrei essere io, visto che mi stai dando delle rispostacce”
La rossa rimase con un’espressione corrucciata, ma non ribatté o fece altro.
“Siccome sono venuto qui, da te, per provare a capirci qualcosa, sei pregata di spiegarti”
La rossa si umidì le labbra e quel gesto mi costrinse a spostare lo sguardo sulla sua bocca.
“Nessuno ti ha chiesto di venire qui” mormorò, con un filo di voce “Perciò tornatene dalla mora del cazzo nel backstage e lasciami stare!” esclamò infine, indicando con l’indice la porta dietro di me.
Ah. Ecco che cosa aveva.
“La mora del cazzo nel backstage, eh?” le feci il verso, incrociando le braccia al petto e osservandola, stavolta con un ghigno divertito “Poi Jin dice di me”
“Cosa?” domandò lei immediatamente, ancora fumante di rabbia.
“Non pensavo fossi gelosa di me”
La vidi sbiancare, segno che avevo fatto centro. Deglutì a vuoto, prima di parlare nuovamente.
“Ti sto cacciando di casa”
Mi voltai con tranquillità verso la porta dietro di me, che chiusi a chiave con l’apposita manopola.
“Non credo di volermene andare”
Il petto di Ambra stava cominciando ad alzarsi ed abbassarsi più velocemente del solito. Stava andando in iperventilazione per quanto era furiosa.
“Non ti voglio in casa mia”
“Io mi voglio in casa tua, però” ribattei “Quantomeno per spiegarti che la mora del cazzo nel backstage è l’infermiera del reparto in cui ero ricoverato. E indovina un po’? L’ha invitata Namjoon"
Ambra aveva stretto le labbra e, palesemente, non sapeva come ribattere a quell’affermazione.
Mi avvicinai maggiormente a lei e le poggiai una mano sulla guancia. Lei non si scompose, mantenendo un’espressione seria sul viso.
“Non mi sono più portato a letto nessuna” le spiegai, a voce più bassa “Se è questo che ti preoccupa”
Con mia sorpresa, mi spostò la mano. Indietreggiò di un passo.
“Bene, grazie del chiarimento” disse “Ora puoi andare”
Io rimasi di sasso. Riuscii solo a corrugare la fronte.
“Ti ho appena spiegato che non me la sono portata a letto”
“E io ti ho ringraziato per il chiarimento” continuò lei.
Presi un profondo respiro.
“Bene, almeno mi stai dando conferma del fatto che sei gelosa marcia” dissi, utilizzando le stesse parole di Jin.
Lei fece uno strano verso, come fosse divertita da quell’affermazione.
“Gelosa marcia mi sembra esagerato” mi spiegò, incrociando poi le braccia al petto “Beh? Sei ancora qui?”
La guardai per qualche istante: “Stasera resto qui”









 
ANGOLO AUTRICE
Lo dico, stiamo ormai arrivando 
agli sgoccioli di questa storia.
Ancora un massimo di altri due capitoli
e poi l'avventura di Blame On Me si sarà conclusa.
Ammetto che mi mancherà scrivere e mi mancheranno gli
aggiornamenti settimanali, ma non avevo previsto 
più di dieci capitoli per questa storia e voglio che così sia.
Nel prossimo capitolo ci sarà una piccola sorpresina 
"extra". 
Alla prossima!

 
  
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