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Autore: D a k o t a    10/11/2019    14 recensioni
Minilong di 3 capitoli. FP x Alice. Ambientata prima che venisse rivelata l'identità del Blackhood.
"FP non ha la minima idea di quando sia cominciata quella storia, se è stato quando l’ha vista davvero la prima volta, e non soltanto guardata. O quando lei si è accorta di un livido sulla sua spalla, e ha voluto a tutti i costi affrontare a testa alta suo padre e urlargli contro che fosse un vigliacco – e non importa davvero che non sia cambiato nulla, perché lui non ha mai avuto il coraggio di farlo. O forse è stata la notte della loro prima volta, quando l’ha abbracciato stretto, come se non volesse più andarsene – perché sì, Alice è stata ed è il suo primo bacio, la sua prima volta ed anche il suo primo amore."
[Sesta classificata al contest "Tante navi per una palma" indetto da GiuniaPalma sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cooper
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1


 

La prima volta che parlano hanno sette anni, e si incontrano ad una festa in maschera che la madre di Alice ha organizzato per Halloween. Lui la nota subito perché l’ha già vista qualche volta nel quartiere e lei sta seduta in disparte come sempre, con un’espressione imbronciata e le mani sulle guance; i suoi capelli sono insolitamente biondi e lisci e una frangetta incornicia perfettamente i suoi occhi luminosi e verdissimi; FP pensa che, con quel grazioso vestito bianco, potrebbe essere una fata o una principessa.

“Fatina dei denti?” azzarda con una spavalderia un po’ impacciata, un po’ studiata ad arte, sedendosi accanto a lei. La ragazzina si sistema la frangetta bionda, prima di fulminarlo con lo sguardo. E’ davvero arrabbiata, perché sua madre le aveva detto che nessuno avrebbe riconosciuto quel costume, che poteva benissimo travestirsi da principessa, ma lei non poteva fare a meno di trovare le principesse così noiose. Quando si metteva qualcosa in testa, nulla avrebbe potuto dissuaderla – e questo FP l’avrebbe imparato presto. Perché Alice ha sette anni, ma ha già deciso che non si lascerà mai salvare da un principe, che si salverà da sola.

“Non sono una fatina” protesta sbuffando.

Lui inarca le sopracciglia, e non può fare a meno di pensare che sia proprio carina così – con le guance rosse, le braccia conserte sul petto e quel guizzo negli occhi verdissimi.

“Kim Boggs” ammette con frustrazione la ragazzina, spostandosi una ciocca ribelle sfuggita alla sua perfetta pettinatura. “Mia madre diceva che non l’avrebbe mai riconosciuta nessuno. Tu invece da cosa sei vestito?”

FP si guarda per un attimo i vestiti di seconda mano che ha addosso prima di dare una risposta, mentre sente gli occhi inquisitori di Alice su di sé. Non avrebbe mai osato chiedere a suo padre un costume di Halloween, e non gli era sembrato il caso di far preoccupare sua madre, non sarebbe neanche andato a quella stupida festa se il papà di Fred non avesse insistito così tanto per portarlo. “E’ solo un bambino” aveva detto il Signor Andrews a sua madre – ed FP si era ricordato di tutte le volte in cui aveva dimenticato di esserlo.

“Edward Scissorhands, se vuoi” e FP può vedere una parte della bambina essere quasi sul punto di strillargli contro che non è vero, che non ha nessun costume, che la sta prendendo in giro, ma non lo fa. Sorride, invece. Sorride, sta al gioco e decide di credergli.


 

***

Hanno dieci anni, quando Alice comincia a parlare di FP come di un amico. Un giorno sua madre le chiede se FP le piace e lei ribatte con un’espressione disgustata “Non-in-quel-senso!” - eppure ha scoperto che la sua compagnia non le dispiace poi così tanto. Con FP corre in bicicletta, corre a perdifiato, e lui non la fa mai vincere solo per farla contenta o perché è una ragazza. Con FP si sente libera, libera perché è semplicemente sé stessa. E’ proprio durante queste corse, proprio mentre è lei ad essere in testa, che si gira ed urla ad FP “Non mi raggiungerai mai!” ma non vede una buca nell’asfalto e -

Quando FP la vede a terra, non pensa nemmeno per un attimo a quella stupida gara e non può fare a meno di lasciare la sua bici e precipitarsi da Alice perché è stata davvero un’idiozia, quella di assecondarla in questa corsa suicida.

Quando finalmente la raggiunge, la ragazzina è seduta sull’asfalto, ha un graffio da cui esce un po’ di sangue sul mento, ma è ancora tutta intera e FP non può fare a meno di tirare un sospiro di sollievo. Appena lo vede arrivare, lei si alza in piedi e comincia a cercare nervosamente i cerotti che sua madre le mette sempre nel cestino della bici.

“Maledizione” impreca Alice, nel tentativo di trovarli.

FP sorride, perché eccola là, la sua Alice. Alice che era forte, sicura di sé, coraggiosa e impeccabile. Alice che doveva necessariamente vincere anche quando perdeva. A volte si chiedeva se mai quel diavoletto biondo gli avrebbe permesso di prendersi cura di lei. Se mai sarebbe stato in grado di prendersi cura di lei.

“Siediti, Alice” le dice, mentre lei armeggia ancora con cerotti, disinfettante e fazzoletti – è in momenti come quello che si chiede perché Alice esca con lui e pensa a come, nonostante venga anche lei dal Southside, la sua famiglia sia bella. Non riesce proprio ad immaginare il suo di padre mettergli dei cerotti nel cestino della bici – non può fare a meno di tradire un filo di amarezza e pensare a come sarebbe ironico se lo facesse, essendo lui la causa della maggior parte dei suoi lividi. Suo padre non era una bella persona, e sua madre, beh – FP non la odiava. Non la odiava per essersene andata, la mattina seguente al suo ottavo compleanno – non più di quanto aveva odiato quel verme di suo padre ogni volta che le aveva messo le mani addosso. Avrebbe voluto solo che lo portasse con sé o che avesse avuto almeno il coraggio di dirgli addio.

Alice lo guarda, incrociando le braccia sul petto – odia che le si dica cosa fare, e obbedisce solamente quando lui le lancia un’occhiataccia.

“Smettila, FP” si lamenta appena, ma mentre lui si avvicina e spazza via la terra da quel graffio e vi applica un cerotto, non può fare a meno di chiudere gli occhi. Quando li apre, si trova davanti un sorriso sghembo e divertito, che le dice “La tua reputazione è al sicuro con me, Alice” e lei è sul punto di tirargli un calcio negli stinchi mentre è ancora seduta per terra, quando improvvisamente pensa che no, non sarà mai una principessa che si fa salvare dal principe, ma in fondo FP, con quel suo sorriso ironico e gli occhi di un bambino costretto a crescere troppo in fretta, non è un principe. E lei non è una principessa.


 

***

 

Hanno appena quattordici anni, la prima volta che si baciano – beh, non proprio – ma è a quell’età che FP comincia a guardarla come una ragazza vera. Non è più la bambina travestita da Kim Boggs che aveva conosciuto tanti anni prima: è una giovane donna adesso, con forme morbide e invitanti fasciate da un chiodo nero, le labbra atteggiate in un sorriso ostinato e quegli occhi sempre verdissimi, che risplendono come smeraldi. Sono alla festa di compleanno di un’amica comune, una del quartiere, quando una ragazzina propone di giocare ad Obbligo e verità e anche se Alice non ha proprio voglia di giocare – è un gioco stupido, dice, con una smorfia sprezzante – finisce per cedere e lasciarsi coinvolgere.

Quando una ragazzina rossa e lentigginosa – FP scoprirà poi da un imbarazzatissimo e balbettante Fred che ha un nome, e quel nome è Mary – sfida Alice a baciarlo, FP non può fare a meno di sentirsi piccolo, ma indossa la sua migliore faccia di bronzo perché è un leader e i leader non hanno mai paura. Si sporge verso di lei, e si chiede se le sue labbra abbiano il sapore del burrocacao al lampone e more che mette sempre, ma nel farlo trova solo il vuoto. Riapre gli occhi e la trova distante, che sta con gli altri.

“Non avrai pensato che ti avrei baciato davvero, FP?”

Alice ha quattordici anni, i riccioli ribelli a incorniciarle il viso e tanta voglia di affermarsi, ed è la prima volta che lo rifiuta, la prima volta che FP la vede ridere di lui, e non con lui. Alza le spalle e alza il mento, sperando che i suoi occhi non tradiscano la delusione e il suo tono di voce non sembri falso e ferito alle orecchie di Alice come lo è alle sue.

“Come se mi importasse. Ti avrei baciata solo perché ti avevano sfidata a farlo” dice infine – ma può sentire il serpente del rifiuto strisciargli lungo la schiena.

(Entrambi fingono, quel giorno. Fingono di non vedere l’espressione ferita sul volto dell’altro, e Alice, per la prima volta, non può fare a meno di chiedersi se essere una tipa dura deve necessariamente comprendere il confrontarsi con quell’espressione negli occhi castani di FP.)


 

***


 

A sedici anni hanno da poco iniziato il secondo anno al liceo ed è la prima sera che si ferma a casa di Alice, quando i suoi non ci sono per motivi di lavoro. FP la vede armeggiare e armeggiare con il frigorifero alla ricerca di qualcosa, per poi girarsi verso di lui con un sorriso trionfante e vagamente ribelle e mostrargli due birre. Il giovane, sdraiato sul divano di casa Smith, non può fare a meno di sorridere, quando Alice gliene porge una e si siede accanto a lui.

“Sogni mai di scappare dal Southside, Alice?” le chiede, senza sapere il perché di quella domanda che però gli è comunque in testa da quando ha iniziato il liceo.

Alice, con il chiodo nero e una criniera di riccioli biondi, in netto contrasto con la giacca dei Bulldogs che ha addosso lui e che a volte sembra proprio non gli appartenga, sembra essere l’immagine di tutto ciò da cui, in quel momento, vorrebbe scappare. Ma non ce la fa, perché in fondo scappare dal Southside non è scappare da Alice, non quando lei incrocia le braccia sul petto e comincia a guardarlo storto.

“No. Perché dovrei?” gli risponde, con un piglio irrequieto. Sembra così offesa che FP non riesce a trattenersi dallo scoppiare al ridere.

“Cosa c’è di così tanto divertente?” Alice si chiede se FP la stia per lasciare, per voltarle le spalle, perché alcuni sguardi fra lui e Hermione non le sono certo passati inosservati, e detesta così tanto il modo in cui lui stia rinnegando tutto, ultimamente. E non importa neanche un po’ il fatto che si conoscano da anni, non vi è stato nulla fra di loro se non qualche bacio rubato e –

Lui le fa l’occhiolino.

“Nulla. Non avevo dubbi”

Gli molla una spinta, a cui lui risponde alzando un sopracciglio e inchiodandola al divano – desidera ancora scappare dal Southside, ma quell’uniforme da Bulldog gli sta un po’ più stretta - e Alice se la ride. Mentre le blocca i polsi, intrappolandola e impedendole di spingerlo ancora, capisce che no, non è da Alice che vuole scappare.

( Rimane a casa sua quella sera. Non era previsto, non era programmato, ma si trovano ben presto sul letto di Alice a ridere e a parlare dal futuro e a desiderare di restare così per sempre. I loro corpi sono nudi, quando FP le chiede se è sicura di ciò che vuole fare - perché tutte le sue di incertezze invece sembrano essere finite sotto la giacca dei Bulldogs nell’angolo della stanza di Alice, non troppo lontano dal suo chiodo nero. E’ vulnerabile come non l’ha mai vista, quando si gira verso di lui; lo guarda, tace e pensa ad Hermione, prima di dirgli “Non restare, non se domani mattina, quando mi sveglio, non ti troverò qui” - la sua giacca nera è a terra e il serpente dell’insicurezza sembra essere pronto a saltarle alla gola.

Alice si sveglia, la mattina seguente, ed apre appena gli occhi, assicurandosi che sia accanto a lei – ma prima che possa farlo, è lui ad accorgersi che lo sta cercando. Lo vede ghignare compiaciuto, e lo redarguisce con un “Adesso non ti montare la testa!”. Non può fare a meno di tirargli contro un cuscino, quando si guardano e scoppiano a ridere perché è così assurdo e imbarazzante e si conoscono da anni e - )

***

A diciassette anni, Alice si accorge che è vero che il liceo cambia le persone. Lei e FP non si vedono più così tanto, eppure non può fare a meno di pensare ancora una volta a come, per tanto tempo, ogni sillaba del suo nome le abbia fatto stringere lo stomaco, come alla ricerca di qualcosa. Quando lo vede, si limita ad osservarlo da lontano, mentre parla di una casa sua che non è davvero casa sua e porta una giacca da Northsider uguale a quella di Fred Andrews, che è forse l’unico, insieme a lei, a sapere la verità sul suo conto e sul luogo da cui FP viene davvero. Quando lo vede mano nella mano con Hermione, quando lo vede rinnegare il Southside non può fare a meno di chiedersi come abbia potuto tradire il posto in cui sono cresciuti, e lei. Come ha potuto tradire lei? Lo confronta un giorno, in un modo un po’ rude.

Lui ha un’espressione impenetrabile, quando lei gli dice che sta mandando tutto al diavolo per delle amicizie comprate al prezzo della rinuncia alla sua identità. “Non voglio finire ad avere sessant’anni e a fissare il vuoto mentre muoio di cirrosi, Alice. Mi dispiace” le dice, e improvvisamente Alice capisce: non è dal Southside che scappa e nemmeno da lei, è dall’ombra gigantesca che pende su di lui come un’incudine, quella di suo padre – quel padre che Alice conosce di vista e con cui si è scontrata una volta e di cui, comunque, FP non parla mai senza nascondersi e abbassare gli occhi.

“E questo cosa c'entra con me?” gli dice, con le braccia incrociate sul petto. “O forse c'entra con Hermione?”

FP pensa alla ragazza con i capelli mori, pensa a quella sua ambizione fervente e a come, quando gli ha raccontato di sua madre, abbia capito quanto in fondo fossero simili, loro due – due ragazzini con la testa piena di casini e le mani piene di mosche. Eppure Hermione non è Alice, con Hermione non sarà mai sé stesso, non come lo è con Alice. La guarda e i suoi occhi verdi sono ridotti a due fessure, e gli appare come incapace di rispondere, per un lungo istante.

“Fai quello che devi fare” gli dice, gli occhi pieni di lacrime che non permette a sé stessa di lasciar sfuggire – FP è sempre stato l’unico in grado di infiltrarsi nelle sue difese ed ora questo è un motivo in più per odiarlo.”Ma non sarò qui ad aspettarti, quando ti scaricherà per qualcuno con un conto in banca migliore”
Ed è in quel momento, mentre se ne sta andando, che la ferma afferrandola per un braccio, e lei si ribella perché non ci cascherà questa volta e -

“Lasciami” gli grida contro, cercando di liberarsi e di sfuggire alla sua stretta.

FP alza gli occhi al cielo, perché, davvero, che bisogno c’è di essere così drammatici?

“Non ti lascio finché non sarai pronta ad ascoltare quello che ho da dire” la ammonisce e poi le scompiglia i capelli biondi con l’altra mano, solamente per il gusto di farla arrabbiare. “Quando ti metterai in quella piccola testolina che mi sono innamorato di te?”

FP non ha la minima idea di quando sia cominciata quella storia, se è stato quando l’ha vista davvero la prima volta, e non soltanto guardata. O quando lei si è accorta di un livido sulla sua spalla, e ha voluto a tutti i costi affrontare a testa alta suo padre e urlargli contro che fosse un vigliacco – e non importa davvero che non sia cambiato nulla, perché lui non ha mai avuto il coraggio di farlo. O forse è stata la notte della loro prima volta, quando l’ha abbracciato stretto, come se non volesse più andarsene – perché sì, Alice è stata ed è il suo primo bacio, la sua prima volta ed anche il suo primo amore.

 

NDA. 

Ecco il primo capitolo della mia minilong sui Falice. E' già completa e sarà composta da tre capitoli, che credo pubblicherò settimanalmente. Fatemi sapere cosa ne pensate ^^
 


 


 

   
 
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