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Autore: MoonBlack    10/11/2019    0 recensioni
Fino ad ora la parola “Mew Mew” ci rimandava allo stereotipo delle coraggiose paladine della giustizia sempre a servizio per il bene della terra…contro coloro che vogliono prenderne il possesso…
E se gli alieni, messi alle strette dall’impellente bisogno di Acqua Cristallo decidessero di copiare la tecnologia umana creando una Mew mew in grado di eguagliare tutte le altre?
Se questa mew mew apparentemente uguale a tutte le altre, riuscisse ad insinuarsi nel cuore dei tre alieni conquistando la loro fiducia? Che cosa accadrebbe?
Questa è una storia dove i confini tra ciò che è bene e ciò che è male si presenteranno molto labili.
Un seguito di “Tokyo Mew Mew” tutto particolare dove saranno i tre fratelli Ikisatashi a dominare la scena.
Consigliato in particolare alle amanti di Kisshu e Pai!
Commentate!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio, Pai Ikisatashi, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Rieccomi qui, dopo un'infinità di tempo, ad aggiornare questa storia! Non ho scuse per il mio gigantesco, megalitico ritardo, quindi non la farò lunga. Come al solito però, vi invito a non disperare, perchè ho intenzione di finire il lavoro che ho iniziato anni fa. Ed ora vi lascio al capitolo! Buona lettura!

La fuga


Quando Luana si rese conto del fatto che l’alieno dagli occhi dorati doveva essere tornato in sé, inizialmente rimase talmente stupita da non riuscire nemmeno a formulare un pensiero coerente.
Non riusciva a smettere di fissare la figura di Kisshu ancora immobile in ginocchio davanti a lei e non era il dolore delle ferite a tenerla inchiodata al pavimento, ma il timore di scoprire che si trattasse dell’ennesima trappola escogitata da Kevin.
Non riusciva infatti a capire come il proprio protetto fosse riuscito a liberarsi, dal momento che il loro nemico aveva affermato con sicurezza di avere intrappolato permanentemente la sua coscienza senza possibilità di risveglio.
Tuttavia, nell’istante in cui intercettò l’ombra di un debole sorriso aprirsi sulle labbra del proprio compagno di squadra, ogni perplessità provata precedentemente svaporò come neve al sole, sostituita da una sensazione di gioia profonda.
Decise che in fondo non le importava come Kisshu fosse riuscito a tornare in sé, se fosse perché il suo aguzzino le aveva mentito, oppure perché aveva calcolato male le sue mosse e tralasciato qualche importante dettaglio. Tutto ciò che contava in quel momento era che l’alieno dagli occhi dorati fosse vivo e vegeto e, soprattutto, libero dal giogo mentale di Kevin.
Pur sapendo benissimo quanto fosse rischioso dare le spalle al suo assalitore, la mew alien non riuscì a trattenersi e, in un attimo, si ritrovò a balzare in piedi, precipitandosi tra le braccia del proprio protetto, completamente dimentica del dolore lancinante causato dalle ferite.
-Grazie al cielo!! –Una volta che lo ebbe raggiunto lo strinse in un abbraccio disperato, mentre calde lacrime di sollievo le rigavano le guance.–Ho temuto che saresti morto!
Kisshu riusciva a malapena a reggersi sulle ginocchia e, quando la ragazza lo strinse a sé, rischiò di rovinare a terra. Si sentiva debole e svuotato come se avesse combattuto una battaglia all’ultimo sangue durata giorni, eppure accolse di buon grado il calore familiare della pelle di Luana contro il proprio petto. A fatica sollevò una mano fino ad accarezzarle lentamente la guancia, solo per scoprire che il volto di quest’ultima era ricoperto di tagli e lividi.
-Anche io ho temuto… -Rispose con un filo di voce. –Che cosa ti ha fatto quel mostro?!
Luana lo sentì barcollare nuovamente tra le sue braccia e in quel momento si rese conto che, nonostante egli non avesse riportato alcuna ferita esterna, l’intrusione mentale subita doveva averlo provato parecchio, esattamente come era capitato a lei il giorno in cui era riuscita a smascherare Kevin.
Si affrettò ad allentare la presa, anche se farlo le provocò quasi un dolore fisico.
In verità avrebbe voluto stringerlo tra le braccia per ore, rifarsi dei momenti in cui aveva temuto di non poterlo mai più guardare negli occhi, di non poter più avvertire il calore della sua pelle, tuttavia, era anche acutamente consapevole che concludere la loro missione ed uscire vivi da quello scontro doveva essere la loro priorità.
-Non c’è tempo per spiegare. Ti racconterò tutto quando saremo al sicuro. Per ora ti basti sapere che Kevin vuole ucciderci. –Rispose, lanciando un’occhiata preoccupata al corpo di quest’ultimo, che in quel momento giaceva ancora riverso al suolo e immobile. –Riesci a camminare?
-Non ho ancora il pieno controllo dei miei movimenti, ma con un appoggio dovrei farcela…
La ragazza soppesò la situazione per qualche secondo, poi annuì e si piegò sulle ginocchia, in modo che Kisshu potesse passarle un braccio attorno alle spalle. –D’accordo, proviamo! –Lo incitò, sollevandosi lentamente e sperando con tutta se stessa di riuscire a reggere il peso del giovane. Normalmente sarebbe stata in grado di farlo senza problemi, ma dopo tutto quello che aveva dovuto sopportare quel giorno, non era del tutto sicura delle proprie forze.
Fortunatamente, il suo corpo, nonostante fosse coperto di lividi ed escoriazioni e probabilmente vantasse anche qualche osso rotto, decise di collaborare senza troppe proteste.
-Non è andata male. –Sospirò l’alieno, una volta che furono entrambi in piedi e in grado di mantenersi in equilibrio. –Ora come procediamo? Scappiamo?
Lei scosse la testa con decisione, allungando un braccio per indicare i macchinari del laboratorio. –Prima dobbiamo distruggere i dati. Poi scappiamo. –Rispose in un sussurro, sforzando di muoversi in avanti un passo dopo l’altro, nonostante le facesse male ogni centimetro di pelle e il braccio sinistro le lanciasse fitte lancinanti.
A giudicare dallo sguardo perplesso del suo protetto era chiaro che quest’ultimo non comprendeva appieno il motivo che spingeva la ragazza a voler distruggere il lavoro di Pai.
Tuttavia il giovane era anche consapevole di avere solo una vaga idea riguardo quanto fosse successo ai suoi compagni di squadra durante quelle ore, quindi non fece domande e si limitò a seguirla faticosamente, lanciando spesso occhiate alla sua sinistra per controllare che Kevin fosse ancora svenuto.
Anche Luana iniziava a sentirsi sempre più in ansia, soprattutto viste le loro scarse capacità di movimento. Se il nemico si fosse ripreso non avrebbero saputo come difendersi: Kisshu sembrava troppo esausto anche solo per camminare senza un aiuto, figuriamoci per combattere o per teletrasportarsi e lei, sebbene non si sentisse così debole, era disarmata e ferita, quindi altrettanto inutile.
-Sai come si cancellano i dati di questi stupidi macchinari vero? –Chiese nervosamente al proprio compagno di squadra, una volta che ebbero raggiunto la loro meta.
-Si…-Rispose Kisshu a fatica, gli occhi serrati nello sforzo di mantenersi in equilibrio. –Vuoi proprio cancellare tutto?
-Formattare. Come se non fosse mai esistito nulla.
L’alieno le lanciò un’occhiata interdetta, ma ancora una volta, decise di fidarsi. –Allora dobbiamo usare la tastiera su quel pannello. –Le spiegò, indicando lo stesso quadrante che la mew alien aveva tentato di raggiungere prima di essere fermata dal suo aguzzino.
Quest’ultima esultò intimamente non appena si rese conto di avere effettivamente avuto l’intuizione giusta, trionfo che crebbe ulteriormente quando notò che, poco distante dal quadrante, nell’angolo sinistro della stanza, giaceva anche uno dei suoi Sai. –Coraggio, muoviamoci!
Percorrere quell’ultimo tratto di laboratorio si rivelò più facile del previsto, forse grazie alla tenue speranza che si era accesa nell’animo della mew nera oppure alla provvidenziale vicinanza del muro che fungeva da supporto.
-Va’ pure a prendere la tua arma, qui me la cavo da solo. –Affermò Kisshu, una volta giunti a destinazione.
-Sei sicuro?
-Certamente, credo di essermi ripreso un po’. E poi mi sei più utile come combattente che come informatica.
Lei lo squadrò dubbiosa: non le pareva affatto che l’alieno avesse ripreso le forze, anzi ogni secondo che passava appariva sempre più pallido e sudato, come se il solo restare cosciente gli costasse una fatica immane. Però dovette suo malgrado dargli ragione riguardo la propria inutilità in campo informatico, dato che non aveva assolutamente idea di come formattare i dati del computer principale.
L’alieno, tuttavia, non le lasciò il tempo di terminare le sue elucubrazioni, perché prima che quest’ultima potesse protestare ulteriormente, si era già allontanato senza troppi complimenti. –Muoviti. Non abbiamo tutto il giorno. –La rimbrottò, permettendosi perfino di assestarle una pacca non troppo gentile sul fondoschiena.
-Va bene, va bene!!! –Sibilò Luana piccata, affrettandosi ad allontanarsi da lui. –E io che mi sono perfino data pena per la tua salute…
Nonostante le proteste, quando finalmente le sue dita entrarono in contatto con l’impugnatura del Sai si sentì improvvisamente più al sicuro, per quanto si trattasse di una sensazione immotivata, dal momento che non era comunque in grado di usare quell’arma alla perfezione e, senza i geni del gatto domestico, non poteva contare sull’ausilio di nessun potere speciale. “E’ comunque meglio che affrontare Kevin disarmata…”
Stava per affrancare l’arma all’interno della propria veste quando ebbe un tuffo al cuore, colta da un orribile presentimento. Era stata così presa dal suo compito di cancellare i dati, che stupidamente non aveva più tenuto sotto controllo le condizioni del suo nemico.
Si voltò di scatto, appena in tempo per percepire un minaccioso baluginio metallico farsi strada dal centro della stanza in direzione del proprio protetto, proprio mentre quest’ultimo premeva il tasto di cancellazione dei dati.
-Kisshu, attento!!! –Prima che Luana potesse terminare di pronunciare quelle parole, il sigillo si era già attivato e il suo istinto aveva avuto la meglio sulla ragione. In un istante si ritrovò a spiccare un balzo fulmineo verso l’alieno dagli occhi dorati, riuscendo a gettarlo a terra appena prima che una lama acuminata si conficcasse nel muro dove, fino a pochi istanti prima, c’era stata la sua testa.
Rovinarono a terra entrambi, cozzando violentemente contro il pavimento.
La ragazza gemette, mentre nuove stilettate di dolore le invadevano il braccio, mozzandole il fiato. Avrebbe voluto assicurarsi che Kisshu stesse bene, tuttavia non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che vide con orrore un’ombra fin troppo conosciuta torreggiare su di loro.
Spinta dalla forza della disperazione, riuscì a sollevare il suo Sai appena in tempo per intercettare il pugnale del nemico. Lo scontro tra le due lame fu talmente violento da sprigionare una miriade di scintille, tanto che la mew alien rischiò di capitombolare nuovamente a terra a causa del contraccolpo. –Kevin! Ti prego, fermati! –Boccheggiò, riuscendo a stento a reggersi in ginocchio.
Kevin si limitò a squadrarla con espressione feroce e a tentare un altro affondo, senza pronunciare nemmeno una parola.
Pareva che la rabbia gli avesse fatto perdere completamente il lume della ragione, e la ragazza non poté far altro che tentare di resistere come poteva alla sua furia, resa ancora più cieca dalle ferite subite.
Il tridente di Kisshu, infatti, gli aveva aperto un profondo squarcio sul fianco che sanguinava copiosamente, bagnando il pavimento del laboratorio di rosso cremisi. Doveva provare sicuramente una sofferenza atroce, eppure egli riusciva a combattere ugualmente, spinto da un invidiabile quanto folle senso del dovere verso i propri superiori. Senso del dovere che lo avrebbe senza dubbio portato alla morte.
-Kevin, ascoltami! –Luana, dopo aver parato a stento l’ennesima stoccata, tentò nuovamente di farlo ragionare. –Non deve andare a finire così, per forza! Nessuno ti obbliga a sottostare agli ordini dei tuoi superiori! Ti hanno già ferito innumerevoli volte e non gli importerebbe nemmeno se tu morissi a costo di catturarci! Perché ti avrebbero mandato qui da solo, altrimenti?
-Sta’ zitta!!! Stai solo cercando di confondermi per salvarti la vita! –Nonostante le sue parole sputate rabbiosamente tra i denti, stavolta il colpo dell’alieno risultò meno centrato e per la giovane fu facile respingerlo.
-Lo sai che non è così Kevin! Anche pensando a tutto il male che hai causato, non riesco a credere che tu non sia altro che un assassino! Dopo tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme come compagni di classe, non posso negare di essermi affezionata a te! Mi dispiacerebbe se tu morissi per causa mia!
-Ho detto…STA’ ZITTA!
Questa volta il colpo ricevuto fu così potente da far perdere l’equilibrio alla giovane, la quale fu sbalzata all’indietro e andò a schiantarsi nuovamente sul pavimento a pochi passi dal muro dove si trovava il suo compagno di squadra. Tentò di rialzarsi il più rapidamente possibile, ma ormai era troppo tardi e Kevin, naturalmente, non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire l’occasione.
-Avresti dovuto sottostare alle mie regole quando ne avevi la possibilità, ragazzina. Ora, dato che hai deciso di ribellarti, ucciderò anche quel patetico traditore che tu ami tanto!!! –Affermò l’alieno dagli occhi verdi, avvicinandosi alle sue prede in modo tanto repentino che la ragazza quasi non riuscì a vederlo.
Prima che potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo, Kevin torreggiava già sopra di loro e lo spadone che fino a quel momento aveva tenuto legato in vita stava calando inesorabilmente verso il collo di Kisshu.
-NO!!! –Luana si gettò disperata verso il proprio protetto, afferrandogli un braccio con l’intenzione di trascinarlo via. Sapeva che era inutile e che non sarebbe riuscita a salvarlo da quel colpo mortale, ma al tempo stesso sentiva di non potersi arrendere.
“Non lo lascerò morire! Devo salvarlo ad ogni costo!”
In quel momento, una tremenda esplosione squassò l’aria, facendo vibrare violentemente il pavimento e le pareti ed inducendo Kevin a distrarsi dai suoi propositi omicidi per evitare di essere schiacciato dal bancone di acciaio del laboratorio.
L’onda d’urto, infatti, era stata così formidabile da scagliare lontano numerosi oggetti presenti nella stanza e Luana dovette buttarsi a terra, cercando di schermare il proprio corpo e quello di Kisshu, per impedire che venissero investiti da un’ondata di polvere, calcinacci e detriti.
Stordita e assordata dalla tremenda confusione che regnava attorno a lei, riuscì a malapena a rendersi conto che cinque figure dai colori sgargianti avevano fatto irruzione all’interno della base. Solamente quando il riverbero dell’esplosione si esaurì completamente si azzardò ad aprire gli occhi, rendendosi conto che le artefici di tutto quello scompiglio erano nientemeno che le mew mew, le quali avevano sfondato il soffitto senza troppi complimenti e ora stavano circondando l’alieno nemico, puntandogli contro le loro formidabili armi.
Quest’ultimo, messo alle strette dall’inferiorità numerica, si guardò bene dall’attaccarle e tentò un’ultima disperata manovra evasiva attraverso il teletrasporto. Tuttavia, risultò subito evidente che la profonda ferita causata dal precedente colpo di Kisshu lo stava debilitando a tal punto da impedirgli qualunque sotterfugio.
Avendo compreso di non avere più nessuna via di fuga, Kevin cadde in ginocchio, lasciandosi andare ad una risata sguaiata. –Non riuscirete ad avermi! –Gridò, estraendo con un gesto fulmineo il proprio pugnale.
Le mew mew scattarono subito sulla difensiva, pensando che il giovane volesse attaccarle. Ma non fu così: in un ultimo gesto disperato, egli rivolse la lama contro se stesso, con l’intenzione di porre fine alla propria esistenza.
Fortunatamente Zakuro riuscì ad intuire le sue reali intenzioni e a sottrargli l’arma con un abile colpo di frusta. –Bloccatelo! –Tuonò, rivolta alle proprie compagne.
Le ragazze eseguirono e Luana si ritrovò a dover distogliere lo sguardo, colta da un’ondata di nausea al suono delle grida disperate di Kevin. Non sapeva dire perché il dolore del proprio ex compagno di classe la turbasse a tal punto, soprattutto considerando il fatto che quest’ultimo aveva tentato di uccidere lei e Kisshu senza alcuna pietà fino a pochi istanti prima. Forse la motivazione dietro a tali sentimenti era da ricercare nel fatto che la mew alien sapeva quanto lui avesse sofferto, quanto fosse potenzialmente una vittima, tanto quanto loro. Aveva il forte sospetto che la vena di follia da lui dimostrata si fosse scatenata a causa delle torture che aveva dovuto subire da parte dei propri complanetari e che egli non fosse intrinsecamente cattivo.
Ma forse si stava solamente illudendo, aggrappandosi ad un ricordo ormai distrutto, alla futile speranza di poter riavere indietro colui che l’aveva aiutata a scuola durante tutti quei mesi.
Fu il debole gemito prodotto dalla persona sdraiata accanto a lei, a farle riprendere il contatto con la realtà: abbassò lo sguardo verso il proprio protetto, notando con sollievo che, nonostante la precedente collisione, sembrava non presentare ferite. Ciò che la preoccupava maggiormente erano però il suo colorito terreo e il respiro affannoso, unito al fatto che non stesse riprendendo conoscenza.
-Kisshu… -Mormorò tergendogli la fronte sudata con la mano. –Resisti, tra poco saremo in salvo.
Come in risposta alle sue parole, in quel momento Mew Retasu e Mew Mint la raggiunsero trafelate.
-Anata no burōchi… -Mormorò la prima, allungandosi per porgerle qualcosa.
Pur non capendo quasi nulla di giapponese, Luana riconobbe subito le fattezze della propria spilla da mew mew e non poté evitare di sciogliersi in un sospiro di sollievo. –A-arigatō. –Borbottò, racimolando le poche conoscenze che possedeva riguardo le lingue orientali.
Ora che finalmente era di nuovo in possesso del prezioso monile, si affrettò ad attivare la trasformazione, sperando che i suoi poteri non si fossero del tutto esauriti durante lo scontro, dal momento che le avrebbe fatto comodo attingere ai geni del gatto domestico per poter comunicare con le altre mew mew e per muoversi più agevolmente.
Per sua fortuna, il tentativo ebbe successo e le permise di catalizzare le poche forze che le erano rimaste per trarsi in piedi.
-Dobbiamo tornare al caffè al più presto, prima che arrivino altri nemici. –Stava dicendo Mint, in tono concitato.
-Sono d’accordo. –Le fece eco la mew alien. –Ma come farete con Kevin?
-Le altre si stanno occupando di renderlo inoffensivo… tre persone dovrebbero bastare per riuscire a condurlo al caffè. Io e Retasu vi accompagneremo attraverso il portale.
Luana non aveva idea di cosa fosse un portale né di come le mew mew fossero riuscite a crearne uno, ma in quel momento aveva questioni ben più impellenti di cui occuparsi e decise di non fare domande, voltandosi invece a guardare Kisshu.
Come intuendo i suoi pensieri, Retasu le posò una mano sulla spalla con fare rassicurante. –Penseremo noi a trasportare Kisshu fino a Tokyo, non devi preoccuparti per lui. –Mormorò gentilmente, per poi inginocchiarsi accanto al corpo di quest’ultimo e sollevarlo delicatamente per le spalle, mentre mew Mint faceva lo stesso con le gambe.
Notando con sollievo che la situazione pareva essere sotto controllo, la mew alien si rilassò leggermente e accettò di seguirle attraverso il varco sul soffitto, non senza prima aver gettato un ultimo, esitante sguardo a Kevin.
Quest’ultimo aveva perso quasi completamente le forze e giaceva ormai esanime al suolo, senza più riuscire ad opporsi alle mew mew, che nel frattempo stavano cercando di legarlo e di costringerlo all’immobilità.
-Non preoccuparti per quello lì. –Sbuffò la mew blu, con una nota di malcelato disprezzo nella voce. –Le altre non gli faranno alcun male. Vogliamo solo portarlo con noi, per interrogarlo ed assicurarci che non faccia altri danni.
La ragazza annuì, sforzandosi di distogliere lo sguardo da quella triste scena e procedere verso la propria meta.
Quando raggiunse l’esterno della dimensione aliena, non poté fare a meno di guardarsi attorno con stupore, catalogando con lo sguardo le antiche costruzioni in rovina, gli intarsi che decoravano il suolo e soprattutto il cielo, di un verde tanto innaturale da ferire gli occhi. Finora aveva conosciuto solo l’interno della base edificata da Pai, non si era mai permessa di esplorare le zone all’esterno, e trovarsi davanti a quel singolare spettacolo, per un momento le fece dimenticare il dolore e tutta la preoccupazione che stava provando.
Tuttavia, fu questione di pochi attimi, poi la sua mente ritornò concentrata sul compito più importante che l’attendeva, ovvero assicurarsi che il proprio protetto giungesse sano e salvo al caffè mew mew.
Avevano percorso solo poche centinaia di metri, quando Mint e Retasu si fermarono, annunciando che erano giunte nel posto giusto.
Esausta com’era, Luana inizialmente non riuscì a vedere assolutamente nulla e solo dopo aver aguzzato per qualche secondo lo sguardo, iniziò a percepire una strana increspatura nel tessuto spaziale, simile a quella che gli alieni riuscivano ad evocare a comando.
-Entra tu per prima. –Le consigliò la mew blu. –Sarebbe più sicuro se aspettassi il nostro arrivo al di là del portale.
-Perché? –Domandò la ragazza, che in realtà sperava di poterlo attraversare dopo di loro, in modo da essere certa che le mew mew avessero realmente intenzione di salvare Kisshu. Una precauzione indotta dagli eventi della giornata, i quali l’avevano resa leggermente paranoica.
A conferma del fatto che le sue preoccupazioni fossero totalmente irrealistiche, Retasu le rispose con gentilezza. –A essere sincera, temo di perdere l’equilibrio attraversando il portale con un ferito. Se ci aspettassi al di là, potresti aiutarci ad evitare che Kisshu si faccia male. Dovrebbero esserci anche Ryou e Key al caffè, ma è meglio essere prudenti.
-Ho capito… -Sentendosi un po’ in colpa per i pensieri precedentemente formulati, la mew alien decise di mettere a tacere i propri paranoici dubbi. –Grazie per aver pensato a tutto.
Mint fece spallucce. –E’ il nostro lavoro…ci vediamo al caffè.
Ora che solamente un passo la separava dalla meta, Luana poté percepire chiaramente l’energia del varco spazio temporale crepitarle attorno, facendole salire la pelle d’oca. Non appena avanzò, il mondo si capovolse e iniziò a scomporsi in una serie di suoni e colori bizzarri, dopodiché provò la sgradevole sensazione di vuoto che ormai conosceva fin troppo bene e, prima che potesse rendersene conto, i suoi piedi si posarono su un elegante pavimento dalle piastrelle blu.
Battè le palpebre confusa, trovandosi davanti un paio di profondi occhi castani che la squadrarono con preoccupazione mista a curiosità. –You’re Bellamy Luana, I assume.
Spiazzata dall’improvviso utilizzo della lingua inglese, replicò stentatamente –Yes…and you are…?
-Akasaka Keichiirou, at your service. –Replicò quello, con un sorriso gentile, sollevandole delicatamente la mano sinistra e portandosela alle labbra in un gesto galante.
La giovane, presa in contropiede da quel comportamento cavalleresco, dovette resistere all’istinto di allontanarsi bruscamente da lui, quando quest’ultimo la condusse per la spalla verso un’altra figura, dallo sguardo decisamente meno accogliente.
Il secondo ragazzo appariva più giovane, aveva i capelli biondo paglierino e gli occhi di una singolare sfumatura color azzurro oceano che in quel momento la stavano squadrando freddamente da capo a piede.
Avendo trascorso numerosi mesi in compagnia di Pai, Luana era ormai perfettamente abituata a quel genere di trattamento e, paradossalmente, si sentì molto più a suo agio nel sostenere il suo sguardo calcolatore, piuttosto che il comportamento forzatamente galante di Keichiirou. –You must be Shirogane Ryou. –Esordì, in tono tranquillo.
Quest’ultimo parve apprezzare a sua volta la faccia tosta della giovane, unita al fatto che si fosse premurata di anteporre il suo cognome al nome come da tradizione giapponese, e la sua espressione gelida lasciò immediatamente il posto ad una di cauto apprezzamento. –Indeed… -Notando le numerose escoriazioni presenti sulle braccia e sulle gambe della ragazza, parve sul punto di aggiungere altro, ma la conversazione fu interrotta dalla tempestiva comparsa di Mint, Retasu e Kisshu attraverso il portale.
Improvvisamente dimentica di qualunque cosa non riguardasse il proprio protetto, Luana si precipitò ad accoglierli, preoccupata all’idea che una delle due mew mew potesse perdere l’equilibrio e lasciare cadere il giovane ferito.
Shirogane la seguì a ruota e, rendendosi immediatamente conto delle gravi condizioni in cui versava l’alieno dai capelli verdi, iniziò a borbottare frasi in giapponese che la mew alien registrò come imprecazioni, a giudicare dal tono con cui venivano pronunciate. Dopo aver esaminato sommariamente le condizioni del paziente, abbaiò un ordine alle due mew mew, le quali annuirono, posando delicatamente Kisshu su uno dei letti presenti nella stanza.
Luana, che fino a quel momento non aveva dato molto peso a ciò che la circondava, si rese conto che, a giudicare dagli strumenti medici, dall’ambiente asettico e dai giacigli disposti ordinatamente, dovevano trovarsi in una sorta di infermeria. Era alquanto strano pensare che un innocuo caffè disponesse di un area del genere, ma dopotutto si trattava della base segreta delle mew mew, che in caso di ferite non avrebbero potuto certo recarsi all’ospedale, mostrando a comuni cittadini le ferite causate dai combattimenti.
Nel frattempo, Shirogane stava ancora esaminando Kisshu con occhio critico. –Non presenta ferite ma sembra essere molto debilitato… chi lo ha ridotto così?
-K-kevin…-Rispose la mew alien non riuscendo a trattenere un brivido nel pronunciare quel nome. –L’alieno che ci ha attaccati … è in grado di soggiogare e manipolare la mente dei nemici. Lo ha reso inconsapevole di quello che stava accadendo e ha controllato il suo corpo per utilizzarlo come una marionetta e come un ostaggio. –Le si strozzò la voce in gola e dovette deglutire più volte prima di riuscire a continuare.
-Vuoi dire che è ancora sotto il suo controllo?! –Domandò mew Mint, allarmata.
-No, poco prima che arrivaste voi è riuscito a tornare in sé, ma l’attacco lo ha sfinito.
-Quando siete arrivate nella dimensione aliena, il nemico era ancora lì? –Domandò a quel punto il biondino a Retasu, la quale si illuminò come se avesse appena ricevuto un regalo di compleanno.
-S-Si! –Si affrettò a rispondere, con voce acuta. –Quando siamo irrotte nel quartier generale l’alieno stava per attaccare Luana e Kisshu. Ma era ferito ad un fianco, perciò non abbiamo avuto difficoltà a metterlo alle strette.
-Purin, Zakuro e Berii si stanno occupando di lui. Dovrebbero riuscire a trasportarlo qui senza problemi. –Le fece eco la mew blu.
Shirogane non pareva del tutto convinto da quella spiegazione e, dopo aver riflettuto per qualche istante replicò, in tono autoritario. –Ci occuperemo io e Key delle ferite di Luana e Kisshu. Andate ad aiutare le altre ragazze…preferisco non correre rischi.
Luana, sebbene si fosse persa metà della conversazione a causa delle differenze linguistiche, intuì immediatamente le intenzioni di Shirogane e dovette riconoscere che, quantomeno, il creatore del progetto mew pareva essere una persona abbastanza sveglia e prudente da non sottovalutare il proprio nemico e non escludere a priori la possibilità che qualcosa andasse storto.
Al contrario, le due mew mew non parvero troppo entusiaste all’idea di farsi carico di altro lavoro, soprattutto se esso consisteva nel trasportare un alieno con istinti omicidi e suicidi. Tuttavia, comprendendo quanto la situazione fosse delicata, nessuna delle due protestò, limitandosi ad attraversare nuovamente il portale.

Una volta sistemata la spinosa questione del trasporto di Kevin, i proprietari del caffè mew mew concentrarono tutta la loro attenzione sulla cura dei loro nuovi pazienti.
In una situazione normale, la mew alien sarebbe stata sicuramente soverchiata da un’ondata di nervosismo e imbarazzo all’idea di sottoporsi alle cure mediche di due perfetti sconosciuti, tuttavia, dopo il terribile attacco che aveva subito, si sentiva terribilmente esausta e svuotata di ogni emozione, tanto che non fece una piega nemmeno quando Keichiirou le domandò gentilmente di annullare la trasformazione da mew mew per poter controllare meglio le sue condizioni di salute.
Si limitò ad eseguire senza dire nulla e non reagì neppure quando Ryou, osservando i suoi vestiti strappati e il suo corpo ricoperto quasi interamente di lividi, si lasciò sfuggire un’imprecazione rabbiosa tra i denti, per poi rivolgere uno sguardo preoccupato all’amico.
Trascorsero parecchi istanti di gravoso silenzio, prima che Keichiirou trovasse la forza di prendere parola. –Dovremo trovarle dei vestiti puliti… -Mormorò, in tono grave.
Shirogane, che da quando aveva notato le ferite della giovane stava trattenendo a stento uno scoppio di rabbia, non se lo fece ripetere due volte. -Vado a vedere se al piano di sopra è rimasta qualche divisa da cameriera delle ragazze. –Ringhiò, precipitandosi fuori dalla stanza a grandi falcate.
Non appena il creatore del progetto mew scomparve al di là della porta, Keiichirou sollevò lo sguardo sul viso della mew alien, sospirando amaramente. –Non vorrei dovertelo chiedere…ma devo sapere se Kevin ti ha fatto qualcosa di più grave…di…intimo…
Vedendolo in difficoltà ed intuendo verso che argomento volesse andare a parare, la ragazza si affrettò a scuotere la testa. –No, non l’ha fatto. Voglio dire…non ci è riuscito.
-Ma ci ha provato. –Convenne lui, osservando con occhio critico lo stato dei suoi abiti.
A quelle parole, Luana non riuscì a trattenersi dal ricominciare a tremare come una foglia, mentre i ricordi di quanto successo pochi attimi prima le riaffioravano prepotentemente alla mente, insieme all’acuta consapevolezza di essere scampata per un soffio non solo alla morte, ma anche ad una violenza sessuale.
Interpretando la sua reazione come una risposta positiva, Keichiirou le si avvicinò con cautela, sedendosi sul letto accanto a lei e rivolgendole uno sguardo di muta comprensione. –So che potrebbe darti fastidio farti medicare da me dopo tutto quello che hai subito. Ma voglio che tu sappia che sei al sicuro adesso, e che non lasceremo che Kevin ti torca neppure un capello da ora in avanti.
Lei si limitò ad annuire mestamente, senza tuttavia riuscire a trovare la forza per parlare. Pur sapendo consciamente che al caffè mew mew era probabilmente più al sicuro di quanto non sarebbe stata alla base, la sensazione di pericolo che aveva sperimentato in precedenza non dava cenno di volersi sopire e le gravava addosso come un macigno, impedendole di rilassarsi. Continuava ad aspettarsi che il nemico le apparisse davanti con le armi sguainate, pronto ad approfittare di lei e a distruggere quanto di più caro avesse al mondo.
-E’ normale che adesso tu sia in uno stato di shock e ti senta in pericolo, ma spero che, con il tempo, ti troverai bene qui… -Concluse il moro, in tono rassicurante, per poi alzarsi in piedi e iniziare a tastare cautamente le sue parti lese. –Dimmi dove ti fa male…
Per la mew alien fu alquanto difficile comunicare quale parte del corpo le dolesse maggiormente, dato che pareva che Kevin si fosse premurato di non lasciarne intatto neanche un centimetro.
Alla fine, oltre alle contusioni e ai tagli, la sua diagnosi fu di due costole incrinate, un braccio rotto all’altezza dell’omero, una spalla lussata e una caviglia slogata.
Mentre Keichiiro le fasciava il petto e le steccava il braccio, la ragazza convenne che, considerata la follia rabbiosa del suo nemico, tutto sommato se l’era cavata con poco.
-Se dovessi avvertire dolore da qualche altra parte, fammelo sapere. Purtroppo al momento non ho la tecnologia sufficiente per sottoporti ad una radiografia, dovrò contattare alcuni miei conoscenti medici… -Sovvenne il giovane, una volta che ebbe terminato di medicarla.
Lei gli rivolse un mesto sorriso di gratitudine, scuotendo la testa. –Hai già fatto molto e sei stato un medico impeccabile.
-Non è la prima volta che mi ritrovo a dover curare fratture e ferite da battaglia. In questi anni ho dovuto studiare parecchio l’argomento.
Shirogane, che nel frattempo era rientrato dalla sua ricerca di abiti puliti e doveva aver tenuto sotto costante controllo i movimenti delle altre mew mew, si intromise improvvisamente nella conversazione: -Ora credo che sia il caso che tu e Kisshu vi spostiate in un’altra stanza. Qui abbiamo un altro paziente di cui occuparci…
Notando lo sguardo preoccupato della ragazza rivolto verso il proprio protetto, aggiunse, in tono più gentile. –Purtroppo non possiamo fare molto altro per lui, ma non sembra essere in pericolo di vita. Ti consiglierei di cercare di mantenerlo idratato, dandogli da bere spesso…a parte quello, la cura migliore è il riposo.
I due pazienti furono dunque spostati al piano inferiore in una zona protetta e, a detta di Ryou, dotata di sistemi di sicurezza ed allarmi avanzati, per scongiurare nuovi rapimenti da parte degli alieni nemici. In effetti, la porta che dava accesso alla stanza era munita di password a impronta digitale e a riconoscimento vocale, ma Luana aveva forti dubbi che questo sarebbe bastato a scoraggiare gli intenti malevoli di chi voleva lei e la sua famiglia morti.
Non appena varcò la soglia, si ritrovò davanti una camera dall’arredamento piuttosto spartano, consistente in cinque letti da una piazza, una scrivania e un armadio di metallo. Paradossalmente quel particolare la rassicurò, dal momento che avere meno mobilio significava anche offrire meno possibilità ad eventuali aggressori di nascondersi.
Prima di lasciare lei e Kisshu da soli, Keichiirou si premurò di procurare loro del cibo, dell’acqua e dei vestiti puliti, adagiandoli elegantemente sulla scrivania. –Qui sarete al sicuro. Se avrai bisogno di uscire, potrai contattarmi utilizzando la spilla. Più tardi manderò due delle ragazze a pattugliare la zona circostante, per assicurarmi che nei dintorni non vi siano altri alieni pronti ad attaccare. Nel frattempo cerca di riposare un po’. –Sovvenne, prima di chiudersi silenziosamente la porta alle spalle e riattivare il sistema di sicurezza.
Non appena i passi del ragazzo si furono allontanati a sufficienza, Luana si affrettò a ispezionare meticolosamente ogni centimetro della stanza per assicurarsi che non vi fosse nascosto nessun alieno malintenzionato. Non trovò nulla di anomalo, ma in compenso scoprì che la camera era anche dotata di un comodo bagno, il cui ingresso si poteva svelare toccando un pulsante posto sulla scrivania. Solo dopo aver controllato anche quella zona, sotto ogni letto e dentro l’armadio, riuscì a sentirsi abbastanza tranquilla da spostare la propria attenzione ai vestiti che i proprietari del caffè le avevano gentilmente offerto e soprattutto alle abbondanti cibarie disposte sul tavolo, tra cui spiccavano un’invitante fetta di torta alle mele e del corroborante the caldo.
Purtroppo lo shock subito precedentemente sembrava aver intaccato il suo appetito, ragion per cui decise di rimandare il proprio pasto a più tardi e di concentrarsi invece sui bisogni del proprio protetto, il quale non aveva ancora ripreso conoscenza da quando erano stati trasportati in salvo.
Stando alla diagnosi di Shirogane, Kisshu non presentava traumi cranici o altre ferite gravi che potessero spiegare il suo prolungato stato di incoscienza, quindi la causa era sicuramente da ricercare nell’intrusivo e violento controllo che Kevin aveva esercitato su di lui.
Mentre si scervellava riguardo al modo migliore per farlo stare meglio, le sovvenne il ricordo del giorno in cui aveva scoperto le origini aliene del suo compagno di classe: in quel frangente Kisshu le aveva fatto bere dell’acqua zuccherata, che aveva avuto un effetto quasi miracoloso sui postumi dell’attacco.
Una rapida occhiata alla scrivania le confermò che aveva fortunatamente a disposizione del tè caldo e dello zucchero. Sollevata, la ragazza si affrettò a versare la bevanda in una tazza di porcellana aggiungendovi un buon quantitativo di saccarosio.
“Spero che questo metodo funzioni anche sugli alieni…” Si ritrovò a pensare, mentre si avvicinava al capezzale del proprio protetto, sedendosi cautamente accanto a lui. Come aveva detto Shirogane, le condizioni di quest’ultimo non sembravano essersi aggravate e, anche se il suo colorito continuava ad essere ceruleo, il respiro era lento e regolare come quello di una persona addormentata.
Mentre la mew alien gli sollevava leggermente il capo e tentava di somministragli con delicatezza un cucchiaino di tè, si stupì ancora una volta di quanto l’alieno apparisse magro e sciupato rispetto al solito.
Dovevano essere state delle settimane difficili per lui, considerando tutti gli sconvolgimenti che avevano avuto luogo nel giro di pochi giorni, ma anziché stargli accanto e sostenerlo, tutto quello che la giovane aveva fatto era stato trattarlo con freddezza, bloccata dalla sua gelosia verso Ichigo e spaventata dai sentimenti che provava per lui.
-Mi dispiace…- Sussurrò con voce rotta, accarezzandogli lentamente la mano che sporgeva inerte dalle coperte, sperando che quest’ultimo, prendendo atto del suo rimorso, aprisse miracolosamente gli occhi.
Purtroppo non fu così, e dopo avergli somministrato un’altra dose di bevanda calda, la ragazza dovette ammettere la sua totale inutilità in materia di cure mediche, rassegnandosi ad attendere.
Forse avrebbe fatto meglio a seguire il consiglio di Akasaka e riposare un po’ su uno dei letti che le avevano gentilmente messo a disposizione. Quando fece per sfilarsi i vestiti, tuttavia, Luana si rese conto di quanto la veste che indossava fosse lacera e sporca e di come la sua pelle avesse ancora addosso l’odore di Kevin.
Reprimendo un moto di disgusto, si affrettò a raggiungere il bagno, gettandosi sotto il getto caldo della doccia senza curarsi troppo delle fasciature che aveva addosso: al momento voleva solo togliersi dalla pelle quell’odore disgustoso che la faceva sentire sporca e a disagio. Trascorsero parecchi minuti prima che si sentisse abbastanza pulita da poter chiudere l'acqua e indossare la divisa che Shirogane aveva scelto per lei e che, a giudicare dal colore del grembiule, doveva essere di Retasu.
Notando come l’abito le stesse a pennello, la mew alien si stupì dell’occhio del biondino per le misure femminili, anche se in effetti era abbastanza facile intuire che le divise di Ichigo e Mint sarebbero risultate troppo strette, dato che erano entrambe più basse e meno formose di lei.
Una volta che ebbe terminato di allacciarsi il grembiule poté finalmente coricarsi, ben consapevole che l’unico modo per riprendersi in fretta dai traumatici eventi della giornata era concedersi un po’ di meritato riposo.
Nonostante i suoi buoni propositi, tuttavia, scoprì ben presto di non riuscire minimamente a prendere sonno: non appena chiudeva gli occhi, le immagini di quanto accaduto quella mattina le vorticavano tumultuosamente nella mente, rendendola sempre più agitata.
Cercando disperatamente un modo per allontanare quei pensieri intrusivi, si ritrovò a fissare il soffitto, lasciando vagare oziosamente i pensieri e tendendo l’orecchio a quanto stava accadendo al piano di sopra.
Grazie ai geni del gatto domestico che albergavano in lei, riusciva a sentire perfettamente le mew mew parlottare tra loro nervosamente, mentre Shirogane sbottava ordini concitati. Purtroppo, dal momento che la giovane aveva annullato la sua trasformazione da mew mew e i suoi ospiti, ovviamente, stavano comunicando in giapponese, il suo udito finissimo le era utile fino ad un certo punto. Tuttavia, a giudicare dal notevole trambusto, non le fu difficile intuire che si stessero già occupando di Kevin.
Pensando alle condizioni di salute del giovane, Luana si sorprese a provare, oltre alla consueta ondata di disgusto e paura, anche una punta di preoccupazione.
Preoccupazione che si affrettò a scacciare con uno sbuffo, rigirandosi bruscamente su un fianco. Sapeva quanto fosse ridicolo darsi pena per un individuo che non solo l’aveva ingannata, nascondendo per mesi la sua natura di alieno e le sue intenzioni malevole, ma aveva anche cercato di approfittare di lei, strappandole quel poco di dignità che le restava. Tuttavia, per quanto continuasse a ripetere a sé stessa che la sorte di Kevin non la riguardava, quella preoccupazione latente continuava a permeare la sua coscienza.
Era perfettamente consapevole del fatto che il giovane non avesse avuto scrupoli nell’assoggettare Kisshu e nel cercare di ucciderla, ma non poteva dimenticare le sue parole rabbiose quando le aveva rivelato di aver subito mesi di torture a causa sua.
E se fossero state proprio quelle torture a renderlo così folle e accecato dall’ira?
Certo, questo non giustificava il fatto che fin dall’inizio avesse nascosto la sua identità con l’intenzione di catturarla…tuttavia, la mew alien non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che, inizialmente, il modo di agire di Kevin fosse stato diverso, più cauto, ponderato ed incline ad utilizzare mezzi violenti solo se strettamente necessario.
Luana ricordava perfettamente come, perfino nel momento in cui aveva scoperto la sua vera natura e lui aveva cercato di assoggettare la sua mente, i suoi intenti le erano parsi come puramente minatori, dovuti probabilmente al fatto che quest’ultimo fosse ferito.
“Ferito probabilmente dai suoi superiori.”
Già allora, Kevin doveva essere stato punito per qualcosa che aveva fatto, forse per un errore o per una tentata ribellione.
Ricordando la sofferenza e l’estrema debolezza del ragazzo, non le fu difficile immaginare che mesi e mesi di torture avessero potuto condurlo sull’orlo della pazzia.
Non riuscì ad impedire che una flebile speranza si accendesse nel suo animo al pensiero che, se fossero riusciti a curare efficacemente le sue ferite e a fargli capire che aveva la possibilità di scegliere, di essere libero da quei soprusi, forse l’alieno sarebbe tornato in sé e a quel punto avrebbero potuto cercare di comunicare, di fargli capire le loro ragioni.
Tuttavia, la mew alien era anche consapevole del fatto che alcune ferite mentali non fossero così semplici da rimarginare e spesso non guarissero mai del tutto.
Nonostante ciò, più si arrovellava attorno a quell’idea più i suoi pensieri sembravano acquisire senso: aveva la netta sensazione che fino a quel momento gli scontri tra lei e Kevin fossero stati perfettamente programmati.
Anche se l’alieno credeva di avere il coltello dalla parte del manico, forse non era altro che uno strumento nelle mani di individui più potenti. In fin dei conti non sapevano nulla dei famigerati “superiori” di Kevin. Se davvero erano così spietati, anche lei, Kisshu e tutte le mew mew potevano rischiare di trasformarsi in docili pedine nelle loro mani. Ammesso che non lo fossero già.
“Devo assolutamente parlarne con Shirogane … dobbiamo scoprire chi sono i tizi che hanno mandato Kevin a catturarmi e da dove agiscono. Forse, così riusciremo a liberare anche Pai e Taruto.”
Grazie a questi nuovi propositi ben saldi nella mente, riuscì finalmente a tranquillizzarsi e a scivolare lentamente nel sonno.

Ecco terminato un nuovo capitolo! Inizialmente doveva essere più lungo, ma dato che non so trattenere troppo i miei deliri, scrivi e riscrivi, era diventato lungo quasi 20 pagine. Pertanto l'ho dovuto spezzare a metà!
Spero comunque che vi piaccia e che lascerete un commento per farmi sapere cosa ne pensate! Sapete che li apprezzo molto! Ringrazio tutti quelli che hanno pazientato fino ad ora e mi hanno seguita fin qui, nonostante il ritardo e, in caso ci siano nuovi lettori, li invito a non intimorirsi e a scrivere la loro opinione!
Alla prossima
MoonBlack

PS: ho iniziato a pubblicare questa fanfic anche su wattpad, per capire un po' come funziona la piattaforma. Pubblicherò un capitolo ogni mese circa. In caso vi sia più comodo seguirmi da lì il mio nome è MoonBlack1993
  
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