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Autore: Stria93    11/11/2019    2 recensioni
Tata e giardiniere si scambiarono uno sguardo esitante che il fanciullo interpretò come l'ennesimo indizio di ebetudine tutta adulta.
- Ma almeno lo sapete come si gioca a nascondino? - domandò, alzando un sopracciglio con sospetto. Stentava a credere che al mondo esistesse qualcuno che non sapeva come si giocasse a nascondino, ma non si poteva mai dire con i grandi, e così si lanciò in un'illustrazione dettagliata di quel passatempo conosciuto da ogni bambino della Terra fin dalla notte dei tempi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Warlock Dowling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quell'anno, ottobre si era presentato in una veste insolitamente mite e soleggiata, quasi volesse scimmiottare gli ultimi sprazzi d'estate regalati dal suo predecessore settembre.
Le giornate erano ancora luminose e piacevoli, tanto da poter trascorrere i pomeriggi all'aria aperta senza aver bisogno di tanti strati di vestiti.
Per un bambino di cinque anni affamato di vita e avventure come il piccolo Warlock era l'occasione ideale per continuare a godere dell'immenso giardino che circondava la tenuta di famiglia. Tata Ashtoreth accettava di buon grado di accompagnarlo fuori per permettergli di correre e giocare e, casualmente, Fratello Francis era sempre nei paraggi e spendeva volentieri una o due ore del suo tempo chiacchierando con il bambino, mentre la tata si dileguava con la scusa di qualche commissione da sbrigare per ricomparire solo quando fosse giunta l'ora di riaccompagnare Warlock in camera sua.
Quel giorno non sembrava molto diverso da quelli che l'avevano preceduto: il sole pomeridiano inondava di luce calda il parco intero, facendolo risplendere di pennellate rosse, gialle e arancioni come il quadro di un pittore impressionista che avesse voluto catturare sulla tela l'essenza stessa dell'autunno.
Warlock aveva preso la tata per mano e l'aveva trascinata all'esterno della casa, senza mancare di rimproverarla per la sua lentezza, tipica degli adulti.
I due raggiunsero il giardiniere che rivolse loro un gran sorriso amabile. - Buongiorno signorino Warlock! Madame. - aggiunse, accennando un garbato inchino in direzione della donna.
Tata Ashtoreth si sistemò meglio il cappellino sulla testa, che le era scivolato di lato durante la corsa, e, con il massimo contegno che la situazione le permetteva, ricambiò il cenno del capo alla volta di Fratello Francis, il quale dovette trattenersi dal lasciarsi sfuggire un sorriso divertito nel vedere il demone così scarmigliato e col fiatone.
- Hai visto, Warlock? Il buon Dio ha deciso anche oggi di graziarci con questo clima. - commentò serafico, lanciando un'occhiata beata al cielo terso e turchese.
Benché il piccolo avesse capito poco e niente di quell'esternazione, ne intuì almeno il senso generale e si azzardò ad annuire.
- Allora, ragazzo mio. - esordì il giardiniere, inginocchiandosi per poter guardare negli occhi il piccolo. - Cosa vuoi fare di bello oggi pomeriggio? Ti andrebbe di aiutarmi a dar da mangiare agli uccellini? Potrei raccontarti la storia di San Francesco, che ne dici? -
Ma Warlock scosse la testa con decisione: aveva un piano ben preciso per quella giornata, che non contemplava il restarsene fermo ad osservare il giardiniere svolgere i suoi compiti quotidiani o ascoltare racconti di sorta.
- Io voglio giocare a nascondino. - dichiarò senza mezzi termini. Non si trattava né di una richiesta, né della semplice espressione di un desiderio infantile. Era un vero e proprio ordine che, come tale, non ammetteva una risposta negativa.
- Oh, ma... ma certo. - assentì il giardiniere, preso in contropiede e incapace di dissimulare del tutto la propria delusione e la pressoché totale mancanza di voglia di mettersi a setacciare il giardino e la casa per scovare un ragazzino che si era nascosto per divertimento.
Warlock si portò le mani ai fianchi, assumendo un atteggiamento direttivo. - Allora facciamo che io mi nascondo e tu e la tata dovete venire a cercarmi e chi mi trova per primo vince! -
A quelle parole, Tata Ashoreth, che già si stava apprestando a sgattaiolare nuovamente verso l'imponente dimora in mattoni, ben lieta di lasciare “la patata bollente” al collega, si bloccò sul posto come una statua di ghiaccio e si voltò verso il suo protetto. - Cosa? Vorresti che giocassi anch'io e che fosse una gara tra me e Francis, caro? -
Il bimbo le regalò un'espressione di sufficienza, come se la sua bambinaia gli avesse appena dato un'irritante dimostrazione di ottusità.
- Sì. Una gara! - scandì. - Vince chi di voi due riesce a trovarmi prima! -
Tata e giardiniere si scambiarono uno sguardo esitante che il fanciullo interpretò come l'ennesimo indizio di ebetudine tutta adulta.
- Ma almeno lo sapete come si gioca a nascondino? - domandò, alzando un sopracciglio con sospetto. Stentava a credere che al mondo esistesse qualcuno che non sapeva come si giocasse a nascondino, ma non si poteva mai dire con i grandi, e così si lanciò in un'illustrazione dettagliata di quel passatempo conosciuto da ogni bambino della Terra fin dalla notte dei tempi.
- Praticamente, voi dovete coprirvi gli occhi e contare fino a... mmh... fino a cinquanta! - stabilì. Non che il bimbo fosse effettivamente in grado di contare fino a quella cifra, ma gli pareva che suonasse abbastanza adeguata da permettergli di trovare il nascondiglio perfetto.
- Fino a cinquanta. - gli fece eco Fratello Francis, mostrandogli di stare al passo con la sua spiegazione. - E poi? -
Warlock lo ricompensò con uno sguardo sconcertato da tanta stupidità. - E poi venite a cercarmi, no?! È per questo che si chiama nascondino! -
- Oh, è naturale! - rise nervosamente il giardiniere, lanciando uno sguardo di sottecchi alla tata in cerca di supporto. Ma la donna scosse la testa e allargò leggermente le braccia, rassegnata.
- E chi riesce a trovarmi, ha vinto. - concluse Warlock, sottolineando quel concetto per la terza volta, come a volersi sincerare che quei due stupidoni dei suoi compagni di giochi avessero afferrato appieno le regole.
- D'accordo, caro. - rispose Tata Ashtoreth con tutta l'aria di chi avrebbe preferito mangiar rospi. - Ma non uscire dai confini della tenuta, capito? -
Il bambino annuì. - E non vale cercarmi insieme. Non potete trovarmi nello stesso momento, altrimenti non vince nessuno. - disse con ovvietà.
- E perché mai pensi che potremmo lavorare insieme, tesoro? - chiese la tata, improvvisamente sull'attenti.
Warlock scrollò le spalle. - Per essere più forti nel gioco. -
- Non preoccuparti, non succederà. - gli assicurò la donna. - Vero, Fratello Francis? - soggiunse, alzando lo sguardo verso il giardiniere.
- Assolutamente. - confermò l'uomo, sollevando la destra. - Croce sul cuore. -
Il visetto del bimbo si aprì in un sorriso elettrizzato. - Allora cominciamo! -
Warlock attese, ma la tata e il giardiniere si limitavano a starsene lì su due piedi e a guardarlo, incerti sul da farsi.
- Ma che state facendo? - domandò, sbigottito. - Dovete girarvi, coprirvi gli occhi e iniziare a contare! Se no io come faccio a nascondermi? -
I due adulti si riscossero di colpo ed eseguirono immediatamente: si portarono le mani agli occhi e presero a contare a voce alta.
Warlock alzò gli occhi al cielo ed emise un gran sospiro: possibile che ai grandi bisognasse sempre spiegare tutto? Dopodiché corse via, guardandosi attentamente intorno per individuare il luogo più adatto in cui rintanarsi per non farsi trovare. Odiava perdere e non voleva rendere la vita troppo facile alla tata e a Fratello Francis. Doveva trovare un posto davvero perfetto. A un tratto gli venne un'idea che il piccolo giudicò geniale e, sorridendo tutto contento, si avviò trotterellando verso la sua meta.



Crowley continuò a contare sbirciando tra le dita e, appena il bambino scomparve dietro un angolo e non fu più a portata d'orecchi, tolse le mani dal viso e diede una lieve gomitata ad Aziraphale che, al suo fianco, stava diligentemente proseguendo la serie di numeri con gli occhi ben serrati.
- Ora puoi anche smettere, angelo. Warlock se n'è andato. -
- Ma devo contare fino a cinquanta, caro. Sono le regole. - replicò l'amico, senza accennare a scoprirsi gli occhi e riprendendo a snocciolare numeri.
Crowley esalò un sospiro esasperato e lo afferrò per i polsi, levandogli a forza i palmi dal volto e incontrando la sua espressione stupita.
- Ma che stai facendo? Warlock ha detto... -
- Non ho nessuna intenzione di rimanere qui a contare fino a cinquanta. A quest'ora il ragazzino si sarà già nascosto. -
- Ma così non vale. - protestò Aziraphale, sempre refrattario quando si trattava di divergere da regole prescritte. - È scorretto e credo sia anche antisportivo. -
- Abbiamo a che fare con l'Anticristo, angelo. Credi davvero che gli importi qualcosa della sportività? E comunque vorrei ricordarti che qui siamo noi quelli che partono in svantaggio. -
- Che cosa vuoi dire? -
- Che Warlock potrebbe ricorrere ai suoi poteri per trovare un nascondiglio, ovvio! -
I lineamenti di Aziraphale si contrassero in un'espressione scettica. - Ma che dici? Non essere assurdo! -
- Non consapevolmente. - puntualizzò Crowley. - Ma metti che sia tutto intento a pensare a dove nascondersi e a un tratto gli venga in mente che un buon posto potrebbe essere, non so... il nido di un uccello. La realtà risponde al suo volere e si piega ai suoi desideri: per quanto ne sappiamo, ora potrebbe trovarsi sul ramo più alto di una di queste querce. -
- Oh, Cielo. - fece Aziraphale, comprendendo di colpo la gravità della situazione. - Potrebbe essere dovunque e noi non abbiamo la più pallida idea di dove iniziare le ricerche. -
- Esattamente. - rispose Crowley, sconsolato.
- Ma forse stiamo correndo troppo, caro. - tentò Aziraphale, sforzandosi di imprimere alle proprie parole una nota speranzosa. - Sono solo congetture. Non è detto che utilizzi per forza i suoi poteri. A quest'ora potrebbe trovarsi nascosto in un armadio o dietro una tenda, come tutti i bambini normali. Non saltiamo a conclusioni affrettate, rischiamo di preoccuparci per niente. -
Per nulla convinto, Crowley si strinse nelle spalle. - Se lo dici tu. Ma io continuo a pensare che sia molto più probabile il contrario. -
- Be', non serve a nulla starcene qui a fare ipotesi. - sentenziò Aziraphale che, suo malgrado, iniziava davvero a preoccuparsi. - Sarà meglio cominciare a cercarlo. -
Il demone si disse d'accordo e i due stabilirono di dividersi e di passare in rassegna rispettivamente il giardino e la casa, per ritrovarsi in quello stesso punto di lì a un'ora nel malaugurato caso che Warlock risultasse ancora disperso.



L'ora passò.
Aziraphale aveva perlustrato meticolosamente ogni angolo del parco, guardato in ogni cespuglio, dietro ogni albero, sui rami di ogni singola quercia (nel caso l'ipotesi di Crowley si fosse rivelata corretta); aveva setacciato perfino il capanno degli attrezzi dove gli addetti alla cura del giardino tenevano il necessario per la manutenzione. Ma di Warlock nessuna traccia.
Crowley, dal canto suo, si era dato un gran daffare per tutta la casa. Aveva scostato tende, aperto armadi e credenze, guardato sotto ogni letto, dietro tutte le porte, perfino nelle lavatrici e asciugatrici della lavanderia e nei forni, ovviamente spenti, delle cucine. Il tutto senza riuscire a scorgere nemmeno il più piccolo segno della presenza dell'Anticristo.
I due si presentarono al punto d'incontro stabilito con la coda tra le gambe e un'ansia crescente in corpo.
- Deduco che tu non abbia avuto più fortuna di me nel trovare il ragazzino. - disse Crowley con aria sconfitta.
Aziraphale fece un cenno di diniego. - No, infatti. Ho cercato dappertutto ma di lui non c'è traccia. -
- Per l'amor di Qualcuno! Ma dove può essersi cacciato?! -
- Crowley? -
- Che c'è? -
- Hai pensato a cosa potrebbe succedere se non dovessimo trovarlo? -
- Che vuol dire “se non dovessimo trovarlo”? Salterà fuori da solo, prima o poi! Non può rimanersene nascosto per sempre. Dovrà pur ricomparire per cena, no? Ha sempre una fame da lupi e stasera cucinano il suo piatto preferito. -
- Intendo dire, - riformulò Aziraphale. - se qualcuno dovesse chiedere notizie di lui e noi non sapessimo cosa rispondere. -
- Ah. Oh, merda. - imprecò Crowley, improvvisamente pallido.
- Warlock è sotto la nostra responsabilità. - continuò l'altro, grave. - Se sua madre venisse a sapere che ce lo siamo perso... -
- Warlock è sotto la mia responsabilità, angelo. - precisò il demone, afflitto. - Tu sei il giardiniere, non ti è stata affidata la cura del marmocchio. Sono io quello che passerà dei guai se non lo troviamo alla svelta, e qualunque cosa possano farmi i Dowling, sarebbe niente in confronto a ciò che subirei dai miei superiori se sapessero che mi sono perso il figlio del Gran Capo. -
- Crowley, non possiamo permetterlo. - disse Aziraphale, più serio che mai e fattosi cinereo quanto l'amico. La presa del terrore che gli attanagliava lo stomaco si era appena quadruplicata. - Sarebbe una catastrofe e il mondo intero ne pagherebbe le conseguenze tra sei anni! -
- E tutto per uno stupido gioco! - sbottò il rosso. - No, non può accadere. Vieni con me, angelo. Dobbiamo trovare il ragazzino e subito! -
- Sì, hai ragione. Diamoci da fare. - concordò Aziraphale, seguendo il demone. - Dovrà pur essere da qualche parte! -



Nel frattempo, da qualche parte, Warlock se ne stava rintanato nel luogo che aveva eletto a nascondiglio perfetto e rideva tra sé pensando alla tata e al giardiniere che molto probabilmente stavano girando a vuoto come trottole e non sapevano più dove sbattere la testa.
Certo, ormai era nascosto da un bel po' di tempo (non sapeva quanto esattamente dato che non aveva con sé un orologio) ma ne sarebbe valsa la pena quando fosse ricomparso davanti a quei due allocchi con la deliziosa consapevolezza di aver vinto al gioco. Più li teneva sulla corda, più divertimento c'era per lui.
Avrebbe desiderato avere con sé il game-boy per scacciare la noia, ma purtroppo l'unica cosa che rinvenne nella tasca della felpina che aveva indosso fu una barretta di cioccolato che il bimbo scartò e sbocconcellò lentamente, ridacchiando al pensiero di Tata Ashtoreth e Fratello Francis che lo cercavano senza sosta.



L'immaginazione di Warlock non lo aveva portato molto lontano da quella che era, a tutti gli effetti, la realtà di ciò che stava accadendo a poca distanza da lui.
Aziraphale e Crowley ripresero le ricerche, stavolta unendo le forze, e passarono nuovamente al setaccio sia il giardino che la casa, controllando anche le nicchie e gli anfratti più improbabili che dapprima avevano trascurato.
Sudarono freddo quando incontrarono una cameriera con un vassoio tra le mani, la quale, non avendo trovato nessuno nel parco, chiese dove fosse il bambino per potergli consegnare il quotidiano tè con i biscotti. Tata Ashtoreth le rifilò una debole storia a proposito di un improvviso colpo di stanchezza che aveva indotto il bimbo a mettersi a letto per un sonnellino fuori programma. La cameriera fece oscillare lo sguardo sospettoso dalla tata al giardiniere ma, fortunatamente, si limitò a scrollare le spalle con noncuranza e a dirigersi verso le cucine per riconsegnare il vassoio con la merenda ancora intatta. Angelo e demone tirarono un sospiro di sollievo.
- Phew! C'è mancato poco. - esalò Aziraphale.
- Già. Per un pelo. - concordò Crowley. - E di Warlock ancora nessun segno. Comincio a temere il peggio, angelo. Non può non avere usato i suoi poteri. Se così non fosse, l'avremmo già trovato da un pezzo. -
- Non puoi percepire la sua essenza diabolica e rintracciarlo in questo modo? - bisbigliò Aziraphale, ottenendo, in risposta, un'occhiataccia da parte di Crowley. - Stiamo parlando del figlio di Satana. Nessuno lo può percepire. Ha una sorta di difesa automatica, come un dispositivo di camuffamento che lo mimetizza perfettamente tra gli umani in modo da non essere individuato da quelli come te e me. -
- Allora siamo proprio nei guai. - gemette il biondo.
- Non possiamo darci per vinti. - sibilò il demone a denti stretti. - Continuiamo a cercare, ma sarà meglio dividerci. Insieme diamo troppo nell'occhio e l'ultima cosa che ci serve è destare sospetti. Se dovessi incappare in qualche ficcanaso della servitù o, peggio, in sua madre, ricorda: Warlock è in camera sua a dormire. -



Trascorse un'altra ora e mezza di ricerche infruttuose, al termine della quale Aziraphale e Crowley si ritrovarono al punto di partenza (in senso sia letterale che metaforico).
- Novità? - domandò l'angelo, più in apprensione che mai.
- Macché! - sbottò l'amico, frustrato. - E in più, poco fa ho incontrato Harriet che mi ha chiesto come mai non fossi insieme a suo figlio. Le ho detto che Warlock sta dormendo ma non sono sicuro che mi abbia creduto completamente. Per fortuna era in ritardo per un appuntamento dal parrucchiere e non ha indagato. -
- La situazione sta precipitando. Sono passate tre ore e ancora non abbiamo la minima idea di dove sia il ragazzo. E comincia anche a fare buio. - aggiunse Aziraphale lanciando uno sguardo a ovest, verso il sole morente.
- Non ci resta molto tempo. - convenne Crowley. - Se non lo troviamo prima che sua madre torni a casa e lo faccia chiamare per la cena, siamo fritti. -
- Ma dove potremmo cercare ancora? - chiese l'angelo, scoraggiato. - Abbiamo già guardato ovunque e più di una volta! -
Il demone si passò una mano sul viso tirato per la preoccupazione e lo sforzo di pensare a dove potesse trovarsi l'Anticristo. - Sei proprio sicuro di aver perlustrato tutto il giardino? -
Aziraphale corrugò la fronte. - Sì, credo di sì. -
Crowley emise un sospiro colmo di esasperazione. - Dài, proviamo ancora. Magari due paia di occhi in più faranno la differenza. E nell'oscurità mi oriento molto meglio di te. -
I due ripresero a camminare fianco a fianco, aguzzando la vista e scandagliando il parco ormai avvolto per buona parte dalle tenebre del crepuscolo autunnale.
Stavano per perdere le speranze quando gli occhi serpenteschi del demone si posarono su un particolare che era passato inosservato durante le loro precedenti esplorazioni.
- Aspetta un attimo. - disse, tendendo un braccio per fermare Aziraphale. - Cos'è quello? -
- Quello cosa, caro? - domandò l'angelo in un tono che vibrava di una lieve speranza. - Cosa hai visto? -
- Laggiù. Vieni. -
Crowley si diresse a passo di carica verso un tratto del muro di cinta che circondava la proprietà dei Dowling completamente ricoperto di folta edera rossa.
Allungò una mano per scostare il rampicante e trattenne il fiato quando davanti a lui e ad Aziraphale si materializzò il profilo inconfondibile di una vecchia porticina di legno, fino a quel momento sepolta dalla vegetazione e invisibile anche all'osservatore più attento.
I due si scambiarono uno sguardo eloquente. Che l'Anticristo potesse trovarsi in quel capanno abbandonato? Non sembravano essere rimaste molte opzioni e quello era l'unico posto in cui non avessero controllato. Le probabilità erano a loro favore.
- O la va, o la spacca. - disse Crowley, stringendo la maniglia arrugginita.
L'angelo annuì incoraggiante, dopodiché il demone esercitò una leggera pressione e socchiuse l'uscio.
L'interno della capanna si rivelò assai meno fatiscente di quanto si aspettassero. Si trattava di un deposito all'interno del quale erano state accatastate piccole montagne di legname e ciocchi di ogni forma e dimensione, indispensabili ad alimentare il fuoco dei camini della tenuta durante l'inverno.
Dalle finestrelle filtrava ancora qualche sparuto raggio di sole rossastro.
Ma ciò che scaldò il cuore ai due amici e li affrancò dal peso che li aveva oppressi per buona parte del pomeriggio, fu la vista del piccolo Warlock profondamente addormentato su una pila di sacchi pieni di combustibile pellet.
- Oh, grazie a Qualcuno! Lo abbiamo trovato! - esclamò Aziraphale, incapace di trattenere il sollievo.
Crowley gli scoccò uno sguardo di avvertimento e gli fece segno di abbassare la voce, dopodiché i due si avvicinarono al bambino con passo felpato.
- Dopotutto, sembra proprio che non abbia fatto ricorso ad alcun potere sovrannaturale. - constatò Crowley, incerto se sentirsi sollevato o deluso. - Ci siamo preoccupati per niente, angelo. -
- Be', è stato più furbo di noi, caro. Dobbiamo ammettere la sconfitta. -
- L'importante è averlo trovato. - tagliò corto il demone, restio ad accettare di essere stato messo nel sacco da un moccioso di cinque anni, per quanto figlio del Diavolo. - Ora riportiamolo in camera prima che qualcuno si accorga della sua assenza e scopra la nostra bugia. -
Crowley si chinò sul cumulo di sacchi che fungeva da materasso improvvisato e circondò Warlock con le braccia, sollevandolo delicatamente per non rischiare di svegliarlo.
- Sta bene, vero? - chiese Aziraphale preoccupato, scrutando il piccolo con ansietà come se si aspettasse di trovarlo ferito o in ipotermia (circostanza che si sarebbe rivelata alquanto paradossale, considerando che quel luogo era colmo di combustibile).
- Sta benissimo, angelo. - rispose Crowley con un mezzo sorriso. - Anzi, direi che nelle ultime ore è stato molto meglio di me e te. -
Aziraphale si tranquillizzò e tenne la porta aperta per permettere al demone di uscire agevolmente dal capanno con il bambino tra le braccia, per poi seguirlo a ruota lungo il sentiero che portava alla villa.
Giunti a pochi passi dall'ingresso della casa, il demone si arresto in penombra e si guardò intorno furtivamente per poi rivolgersi ad Aziraphale.
- Va' avanti tu e controlla che non ci sia nessuno. Non possiamo rischiare di farci vedere in giro con Warlock quando dovrebbe essere a letto. -
L'angelo gli diede ragione e varcò la soglia cercando di assumere un atteggiamento casuale e disinvolto che, a dire il vero, non avrebbe ingannato neanche un cieco.
Proseguirono in quel modo fino alla cameretta di Warlock, con Aziraphale che dapprima si accertava dell'assenza di domestici o membri della famiglia per poi comunicare il via libera all'amico, che allora lo raggiungeva scivolando silenziosamente da un corridoio all'altro come un gatto.
Una volta al sicuro nella stanza del bambino, Crowley lo depose nel letto e gli rimboccò le coperte, lieto che quella disavventura pomeridiana fosse finalmente giunta al termine. Una manciata di secondi dopo, il bimbo emise un mugolio sommesso e socchiuse le palpebre, trovando la tata e il giardiniere che lo fissavano in modo molto strano.
- Ho vinto io. - biascicò, la vocina impastata di sonno. - Non siete riusciti a trovarmi. -
Tata Ashtoreth si rilassò e gli sorrise, sedendosi sul bordo del letto. - Sei stato bravissimo, caro. -
- Un vero campione di nascondino. - rincarò giovialmente Fratello Francis da sopra la spalla della donna.
- Ma, se tua madre te lo chiede, - soggiunse la bambinaia. - hai passato tutto il pomeriggio a dormire perché eri molto stanco, capito? -
Ancora semi-immerso nel torpore del sonno, Warlock aggrottò le sopracciglia. - E perché devo dirle così? -
Tata Ashtoreth sfoderò un sorriso furbo e accattivante. - Perché stasera potresti trovare sul cuscino un bel pacchetto di quelle caramelle che ti piacciono tanto ma che non ti è permesso mangiare. -
Il volto del bambino si illuminò e Warlock scattò su a sedere sul materasso. - Quelle gommose al lampone, tata?! -
Lei annuì. - Proprio quelle, tesoro. Ma ricordati di dire a tua madre che sei rimasto in camera tua per tutto il tempo, mi raccomando. -
Il bimbo annuì vigorosamente. - Sì, glielo dico. Promesso! -
- Bravo il mio diavoletto. - lo vezzeggiò la tata. - Sarà il nostro segreto. - proseguì, guardando prima Warlock e poi il giardiniere con sguardo complice e cospiratorio. - Mio, tuo e di Fratello Francis. -
- Allora dobbiamo fare il giuramento! - esclamò il piccolo. - Non può essere un vero segreto senza giuramento! -
- Quale giuramento, caro? - domandò la tata, sorpresa.
Il bambino fece cenno ai due di avvicinarsi. Tata Ashtoreth si scostò un poco per permettere al giardiniere di sedere accanto a lei sul ciglio del letto ed entrambi rimasero in attesa di essere messi a parte di qualunque cosa stesse passando per la mente del bimbo.
- Vi faccio vedere come si fa. - esordì Warlock gonfiando orgogliosamente il petto. - Per prima cosa dovete mettere la mano sul cuore e incrociare gli occhi.* Così. -
Il piccolo fece come aveva detto e attese che i due eseguissero a loro volta.
- Adesso dovete ripetere dopo di me. - continuò. - Ragni, serpenti, scorpioni e zanzare. - recitò solennemente.
Ragni, serpenti, scorpioni e zanzare. - ubbidirono la tata e il giardiniere, alquanto perplessi.
Se faccio la spia, che io possa crepare. - concluse Warlock, serio e con voce ieratica.
Se faccio la spia, che io possa crepare. - gli fecero eco all'unisono i due adulti.
Il bambino indirizzò loro un gran sorriso compiaciuto. - Ecco fatto! Adesso sì che è un vero segreto! -
- Certo che lo è, tesoro. - cinguettò Tata Ashtoreth. - Ora però Fratello Francis deve tornare al lavoro e tu devi farti un bagno e prepararti per la cena. Sei tutto ricoperto di polvere e segatura. -
Warlock borbottò un assenso contrariato e scese dal letto. Mentre si accingeva a togliersi i vestiti per affrontare la fastidiosa incombenza dell'igiene personale, non si accorse del sorriso complice ed enigmatico che si trasmise dalle labbra della bambinaia a quelle del giardiniere, né della scintilla che animò i loro sguardi mentre si scambiavano un'occhiata pregna di significati noti solo a loro.
Tutto è bene quel che finisce bene.


* Per il giuramento solenne, si ringrazia cortesemente la versione Disney di Robin Hood (1973)

  
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