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Autore: StarCrossedAyu    11/11/2019    1 recensioni
Si pensa che le stagioni siano caratterizzate esclusivamente dai colori, talvolta più accesi rispetto ad altri, oppure dal profumo che trascinano al loro passaggio.
Tuttavia in pochi riescono a percepire il loro suono: squillante, cupo, nostalgico, gioioso.
Quando esse sfumano, cedendo il testimone alla compagna, risuona una melodia sorda in grado di pizzicare le corde dell'animo.
Perdersi in essa è solo una conseguenza.
||In corso|¦|Raccolta di one-shot/flash-fic|¦|Multiship||
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Spoiler dal manga [Akihiko/Ugetsu - Kaji/Murata]



Succedeva tutte le volte. Esattamente come un tossico dalla volontà debole, ricadeva nuovamente nel medesimo vizio in cui desiderava annegare quella sofferenza soltanto per ritrovarsi dolorante sul selciato, privo di orgoglio e con un'unica preghiera.

Basta.

Si spinse nel suo corpo ad un ritmo cadenzato facendo schioccare la loro pelle, producendo una sinfonia già udita in precedenza eppure sempre nuova. Ugetsu si artigliò alle sue spalle, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo soltanto per morderlo e succhiare un'anima che era stata sua sin dal principio, incapace di liberarsene come stregato da un incantesimo, ed Akihiko grugní un verso di godimento, aumentando la potenza con cui tentava inutilmente di fondersi con l'essere che lo aveva soggiogato al primo sguardo.

Rincorsero l'orgasmo, avvinghiandosi l'un l'altro in quel concerto composto dal suono dei loro respiri pesanti, della testata del letto che puntualmente batteva sullo stesso identico punto del muro creandovi una crepa che estendeva il proprio raggio di volta in volta, del sudore che ricopriva i loro muscoli affaticati dallo sforzo di donare ed accogliere un piacere tanto dolce quanto lo era il gusto amaro che avrebbe lasciato sui loro palati resi umidi dai troppi baci.

Era sempre così che finiva, perché non potevano farne a meno per quanto ci provassero, per quanto tentassero di convincersi che fosse finita, che sedare la loro reciproca fame su altri corpi li avrebbe infine saziati invece di lasciarli con un buco nello stomaco ed una voragine nel petto. Suonavano quello strumento da troppo tempo con la raccapricciante ostinazione di chi non si arrende al fatto che oramai sia troppo consumato per pensare che un semplice restauro basti a riportarlo all'antica gloria, e le cui corde si spezzavano con la medesima logorante insistenza con la quale venivano cambiate, prolungando un tempo altresì scaduto.

Terminò così anche quella volta mentre, raggiungendo il culmine, le loro bocche si trovarono cieche a metà strada unendosi nell'unico modo che conoscevano per non ferirsi, perché le parole che si rivolgevano - sebbene camuffate da innocenza e finta indifferenza - erano lame dalla punta affilata che li colpiva dritto al cuore ed Ugetsu, tra i due, era quello dalla mira infallibile. Forse era la sua profonda sensibilità a renderlo così crudele e paradossalmente egoista, ma Akihiko non lo avrebbe mai ammesso a voce alta; farlo avrebbe significato che quanto condiviso non avesse fondamento alcuno all'infuori della passione per la musica, della muta venerazione per la sua essenza apparentemente effimera come lo sbocciare dei ciliegi, o il fatto che fisicamente fossero compatibili come due pezzi di un puzzle i cui bordi combaciavano ancora senza la precedente perfezione. Sarebbe stata una mera bugia o forse un'agghiacciante verità, non lo sapeva nemmeno lui.

Col fiato corto si spostò di lato, sprofondando tra le lenzuola e con gli occhi fissi al soffitto. Ugetsu si rannicchiò su un fianco senza degnarlo di uno sguardo, celando un'ombra di vergogna e pentimento.

Si sentivano euforici, sporchi, incapaci di accantonare quella dipendenza ed andare avanti con la propria vita, come se fossero uniti da un veleno di cui erano mortalmente assuefatti.

Era sempre così che finiva, in un goffo tentativo di incollare i cocci per poi precipitare inesorabilmente al suolo al pari di Icaro, infrangendosi in nuovi punti i quali, fintanto che le cose avessero seguito quel corso malato, non si sarebbero mai risanati.

Rimasero così, immobili, perennemente bloccati nel medesimo, singolo punto della loro storia ormai tossica, bambole di porcellana crepate lungo la superficie e dilaniate al di sotto, respirando i residui di un sentimento che di puro non aveva più niente ed esalava fumi tossici dall'odore acre del sesso.

Akihiko si accese una sigaretta, alzandosi e lasciando Ugetsu da solo in un letto che in passato reputava troppo grande e adesso gli sembrava troppo piccolo. Il silenzio era denso come nebbia, l'aria irrespirabile e la consapevolezza di quanto avessero fatto rendeva ancora più triste lo scenario già desolante.

Non sapevano più come amarsi, ma farsi del male nel tentativo di ricordarlo era meglio che perdersi definitivamente.

   
 
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