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Autore: Ste_exLagu    10/11/2019    1 recensioni
Hanamichi è un campione che gioca nel NBA alle soglie dei 30 anni. Brinda più volte con Haruko in un locale. Lei aspetta un bambino e sembra quindi che tutto sia felice, ma quando cominci a fare i conti con il dover crescere forse il brindare non è solo per una cosa bella. Magari brindano a tutto quello che lui ha perso con lei, forse brindano perché lui è svuotato dai sentimenti che provava per lei. Forse lei si è rivelata per quello che è in realtà. Al bancone l'incontro con qualcuno del passato, e uno svelarsi insieme, mettendo sul piatto quello che i loro cuori riescono ancora a tenere vivo, o forse quello che sono riusciti a lasciare andare.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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(Anata ni maketa) 
Lost On you  
Sakuneko 
Note pre fic: Non cambio la citazione dalla canzone perché mi piace questa parte.  
Burning like embers, falling, tender 
 
Loki0ing for the days of no surrender 
 
Dire che sono preoccupato è poco, mi sono trovato davanti al mio migliore amico e un suo compagno di squadra messi male, e ho prestato i primi soccorsi, ho distratto la Kitsune e ho chiamato l’autorità, mi sento in colpa, è colpa mia che ho lasciato Haruko, e che ho messo quella clausola e che l’ho chiamata con le sue iniziali. Quando è svenuto mi sono sentito morire, come quella volta della rissa con Mitsui. Quando in ospedale poi mi ha svegliato ho sentito di poter respirare normalmente. Provo un mix di emozioni che non riesco a catalogare, ma ora sono più rilassato siamo arrivati a casa sua con una macchina messa a disposizione dalla sua squadra, quando siamo entrati nel salotto del suo attico siamo stati investiti dai miagolii indispettiti di un grosso gatto rosso, che Kaede ha chiamato Dohao, non posso negare che non sia rumoroso. Ho dato il cibo al gatto e sono tornato in salotto e ho trovato il padrone di casa addormentato sul divano, questa giornata per lui deve essere stata estenuante, per tutta colpa di quella deficiente di Haruko Akagi. Le mie scoperte degli ultimi giorni su di lei sono state shoccanti, ho scoperto il tradimento, e si è aggiunta la beffa dell’essere felice cornuto e inconsapevole mentre tre quarti della lega sapeva tutto. Sono stupido, prendo il telefono e guardo le foto che ho in memoria, molte sono con lei, gli ultimi quindici anni sono stati con lei, inconsapevolmente mi sono appoggiato alla sua presenza quella ragazza che è diventata una donna, come io sono cresciuto e sono diventato l’uomo che mio padre avrebbe voluto che fossi, per l’uomo che mia madre ha sempre visto in me, e grazie a lei lo sono, e devo ringraziare anche la mia ex fidanzata, con lei sono cresciuto, e forse grazie alle ultime scoperte posso dirmi realmente maturato, realmente capace di capire la meschinità del prossimo. Sono cresciuto pian piano, la rabbia verso la vita, il rancore verso me stesso sono stati il carburante per la mia carriera, e questo e molta analisi mi ha aiutato. Un giorno di fine estate, fuori un tifone e in palestra la solita adrenalina sportiva le ho chiesto se avesse voluto essere la mia ragazza, e lei ha accettato, e mi sono sentito il più fortunato del mondo.  
Mentre ricordo queste cose il gattone di Rukawa mi raggiunge e mi si struscia contro le gambe, approfitto per prenderlo in braccio e mi siedo sulla poltrona ad osservare il giovane uomo che giace sdraiato sul divano, il viso escoriato come ai vecchi tempi e le labbra socchiuse, le stesse labbra che solo l’altro giorno hanno baciato via le mie lacrime per lei. Il suo gatto mi si acciambella addosso e comincio a sospirare, ho pianto per Haruko, e il dolore non ne vuol sapere di smettere, ma le fusa del felino sul cuore sembrano parte della cura.  
Haruko benedetta e maledetta, la devo ringraziare, grazie a lei ho scoperto il basket, ho scoperto questa palla a spicchi, e la felicità di un canestro realizzato, di un rimbalzo preso in faccia ad un giocatore forte. Haruko mi ha fatto toccare vette di felicità che non pensavo esistessero dopo la morte di mio padre. Non pensavo di meritarmi di essere felice, e invece lei con i suoi modi educati, con il suo sorriso gentile mi ha fatto scoprire che anch’io, figlio imperfetto, teppista che proveniva dalle medie Wako, potevo essere amato, e amare. Siamo cresciuti piano piano, la prima uscita impacciata, il primo bacio, la prima volta, è stato tutto con lei, non avevo avuto nessuna ragazza. Passavamo un sacco di tempo insieme. Quegli anni sono stati bellissimi, oltre all’amore ho scoperto l’amicizia più vera, quella di Yohei e quella di Kaede, che sono due pilastri della mia vita, anche se purtroppo per la distanza con Yohei riusciamo a vederci poco, anche se ci sentiamo tanto. Abbiamo parlato di Noma, e nemmeno lui sospettava la storia tra loro due, anche se ha detto che Noma ha chiuso con loro da quando è venuto ad abitare negli Stati Uniti. Kaede è stata una scoperta, uno tsunami silenzioso, ho scoperto la sua timidezza, la sua forza, la sua insofferenza, le sue guerre personali, e quando abbiamo cominciato a lottare insieme e non uno contro, ho scoperto tanti suoi pregi, oltre ai suoi ben noti difetti.  
Sto cercando di fare chiarezza, sto cercando di capire quando tutto è andato in frantumi, quando l’amore di lei è passato a me ai miei soldi, quando io sono diventato stupido e con i paraocchi. Sono rimasto in Giappone a guadagnarmi un posto nel basket che conta dopo la partenza di Rukawa, e mi sono allenato giorno e notte per diventare il genio che ho sempre professato di essere. Mi ricordo il sudore, la fatica, ma quegli anni sono passati veloci e felici. Noma e Haruko sono diventati sempre più amici, ma lui aveva un fidanzato, la cosa non mi insospettiva per niente, anche perché lui è, era un mio amico d’infanzia, siamo cresciuti insieme nel quartiere e abbiamo fatto le scuole insieme, solo che io ho deciso per continuare con l’università per poter continuare la mia scalata al basket professionistico, e forse è qua che ho abbassato la guardia, ho sempre riempito di attenzioni, sia fisiche che materiali Haruko. Appena maggiorenni siamo andati a vivere insieme ma non ci siamo sposati, non che io non glielo abbia chiesto, ma lei mi ha detto che eravamo ancora giovani, e che avremmo avuto tempo, forse avrei dovuto capire allora, o forse ora leggo tutto sotto il sospetto del tradimento. Abbiamo preso un monolocale, una casa piccolissima ma stavamo bene, io cucinavo, e lei si occupava della casa quando non studiava moda, quando ho cominciato a guadagnare con il basket abbiamo cambiato casa un paio di volte, ed erano sempre più grandi, e le sue scuole di moda sempre più costose, ma ce la siamo cavati.  
Il ronfare basso del gatto mi distrae e gli gratto in mezzo alle orecchie, guardando nuovamente il suo padrone, anche tutto scarmigliato dal pestaggio rimane una creatura eterea, inarrivabile, quasi celestiale, che mi fa battere il cuore velocemente, nel dubbio di come abbia fatto innamorare così tanta perfezione. La sua perfezione sta nell’essere contemporaneamente così altero e così pieno di sentimenti celati, nell’alternare bei difetti e insopportabili pregi. Torno con la mente a quel momento in cui lui ha baciato via le mie lacrime, quel momento è stato un vuoto nel tempo, come vivere in una bolla di sapone, sulle sue labbra è sparito tutto il dolore, come un anestetico locale, dopo poche ore dall’assunzione è finito l’effetto, e sono tornato a soffrire, ma in quel momento mi sono sentito al centro di un amore potente. Come in una bolla di sapone, come se non esistesse nient’altro che la comunanza tra noi, il suo tocco delicato, e il mio stupore. Non capisco perché non faccia avvicinare nessuno, lo vederei bene con Smith, ma niente è stato implacabile, come sempre, diretto e privo di ogni tatto. Delicato e dolce con il mio dolore, spietato nei riguardi dell’amore nei suoi confronti.  
Il gatto si muove piano e scende andando a fare le fusa sul fianco del proprio padrone e sento freddo, quasi quando lui ha smesso di abbracciarmi, e di baciarmi il viso.  
Ho voglia di svegliare la Kitsune, solo per poter vedere i suoi occhi spalancarsi come finestre sul cielo prima che diventi notte.  
Tra tre giorni partiremo per Baku dove incontreremo gli altri convocati in nazionale, e giocheremo insieme a qualche avversario del liceo, ormai solo un paio, e poi giovani, ragazzini che cercano di seguire le nostre orme con l’America nel loro basket e nei loro sogni.  
Di scatto mi alzo e vado a baciare una guancia del volpino, non so per quale tara mentale, o quale ingranaggio arrugginito e lui si sveglia e a me manca il fiato, come dopo una lunga corsa, mi vedo riflesso nei suoi occhi, ma non capisco come mi vede, vorrei poter provare per lui quello che prova per me ma non è così.  
L’attrazione per quel corpo c’è stata, ma sono etero, sono stato solo con una donna e quindi non sono gay. Ora devo interrompere questo soliloquio e parlare con lui “Kitsune andiamo a letto?” e lui comincia a ridacchiare “attento alle proposte che fai, potrei soddisfarti in modi che nemmeno conosci” sgrano gli occhi, lui ha appena interpretato la mia proposta come una proposta a sfondo sessuale, ed è maledettamente sensuale quando la voce esce arrochita dalle sue labbra, è riuscito a farmi arrossire nonostante abbia passato l’adolescenza e le emozioni incontrollate da tempo. “E da quando interpreti le domande normali con doppi sensi?” gli chiedo e lui si fa meditabondo “mmm da quando ho capito che spesso si dice andare a letto al posto di scopare, e me lo hai insegnato tu quando mi hai parlato della tua prima volta perché continuavo a non capire, e poi io ci verrei volentieri a letto con te, ma adesso dobbiamo andare a dormire e non sono proprio il tuo tipo in quel senso.” sorride amaro e si alza gemendo. Si dirige verso la camera degli ospiti e poi si blocca “Puoi dormire con me? Non per fare lo sbruffone come prima, ma perché il solo prepararti questa stanza e andare nella mia da solo mi mette ansia”. Il mio cuore batte fortissimo alla sua proposta e alla sua sincerità “Ok Kaede, dormirò con te, e non ti farò proposte sessuali” gli sorrido e lui con me, mi prende la mano, la sua è sottile e fredda così in contrasto con la mia grande e calda. Mi perdo come il calore della mia mano nel suo freddo. Ci prepariamo per andare a letto, lui indossa ancora i miei vestiti e io tolgo solo le scarpe, ci sdraiamo sul suo letto matrimoniale King size, e mi addormento in pochi minuti con la sua testa sulla spalla e la sua mano nella mia. 
 
Parole Sparse: Un paio di simpaticissime recensioni, che prescindono da quello che scrivo, scritte criticando in generale, senza entrare nel particolare, e indicando come capolavori fic impaginate con l’unità di misura con cui sono state studiate le distanze tra le rotaie, l’ingombro della “zona coda” dei cavalli, mi ha quasi fatto smettere, e poi l’influenza e l’inizio delle lezioni in accademia ci hanno messo del loro, ma mi dispiace per voi, sono ancora qua per l’HanaRu day. 
  
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