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Autore: Plando    10/11/2019    2 recensioni
Nick è in un momento difficile, riuscirà a venirne fuori con l'aiuto di una nuova conoscenza?
Genere: Dark, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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Jessica fissava la iena che stava di fronte a lei con sguardo severo, la tentazione era di tirargli un altro pugno in pieno muso, anche se in fondo lo sapeva che non sarebbe servito a nulla, il precedente non lo aveva nemmeno sentito, per non parlare del calcio nelle palle, qualunque altro mammifero si sarebbe raccomandato di crepare il più in fretta possibile pur di non patire una tale sofferenza dopo un colpo del genere, mentre lui si era limitato a fare una scenata per qualche attimo, per poi dimostrarle quello che lei dopotutto già sapeva, lui non aveva punti deboli e, probabilmente, l'unico modo per abbatterlo era sparargli, rigorosamente di sorpresa ed in mezzo agli occhi, ma soprattutto dal più distante possibile, perché se la mira non fosse stata accurata ed il proiettile avesse malauguratamente colpito una parte non vitale, allora in quel caso potevi ritenerti completamente fottuto, non avresti avuto il tempo né di sparare un altro colpo e neppure di scappare, in ventisei anni di appartenenza al N.I.D. lui non aveva mai fallito una missione, non l’avevano mai scoperto durante un’infiltrazione e se anche fosse accaduto non sarebbe stato per più di qualche secondo prima che la testa del malcapitato di turno cominciasse a rotolare a terra senza che potesse rendersi effettivamente conto di chi aveva davanti.

Jessica era sempre stata ritenuta uno degli agenti migliori e tra i più letali dell’agenzia, era innegabile che dopo quanto accaduto con Larry avesse cominciato a trarre piacere dal massacrare quelli che a conti fatti erano i nemici del N.I.D. e di conseguenza anche di Zootopia, con una serie di uccisioni che già ai primi tempi non si potevano più contare sulle dita di entrambe le zampe, anche considerando che la sua prima missione seria, commissionatagli direttamente dal cervo che l’aveva trascinata a forza in quel mondo, che scoprì chiamarsi George Hammond, si rivelò trattarsi di un vero e proprio massacro di un’intera famiglia di conigli che comprendeva i due genitori e i sette figli, non le era mai stato spiegato il motivo, ma in fondo che importava, erano finiti nelle loro mire, di conseguenza dovevano pur aver fatto qualcosa per meritarsi un trattamento simile.

Ma Mason, lui era un qualcosa che andava oltre il concetto di killer professionista quale lei era, lui era un’autentica macchina per uccidere, non importava chi fosse il bersaglio, poteva essere un barbone per strada di cui non sarebbe mai fregato nulla a nessuno della dipartita o il mammifero più importante e protetto del mondo, non ci stava alcuna differenza se non nel tempo che avrebbe impiegato, ma il risultato era scontato fin da subito, avrebbe vinto lui, sempre e comunque.

“Allora…”.

Jessica rilassò lo sguardo, rivolta verso colui che le aveva insegnato tutto quello che ora sapeva fare, attirando la sua attenzione verso di lei.

“…mi dici che hai fatto di così importante per sparire per quindici anni?”.

La iena socchiuse per qualche secondo gli occhi, sbuffò e poi rivolse un sorriso alla lepre.

“Non posso, è top-secret, l’unica cosa che posso dirti è che sono stato mandato a Emmeria da Hammond, a recuperare quello”.

Indicò dietro di lui e la lepre sporse lo sguardo oltre il corpo del predatore notando solo in quel momento che appoggiata al muro ci stava una ventiquattrore in simil pelle nera munita della classica chiusura a combinazione numerica, probabilmente l’aveva appoggiata lì non appena era entrato.

“Che c’è dentro? Non voglio che porti roba pericolosa in casa mia”.

“In teoria dovrebbe essere un segreto, ma si, in fondo chi se ne fotte, ci ho messo quindici anni per recuperarlo, potrò farci quel cavolo che mi pare…”.

Detto questo la iena si voltò facendo qualche passo verso l’entrata dell’appartamento, dove aveva depositato la valigetta, la prese per poi tornare davanti la lepre e posarla sul tavolo, Jessica lo osservò curiosa mentre inseriva la giusta combinazione sulle due serrature per poi farle scattare, senza tuttavia aprirla.

“Pronta?”.

Uno scossone della testa fu più che sufficiente a far capire al predatore che poteva procedere e quest’ultimo non se lo fece ripetere due volte, aprì la valigetta, mostrandone il contenuto alla lepre, che ne rimase completamente scioccata.

“Oh…oh cazzo…non è possibile…non vorrai mica dirmi che quello…che è quello che penso che sia…”.

“Si Jessica, è proprio quello che immagini”.

La lepre deglutì a fatica, vedere il contenuto di quella valigetta l’aveva paralizzata, poteva sentire ogni singolo pelo del suo corpo rizzarsi mentre dei brividi le attraversavano le membra ed il battito accelerava al limite della tachicardia, in vita sua mai avrebbe pensato di vedere qualcosa di così bello, anche se forse non era il termine più appropriato dato che non avrebbe fatto altro che sminuirne la reale importanza, meraviglioso era forse la parola più adatta, ma anche pericoloso, nelle zampe sbagliate quello era il tipo di oggetto che poteva scatenare il finimondo, e lui lo teneva in una semplice valigetta come tante altre, inoltre era come se la stesse attirando a se, senza che se ne rendesse nemmeno conto si ritrovò con la zampa quasi a sfiorarlo, tentativo vanificato quasi subito da Mason, che richiuse la ventiquattrore distogliendo l’attenzione di Jessica.

“No cara, non si tocca, ritieniti più che onorata di averlo visto, ho come il presentimento che una volta consegnato sparirà dalla circolazione per molto tempo, mi sa tanto che finirà sepolto in un bunker militare super segreto, di quelli che si trovano a centinaia di metri sotto terra, comunque ti posso assicurare che finché resta in mio possesso non può nuocere a te o ai tuoi cuccioli”.

“Bene…”.

Non fece quasi in tempo a finire la frase che subito si rese conto di quello che aveva appena sentito.

“Aspetta, come fai a sapere dei miei figli?”.

Il sorriso del predatore si accentuo ulteriormente, al punto che cominciarono a vedersi i denti in tutta la loro lunghezza.

“Sarò anche stato via per quindici anni, ma non ho mai smesso d’informarmi su tutto quello che accadeva qui a Zootropolis, so degli attacchi ai predatori causati da Dawn Bellwether poco più di quattro anni fa, so che hai passato tre mesi in coma per un colpo d’arma da fuoco alla testa, so che ti sei messa insieme ad una volpe e so che è lui il padre dei tuoi cuccioli, che quindi sono degl’ibridi”.

Jessica lo osservò semplicemente stupita, lui era in missione super segreta, come infiltrato in un paese straniero, dichiaratamente ostile ai predatori e che da sempre era riconosciuto come il peggior nemico di Zootopia e si prendeva pure il lusso di ricevere informazioni su di lei, rischiando di mandare a puttane la sua copertura con il rischio di venire catturato e probabilmente ucciso per spionaggio internazionale.

“Tu non cambi mai eh?”.

Lui le rispose con un semplice ghigno, che lasciava ben intendere la risposta a quella domanda.

“E c’è un’altra cosa, so che Hammond è morto più o meno dopo due anni dalla mia partenza, ma non so come, tu sai cosa è successo?”.

Finalmente qualcosa che non sapeva, peccato che neppure Jessica poteva dare una risposta certa a questa domanda.

“Non ne siamo certi, è stato trovato morto nel suo ufficio e l’autopsia ha rivelato che si è trattato di un attacco cardiaco, ma prima di allora non ha mai avuto di questi problemi, era sano come un pesce”.

“Pensi che sia stato ucciso?”.

La lepre annuì semplicemente, continuando poi il discorso.

“Ne sono certa, e lo ha pensato anche il suo successore, dato che tuttora non si è ancora scoperta la sua identità, pochi fidati a parte è da tredici anni che non sappiamo chi è veramente il nostro capo, non si mostra e le rare volte che contatta qualcuno lo fa tramite telefonate in cui modifica la sua voce, così non posso capire chi sia”.

“Perché sei così interessata a scoprire la sua identità? È ovvio che voglia che resti segreta”.

Jessica lo osservò in silenzio qualche secondo, indecisa se dirgli la verità o se fosse un rischio, tuttavia quello che c’era stato tra loro le fece pensare che non l’avrebbe mai tradita, decise di correre il rischio e, se lui avesse voluto, vedere se l’avrebbe aiutata.

“Mason, io voglio chiudere col N.I.D. Sono stufa di questa vita e me ne voglio tirare fuori, se riuscissi a scoprire l’identità di quel mammifero potrei utilizzare quell’informazione per convincerlo a svincolarmi da loro”.

“Capisco, ma vedi, c’è un’ulteriore problema, e riguarda proprio il mammifero di cui vuoi scoprire…”.

Stavolta fu Jessica a prendere in contropiede il predatore, interrompendolo e mostrandogli subito quello che sapeva.

“Lo so, l’attuale capo del N.I.D. non è lo stesso mammifero che ha preso il posto di Hammond tredici anni fa, c’è stato un altro cambio al vertice dopo più o meno otto anni”.

“Brava” La iena finse un applauso per congratularsi con la sua ex allieva “Ma ora voglio sapere come hai fatto a capire che c’è stato questo scambio se non li hai mai visti”.

“Ci sono molti modi, le voci sono entrambe modificate elettronicamente allo stesso modo e quindi sono identiche, ma l’idioma era diverso, simile ma non uguale, così ho capito che si trattava di due persone distinte”.

La lepre concluse la frase con un sorriso, non le era capitato spesso di dimostrare il suo acume a quello che di fatto era il miglior agente federale di Zootopia, se non addirittura del mondo intero, si sentiva orgogliosa di se stessa, anche se tuttavia era ben lungi dal sapere chi stava realmente dietro quella voce modificata.

“Bene allora, piccola Jess, mi hai dimostrato che finalmente te la sai cavare e per questo ho deciso di aiutarti, ti dirò tutto quello che so sull’attuale capo del N.I.D.”.

Non si aspettava di certo questo, come il fatto che era certa che nemmeno lui potesse sapere molto riguardo l’identità di tale mammifero, come infatti gli rivelò lui stesso subito dopo.

“Sarò sincero, non so molto e di quel poco che so la metà delle cose non sono nemmeno sicuro siano vere, per cui ti dirò semplicemente quello di cui ho la certezza: l’attuale capo ed il precedente, il successore di Hammond, si conoscono di persona, non ti so dire se sono amici e se si scannano appena si vedono, altra cosa che so è che abbiamo a che fare con un mammifero di massimo taglia medio-piccola, ma non minuscola, quindi potrebbe andare dalle dimensioni di una lontra a quelle di un lupo al massimo, niente topi o grossi mammiferi…”.

Concluse la frase come se avesse altro da dire, ma se ne stette muto qualche secondo, al che Jessica si spazientì, incitandolo a continuare.

“E…?”.

“Si fa chiamare Gomphos, sicuramente uno pseudonimo, ti dice nulla?”.

“Lo conosco” Non appena aveva sentito quel nome Jessica aveva assunto un’espressione seria “Il Dio lagomorfo della fertilità e dell'agricoltura, quando tra leporidi e pica vigeva il politeismo era molto adorato, ma parliamo di migliaia di anni fa, comunque non mi sono mai interessata di religioni antiche.
Aspetta un po', vorresti farmi credere che abbiamo a che fare con una di-vi-ni-tà?”.

L’ultima parola la scandì in particolar modo, dividendola in sillabe, come a voler far capire quanto stupida fosse l’idea.

“Ma figurati, sicuramente si tratta di un idiota che non aveva di meglio da fare che cercare un nome da utilizzare per nascondere la sua identità, e si lo so a cosa stai pensando, potrebbe trattarsi di un leporide? Si come no, magari lo ha scelto apposta per confondere, magari gli piaceva il nome, potrebbe anche essere che non glie ne fregava un cazzo delle origini del nome e lo ha scelto perché si, cosa importa? Quello che conta è una semplice cosa, una cosa molto particolare…”.

La lepre stava cominciando ad irritarsi del fatto che sembrava tirarla per le lunghe apposta per farla imbestialire, era ovvio che lui la poteva aiutare in qualche modo ma altrettanto lo era che la stava provocando solo perché in fondo sapeva che avrebbe perso le staffe molto presto.

“COSA? Piantala di tenermi sulle spine e vuota il sacco”.

Altro sorriso sadico da parte del predatore che durò più di qualche secondo, ci stava prendendo gusto a farla irritare, tuttavia decise di non tirare troppo la corda, dando alla lepre l’informazione che cercava.

“Ho scoperto l’identità di colui che ha preso il posto di Hammond tredici anni fa, quindi se trovi lui…”.

“Automaticamente posso risalire all’identità del capo attuale” Concluse Jessica interrompendo la iena e continuando subito dopo “Grande, perfetto questo era proprio quello che mi serviva, ora dimmi come si chiama”.

Una fragorosa risata scaturì dall’altro, lasciando perplessa la lepre.

“Che c’è di così divertente, dai dimmelo che voglio ridere anche io”.

“Ahh, cara Jessica, credimi quando ti dico che farai ben altro che ridere, sono proprio curioso di vedere la tua faccia quando verrai a conoscenza di quel nome, ma prima ti dico questo, tu lo conosci già”.

“Cosa? Stai scherzando vero?”.

“Affatto, lo hai avuto così vicino per tanto di quel tempo, è stato veramente in gamba a non farti notare nulla, a nascondere così bene la verità ai tuoi occhi”.

Stava ancora tergiversando per provocarle una reazione, e stavolta non si trattenne cercando di fargli capire di farla finita coi giochetti.

“Ora basta, dimmi quel fottuto nome!”.

La iena a quel punto si avvicinò ulteriormente, facendole cenno di fare altrettanto, Jessica tese le lunghe orecchie ascoltando poi il nome e cognome che gli venne sussurrato dal predatore.

“Cos…no, non è possibile”.

L’espressione sconvolta che la lepre mise sul muso face sorridere Mason, che in fondo si aspettava proprio quello.

“Ecco appunto, era proprio questa la faccia che volevo vedere, e comunque, si è la verità”.

Era ancora scossa dalla notizia appena ricevuta, non avrebbe mai immaginato che dietro a tutto ci fosse proprio quel mammifero, mentre stava ancora rimuginando su quanto appena appreso, Mason attirò la sua attenzione.

“E comunque, lasciamelo dire sei diventata davvero scortese…”.

Bastò questa frase per liberare momentaneamente Jessica dallo shock, osservò perplessa il predatore per qualche secondo prima di capire a cosa si riferisse.

“Già, hai ragione, vieni”.

Le fece cenno di seguirla mentre andava in direzione della camera da letto, una volta dentro le indicò un lettino con sponde a fianco di quello matrimoniale, il predatore si avvicinò, osservando i cuccioli che dormivano all’interno.

“Eh, sei cambiata…”.

“È normale, l’unico che non cambia mai, sei solo tu”.

“Ehi, non è colpa mia, mi scrivono così”.

Infatti, le pareva strano che era riuscita a conversarci per così tanto senza che cominciasse coi suoi deliri e stupidaggini, lui sogghignò tornando poi a guardare dentro la culla.

“Non pensavo fosse possibile una cosa del genere”.

Jessica divenne pensierosa tutto di colpo, mettendosi anche lei ad osservare i tre cuccioli.

“Mi sono informata a riguardo, nonostante siano documentati diversi casi di ibridazione tra specie simili a quanto pare non c’è mai stato nulla di così estremo, sono unici e la cosa mi spaventa, per questo motivo abbiamo deciso di registrarli all’anagrafe come due cuccioli di volpe e uno di lepre”.

Le aveva raccontato una mezza verità, dato che aveva volontariamente tralasciato quanto accaduto a Judy con Duke.

“Hai fatto bene” Mason era diventato improvvisamente serio, non capitava spesso.

Jessica era stufa di questa farsa, per cui non si fece problemi a dire quello che pensava.

“Adesso che ne dici di dirmi la verità, è ovvio che non sei venuto per una visita di cortesia, hai rischiato molto per recuperare il contenuto della valigetta, per cui la cosa più logica era prima consegnarla e poi venire qua”.

“Sarai anche cambiata, piccoletta, ma resti comunque sveglia come sempre, è vero, sono passato di qui per un altro motivo, per avvisarti di una minaccia che forse si abbatterà su Zootropolis, mettendoci tutti noi in pericolo”.

Questa volta era molto serio e la lepre non poté far altro che ascoltare con attenzione.

“Che intendi dire?”.

“Mentre eri in coma, l’attuale capo del N.I.D. ha deciso di sciogliere la Tactical Urban Suppression Korps, e credimi quando ti dico che a loro non è affatto andata giù come cosa, dopo nemmeno due giorni hanno invaso in forza il nostro reparto di ricerca e sviluppo a Rivet City, massacrando tutti e rubando tutto quello che potevano”.

Capita la reale gravità dei fatti ora Jessica voleva almeno sapere a cosa sarebbe andata incontro.

“Cos’hanno rubato? Cosa c’era di così importante la dentro da indurre la T.U.S.K. a correre il rischio di attaccare una struttura del N.I.D.?”.

“Più ce altro esperimenti falliti, ma i cui progetti sono comunque stati tenuti per sviluppi futuri, da quello che so ci stava un campione di VEF, alcune armi biologiche e chimiche rivelatesi inefficienti e gli schemi di costruzione di un cannone elettromagnetico, tutta roba che non si è rivelata adeguata oppure troppo costosa in termini di budget o di dispendio energetico”.

“Quelli della T.U.S.K. saranno brutali, ma non sono stupidi, se hanno deciso di rischiare vuol dire che avevano già in mente cosa andare a prendere”.

La iena annuì, pensandola come lei.

“Si, è quello che volevo dire, comunque sta di fatto che ora loro sono stati dichiarati il nemico numero uno del NID, d’ora in avanti dovrai fare più attenzione del solito”.

Jessica sospirò, ci sperava veramente di poter finalmente avere una vita tranquilla.

“Ok, quindi ora te ne vai?”.

“Si, devo consegnare la valigia, ma non preoccuparti, ci rivedremo presto” .











Qualche ora dopo alla centrale di Downtown.

Nick era da poco rientrato in centrale, accompagnato da McHorn e dai due aggressori dell’accademia, dato che il rinoceronte era più che in grado di scortarli da solo fino alle celle, la volpe decise di tornare nel suo ufficio, dove Wolfard lo stava sicuramente aspettando per portare avanti il loro complicato caso di smantellamento dell’organizzazione mafiosa più potente di Tundratown, tuttavia prima che riuscisse ad arrivarci sentì qualcuno chiamarlo alle sue spalle, inducendolo a voltarsi.

“Scusi, agente Wilde”.

Si trattava di Robert, il coniglio che aveva visto a casa di Wolfard due giorni prima, nonché il primo della sua specie a diventare agente di polizia, a giudicare dall’abbigliamento sembrava proprio che il capitano Bogo non avesse perso le vecchie abitudini, infatti indossava la classica pettorina segnaletica assegnata agli ausiliari del traffico, proprio come fece con Jessica quando iniziò a lavorare li, ed anche con lui ovviamente.

“Ci conosciamo?”.

Decise di fare lo gnorri, principalmente per vedere la sua reazione, ma anche perché non gli importava poi tanto di quel coniglio, ma di una cosa doveva assolutamente parlargli.

“Oh, a dire il vero no, cioè, io conosco lei, è stato grazie a lei che ora sono qui, la volevo ringraziare…”.

Finita la frase tese la zampina verso la volpe con tutta l’intenzione di una stretta di mano, tuttavia il canide stette fermo sul posto ad osservarlo per qualche secondo, fintanto che il leporide non la tirò indietro con sguardo perplesso.

“E dimmi, di cosa mi dovresti ringraziare? Come avrei contribuito a farti essere qui?”.

Le orecchie del coniglietto scattarono all’insù ed un sorriso si stampò sul suo muso non appena gli venne fatta quella domanda, Nick ne approfittò per osservarlo meglio, sembrava veramente molto giovane, sicuramente più di Judy.

“Beh, ho visto in televisione la cerimonia in cui le è stato appuntato il distintivo, avevo appena diciott’anni ed ero parecchio indeciso su cosa fare della mia vita, il lavoro del poliziotto mi ha sempre affascinato e vedere che persino una volpe era riuscita in tale intento mi ha spinto qualche anno dopo ad abbandonare gli studi per poi iscrivermi all’accademia, quindi è grazie a lei se ora non sono un comunissimo coniglio coltiva carote”.

Non ci volle molto a Nick per capire la sua età, lui era poliziotto da quattro anni ormai, quindi il coniglio ora ne aveva ventidue, ci aveva visto giusto riguardo quello, era di sei anni più giovane di Judy, tuttavia prima di fargli il discorsetto riguardo la coniglietta decise di lasciarlo parlare ancora un po' per vedere dove sarebbe arrivato il discorso appena iniziato, che suo malgrado si concluse lì dov’era.

“Insomma, questa è la mia storia, ma le volevo chiedere un’altra cosa a dire il vero, sabato mattina dopo la festa sono dovuto scappare e non volevo svegliarla…”.

Aveva iniziato a parlare come una macchinetta, non si fermava più e Nick cominciò a pensare che era una qualità tipica dei leporidi, dato che sia Jessica che Judy lo facevano di tanto in tanto.

“Vieni al punto, non possiamo stare qua tutto il giorno”.

“Si, giusto…ecco le volevo chiedere qualcosa riguardo la coniglia presente alla festa, Judy Hopps, mi è stato detto che è una sua amica e che la conosce bene”.

“Potrebbe essere, dipende da cosa vuoi sapere e perché”.

Inizialmente le orecchie del coniglietto calarono dietro la schiena, Nick pensò che forse lo aveva un attimo intimorito ma la cosa durò poco, dato che dopo qualche secondo di silenzio cominciò a spiegare quello che voleva sapere dalla volpe, anche se si poteva sentire un po' d’incertezza nella sua voce, mista con un lieve imbarazzo.

“Ecco…ieri ho avuto modo di parlarci un po', devo dire che mi è stata subito simpatica…insomma mi piace e…vorrei regalarle qualcosa, ma non so quasi niente di lei, cosa può piacerle?”.

Nick inarcò un sopracciglio non appena capì le intenzioni del mammifero che aveva davanti, parlarci un po', certo come no, effettivamente se si escludeva il sesso selvaggio che i due conigli avevano fatto e a cui lui era stato un indiretto spettatore si poteva anche pensare che si fossero solo parlati, poi pensò alla domanda che gli era stata appena posta, cosa poteva piacere a Judy come regalo?
Ci stette a pensare qualche secondo, non trovando tuttavia alcuna idea a riguardo, poi ripensò a sabato mattina, quando si era svegliato a casa dal suo collega lupo dopo la sbronza epocale in suo onore, avrebbe voluto parlarci allora per assicurarsi che non si stesse prendendo gioco di Judy, l’ultima cosa di cui la coniglietta aveva bisogno ora dopo tutto quello che aveva passato era di restare delusa sul piano sentimentale, quindi gli venne l’idea, sapeva cosa suggerire a Robert per fare colpo su di lei.

“Ok, ascolta”.

Il coniglio tese nuovamente le orecchie, mettendosi quasi sull’attenti, non appena udì la voce della volpe.

“Non ho la più pallida idea di cosa le puoi regalare, siamo amici si, ma da meno tempo di quello che pensi, tuttavia so cosa puoi fare per avere le sue attenzioni, se è quello che t’interessa”.

Il coniglio annuì un paio di volte.

“Certo che m’interessa, sennò perché lo avrei chiesto?”.

“Ok, allora dimmi, hai fratelli o sorelle?”.

Solo una volta fatta la domanda Nick si rese conto di quanto fosse scontata la risposta.

“Cos…sta scherzando vero?”.

“Ok, domanda stupida, come minimo ne avrai un centinaio…allora te la riformulo, quanto vuoi bene ai tuoi famigliari?”.

Il coniglio stette a pensarci qualche secondo, non perché avesse dubbi riguardo la risposta che avrebbe dato, che ora della fine era scontata quanto quella prima, ma più che altro per capire in anticipo dove volesse arrivare quella volpe.

“Più…di ogni altra cosa, immagino”.

“Esatto” Rispose subito dopo Nick “E con lei dovrai fare molto di più, non spetta certo a me raccontarti del suo passato, ma ti basti sapere che ha subito davvero troppo dalla vita, ed ora è stanca, basta un niente e lei crolla come un castello di carte colpito da un tornado”.

“Ok, ho capito”.

“Ottimo, benvenuto alla ZPD”.

Dopo essersi congedato dal coniglio, Nick prese il corridoio che lo avrebbe dovuto portare all’ufficio che condivideva con Wolfard, tuttavia vide il lupo andargli incontro gesticolando.

“Fermo lì Nick, cambio di programma”.

“Che succede?”.

Wolfard gli fece cenno di seguirlo, per poi cominciare a spiegare la situazione.

“Abbiamo altre grane prima, c’è stata un’aggressione in centro, si sono sentiti degli spari e sembra esserci scappato il morto, Bogo vuole che andiamo subito a controllare, so già dove si trova, guido io”.



Il posto in questione era un vicolo abbastanza appartato nel distretto finanziario, sicuramente non un luogo comune per quel genere di delitti, di mattina presto poi, Nick abbassò di nuovo lo sguardo verso il cadavere a terra, un cavallo che sarà stato più o meno sulla cinquantina, cominciò a frugare nelle tasche in cerca di documenti o di una qualunque cosa che potesse far capire ai due poliziotti chi avevano davanti ma, soprattutto, capire chi potesse essere stato ad accopparlo.

“Trovato nulla?”.

“No…” La volpe negò con la testa, come ad enfatizzare l’affermazione appena detta “Niente documenti e niente portafogli, magari si tratta di una rapina finita male…”.

“Potrebbe essere, però una vaga idea sull’aggressore me la sono fatta, guarda il foro d’entrata del proiettile”.

Nick tornò ad osservare, il proiettile aveva colpito l’equino appena sotto il mento, passando poi attraverso la testa per uscire dalla nuca, facendo schizzare materia cerebrale sul muro dietro di lui.

“Il colpo è arrivato dal basso, l’assassino è un mammifero di piccole dimensioni, tuttavia il calibro dell’arma non è meno di una .44 magnum, una pistola del genere produce un violento rinculo, quindi non abbiamo a che fare con qualcuno di troppo minuscolo, al massimo poco più basso di me”.

“Nick, guarda la…”.

Dicendo questa frase il lupo indicò un punto a qualche metro di distanza sulla parete del vicolo, la volpe si volse ad osservare, capendo subito cosa stava indicando il collega.

“Ma quella è…merda che culo, in questi vicoli in genere non ci sono telecamere stradali, che ci fa li?”.

Mentre Nick osservava l’apparecchio di videoregistrazione il lupo si avvicinò per controllare meglio.

“È privata, e dall’angolazione quasi certamente ha ripreso tutto, bingo”.

“Naa, è troppo bello per essere vero, come minimo è spenta”.

“In ogni caso dobbiamo accertarcene, ascolta Nick, te resta qui finché non arriva la scientifica, io cerco di recuperare il video e poi corro in centrale per vedere cosa ne viene fuori, prima ci liberiamo di questo casino e prima torniamo alle faccende serie”.

Nick annuì mentre osservava il lupo uscire dal vicolo, la squadra della polizia scientifica che doveva occuparsi dei rilevamenti e della rimozione del cadavere arrivò quasi mezz’ora dopo, facendo perdere un sacco di tempo e pazienza alla volpe; non appena libero tornò subito in centrale per accertarsi delle informazioni recuperate dal partner di lavoro, varcò la soglia del loro ufficio osservando il collega mentre stava seduto davanti il pc osservando il monitor.

“Allora Jake? Trovato qualcosa?”

Wolfard mise in pausa il video facendo poi cenno alla volpe di avvicinarsi.

“Purtroppo si”.

Non solo dalle parole, ma anche dal tono di queste ultime, Nick capì che c’era qualcosa che non andava, si avvicinò osservando il monitor, l’immagine era ferma proprio nel fotogramma che inquadrava il cavallo mentre il proiettile gli attraversava la testa, sfortunatamente il killer rimaneva al di fuori del campo visivo dell’apparecchio.

“Dimmi che viene inquadrato, sarebbe troppo uno smacco arrivare fin qui e poi scoprire che non è servito a nulla”.

“Eccome se viene inquadrato, o per meglio dire, inquadrata”.

“È una lei? Dai Wolf…non tenermi sulle spine, mandalo avanti”.

“Ok, ma quello che vedrai non ti piacerà”.

Premette quindi sul tasto del mouse, il video ripartì e la prima cosa che poté notare Nick, a parte il cervello del cavallo che si spiaccicava sul muro dietro di lui, era che non c’era audio, la telecamera probabilmente non era provvista di microfono ma se non altro il video era a colori, l’inquadratura rimase ferma per qualche istante immortalando il cadavere, poi dal bordo dello schermo iniziò a delinearsi la figura dell’assassina che aveva appena sparato il colpo, per qualche secondo restò ferma di spalle ad osservare il corpo, tirandogli poi un leggero calcio con la zampa destra all’altezza della spalla, quasi a voler accertarsi che fosse effettivamente morto, poi fece quello che nessuno dei due agenti si sarebbe aspettato, alzò lo sguardo verso la telecamera e la fissò per svariati secondi, che divennero molto più lunghi dato che il lupo bloccò il video su quell’immagine.

“Nick…è lei…”.

Anche la volpe si era paralizzata ad osservare l’immagine statica sullo schermo, la qualità del video era eccellente e non ci si poteva sbagliare neppure a farlo apposta, cominciò a sudare freddo al solo pensare che potesse essere in grado di fare una cosa del genere, per poi ricordarsi che in fondo non era nemmeno la prima volta.

“Dobbiamo arrestarla…Nick”.

“Lo so…” La voce della volpe si era ridotta ad un sussurro, a seguito di quanto appena appreso “…ma non sarà così facile”.










Note

Eccomi qua, tornato con un nuovo capitolo, che conclude questa parte di approfondimento di Jessica.
Lo so, quasi tre mesi per scrivere questo capitolo, purtroppo ho avuto impegni che mi hanno preso un mucchio di tempo, e non me ne sono ancora liberato del tutto, quindi credo che tarderò anche per il prossimo.
Veniamo alla lingua che ho utilizzato per la famiglia della lepre, si tratta dell’albhed, direttamente da Final Fantasy X, vi lascio qua sotto un link per un comodo traduttore.

Traduttore Italiano - Albhed

Ne approfitto inoltre per ringraziare Redferne per la recensione del capitolo 29 e tutti coloro che leggono senza scrivere nulla (Dannati 😜)

P.S. Mi scuso con quei cinque lettori che avevano già avuto modo di vedere il capitolo prima che decidessi di toglierlo, la verità è che mi sono completamente dimenticato di una parte a causa della stanchezza e non avendo il tempo per modificarlo ho preferito eliminarlo completamente e ripubblicarlo.

Alla prossima
Davide

4738 parole
   
 
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