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Autore: Sabriel Schermann    12/11/2019    7 recensioni
David si infilò in bocca il minuscolo quadrato di carta che Lukas gli aveva porto, sputandolo qualche secondo più tardi.
«Che cosa cazzo mi hai dato?» quasi gridò, percependo chiaramente le energie del proprio corpo sfumare via.
Nonostante lo avesse chiaramente informato di aver smesso con la droga, Lukas continuava a trovare modi per rifilargliela.
Poi cadde improvvisamente all’indietro, colpendo con la testa una scatola di cartone vuota; tanto bastò per dare inizio alla fine.
[Storia classificata al sesto posto al contest "Sitting in my Room, with a Needle in my Hand" indetto da Soul_Shine sul forum di EFP]
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'La Casa di Cristallo'
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Il Tempo della Fine, la Fine del Tempo

 

 

 

 

 

 

 

 

Liberami, Signore, dalla morte eterna,
in quel giorno tremendo.
Quando cieli e terra saranno sconvolti
e tu verrai a giudicare il mondo col fuoco.

(Libera me, Domine)

 

 

 

 

 

 

David si infilò in bocca il minuscolo quadrato di carta che Lukas gli aveva porto, sputandolo qualche secondo più tardi.
Gli parve che la lingua fosse rimasta intrappolata in una stretta fascia di polvere amara.
«Che merda!» sospirò, sorbendo un sorso di birra.
Vide l’amico accostare la lattina alle labbra, per poi sputare il tutto sul pavimento.
«Questo schifo è caldo» lo sentì biascicare, pulendosi la bocca col dorso di una mano.
Poi si volse ad osservare gli altri giovani presenti nella stanza: erano tutti riversi sul tavolo, con la lattina di birra stretta in una mano e le palpebre socchiuse.
Uno in particolare, pareva in preda alle convulsioni, che sembravano farsi sempre più violente, fino a quando non scivolò dalla sedia.
David lo vide rialzarsi in fretta, muovendo ampi passi nella sua direzione.
«Voglio suicidarmi, voglio suicidarmi!» gridava, vagando a zonzo per la stanza.
Poi vide lo sconosciuto rivolgersi a Lukas, stringendolo  per le spalle: «Uccidimi, bruciami col fuoco!» gridò a pochi centimetri dal suo viso, scuotendolo contro il cucinino, fuggendo poi all’esterno dell’edificio.
«Che cazzo vuol dire questo, Lukas?» chiese allarmato, rivolto al ragazzo che, con la lattina di birra ancora stretta in una mano, osservava perplesso il vuoto dinanzi a sé.
«Sembrano morti» continuò David, indicando i giovani riversi sul tavolo.
Se si osservava più attentamente, si poteva chiaramente notare una schiuma biancastra fuoriuscire dalla bocca semiaperta di uno di loro.
«Tranquillo» tentò di rassicurarlo il ragazzo dai capelli dorati.
David lo vide trafficare con un nuovo scatolone, anch’esso pieno di lattine di birra.
«È un effetto dell’acido» grugnò Lukas, rivolgendogli uno sguardo furtivo.
David sentì improvvisamente la testa pesante, provando un’inaspettata voglia di coricarsi.
«Lukas». Il suo tono di voce non ammetteva repliche. «Che cosa cazzo mi hai dato?» quasi gridò, percependo chiaramente le energie del proprio corpo sfumare via.
Sospettava ci fosse qualcosa nell’aria che prosciugasse completamente le forze di ognuno dei presenti.
«Ti avevo detto che avevo smesso con questa roba!» continuò, consapevole che nessuno poteva più sentirlo ormai.
Anche lo sguardo di Lukas pareva farsi pesante.
«Dai, David».
Le sue parole, simili a un lamento, arrivarono ovattate alle orecchie di David, come se si trovasse in una stanza completamente vuota.
Poi cadde improvvisamente all’indietro, colpendo con la testa una scatola di cartone vuota.
Nella caduta, il ragazzo non si accorse di aver urtato un fornello del gas, miracolosamente ancora funzionante. La sua mano lo sfiorò solamente, ma tanto bastò per dare inizio alla fine.

 

˷

 

David si trovava dinanzi a un cancello di ferro quasi completamente avvolto dagli arbusti.
L’estremità pareva incrociarsi in modo da formare un cuore stilizzato.
Poggiò una mano sulla fredda graticola, spingendola in avanti e facendosi strada al di là di essa; davanti ai suoi occhi comparivano solo selvagge sterpaglie.
Tutto faceva presumere che in quel luogo, di qualsiasi si trattasse, non ci fosse alcuna forma di vita da molto tempo, se non vegetale.
In lontananza, il suo sguardo riusciva chiaramente a catturare qualcosa, un oggetto di dimensioni imponenti e forse, un tempo, di grandiosa bellezza.
David sentì qualcosa muoversi velocemente alle sue spalle, come se qualcuno stesse spiando i suoi movimenti da lontano.
Il cuore cominciò a pulsargli forte in petto, le gambe presero a camminare più velocemente, fin quasi a correre, fino a quando l’oggetto non si trovò esattamente innanzi ai propri occhi.
Il giovane realizzò si trattasse di una giostra, evidentemente abbandonata: un cavallo poggiato sulle zampe posteriori si ergeva alla sua estremità; una serie di puledri spuntavano al di sotto di esso, i colori parevano oscurati dalla polvere e dal tempo.
L’intera giostra doveva essere stata decorata, forse di un brillante color vermiglio o di qualche altra tinta sgargiante.
Le gambe cominciarono a tremare nuovamente; aveva freddo e il clima non pareva affatto favorevole: delle grosse nubi si erano piazzate proprio sopra il suo capo, scure e minacciose.
Realizzò soltanto in quel momento di indossare una leggera maglietta a maniche corte: era quella che gli aveva regalato Lukas qualche anno prima, quella con la scritta “King” stampata a gran caratteri sull’addome.
David decise di muovere qualche passo in avanti, ma una voce sconosciuta lo bloccò immediatamente.
«Torna indietro» gli intimò.
Il giovane si volse impaurito, il buio era all’improvviso calato fitto su di lui.
Per quanto riuscisse a vedere, gli pareva di essere completamente in solitudine.
Ascoltando il silenzio che lo circondava, si convinse fosse tutto frutto della propria immaginazione.
David si volse nuovamente, intento a proseguire, fino a quando una potente luce non lo invase completamente.
Si coprì gli occhi con i palmi: non riusciva a vedere alcunché.
«Uomo, come con i tuoi stessi occhi potrai vedere, presto un avvenimento segnerà la tua vita fin nella tomba».
David non riusciva a scorgere nulla, ma la voce misteriosa, che inizialmente gli era parsa solamente un inganno della propria fantasia, ora pareva rivolgergli profezie inquietanti, in tono del tutto atono.
Realizzò di non essere affatto in grado di affermare con certezza se si trattasse di un timbro maschile o femminile.
«Questo flagello sarà istantaneo, ma terribile.
Il tuo male è prossimo. Sarai prigioniero del fuoco».
Il bagliore era tanto potente da riscaldarlo.
David sentiva la propria pelle avvolta in un piacevole calore, come appostato accanto a un focolare acceso apposta per lui.
Tuttavia, non riusciva in alcun modo a distinguere ciò che il potente raggio celava.
«Scenderanno le tenebre su di te e pochi altri.
Si rovescerà il Sole, si rovescerà il viso della Luna, scenderà il sangue per gli alberi e le pietre; arderanno i cieli e la terra. Il fuoco consumerà tutta la razza umana, i fiumi e il mare; lo brucerà tutto e ridurrà il mondo ad una polvere nerastra…¹».
Ora la sua pelle pareva bruciare. Poteva quasi sentirne l’odore, un aroma di carne avvolta dal fuoco.
David non si accorse che delle fiamme scarlatte lo avviluppavano ormai del tutto.
Il fuoco ardeva il suo corpo, ma lui rimaneva vivo.

 

˷

 

David spalancò gli occhi come se fosse rimasto sott’acqua per ore.
Tutto ciò che la sua visuale comprendeva era il volto preoccupato di Lukas.
Le linee del suo viso, per qualche motivo, apparivano ora molto più marcate.
David si tirò a sedere con fatica.
Gli pareva di non sentire realmente ciò che gli stesse dicendo.
Gli sembrava di avere indosso gli occhi di qualcun altro, altre orecchie e un corpo totalmente estraneo al proprio.
«Fratello, stai meglio?» sentì Lukas quasi gridare.
Lo stimolo di rigettare gli attanagliava lo stomaco e in testa gli pareva di avere un esercito di guerrieri bellicosi.
«Passerà, tranquillo» disse il ragazzo dai capelli color sabbia, ancora chinato dinanzi a lui, quasi leggendogli nel pensiero.
Sebbene stremato, David provò un improvviso moto di rabbia.
Nonostante lo avesse chiaramente informato di aver smesso con la droga, Lukas continuava a trovare modi per rifilargliela.
Non ne capiva bene il motivo, ma in quel momento avrebbe soltanto voluto scuotergli il cranio contro un muro e aspettare di vederlo crepare in mille pezzi.
«Vado a prendere le sigarette».
Intravide il giovane incamminarsi verso la casa e solo in quel momento David ebbe una più chiara percezione di dove si trovasse: dovevano averlo trasportato di peso nell’ampio cortile antistante l’edificio.
Tentò più volte di tirarsi in piedi, fallendo miseramente.
Le forze erano minime, ma dopo vari tentativi riuscì a mantenersi su entrambe le gambe.
Vide Lukas comparire all’ingresso. Per un istante, gli parve di vederlo sorridere.
La vista era ancora annebbiata, ma David era sicuro di aver notato una scintilla.
Improvvisamente, una violenta esplosione lo scaraventò all’indietro, facendolo ruzzolare su se stesso.
David perse nuovamente i sensi, senza accorgersi che la casa in cui si trovava qualche ora prima stava bruciando, e il suo migliore amico con essa.

 

 
Il fuoco è l'effetto di una combustione in cui si ha la manifestazione di un bagliore brillante in concomitanza con il rilascio di una grande quantità di calore e gas.
Secondo i miti più antichi, ha origine divina:
per questo gli uomini hanno dovuto in qualche modo "rubare" il fuoco agli dèi.
Quando il fuoco si propaga in maniera incontrollata, provocando danno
a cose o a persone, si parla di incendio.
L'incendio è ancora oggi uno dei fenomeni più temuti e pericolosi per l'uomo.

 

 

 

 

 

 

Il fuoco attrae l'uomo che vi si identifica.

(Elias Canetti)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

¹ Citazione tratta dall’opera “Le Profezie” di Nostradamus, astrologo e scrittore francese, considerato uno dei più famosi e importanti scrittori di profezie della storia.


   
 
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