Libri > Good Omens
Segui la storia  |       
Autore: Shimba97    10/11/2019    5 recensioni
La vita in Inghilterra trascorreva tranquilla dopo l’Apocalisse non avvenuta; uragani, incendi autostradali e motociclisti demoniaci erano ormai un lontano, ma neanche tanto ricordo.
Nessuno si ricordava di quei due giorni concitati e paradossali che avevano quasi causato lo sterminio dell’intero genere umano, a parte una manciata di persone che si contavano sulle dita delle mani…
- Ehi angelo, senti. Se questa libreria è frutto di un miracolo, puoi spiegarmi questo libro?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Della storia di Aziraphale e Crowley e della loro felicità
Di libri inaspettati, di nuovo
 
 
- Ancora, ancora! –
- Ma caro, non posso raccontartela di nuovo! –
- Richard, lascia stare lo zio Aziraphale! – sopraggiunse una voce femminile dall’altra stanza.
- Ma mamma… è bella e voglio sapere ancora! – borbottò quella vocina bianca.
 
Richard, 7 anni, era una forza della natura.
Crowley ed Aziraphale si erano affezionati subito a lui alla notizia della gravidanza di Anathema, accettando il grande incarico di zii.
A Crowley piaceva portarlo nei parchi, facendogli conoscere e scoprire la natura, tra alberi e piante più disparate. Aveva compreso che apprezzava quella strana compagnia di quell’ometto con gli occhi neri di sua madre ed i capelli castani, presi da suo padre.
 
Aziraphale d’altro canto adorava raccontargli storie; farlo viaggiare con la fantasia, proprio come faceva lui, un bambino troppo cresciuto; con sua enorme sorpresa aveva scoperto che quell’ometto apprezzava molto i libri.
Proprio come sua madre infatti, che gli aveva tramandato quel dono innato, già all’età di 3 anni, iniziando con “il brutto anatroccolo”, di Andersen.
 
- Raccontami, raccontami! – lo incalzò il bambino, con gli occhi lucidi di curiosità.
L’angelo sospirò e sorrise bonariamente – e va bene, mettiti qui con me – lo prese in braccio e si sedette sul divano, iniziando a parlare….
 
8 anni prima…
 
Aziraphale e Crowley si erano detti “sì” un giorno d’estate, il 28 giugno.
Avevano avuto pochi mesi per preparare tutto in modo impeccabile ma alla fine non rimasero delusi.
Scelsero il Saint James Park come luogo per celebrare il matrimonio; erano stati d’accordo fin dall’inizio per quella scelta. Era il luogo che li aveva uniti tutti quegli anni, che li aveva visti socializzare, litigare, ridere ed amarsi l’uno all’oscuro dell’altro. Doveva essere per forza quello il posto dove unirsi per l’eternità, promettendosi fedeltà, amore e sostegno.
Era stata una cerimonia semplice e intima, con le persone che erano diventate col tempo, oltre che compagni della loro fazione durante la quasi Apocalisse, anche cari amici, anche se Crowley non l'avrebbe mai ammesso, con l'orgoglio che si ritrovava, ma bastava Aziraphale per ricordarglielo.
Entrambi vestiti con lo smoking, bianco dell'angelo e nero del demone, avevano percorso insieme il tragitto che li separava dal palchetto che in passato li aveva visti partecipi di una rottura per entrambi definitiva, ma che non aveva fatto altro che avvicinarli ancora di più, finendo beh... dove erano arrivati in quel preciso momento, con l'angelo a braccetto col demone che guardavano avanti, visibilmente emozionati e nervosi.
Anathema presenziò la loro unione, parlando a braccio, senza nessun copione studiato ma solo con l'emozione e l'amore nel cuore.
- Aziraphale, le tue promesse -
Il biondo guardò la strega rosso in viso, tossendo appena per smorzare la tensione che gli aveva seccato la gola - Sì. Allora.. - guardò prima il demone, poi i suoi amici e avvampò - oh scusate, sono così emozionato! - ammise con un lamento esasperato, scaturendo un risolino da parte di tutti, anche di Crowley - angelo, va tutto bene - lo tranquillizzò, sorridendo con gli occhi dorati, senza occhiali. Aziraphale era stato categorico: voleva guardarlo negli occhi durante il loro momento, senza obiettare.
E così lo aveva accontentato, mostrandosi a tutti nella sua vera natura, solo per lui.
L'angelo si perse nei suoi occhi e si sentì tranquillizzato - mh si caro, hai ragione, va tutto bene - gli sorrise – io... ti ho sempre amato, dall'inizio dei tempi. Mi ci è voluto un pò per capirlo - qualche centinaio di anni - ma quando è successo all'inizio l'ho negato, poi l'ho accettato, perché amarti... amarti mi dà un senso in questa Terra. Non esiste più Paradiso o Inferno, noi abbiamo la nostra fazione che non permette guerre e sofferenze inutili, solo noi... con tutto il mistero del futuro, mio caro. E prometto di amarti per tutto il tempo che resteremo qui ed anche oltre, perché nessuno riuscirà a separarci. Per l'eternità Crowley - finì il suo piccolo monologo, con le gote arrossate, gli occhi lucidi ed un leggero fiatone.
Si udiva solo un forte silenzio, interrotto da Madame Tracy che soffiava il naso nel fazzolettino, visibilmente emozionata. Anathema gli sorrise raggiante, con gli occhi velati di lacrime - Crowley, adesso tocca a te -
Il demone annuì, cercando di ricomporsi dopo le parole del suo amato.
- Angelo, credo che questa sia la pazzia più grande che abbia fatto da 6 mila anni ad oggi, ma non riesco a pentirmene. Mi hai conosciuto come un demone che aveva appena scombussolato i piani di Dio, un angelo caduto per colpa del suo orgoglio. Eppure non hai avuto paura nel parlare con me, nel proteggermi sotto la tua ala durante la prima pioggia - ricordò, incatenando i suoi occhi con quelli grigi dell'angelo - mi hai dato forza durante il Diluvio Universale, per non farmi cedere all'ira e ti sei fidato di me quando mi hai dato l'acqua santa... certo, ci sono voluti cento anni... - un'altra risata da parte di tutti, anche dello stesso Aziraphale - ma ne è valsa la pena aspettare e non parlo dell'acqua santa, mio caro angelo. Rifarei ogni cosa daccapo, ogni errore, ogni tentennamento. Ti prenderei ancora in giro per il tuo discutibile gusto nel vestire e della quantità di cibo che mangi e mi innamorerei ancora di più di te di quanto già non sia, perchè amo di te ogni cosa e ti rispetto e non permettere a nessuno, nessuno, di dire che non sei abbastanza, perchè sei la parte migliore di me -
- Oh caro... - mormorò con la voce spezzata il biondo, asciugandosi le lacrime - mi ero ripromesso di non piangere ma così non è possibile –
E finalmente Anathema pronunciò quelle parole – Col potere conferitomi dalla città di Londra, adesso puoi baciare la sposa, Crowley –
L’angelo la guardò stranito, sposa? Ma quel pensiero rimase senza una risposta quando il demone lo prese per i fianchi e lo spinse verso di sé, baciandolo.
 
Era stato un bel matrimonio, il loro. Avevano passato quasi tutta la notte a festeggiare ed a ballare, avvolti in quell’atmosfera tranquilla e ricca di amore.
 
 
- Angelo? Angelo mi senti? – lo ridestò Crowley, che lo guardava interrogativo.
Aziraphale scosse la testa, sbattendo le palpebre un paio di volte - Mh? Si certo caro, ero sovrappensiero – gli sorrise teneramente.
- Zio Aziraphale mi stava raccontando del vostro matrimonio – si intromise una vocina candida, quella di Richard, ancora seduto sulle sue gambe.
Crowley accennò un sorriso, accomodandosi accanto a loro – ancora, ragazzino? Te l’abbiamo raccontato mille volte, non sei stanco? – il bambino negò con la testa, muovendo i suoi capelli castani.
Ed era vero, amava quella storia; molto meglio delle favole che sua mamma gli leggeva! Nessuno dei due era caduto vittima di un incantesimo e per fortuna non si erano trovati grazie al bacio del Vero amore. Non gli piacevano tutte quelle scene sdolcinate, preferiva le cose reali, quelle che potevano accadere davvero.
Sua mamma gli aveva sempre detto di essere troppo maturo per la sua giovane età, ma nonostante avesse l’intelligenza di Anathema, continuava ad avere anche una grande creatività e fantasia, proprio come suo papà, Newton.
Proprio la strega li raggiunse in salotto, levandosi il grembiule da cucina. Infondo stava preparando il pranzo per i suoi amici e sembrava aver cucinato per un intero reggimento!
- Rick, non infastidire gli zii. Piuttosto, perché non vai a giocare fuori con papà? –
Il bambino sbuffò, assumendo un’espressione molto simile a quella di sua madre – perché papà non sa giocare a palla… e il mio computer non si accende più da quando lo ha toccato! – si lamentò, affranto. Potevano – e diciamo, potevano – avere omesso la notizia che suo padre era terribile con la tecnologia e che aveva fermato un’Apocalisse in quel modo, facendo saltare tutti i computer di una base militare, ma forse per quella informazione era meglio far passare qualche anno.
La strega aprì le braccia, rassicurandolo – vedrai che la prossima volta che lo accendi funzionerà –
- Sei sicura? –
- Ricordati che è la parola della mamma, ometto – lo abbracciò, guardando l’angelo, che si sentì messo in soggezione. Ripara quel computer angelo, perché mio marito è un totale incapace.
Come a sentire quei pensieri il biondo annuì, forse più spaventato dal suo sguardo che dal moto di disponibilità che era solito avere.
Crowley osservò la scena e sorrise obliquo, stringendo la mano di suo marito. Farsi mettere in riga da un bambino, incredibile!
Aveva iniziato ad apprezzare la presenza assidua di quella strega, insieme alla sua famiglia. Aziraphale gliel’aveva sempre detto; essere immortali non significava non potere avere affetti, e loro se li sarebbero goduti il più possibile.
Quella era la parte più malinconica di un essere sovrannaturale: farsi beffa della morte. Forse gli esseri umani pensavano che era una cosa positiva il non poter morire, ma poteva essere considerata a lungo andare una tortura, specialmente se non si aveva nessuno con cui condividerla. Gli amici vivevano la propria vita e poi, come la natura gli aveva ricordato fin troppe volte, abbandonavano quel mondo per diventare parte dell’Inferno o del Paradiso, lasciando un grande vuoto.
Si ricordava di ogni amico spirato, da Giulio Cesare a Carlo Magno, da Baudelaire a D’Annunzio; gli era molto dispiaciuto anche di Michelangelo, quel genio indiscusso che aveva dipinto opere inestimabili. Non aveva mai capito l’arte, cosa si provava a rimanere imbambolati dietro un quadro per minuti interi, ma le sue opere… sì, erano da ammirare in silenzio e con ammirazione.
Agitò appena la testa, allontanando i suoi pensieri; lui era lì ed il suo angelo era con lui, questo bastava.
Vide Aziraphale schioccare piano le dita e sorridere ad Anathema, che ricambiò. A quanto pare quell'idiota di suo marito si sarebbe preso tutti i complimenti, pure se il merito lo aveva il suo, di marito.
- Ragazzi, è pronto a tavola. Rick, vai a chiamare tuo padre – disse lei, rimettendosi all’impiedi. Il bambino saltò giù dalle gambe dell’angelo e corse in giardino. Ah, c’era una cosa che aveva preso da suo zio oltre la passione per i libri: l’amore per il cibo, specialmente quello che gli preparava sua madre.
Quando tutti furono dentro si sedettero e mangiarono, parlando come una normalissima coppia di amici, in una domenica estiva.
 
 
Aziraphale si tolse la giacca beige, poggiandola sul letto. Era stato un bel pomeriggio e si sentiva molto rilassato ed appagato, specie per le lasagne al pesto preparate dalla sua amica. Un ricordo dell’Italia, gli aveva detto. Si era appuntato la ricetta per un futuro molto lontano, se avesse voluto sperimentare in cucina e prendere per la gola suo marito. Sorrise in modo istintivo, allentandosi il papillon ed aprendo la finestra. L’aria calda di luglio lo avvolse, facendolo inspirare a pieni polmoni.
Qualche mese dopo il matrimonio avevano comprato un piccolo cottage a Tadfield; la libreria era sempre aperta, non avrebbe chiuso mai, ma la loro vita era ormai lì, in quella casa non grandissima e rustica, con grandi assi di legno sul tetto e tante piante per accontentare il marito ed il suo grande ego.
Si trovava in pace lì e finalmente era felice, come non lo era mai stato. Osservò la sua fede d’oro bianco all’anulare e pensò a quanto tempo era dovuto passare prima di confessare i suoi sentimenti, a quel litigio che aveva cambiato per sempre il loro rapporto, mutandosi da amicizia ad amore incondizionato.
Improvvisamente si sentì abbracciare da dietro ed il volto di Crowley fece capolinea sopra la sua spalla – a che pensi? –
L’angelo fece spallucce, sorridendo – a noi, caro – continuò a guardare quelle distese di campi coltivati – alla nostra storia –
Il demone sorrise, baciandogli la guancia – e cambieresti qualcosa del nostro vissuto, angelo? –
- Non cambierei nemmeno una singola virgola, di tutto quello che è capitato in tutti questi millenni, Crowley –
Ed in quel momento fu il turno del demone di lasciarsi andare alla tenerezza. Il suo carattere ruvido ed ironico si era addolcito, frequentando quell’angelo da strapazzo. Aveva preso diversi comportamenti umani, come il mangiucchiare ogni tanto o andare in giro a fare shopping, pregato, ma lo faceva lo stesso; anche diversi comportamenti fisici erano cambiati, come il battito del proprio cuore che accelerava quando suo marito gli sorrideva o gli prendeva la mano o la voglia di rallentare i ritmi della sua vita, perché aveva tutto il tempo del mondo.
- Nemmeno io, angelo, nemmeno io –
 
 
Era quasi il tramonto lì, in quella cittadina centro-meridionale dell’Inghilterra ed il canto delle cicale faceva da sfondo sonoro.
Aziraphale era seduto sulla sua ormai fedele sedia a dondolo, in cortile, sfogliando uno dei suoi libri preferiti, Jane Eyre, rileggendolo sempre con piacere.
Quando si erano trasferiti aveva dovuto lasciare molti libri in libreria, perché si era reso conto solo in quel momento della quantità enorme di volumi.
Teneva una libreria in salotto, con tutti i suoi volumi preferiti che, al contrario di quanto credesse Crowley, si aggiravano intorno ai 150 e se li era portati tutti.
Se avessi voluto la casa invasa dai tuoi libri saremmo rimasti alla libreria! Gli aveva urlato una volta, sconvolto.
Beh, avevano trovato un accordo alla fine: i suoi libri preferiti per le sue piante preferite; non che fossero molte, ma occupavano decisamente troppo spazio, che loro non avevano e così entrambi avevano rinunciato a qualcosa, per fare contento l’altro.
La sua lettura fu interrotta da Crowley che, molto delicatamente, aveva poggiato sopra il suo libro un altro volume.
- Cos’è caro? – osservò quel volume curioso.
- Guarda bene Aziraphale – lo vide sorridere furbo e ciò non gli piacque.
Girò la copertina e rimase interdetto, leggendo Cinquanta sfumature di rosso.
Sgranò gli occhi, guardandolo sorpreso – Crowley, sono passati 8 anni! –
- Lo so, ma se c’è una cosa che apprezzo dei libri è che non invecchiano mai –
L’angelo si alzò, ancora sorpreso e con le gote arrossate – te lo ricordi ancora –
Il demone gli cinse i fianchi, avvicinandolo a sé – e come scordarlo il libro che ha cambiato tutto? – sorrise, con quegli occhi dorati che tanto erano amati da suo marito.
- Non è stato il libro, ma il film –
- Ma senza libro non lo avresti mai conosciuto –
- E non avremmo litigato –
- E tu non mi avresti mai baciato –
- Touchè –
- Touchè – concluse il demone, riappropriandosi delle labbra dell’angelo – lo leggerai? –
Il biondo annuì, accarezzandogli il viso – lo farò – vide un sorriso comparire dietro quelle labbra tentatrici – se tu leggerai Orgoglio e Pregiudizio –
- Ma Aziraphale! – si lamentò, frustrato. Diamine, aveva pensato di avere vinto facile!
Ci sono troppe smancerie, non è il libro adatto a me! I demoni non leggono! Se abbiamo già il nostro matrimonio perché leggere di amori travagliati?
Provò a convincerlo buttando giù quelle serie di scuse, ma senza riuscirci. Quando il suo angelo si convinceva di una cosa era impossibile fargli cambiare idea. Erano uguali, da quel punto di vista.
- E va bene! –
Il sorriso del biondo fu uno dei più luminosi che gli avesse mai fatto – grazie caro! Sei davvero un tesoro! – gli lasciò un bacio sulla guancia, vedendolo arrossire, ma anche sbuffare.
- Lo faccio solo per quel dannato libro! –
- Mh mh – annuì vittorioso, baciandolo di slancio.
Doveva zittirlo in qualche modo; quelle labbra potevano essere usate per scopi più piacevoli.
E fu così che un angelo ed un demone, un tempo nemici, dopo alleati, poi amici ed infine amanti, mariti, compagni di vita vissero la loro nuova realtà, fatta di piccoli gesti, ma grandi emozioni.
E come disse Oscar Wilde, Amare è superare se stessi, ed Aziraphale e Crowley lo avevano fatto non senza paura, ma con un grande, enorme coraggio, che li aveva portati lì, dopo 8 anni, ad amarsi come il primo giorno, poco prima della grande, prima pioggia.



Angolo dell'autrice:
Salve! :)
Che dire… è finita.
All’inizio non credevo nemmeno di riuscire a scrivere manco il secondo capitolo, figuriamoci concluderla.
Ho ritardato nell’aggiornamento perché perché gli esami all’università si avvicinano e studio come Leopardi, in modo matto e disperatissimo.
Avrei da fare tantissimi ringraziamenti, ma verrebbe un’intera pagina, quindi cercherò di essere breve.
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia, inserendola tra le seguite/ricordate/preferite/ e chi ha lasciato un parere; ringrazio anche i lettori silenziosi!
Ultima, ma non meno importante, ringrazio la mia migliore amica, Nao Yoshikawa, che mi ha accompagnato in questo lungo percorso, che mi ha dato idee, ispirazione, sclero. Sai quanto ti voglia bene e ti ringrazio per essermi stata accanto nell’ultimo periodo, per avermi supportato e per non avermi lasciato andare. Ti voglio tanto bene <3
Non avevo mai finito una storia e quindi posso dirmi soddisfatta di me stessa!
Come d’abitudine, se volete lasciarmi il vostro parere, sapete cosa fare ;)
Mi prenderò una piccola pausa dalla scrittura, non ho più il tempo di prima e di questo me ne rattristo, ma spero di tornare presto con un nuovo progetto in cantiere!
A presto e grazie ancora,
R.


 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: Shimba97