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Autore: Aqua Keta    10/11/2019    7 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La taverna si era oramai vuotata. 

Il brusio di fondo del locale era praticamente nullo.

Gli ultimi ad uscire si erano portati via il vociare pesante con il rumore di bottiglie che si rompono ed il tintinnio dei bicchieri.

Non era rimasto che il sottile aleggiare delle oramai dissolte spirali di fumo e l’intenso odore di tabacco.

Du Bois sistemò gli ultimi boccali.

“Per questa sera abbiamo terminato”- allungò a Leah la paga –“Ci vediamo domani….Ora vai, c’è un corteggiatore che ti sta aspettando”- le fece un cenno col capo indicando André.

Si volse. 

Braccia incrociate sul tavolo e testa appoggiatavi sopra pareva dormisse.

“Grazie”- gli sorrise.

Si avvicinò e rimase così,  a fissarlo quasi in adorazione. Lo accarezzò  teneramente tra i capelli.

André aprì lentamente gli occhi gustando il tocco di quelle dita sottili –“ …Oscar”- mormorò .

Leah ritrasse velocemente la mano. Lui se ne accorse e la bloccò –“ …scusa..”

Gli girò le  spalle ed appoggiata al tavolo si mise a giocherellare con le monete nelle tasche.

“Non mi pare sia un bel modo di salutarmi “- osservò scocciata. 

“Ti va se ti accompagno a casa?”- provò  a cambiare discorso.

Lei fece spallucce ed una smorfia curvando gli angoli della bocca. Con il viso basso uscì dal locale.

Un paio di monete sul bancone salutando Du Bois e lasciata la taverna lui prese Alexander per le briglie cercando di raggiungerla. 

Camminava a passo spedito col broncio.

 ”…ehi, che ti piglia?”

Voltandosi di scatto piegò le mani sui fianchi –“ Come sarebbe a dire che ti piglia? “

André rimase di stucco.

“Ma ti pare il caso?”- esclamò alquanto alterata.

Sospirò –“ …perdonami!.....è  una lunga storia”

“Credo di aver abbastanza tempo per ascoltare le tue motivazioni”

Ripercorse nella sua mente i ricordi mettendoli in fila uno ad uno. 

“…sono rimasto orfano a sei anni…mia nonna lavorava presso una famiglia nobile e decise di prendermi con sé. ..quattro figlie, nessun erede. Con l’arrivo della quinta il Generale decise di crescerla come un uomo per dare una dinastia alla famiglia…”

“…Oscar?”- era allibita.

Lui annuì.

“Ma è pazzesco. Questo tipo deve essere matto. Come si può essere così crudeli ed insensibili nei confronti di una figlia!”

André sogghignò.

Le narrò di come fossero cresciuti assieme, della vita militare….fino a quei momenti sotto la Bastiglia…

Ascoltò in silenzio stupefatta del racconto accorato eppure assurdo nella sua realtà pensando che in fondo si trattava di una donna come lei.

“Veramente non ho parole!” – terminò.

Proseguirono l’uno affianco all’altra fino a quando Leah si fermò –“ Sono arrivata”.

Guardò la facciata : le imposte ancora aperte, semplice, i davanzali rallegrati con piccoli vasi di rose.

“Vuoi che me ne vada?”

Leah sedette sui gradini –“….condannati a soffrire per amore…”- batté una mano a terra  –“ ….dai, vieni qui!”

André si accomodò accanto a lei. 

Le scostò alcuni ricci dal viso –“…e tu?”

I suoi splendidi occhi verdi lo fissarono a lungo. Le piaceva…le piaceva da morire.

Appoggiò  la guancia sulla sua spalla, lo prese sottobraccio stringendolo forte assaporando a lungo quel momento.

“…non vuoi dirmi nulla?”

Improvvisamente sul suo volto calò un velo di tristezza .

Cominciò  a mordicchiarsi un’unghia e non riuscendo più a star seduta fece qualche passo verso il muretto che dava sulla Senna.

“… un anno fa….in quella dannata miniera. …”- le si riempirono gli occhi di lacrime “- …non si può morire così…per una paga da fame ….a soli ventisette anni…”- gli gridò.

Le tese una mano –“ …vieni…!”

Si mise in ginocchio tra le gambe di André,  il capo chino.

“….voleva mettere da parte un po’ di soldi per poterci sposare….avevamo trovato una casetta…da sistemare, niente di che ma a noi piaceva tantissimo…il suo pezzetto di terra…. io lavoravo presso una famiglia benestante….avessi visto che abitazione….c’era persino una camera dedicata solo ai libri…ogni tanto me ne prestavano da leggere…aiutavo un’altra signora a sbrigare le faccende quotidiane. La sera poi servivo ai tavoli al locale di O ‘Connelly…..eppure di quel poco che avevamo eravamo felici”- accennò ad un sorriso.

Poi un’ombra tornò a incupirle il viso.

“…quel giorno pareva si fossero rotte le cateratte del cielo….improvvisamente la parete è venuta giù….così, di botto… ha travolto tutto….Liam se l’è cavata con una gamba rotta….in cinque sono morti….soffocati dal fango”- affondò il viso tra le mani –“ Quando li hanno estratti erano irriconoscibili. ….e là. …quel giorno è rimasto il mio cuore….”

Quanta sofferenza nelle sue parole.

Alzò lo sguardo ed incrociò quello di André. La sua bocca era così vicina, il suo respiro caldo. 

Si protese in avanti e gli sfiorò le labbra.

André le cinse la vita con un braccio.

Lei gli posò due dita sulla bocca –“ André…..”

“…no…non ora, ti prego!”- e spostandole la mano con l’altra la prese teneramente fra i capelli dietro la nuca e l’attirò a sé.

Schiuse le labbra….timidamente la sua lingua la cercò.…l’avvolse….fu un assaporarsi lento, profondo…

Le dita di André sul collo scesero…. lentamente raggiungendo il bordo della camicina bianca di cotone... si spinsero oltre fino a quando i polpastrelli percepirono il capezzolo inturgidirsi al tatto.

Lei lasciò sfuggire un gridolino.

La mano si aprì fino a contenere il piccolo seno.

Leah gemette di piacere .

André ingoiò come un grido tutta l’eccitazione del momento.

“….che cosa stiamo facendo….”- mormorò lei. Le fronti appoggiate l’uno contro l’altra….in silenzio.

La fece sedere sulle sue gambe e stringendola le poggiò la testa sul ventre.

“…quanto amore hai dentro Grandier…!”- gli sussurrò ad un orecchio.

Il campanile di Notte Dame batté le tre.

“…ehi bel moretto….non pensi sia tardi?”

La fece scendere.

Infilò la chiave nella serratura tenendogli stretta la mano.

“Sei sicura di voler rimanere da sola?”

Stette sulla porta arricciandogli i capelli come piaceva a lei.

Si avvicinò nuovamente e sfiorandole le labbra la spinse lentamente all’indietro dentro casa e richiuse la porta.



Avevano chiacchierato a lungo su quanto occorso ad Oscar.

Parigi si stava trasformando sempre più in una città pericolosa anche di giorno.

Fortunatamente l’intervento del Conte di Fersen era servito ad evitare il peggio.

Oscar ripensò alla lunga conversazione ….alle confidenze e confessioni che si erano scambiati lei ed Axel.

Dunque anche lui si era domandato cosa sarebbe potuto accadere quella sera del ballo…se solo avesse avuto il cuore libero, se solo si fosse accorto di lei….

Sorrise quasi compiaciuta del fatto di essere riuscita a buttarsi tutto alle spalle, di aver cancellato definitivamente quel sentimento che non aveva fatto altro che tormentarla con conseguenze sulle sue scelte. Il lato positivo nonostante tutto il tempo trascorso era che fosse riuscita a capire cosa desiderasse e cosa provasse effettivamente.

Madame Emilie, il Generale e Nanny si erano oramai ritirati a dormire.

Era rimasta in salottino nella speranza che André facesse il suo ingresso. Poi capendo che probabilmente non fosse in casa sedette sui gradini ad aspettarlo.



André continuò a baciarla chinato su di lei, cingendola per la vita e spingendola all’indietro fino a quando non si trovò con le spalle contro la porta della camera.

La sua bocca come fuoco scese lungo il collo facendola fremere ripetutamente.

Leah allungò la mano lateralmente senza staccarsi da lui e girò la maniglia. Indietreggiò fino a ricadere sul letto.

Lui si piegò in ginocchio di fronte a lei slacciandole il corpetto e facendo scivolare a terra la gonna di cotone colorato. Accarezzò esternamente per la loro lunghezza le gambe nude di lei e raggiunte le caviglie la sua bocca le ripercorse al contrario salendo verso l’interno coscia mentre le mani si spinsero oltre l’elastico della biancheria intima sfilandola.

Leah gli intrufolò le dita tra i capelli e li strinse quando sentì le labbra arrivare alla sua femminilità.

Il respiro di André era caldo e pieno di eccitazione.

Sedette sul letto e tolse la camicina, poi gli gettò le braccia al collo e lo tirò su di sé.

André si contorse per riuscire a liberarsi dai pantaloni mentre non si staccava da lei.

Leah si aggrappò ai glutei sodi di lui mentre lo sentì scivolare tra le sue gambe. 

Percepì tutta la sua eccitazione insinuarsi fra le cosce.

Sollevatosi su di lei nonostante la spalla gli dolesse la fissò dritto negli occhi e deglutì –“ …. vuoi veramente?”- la desiderava intensamente…eppure non voleva spingerla semplicemente per compiacere se stesso.

Un attimo di silenzio. Gli sorrise teneramente –“ …tu non sei come tutte gli altri…”- lo accarezzò – “…un altro avrebbe proseguito….la domanda è. ..se siamo pronti entrambi a farci travolgere da tutto ciò. ..”

Gli occhi di lui si fecero lucidi, coricatosi accanto a lei l’abbracciò forte baciandola sulla fronte.

“…avrei dovuto conoscerti prima…”

Leah comprese il suo tormento…ma del resto nemmeno lei ne era indenne.

Si mise su di un gomito e giocherellò con i suoi capelli –“ Mi piaci da morire André Grandier”- lo sfiorò con un bacio dolcissimo –“ …ma i nostri cuori evidentemente non sono ancora pronti …”

Sospirò : quelle parole bruciavano terribilmente…ma era la pura verità. 

....si, almeno per lui, Oscar era ancora saldamente presente nei suoi pensieri .

La strinse…..



“Bambina mia, cosa fai qui?”- Nanny la sorprese per le scale.

Aveva atteso a lungo André fino a che si era addormentata poggiata alla balaustra del corrimano. 

Aprì gli occhi, le era tornata una forte emicrania - “Perché non sei nel tuo letto?”- si domandò.

“André è tornato?”- chiese alzandosi.

La donna prima bussò alla porta poi aprendola vide che il letto era ancora intatto.

“Chissà quel ragazzaccio dov’è stato stanotte! “- entrò comunque e tirò le tende.

“Sentì,  ti va di farmi un bel tè caldo?”

“Non vuoi la solita cioccolata? – Rimase un po’ stupita da quella richiesta.

“No, questa mattina ho bisogno di qualcosa di più forte”- si diressero verso le cucine –“ Credi che possa togliere la benda?”- domandò poggiando una mano dietro la nuca.

“Ci diamo un’occhiata. Vieni, cara”

La fece sedere e con molta delicatezza prese a sfilare la fasciatura.

“Lo zigomo ti fa ancora male?” – intanto controllò dietro la testa tra i capelli.

“No, è più il labbro che mi da noia”

“Non sono un dottore ma a mio parere sarebbe meglio lasciare che si asciugasse all’aria”.

“D’accordo, niente nuova benda”- e sedette accanto ad una finestra a sorseggiare il tè –“ Dove sei André.?!”- aggrottò la fronte –“ Non sei mai stato nel tuo letto? Cosa ti è  successo?”

Ripose la tazza e uscì  in cortile.

Dentro un uragano di sensazioni….nemmeno con Fersen aveva provato tutto ciò. 

Prese Cesar per le briglie e percorse il selciato fino alle scuderie. Alexander non c’era.

Doveva andare a cercarlo…non poteva attendere ancora. Magari l’avrebbe incrociato lungo la strada. 

La frenò il pensiero dell’aggressione subita…

“….la pistola…si, porterò la pistola ”- attraversò il corridoio fino alla piccola armeria sotto la scalinata.

Stava richiudendo la custodia quando alle sue spalle si palesò André.

“Cosa ci devi fare?”

Sobbalzò –“ André! “

Rimase a bocca aperta vedono il viso tumefatto di lei –“Cosa diavolo ti è successo?” – con l’indice le sfiorò lo zigomo –“Oscar!”

“Ho avuto un inconveniente rientrando da Parigi” – si portò la mano  vicino al taglio sul labbro.

Il sangue gli andò alla testa –“ Un inconveniente? Ma sei rovinata!”- la prese per le braccia quasi scuotendola.

“Mi hanno aggredito….”- disse tra i denti –“…ma sto bene….”

“Chi ti ha aggredita?”- le sollevò  il mento.

“ Ieri mattina è passato Girodelle….sua maestà la regina desiderava vedermi….”

“Che cosa? “- gli parve inverosimile la cosa, dopo così tanto tempo.

“Si….non volevo …poi mi sono lasciata convincere….un colloquio inutile…non sarei dovuta andare…”

“Ma come ti è  potuta accadere una cosa del genere?”- 

“…lo so, è assurdo ma…presa dai pensieri non ho percorso la solita strada per rientrare e mi sono persa..”

“Ti rendi conto di aver rischiato la vita?”- la rimproverò seriamente preoccupato.

“Si….credimi, non capisco come possa essere capitato….se non fosse stato per Fersen…!

“Fersen?”

“Fortunatamente è passato poco dopo credo che ….ora potrei essere ancora là…”- abbassò gli occhi

Doveva essersela vista brutta….il suo splendido viso percosso….le accarezzò  teneramente la guancia e le scostò alcuni capelli. 

“…tu comunque non saresti potuto venire….”

“…avresti potuto rimandare….così saremmo andati insieme…Parigi è pericolosa…”

Desiderò stringerla tra le braccia….ma si frenò temendo la sua reazione.

“Sentì André….io…” – sollevò il viso…era il momento di parlare……quando lo sguardo  si posò su qualcosa che ora come ora non si sarebbe aspettata di incrociare.

In un angolo del colletto ….una sottile sbavatura rossa….una sorta di traccia di labbra …lieve….quasi impercettibile nella parte meno visibile…verso l’interno…..

Sentì raggelarsi il sangue e ingoiò tutte le parole. Le parve che le gambe le venissero meno. Un ronzio alla testa – “ No…no…non può essere….non deve essere….”

Un nodo alla gola.

“Dimmi Oscar”- 

La porta si aprì. 

“Ah…..siete qui”- Augustin entrò nella stanza –“Stavo giusto pensando André che dovremmo preparare un baule anche per queste, quasi me ne dimenticavo”- fissò le mani di sua figlia –“…..ah…la tua preferita”

“Certo padre!”- cercò di sorridere nonostante si sentisse quasi morire dentro.

“Sei certa di stare bene?”- ad André le parve un po’ pallida.

“….si, certo…..vi lascio.…dovete ultimare alcune faccende no?” 

Uscì  in cortile. Fece un grosso respiro. 

Cesar era ancora lì.  

Si, aveva bisogno di stare da sola per un po’. Infilò il piede sulla staffa –“ Portami lontano !” – 

Il vento le attraversava i capelli mentre il suo cuore aveva lo stesso ritmo degli zoccoli sul selciato.

Gli alberi erano solo immagini veloci ai suoi lati.

Le lacrime scorrevano continue.

E ora? No, non poteva essere. Una donna era stata tra le braccia di André. …una donna che non fosse lei…si era stretta al suo petto…ne aveva percepito il calore…il suo profumo….e poi….No, no….cercò di scacciare il pensiero che avessero trascorso la notte assieme…condiviso lo stesso letto…. i loro corpi nudi vicini….giacere l’uno accanto all’altra dopo aver assaporato fino in fondo il piacere di unirsi….

Improvvisamente il primo colpo di tosse, poi un altro e un altro ancora. Questa volta pareva non volersi fermare.

Con l’ultimo non riuscì a tenere le briglie.

Cadde a terra. 

Il volto riverso sull’erba…il respiro in affanno.

Un’altra donna…

Era rimasta sola…definitivamente sola. André le aveva detto che non sarebbe più stato di intralcio nella sua vita….e così aveva fatto…ma possibile in così breve tempo? Ora non aveva più alcun senso dirgli della sua malattia…chiedergli di accompagnarla in Bretagna….a questo punto perché partire? Restare a Parigi...con i rivoltosi, ma così ci sarebbe stato anche lui…Allora meglio andarsene...lontano, provare a ricominciare...un nuovo inizio….senza di lui.

Sedette. Il respiro riprese normale.

Forse era giusto così. Quanto aveva sofferto per lei senza essere ricambiato?

“Coraggio Oscar!...se sei guarita da quel dolore per Fersen ….puoi rialzati anche questa volta”- si passò una mano sugli occhi per asciugare le lacrime ma queste continuavano a scendere incessantemente.

“Perché non l’ho capito prima?...André….”

 Si toccò dietro la testa. Le faceva ancora male.

“Oscar…sei a pezzi!”- si disse e prese Cesar per le briglie si avviò  a piedi. .

Adesso veniva forse la parte più difficile,  tornare a casa e vederlo.

Se avesse aspettato? Si, fino al tramonto…forse al suo rientro lui sarebbe stato fuori…si…ma sicuramente da lei.

Non c’è l’avrebbe fatta nello stato attuale ad affrontarlo.

Percorse poca strada, poi decise di fermarsi sotto un albero: avrebbe atteso …le sarebbe servito a rimettere insieme le idee, a ragionare meglio sul da farsi….nella speranza che, una volta a casa, si fosse potuta chiudere in camera sua….per quello che fosse possibile, tranquillamente.

“Domani sera dovremo vederci con Bernard egli altri, in quel frangente dovrai essere lucida e decisa Oscar!”

Cosa le faceva veramente paura? Che avesse una donna? Il suo rifiuto?

No, non  le aveva fatto paura nemmeno quando il dottore le aveva esposto della sua malattia…cosa poteva esserci di peggio? Sicuramente non quello di affrontare André. Aveva già perso di fronte all’amore non corrisposto da Fersen…ora no, questa volta era il medesimo sentimento per entrambi….

E lei non voleva essere sconfitta per l’ennesima volta.

   
 
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